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Autore: Fiore di Giada    07/08/2019    1 recensioni
Chiude gli occhi e attende il sonno.
Ma il suo corpo non riesce a rilassarsi.
Nella sua mente si affollano le immagini della strage appena consumata.
– Ora capisco davvero cosa provi, mamma… – mormora, gli occhi lucidi di lacrime. Solo in quel momento, comprende la ragione della rabbia di sua madre.
Genere: Angst, Guerra, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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On the path you walk, will you have ups and downs?
Your journey can show you ways being more than a chance
There are many roads right in front of you
That offer you pleasure to give it a try


Le preghiere risuonano nella moschea della Tomba dei Patriarchi.

Rashid, chino sul pavimento, aspetta, ma il suo pensiero non riesce a concentrarsi sulle parole del muezzin.

Oltre quella moschea, c’è un universo dilaniato da lotte decennali, che non accennano a diminuire.

Una lunga, dilaniante guerra oppone israeliani e palestinesi.

Entrambi pensano di avere ragione e non cercano un’alternativa ad un conflitto sanguinoso, che pare senza soluzione.

Che cosa devo fare? Da che parte devo stare?, pensa. Sua madre, figlia di un ricco commerciante palestinese, ha scelto, fin da ragazzina, di appoggiare l’OLP e la sua lotta contro l’occupazione israeliana.

Questa sua lotta intransigente l’ha portata a vivere situazioni pericolose e l’ha costretta a cercare rifugio in Arabia Saudita.

Lì, malgrado il suo matrimonio e la sua nascita, non ha mai smesso di combattere, appoggiata da suo padre.

Dinanzi al racconto delle sofferenze palestinesi, il suo senso di giustizia è divampato, a stento contenuto dal suo cuore, bramoso di pace.

Ha cercato una risposta in quelle terre meravigliose, ma rosse del sangue di centinaia di migliaia di persone, ma non l’ha trovata.

Chi ha ragione, in quella lunga, crudele guerra?

E’ possibile ottenere la pace, in quella terra tanto tormentata?

Perché non possono camminare insieme?


Lighting on happiness
Letting the unknown shine
Learning every single day
And we all have our own stories
Just like the stars in the sky... at night


Ad un tratto, il crepitio di una mitragliatrice rompe il silenzio della preghiera.

Urla di dolore scoppiano nella moschea, presto spente.

Rashid si scuote dalle sue meditazioni. Di scatto, si alza.

Corpi morti o morenti giacciono sul pavimento, già rosso di sangue in pose scomposte. Flebili e strazianti lamenti escono dalle loro bocche.

Rashid gira la testa e scorge un uomo barbuto, vestito dell’uniforme dell’esercito israeliano, armato d’un fucile Galil, accompagnato da altri due complici.

Cosa è successo? Come hanno fatto ad entrare?

Un pensiero attraversa la mente, ma lo scaccia. No, deve fermare quell’assurda ecatombe.

Le sue doti atletiche e marziali, in quel momento, possono porre fine ad una carneficina.

Forse il fucile spegnerà il suo slancio, ma deve tentare.

Deve disarmare quell’individuo.

Piega le gambe, pronto a scattare. L’attentatore si accorge di lui.

Spara.

Una figura umana imponente si frappone, come uno scudo, tra lui e i proiettili.

Il sangue zampilla e bagna il corpo del giovane.

Lui impallidisce e sbarra gli occhi. Riconoscerebbe ovunque quella coda di lunghi capelli bianchi…

Perché lo ha protetto?

Azam! –


They might still be alive and pass us by
No evidence has showed us they're already gone
Take a look in those books of history
Nothing really matters if you believe it true


Il vuoto dilania la mente di Rashid, come una belva dagli artigli crudeli.

Azam, incurante del pericolo, si è schierato a sua difesa.

Il suo servo ha anteposto la sua salvezza alla propria.

Rashid prova a muovere la bocca, ma nessun suono esce dalle sue labbra pallide. In quel momento, la strage è scomparsa.

Qualche istante dopo, il corpo di Azam, indebolito dalla copiosa emorragia, si abbandona sul pavimento.

Rashid si scuote e lo stringe tra le braccia.

No… Non ti lascerò morire… – mormora. Quell’uomo, dal cuore grande quanto il suo corpo, è stato per lui un nonno adottivo.

Gli ha sempre dato un affetto particolare, che è andato ben oltre il suo ruolo di guardia del corpo.

Non può lasciarlo morire.

Con delicatezza, si toglie la giacca e la depone sotto il collo dell’uomo.

Azam apre gli occhi castani, ancora vivi, e li fissa in quelli del giovane.

Signore… No… – sibila. La sua vita è finita, ma ha portato a termine il suo dovere..

Rashid, con un gesto apparentemente distratto, gli sfiora la testa e alza la testa.

Mi dispiace Azam… Ma non posso farlo., pensa. Un sentimento nuovo si è impadronito di lui e ha spazzato la sua gentilezza.

Vendetta.


You are born in this world
With a story to tell
To reveal a mystery
Even a secret is brought up
When you are willing to


In quel momento, un estintore colpisce l’uomo.

Questo, prima così sicuro della sua superiorità, barcolla.

Un sorriso crudele solleva le labbra di Rashid, ma i suoi occhi brillano d’ira. Quel bastardo, prima così tronfio della sua superiorità, proverà su di sé la sofferenza di quelle persone uccise.

Quel maledetto assassino israeliano conoscerà sulla sua carne la disperazione.

Come una belva, si lancia contro l’attentatore, seguito dai sopravvissuti del massacro. I suoi pugni, in quel momento, palpitano d’ira a lungo repressa.

Odia quel bastardo, ma detesta anche se stesso.

Come ha potuto lasciarsi ingannare dalle chimere della pace?

Non c’è niente di oscuro in quella orribile realtà.

Israele ha formato un uomo così sanguinario e, per questo, deve pagare la sua colpa.

La realtà sanguinaria è penetrata nel suo cuore, annientando le sue illusioni.

Nulla deve rimanere di quella creazione demoniaca.


Lighting on happiness
Letting the unknown shine
Learning every single day
And we all have our own stories
Just like the stars in the sky


Le mani bruciano di dolore.

Rashid, sazio di rabbia, abbandona il linciaggio e ritorna da Azam.

Il gigante giace ancora sul pavimento insanguinato, il corpo scosso da ansiti sempre più leggeri.

Si inginocchia accanto a lui e gli sfiora la testa.

E’ freddo… Non c’è più niente da fare allora…, pensa. Ha cercato di illudersi, ma la realtà è penetrata nel suo cuore e lo ha dilaniato.

Lui morirà in quell’orribile mattanza.

Nulla può fare per salvarlo.

L’uomo apre gli occhi e un tenue sorriso distende le sue labbra, rosse di sangue.

No! Non guardarmi così!, pensa, il cuore stretto in una morsa d’amarezza. Azam, in quel momento, dovrebbe odiarlo.

Sta morendo a causa sua!

Le mani del colosso, a fatica, si sollevano e sfiorano quelle di Rashid.

L’altro si scuote dai suoi pensieri e abbassa la testa.

Che cosa c’è? – chiese.

Non potrei mai odiarti… Tu, per me, sei come un figlio… – sussurra.

Muove la bocca, ma uno sbocco di sangue soffoca le sue ultime parole.

Poi, con un rantolo, la sua vita si spegne.


A little twist in life
It can bear a mystery
Stories in history, stories in mystery
Yes, we all live on, aah


Ogni cosa si dissolve.

Con l’ultimo respiro di Azam, i sentimenti positivi di Rashid sono scomparsi.

Lo sente, il suo cuore è diventato un arido deserto.

Amaro, il suo sguardo si fissa sul volto dell’uomo, ormai fermo nella pace eterna.

Sono stato un figlio ingrato. Ho lasciato che tu morissi… Perdonami, se puoi. – sussurra. La rabbia, in quel momento, si mescola al desiderio di vendetta.

Nemmeno le lacrime erompono dai suoi occhi, ormai asciutti.

La rabbia arde, sempre più vigorosa, e prosciuga la sorgente dei suoi sentimenti.

Nessun accordo ci sarà mai con gli invasori, che hanno strappato la terra alla sua gente.

Lotterà con ogni mezzo, pur di ribaltare un simile stato.

Ma questo non gli ridarà Azam e il suo dolce, paterno sorriso.

Lo sa, nulla sarà mai più come prima.

Un’ombra nera cala sui suoi occhi e il giovane, sopraffatto dallo sforzo e dalle emozioni, sviene.


You are born in this world
With a story to tell
To reveal a mystery
Even a secret is brought up
When you are willing to


Quanto tempo passa?

Minuti? Ore? Giorni?

Rashid apre gli occhi e si guarda intorno, stralunato.

Non sono più nella moschea… – mormora. Riconosce le attrezzature mediche dell’ambulanza…

Dunque, sono venute?

Prova ad alzarsi, ma un violento accesso di nausea colpisce il suo stomaco, come un violento pugno, e lo costringe a distendersi.

Stai calmo. – gli ingiunge, gentile, un medico.

Un senso di disgusto stringe il cuore di Rashid, tuttavia annuisce. Ne è sicuro, è israeliano.

Odia ammetterlo, ma quell’uomo ha ragione.

Ha bisogno delle sue forze per cominciare l’impresa che lo attende.

Non può concedersi alcun errore.


Lighting on happiness
Letting the unknown shine
Learning every single day
And we all have our own stories
Just like the stars in the sky… at night


Chiude gli occhi e attende il sonno.

Ma il suo corpo non riesce a rilassarsi.

Nella sua mente si affollano le immagini della strage appena consumata.

Ora capisco davvero cosa provi, mamma… – mormora, gli occhi lucidi di lacrime. Solo in quel momento, comprende la ragione della rabbia di sua madre.

Capisce anche la causa dei suoi incubi e delle sue angosce, nascoste dietro la sua maschera risoluta.

Nur Akter, anche se non ha mai fatto pesare su nessuno le sue angosce, è stata dilaniata dal dolore per la sua terra insanguinata.

Quanta ingiustizia è stata commessa? Quanta se ne commetterà?

No, non può restare inerte.

Ti prometto che farò qualunque cosa per cambiare questo stato di cose… – promette a se stesso, mentre il lungo lamento delle sirene risuona nella città di Hebron.




Note: il prompt di Akimi mi ha dato ispirazione per questo.

Hebron e la Palestina evocano la guerra arabo – israeliana e ho citato il massacro alla moschea dei Patriarchi di Hebron, accaduto il 25 febbraio 1994 ad opera del fanatico Baruch Goldstein (poi ucciso bellamente dagli stessi sopravvissuti. Il lancio dell’estintore è vero). L’uomo barbuto è lui e, purtroppo, è un personaggio esistito.

OLP: organizzazione per la liberazione della Palestina, fondata a Gerusalemme nel 1964 e uno dei suoi leader fu Yasser Arafat.

Rashid è OOC, lo riconosco, ma spero sia comprensibile, perché, in questa storia, è stato costretto a vedere la morte dell’uomo che, per lui, è stato un nonno adottivo. Mi sembra abbastanza per passare da giovane preoccupato, ma idealista, a uomo bramoso di vendetta.

Il nome della madre di Rashid e delle sue origini (sulla biografia di Street Fighter V sappiamo che è mediorientale, ma non ci dicono lo stato preciso) sono inventati da me.

See you later.





   
 
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