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Autore: Melanto    28/07/2009    7 recensioni
[Serie: Lost Canvas]«Pedone o Regina non fa differenza, Manigoldo.» sospirò il Maestro «Non è il pezzo a fare scacco, ma chi lo muove.»
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è arrivata QUARTA al contest indetto dal C.o.S: "Leap Through Time" *__________*v


Conteggio Parole (con Word2007): 644 (escluso il Titolo, ‘Fine’ e questo schemino iniziale)
Personaggio Scelto: Manigoldo del Cancro
Oggetto Scelto: Gli Scacchi
Warnings: Nessuno
Note: 1) L’ispirazione è venuta leggendo i volumetti del Lost Canvas numero 15 e 16 (sulla cui copertina vi sono proprio: un Re Bianco, un Cavallo Bianco ed un Pedone Nero) X3
2)Shah Mat” è l’espressione persiana da cui deriva il nostro “Scacco Matto” e significa, letteralmente, “Il Re è morto”.

 

Shah Mat

 

«Che gioco inutile.»
Sbuffò per l’ennesima volta, seduto, gambe incrociate, su quella sedia ricca e preziosa nella stanza del suo Maestro; il fianco delle ginocchia appoggiato contro i braccioli in una posa assolutamente scomoda, ma alla quale lui non sembrava fare troppo caso, dinoccolato com’era. Le braccia ciondolavano all’interno del microspazio che si era ritagliato, con i gomiti sulle rotule.
Con le labbra incurvate verso il basso e l’espressione annoiata, continuava a fissare la scacchiera davanti alla quale il Maestro Sage lo aveva piazzato per tutto il giorno.
Era ancora un ragazzino, dopotutto, e, sinceramente, raffinatezze quali l’Arte della Strategia non è che trovassero propriamente il suo appoggio, preferiva centomila volte lanciarsi contro l’avversario, caricarlo di legnate e chiudere la questione in un battito di ciglia. Ma il Gran Sacerdote non era stato del suo stesso avviso e lo aveva lasciato lì, nella sua camera da letto, seduto a quel tavolino sul quale restava, immota e già nel vivo di una serrata partita, una scacchiera. Pezzi bianchi contro pezzi neri. E a lui erano toccati i primi.
Ancora una volta, come per cercare di farsi venire la giusta intuizione per chiudere quello strazio e passare a cose più pratiche e divertenti,  Manigoldo spettinò i corti capelli, indisciplinati per natura, sperando di mettere a posto le idee, anche perché il Maestro Sage sarebbe arrivato a momenti per fare la sua di mossa e se lo avesse trovato ancora lì intento a fissare la scacchiera nella speranza che gli dicesse cose tipo: “Quel maledetto cavallo in C5, razza di idiota, lo vuoi muovere?!” avrebbe tirato giù una filippica delle sue.
Così, spronato dall’ennesimo sbuffo, decise di muovere proprio il famoso maledetto cavallo in C5, mettendo il Re Nero sotto scacco. Drizzando la schiena ed intrecciando le mani dietro la testa, si gongolò della sua intuizione, passandosi con soddisfazione la lingua sulle labbra. L’allievo batteva il Maestro, come nella più classica delle tradizioni.
In quel momento, la porta della stanza si aprì, lasciando comparire la figura del Gran Sacerdote.
«Perdona il ritardo, ho avuto qualche contrattempo.» disse, liberandosi dell’elmo ed avvicinandosi a lui con un sorriso «Spero che tu ne abbia approfittato per effettuare la giusta mossa.»
«Ovviamente sì, Maestro.» Manigoldo non variò la sua postura scomposta, mentre allungò le mani davanti a sé indicando la sua immensa opera d’arte «Ammira. Sei sotto scacco!»
L’uomo non si sedette, restando a fissare la scacchiera dall’alto per qualche secondo, prima di tirare un profondo sospiro e scuotere il capo.
«Lo sapevo. Sei caduto nella trappola.»
In quel preciso istante, Manigoldo sentì lo sgonfiarsi di tutta la sua spavalderia come fosse stata un palloncino. «Uh?» ed il suo sguardo si muoveva dal Maestro alla scacchiera senza capire «Ma… quale trappola?! Ti ho messo in scacco, non è-…» ma interruppe la frase, restando ad osservare le dita lunghe ed ossute dell’uomo che si distesero lentamente a spostare quel pedone che, guarda un po’!, era rimasto bloccato fino a poco prima proprio dal cavallo che lui aveva deciso di muovere. Il Gran Sacerdote lo fece scorrere piano, urtando il Re Bianco che cadde dalla scacchiera.
«Scacco Matto.»
Manigoldo si afflosciò sulla sedia. Il sopracciglio che lentamente si inarcava sull’espressione delusa. «Ma… è un Pedone! Non posso essere battuto da un Pedone!» si lamentò con vigore, lanciandosi praticamente contro la scacchiera e restando a fissarla a distanza millimetrica da tutte le angolazioni possibili.
«Perché no?»
«Perché è un Pedone! Capirei una Regina, ma un Pedone…»
«Pedone o Regina non fa differenza, Manigoldo.» sospirò il Maestro «Non è il pezzo a fare scacco, ma chi lo muove.»
Ma era ancora troppo presto perché lui potesse comprendere appieno quella lezione e, distendendo un ghigno dei suoi, carico di strafottenza suprema, afferrò saldamente il pezzo puntandolo nella direzione del Gran Sacerdote.
«Sarà, Maestro, ma se anche quel Pedone dovesse muoverlo un Dio: io non perderò. Mai.»

 

Fine

   
 
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