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Autore: mirai hime    18/08/2019    1 recensioni
Chat Noir trascorreva molto tempo in cima alla sua torre preferita, l’imponente simbolo di Parigi: la Tour Eiffel che sovrasta la città guardandola dall’alto. Un luogo solitario a notte fonda dove un gatto nero poteva facilmente nascondersi e riflettere.
Non aveva molte pretese, aveva tutto eppure sentiva sempre di più la solitudine attanagliarlo proprio nelle ore più buie. Inspiegabilmente, però, la sua LadyBug sapeva sempre dove trovarlo e come confortarlo. E anche quella sera non era poi così diversa dalle altre.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Irritante, con quei suoi giochi di parole e quel ghigno ironico sul viso, vestito di nero e con fosforescenti occhi verdi che brillavano al buio, lui era Chat Noir. Gatto nero portatore di sventura per antonomasia, proteggeva le vie parigine dal perfido Papillon.
Fortemente attratto dalla sua compagna d’avventura, LadyBug, la sua Lady con quel completo rosso a pois neri e due codine corvine che la rendevano assolutamente splendida.
Era un piacere starle accanto: sempre pronta all’azione, mai colta alla sprovvista, altruista e in gamba. Una supereroina a dir poco perfetta.
Il pensiero di lei gli girava sempre in testa, voleva sapere chi si nascondeva dietro quel costume appariscente e avrebbe fatto di tutto per scoprirlo.
***
Chat Noir trascorreva molto tempo in cima alla sua torre preferita, l’imponente simbolo di Parigi: la Tour Eiffel che sovrasta la città guardandola dall’alto. Un luogo solitario a notte fonda dove un gatto nero poteva facilmente nascondersi e riflettere.
Non aveva molte pretese, aveva tutto eppure sentiva sempre di più la solitudine attanagliarlo proprio nelle ore più buie. Inspiegabilmente, però, la sua LadyBug sapeva sempre dove trovarlo e come confortarlo. E anche quella sera non era poi così diversa dalle altre.
***
Nella sua camera, Marinette era intenta a trafficare con matite colorate e manichini per poter creare quello che secondo lei sarebbe stato l’abito più bello di sempre. Si era ispirata alla moda cinese tradizionale e senza tempo: stoffe colorate, delicate sulla pelle eppure tanto eleganti per l’abito perfetto per un evento importante come il ballo scolastico. Lì avrebbe potuto rivedere per l’ultima volta il suo amato Adrien prima che i loro mondi non avrebbero potuto più incrociarsi.
Gli anni del liceo trascorsi tra gli amici, a rincorrere l’amore, a salvare Parigi insieme ad un gatto nero irriverente, stavano per concludersi. Per questo quell’ultima sera doveva essere speciale e indimenticabile. Voleva che il suo biondo preferito potesse vederla non come una “buona amica”, così come era stata definita, ma come la ragazza piena sorprese che era e con tanto amore sincero.
Immaginava tutto questo Marinette quando all’improvviso qualcosa la mise sull’attenti: ad una certa ora della notte, forse il suo sesto senso, la sua intuizione, non lo sapeva nemmeno lei, doveva trasformarsi in LadyBug e raggiungere la Torre. Sapeva che lì avrebbe trovato un gatto nero solitario assorto nei suoi pensieri che la stava chiamando.
Questo richiamo era addirittura più importante del suo abito e del suo Adrien? Se lo era chiesto davvero tante volte e in cuor suo aveva sempre saputo la risposta. Sì, lo era. Chat Noir aveva bisogno di lei e in fondo tra loro si era creato uno strano rapporto: entrambi sapevano sempre dove trovarsi.
 
Mentre saltava di tetto in tetto, vedeva la Torre Eiffel essere sempre più vicina, il suo cuore accelerare i battiti al solo pensiero di rivedere anche quella sera quei meravigliosi luminescenti occhi verdi. Così li aveva definiti lei: grandi luminescenti occhi verdi che nascondevano un velo di tristezza a dispetto dei giochi di parole che uscivano dalla bocca di quel gatto nero.
Forse sotto sotto a LadyBug piaceva Chat Noir e lo aveva apprezzato ancora di più durante quegli incontri notturni solo per loro, lontani da tutti e con il silenzio della notte.
 
Arrivata sulla Torre, si aspettava di trovare il gatto seduto su qualche cornicione perso a guardare chissà dove e lei sarebbe rimasta un attimo in silenzio ad ammirare la scena e soprattutto il colore verde dei suoi occhi che spiccava nel buio.
Possibile che il suo istinto si fosse sbagliato e non c’era nessuno ad attenderla su quella torre?
Si aggirava circospetta nel tentativo di scovare il gatto, ma nulla. Nessun rumore, solo il silenzio.
Con un sospiro di tristezza stava per saltare giù e andare via quando qualcosa l’aveva afferrata e portata via in un angolo della torre che non aveva ancora mai visto.
Presa dal panico, non aveva subito capito chi fosse, ma poi aveva riconosciuto al tatto il costume di pelle nera di Chat Noir e si era stretta a lui in un abbraccio.
“Allora bel gattino, cosa ti porta qui anche questa notte?”
La ragazza aveva esordito così per calmare il suo cuore e per cercare di essere sempre come l’amica fidata delle sue confessioni notturne.
Sapeva bene che Chat Noir aveva un debole per lei e che stava giocando con il fuoco ogni volta che si incontravano in gran segreto nelle notti parigine. Ma le piaceva l’atmosfera che si creava e la compagnia del gatto non le dispiaceva affatto.
A quella domanda il ragazzo in nero rispose stringendo un po’ di più l’abbraccio e facendola accomodare a cavalcioni su di lui. Voleva guardarla negli occhi e dirle ancora una volta quello che sentiva per lei. Chissà, magari sarebbe stata la volta giusta per una risposta invece di questi incontri che lo mettevano ancora di più in subbuglio.
LadyBug si era accorta di qualcosa di diverso: l’abbraccio, il modo in cui il gatto la guardava. Un’espressione più malinconica del solito.
D’un tratto lui aveva posato la fronte sulla spalla di lei e dopo un lungo sospiro, finalmente proferiva parola.
“Vorrei tanto sapere chi sei, chi si nasconde dietro questa maschera, chi è la ragazza che mi ha conquistato, che ha conquistato me: un gatto con 7 vite di cui questa forse è l’unica per cui valga davvero la pena vivere.
Vorrei sapere cos’è che ti porta sempre da me, in queste notti buie e solitarie, qui sulla cima di una torre.
Vorrei avere la mia risposta a tutte quelle volte in cui ti ho parlato a cuore aperto di quello che sento.
Ti amo davvero e non riesco più ad immaginare anche un solo giorno senza di te. Ho bisogno di sapere se c’è almeno una speranza perché di torturami i pensieri e l’anima non ne ho più le forze.”
Era stato risoluto Chat Noir tanto da lasciare senza parole LadyBug. A giocare con il fuoco prima o poi ci si scotta e forse era questo il caso. Il suo gatto preferito più debole del solito e lei lì ad essere la causa delle sue pene.
Lei, una coccinella porta fortuna che di fortuna e felicità ne aveva portata ben poca e un gatto nero che invece aveva arricchito le sue giornate. Sentiva che i suoi battiti aumentavano sempre di più e sperava ardentemente che in tutto quel silenzio questi non facessero eco. Che dire? Che fare?
Le aveva fatto chiaramente capire che quella sarebbe stata la notte della resa dei conti, forse quella della decisione più difficile.
Sotto il costume da LadyBug c’era pur sempre Marinette con le sue emozioni e i suoi sentimenti erano solo e soltanto per Adrien Agreste e non poteva ignorarli.
Era comunque affascinata da quegli splendidi occhi verdi che la guardavano languidamente in attesa, ma al tempo stesso risoluti tanto da metterla in difficoltà.
“Chat Noir non guardarmi così, ti prego…”
Cercava di fuggire da quello sguardo portando avanti delle scuse e cercava di liberarsi da quelle braccia che ormai la stavano stringendo da un po’.
“Voglio sapere chi sei.”
Ecco cosa le aveva sussurrato il gatto poco prima di sfilarle via l’orecchino con il suo Miraculous. Con quel gesto avrebbe saputo per certo chi si celava dietro la sua LadyBug.
 
Lentamente l’abito rosso a pois neri iniziava a dissolversi illuminando l’angolo in cui i due erano nascosti di un azzurro intenso: si intravedevano le mani, gli abiti, il viso scoperto di chi per tante notti era stata la sua compagna.
Ad occhi chiusi la ragazza sapeva che in fondo rivelarsi sarebbe stata prima o poi una scelta obbligata e meglio qui, al buio di una torre che per le vie parigine nel bel mezzo di uno scontro.
Cosa avrebbe pensato Chat Noir di lei vedendola e cosa avrebbe risposto lei per non ferire lui. In fondo lei amava Adrien.
Il ragazzo sgranò gli occhi riconoscendo Marinette. Accarezzava il suo viso per farsi coraggio e rendersi conto che non si trattava di un sogno: era proprio Marinette, la figlia dei pasticcieri, la sua compagna di scuola.
“Chat Noir sei deluso?”
Quelle parole erano una fitta al cuore: la ragazza che lui considerava solo un “buona amica” era la stessa persona che gli era stata accanto durante le innumerevoli lotte contro Papillon e in tutte le sue notti senza stelle. Finalmente sapeva chi era e come poteva esserne deluso.
Delicatamente continuava ad accarezzarle il viso scrutandolo per bene mentre lei si ostinava a non aprire gli occhi dall’imbarazzo.
Chat Noir sapeva bene che di lì a breve anche il suo Miraculous avrebbe esaurito le energie rivelando la sua identità per questo strinse ancora di più a sé Marinette bloccandola in un caldo bacio inaspettato.
La ragazza era riuscita soltanto a schiudere gli occhi dalla sorpresa e a vedere appena in tempo il dissolversi di Chat Noir che lasciava il posto ad Adrien.
Erano ancora stretti l’uno all’altra e con il fiato corto e il cuore a mille per l’incredibile sorpresa.
Stettero qualche minuto ad osservarsi in silenzio increduli: si erano sempre amati, ma nessuno dei due lo aveva mai saputo. Quando si dice, un vero scherzo del destino.
“Adrien, vorrei che tu mi amassi come Chat Noir ama LadyBug. Ad amarci siamo noi senza poteri e senza maschere.”
Le parole di Marinette erano pesanti come macigni, ma talmente vere e non si poteva scappare via.
“Sai, a me sono sempre piaciuti i tuoi occhi verdi anche quando diventi Chat Noir.” E aveva sorriso, uno di quei sorrisi che fanno sciogliere il cuore e sono un invito a non lasciare mai.
“La mia LadyBug si è rivelata è ho sempre detto a me stesso che a prescindere da chi si nascondesse sotto quella maschera, l’avrei amata incondizionatamente. Sono innamorato della persona che mi è sempre stata vicino.
Ma se vuoi sentirlo dire per bene, ti accontento: ti amo Marinette Dupain – Cheng.”
Marinette lo guardava intenerita e con gli occhi pieni di amore. Solo loro due, in un angolo della Torre Eiffel, con il silenzio della notte illuminati solo dalle luci cittadine. Un momento senza tempo in cui si erano svelati.
Lei si portò lentamente più vicina a lui iniziando una lunga serie di baci dalla base del collo fino a quelle labbra che tante volte aveva immaginato e che finalmente erano sue.
Era emozionata e affannata allo stesso tempo, ma anche il giovane biondo non era da meno: in quel momento si desideravano tanto ed era difficile staccarsi anche solo per prendere fiato.
C’era solo stato il tempo di un sussurro: “Adrien anche io ti amo…”
 
  
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