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Autore: Felis    27/07/2009    5 recensioni
Una raccolta di brevi racconti sulle paure più comuni dei bambini.
Che, qualche volta, ci portiamo dietro anche da grandi.
Ciak #5: Ragni
Genere: Sovrannaturale, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ci tengo a precisare che il cambio di persona é voluto. 8D

 

Rebecca odiava i campi estivi.
Ma a detta dei suoi genitori, erano la cosa migliore del mondo.
"Ci siamo stati anche noi, tanti anni fa: Adesso ti sembrerà una cosa orrenda, ma vedrai che una volta lì non vorrai più tornare a casa".
Solo su una cosa avevano ragione, ma Rebecca l'avrebbe scoperto più tardi.
Pensava che passare gran parte dell'estate lontano da casa, in compagnia di degli emeriti estranei, magari cantando le canzoni degli indiani intorno a un falò, fosse una punizione molto più severa del dover andare a scuola.
E tutti sapevano come la pensava riguardo alla scuola.
Quando la Station wagon di suo padre si parcheggiò con la sua contraddistinta delicatezza –ogni volta che si fermavano il motore tossiva come se stesse esalando il suo ultimo respiro- sulla morbida ghiaia di Camp Bayleaf, sentì di odiare i suoi genitori. Loro e il loro discutibile rifiuto sul non voler mai ascoltare le sue opinioni, perché a dodici anni era ancora una bambina.
Un paio di ragazzi equipaggiati di cappellino arancione con stampato il logo di Camp Bayleaf -un pugno in un occhio, pensò Rebecca- la accolse con un sorriso a trentaquattro denti che avrebbe tanto voluto smontare a suon di randellate uno ad uno, e la condusse insieme a un gruppetto di ragazzini dall'aria spaesata in una catapecchia di legno a bordo del fiume, che avrebbe presto scoperto essere il proprio dormitorio.
Prima d'allora, Rebecca aveva visto un campo estivo solo in cartolina.
Non si stupì nel constatare che Camp Bayleaf fosse un luogo più fatiscente e detestabile di quanto immaginasse.

“Allora Becky, hai tutto?” Le sorrideva suo padre al massimo dell'entusiasmo.

“No, papà, mi farebbe comodo un fucile.”

“Su, non essere così negativa! Sono sicuro che farai un sacco di nuove amicizie qui a Camp Bayleaf. Ti divertirai, vedrai!”

“Certo, papà. Mi divertirò come un maialino in un mattatoio.”

..in un mattatoio.

..in un mattatoio.

Ci rivediamo tra un paio di mesi.

Le parole dei miei genitori ora mi sembrano così confuse e lontane.

I loro abbracci. Le loro voci.

Se solo sapessero.

Mi chiamo Rebecca Hadley.

E voglio raccontarvi cosa mi é successo a Camp Bayleaf.

 

I due ragazzi più grandi –Samantha e Billy, avevano detto di chiamarsi- ci avevano accompagnati al dormitorio, dove trovammo i nostri bagagli già sistemati davanti ai letti a schiera che facevano tanto accademia militare.

C'erano sei letti per stanza.

Le mie nuove coinquiline si chiamavano Rose, Shannon, Angela, Stella e Melinda.

Rose era arrivata all'ultimo minuto, i suoi genitori avrebbero dovuto trasferirsi in Europa per lavoro, e non aveva altri parenti che potessero badare a lei.

Shannon era la più grande, la più tosta; questa era la sua terza estate a Camp Bayleaf. Le piaceva spaventare le nuove arrivate con storie dell'orrore sul Campus. Stella, che era la più piccola e la più suscettibile fra le cinque, temeva il mercoledì sera perché quello era il momento in cui si concretizzavano le sue paure.

Angela veniva da Boston; era sicura che prima della fine del ritiro i suoi sarebbero venuti a prenderla sulla loro mercedes, in barba agli altri provinciali, come a lei piaceva chiamarli.

Melinda, che fra tutte era quella a me più affine, non sopportava le giornate trascorse a piantare semi, fare canoa nel lago e guardare film adatti a bambini dell’asilo, non sopportava Camp Bayleaf e soprattutto non sopportava quei quattro adolescenti col moccio al naso che gestivano le loro attività quotidiane. Insieme ci divertivamo ad elaborare piani per sabotare le loro magnifiche trovate, e ad immaginare la bella sorpresa che gli avremmo lasciato prima di andarcene da quel campeggio infame.

Il mercoledì sera era la sera -come in qualsiasi altro campo estivo che si rispetti, d’altronde- dei racconti dell'orrore.

“Li avete sentiti i rumori giù al molo?”

Era il turno di Shannon.

“Ma quali ruomori, Shannon?” Ribatté Angela.

“Il rumore di unghie che grattano sul legno del capanno.”

“Te lo sei inventato.”

“Non me lo sono inventato! Una bambina é scomparsa qui a Camp Bayleaf, otto anni fa. Me lo hanno raccontato le altre ragazze, la prima volta che sono venuta.”

“E come mai noi non ne sappiamo niente?” Chiesi io.

“Non vogliono che si sappia in giro, perché non hanno mai trovato il corpo.”

“La cosa si fa interessante.” Interruppe Melinda.

“O almeno così dicono. Ma molti sostengono che sia annegata proprio al molo, e che il suo corpo sia in fondo al lago.”

“E come avrebbe fatto?”

“Per una sfida.” Precisò la più grande “Si chiamava Corinne. Le altre ragazze la prendevano in giro perché aveva paura dell’acqua. Le dicevano che non sarebbe mai stata capace di salire su una canoa di notte, e raggiungere l'altra sponda del fiume, ma lei voleva far vedere loro che si sbagliavano. Così, una notte, é uscita ed é andata al molo.” Le altre quattro seguivano in silenzio. "Le canoe la notte sono chiuse all'interno del capanno. “

“Mh-mh” Annuì Rose, più attenta forse alla sua torcia che al racconto. Mentre giocava ad accenderla e spegnerla per poco non mi accecò. Brontolai con un mugugno.

“Con la chiave che aveva rubato ad uno dei tutor, Corinne era riuscita a entrare. Le altre ragazze aspettavano di vederla uscire sulla banchina. Ma aspettarono invano, così pensarono che se la fosse fatta sotto e fosse scappata senza farsi vedere. In realtà, si pensò che le assi avessero ceduto, e che lei fosse rimasta incastrata sotto il capanno. Il giorno dopo trovarono solo il buco nel pavimento.”

“Poverina.” Fece Stella, immaginando la morte orribile della sconosciuta.

“Mph. Questa storia non sta in piedi.” Commentai.

“Allora perché non vai a vedere, tu che non hai paura di niente?”

AUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUH!

“Avete sentito?” Stella era scattata in piedi sul letto.

“Sono i lupi.” Cercai di tranquillizzarla.

“Sì.” Mi fece eco Melinda. “Ce ne sono, in questa zona, ma vivono nel fitto del bosco.”

“Sei sicura... Che non si avvicineranno al campeggio?”

“Sì. Non avrebbero interesse a spingersi fino alla riva del lago, hanno tutto ciò che gli serve nella foresta.”

“Ok...” Stella si rimise a sedere.

“Hm. E tu come fai ad esserne sicura?” Borbottò Shannon.

“L'ho letto sui miei libri di scuola.” Melinda leggeva molte cose, sui libri di scuola.

“Questo parlare del bosco non fa altro che ricordarmi della caccia al tesoro di domani. Ma come possono quei provinciali pensare che troviamo divertente una cosa simile? E' così infantile.” Si lamentò Angela.

“Dai Angela, sarà divertente!” Fece Rose.

“Fare shopping é divertente, di certo non camminare nel fango in questi boschi.”

“Chissà quale sarà il grande tesoro.”

“Come minimo la videocassetta di Pocahontas 3.” Le altre ragazze rabbrividirono al pensiero.

“Chissà che faccia farebbero Sam e Billy se trovassero la scatola che hanno nascosto con tanta cura davanti alla loro stanza.” Ridacchiò Melinda.

“Stai pensando a quello che sto pensando io?”

Ci guardammo.

Io e Melinda pensavamo la stessa cosa.

 

E' così che ci siamo ritrovate, mi correggo, mi sono ritrovata in mezzo al bosco.

Le altre hanno fatto una piccola deviazione al molo, hanno detto che mi avrebbero raggiunta più tardi, ma io non credo che lo faranno.

Rose é venuta con me, ma l'ho persa di vista all'incirca dieci minuti fa, quando abbiamo sentito di nuovo quel rumore.

Quella presenza. Come degli occhi puntati contro.

Eravamo a neanche cinquanta metri dal cartello che divideva Camp Bayleaf dal resto della natura selvaggia che lo circondava.

Abbiamo sentito di nuovo i lupi. Rose si é spaventata, ha detto che voleva tornare indietro, poi il rumore di rami spezzati a pochi passi da noi.

“Cos'é stato?”

“Non lo so, probabilmente qualche animale.”

Crack-crack.

Ci girammo all'unisono.

“Io.. io torno indietro, Rebecca.”

“Ma siamo alla terza indicazione, dev'essere per forza da queste parti!”

“Non mi piace questa sensazione. Non mi piace per niente. Se tu vuoi continuare a cercare fa pure, io preferisco cercarlo alla luce del giorno.” Rose indietreggiò sui suoi passi.

Scraack.

“Ci vediamo al dormitorio, vedi di fare in fretta.” La vidi correre nella direzione da cui eravamo venute. La luce della sua torcia si riflesse convulsamente sugli alberi circostanti prima di venire inghiottita dalla foresta.

Ero rimasta sola. Ghignai.

“Mph. Ragazzine. Sarà sicuramente un tasso, o un cervo.”

Mi sbagliavo.

Proseguii nella direzione della freccia disegnata con dello spray rosso sull'albero che avevo incrociato poco prima.

Sentivo ancora addosso quella maledetta sensazione di essere osservata.

AUUUUUUUUUUH~

Potevo ancora sentire qualche rado ululato in lontananza.

Non ci feci caso.

“Vediamo di chiudere questa faccenda il più in fretta possibile. Yawn~” Sbadigliai. “Mi sta venendo sonno.”

Intravidi una cassa di medie dimensioni accostata ai piedi di un albero poco distante.

“Eccoti!” Mi feci luce con la torcia.

Clack.

Un sottile, leggero rumore di natura calpestata.

“Mi stai seguendo?” Puntai la torcia in direzione del rumore che avevo sentito. “Su, animaletto, fatti vedere!”

Mi pentii di aver pronunciato quelle parole.

“Non aver pau...”

Due occhi gialli grandi quanto un mio pugno fecero capolino dalle fronde.

“...ra.”

Ci fissammo per qualche interminabile istante.

Vi sembrerà strano, ma mi sembrò che stesse sorridendo, mi sembrò che sapesse che non ero una preda qualsiasi, che in qualche modo ne fosse contento -un pasto diverso dal solito cinghiale, ogni tanto!-.

Quanto bastava per farmi prendere coscienza del fatto che quello che mi trovavo davanti non fosse un cervo.

I cervi non hanno canini sporgenti e aguzzi come quelli che si vedono nelle collane di qualche cacciatore da film, i cervi non sono alti  e  grossi quanto una cisterna, e sono piuttosto sicura che non emanino quell'odore nauseabondo di brandelli di carne.

Anche le mie gambe parvero recepire il messaggio e cominciarono a correre nel fitto della foresta come non avevano mai fatto prima.

Non ricordo esattamente per quanto corsi, ma la milza mi lanciava delle fitte non da poco quando inciampai.

Si, inciampai.

Maledetta natu...

Rose.

Il braccialetto portafortuna di Rose. Il braccio di Rose.

Me l'ha regalato la mia migliore amica. Dicono che quando lo perdi o si spezza porti fortuna.

A Rose non ne aveva portata.

Rabbrividii.

Mi rialzai a fatica.

Quando ricominciai a correre, cambiai direzione.

Non volevo vedere che fine aveva fatto il resto del corpo di Rose.

Non volevo inciampare per sbaglio nella sua testa.

Non le sarebbe piaciuto.

Si sarebbe sicuramente lamentata di come le avevo rovinato i capelli.

Perdonami.

Una fitta lancinante.

Non ce la facevo più a correre.

Accidenti, non avrei dovuto fingere tutti quei mal di pancia e fare attività fisica con il gruppo più spesso.

Sicura speranzosa di aver seminato il mio cacciatore, mi accovacciai dietro un albero.

Risi. Involontariamente, risi.

 

Clack.

 

Nessuno mi aveva parlato dei lupi.

Quell'odore.

Fantasmi, tutor incompetenti, cibo da schifo, ma nessuno mi aveva detto dei lupi.

Non é giusto.

AARFH.

Quegli occhi.

Io non ci volevo neanche venire a-

 

 

 

Note coming soon.

  
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