Il
piccolo manuale su come (non)
comportarsi con una donna
Ecco
cosa
sarebbe Mordred
Pendragon se anziché frequentare Hogwarts (ormai confort
zone mia e persino sua
oserei dire) si ritrovasse a vivere a NYC. Magari con qualche taglia in
meno,
ma con gli stessi calzini bianchi.
Vai
a sinistra, sali al secondo piano – e mi raccomando attento
alle scale, a loro
piace cambiare!- e una volta lì, supera il bagno di Mirtilla
Malcontenta e
sarai arrivato in aula, tutto chiaro?
Certo,
chiarissimo, peccato che
fosse la quinta volta che ripercorreva quel corridoio, e
dell’aula ancora
nessuna traccia. Perché sempre a
me? Un
lungo sospiro lo accompagnò mentre si abbandonava sconfitto
contro ad un muro.
Doveva sempre finire così, sempre. Il solito Mordred sfigato
a cui niente
andava mai per il verso giusto.
Tutto era
iniziato quel maledettissimo
giorno in cui suo padre aveva deciso che ormai gli studi da privatista
non
facevano più per lui e che era arrivato il momento di affrontare il mondo, ragazzo mio. Certo,
e quale metodo migliore
per scontrarsi col mondo là fuori se non quello di
scaraventare un ragazzino di
appena quattordici anni in una nuova scuola – di magia per
giunta- dove gli
altri studenti, una volta fiutata la sua inadeguatezza superiore alla
media gli
avrebbero dato il tormento.
Sua sorella
appresa la notizia
della sua prossima partenza per Hogwarts aveva ridacchiato
sommessamente, non resisterai nemmeno un
giorno ad Hogwarts.
Ti dirò di più, fratellino caro, ti mangeranno
vivo. E dopotutto forse non
aveva nemmeno tutti i torti.
Era stato
ricevuto e smistato
frettolosamente, senza nemmeno potersi rendere conto di cosa diavolo
stesse
succedendo. Slytherin. Era uno Slytherin purissimo a detta del cappello
che gli
era stato posto sul capo. O e per amor
del cielo, non tornare a casa se diventi un misero Hufflepuff, sarebbe
una
disgrazia. Non aveva idea di cosa – o chi fossero-
gli Hufflepuff, ma uno
sgradevole sollievo lo avvolse una volta appresa la notizia di non
essere uno
di loro. La voce di Morgana nella sua testa iniziava seriamente a
mettere a
repentaglio la sua salute mentale. Che gli avesse fatto un incantesimo?
Nonostante
tutto, gli erano state
fornite delle piccole nozioni e un ragazzo di cui ora non rammentava il
nome lo
aveva accompagnato al suo dormitorio nei sotterranei.
Uno strano
silenzio lo aveva
accolto, mentre tutti gli occhi di quell’insolito pubblico di
ragazzini lo
fissava. Ragazzi, lui è Mordred
Pendragon, è un nostro nuovo compagno. Siate gentili con lui
e fategli capire
che qui, in questa casa, la fratellanza fra le serpi è alla
base dei nostri
insegnamenti. Un esiguo numero di ragazzi gli si era
avvicinato
presentandosi e con timidi sorrisi gli avevano mostrato la stanza dove
avrebbe
dormito.
Era un mese
che ormai era lì e
tutto sembrava ancora fuori posto. Il dormitorio, le aule, le dannate
scale, e
soprattutto le amicizie. Sin da subito si era ero conto che arrivare
così, di
punto in bianco nella vita delle persone spesso non sortiva un buon
effetto. O
se lo faceva doveva chiamarsi Morgana Pendragon e avere la
capacità di
comandare chiunque con un solo sguardo, ma a quanto pare lui non era
così.
Spesso appariva invisibile, e la maggior parte dei suoi coinquilini
aveva
amicizie ormai ben avviate, non avevano quindi molto tempo da spendere
col ragazzino-nuovo-che-studiava-a-casa. Dopo
le prime domande sul perché lui fosse arrivato al quarto
anno e non al primo,
la loro curiosità si spense velocemente e si abituarono in
fretta alla presenza
di Mordred come quella di un qualsiasi fantasma della scuola.
E
anche stavolta arriverò in ritardo, farò perdere
punti alla casa e mi odieranno
tutti.
O se non lo
avessero odiato, lo
avrebbero ignorato ancora più di quanto stessero facendo in
quel momento.
Ti
senti bene? Hai bisogno di aiuto?
Trasalì,
sbattendo violentemente
la testa contro al muro per la sorpresa. Ancora stordito si
girò in direzione
della voce che gli aveva parlato. Davanti a lui si palesava una
ragazzina
piuttosto ambigua, dai lunghi capelli albini e ricci e una strana borsa
di
pelle rosso brillante, a tratti quasi accecante.
Io?
Sì, benissimo, alla grande, grazie.
La vide
alzare un sopracciglio
bianco, piuttosto perplessa. Stai
sanguinando.
Oh,
miseriaccia. Ci mancava solo
quello. Si toccò tremante il capo, sentendo del caldo sulle
mani. Sangue. Bene,
ora era ufficialmente il più idiota della scuola. Non solo
si era fatto male
senza nemmeno sapere come, ma i suoi problemi relazionali si stavano
accentuando ancora di più. Morgana
ha
ragione, finirò solo con una marea di gatti. Per
sua fortuna la ragazza lo
stava fissando ancora stranita in attesa di una sua risposta, o della
sua
dipartita imminente dovuta alla ferita.
Vado
in infermeria, ti ringrazio. Barcollò,
alzandosi goffamente, mentre i libri che portava con sé
decisero di cadere
proprio in quel momento, per rendere la sua figura da scemo ancora
più
memorabile. Quella ragazza avrebbe avuto sicuramente un sacco di cose
da
raccontare alle sue amiche quella sera una volta riunite nel loro
dormitorio.
Hai
almeno idea di dove sia? È la quinta volta che ti vedo
girare in questo
corridoio, le prime due erano piuttosto divertenti, ma adesso inizi
seriamente
a preoccuparmi. Gli
raccolse i libri porgendoglieli con delicatezza. Io
sono Aithusa, comunque.
Mordred,
piacere. Borbottò
arraffando i libri e riponendoli sgraziatamente nella borsa.
Sei
il ragazzo nuovo, vero? Quello che ha studiato a casa? Lo vide
annuire mestamente
tastandosi la testa per bloccare il sangue. Sei
sicuro di star bene?
Mai
sentito meglio prima d’…
Puff. Un
tonfo sordo accompagnò
la sua caduta sul pavimento. Aithusa scosse la testa osservando il
corpo inerme
del ragazzo. Uomini, sono tutti
così
bambini.
Schiuse gli
occhi accecato dalla
luce che penetrava dalla finestre. Dove diavolo era finito? Cosa era
successo?
E la ragazza dai strani capelli bianchi che fine aveva fatto? Uhm, troppe informazioni, troppe
domande, la testa gli scoppiava, facendogli sbattere le palpebre
lentamente e
lasciando che il suo sguardo vacuo si concentrasse sul soffitto.
Sei
sveglio, finalmente.
Spostò
la testa leggermente sulla
sinistra, trovandovi Aithusa intenta a leggere un libro. Libro
drago dei draghi. Doveva essere proprio una tipa tosta. La
fissò per un tempo interminabile, col suo sguardo intontito
e i capelli
scarmigliati. La testa gli doleva ancora prepotentemente.
Ho
una domanda da porti.
Spara,
ragazzo dal pessimo orientamento. La
sentì ridacchiare mentre chiudeva il libro e gli prestava la
sua attenzione.
Mordred tacque, protendendosi verso di lei improvvisamente serio. Le si
avvicinò pericolosamente e le guance si colorarono di un
tenero porpora quando
con le labbra serrate e lo sguardo imperscrutabile se lo
ritrovò a poca
distanza dal suo viso. Che diavolo voleva fare?
Ma
le tue sopracciglia sono veramente così bianche?
Aithusa si
ghiacciò, per poi
diventare ancora più rossa mentre un urlo riempì
l’infermeria. Certo che
sì, idiota!
SBAM.
Il libro sui
draghi colpì Mordred violentemente facendolo ricadere sul
letto tramortito e i
passi di Aithusa risuonavano arrabbiati nella stanza.
Morgana
aveva proprio ragione,
era veramente un caso perso.
Che
dire? E anche stavolta buttiamo giù roba che non so quanto e
se effettivamente
mi piaccia. Ancora Morthusa e ancora AU!Hogwarts, ma forse forse
riuscirò a
distaccarmene. Non so se questa diventerà una raccolta, work
in progress.
Spero
che chiunque abbia letto si sia un minimo divertito. Grazie a chiunque
abbia
speso un poco del suo tempo anche solo leggendo silenziosamente questa
storiella.
See
you soon
Flitwick