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Autore: Madamedil    13/08/2019    2 recensioni
Otto mesi dopo le finali del 22nd Chojin Championship, le vite dei due più grandi combattenti della galassia non potevano essere più dissimili. La vittoria di uno e la sconfitta dell'altro avevano irrimediabilmente segnato il loro destino. Ma le sacre Parche, tessitrici delle vite degli uomini, faranno si che nella trama della stoffa si uniscano due fili che andranno a comporre un inaspettato ricamo (forse….).
Genere: Azione, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kevin Mask, Kid Muscle
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Un respiro. Poi un altro più profondo. Il regolare battito del mio cuore  sussurrava nelle orecchie, e il mio corpo era ancora intorpidito.

Sentii sulla mia mano il contatto leggero con un'altra, simile alla mia, e d'istinto la strinsi forte, sospirando poi per il dolore che cominciava a destarsi.

Aprii piano gli occhi e vidi il possessore della mano sussultare  e destarsi anche lui da uno spossato dormiveglia. 

Posò il suo sguardo nei miei occhi, e accentuò l’unione dei nostri palmi. Poi delicatamente, accostò la mia mano alle sue labbra e la baciò dolcemente pungendola con la sua barba incolta, come simbolo di un amore non ancora espresso e conservato nello scrigno del suo cuore. Un amore del quale capivo ogni giorno di più di avere un disperato bisogno, nonostante fossi oramai un giovane adulto. -Buongiorno…- disse.

-Padre…- mi passai una mano sulla fronte, iniziando a ricordare gli avvenimenti che mi avevano portato in quel letto d'ospedale, e ogni scena era come un chiodo battuto nella mia testa. Mormorai un'imprecazione, poi riguardai di nuovo mio padre, in condizioni davvero insolite per lui.

Si era sempre presentato in una maniera a dir poco impeccabile: barba fatta, profumo di ginepro con note di zagara e benzoino di Sumatra, abiti puliti e stirati alla perfezione.

Ora invece lo vedevo sfatto, con la camicia pieghettata, sbottonata e con le rughe del suo volto più evidenti.  

-Siete rimasto qui per tutto il tempo?- chiesi con voce rauca.

-Non volevo lasciarti solo, Kevin. E poi, avevo bisogno di espiare la mia costretta inettitudine, l’impossibilità, per quanto il mio cuore di padre mi avesse esortato a salire sul ring, e sfracellare le ossa del tuo avversario, dopo quell'atto indegno-  confessò abbozzando un mesto sorriso. Aveva gli occhi lucidi e arrosati. E quel fiume di parole, mentre mi teneva stretta la mano, indicava in lui una sofferenza che non riusciva a celare. Ma legge era uguale per tutti, e un suo intervento durante l'incontro avrebbe generato un disastro peggiore di quello.

-Padre…- sussurrai.  

-Mi dispiace, ma nonostante abbia trascorso tutta la mia esistenza a combattere, ad assistere a tanta violenza gratuita, al sangue e alla guerra, nonostante io abbia visto gente morire sul ring…- prese un pausa stringendo le labbra – Non riesco a vederti sul ring in quel modo, tra la vita e la morte nelle mie braccia. Ho la forza di mille uomini ,ma non quella di perderti di nuovo, di venire meno ancora una volta alla promessa che ho fatto a tua madre…- disse con fil di voce, vedendo cadere dinanzi a sé  il rinomato orgoglio, la compostezza e la misura: i pilastri del suo carattere. Chiuse gli occhi, poggiò la testa su entrambe le mani e sospirò. In quel momento della mia vita, mi resi conto delle piccole fragilità di un grande uomo . Tutti gli  eroi avevano il loro tallone di Achille, Robin Mask compreso.

Non sapevo cosa dirgli, qualsiasi cosa sarebbe stata superflua difronte a quella confessione a cuore aperto, alla cosa più bella che mi avesse mai detto. Tempi addietro, avrei pensato che quella fosse debolezza… ma ora no, era diverso. Rimasi in silenzio, unico mezzo per comunicare tutto  ciò che sentivo: non mi sarei separato da lui, per nessuna ragione al mondo, al di là delle nostre divergenze e delle nostre incornate da cervi.

Avevo dormito molto, sentivo tutto il corpo indolenzito e non sapevo ancora cosa avesse provocato quella maledetta pugnalata. Ripensai alla faccia di Terry Kenyon, e di come mi sarebbe piaciuta fracassarla di pugni.

“Calma Kevin, ora non sei nelle condizioni di brillare come una lampadina alogena” dissi tra me e me. L'autoironia non l’avevo persa (per fortuna), nonostante l'incontenibile dolore al ventre, nel punto dove avevo ricevuto il colpo.

Non mi restava che scoprire ciò che aveva reso papà così afflitto, guardando al di sotto del lenzuolo bianco che mi copriva.

Ne afferrai un lembo e vidi come prima cosa, oltre alle mie nudità e alle varie ecchimosi, una cicatrice di circa quindici centimetrici, infiammata, bagnata di Betadine e con una sfilza di punti di sutura. La fissai attentamente. Grazie alle lezioni di anatomia di Warsman, capii che il pugnale non aveva intaccato organi interni, ma aveva sicuramente lacerato carne e muscoli, e quasi sfiorato una vena iliaca. Ebbi l'impulso di toccarla, ma mi trattenni. Non mi faceva impressione, ma pensare che appartenesse al mio corpo mi dava un forte senso di rabbia, perché non era solo una ferita ma… un tradimento, un affronto, una ripugnanza ingiustificatamente esorbitante nei miei confronti, un…un qualcosa che si poteva evitare, così come le ferite che sicuramente avevo provocato al mio avversario.

-A cosa stai pensando?- mi chiese papà, preoccupato per la mia espressione seccata. Deposi il lenzuolo, aveva già sofferto abbastanza per questa storia, forse più di me dal punto di vista spirituale;  non volevo continuare a svigorirlo. 

-Sto pensando a quale tatuaggio posso farmi fare per coprirla- risposi beffardo sorridendo con malizia. 

Lui mi guardò canzonatorio, per poi sogghignare divertito. – Hai la pelle dura tu…- commentò alzandosi dalla sedia  per prendere una boccata d'aria alla finestra della stanza asettica  ma luminosa.

-E il mio avversario?- chiesi curioso. Come minimo avrebbe dovuto avere la sospensione a vita dalla Muscle League: per il doping, per l’uso delle armi e per l'effettivo tentato omicidio. Che testa… Riflettendo però, capivo che non sarebbero stati troppo duri con lui, sia per un riguardo a Terryman, che aveva donato la propria vita al servizio della League, sia per un riguardo alle tasche dei Mac Mad, che senza Terry avrebbero perso fin troppa audience.

 “Una questione di vita o di morte questa audience” pensai ironico.

Papà scrollò le spalle -Non ne ho idea perché ho mandato tutti al diavolo- il che era un evento straordinario, date le sue responsabilità come Preside della Scuola di Ercole e Segretario della Muscle League (o “sbroglia documenti” come spesso definiva quel ruolo) .Poi incrociò  le braccia al petto -Te l'hi detto, non mi sono mosso un attimo dal tuo capezzale. Questo anche per contenere un'irrefrenabile necessità di spaccare la faccia a qualcuno- che dire, picchiare la gente era un affare di famiglia, e mio padre, che non saliva su un ring da tempo ormai, cominciava a soffrire della mancanza di quella che tutto sommato, era stata una valvola di sfogo.

Avrei voluto rispondergli, ma sentivo di avere la gola troppo secca per parlare, così cercai di allungarmi verso la brocca d'acqua sul comodino, ma il dolore mi stese. Strinsi i pugni fino a sbiancare le nocche: più aumentava il dolore e più sentivo la rabbia montarmi in corpo. 

“Maledetto Texano bastardo, maledetto tu e quella troia della tua ragazza…” avrei voluto urlare a squarciagola. Feci un bel respiro. L'unica cosa in cui speravo era che l'incontro con Terry facesse da monito a tutti coloro che avessero intenzione di mettersi davanti al mio cammino e di sopraffarmi. Gli avevo urlato in faccia:“I'm your Captain!”,  come se lo stessi gridando a ognuno dei membri della Muscle League…

Accorgendosi della mia necessità, papà si avvicinò al letto e mi versò lui un bicchiere d'acqua. -Sono felice che ti accontenti dell'acqua. Quando ti ho bagnato le labbra mentre dormivi,  nel sonno mi hai chiesto un Cuba Libre con doppio Rum- disse ridendo piano, e io insieme a lui, calmandomi e  sentendo l'atmosfera farsi più leggera.

Non ricordavo quella particolare frase, essendo stato perso tra sogni sconnessi , ma non era lontana dai miei gusti in fatto di drink.

-Vi ringrazio- dissi prendendo il bicchiere. Mentre bevevo guardai l'ora. Erano le sei dell'…otto agosto. Hm…mi ero svegliato piuttosto tardino.

-Hai dormito per tre giorni. L'emorragia è la cosa che ti ha stremato più di tutto, oltre alla febbre causata dal pugnale infetto - riprese piano mio padre guardandomi da capo a piedi,  per avere la conferma che quel terribile momento fosse passato.

Poi sogghignò. -Non ti aspetteresti mai l'identità del tuo donatore di sangue-

Inarcai le sopracciglia interrogativo. 

-Solo due Chojin della  Muscle League hanno il gruppo sanguigno 0 negativo. Tu e Kid Muscle- 

-Kid Muscle!- ripetei stupito da quel suo gesto.

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Kid's P.O.V

Di sabato mattina, solo tre persone possono venire a bussare alla tua porta : i testimoni di Geova, i bambini del parco che  hanno lanciato la palla dentro il buco del tetto e…

-Ciao papà…- dissi sospirando seduto sulla sponda del mio materasso. Mi strofinai gli occhi e poggiai la testa sul palmo della mano. Poi posai gli occhi sul suo solito sorriso inebetito. Un sorriso che però mi faceva stare bene, e uno sguardo che mi trasmetteva serenità.

Ogni sabato appena lo vedevo, la sua presenza inizialmente mi disturbava, per il semplice motivo che di quell'espressione bonaria ne avevo bisogno in tutti i momenti, e non solo il sabato.

Avevo bisogno che lui e la mamma  mi dicessero che andava tutto bene, che nonostante non avessi vinto loro erano fieri di me, che nonostante non fossi più il principe Kinniku mi amassero ugualmente. 

Ciò però non era possibile, non solo perché gli  era stato proibito di avere contatti con me , ma anche perché, nonostante cercassero di tenermelo nascosto, sul Pianeta Kinniku stavano per nascere focolai di rivolta contro la Corona, che sostenevo l'ascesa al trono degli altri Clan del pianeta, ora che non c'era più un erede…Che vada al Diavolo tutto il mio pianeta, un'erede ce l'avevano, me, e mi avevano cacciato via. Ben gli stava adesso che si massacrassero tra loro in una sanguinosa guerra civile!

Sbuffai e mi alzai, ma solo  per abbracciare un attimo mio padre, perché subito dopo mi risedetti al tavolo a gambe incrociate.

-Guarda cosa a preparato la mamma!- disse entusiasta sedendosi di fronte a me, e aprendo una tovaglia bianca a quadri blu, mostrò una ciotola doppia porzione di riso e manzo. Sorrisi… menomale che esisteva il riso e manzo. 

Meat portò dell'acqua a tavola con i bicchieri e si sedette a sua volta . -È sempre bello averti con noi, grande Re!- disse gioioso verso mio padre. Mai, non sarei mai riuscito a comprendere tutta quella ammirazione e devozione che il mio allenatore riservava a mio padre. SÌ,era un grande wrestler, un grande eroe. Un mito insuperabile… o semplicemente uno che nella vita aveva avuto fortuna. Sì, più  che un tipo forte e intelligente, lo avevo sempre considerato uno che nella vita aveva avuto molta fortuna. Fortuna di avere amici che lo adoravano, di avere una forza disumana e di avere Meat al suo angolo a fargli da cervello. Giudizio indebito a detta di molti e forse davvero mi sbagliavo, ma ora l’unica cosa importante era di godere dell'ultimo piacere della mia vita.

Incrociai le bacchette, pronto a gustare quel saporito e succulento piatto di carne e riso. 

Presi una fettina di manzo e presto ne assaporai il sapore squisito, l'aroma intenso controbilanciato da un gusto tenero. Solo la mamma sapeva cucinare il Riso con la ciccia così bene…

Chiusi gli occhi mentre masticavo, ma la maledizione del nodo in gola si ripresentò, in compagnia di un forte senso di nausea, non appena la mia mente formulò il pensiero della ferita grondante sangue e scarnata di Kevin Mask, e il setto nasale di Terry maciullarsi , dopo che l'inglese gli aveva sbattuto la testa contro il tappeto, tanto da sentire il rumore delle piccole ossa che si frantumavano.

D'istinto, per evitare un conato di vomito, sputai il manzo in un tovagliolo, lasciando Meat e mio padre sconvolti, tanto da azzittire il loro piacevole chiacchiericcio. 

Sospirai, bevendo un sorso d'acqua. Sudai freddo e tremai. Ansia, paura, colpa… tormento. La mia vita era un inferno già prima, figurarsi ora che  portavo sulle spalle il peso di ciò che era successo ai miei amici.

Come espiazione, avevo trascorso due notti accanto a Terry, nonostante lui cercasse di allontanarmi con insulti e anche con la forza che andava presto recuperando. E questo perché avevo fatto il tifo per Kevin Mask, al quale avevo donato il mio sangue, non curante delle leggi sacre  del mio pianeta che impedivano ai membri della famiglia reale quel genere di generosità, considerando il nostro sangue sacro e inviolabile, perché alimentato dalle “Sacre Acque di Wisdom", che solo noi potevano bere. (Ma come facevo a ricordare ancora tutte quelle cazzate…).

Ma ciò che avevo fatto non era abbastanza. Non lo era…

-Adesso basta ,Mantaro- papà per chiamarmi con il mio vero nome, significava che era molto arrabbiato e il suo tono autoritario (alla Robin Mask) confermava la mia ipotesi. Si alzò dal tavolo e si allontanò (per quanto ci si possa allontanare in 10 metri quadrati) verso la finestra, dandoci le spalle con le mani incrociate dietro la schiena. Meat lo seguì con lo sguardo, per poi abbassare il capo. 

Allo stesso modo lo guardai io, stringendo gli occhi.

-È ora di reagire!- si girò di scatto alzando la voce. In quel momento non vidi più il solito vecchio rimbambito puzzolente, ma un Re. Un re che soffriva per la sua famiglia, per suo figlio, per le pressioni esercitate dalla Corte e da un popolo sempre più scontento. 

Mi astenni dal rispondergli. Non era lui che era stato privato irrimediabilmente  di tutto ciò che gli era più caro, dei suoi privilegi ,della sua vita.

– Se non vuoi farlo per te…- riprese notando il mio sguardo vacuo, indifferente. -Fallo per chi ami, che davvero non resiste più a vederti così… Fallo per il tuo onore!-si abbassò al mio livello e mi strinse la spalla guardandomi con occhi lucidi. Onore, questa parola era stata ripetuta così tanto in quel periodo, che ne stavo perdendo il senso.

Ebbi i brividi. Quelle parole mi scossero, come se avessero acceso una fiammifero nel buio più totale. Lo guardai intensamente e sentii le mie gote bagnarsi. Lottare per chi amo, avevo dimenticato questa possibilità, la stessa che negli incontri più difficili mi aveva dato la forza di brillare.

Strinsi la  mano poggiata sulla mia spalla e pronunciai una parola che il mio animo mi suggeriva da tempo -Aiuto…- Ecco, “Aiuto". Avevo bisogno di una mano, che mi afferrasse in  quella caduta libera della mia vita.

-Ma certo che ti aiuteremo, Kid- riprese mio padre tornando ai toni dolci e pacati di sempre. Poi guardò Meat che sorrideva guardandoci. 

Il nodo in gola si sciolse, e cominciai a rilassarmi sotto le carezze circolari alla schiena di mio padre. -Tu puoi ritornare ad essere principe, anzi… se riesci nell'impresa che sto per proporti, tu potrai diventare Re…un grande Re, forse più grande di me. Ma che dico forse- rise-  di sicuro più grande di me!- 

Tutta quella convinzione e quelle aspettative  mi agitarono, e il restare sulle spine mi tormentava. Cosa avrei dovuto fare per ottenere la Corona del mio Pianeta? Un’ “impresa”, solo la parola  mi sembrava una montagna insormontabile, non alla mia portata…

-Ci sono speranze?- chiesi con voce flebile, spaurito.

-Certo, ragazzo mio!- esclamò Meat prendendo parola entusiasta di quel mio piccolo passo avanti. -Basta crederci!-

Lo guardai torvo -Io Credevo di vincerla la Corona Chojin…- risposi ironico. Forse però non ci avevo creduto abbastanza; non mi ero mai saputo regolare con queste cose.

-Figliolo, è ora di lasciarsi il passato alle spalle, e di riconquistare il tuo futuro- riprese fiero mio padre. -Che dici, vuoi rimanere in questa catapecchia a piangerti addosso tutta la vita, o tornare a combattere per ritornare al posto che ti spetta di diritto?!- disse stringendo i pugni.

Mi fermai un attimo, respirando piano. Tutta l' energia delle parole di mio padre,mi stava investendo come luce, e allo stesso tempo sentivo spuntare dalla terra arida del mio spirito il germoglio dell'entusiasmo e della mia forza vitale.

Aveva ragione, dannatamente ragione. Lo guardai negli occhi, poi incrociai lo sguardo di Meat e sorrisi annuendo.

-Io rivoglio solo la mia vita…- dissi semplicemente.

-E la riotterai Kid!- urlo gioioso Meat non riuscendo a frenare l'impulso di stringere le sue braccine intorno al mio collo, in un abbraccio sfrenato a cui si unì papà amorevolmente.

-C'è solo una cosa Kid…- riprese mio padre staccandosi dal lungo abbraccio. -Avrai bisogno di un compagno per scalare la vetta…- annunciò serio.

-Beh…c'è Meat con me!- risposi gioso e sicuro alzandomi in piedi. 

Mio padre si schiarò la voce. -Meat non potrà esserti vicino in quest’avventura- disse in tono grave, deludendomi…senza Meat ero come una nave senza timone, perso in un mare di guai… come si era già dimostrato nella Finale del torneo Chojin.

-Perché avrai bisogno di un compagno di  squadra, che combatta insieme a te come se foste un solo uomo…- 

"Come se fossimo un solo uomo”… cioè dovevo trovare un compagno disposto a combattere insieme a me e per me, con il quale avrei dovuto avere un'intesa eccezionale, un legame indissolubile, un'amicizia straordinaria.

Ma chi poteva? Terry mi odiava, Dik Dik e Wally per quanto mi fossero cari, non avrebbero potuto sostenere quelli che sarebbero stati i più duri della mia vita. Jaegar, certo Jaegar, con il quale avevo già avuto un'esperienza simile, quando avevo combattuto contro Mars. Ma no…non si sarebbe potuto assentate dagli impegni della League, poiché  lui faceva parte della Generazione X , sulla quale la League faceva incondizionato affidamento in ogni istante. Con tutti gli altri poi, non avevo un legame così profondo. 

Ed eccomi arrivato di nuovo  al punto di partenza…sembrava che tutto fosse contro di me, che non ci fossero speranze…

Mio padre, Meat e io dopo averci riflettuto  per un po', ci guardammo: stavamo pensando alla stessa persona.

-Kevin Mask?!- diedi voce stupita alla nostra idea comune. Stavano scherzando? Kevin Mask non avrebbe mai accettato, perché…beh perché era Kevin Mask, dannazione! 

Ma era la mia unica speranza, e questa sarebbe stata l'ultima a perire,  subito dopo di me…


   
 
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