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Autore: Lucrezia_95    18/08/2019    0 recensioni
Salve a tutti, sono nuova in questo fandom!
Questa storia sarà composta di tre capitoli, già scritti, riguardanti tre missing moments che ho immaginato durante la visione della prima stagione.
Melinda May e Phil Coulson provano qualcosa l'uno per l'altra, ed è impossibile negarlo, quindi mi sono chiesta "e se fosse successo altro?".
So che poi "qualcosa" succede, è la disgrazia di iniziare a vedere una serie in ritardo ma mi è piacuto immaginare questi momenti. Spero vi piaccia quello che ho scritto. Fatemi sapere!
Dal primo capitolo: "Phil Coulson ha sempre amato Melinda May, sin dal loro primo incontro, sin da quando lei era ancora sposata con Andrew. L’ha amata quella notte in Bahrein, quando si è lasciata andare, fragile, alle emozioni e lui l’ha tenuta stretta per farle capire che non era sola, che se le fosse servita una spalla lui gliene avrebbe date due. Le avrebbe dato tutto, le darebbe tutto, ma la cosa più importante che Phil Coulson possieda Melinda May l’ha già da tanti anni, solo che non se ne è mai accorta."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Melinda May, Phil Coulson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccoci al secondo capitolo, spero che il primo vi sia piaciuto. Il prossimo, e conclusivo, capitolo sarà più lungo. Spero che questi piccoli missing moments vi piacciano, mi rendo conto di avere uno stile di scrittura molto, diciamo, punteggiato in alcuni punti. Mi auguro, tuttavia, che questo non vi sia d'ostacolo nella lettura. Come avrete modo di notare i punti di vista cambiano tra questi primi due capitoli e, come vedrete, cercaranno di fondersi nell'ultimo. Se vi piace quello che leggete lasciatemi un feedback, mi farebbe davvero molto piacere.

2. Perdonami, per favore (missing moment 1x18)

«Brava. Ora fuori dal mio ufficio.»

Fa male. Fa dannatamente male, più del Bahrein, più della rabbia riportata a galla dal bastone del Berserkr, più di qualsiasi altra ferita che abbia mai riportato in missione.
Fa male e Melinda May non è la “guerriera dal cuore di ghiaccio”, come l’ha definita Lorelai, che tutti credono.
Fa male e quando esce da quella stanza, su quell’areo ridotto in pezzi, consapevole che probabilmente non riavrà mai la fiducia, né tanto meno il perdono, di Phil Coulson, Melinda May si rinchiude nella cabina di pilotaggio e non può dire di non aver visto gli sguardi perplessi dei suoi compagni di squadra al vederla passare di corsa e a testa bassa.
Si chiude alle spalle la porta, si siede, toglie i comandi manuali e riprende il controllo dell’aereo. Spera che questo possa distrarla.
Cinque, dieci, quindici minuti. Non arriva a venti che deve reinserire il pilota automatico perché le lacrime le offuscano la vista. Non è poi così insensibile come tutti credono, così poco “Calore Umano”, come l’ha definita Skye, una volta.
Lei vorrebbe tanto riavere la fiducia che non ha più, vorrebbe davvero tornare ad avere un rapporto con Phil, pensa, guardando le nuvole davanti a sé.
Continua a pensare, Melinda May, continua a farlo mentre le nuvole scorrono sotto l’aereo e può solo sperare che riusciranno in qualche modo a cavarsela nuovamente perché lei avrebbe un’infinità di cose da dire a Phil, da confessargli, ma sa che non ne avrà mai il coraggio se i suoi occhi continueranno a guardarla in quel modo. Osserva il cielo azzurro fuori dall’aereo e non si accorge di scivolare lentamente nel sonno del dolore con un altro tipo di azzurro in mente.

 
Vorrebbe non essere così tanto stanca in modo tale da riuscire ad aprire gli occhi quando sente qualcuno entrare in cabina di pilotaggio, vorrebbe avere il coraggio di mostrarsi per quello che è, una donna che ama un uomo da tanti anni, quando Phil, riconoscerebbe quel passo leggero anche in mezzo a uno scontro a fuoco e il suo profumo anche in un campo di lavanda, le toglie gli occhiali scuri da volto e le slaccia la cintura. Vorrebbe essere meno May e più Melinda quando lo sente sospirare e sussurrare, a bassa voce, “Scusa, avrei dovuto crederti. Avrei dovuto capire che non eri tu il nemico, ero troppo accecato dalla rabbia per rendermi conto che in realtà mi hai sempre protetto. Scusa, Melinda, per tutto quello che ti ho detto, per averti puntato una pistola carica contro e averti sparato. Scusa, se non sono l’uomo che vorresti che fossi. Scusa, se sono un codardo che dice tutto questo a una donna addormentata perché non ha il coraggio di dirglielo quando è sveglia.”
Vorrebbe avere il coraggio di mostrarsi sveglia quando sente una goccia caderle sulla guancia e la mano di Phil regalarle una carezza per asciugare la sua stessa lacrima.
Vorrebbe non essere così ingenua da muoversi per assecondare quel tocco, perché almeno non farebbe scappare Phil, sicuramente timoroso di doverla affrontare da sveglia.

   
 
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