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Autore: Barbra    22/08/2019    0 recensioni
Questa fanfiction è un crossover tra l'Universo di Pokémon Adventures (il manga) e l'Universo di "Avatar, the Legend of Aang"/ "Legend of Korra". La storia si svolge, secondo la cronologia Pokémon, dopo gli avvenimenti di Sole e Luna. Secondo la cronologia di Avatar, dopo la morte di Korra e la nascita della sua successiva reincarnazione.
DAL TESTO: Il Maestro dell'Aria Meelo scese dalla tribuna dei giudici e si diresse verso la sedicenne senza una parola.
Era stato chiamato per controllare che la sua allieva non “sporcasse” la Prova dell'Acqua applicando tecniche del Dominio dell'Aria per tenere d'occhio gli avversari. Sapeva bene che la cieca, nel cui mondo non esistevano né forme né ombre, avrebbe usato il Senso del Sangue al posto del super-udito che i montanari le attribuivano. Tuttavia, non si aspettava uno scivolone così clamoroso da parte sua. || NOTA: canon-divergent || PERSONAGGI PRINCIPALI (non in elenco): protagonista OC, Sird (pg esclusivo del manga), Lunala, Giratina (Pokémon); Raava e Vaatu (Avatar). TERMINATA
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Arceus, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Manga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avatar e Pokémon'
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24. TERRA





Al suo risveglio, Gong si era trovata il suo muso posato in grembo. La Sawsbuck che aveva ospitato Xerneas e le aveva risparmiato una brutta fine era rimasta in attesa accanto al suo letto per tre giorni. Lei era stata solo una complice involontaria dell'operazione.
Gong l'aveva chiamata Meili, “Bella”.
Randal, Ondine, Kokachin, Ming, Archie e Chingling erano stati lasciati a Kanto, nel Bosco Smeraldo.
Il Team Galassia l'aveva isolata, perché non trovasse il coraggio di scappare. Per il trauma psicologico subito aveva momentaneamente perso tutti i suoi poteri, perciò non sarebbe andata da nessuna parte senza la sua squadra. Meili, da sola, non sarebbe riuscita a superare le loro contromisure.
Gli umani che vivevano in quell'edificio erano incredibilmente silenziosi. L'impressione era di trovarsi in monastero durante le ore di silenzio obbligatorio. Gong provava a parlare con loro, ma nessuno aveva il permesso di risponderle. Fu quasi sollevata quando una ragazza di nome Mars venne a farle visita in infermeria. Non era proprio sua coetanea, era una diciannovenne, però aveva una conversazione leggera e un modo di fare fin troppo espansivo. Alcune delle sue battute erano agghiaccianti, rideva ipotizzando possibili rapine o rapimenti necessari a garantire la sopravvivenza del Team. Dopo aver parlato a ruota libera per mezz'ora, le aveva chiesto di entrare nel Team Galassia. Lei aveva dei poteri rari ed interessanti e sarebbe stata di grande aiuto, soprattutto adesso che Cyrus ed Eris se n'erano andati.
Gong aveva tremato al pensiero di aver perso per sempre le sue abilità. Se l'avesse ammesso davanti a lei, probabilmente l'altra ragazza così abituata al crimine l'avrebbe fatta eliminare dai suoi amici silenziosi. Quindi doveva prendere tempo.
«Posso pensarci?».
La rossa l'aveva guardata come se fosse pazza. «A cosa...?».
«Alla tua proposta. Io non so se me la sento di lavorare con voi».
«Oh... no, no... non era una proposta. Sono venuta a dirti che tu rimarrai con noi per aiutarci... e basta. Dove pensi di andare, altrimenti? Sei messa peggio di me e Saturno!».
Il concetto di libera scelta era estraneo al loro gruppo.
Lei, Silver, Xerosic, Lysandre e Diantha erano stati coinvolti loro malgrado. Mars e Saturno, quando la scelta era caduta su di loro, erano due bambini di otto anni. Troppo piccoli per capire cosa stessero facendo. Ciò riduceva il nocciolo del team a Jupiter, Cyrus e Sird. Ma Jupiter poteva essere un androide e Cyrus aveva avuto tanta sfortuna coi genitori adottivi da poter contare solo sulla madre biologica. Sird, a sua volta, era stata raccolta dalla strada e portata su un piccolo pianeta alieno viaggiando per distanze troppo difficili da pensare, dove neppure il tempo poteva raggiungerla. E quel puntino di pianeta, così diverso dal suo luogo di nascita, lei non lo sentiva suo. Ogni passo manteneva intatta l'impronta di Azelf.




 
Nel Mondo Distorto

 


Gong aveva passato la vita in monastero ad esercitare le sua tecniche di meditazione. Korra aveva ordinato che lo facesse. Anche con i Domini fuori uso, sforzandosi un po', era riuscita a lasciare il suo corpo fisico e discendere nel Mondo degli Spiriti, il Mondo Distorto.
Il suo territoriale Guardiano non le venne incontro né per aggredirla né per chiederle informazioni.
Lo trovò immobile, raggomitolato su una grande piattaforma, come se gli avessero affondato una lama nel corpo e dovesse proteggere la ferita. Rimuginava con gli occhi persi nel vuoto. Benché non sapesse piangere né mostrare correttamente le sue emozioni, aveva preso molto male la morte di Lunala. Non reagì all'arrivo di Gong.
La Specialista Folletto Valerie, meno coinvolta dal lutto, era rimasta con lui per assisterlo. Non parlava molto, si limitava ad accarezzarlo ed incoraggiarlo a mangiare.
Dopo un lungo silenzio, il demone mormorò soprappensiero: «Me l'ha tolta perché sono stato un vigliacco. Per questo l'ha ammazzata: per punirmi».
«Mi sembra un po' eccessivo...» obiettò la monaca.
«No! Tu non conosci Arceus! Io ho cercato di scappare, e lui... lui se l'è presa con chi ho lasciato indietro! Con Raava, con Lunala, e persino con quel piccolo sgorbio di Cosmog e con te! Non dirmi che non ti ha tolto qualcosa, stupida scimmia da monastero...!».
«Ho i Domini bloccati. Ma non è un problema: Raava li ha trasferiti a me fin da quando esisto, perciò non dipendono da lei. Li perderei solo se morissi, perché non potrebbero passare alla mia reincarnazione...».
«Splendido. E cosa pensi di farci? La tua Forma Avatar non esiste più, perciò te la caveresti contro un Rattata o uno Zubat, non contro un Leggendario. Arceus ti ha resa inoffensiva. Sei forse troppo stupida per accorgertene?».
Gong rimase sinceramente offesa. Valerie doveva essere una santa per rimanere lì con lui.
«Come non detto. Io torno su. E forse è meglio se non mi rifaccio più viva...».




 
A Sinnoh




La vita nella Sede Galassia era semplice, ma estremamente monotona.
Due nuovi comandanti sostituirono Eris e Charon, il vecchio scienziato criminale escluso dal Team e detenuto in un carcere di massima sicurezza. Il posto di Cyrus restò vacante. Lui e sua sorella Eris erano scomparsi, nel Bosco Smeraldo di Kanto e si erano allontanati insieme senza lasciare ordini, facendo perdere le loro tracce. Dal momento che il computer centrale non era stato inattivato, il team Galassia rimaneva operativo anche senza di loro.
A Xerosic, nuovo scienziato ufficiale del Team Galassia, toccò il nome di Oberon, satellite di Urano.
Gong riusci con suo grande sollievo a sbloccare il Dominio della Terra e ottenne il nome latineggiante di Terra. Fu obbligata a tingersi i capelli di verde scuro e a farsi pettinare in modo eccentrico, perché quella era un'ossessione di Mars.
A lavoro ultimato, toccandosi i capelli con le dita, si convinse che la sua testa sembrasse un Bretzel. Ma il problema era solo estetico, non pratico. Non sarebbe stata lei a riprodurre l'acconciatura ogni mattina e a ravvivarla ogni due ore, ma gli androidi. E sempre loro l'avrebbero aiutata a indossare e togliersi la divisa, a truccarsi e struccarsi, lavarsi e prepararsi per la notte. Erano invadenti.
Come nelle migliori gabbie d'oro, qualsiasi contatto con l'esterno, non giustificato da una missione trasmessa al computer centrale, era fortemente scoraggiato. I Comandanti non potevano allontanarsi se non per un breve periodo, le loro “orbite” erano obbligate. Alla fine, sarebbero sempre tornati lì.
Per questo Saturno era diventato così pigro e Mars così annoiata. Jupiter era l'unica a sguazzare in quel nulla. Lo scorrere delle sue giornate tutte uguali non le lasciava segni.
Il Comandante Saturno aveva finto di apprezzare il look della nuova arrivata e aveva cominciato a darle attenzioni, sperando in una reazione di Mars. Di fronte al suo disinteresse, si era tenuto il ripiego. Non era un brutto ragazzo, ma gli mancavano la bellezza e il fascino del grande pianeta che si era scelto.
Saturno e Terra avevano finito per darsi appuntamento in un anonimo corridoio della Sede Galassia.
I primi venti minuti dal loro arrivo furono disastrosi: lui giocava con una specie di cellulare e lei stava zitta e ferma pensando a come rompere il ghiaccio. Di tanto in tanto si toccava il Bretzel verde sulla testa per sistemarselo. Non c'erano sedie né divani e il contatto fisico tra loro era inesistente.
«Mars dice che ti chiami Yoshihiro. Jupiter dice che ti chiami Seong-hun. Chi delle due ha...?».
«Mars».
«Sono nomi parecchio diversi...».
«Sono gli stessi caratteri letti in due lingue diverse. Come Shan e Yama».
Il ragazzo le parlava distrattamente. Appoggiato con le spalle al muro, non staccava gli occhi dalla sua console portatile.
«Però Saturn suona più simile a...».
Fu interrotta. Saturno sembrava irritato. «Puoi evitare di parlare? Sto sfidando il boss del livello!». Aveva messo in pausa solo per farle capire che avrebbe continuato a giocare. Un appuntamento non era un buon motivo per far aspettare il boss del livello.
La cieca, offesa, si chiuse nel silenzio. Tornò all'attacco dopo due minuti. «Per quanto tempo siete stati sotto copertura a Kalòs?».
«Un paio d'anni».
Premette una combinazione di tre tasti per rilasciare più energia.
«E quanti giochi hai comprato?».
«Non lo so... non li conto».
Mentre scappava fu colpito da un raggio rosso.
«E quante ragazze hanno accettato di uscire con te?».
Il giovane mise di nuovo in pausa. Arrossì. «Le Kalosiane sono difficili e io dovevo nascondermi dall'interpol. Una volta, un signorotto sessantenne ha provato a rimorchiare me e Mars insieme. Diceva che ci avrebbe pagato. Conta, come conquista? Caspita, se sei cattiva!».
«Ma tu hai davvero vent'anni?».
«Diciannove».
«Ti comporti come un dodicenne. Vuoi che dica in giro che mi hai invitata e che menta sulle tue avance? Mi stai usando per coprire il tuo orientamento sessuale?».
«Chi... aspetta... il mio orientamento cosa...?!».
Finalmente, aveva perso interesse per il vedeogame.
«Quando mi hai invitata, Oberon ha chiesto a Mars se voi due foste mai stati una coppia. Lei si è messa a ridere e gli ha domandato se scherzasse, perché tu sei completamente omosessuale. A tredici anni avevi una cotta per Cyrus».
Il ragazzo la fissò senza parole, la bocca semiaperta e gli occhi a mandorla sgranati. Tacque per elaborare una difesa. «Il Maestro Cyrus è un uomo geniale» cominciò. «È la persona più intelligente nata a Sinnoh nell'ultimo secolo, e credimi, qui la concorrenza è spietata... però... io non... non ho fantasie su di lui, e non le avevo neppure a tredici anni!».
«Sei convinto che Cyrus sia l'uomo più intelligente di Sinnoh. Come fai a dirlo? Sembra una questione sentimentale...».
«Non lo è. Tu non lo hai conosciuto: Cyrus è l'uomo più geniale della terra».
Silenzio. Terra non era molto convinta.
«La nostra tecnologia, la tecnologia Galassia...» spiegò Saturno, «...non l'ha inventata lui, non l'ha creata da zero... ma l'ha resa utilizzabile per noi comuni mortali, e non si tratta di un progetto semplice e low-tec come Grey Flower. Io non ci ho capito niente, Charon non ci capiva niente... e persino la madre biologica di Cyrus, quella Sird, che è una cervellona aliena ed ha accesso a una galassia di informazioni precluse ai terrestri, ha ammesso di perdersi più o meno a metà. L'unico che sappia venirne a capo, oltre a Cyrus, è Arceus».
«Sei sicuro di non avere ancora una cotta per Cyrus? Hai paragonato la sua intelligenza a quella di un'entità sovrumana che fabbrica Universi. Quindi lo ritieni un dio, più o meno».
«Ma no! Non esageriamo! Dico solo che...!».
Silenzio.
«Cavolo, Yueguang... tu hai già avuto appuntamenti? Sono tutti scappati per la paura dopo cinque minuti?».
«Ti faccio paura?» gli domandò con una certa curiosità. Neppure Grimsley si era mostrato del tutto a proprio agio con lei. Temeva la sua ira, e non per motivi sentimentali.
Saturno non riusciva a risponderle. La ragazza profumava fin troppo, e ora quel profumo dolce gli saturava le narici. Non era raffinato, la faceva sembrare un dolce al limone, ma l'istinto era quello di leccarle il polso o il collo per scoprire se fossero zuccherati. Una mossa del genere, nella sua esperienza, gli sarebbe costata un ceffone.
I suoi occhi verdi fissavano interrogativi un punto al di sopra della sua spalla.
«Paura? Nah...» fece Saturno.
Mentiva: se fossero stati a cena, si sarebbe volentieri nascosto sotto il tavolo. Si augurava di essere imbranato solo con Mars, e invece era così un po' con tutte.
Gong si lasciò bastare la sua risposta e scrollò le spalle. «Stiamo parlando, almeno. Sai, io ho un fratello... un fratellastro, in realtà... che è più strano di tutti voi messi insieme. Si chiama Thao, passa la vita in manicomio, ogni tanto esce perché la mia famiglia è ricca e potente, però poi ritorna dentro perché è pericoloso. Io, da piccola, ho perso la vista per un avvelenamento bollato come accidentale. Una vecchia cameriera è stata accusata di aver confuso i flaconi, ma lei sosteneva di aver controllato e che qualcun altro avesse messo il veleno nella boccetta della medicina di proposito. Anche perché quella particolare sostanza non doveva essere in casa. Thao mi ronzava parecchio intorno, nei giorni della febbre. A Ba Sing Sé gira la voce che sia stato lui a procurarsi il veleno e scambiarlo con il farmaco, convinto che potesse liberarmi dagli Spiriti Maligni. Io non dovrei saperlo, però in giro la gente parla, purtroppo».
Non era una conversazione leggera, non andava bene per un primo né per un secondo appuntamento. Ma almeno, Saturno aveva smesso di dedicarsi al videogioco. «Vieni da una di quelle famiglie strane in cui i fratelli si ammazzerebbero a vicenda per l'eredità? Stai scherzando...?».
Lei scosse la testa. «Per niente. Ma l'eredità non c'entra. Mio fratello Thao è schizofrenico e nessuno l'aveva capito: anche prima del mio avvelenamento, era un tipo solitario e molto, molto chiuso in se stesso».
Saturno la guardò come se pensasse a qualcuno in particolare. «Solitario e molto chiuso in se stesso, dici...?».
Gong annuì ignara. Lei non conosceva Cyrus.
Poi si toccò l'orologio da polso e si accorse che era già passata mezz'ora da quand'era arrivata. Avevano parlato solo negli ultimi cinque minuti, ma il tempo non faceva sconti.
«Mi sa che dobbiamo tornare ai nostri posti».
Il giovane dai capelli blu sventolò la sua console portatile. «Tu devi, perché sei una matricola. Io devo finire il livello».
«Guarda che lo dico a Jupiter».
«No, non glielo dici».
Gong sbuffò e girò i tacchi solo per dargli le spalle. «Beh, allora tu resta qui a fare schifo. Fammi sapere quando ti trovi una ragazza. Io non sono una matricola, sono un Comandante, e sto andando a lamentarmi da Jupiter».
«No, ma dai! E se ci presentassimo entrambi in ritardo? Fammi finire qui, poi ci dividiamo la ramanzina a metà».
«Sei un bamboccio!» lo sgridò la cieca. «Ma chi pensi che sia Jupiter, la maestra?!».
Saturno si strinse nelle spalle. «Sono arrivato qui a otto anni. All'inizio, per me lo era».





 
A Johto




«Conosci la teoria memetica?».
«No».
«La teoria memetica paragona i modelli culturali a parassiti in grado di infettare le menti. Le unità funzionali culturali, dette memi, tenderebbero a replicarsi e passare da un individuo all'altro o da una generazione all'altra come dei virus. L'ospite può dedicare la vita alla loro diffusione, arrivando a morire pur di garantirne la sopravvivenza».
«Interessante. Per questo sei arrivata ai ferri corti con gli Unoviani? Hai sputato sulla loro cultura della Verità e degli Ideali paragonandola a una malattia?».
«Io sono ai ferri corti con un Unoviano. E decisamente non per la memetica, no».
Il cellulare di Silver vibrò.
Letto il messaggio, il giovane parve sinceramente dispiaciuto.
Sird si allarmò: «Oh no... cos'è quella faccia?! C'è un'altra festa a cui non sei stato invitato per colpa mia, corvetto?».
«Stavolta non è Gold. È Blue: spera che io stia passando un buon Halloween, perché lei avrebbe voluto festeggiarlo con Luna ma non può».
«Batte ancora su quel chiodo...?! Dammi il telefono: le rispondo io. Di nuovo. Ma stavolta scendo nei dettagli, così magari si convince».
Silver esitò prima di cederle il cellulare. L'idea che sua sorella e la sua ragazza si odiassero lo amareggiava, quella che prendessero il vizio di insultarsi a vicenda gli metteva terrore.
Per sua fortuna, la spiegazione si Sird parve innocua.
Della Lunala amata da Arceus, si sapeva che era già morta all'incirca diecimila anni prima, ma per una fortunata serie di eventi era stata resuscitata dal Primevo, il quale l'aveva presa subito come compagna nonostante non la conoscesse. Secondo la versione più accreditata, suo fratello Solgaleo si era preso la briga di trascinare il cadavere di lei dall'Ultra-Universo o dall'Ultra-Corridoio attraverso i mondi, in un lungo pellegrinaggio, fino a trovare in Arceus l'aiuto di cui aveva bisogno per riportare una defunta tra i vivi.
L'identità dell'assassino di quella Lunala, sempre secondo le ricostruzioni, era così scontata da non richiedere approfondimenti: Necrozma, il Pokémon Prisma eternamente assetato di luce.
Ma le ricostruzioni erano errate, perché era errato il punto di vista. Anche i Leggendari soffrivano di pigrizia intellettuale.
L'unico viaggio compiuto dal Solgaleo in questione, assieme alla minuscola carcassa della sorella ancora troppo giovane per essere una Lunala, era stato attraverso il tempo. Un salto all'indietro di diecimila anni, reso possibile dall'intervento di una terza parte dimenticata: il Pokémon Tempovia Celebi.
Nel passato, i due fratelli si erano uniti per generare se stessi. Ossia una coppia di Cosmog identici che le esperienze di vita avevano reso molto diversi. Il più precoce era diventato il Solgaleo che Sird aveva scovato sul Monte Argento. L'altro, il Cosmog ferito nel raptus di follia del “padre”, aveva preso il nome di Luna ed era stato influenzato dalla mente di Blue, Silver e Gold tanto da conservarne un'impronta inconscia nella propria anche da adulta. L'impronta che Solgaleo aveva riscontrato nella Lunala che credeva sua madre.
Il viaggio nel tempo a cui avevano assistito aveva chiuso il cerchio: i due figli del Sole e della Luna, tra loro identici, erano in realtà figli e genitori di se stessi. Era paradossale, ma le leggi fisiche “lasse” di quel Sistema di Universi costruito da Arceus, che permettevano di viaggiare nel tempo in entrambi i sensi, lo rendevano possibile.
Di solito, Sird non parlava così tanto. Il suo messaggio vocale rivaleggiava per lunghezza con quelli di Gold nelle sue giornate migliori. Blue, dall'altra parte, dovette ascoltarlo tre volte.
La sua domanda fu: «Che motivo aveva Arceus di far eliminare la sua compagna una seconda volta? Perché non l'ha salvata?! Non era necessario che morisse anche da adulta! E cosa c'entra Mew? Voglio dire... è lo stesso Mew che conosciamo?!».
«In ordine: non lo so, non lo so... non lo so... e non lo so» rispose l'altra donna. «Rettifico: l'ultima era un sì. Se il Mew che conoscete è quello che sta girando tutto contento intorno a Mewtwo per aiutarlo a proteggere il feto, perché sostiene di essere lui quel feto e di ricordare questi giorni in sogno, allora sì. Però vi avverto: Mew è parecchio strano, direi oltre il limite della follia. Se voi capiste il suo codice ve ne accorgereste. Potrebbe essersi convinto di cose non vere. Potrebbe credere di essere chi non è. Buon anno nuovo».
Inviò.
Finalmente, Silver poté riavere il suo telefono. L'aveva invitata a cena a casa sua per non dover uscire in maschera. Dopo tutto quello che aveva passato da bambini, lui e sua sorella detestavano mascherarsi. Ma non aveva idea che la sua ragazza contasse i giorni dell'anno a partire da quella data. «Siamo ad Halloween. Festeggi il Capodanno Kalosiano? Perché?».
Lei si strinse nelle spalle. «Perché no?». Dunque si schiarì la voce. «Io... lo so che non vuoi che io prenda un aereo per Kalos e vada a ballare attorno a un falò, però ho preparato un regalo per Sneasel. Con oggi inizia ufficialmente il periodo delle lunghe notti. In un certo senso, è la festa degli Spettri e dei Tipo Buio. Quindi...».
Prese in mano una Pokéball e la attivò. Ne uscì un altro esemplare di Sneasel. L'orecchio rosso simmetrico all'altro, corto, rivelava il suo genere: era una femmina.
«Questa è Sally».
Lo Sneasel si Silver saltò sulla tavola apparecchiata per prendersi un pezzo di pane. Glielo offrì e Sally lo accettò. Per molti Pokémon, tutto ciò che si poteva mangiare era più gradito dei diamanti.
Sneasel la prese delicatamente per un polso e la portò in giardino, perché il sole era già tramontato e il cielo notturno era più gradevole della luce artificiale.









 






NOTA: capitolo di passaggio così ci metto un po' di respiro tra questa parte e la successiva (più corta della prima, promesso). Spero solo di non perdermi nelle chiacchiere perché... ''^_^ la mia tendenza purtroppo è quella. Se per caso qualcosa non si capisce (con certi discorsi mi rendo conto di essermela cercata) o contiene qualche errore brutto, ditemelo perché certe cose non ve le voglio ancora dire ma altre sono solo spiegate male...
 
 
   
 
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