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Autore: ferba8    13/08/2019    0 recensioni
E riesco quasi a sentire l'odore di fumo che impregnava i tuoi vestiti, e che si confondeva sulla tua pelle con l'odore del tuo bagnoschiuma. Ed è questo la cosa che più mi ricorda te.
Ma ora non posso più osservarti.
Sono debole, solo e incompleto. E questa sarà la prima sigaretta di tante
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi chiudo la porta alle spalle. Mi guardo intorno, indeciso su cosa fare: resto o vado via? Vorrei tanto ascoltare il mio cervello e fuggire via di qui. Me lo sta urlando, mi sta supplicando di andare via. Non riesce più a controllare il flusso di ricordi e di immagini che riafforano tutte insieme senza sosta alcuna. Dovrei prendermi una pausa, staccare dal mondo, ma soprattutto allontanarmi da qui per respirare e ricominciare. Ma non riesco, non posso.
Do ascolto al mio cuore come sempre, per l'ennesima volta. E so che mi farà male tutto questo, ma sono diventato masochista nell'ultimo periodo e, a quanto pare, provo piacere nel provare dolore.
Mi sdraio sul letto, inspiro ed espiro. Eccolo, lo sapevo. Mi inebria immediatamente, mi fa del male lentamente: il suo profumo. Ed è come se fosse ancora qui. E' come se la vedessi lì, in piedi, mentre, vestita per andare al lavoro, si spruzza le sue solite tre gocce di La vie est belle sotto il collo e sul polso, quel profumo che tanto amava. E' come se questa scena si stesse ripetendo davanti ai miei occhi in questo momento, ma invece no. Lei non c'è, ma la boccetta di profumo è lì, poggiata ordinatamente tra lo specchio e la trousse dei trucchi.
Non ci sono riuscito! Non sono riuscito ancora a togliere le sue cose dalla casa per riporle in uno scatolone. Non sono ancora riuscito a toccare niente di suo. E' tutto come lo è sempre stato, in ordine. Nulla fuori posto. Nel nostro armadio ci sono ancora i suoi mille vestiti e, sono sicuro che se solo lo aprissi, li troverei tutti perfettamente piegati, disposti a seconda delle varie tonalità di colore.
Un battito di mani e la luce si spegne. Voglio restare qui, solo e al buio, cercando di immaginarla accanto a me come è sempre stato. E quanto vorrei stare accanto a lei ora, nessuno può immaginarlo.
Ed ecco che poco alla volta delle lacrime iniziano a scendere sulle mie guance, copiose, lacrime amare, lacrime di rabbia e di delusione.
Ripercorro mentalmente questi flash di ricordi che il mio cervello mi propone: sono soltanto frammenti veloci dei momenti più importanti. E piango, piango, mi dispero perchè un dolore del genere non l'avevo mai provato in vita mia. E vorrei tanto che lei fosse qui, accanto a me, a dirmi che finirà tutto e subito, mostrandomi e facendomi percepire tutto il suo amore.
Un altro battito di mani e la luce si riaccende. Mi poggio sui gomiti, con la schiena dritta e fisso un punto fisso nella parete di fronte a me. Non esattamente un punto, una cornice con una nostra foto. Lei così bella, spontanea sorride all'obiettivo della polaroid, e io, invece ho una delle solite smorfie che facevo quando lei mi costringeva a fare una foto. Eravamo così spontanei, felici, sdraiati proprio su questo letto, dove ora, invece, sono solo e malinconico. E desidererei tanto che fosse sdraiata anche lei al mio fianco, come nella foto, come tutte le mattine.
Cambio prospettiva, cambio inquadratura, ma qualsiasi cosa mi ricorda lei. Anche il minimo oggetto poggiato sul comodino, tutto sembra appartenerle. E mi manca, mi manca immensamente. E non riesco a non pensarci, non riesco a nascondere ciò che penso, ciò che sento. Non voglio neanche provarci.

Penso che il destino, il fato o con qualsiasi altro nome egli voglia farsi chiamare, si sia scagliato bruscamente contro di me. Tutto questo è stato pensato per me, credendo che io fossi abbastanza forte da superarlo e andare avanti. Ma non ne sono sicuro. Mi sento mancare la terra sotto i piedi. Sento di aver perso lo stimolo principale che mi spronava e mi spingeva ad andare avanti.
E sento il mio cuore battere all'impazzata, forse per la rabbia che sento sempre più crescere dentro di me oppure, forse, per il solo pensiero che mi rimanda a te.
Penso a troppe cose, penso che vorrei tornare indietro per fermare il tempo a quando c'eri, per fermarti dal fare quello che hai fatto, per fermarti dall'avermi fatto così tanto male. Ma, forse, hai fatto più male a te stessa, anche se non potrò mai saperlo.
Ma non posso fare proprio nulla. Non posso fermare il tempo che fugge o il corso degli eventi, non ho alcun potere.

Non riesco ad aprire gli occhi e ad accettare la realtà. Non riesco a smettere di pensare, non si ferma il flusso dei ricordi.
E in attimo ritorno a quel viaggio di due anni fa, mentre eravamo in macchina e ti tenevo la mano accarezzandoti delicatamente. E sbirciavo, con la coda dell'occhio, per vedere come canticchiavi la canzone che passava per radio. Sorridevo e sorridevi anche tu.
So che dovrei smetterla, che dovrei lasciarti andare, ma questi pensieri rendono tutto così difficile.
Probabilmente, da qualche parte, anche tu starai pensando a me. Non lo so, non so cosa c'è dopo.
Ma, nel frattempo, queste lacrime continuano a scendere sul mio viso, incontrollate, come se non ne avessi neanche più il comando. Ma tu non torni.

Se solo avessi ascoltato, invece di parlare soltanto.
Se solo avessi pensato che, evidentemente, c'era qualcosa che ti mancava.
Se solo fossi stato più presente e più attento.
Tanti se che avrebbero potuto cambiare il corso degli eventi.
Forse sarei riuscito a fermarti, forse saresti ancora qui con me. Troppi forse, non lo so davvero.
Se solo potessimo tornare indietro anche solo per rivivere un giorno, impedirei tutto.
Se solo potessimo tornare indietro nel tempo, cercherei di amarti di più.

Vorrei dirti tante cose in questo momento. Sto realizzando il senso della frase "capisci il valore delle persone, quando non ci sono più".
E io ho capito che tu sei quasi insostituibile.
Avrei voluto iniziare con te qualcosa di nuovo, una nuova vita magari. Avrei voluto conoscere i tuoi nuovi obiettivi per spronarti a raggiungerli.
Sono sempre stato orgoglioso e fiero della persona che stavi diventando, ma non te l'ho mai detto. L'orgoglio e la convinzione hanno sempre fermato le parole. Mi ripetevo che certe cose erano scontate dopo anni di relazione e, invece, non lo erano. Mi sbagliavo.
Pensavo che il tuo non volerti sfogare, fosse il classico atteggiamento della donna forte che sei sempre stata. E che, di conseguenza, non avessi bisogno del mio aiuto per affrontare determinate situazioni. Mi sbagliavo, come sempre d'altronde.
E sto cercando ancora adesso le parole giuste per dirti che ho sbagliato io in molte cose, ma non ci sei più e chissà se tutto questo ti arriva.

Esco da questa stanza troppo piena di te e salgo in terrazza. Chiudo la porta e giro la chiave.
Londra è meravigliosa, come lo è sempre stata. E questo quartiere è tranquillo come suo solito. Non un rumore in più del rombo dei motori delle macchine o degli autobus che passano di frequente.
Questa terrazza è sempre stata, la nostra zona preferita della casa. Quella che hai voluto a tutti i costi quando abbiamo comprato casa, nonostante avessi una fifa tremenda delle altezze.
Ed è proprio qui che mi sto rifugiando adesso per sfuggire a tutto. Voglio stare solo, senza vedere nessuno. Non voglio più pensare che tu non ci sei e non voglio sembrare debole agli occhi degli altri.
Mi avvicino al davanzale, ammiro il panorama. La brezza mattutina mi spettina e respiro a pieni polmoni.
Guardo in basso e mi domando come hai trovato il coraggio, dove hai trovato delle motivazioni così forti. Non so cosa pensare ancora, non so come arrivare alla motivazione principale che ti ha spinta a tanto. Ma il mio giudizio è offuscato come il cielo di questa mattina.

Vorrei tanto urlare forte dal dolore che sento, ma la mia voce è debole, risultato di troppe lacrime.
Ritorno ancora indietro nel tempo, rivedo tutto ad una velocità sorprendente. Vorrei tanto fosse tutto uno scherzo, vorrei tanto non svegliarmi più con questa consapevolezza.
Nel frattempo mi accascio, tiro le ginocchia al petto, sentendomi come un bambino solo. Prendo una sigaretta dal pacchetto nella tasca sinistra dei miei jeans e la accendo. Aspiro sentendo tutto il fumo entrare nel mio corpo andando dalla bocca ai polmoni. Per un attimo mi sento intontito, effetto di questa sostanza che erano anni non entrava più nel mio corpo. Mi sembra di essere ritornato quattordicenne, mentre facevo il mio primo tiro sentendomi grande. Ma non lo ero, e non lo sono adesso che di anni ne ho 21.
E ricordo quando cercavo di convicerti a smettere perchè ti faceva male. Ma, allo stesso tempo, amavo vedere come tenevi la sigaretta e osservare come te la portavi tra quelle labbra piene di rossetto. E riesco quasi a sentire l'odore di fumo che impregnava i tuoi vestiti, e che si confondeva sulla tua pelle con l'odore del tuo bagnoschiuma. Ed è questo la cosa che più mi ricorda te.
Ma ora non posso più osservarti.
Sono debole, solo e incompleto. E questa sarà la prima sigaretta di tante.




THE END
Salve a tutti, vi ringrazio per esservi interessati
alla mia storia, ma soprattutto per averla letto fino in fondo.
La storia è narrata dal punto di vista maschile perchè sentivo
di riuscire a esprimere le emozioni da tale prospettiva.
Io spero che vi sia piaciuta e che sia stata capita almeno in parte.
Non ho spiegato ciò che succede alla "lei" della mia storia, non ho spiegato
cosa ha fatto perchè preferisco lasciarlo all'immaginazione del lettore.
Detto questo, spero di poter conoscere i vostri pensieri riguardo questa storia,
lasciatemi dei commenti se vi va (anche negativi).
Au revoir!

   
 
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