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Autore: kissenlove    18/08/2019    0 recensioni
Quando Amu, giovane ragazza sedicenne viene "costretta" a sposare un "bel tipo" - come lo definisce lei, chiamato Ikuto, tutto ciò che desidera è uscire viva da quella situazione incresciosa. Stare con uno sconosciuto le sembra paradossale, condividere la casa, il letto, la vita intera, ogni cosa.. ma nulla si dimostrerà semplice sopratutto quando capirà che..
Genere: Fluff, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Innamorata di Mio Marito 
capitolo 9 




 
 Che cosa succede?
Mi svegliai a causa dei raggi del sole che mi colpivano dritto in faccia. Guardandomi intorno realizzai di non trovarmi nella mia camera, e solo dopo ricordai che Tadase mi aveva ospitato a casa sua, quando eravamo usciti dalla discoteca. Dopo un po' mi resi conto di non essere da sola, un braccio attorno alla mia vita e la mia testa era poggiata su un petto nudo, che mi cullava dolcemente. Aprii gli occhi e guardai in alto per controllare chi avesse quella faccia tosta, e vidi Ikuto seminudo. Nella mia testa suonò l'allarme. 

Perché Ikuto era mezzo nudo, accanto a me?

Diedi un'occhiata al mio corpo e notai di avere solo la maglietta di Ikuto, che indossava la sera precedente, a coprirmi. Cercai di sfuggire alla sua presa, e mi sedetti sul ciglio del letto portandomi le mani nei capelli pregando con tutte le mie forze di non essere andata a letto con lui. Non ci sarebbe nulla di sbagliato, dato che Ikuto fra meno di un mese sarebbe diventato ufficialmente mio marito, ma avevamo deciso di comune accordo di tenere le mani al proprio posto. Era bastata una sbornia per inibire i miei conflitti interiori?
Un movimento ambiguo alle mie spalle mi suggerì che doveva essere sveglio, infatti poco dopo interruppe i miei pensieri facendomi sussultare. 

"Non abbiamo fatto niente, confettino." mormorò. "E devo ammettere che avrei voluto..." confessò, mentre il mio viso diventava più rosso e nel petto una sensazione opprimente. Velocemente tentai di escludere quella visione di noi nel letto. "Amo il tuo tatuaggio, è davvero singolare come scelta."

"Ikuto..." sussurrai, ma lui mi bloccò facendo scivolare la sua mano nelle pieghe della schiena. Ci misi un po' ad elaborare cosa volesse fare, ma non appena sentii la mano proseguire verso il basso, gliela bloccai e lo incenerii con lo sguardo. Non doveva permettersi di sfiorarmi una sola volta in più. Ero sobria, ma non avevo le energie per arrabbiarmi con lui in quel momento, e la nebbia nella mia testa non si diradava. Schiarii la voce, e accostai i lembi della maglia.

"Allora, come ho fatto a finire in questa situazione?" chiesi facendo riferimento alla sua maglia.

"Ti sei spogliata davanti a me e a Tadase ieri notte. Hai esordito dicendo che il vestito era troppo stretto e avevi bisogno di respirare, così ti ho prestato la mia maglia per coprirti." ridacchiò, facendomi andare nel panico.

Un momento, mi ero spogliata davanti a due ragazzi?

"Ma come ti sei permesso!?" gli urlai contro. "Non avevi nessun diritto!"

"Va bene. Avresti preferito gironzolare in mutande per tutto l'appartamento?"

"No, però non ti avevo autorizzato. Tadase... mi ha visto?"

"No. L'ho mandato via nel momento in cui hai iniziato a svestirti. Nessuno può vedere la mia futura moglie nuda, escluso il sottoscritto." sorrise, fissandomi le gambe nude. 

"Sarà la prima e ultima volta. Non ce ne sarà un'altra." misi in chiaro, prima di uscire dalla stanza e raggiungere il salotto, dove un ignaro Tadase stava guardando la televisione. Giunta alla soglia salutai il proprietario, che si voltò. "Ehi, avete dormito bene?"

Aprii le ante del frigofero per bere un bicchiere di latte fresco, dato che avevo la bocca totalmente asciutta.

"Vi siete divertiti ieri notte? Ho sentito il letto scricchiolare un paio di volte." domandò muovendo su e giù le sopracciglia. Per poco non sputavo tutto il latte contro il muro.

"Tadase perché hai dormito sul divano?" ripresi, ignorando le sue allusioni.

"Beh, non c'era posto per tutti e tre, e dato che state per sposarvi ho pensato avreste voluto condividerlo."

"Grazie, ma non ce n'era bisogno. Ti prego, possiamo non parlare del matrimonio?"

Tadase acconsentì. Poco dopo, Ikuto apparì nella stanza portandosi una mano fra i capelli scuri con fare sensuale, e si accomodò con un tonfo sul divano. 

"Mia mamma ha appena chiamato, dobbiamo andare a casa di tua nonna per scegliere il menù del matrimonio." disse con un'espressione preoccupata dipinta sul viso.

"Bene." sospirai. "Perchè sei preoccupato?"

"Oh, ho pensato che non avresti voluto vedere quella donna." rispose leggermente imbarazzato.

"Non sopporto mia nonna perché ci ha infilato in questa situazione, ma ormai siamo in ballo..."

"Quindi balliamo?" chiese.

"Sì, però devo tornare a casa per cambiarmi."

Ikuto salutò Tadase con un cenno della mano, andando a recuperare i suoi effetti personali dalla camera degli ospiti. Tadase, intanto, si era avvicinato tirandomi in un abbraccio soffocante, sussurrandomi a un orecchio che se avrei voluto, avrei messo fine alla pantomima del matrimonio; quando il mio fidanzato tornò nella stanza mi staccai velocemente, ringraziandolo per la premura che aveva, come sempre, nei miei confronti.



Il viaggio verso casa mia fu silenzio, nessuno dei due spiccicò parola. Avevo ancora addosso la sua maglia pervasa dal suo profumo, e mi ci stavo affezionando. Quando arrivammo a casa, corsi su per le scale per non farmi beccare da mio padre, con Ikuto che mi tallonava. Una volta su, feci una doccia mentre avevo lasciato Ikuto a curiosare nella mia stanza, sperando che non frugasse nei cassetti della biancheria. Quando uscii, mi diede il cambio approfittando della mia doccia, mentre io mi sedetti sul letto per aspettarlo. Mancava poco all'apputamento. Pochi minuti dopo, comparve nuovamente nella stanza. Le goccioline di acqua gli scivolavano dai pettorali verso il basso e soltanto un asciugamano intorno alla vita.

Lui gironzolava per la stanza incurante della mia presenza. 

"Vai a cambiarti." ordinai perentoria, distogliendo lo sguardo per non osservare il suo corpo. Ridendo per la mia reazione, Ikuto ritornò in bagno e indossò gli stessi vestiti. Non avevamo il tempo per andare a casa sua, e di certo non avrebbe dato nell'occhio né a mia nonna, né a sua madre. Tornammo al piano inferiore e, mentre eravamo sul punto di aprire la porta, mio padre si palesò alle nostre spalle schiarendosi la voce.

"Amu, potrei parlare un attimo con te in cucina?" urlò, indicandomi senza troppi preamboli la cucina. 

"Ma papà..." lanciai uno sguardo a Ikuto, e lui fece un cenno con la testa. Seguii mio padre titubante, mentre Ikuto aveva deciso di aspettarmi in macchina. 

"Cosa c'è?" esordii una volta soli. 

"Perché eri vestita in quel modo? E' successo qualcosa fra voi due? State davvero insieme? Che mi stai nascondendo, Amu?" mi fece un mucchio di domande. Capii subito che mi aveva vista salire furtiva ai piani superiori poco prima, e indossavo anche la maglia di Ikuto. Aveva avuto tutti gli elementi per farsi delle strane idee. 

"Papà. hai frainteso. Tra me e Ikuto non c'è assolutamente nulla! Mi ha dato la sua maglietta per non farmi dormire col vestito. Non sta succedendo nulla." cercai di rassicurarlo e speravo avesse funzionato.









Quando bussammo alla porta ad aprirci ci pensò mia nonna, per fortuna avevo infilato nuovamente l'anello, mentre Ikuto mi stringeva la vita. Ci accomodammo nella sala da pranzo per fare degli assaggi di tutte le diverse pietanze, che la nonna aveva ordinato per il ricevimento. Voleva che tutto fosse perfetto. Non m'importava molto delle pietanze che ci passavano sotto il naso, e nemmeno ad Ikuto, così ci limitammo ad approvare le scelte di mia nonna e Ayu, che erano su di giri. Poco dopo arrivarono anche Utau e Kukai, che ci presentò come suo nuovo fidanzato, lasciandomi sorpresa. Mia nonna aveva chiesto a Utau di coinvolgere un'altra persona per avere un opinione più dettagliata. Ikuto sembrava parecchio infastidito per la presenza del mio amico e strinse leggermente la mia coscia, quasi a volermi proteggere e mostrare al nuovo arrivato a chi appartenessi. Quando finimmo l'assaggio, ci spostammo sul divano in salotto per decidere il menù finale. 

Mentre discutevamo di quali piatti abbinare, lo stomaco cominciò a fare i capricci, e avvertii la nausea pungermi la gola. Era un brutto segno. Nel bel mezzo della conversazione fui costretta a scusarmi coi presenti e corsi su per le scale arrivando in tempo per piegarmi sulla tazza e vomitare. 

Sentii la porta aprirsi piano. Non ebbi neanche il tempo di controllare chi fosse, che nuovi conati mi costrinsero a rimettere la faccia nel gabinetto. 

"Stai bene?" era la voce di Ikuto. Sicuramente mia nonna l'aveva mandato a controllare la situazione.

"No. La nausea mi sta uccidendo." piagnucolai, tenendomi il grembo con entrambe le mani, mentre Ikuto mi sosteneva i capelli per toglierli dal viso e rendermi più facile il lavoro. 

"Non sarai mica incinta?" ipotizzò.

Mi sollevai di scatto. "Sei impazzito o cosa? E con chi l'avrei fatto?"

"Con me, per esempio?" 

"Impossibile. Hai detto che stanotte non è successo nulla. E poi non credo che tu sia così veloce..."

Si allontanò per prendere un asciugamano, mentre mi sciacquavo la bocca. Sentii una lacrima correre lungo la guancia e poi ne' susseguì un'altra, fino a che non cominciai a singhiozzare. Avevo paura di ricadere in quel baratro di molti anni fa. Soffro di frequenti attacchi di panico, e questo è uno di questi. 

Sentivo un peso insopportabile che mi schiacciava, e la sensazione di svenimento appesantirmi le ossa. Ikuto tornò serio, e mi fece sedere sul pavimento sedendosi di fronte a me con le mani sulle mie spalle. Eravamo l'uno di fronte all'altra, mi guardò dritto negli occhi e mi disse di respirare e chiudere gli occhi.

Dopo pochi minuti, riuscii finalmente a tranquillizzarmi, e io gli confessai della mia paura. 

"Attacchi di panico?" Annuii, abbassando lo sguardo. 

"Beh, vedrò di farteli passare allora. Non aver paura."

Non sapevo che cosa intendesse, ma quelle parole mi rassicurarono.

"Grazie." gli sorrisi timidamente. 

"Penso sia stato qualcosa che hai mangiato di sotto, perché anche Kukai aveva problemi di stomaco." rise, felice del fatto che Kukai avesse fatto indigestione. Quando tornammo di sotto, nonna chiese subito cosa mi fosse successo e insistette per farmi riposare e costrinse Ikuto a rimanermi accanto come "crocerossina". Io avevo cercato di farle cambiare idea, dicendole che era stata una banale indigestione, ma lei era stata ferma sulla sua posizione, esattamente come sul matrimonio.

"Beh, è il tuo fidanzato e futuro marito, ha bisogno di prendersi cura di te. Non divertitevi però, anche se credo che tu non sia in vena visto che stai male." disse mia nonna, prima di lasciarci soli. Ancora una volta aveva alluso al sesso. Da quando era diventato il suo argomento preferito? Per caso voleva farlo lei con Ikuto?

Era insopportabile.

Ikuto, dal suo canto, non protestò perché avremmo trascorso altro tempo insieme e si sarebbe preso cura di me, come aveva detto nel bagno. Mi chiedevo se era giusto trattarlo male, visto che stava dimostrando il suo lato sensibile.

Mi sdraiai sul letto. Anche se odiavo farlo, chiesi a Ikuto di sdraiarsi accanto a me e di coccolarmi. Avevo davvero paura di sentirmi male. Lui non obiettò e mi prese fra le sue braccia senza dire nulla. Mentre mi accarezzava il viso, sentii i miei occhi appesantirsi di colpo. 

Risi pensando che per la seconda volta in poco tempo, ero di nuovo nelle sue braccia. E stavolta non mi sarei spostata.

 
 
   
 
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