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Autore: AmeliaRose    19/08/2019    0 recensioni
È passato un anno esatto dalla sconfitta del branco di Alpha e dalla partenza silenziosa da parte di Derek.
Stiles non si sarebbe mai aspettata un cambiamento così radicale della sua vita, cambiamento fatto di addii amari e amicizie ricucite nel dolore. Ma una visita inaspettata da parte di una vecchia conoscenza travolgerà nuovamente la sua vita e di quella dei suoi amici.
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Tratto dal ventiquattresimo capitolo:
[...] «Possiamo vederla?», domandò John in lacrime. Finalmente, ora che aveva il quadro completo della situazione, poteva fare quella fatidica domanda. Sapeva che se lei lo avesse portato a vederla subito non avrebbe ascoltato una minima parola uscire dalla sua bocca, sarebbe stato troppo occupato a guardare sua figlia, ad abbracciarla e baciarle la fronte. [...] Esme prese la maniglia della porta e guardò John negli occhi. «È pronto?», domandò dolcemente. «Si.», rispose, non stando più nella pelle nel rivedere finalmente, dopo tanto tempo, la sua amata figlia. [...]
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Genere: Commedia, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Isaac Lahey, Lydia Martin, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"Teen Wolf e tutti i suoi personaggi non sono di mia proprietà, tutti i diritti sono dei legittimi proprietari a cui ho venduto l'anima, il mio è solo un divertimento"


23. Ventitreesimo Capitolo

 
Tutto era pronto per l'arrivo degli agenti federali.
Rafael McCall aveva chiamato la sera precedente per avvisare Melissa che sarebbe venuto da lei il pomeriggio seguente per parlare con Scott, ha accennato anche al fatto che non era da solo ma che era accompagnato però da altri agenti federali.
Un'ora dopo la chiamata da parte del Signor McCall, Derek ricevette una chiamata da Theo, il fratellastro di Stiles, informandolo che con il padre di Scott sarebbero venuti anche Alex, la sua ragazza, ed un suo collega; Anche loro avevano delle domande da fare al giovane McCall, tutte che riguardavano il rapimento di Stiles e l'attività criminale gestita dagli Argent.
Fortunatamente la soffiata di Theo diede a Derek e Deaton il tempo necessario per preparare al meglio Scott.
Il veterinario riuscì a procurarsi in breve tempo una sorta di sedativo per licantropi: Una volta iniettato il liquido i poteri di Scott - come la velocità e la super forza - sarebbero stati come disattivati per poche ore dando così la possibilità agli agenti governativi di poter interrogare il giovane lupo in tutta sicurezza.
È come se momentaneamente fosse ritornato umano.
Finalmente avevano avvisato Scott del finto omicidio e del rapimento di Stiles e non sembrò affatto sorpreso.
Disse che quello era il loro piano originario, rapire Stiles per tenerla prigioniera da loro.
Volevano obbligarla a lavorare per l'organizzazione di Chris ed Allison, aggiungendo anche che se non voleva o si rifiutava di obbedire ai loro ordini sarebbero arrivati persino a minacciarla di fare del male o uccidere suo padre per obbligarla ad eseguire i suoi o i loro ordini.
Scott si vergognò profondamente di quelle parole, cominciò a borbogliare che era soltanto uno stupido debole, che da Alpha doveva essere stato in grado di non farsi soggiogare dalla droga con cui i cacciatori lo avevano sporcato.
A quelle parole Melissa non poté far altro che abbracciarlo stretto a sé mentre copiose lacrime rigavano il suo volto colmo di dolore.
Derek e Deaton si guardarono per qualche istante prima di rivelare a Scott che Stiles in realtà era stata venduta a qualcuno, sicuramente avevano fatto tutto ciò per via della sua natura e che quel qualcuno, che tanto la desiderava per il suo essere una volpe mannara, l'aveva comprata a peso d'oro data la sua rarità come se fosse in realtà un oggetto prezioso.
Scott si scrollò di dosso la madre che lo stava abbracciando e si alzò come un fulmine dal divano dal quale era seduto e sollevò il tavolino che aveva davanti sè fino a farlo cadere rovesciando con esso i bicchieri di vetro appoggiati sopra.
Derek lo fermò prima che potesse rovesciare altro e farsi del male o peggio, fare del male a qualcuno in quella stanza o nelle più vicine vicinanze.
Per sicurezza lo tenne non troppo stretto tra le sue braccia; Dapprima lo sentiva dimenarsi nella sua ferrea stretta come un topo che cercava di scappare dalla stretta morsa di un serpente, ma poi, molto lentamente, quando smise di muoversi lo sentì piangere rumorosamente.
Le sue lacrime bagnavano le maniche della sua camicia bianca e lo tenne fra le sue calde braccia finché non smise di singhiozzare e cominciava a dare segno di essersi finalmente calmato.
Derek non sopportava il dolore che aveva causato alla sua compagna, ma dopotutto era il suo Alpha.
E un vero Alpha non lascia mai da solo un membro del suo branco che ha bisogno del suo conforto e del suo aiuto.


Era ormai giunta la sera ma degli agenti federali ancora nessuna traccia.
Melissa poco dopo le cinque del pomeriggio, l'orario che il suo ex marito aveva fissato l'incontro, cominciò ad andare in ansia.
Controllava ripetutamente il cellulare, di tanto in tanto guardava se l'audio era ancora attivo e ogni volta che sentiva qualche macchina passare per la strada principale sbirciava fuori dalla finestra per vedere se prendevano la vietta per raggiungere l'abitazione.
Derek invece non era minimamente preoccupato.
Il viaggio per raggiungerli era molto lungo, senza contare che loro erano partiti da un altro Stato.
Durante il tragitto potevano aver bucato o essersi fermati in un Motel a ore per riporarsi oppure, l'ipotesi più accreditata, avevano trovato durante il tragitto un incidente che aveva bloccato la strada per raggiungerli.
Ed era possibile, poi, che il loro cellulare si fosse scaricato completamente durante il tragitto e non erano in grado di avvisarli del ritardo.
Ad un certo punto l'Alpha sentì due macchine che da lontano avevano intrapreso l'unica strada sterrata che conduceva in quel posto.
«Sono arrivati.», avvertì Derek a tutto il gruppo presente - il branco e John avevano deciso di partecipare all'interrogatorio dell'FBI.
Melissa si girò nuovamente verso la finestra e non distolse lo sguardo da essa fino a quando due fari abbaglianti non le illuminarono il volto.
Scott divenne subito teso ed Isaac, notando il suo stato d'animo, appoggiò una mano sulla sua spalla.

«Non ti preoccupare Scott, non è stata colpa tua.», disse il riccioluto con tono dolce.
In tutta risposta il ragazzo si scrollò la mano di dosso e cominciò a battere ripetutamente il piede per terra con fare nervoso.
Da fuori si sentirono rumori di portiere che sbattevano preceduti poi dal rumori di passi sul vialetto pieno di sassolini bianchi.
Deaton andò davanti alla porta e la aprì solamente dopo che qualcuno di loro bussò tre volte su di essa.
Dall'entrata si sentirono delle voci differenti salutarsi e presentarsi tra di loro e dopo qualche secondo tutti e quattro raggiunsero gli altri in soggiorno.
Il primo ad entrare fu Rafael McCall vestito nel suo perfetto completo elegante nero, dopo di lui entrò una ragazza bionda seguita da un uomo dalla carnagione scura; Derek notò che loro due portavano i stessi vestiti.
Notò inoltre che il loro odore era differente da quello dei licantropi, di quello di Theo o di qualsiasi altra creatura che avesse mai incontrato prima.
La ragazza lo guardò per qualche secondo e poi sorrise quasi divertita.

«Ogni ibrido ha un'odore diverso.», disse la bionda, aveva capito dall'espressione di Derek e da quello del suo branco cosa li turbava.
Non era la prima volta che le capitava una situazione del genere, anzi, capitava più spesso di quanto vorrebbe.
«Comunque sono Alex. Immagino che Theo ti abbia parlato di me.», si presentò porgendo poi la mano a Derek come segno di saluto e rispetto.
L'Alpha l'accetto e le strinse la mano di rimando.

«Si, mi aveva informato di te.», disse, «Quindi è vera la storia del Governo?», domandò, non era ancora convinto di tutta quella faccenda dal momento che quella notizia l'aveva solo sentita da poco.

«Ci hai di fronte con tanto di badge identificativo sulla cintura. Lei che dice?», domandò seria.

«Siete in ritardo, è successo qualcosa?», domandò Melissa preoccupata.

«Durante il tragitto abbiamo trovato una strada bloccata a causa di un incidente, un camion si è ribaltato e hanno impiegato ore per sgombrare la strada.», rispose Rafael con voce stanca mentre si passava una mano tra i capelli.
Alex spostò l'attenzione su Scott; Il ragazzo era ancora seduto ed immobile con Isaac appollaiato sul bracciolo del divano di fianco a lui.

«Tu devi essere Scott McCall. Sai, io e il mio collega...», iniziò Alex.

«Prima ci sono io!», la interruppe bruscamente Rafael, la ragazza incrociò le braccia al petto infastidita dal comportamento del suo collega, «Abbiamo molte cose di cui parlare figliolo!», aggiunse guardando suo figlio con aria severa.

«Rafael...», ma Melissa non fece in tempo a finire la frase che l'ex marito le parlò sopra.

«Niente Rafael, Melissa. Non hai idea di quello che ha fatto nostro figlio. Non hai assolutamente idea di quello che è in realtà. E non pensare neanche per un istante che non abbia da dire qualcosa anche a te!», disse velocemente, quadi tutto d'un fiato, con il tono di voce che si alzava sempre di più.
John scattò in avanti e si mise in mezzo a loro.

«Non usare questo tono con lei, non hai idea di quello che ha passato negli ultimi mesi!».
Rafael si avvicinò di più all'uomo davanti a sè fino ad arrivargli a qualche centimetro dal viso, il suo volto era paonazzo.

«Non me ne frega un cazzo di quello che ha passato, se si fosse presa la briga di informarmi di tutta la faccenda l'avrei potuta aiutare, avrei potuto aiutare ed evitare che nostro figlio diventasse un mostro!», tra i due sembrava una gara a chi urlava più forte, la voce di Rafael era molto più alta rispetto a prima, se avessero avuto dei vicini probabilmente a quell'ora sarebbero venuti a suonare al campello per intimarli di parlare con voce più bassa o avrebbero allertato la polizia.

«Agente McCall.», il collega di Alex lo chiamò con calma, stanco delle sue urla e del suo comportamento che riteneva vergognoso per un agente federale. «Questi problemi che ha con sua moglie e con il suo... Qualsiasi cosa sia, non interessano a nessuno in questo momento.», iniziò avvicinandosi a loro due e guardandoli severamente, «Abbiamo cose più importanti di cui discutere, lei lo sa bene, e il teatrino che sta facendo in questo momento ci sta solo facendo perdere tempo.».
Derek lo guardò sorpreso, fino in quel momento non aveva anche detto una parola, non si era neanche presentato e dubitava che lo avrebbe fatto fino a quando qualcuno non gli avesse chiesto le sue credenziali.
Rafael lo guardò in cagnesco per qualche secondo, non gli piaceva venire rimproverato da un agente che neanche conosceva e lo trovava molto umiliante visto il suo grado.
Alla fine si voltò nuovamente verso Scott e sospirò cercando di ritornare calmo.

«Prima la domanda più importante.», iniziò, «Sapete cos'è Scott?», domandò quasi con timore.
Se la risposta fosse stata negativa avrebbe avuto molte difficoltà a spiegare tutto quanto, probabilmente l'avrebbero preso per un pazzo.

«Certo che si!», rispose prontamente Melissa.

«È un lincantropo.», disse Isaac guardandolo.

«Ed è stato morso da mio zio Peter, Peter Hale.», finì l'Alpha.
Rafael guardò tutti e tre con la bocca semiaperta per poi fermarsi più a lungo sulla figura di Derek.

«Quindi tu sei...», mormorò incredulo l'agente.

«Si. In realtà a parte Melissa, John e Deaton lo siamo tutti.», rispose con semplicità.

«Loro fanno parte del mio branco, io sono l'Alpha, il capo.»
Rafel rimase a bocca aperta nel sentire quelle parole e guardò tutti i presenti con occhi sgranati.

«Ok... Pazzesco.», dalle sue labbra uscirono solo quelle parole, non sapeva cosa dire, sembrava - nonostante tutto quello che aveva visto nel video e le confessioni dei due agenti federali - ancora tutto così irreale.
Con pazienza andò a sedersi sul tavolino posto proprio di fronte a Scott.
«Scott, ascoltami bene, ora da te esigo solo la verità, okay?», disse con ancora del tono severo.
Scott annuì con il capo chino e con gli occhi abbassati.
«Bene. La prima cosa che voglio sapere da te è se conosci Mikel Johnson.».
Scott annuì.
«Lo sai che sei apparso in uno di quei video? Al momento non so se ce ne sono altri e se compari anche in quelli.»
Scott annuì nuovamente.
«Perché lo hai fatto? Perché aiutare quelle persone? Perché fare parte di quell'organizzazione criminale?», domandò come un fiume in piena.

«Di quale video stai parlando?», domandò Melissa avvicinandosi a loro.

«Esperimenti scientifici.», rispose senza distogliere lo sguardo dal figlio, «Loro rapivano senzatetto e puttane e li sottoponevano ai loro test, iniettando loro il sangue dei licantropi.», spiegò, «Siamo riusciti ad arrestare Mikel. Quel medico diceva che l'organizzazione di cui faceva parte voleva trovare un modo per trasmettere anche agli umani la capacità rigenerativa che hanno i licantropi per curare ogni malattia dell'intera umanità.», continuò con disgusto, «E Mikel teneva nel suo computer un video che mostrava come funzionavano i vari esperimenti, ed è stato proprio in quel video in cui ho visto Scott che si trasformava.»

«Sono riusciti nel loro intento?», domandò preoccupato Jackson.
Rafael scosse la testa.

«Scott era stato drogato dagli Argent. Tutto quello che ha fatto lo ha commesso sotto l'effetto di quella sostanza.», disse Derek guardando Scott con l'amaro in bocca.
Scott non aveva mai accennato, neanche una volta, a quella faccenda.
Guardò Alex e non la trovò per niente sorpresa dalla rivelazione dell'agente McCall, probabilmente lei e quelli del Governo dovevano già saperlo.
«Voi lo sapevate?», domandò l'Alpha ai due agenti.

«Ci era arrivata una soffiata su un laboratorio gestito da medici reclutati dai cacciatori. Inoltre in quella zona erano scomparsi un sacco di licantropi. Non poteva essere tutta una coincidenza.», rispose Alex confermando la teoria di Derek.

«È vero?», domandò Rafel al figlio, «Hai fatto tutto quello sotto l'effetto della droga?».
Scott annuì.
«Questo cambia di gran lunga le cose.», mormorò.

«Scott.», lo chiamò dolcemente Alex, «Ti ricordi l'indirizzo degli altri laboratori?»
Scott annuì ancora.
«Bene, ti andrebbe di scriverlo sul mio taccuino?», chiese mentre tirava fuori dalla tasca interna della giacca un piccolo taccuino in pelle e una piccola penna nera.
Scott annuì nuovamente ed allungò una mano verso di lei e prese il necessario per poter scrivere tutto ciò che sapeva.

«Immagino che farete pulizia.», disse Rafel spazientito.

«Te l'ho abbiamo detto dall'inizio agente McCall. Noi in questo caso abbiamo la priorità. Il Governo non vuole fare sapere al mondo che esistiamo, i tempi sono ancora prematuri, ed è nostro compito fare sprarire tutto prima che qualche giornalista ficcanaso scopra tutto portando il caos ovunque, nelle strade e nelle proprie abitazioni.», disse, «Nessuno si fiderebbe più del prossimo per paura.».
Scott passò il taccuino  e Alex lo lesse velocemente per poi riguardarlo con un sorriso.
«Ottimo Scott, sei stato bravissimo. Abbiamo bisogno che tu scriva ancora qualcosa di importante: Ti ricordi anche dove sono localizzati i punti di ritrovo dei cacciatori?».
Scott allungò nuovamente la mano e prese il taccuino e la penna, girò pagina e in fretta riempì una pagina con una decina di indirizzi.
Ripassò il taccuino ad Alex, dopo un'attenta letta lo passò al suo collega che uscì svelto dalla casa.
Probabilmente era andato ad informare i suoi superiori delle informazioni appena ricevute.
Alex guardò nuovamente Scott prima di ritornare a parlare.
«Non hai idea di chi abbia comprato Stiles?», domandò a bruciapelo.

«No.», rispose per la prima volta all'agente, «Non mi occupavo di quelle cose... Delle vendite.»
Alex si avvicinò di più a lui.

«Cerca di fare un ulteriore sforzo. Sei sicuro di non avere mai neanche visto o sentito parlare di una persona molto ricca che aveva commissionato il suo rapimento agli Argent?», domandò speranzosa.

«Come ho già detto prima, io non mi occupavo di quelle cose. Non mi facevano mai presenziare ai loro incontri.», confessò.
Alex a quelle parole assunse un'aria molto sconfitta e incrociò le braccia al petto.
Nella stanza calò il silenzio; John, Melissa, Rafael ed Isaac continuavano a guardare Scott mentre il resto del branco - e Deaton - si guardavano tra di loro sconvolti.
«Il collezionista.», mormorò Scott spezzando il silenzio che si era creato.

«Come scusa?», domandò Rafael confuso.

«Il collezionista... Ora che ci penso mi ricordo che Chris lo citò una volta sola.», rispose, «Ricordo che era frustrato perché non riusciva a reperire quello che lui aveva chiesto e pagato al Chilogrammo.», rivelò.

«Ricordi altro? Anche la più piccola e stupida informazione può andare bene.», disse speranzosa l'agente.

«No.».

«Prima che Scott recuperi tutti i ricordi ci vorrà del tempo vista la lunga esposizione alla sostanza stupefacente.»

«Capisco.», rispose combattuta, «Nel caso dovesse ricordare qualcosa chiamatemi immediatamente.», disse allungando a Derek il suo bigliettino da visita.
Derek lo prese e lo guardò per poi metterselo in tasca.
«Conosci le condizioni di Allison?», domandò Alex.
Ora tutti la guardavano, non capivano a cosa si riferisse.

«Quali condizioni?», domandò Scott alzando lo sguardo verso di lei.
Alex impiegò qualche secondo prima di rispondere, non sapeva come dirglielo.

«Allison in questo momento è incinta.»

«Incinta?», domandarono a gran voce e all'unisono Melissa ed Isaac.

«Non è mio.», disse Scott con sicurezza.

«Ne sei proprio sicuro?», domando Alex.

«Si.», rispose, «Io e lei non avevamo più avuto rapporti dopo», si interruppe all'improvviso, scosse la testa e ricominciò svelto a parlare, «So che a volte si vedeva con qualcuno di qui. Lo conoscete credo bene, era Connor.»
A Derek per poco non cadde la mascella dallo stupore.

«Connor il fidanzato di Stiles?», domandò Derek incredulo.
Scott annuì.
John si passò una mano sul viso sconvolto, non se lo sarebbe mai aspettato un risvolto del genere.
Il collega di Alex rientrò in casa e li raggiunse con ancora il telefono in mano.

«Ci aspettano, tra poco faranno irruzione in un laboratorio qui vicino, stanno preparando la SWAT.», disse una volta arrivato al suo fianco.
Alex annuì e guardò nuovamente Scott.

«Torneremo di nuovo a parlare con te. Cerca di ricordare il più possibile, i tuoi ricordi potrebbero salvare delle vite.»
Scott annuì e Alex, dopo un breve cenno di saluto, uscì di casa con il suo collega per poi andarsene con la loro auto.


Lydia stava tornando a casa dopo una lunga giornata passata a studiare in biblioteca.
Era esausta, da quando Stiles era stata rapita non dormiva più bene la notte.
Non faceva altro che rotolarsi nel letto mentre agghiaccianti urla e scene sanguinolente popolavano i suoi sogni.
Alla radio i notiziari riempivano l'auto con le previsioni del tempo e Lydia, scocciata, la spense.
Un camioncino bianco sbucò all'improvviso alla sua destra tagliandole la strada e la ragazza fece appena in tempo a frenare e bloccare la sua auto prima dell'inevitabile.
«Bastardo guarda dove vai!», urlò la rossa a pieni polmoni, ma ormai la vettura era così lontana da non comparire più sul suo specchietto retrovisore, non c'era più la possibilità che lui o lei l'avesse sentita sbraitare.
Con il cuore che batteva all'impazzata guardò da dove era uscito il furgoncino  bianco e notò una persona in mezzo alla strada non tanto lontana da lei.
Da come si muoveva non sembrava molto convinta di come ci si muoveva e tanto meno di dove si trovasse in quel momento.
Lydia riaccese l'auto, che nel frattempo si era spenta, e svoltò a destra e si avvicinò a quella figura.
Più si avvicinava e più dettagli riusciva a notare: capelli corti, forme che ricordavano molto quelle femminili, il corpo avvolto in un vestito leggero forse di cotone bianco, riusciva a vedere che si teneva le braccia avvolte nel busto come per proteggersi dal freddo ed era scalza.
A neanche un metro di distanza Lydia fermò l'auto e scese lasciando la portiera aperta per darle una facile e veloce salita nel caso quella persona si fosse rivelata pericolosa per lei.
«Hey, va tutto bene?», domandò ad alta voce all'individuo davanti a lei in modo che la potesse sentire, «Ti sei persa?», chiese guardandosi attorno alla ricerca di un'altra persona che la potesse aiutare, ma era sola, tutte le luci delle case erano spente e i proprietari a dormire.
Nemmeno un cane si vedeva gironzolare lungo i marciapiedi.
Decise di avvicinarsi e più le si avvicinava e più quella persona le sembrava familiare.
Quando la raggiunse, con mano tremante, le toccò delicatamente la spalla e quella persona, sentendo quel contatto, si voltò verso di lei.
Lydia voleva urlare, quella persona che aveva davanti era Stiles.
Ma la ragazza sembrava non riconoscerla.
«Stiles!», urlò la rossa prendendo il suo volto tra le mani.
«Stiles, sono io, Lydia!».

«Sai dove sono? Dove mi trovo?», chiese Stiles con un filo di voce.

«Stiles.», piagnucolò Lydia incredula.
La giovane volpe le diede le spalle e cominciò a camminare in avanti barcollando e mormorando sempre quelle parole.

«Sai dove sono? Dove mi trovo?».

Angolo Autrice:
Eccoci di nuovi qui con il nuovo capitolo.
Come vi è sembrato?
E secondo voi cosa capiterà ora?
Ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite, tutte le persone che hanno letto e recensito i capitoli di questa storia e, ovviamente, tutti i lettori silenziosi.
A presto, spero.
 
   
 
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