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Autore: nattini1    19/08/2019    6 recensioni
C’è una scena tagliata nella 8x19 in cui Benny confessa a Dean che ci sono delle cose che ha fatto che è meglio che lui non sappia. La brama di sangue e la solitudine sono un fardello troppo pesante da sopportare da solo e il vampiro, una volta abbandonato dall'unico amico che aveva, cede.
Scritta per la #SummerBingoChallenge del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Benny
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
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Questi personaggi non mi appartengono; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 

«Il Paradiso è qui!». Così aveva detto Amerigo Vespucci, quando nel 1503 raggiunse l’arcipelago Fernando de Noronha, una terra vergine, che manteneva incontaminato tutto il suo fascino e apriva ai marinai nuove prospettive, nuovi scenari di vita. «Il Paradiso è qui!». Così aveva detto il Vecchio, il creatore di Benny, quando nel 1932 aveva guidato la sua ciurma di vampiri all’arrembaggio di uno yacht che stava pigramente all’ancora a poca distanza dalla spiaggia dorata punteggiata da scogli, cullato dalle impetuose onde turchesi e smeraldo, ignaro di cosa stesse per piombargli addosso.

Benny aveva fatto il giro delle Americhe almeno dieci volte, una crociera lunga una vita intera in cui aveva solcato silenziosamente i mari in compagnia dei membri del suo nido seminando morte, un Inferno in terra per chiunque avesse incrociato la loro ineluttabile rotta. Poi aveva cercato di cambiare vita, pagando lo scotto con cinquant’anni durante i quali la sua anima aveva vagato per la tortuosa foresta del Purgatorio. Ne era uscito grazie all’incontro con un umano, Dean, il primo che dopo decenni lo avesse guardato con i limpidi occhi verdi pieni di fiducia. Aveva trovato il suo Paradiso solo quando si era fermato e aveva cercato di ricostruirsi una vita, l’aveva trovato solo nell’azzurro degli occhi di sua nipote Elizabeth.

Ma non era durata. Per colpa dei cacciatori, era dovuto ripartire a bordo di un rumoroso camper sgangherato che faticava a far proseguire dritto. Poteva fare qualunque cosa sotto i cieli di tutto il continente, ma quella sua libertà assoluta era avvelenata dalla precarietà e dall’indeterminatezza del suo andare; Baudelaire poteva anche aver celebrato il flâneur che vagava oziosamente sperimentando emozioni e guardando i paesaggi, ma evidentemente lui non aveva dovuto farsi i conti in tasca. Perché procurarsi del sangue al mercato nero era costoso e Benny non doveva prendere in considerazione l’alternativa, ma non sapeva fino a quando avrebbe potuto farlo.

Quando unirsi alle allegre famigliole che facevano i pic nic all’aria aperta era diventata una tentazione sempre più grande, aveva preso il telefono e chiamato l’unico numero che aveva in memoria. Stava solo passando un brutto momento, affrontare questa cosa da solo non era facile, ma presto Dean lo avrebbe raggiunto a Seabrook e il suo abbraccio avrebbe allontanato paura e solitudine. Poteva resistere.

Il telefono aveva squillato qualche giorno dopo: Dean non sarebbe venuto. Aveva chiuso la chiamata, poi si era avvicinato alla banchina, lasciandosi dietro molto più dell’ultima sacca di sangue che gli era rimasta. Il mare, con il suo perpetuo sciabordio, aveva un effetto calmante su di lui; da qualche parte aveva letto che come nell’acqua un volto riflette un volto, così il cuore dell’uomo si riflette nell’altro, ma guardando verso il basso non scorse i propri occhi azzurri e vide solo le onde di un verde torbido.

Restò lì a lungo, ascoltando il tempo che scorreva di ora in ora, finché non ci furono le stelle a fargli compagnia. Sentì dei passi che non riuscivano a essere leggeri che si affrettavano nella sua direzione e si voltò; non conosceva quella persona in particolare, ma conosceva perfettamente la categoria cui apparteneva e, quando il nuovo venuto fece scivolare una grossa lama fuori dalla giacca, si preparò a difendersi dal cacciatore.

 

***

 

Era una notte particolarmente luminosa. Gli scafi delle barche attraccate nel porto riflettevano i raggi della luna e le onde del mare mandavano spruzzi dai riverberi quasi irreali mentre si infrangevano sulla banchina. Il vicesceriffo Williams stava facendo il suo solito giro di pattuglia godendosi la brezza marina che entrava dai finestrini abbassati per assicurarsi che Seabrook, la piccola città su cui vegliava, dormisse sonni sereni. Stava quasi per tornare verso l’entroterra quando sentì un’imprecazione, urla e rumori di lotta; scese dall’auto impugnando la pistola e nell’ombra tra due barche su un pontile, scorse due uomini stavano lottando; uno brandiva quello che sembrava un macete, ma stava avendo la peggio perché quello più robusto, anche se apparentemente disarmato, era riuscito a bloccargli il polso con una delle sue grosse mani e a mettergli l’altra attorno al collo, sbattendolo violentemente a terra. Lo scricchiolare delle ossa del cranio annunciò che la lotta era già terminata. Il vincitore si accasciò seduto accanto al corpo dell’avversario.

Williams lo raggiunse: “Sono il vicesceriffo Williams, sei ferito?”.

L’uomo teneva la testa di lato, nascondendo il volto contro la spalla, immobile; gli ricordò uno degli angeli di pietra che decoravano le chiese antiche, incapaci di pendere il volo memori del peso che da secoli li opprimeva.

Il vicesceriffo vide che aveva uno squarcio nel petto; si fece avanti con urgenza, ma il ferito con un gesto repentino lo allontanò. Cercò di calmarlo: “Stai fermo, voglio solo controllare le tue condizioni” e scostò con apprensione e delicatezza i lembi della giacca: verificò con sollievo che non era un taglio molto profondo, anzi, sembrava stesse già smettendo di sanguinare.

“Non è grave, stai tranquillo” assicurò. Si tolse la giacca e la premette sul petto del ferito: “Stai fermo e resta seduto, ora chiamo i soccorsi, hai bisogno di essere medicato”.

“Non è nulla amico, non è il mio primo rodeo” sbuffò l’uomo; aveva una voce con un accento che il vicesceriffo non riconobbe.

L’uomo cercò di alzarsi con uno slancio inaspettato e provò a muovere qualche passo, caracollante come un birillo, e lo sceriffo lo sostenne e lo aiutò ad appoggiarsi a lui; restò così, ansando a un soffio da suo collo, come provato da un grande sforzo.

Dopo un momento, l’uomo si staccò di scatto da lui e tentò di nuovo di muovere qualche passo, stavolta con più sicurezza, ma Williams non poteva lasciarlo andare, quindi tirò fuori le manette, ne passò rapido una attorno al polso dell’uomo e l’altra attorno al proprio.

Fece per tornare alla macchina per usare la radio, ma l’uomo non sembrava dare segno di volersi muovere. Dato che non era in pericolo di vita, ma evidentemente sconvolto, giudicò che fosse più facile calmarlo che trascinarselo dietro: “Come ti chiami?”.

L’uomo fissò i propri occhi blu in quelli verdi del vicesceriffo; per un istante un mezzo sorriso gli increspò le labbra e poi rispose: “Mi chiamo Benny”.

“Ok Benny, ora raccontami cosa ti è successo” domandò.

Giunse una risposta molto diversa da quella che si aspettava: “Tu mi ricordi molto una persona. Qualcuno che dopo aver brandito un’arma è in grado di tendere la mano”.

“Qualcuno che ti vuole bene? Qualcuno che possiamo chiamare per occuparsi di te?” chiese speranzoso Williams.

Il tono della risposta era amaro: “Ci volevamo bene. Amavo in lui me stesso. Prendeva molto sul serio la questione dell’amicizia. Non voleva tradirla, ma si è arreso alle circostanze. Ha mandato all’aria le mie aspettative che, in un tempo non lontano, erano le sue certezze. Ma io ho paura di tradirlo anche più profondamente, se possibile”.

Williams cercò di mettere in pratica tutto quello che gli era stato insegnato per far fronte a casi come questo con persone sotto shock: “Adesso ci sono io qui con te e non ti devi preoccupare perché non hai tradito nessuno!”.

“Non ancora...” mormorò Benny. Stavolta riuscì ad alzarsi e a muoversi con più sicurezza, ma, quando provò ad allontanarsi, si trascinò dietro il vicesceriffo a cui era ancora ammanettato. Erano troppo vicini e lo erano nel modo sbagliato. Gli anelli di metallo che li univano erano deboli e sapeva che avrebbe potuto spezzarli facilmente, ma la sua gola era troppo riarsa per non essere placata e gli occhi di Williams non erano abbastanza verdi per fermarlo.

 

 

 

 

 

NdA

 

Ciao a tutti!

Vi lascio il link della scena tagliata nella 8x19: https://www.youtube.com/watch?v=Hs6MEicUeoo&fbclid=IwAR36Jl6OaTe7CLye2haniGbwp4kfenDdQl3eHfDBS2-LIAfA9jU5nyiO_9s (alla fine del video), che ha ispirato questa mia piccola storia insieme al prompt “manette”.

Tutti i riferimenti al mare sono per Spoocky: anche se non ho seguito fedelmente il prompt che mi aveva suggerito, parlare con lei mi ha dato idee.

Chi ha letto qualcosa di mio saprà quanto io ami Benny, spero di avergli reso giustizia e, se leggete tra le righe riferimenti alla bromance tra Dean e Benny, sappiate che è stato assolutamente fatto apposta!

Grazie a chi mi regala un po’ del suo tempo lasciandomi un pensiero!

   
 
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