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Autore: Will Darklighter    12/08/2019    14 recensioni
"Unisciti a me, e insieme potremo governare la galassia, come padre e figlio!". Questa celeberrima frase racchiude in se tutto il desidero di un padre di ricongiungersi alla propria discendenza e al contempo la volontà di un apprendista di voler mettere fine una volta per tutte al legame che lo vincola al proprio Maestro. E se questa duplice intenzione avesse avuto una possibilità di realizzarsi? E se al padre fosse riuscito quantomeno di porre il seme del dubbio nel cuore del proprio emotivo figlio? A questo e ad altri interrogativi, come un possibile approfondirsi della relazione sentimentale tra gli inconsapevoli gemelli Skywalker e un miglior trattamento di alcuni comprimari sin troppo maltrattati nei film, provo a rispondere in questa storia.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anakin Skywalker/Darth Vader, Luke Skywalker, Nuovo personaggio, Principessa Leia Organa
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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Capitolo 16 
Dalla teoria alla pratica – Parte 1


LUKE
 
 

Seduto al centro della grande sala di addestramento del Settore Correliano di Nar Shaddaa, Luke Skywalker meditava nella posizione del loto, lasciandosi completamente andare ai venti e ai mari della Forza. Oramai era in quel luogo appartato, nascosto in uno dei più pericolosi pianeti della galassia, da una settimana e il suo addestramento procedeva a pieno ritmo.
Aveva schemi di allenamento molto precisi e serrati, il maestro Drallig o per meglio dire il suo holocron era parecchio intransigente, ben più di Yoda e di Ben messi insieme.
I suoi modi ricordavano quelli di un severo istruttore militare che lasciava ben poco riposo al proprio subordinato. Due ore esatte di meditazione al giorno ed eseguite alla perfezione gli avrebbero fornito, secondo le indicazioni del suo nuovo mentore, un ripristino delle energie pari a sei ore di sonno e tanto gli sarebbe dovuto bastare prima di continuare.
Il problema era che il meditare , li sulla Luna dei Contrabbandieri, non gli veniva così naturale come invece era accaduto su Dagobah.

Lasciarsi andare nella Forza non era complicato, non più ormai, il problema era restarci per il periodo concordato: sentiva tutta la malvagità che si consumava sul pianeta praticamente un istante dopo l’altro ed era difficile, molto difficile, non esserne disturbati. Non passava un momento che non sentisse sofferenza, dolore e morte. All’inizio aveva pensato che fosse la sua capacità di concentrazione ancora acerba il problema ma poi aveva intuito e compreso.

Suo padre era stato molto chiaro con lui: avrebbe completato il suo addestramento certo ma il prezzo da pagare sarebbe stato accettare il Lato Oscuro. Capì che tutta quella sofferenza che sentiva avrebbe dovuto assorbirla dentro di se, sentirsene partecipe e presto o tardi , farla propria. Intuì che il genitore volesse prepararlo a piccoli passi al sentiero dell’oscurità , probabilmente immaginando a seguito dei fatti di Bespin, che una terapia d’urto con il giovane apprendista Jedi non sarebbe funzionata.
Aveva chiesto naturalmente aiuto al Maestro Drallig ma l’immagine del deceduto mentore si arrestava immota ogni qualvolta cercava consigli su come affrontare il Lato Oscuro  durante la meditazione o in  qualunque altra situazione, per poi riprendere a parlare e continuare come se non gli avesse chiesto nulla al riguardo. Darth Vader doveva aver privato l’Holocron di quegli insegnamenti, probabilmente cancellandoli dalla memoria dello stesso, come era possibile farlo con qualunque strumento di immagazzinamento dati. Giunto a quella consapevolezza aveva anche valutato l’ipotesi di andarsene; come gli aveva detto l’agente Nova era libero di farlo in qualsiasi momento e come gli aveva confermato anche R2 D2 non c’erano sistemi di sicurezza che li trattenessero li; sarebbe bastato prendere il caccia e andarsene.

Ma non era quello il tipo di uomo, prima ancora di Jedi, che desiderava diventare; se avesse mollato tutto alla prima difficoltà, poteva davvero aspirare a far comprendere a suo padre quanto stesse sbagliando? Che potesse esserci un’altra via oltre al malvagità che aveva scelto di seguire ? La risposta non poteva che essere un no secco e deciso pertanto sarebbe rimasto e avrebbe mantenuto la sua promessa, a qualunque costo.

Adesso, dopo quella intensa settimana di addestramento, riusciva a restare in meditazione anche per più di mezz’ora; aveva compreso come doveva fare: era vero che su Nar Shaddaa ci fosse tanta malvagità ma c’erano anche persone che cercavano in maniera più o meno onesta di sbarcare il lunario, di provvedere alla propria famiglia nonostante tutto in quell’ambiente ostile. A venire in aiuto a Luke nel raggiungimento di quella non facile consapevolezza era giunto il suo passato; i suoi zii in primis. Nar Shaddaa non era molto diversa da Tatooine in quello; quando rifletteva sui loro volti sereni e semplici, sul loro volersi bene e darsi vigore a vicenda nonostante il fatto di aver vissuto in un ecosistema dalle condizioni estreme , il giovane Jedi trovava la resilienza necessaria per immergersi nella Forza, anche se offuscata in quella maniera. E se anche il dolore fosse stato insostenibile, dopo aver ripreso fiato e rilassatosi magari con qualche esercizio ginnico per ritrovare la giusta serenità mentale, avrebbe ripreso. Fino a quando non fosse riuscito a restare due ore di fila e quella sarebbe stata la sua prima vittoria contro la volontà di suo padre.

Il tempo di relax che gli era stata concesso per quel giorno dal maestro Drallig era ormai scaduto. Luke riaprì gli occhi, abbastanza riposato sebbene non quanto avrebbe desiderato, e riattivò l’holocron.
“ Eccoti ritrovato, apprendista Skywalker – gli parlò con la solita intonazione monocorde – sembri maggiormente rilassato oggi.”
Un’ altra scoperta molto interessante che aveva fatto riguardava la parziale essenza senziente dell’Holocron, che andava al di la dell’interattività di una semplice enciclopedia virtuale. L’Holocron era in grado, ad un livello limitato, di percepire la fisicità e l’emotività di chi aveva di fronte, a patto che fosse potente nella Forza. Si creava una specie di “legame simbiontico” come l’aveva definito lo stesso istruttore di spada, tra l’oggetto e il suo utilizzatore.
“ Meglio di ieri, Maestro Drallig – disse Luke soddisfatto – sono pronto a riprendere con la spada.” E la accese, senza perdere altro tempo. La calda luce arancione cominciò ad illuminare la stanza avvolta nella penombra.
“ Molto bene, attiva il droide di addestramento. Oggi ti insegnerò qualcosa di nuovo.”

 

E il giovane fece quanto ordinato, accendendo l’umanoide metallico che aveva guardato con curiosità sin dal suo primo giorno in quel luogo. Si trattava di un vecchio modello IG-100 , meglio conosciuto come Magnaguard. Durante la guerra dei Cloni i modelli di quella classe fungevano da guardie del corpo per gli ufficiali Separatisti di più alto livello. Le loro staffe elettrificate erano in grado di resistere ai colpi di una spada laser, come Luke aveva sperimentato di persona. Evidentemente, suo padre doveva averne restaurato uno per metterlo a sua disposizione. Il droide fece un rapido movimento, mettendosi in piedi e fissandolo con i suoi occhi rossi
“ Hai dimostrato buona padronanza nello Shii-Cho, la prima delle sette forme di combattimento con la spada. La sua forza principale sta nella semplicità e nella versatilità ed è inoltre base essenziale prima di proseguire nello studio di un’altra forma.”
Quella sulle forme di combattimento era la lezione preferita di Luke, mai avrebbe pensato che gli Jedi del passato avessero studiato a tal punto la pratica della propria arma simbolo da ideare addirittura sette diverse modalità ben codificate per combattere con essa. Ben e Yoda non avevano avuto il tempo di dirglielo o forse non lo avevano fatto di proposito … come per altre cose. Scacciò rapidamente quel pensiero per tornare a concentrarsi sulle parole di Drallig.
“Ti ho osservato con attenzione durante le nostre lezioni e ritengo di sapere in quale direzione proseguire il nostro addestramento. Possiedi una istintiva e alquanto rara capacità di immergerti nella Forza quando combatti. Ti lasci guidare da Essa con fiducia e naturalezza, senza alcun ripensamento. Ogni tua capacità fisica ne viene potenziata ed esiste una specifica forma per incanalare questa tua dote: è la quarta forma, l’Ataru”
Era vero, da quando aveva iniziato ad addestrarsi con l’Holocron, diversamente da quello che succedeva quando provava a meditare seduto, durante la pratica del combattimento non pensava a nulla. Lasciava che ogni membra del suo corpo e della sua mente entrassero in perfetta simbiosi con la sua lama, come se fosse una estensione del suo corpo.
Luke fece un cenno al droide, il quale cominciò ad attaccarlo molto lentamente. Se voleva che aumentasse la velocità, sarebbe bastato comunicarglielo. Mentre si scambiavano colpi di allenamento, il maestro Jedi continuava a parlare.
“L’Ataru è una delle forme più eleganti a disposizione di uno Jedi e se vogliamo usare un termine improprio ma efficace, una delle più spettacolari. Acrobazie, volteggi, rapidi e continui spostamenti in attacco come in difesa sono la base di questa tecnica.”
Il giovane eseguì un secondo cenno al droide il quale cominciò a velocizzare i suoi attacchi.
“ La Forza dovrà essere la tua unica e sola guida, Lei ti dirà quando e come colpire. Altre forme richiedono di saper combinare la volontà del combattente alla Sua, ma non la Quarta. Dovrai sempre fidarti ciecamente di essa, diventare un suo umile strumento. Sei pronto ?”
“Si – rispose semplicemente il giovane e il maestro diede il suo comando.
“Droide, velocità massima. Combatti per uccidere! – disse con chiarezza Cyn Drallig. Luke non si lasciò distrarre da quell’ inaspettato comando, bensì non perse un istante. Si lasciò andare alla Forza ed Essa prontamente accorse in suo aiuto.
La Magnaguard si trasformò in una vera e propria furia ma ancora una volta l’apprendista Jedi non si lasciò distrarre. Cominciò a compiere alcuni agili balzi attorno al droide, mandando sempre a vuoi gli affondi che compiva con la sua staffa.

“ Lasciati andare completamente, non avere paura…”

Chiuse gli occhi fisici ma grazie alla Forza riuscì a parare tutti i fendenti che l’umanoide metallico cominciò a tirargli, poi all’improvviso dopo aver bloccato l’ultimo colpo, Luke compì un prodigioso salto mortale prendendo completamente alla sprovvista il suo avversario e tranciandogli di netto la testa e atterrando agilmente alle sue spalle.
La Magnaguard continuò a maneggiare la sua arma, disposta a continuare la battaglia ma ancora una volta intervenne il maestro.
“ Basta così, droide. Puoi spegnerti!”
E quello obbedì.
Luke riaprì gli occhi.
“ Come immaginavo, sei un praticante naturale di questa tecnica. Raramente ho visto una simile abilità in questa forma e in così poco tempo poi.”
Visivamente compiaciuto, il giovane sorrise.
“Ricorda, non cercare mai di imporre la tua volontà, non affrettare i tempi. Questa tecnica, nonostante la frenesia che la caratterizza per un osservatore esterno, richiede che il tuo corpo e la tua mente siano sempre in perfetta armonia. Una sola distrazione potrebbe esserti fatale!”
Il giovane spense la spada per riagganciarla alla cintura.
“ Per evitare che questo accada, dovrai continuare ad esercitarti. Da domani sospenderai l’addestramento con gli attrezzi e lo sostituirai con la pratica di questa forma.”
Luke eseguì un inchino rispetto verso l’holocron.
“ Sarà fatto, maestro – si avvicinò all’oggetto e lo spense.
Si diresse poi verso la testa del droide, raccogliendola da terra.
“ Perdonami IG-100 – disse rivolgendosi al suo valido sparring partner, anche se spento – la prossima volta starò più attento.”
Secondo il suo schema di allenamento, ora avrebbe dovuto mangiare prima di dedicarsi agli attrezzi ma prima decise che avrebbe aggiustato il droide.

Si diresse verso la sua stanza per raccogliere il necessario per riuscirci e vide che la porta che dava nella stanza dell’agente Nova era socchiusa e si udiva un suono, sembrava una specie di canzone dal volume molto basso.
In quella settimana, si erano visti veramente poco; la ragazza aveva rispettato molto diligentemente il desiderio di riservatezza del giovane Jedi. Di solito la vedeva dirigersi verso la sala comunicazione presente nella struttura, dove restava praticamente per l’intero giorno, senza disturbarlo in nessuna maniera. Un veloce saluto la mattina e la sera e poi nulla di più.
Un po’ gli era mancata quella verve giocosa che la ragazza gli aveva manifestato il primo giorno che si erano conosciuti ma era stato così preso dall’allenamento che aveva deciso di non cercarla e lei aveva fatto lo stesso con lui. Si era chiesto spesso come una simile persona, così gioviale e spontanea, potesse essere un’agente imperiale, un suo nemico a tutti gli effetti. Eppure...
Spinto dalla curiosità, Luke si avvicinò alla porta. Lo spiraglio aperto gli permetteva di vedere sufficientemente bene all’interno. E quello che vide non mancò di farlo arrossire.
L’operativo imperiale indossava una canottiera e dei pantaloncini succinti che lasciavano ben poco spazio all’immaginazione, dava le spalle alle porta e istintivamente gli occhi del giovane si posarono, seppur per un rapido istante, sul posteriore ben tornito della ragazza. Era sospesa tra due panche, con le gambe e i piedi ben divaricati. Aveva delle cuffie nelle orecchie, probabilmente a tutto volume ed è da li che veniva quel suono soffuso. Doveva avere dei muscoli ben tonificati per eseguire quello stretching estremo ma del resto la cosa non era troppo sorprendente, era pur sempre un membro dell’intelligence Imperiale.

 

Luke resto per un po’ imbambolato , poi tirò il fiato e bussò alla porta , prima delicatamente e poi, vedendo che non riusciva a farsi sentire, con maggiore insistenza.
“Oh ? –la ragazza si voltò verso di lui, dandogli immediatamente uno dei suoi caldi sorrisi – allora, hai pensato sulla mia offerta di lavarti la schiena ?”
Il giovane Jedi abbassò lo sguardo per un istante
“ Ehm, no – disse per poi guardarla - mi chiedevo cosa stessi facendo, agente Nova, e sono passato a dare un’occhiata.”
“Esme, Esme. Quanto volte devo dirti il mio nome ? – disse continuando a sorridere mentre si sfilava le cuffie dalle orecchie – faccio anche io allenamento, un esercizio leggero prima di andare a dormire.”
 “E quello era un esercizio leggero ? – il giovane restò sinceramente colpito da quell’affermazione , non percepiva alcuna menzogna o boria da parte della sua interlocutrice.
“Beh, si . Vuoi che ti mostri qualcuno di quelli pesanti ? – e senza attendere risposta , balzò agilmente a terra e afferrò un oggetto dalla sua stanza. Sembrava molto simile all’elettrostaffa utilizzata da IG-100 solo più sottile e lunga od occhio soltanto la metà. Aprì la porta a quel punto e Luke se la trovò davanti, con quel abito succinto che metteva in evidenza il seno prosperoso e …
“Mi spieghi  cosa ci fai con quella testa di droide in mano ? – disse guardandolo prima di trattenere a stento una risata.
“Io, ah, questa – in preda alla confusione più totale, l’oggetto gli cadde di mano. Si precipitò a recuperarlo – gliel’ho … tagliata durante l’allenamento.”
Luke cercò disperatamente di tenere bassa la testa per nascondere tutto l’imbarazzo che provava in quel momento. Ma che diamine gli stava succedendo?
“Mi sembri molto nervoso – disse poi la ragazza sempre più divertita – posso aiutarti in qualche modo ?”
“Devo andare, scusa – e senza attendere risposta si precipitò all’interno della sua stanza, chiudendo la porta. Udì con chiarezza la giovane donna ridere, di gusto e a voce molto alta.

“Lo vedi Skywalker? Sei solo capace di raccogliere figuracce con le donne!”
E immediatamente andò con la testa ad una certa principessa.
“Beh in fondo lei ha scelto Han quindi magari potrei …”
Scosse la testa violentemente; doveva ritrovare lucidità. Era venuto lì per un solo ed unico obiettivo: completare il suo addestramento per avere la possibilità di mostrare a suo padre tutti i suoi errori. E l’agente Nova era soltanto una distrazione. Forse avrebbe dovuto chiederle di andarsene e magari farsi mandare proprio quel bieco Spettro. Con lui non ci sarebbe stato alcun problema e …
Senti bussare la porta e si accorse di avere ancora la testa del droide in mano. La lanciò senza troppe cerimonie sul letto, tirò un profondo respiro e aprì.
Era lei, naturalmente, solo che fortunatamente aveva indossato qualcosa per coprire maggiormente le sue grazie.
“Ti chiedo scusa per averti innervosito – gli disse subito, lievemente contrita e alzando le mani in segno di pace – e per aver riso a quella maniera. Scusami.”
Un lieve sorriso tornò ad affacciarsi sul suo volto.
“ Sei stato assolutamente … adorabile. Lo dico sul serio. Vorrei farti una proposta per farmi perdonare.”
Luke aveva ritrovato il suo senno.
“ Non ti preoccupare, non c ‘è nulla da farsi perdonare. E’ che mi hai preso … un po’ alla sprovvista. Piuttosto la colpa è stata la mia, non avrei dovuto sbirciare nella tua stanza ma cominciare a bussare subito.”
Lei fece un’altra risatina , ma questa volta civettuola.
“Come sei carino! Ma chi parla più come te in questa sporca galassia? Dai insisto, ti offro un drink in un posto non molto lontano da qui. Siamo chiusi qui dentro da una settimana e abbiamo bisogno entrambi di prendere un po’ di aria. Anche se è quella inquinata di Nar Shaddaa…”
Questa volta risero entrambi. Il giovane Jedi sembrò pensarci un attimo.
“D’accordo, va bene. Ma solo uno; poi ritorniamo , ho ancora molto da fare per l’addestramento di oggi.”
Lei gli diede una pacca sulla spalla, visivamente sollevata.
“ Si, andiamo allora! Ma non puoi mica venire vestito così!
Luke aveva su di se la sua solita tuta grigia da pilota, non molto pulita.
“Comincia a farti una doccia, ti porto dei vestiti che ho preparato per l’occasione.”
E senza perdere tempo, la ragazza tornò nella sua stanza. Il giovane Jedi seguì il consiglio, prendere un po’ d’aria gli avrebbe fatto bene e poi … avrebbe potuto passare un po’ di tempo con l’agente Nova e magari provare a capire se tutto quell’atteggiamento non fosse altro che una messa in scena.
“Si – pensò con tanta autoironia mentre cominciava a lavarsi – è proprio per questo che hai accettato l’invito, Skywalker!”
   
 
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