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Autore: Giandra    12/08/2019    1 recensioni
[Here u are]
❧ YuYang/LiHuan
➥ Harry Potter!AU; light mentions of sexual activities
Storia scritta secondo il prompt "Hogwarts AU: YuYang non voleva lavorarci insieme, ma era costretto. Il problema non era LiHuan in sé quanto quello che sentiva stando vicino a lui" del gruppo We are out for prompt.
Il compagno di banco che gli era toccato, come sempre quando dividevano l'aula con i tassi, era LiHuan. Un ragazzo alzo, dalle spalle larghe, il viso ingenuo e spesso monoespressivo, i capelli corti con sfumature bluastre e gli occhi grigi più chiari che YuYang avesse mai visto.
Si erano entrambi trasferiti a Londra un anno prima di cominciare la scuola e ambedue venivano dalla stessa zona della Cina, per cui Lumacorno aveva probabilmente creduto che sarebbero stati a loro agio assieme, due della stessa "razza". Sapeva che non lo facesse apposta, così come per i suoi velatissimi insulti verso i Nati Babbani, che — a giudicare dal tono con il quale li diceva — per lui neanche erano insulti, ma mere innocenti constatazioni, però quel razzismo del cazzo lo irritava da morire e così aveva deciso che farsi stare antipatico LiHuan fosse una questione di principio.
Solo che non era possibile.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Lezioni di socializzazione e integrazione a cura di Horace Lumacorno
 

Dopo che il fantomatico Harry Potter aveva salvato il mondo, stravolgendo le concezioni e i pregiudizi dei più, il Professor Lumacorno aveva ben (si fa per dire) pensato di creare delle lezioni interattive tra studenti di Case diverse, così da favorire la socializzazione e l'integrazione; era palese che si divertisse maggiormente in quelle con i Serpeverde, in quanto — checché se ne dica — ogni Professore tende inconsciamente a conservare un istinto di affetto e orgoglio nei confronti della propria Casa. 
Quel giorno, erano a lezione con i Tassorosso e il compito era quello di creare assieme una Pozione, aggiungendo un ingrediente a testa, e di aiutarsi a vicenda nella preparazione. 
Il compagno di banco che gli era toccato, come sempre quando dividevano l'aula con i tassi, era LiHuan. Un ragazzo alzo, dalle spalle larghe, il viso ingenuo e spesso monoespressivo, i capelli corti con sfumature bluastre e gli occhi grigi più chiari che YuYang avesse mai visto.
Si erano entrambi trasferiti a Londra un anno prima di cominciare la scuola e ambedue venivano dalla stessa zona della Cina, per cui Lumacorno aveva probabilmente creduto che sarebbero stati a loro agio assieme, due della stessa "razza". Sapeva che non lo facesse apposta, così come per i suoi velatissimi insulti verso i Nati Babbani, che — a giudicare dal tono con il quale li diceva — per lui neanche erano insulti, ma mere innocenti constatazioni, però quel razzismo del cazzo lo irritava da morire e così aveva deciso che farsi stare antipatico LiHuan fosse una questione di principio.
Solo che non era possibile. 
Non era possibile, perché quel ragazzo era così dannatamente educato, estremamente paziente, un gran lavoratore (a volte, considerato che tanto non si arrabbiava mai, gli faceva persino fare il lavoro al posto suo) e leale, leale da morire, visto che mai una volta lo aveva denunciato a Lumacornuto, anche se ne aveva avuto tutti i motivi. In pratica, era l'incarnazione maschile di Helga Tassorosso.
«Mi passeresti quelle uova di Mandragola?»
«Da quando le Mandragole fanno le uova?» Gliele passò, contrariato. «A che gli serve! Sono piante.»
LiHuan sorrise teneramente. «Da sempre, sai» gli fece notare, «e poi non sono propriamente piante.»
«Che sapientone che sei» lo rimbeccò YuYang con un dolce ghigno che fece arrossire l'altro.
Ecco, quella era un'altra cosa che lo rendeva adorabile: arrossiva spesso, o almeno con lui. Il suo amico Pan Shu — dannata serpe, per quanto corvo potesse apparire agli occhi degli altri; YuYang sapeva che il Cappello Parlante aveva sbagliato a smistarlo lì — gli aveva detto, in maniera piuttosto esplicita, che LiHuan ci stesse palesemente provando e che lui avrebbe proprio dovuto accontentarlo, visto il bel sederino che si trovava. «Peccato che non condividiate il dormitorio» gli aveva detto, con un sogghigno, «avreste potuto metterlo a quel posto a chiunque dei Fondatori abbia avuto l'idea di rendere inaccessibile per i ragazzi il dormitorio delle ragazze.»
Non gli aveva dato torto, né sulla parte del dormitorio, né su quella del fondoschiena di LiHuan. Però non era sicuro che quello ci stesse provando con lui, anche se in effetti se si fosse trattato di chiunque altro avrebbe senz'altro colto quei segnali all'istante e li avrebbe ben accolti, specie se quel qualcuno avesse avuto lo stesso aspetto del ragazzo seduto accanto a lui e intento a svolgere la sua parte del compito in classe. Solo che... al terzo anno, tre anni prima, LiHuan aveva avuto una ragazza; e anche adesso che erano al sesto se ne andava sovente in giro con due di loro, di cui non ricordava i nomi e che aveva ribattezzato semplicemente Sfigato nella Friendzone — visto che era palesemente innamorato della ragazza del gruppo, ma non aveva il coraggio di farsi avanti — ed Esaltata Fujoshi Del Cazzo; esaltata ma indubbiamente carina e YuYang non poteva escludere che LiHuan fosse interessato a lei. 
«Magari è bisessuale» gli aveva detto Pan Shu, «o ha capito di essere gay dopo un po'. Non tutti lo sanno dalla culla come te.»
«O magari tu sei solo uno stronzetto manipolatore visionario e lui è etero come la merda.»
«La merda è etero?»
«Non potrebbe essere altrimenti» aveva risposto lui.
I suoi pensieri vennero distolti da un rumore di vetri rotti. A LiHuan era caduta una boccetta per terra e si stava chinando per raccogliere i cocci spezzati, mettendo in mostra quel delizioso culetto sul quale erano già caduti in precedenza sia i suoi occhi sia quelli del suo amico. Rimase imbambolato per qualche secondo, poi scosse il capo e tornò in sé. «Ehi. Ti serve una mano?»
«No, no, tranquillo» rispose il ragazzo, scendendo dalla sedia per prendere gli ultimi pezzi, «metti la testa sul banco, pensa al tuo mal di testa.»
Ah, già, "il suo mal di testa". Un'altra caratteristica di cui si era quasi dimenticato e che invece caratterizzava LiHuan forse più di ogni altra era la sua ingenuità. Si beveva qualsiasi cosa, se gli veniva servita con una certa abilità. Non aveva mai trovato anche solo un po' sospetto che YuYang avesse mal di testa sempre il terzo martedì del mese, alla seconda ora di lezione, neanche fosse una ragazza con le mestruazioni puntuali come un orologio svizzero. 
«Mh, sì, grazie. Sto già molto meglio.»
LiHuan ammucchiò vicini i cocci usando le mani a mo' di scopa e poi li fece evanescere con la bacchetta tutti assieme.
E non poteva farlo da subito? Stupido Tassorosso con un enorme senso del lavoro pulito. 
«Ehi, ti sei graffiato le mani...»
Era in effetti così e LiHuan si guardò le dita come se non se ne fosse minimamente accorto, mentre aveva stretto i pezzi di vetro. «Oh.»
«Già, oh. Dai, vieni qui.»
Il ragazzo gli porse le mani con un sorriso timido ma eloquente e lui fu tentatissimo di leccargli le ferite, ma sapeva di doversi dare un tono in classe: non immaginava cosa avrebbe detto Lumacorno di fronte a un'effusione del genere. Prese la bacchetta e, dopo avergli carezzato le nocche e i polsi, nonostante palesemente illesi, con un incantesimo gli trattò i graffi; si strappò con i denti — e non fu una scelta casuale — parte del mantello e gli medicò le mani con attenzione.
Tra l'altro, di tutto quello, incidente incluso, il loro professore neanche si accorse, troppo occupato a fare i complimenti al figlio di un abile pozionista, che però del talento del padre non aveva assolutamente nulla. Avrebbe forse pot
uto spogliare LiHuan e cavalcarlo irruentemente sul banco e quello a stento avrebbe sentito un mugolio.
Il solo pensiero lo fece arrossire violentemente, così riappoggiò la testa sul banco e strinse le gambe accavallandole, temendo un principio di erezione che al compagno non sarebbe passato inosservato.
«Ehi, tutto bene?»
«Oh, sì. Sempre il mio mal di testa.»
LiHuan — maledetto — gli scompigliò i capelli, causandogli un aumento del rossore sulle guance, e mantenne una mano stretta dolcemente al suo collo, mentre con l'altra terminava la pozione.
Quella vicinanza lo mandò a fuoco.
«Ecco fatto» se ne uscì pochi minuti — o erano passate ore? — più tardi, sciogliendo anche il loro contatto fisico. 
«Ma che bravo» si complimentò YuYang, in un misto tra l'ammirato e il derisorio, con un tono che solo un Serpeverde poteva assumere. 
«Se penso che la sto facendo anche per te, la cosa mi porta a impegnarmi ancora di più. Sono contento se prendi un bel voto.»
Era pazzo o un maniaco se più gli diceva quelle frasi sdolcinate più a lui veniva voglia di farlo suo in ogni senso possibile, specialmente i meno casti?
«Beh, grazie.»

La lezione terminò, con le congratulazioni di Lumacorno, che stranamente dedicò verso la fine dell'ora almeno cinque minuti a decantare le loro doti — che poi erano quelle di LiHuan.
«Ehi» si sentì chiamare alle spalle. La voce era inconfondibile.
«Ehi» disse di rimando, voltandosi e sapendo già che si sarebbe scontrato col volto dell'oggetto dei suoi pensieri più lussuriosi e — diamine — occasionalmente romantici.
«Come va il mal di testa?»
«Meglio, grazie per l'interessamento.»
«Lo sai...» provò, avvicinandosi a lui e camminando a passi graduati, che sarebbero sembrati studiati se non avesse avuto quell'espressione così impacciata, «JianYu mi ha detto che un ottimo metodo per farsi passare il mal di testa è... baciare qualcuno.»
E perché quella fastidiosissima Grifondiota parla con te di queste cose? fu la prima risposta — gelosa a livelli imbarazzanti — che gli venne da dargli; poi però fece mente locale di dove si trovava e realizzò che fossero insieme, in quel momento, loro due, e che stesse parlando di usare quel particolare metodo con lui, non con lei. In pratica gli stava chiedendo se potesse baciarlo.
Decise comunque di fare il finto tonto. «Me lo stai dicendo a titolo informativo?»
«Beh, no. Io... vorrei baciarti. Tu mi piaci molto.»
Quanta onestà c'era in quello sguardo, quanto genuinità in quelle parole. Desiderava credergli. Lo desiderava davvero. Tuttavia...
«Io penso che tu non sappia davvero quello che vuoi» cercò di risultare quanto più gelido possibile.
«Non ti sto mentendo.»
«Oh, non ho dubbi che tu non mi stia dicendo consapevolmente una bugia, tranquillo.»
«Perché vuoi sapere meglio di me quello che provo?» Ah, eccola, la testa dura, meglio nota come dedicazione, dei Tassorosso, quella luce negli occhi che gli aveva visto spesso, quando aveva difeso qualche suo amico Mezzosangue o qualora avesse avuto difficoltà con un compito da portare necessariamente a termine.
«Non è che-»
Non riuscì a terminare la sua frase, perché LiHuan si era avventato su di lui; gli strinse i polsi e si aggrappò al suo mantello, mentre gli chiedeva con una delicatezza inaudita l'accesso alla sua bocca con la lingua.
Glielo concesse.
Per Salazar, gli avrebbe concesso qualsiasi cosa, in quel momento. 
E soprattutto voleva concedersi a lui con tutto se stesso. Voleva infilare le mani nei suoi capelli, leccare ogni parte del suo corpo e farsi possedere per ore e ore finché non sarebbero stati troppo esausti persino per parlare.
Però...
«LiHuan» si separò dalla sua bocca, respirando a fatica, «aspetta uun momento...»
«Vado troppo veloce?» gli chiese preoccupato, carezzandogli una guancia.
Salazar, Helga, Godric, Rowena, Merlino e Morgana, li avrebbe invocati tutti, per darsi dello stupido. Come aveva fatto a non capirlo? Era lui, era sempre stato lui. Erano suoi gli occhi in cui voleva specchiarsi per il resto dei suoi giorni, sue le mani che voleva lo toccassero, suo il cuore di cui voleva sentire i battiti, lenti e regolari mentre dormiva, affaticati mentre facevano l'amore.
«No, affatto. Andiamo nel mio dormitorio. È vuoto. Gli altri sono sicuramente andati a vedere la partita tra i corvi e i grifi» si decise a dirgli, chiedendo mentalmente scusa a Pan, visto che si sarebbe perso il suo grande debutto come Capitano; ma d'altronde quando gli avrebbe spiegato il motivo della sua assenza quello lo avrebbe senz'altro perdonato, pretendendo però tutti i dettagli.
«Oh, okay.»
Intrecciò le dita della mano sinistra con quelle dell'altro e lo condusse al suo dormitorio. Percorsero assieme e in silenzio la strada per i Sotterranei. Davanti al muro di pietra della sua Sala Comune pronunciò la parola d'ordine e quello scivolò a lato, lasciandoli passare. Prese a baciarlo appassionatamente, nella stanza vuota — come si era immaginato che sarebbe stata — e con le falangi dispiegate sul suo viso salì le scale assieme a lui; una volta arrivati alla sua camera, aprì la porta e, camminando all'indietro verso il letto, fece in modo da finire disteso sul materasso, con LiHuan che si sistemava piano su di lui.
«Quindi adesso mi credi? Credi ai miei sentimenti? Cosa è cambiato in questi dieci minuti?» gli domandò ed era, YuYang doveva ammetterlo, una domanda valida.
«Non sono sicuro di niente, Li» rispose, «però voglio crederti. Soprattutto perché, ora come ora, non ci sto capendo più niente» gli disse, riferendosi ai loro bacini che si stavano scontrando e che rivelavano due gonfiori per niente equivoci.
LiHuan sorrise. 
E YuYang quel sorriso fu certo di volerlo per sé allora e per sempre.


 

 
   
 
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