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Autore: warblerslushie    22/08/2019    1 recensioni
Kurt e Blaine sono sposati da diversi anni e Blaine sente il desiderio di creare una famiglia insieme, dal momento che stanno diventando adulti.
Tuttavia, tra le rispettive attività lavorative ed il fatto che Kurt non si sente ancora pronto per crescere dei bambini, le cose all'interno della famiglia Anderson-Hummel hanno subito un brusco rallentamento.
Ma cosa accadrà quando la coppia riceverà un'inaspettata notizia?
Tratto dalla storia:
"«N-non posso tornare con lui, Coop» gemette Blaine, arricciando la mano intorno al polso di Cooper «Non posso»
«Non devi farlo»
«I-io lo amo così tanto... ma lui n-non mi ama più»
«Blaine – »
«Perché n-non mi ama?»
Blaine pianse, tirando Cooper più vicino a sé, e con la mano buona strinse suo fratello in un serrato abbraccio, singhiozzando contro il colletto della sua camicia."
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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"Buongiorno!"

Kurt si mise a sedere, passandosi una mano sul collo dolorante, mentre sbatteva le palpebre assonnato verso la donna ai piedi del letto di Blaine.

L’infermiera, vestita di rosa, stava scarabocchiando alcune note sulla cartellina che stringeva in mano per poi farla cadere nell’apposita fessura ai piedi del letto prima di voltarsi verso Kurt per sorridergli dolcemente.

“Vuole che le faccia portare una sedia reclinabile? Non so perché non lo hanno fatto ieri, sanno che in questa stanza c’è un paziente a lungo termine e hanno comunque lasciato una vecchia e normale sedia qui… mi dispiace per questo” farneticò la giovane donna, fermando il suo sproloquio per fissare il monitor del cuore del bambino prima di riportare lo sguardo su Kurt, “ ero venuta a controllare i parametri vitali del sig. Anderson-Hummel di questa mattina e vedere se era sveglio per fare colazione.

Ovviamente si sta ancora rimettendo ed ha bisogno di tutto il riposo possibile visto la notte che ha avuto, ma… vuole che ordini qualcosa per lei? Stavo per ordinare qualcosa per lui, ma visto che sta ancora dormendo… vuole…”

“Non ho fame” disse a bassa voce Kurt, fissando suo marito e le sue labbra che sembravano così dolorosamente secche, ora molto evidenti grazie alla luce del sole.

L’infermiera notò il modo in cui Kurt stringesse gli occhi alla luce del sole così chiuse le tende oscurando la stanza in modo considerevole.

Dopo un’altra occhiata veloce ai parametri vitali di Blaine, la donna salutò Kurt silenziosamente non prima però di avergli passato il menù della caffetteria dell’ospedale.

Kurt lanciò uno sguardo sbrigativo al menù e lo poggiò sul comodino, cullando la mano attaccata alla flebo di Blaine una volta che l’infermiera ebbe lasciato la stanza.

Quando rimasero solo loro due di nuovo,  Kurt baciò la pelle coperta dal cerotto sulla mano di Blaine ed appoggiò la testa sul bordo del letto, chiudendo riluttante gli occhi mentre continuava nel suo dormiveglia.



Dolore

 Blaine gemette a bassa voce, cercando il più possibile di muovere il suo corpo in una posizione migliore di quella che aveva, quando si accorse che, in verità, non riusciva a muoversi bene come faceva di solito.

Facendo una smorfia, cercò di voltarsi su un fianco sibilando quando sentì  una fitta lancinante alla spalla.

“Ungh oww” piagnucolò, sentendo le lacrime formarsi dietro i suoi occhi chiusi mentre ritornava a stendersi.

Accanto a lui , qualcuno borbottò qualcosa e Blaine individuò immediatamente di chi fosse quella voce: Kurt.

Era passato così tanto da quando aveva sentito l’ultima volta la voce di suo marito, così tanto da quando Kurt gli era stato così vicino, ed immediatamente aprì gli occhi stanchi , sbattendo le palpebre per la luce che colpì i suoi occhi e subito gli salì la nausea.

“Kurt…” gemette, inclinando la testa verso suo marito, che era appoggiato al letto, addormentato.

Kurt non si mosse, il naso si arricciò nel sonno e Blaine lottò contro la voglia di gridare per la sensazione di oppressione che sentiva crescergli in petto.

“Kurt… ti prego…” lo supplicò Blaine, chiudendo gli occhi cercando di fermare tutto dal continuare a girargli intorno.

Mosse le dita della mano sinistra ed allungò una mano per premerla contro lo stomaco dolorante, lamentandosi quando l’improvviso movimento gli causò un forte bruciore dovuto alla pelle strappata della sua mano.

Niente sembrava giusto, qualcosa di umido scorreva dalla sue dita, riusciva a sentire odore di antisettico e l’odore metallico del sangue, e tutta la parte inferiore del suo corpo, soprattutto i fianchi, gli dolevano terribilmente.

Soffocando un gemito, Blaine si toccò la pancia e sbatté le palpebre ancora una volta, e la nausea aumentò sempre peggio a causa delle luci e ai vari colori che vorticavano davanti a lui.

“Puh…”

Tossì , arcuando leggermente la schiena mentre qualcosa di spesso in gola lo soffocava, e la cosa successiva che sentì fu un suono acuto accanto a lui.

La voce di Kurt si unì ai forti rumori e Blaine chiuse di nuovo gli occhi , semplicemente sperando e pregando che il dolore si placasse.

Fa male… fallo smette… ti prego fallo smettere…



“Sta avendo le convulsioni!” una voce gridò, mentre alcune infermiere irruppero nella stanza.

Kurt fu tirato via, allontanato dal marito tremante, impotente a fissare il corpo di Blaine che si dibatteva sul letto ed il sangue che usciva dalla sua mano, quella a cui aveva strappato accidentalmente l’ago della flebo.

Kurt era riuscito solo a svegliarsi e ad alzare la testa quando la porta si era aperta e l’infermiera in rosa di prima era entrata , chiedendo aiuto dopo aver visto le condizioni di Blaine.

Aveva avuto a malapena il tempo di capire cosa stesse succedendo quando venne spinto fuori , ma ora che era lì davanti alla porta, poté vedere il punto in cui Blaine aveva vomitato e dove il sangue aveva macchiato il suo braccio e la parte all’altezza dello stomaco della vestaglie e le coperte.

“Oh mio Dio…”

“Signore… per favore, venga con me” gli chiese un ragazzo, ovviamente uno specializzando, accompagnando gentilmente Kurt fuori dalla stanza, ancora in subbuglio.

“Mio marito…. Non posso…”

“È meglio se aspetta qui fuori, signore… lasci che i dottori controllino suo marito e quando tutto sarà okay può tornare di nuovo dentro”

Kurt portò la mano sulla bocca ed annuì, guardando lo specializzando sparire oltre la porta lasciandolo li solo all’ingresso.

Lacrime scorrevano sul suo viso, sporcandogli sulla camicia e quando Kurt abbassò lo sguardo , realizzò che il sangue di Blaine era anche sulla sua mano e sul polsino della sua camicia.

“Oh dio…”  si sentì schiacciato dalle pareti e barcollò pesantemente, sbattendo le palpebre  quando sentì il suo respiro bloccarsi.

Non riesco a respirare.

Non riesco a respirare.

Una infermiera gli fu subito accanto e lo fece sedere sul pavimento e con voce gentile cercò di calmare la sua ansia disperata mentre Kurt lottava per respirare.

Kurt alzò lo sguardo , gli occhi fissi in quelli della donna ed il suo cuore si fermò quando vide spesse ciglia e occhi luminosi color nocciola.

Così simili a quello di Blaine… Oh dio…

L’infermiera chiamò aiuto quando Kurt svenne contro la sua spalla.



“Kurt?”

“No, figliolo, sono Burt… come ti senti?”

Blaine voltò la testa verso quel calore che sentiva sulla guancia e quando aprì gli occhi fu sorpreso di vedere suo suocero accanto al suo letto, che lo guardava con gli occhi verdi pieni di preoccupazione.

L’uomo più grande gli sorrise sollevato quando Blaine alzò lo sguardo e con una soffice risatina , Burt gli accarezzò la guancia ispida.

“Riposati figliolo, hai avuto un paio di giorni davvero pesanti”

“Dove sono?” sussurrò Blaine, cercando di fare del suo meglio per osservare la stanza.

L’ultima cosa che ricordava bene era l’aver lasciato il lavoro ed essere andato a cena da Rachel… tutto il resto era buio completo.

Sbadigliando, tentò di portare la mano sulla bocca ma si bloccò quando un’altra mano coprì la sua.

“Non muoverti così velocemente, tesoro. Farai riuscire l’ago della flebo.”

Carole era li accanto a Burt, un sorriso triste sul viso e Blaine sbatté le palpebre, una scarica gli attraversò il corpo quando notò il semplice e noioso bianco che li circondava ed il modo in cui la stanza puzzava di disinfettante.

Era in ospedale.

“Carole?” piagnucolò, la voce macchiata dalla lacrime, mentre i suoi occhi stanchi vagavano per la stanza.

Una sensazione di paura gli fece accapponare la pelle dalla punta dei piedi fino alle orecchie e all’improvviso si sentì come un bambino: spaventato e solo.

“Il bambino? È…”

“Sta bene, Blaine… un po’ stanco per questi ultimi giorni , ma bene”.

“Gli ultimi giorni?”

Lottando per schiarire la sua menta annebbiata, Blaine chiuse gli occhi, succhiandosi il labbro inferiore ; l’ansia gli scorreva tra le vene come fuoco e all’improvviso Blaine era terrorizzato.

“Cos’è successo?” disse tra le lacrime , senza nemmeno preoccuparsi di fermare le lacrime che scorrevano dai suoi occhi chiusi.

Una mano dall’ odore dolce e calmante ( il confortevole odore di rose, notò)  gli asciugò le guance bagnate e Blaine si spinse verso il palmo di Carole.

“Mamma…”

“Ti sei sentito male, tesoro… eri a casa di Rachel e Finn l’altra sera e ti sei sentito male, così ti hanno portato qui… la mattina dopo, hai avuto una crisi a causa della febbre e hai dormito quasi per tutta la giornata di ieri; il tuo corpo ne ha passate tante, Blaine… hai solo bisogno di riposare e tornerai alla normalità prima che te ne accorga”.

Non appena Carole finì di spiegargli cosa era successo, Blaine iniziò a singhiozzare ed , ignorando il dolore pulsante alla mano, poggiò le dita sulla pancia gonfia.

Accanto a lui, qualcuno tirò su col naso e Blaine era sicuro che anche loro stavano piangendo, ma non aveva la forza di aprire gli occhi e guardare.

Si sentiva come morto; si sentiva completamente svuotato, come se fosse diventato di piombo e come se muoversi fosse la cosa più faticosa da fare.

Più a lungo rimaneva steso in quel letto, più percepiva le cose che si muovevano intorno a lui.

Primo, c’erano cose attaccate a lui dovunque: sul suo petto, sulle sue braccia, sulla testa e soprattutto sulla pancia.

Le cose attorno a  lui ronzavano e a volte grattavano , risuonavano dei beep appena percettibili mentre inspirava ed espirava, e non appena pensò maggiormente alle macchina a cui era attaccato, più diventava curioso e spaventato.

“Hai detto che il bambino sta bene?”

“Sta meglio… il tuo medico è venuto ieri per farti un controllo dopo quello che è successo e i suoi parametri vitali sono buoni… è un bimbetto forte, questo è sicuro.” Commentò Burt, e più parlava più il cervello assonnato di Blaine si focalizzò sull’uso del pronome “maschile” e sulla sua descrizione.

“È un maschietto?” chiese aprendo gli occhi bagnati di lacrime per guardare i suoi suoceri , per valutare le loro reazioni.

Quando vide entrambi sorridergli con dolcezza, crollò di nuovo, accarezzandosi il pancione con la  mano livida attaccata alla flebo.

Carole appoggiò la mano sulla punta della sue dita e le strinse dolcemente, sorridendogli quando Blaine la fissò.

“Ci avete fatto prendere un bello spavento, ma starete entrambi bene… hai bisogno di riposare questo è scontato, ma al momento giusto, tu e quel dolcissimo piccolo bimbo potrete tornare a casa”

Blaine la fissò, , la sua mente si stava schiarendo lentamente mentre smetteva di piangere e quando Carole e Burt si scambiarono uno sguardo pieno di significati, Blaine chiuse gli occhi e cercò di ricordare gli eventi degli ultimi giorni.

Ricordò di essere andato a casa di Rachel ed un’orribile sensazione lo colpì, seguita da un vago ricordo di aver aperto gli occhi e di aver visto Kurt dormire accanto a lui prima che non sentisse altro che dolore e poi il nulla assoluto.

Aprendo gli occhi , fece vagare di nuovo lo sguardo per la stanza e si accigliò quando realizzò che lui, Burt e Carole erano gli unici in quella stanza.

“Dov’è…”

“Kurt è andato a casa… Ho detto a Finn di portarlo da lui a riposare perché si stava preoccupando troppo tanto da star male e non gli stava facendo bene stare qui… così Finn si sta occupando di lui fino a quando dormirà e poi lo riporterà qui dopo… Cooper è qui in questo momento, però, se vuoi vederlo.”

Blaine guardò la porta, terrorizzato al pensiero di suo fratello ( suo fratello che probabilmente gli avrebbe detto “ te l’avevo detto quando lo avrebbe visto) che entrando lo vedesse in quello stato.

Da qualche parte in ospedale era seduto un meditabondo Cooper Anderson e più Blaine ci pensava più si sentì deluso di se stesso.

“Posso vederlo?” chiese a bassa voce , cercando di muovere il braccio destro solo per notare di essere legato da una fasciatura blu.

“Oh…”

“Quando sei caduto, hai battuto la testa e ti sei slogato la spalla… non potrai muoverti per un po’, ma tornerà come nuova presto… non agitarti”.

Mordendosi il labbro, Blaine chiese di nuovo a Burt di poter vedere Cooper e, riluttanti, i due futuri nonni lo abbracciarono e baciarono prima di uscire a cercare il maggiore dei fratelli Anderson .

Erano usciti da soli due minuti ( Blaine li aveva contati) quando Cooper entrò nella stanza sorridendo tristemente verso il fratello costretto a letto.

Alla vista di Cooper e del suo ridicolo tentativo di sorridere , il suo labbro inferiore iniziò a tremare e poi , Blaine crollò , singhiozzando contro il petto del fratello maggiore, quando Cooper lo abbracciò cullandolo.

“Coop… “

“No… non piangere B… sono qui … sono qui…andrà tutto bene”.

Blaine tremava tra le braccia del fratello ; spostò una mano dalla sua pancia e , afferrando la camicia di Cooper, tirò l’uomo più grande ancora più vicino e pianse.

“Mi dispiace…io…”

“Non ti azzardare a scusarti per qualcosa, Blaine… niente di tutto questo è colpa tua… è sua… è tutta colpa sua”.

Accarezzando la schiena di Blaine con movimenti circolari, Cooper continuò a sussurrare tutto il suo disgusto nei confronti di Kurt trai capelli di Blaine.

Tutti quei commenti arrabbiati non servivano solo a consolare Blaine, ma anche ad impedirgli di lasciare l’ospedale per ammazzare suo cognato.

“Non è colpa tua… è sua… è sua…”



La prima cosa che notò Kurt quando si svegliò fu quanto facesse caldo.

Sbattendo le palpebre assonnate, Kurt fissò la piccola donna dalla pelle ambrata che sedeva accanto a lui sul letto, un libro aperto davanti, mentre canticchiava a bassa voce.

“Rachel?”

“Oh… sei sveglio! Finn! È sveglio!”

Una voce urlò qualcosa di confuso in risposta e Rachel sbuffò, ruotando gli occhi per poi scomparire dalla camera per un momento.

La sua voce squillante si sentì per tutto il corridoio mentre urlava qualcosa a Finn che Kurt non capì.

Sbadigliando si mise a sedere sul letto , spingendo via le coperte che lo coprivano.

Capì subito di essere nella stanza degli ospiti di casa Hudson, visto che era colui che aveva aiutato Rachel a decorare questa dannata stanza; ma, mentre osservava la buia camera da letto in ciliegio , lo colse un’ondata di preoccupazione.

BLAINE….

“Rachel?! Finn?!!”

La coppia si precipitò in camera e Finn superò Rachel per correre da Kurt.

“Cosa? Stai bene? Hai bisogno di un poco d’acqua? “

“No… perché  sono qui? Perché non sono in ospedale con Blaine?”

Rachel scosse la testa arrampicandosi di nuovo sul letto accanto al suo amico.

“Hai dato di matto e sei svenuto, non ricordi? Quando ti sei svegliato eri stravolto ed hai passato tutta la notte rannicchiato accanto a Blaine mentre dormiva… e poi è venuto tuo padre e ci ha chiesto di portarti a casa a riposare… così ti abbiamo portato qui”

“Ma … e se Blaine..:”

“Ahh... in questo momento sta bene… si è svegliato circa due ore fa e ….”

Kurt saltò dal letto.

“Si è svegliato e nessuno ha pensato di svegliarmi?! Ho bisogno di vederlo… forza!! Andiamo!”

Rachel allungò una mano per afferrargli il polso , ma Kurt schivò la sua presa e superò Finn per andare a mettersi scarpe e cappotto.

I due suoi amici corsero dietro di lui; entrambi cercarono di convincerlo a calmarsi per un attimo prima di fuggire dall’appartamento, ma Kurt non gli prestò attenzione e si infilò gli stivali.

Ma mentre allacciava il primo stivale il suo sguardo cadde sul suo abbigliamento… era lo stesso che indossava il giorno prima.

Fissò la manica , ancora macchiata del sangue che era uscito dalla mano ferita di Blaine , e quando vide la macchia scura sul suo braccio, impallidì.

“Kurt! Kurt! Guardami” gli ordinò Rachel , schioccando le dita davanti al cognato , fin quando Kurt sollevò lo sguardo su di lei.

Rachel cominciò a parlargli a raffica , distraendolo mentre Finn cominciò a sbottonare la sua camicia per poi sfilargliela.

Una volta tolta la camicia insanguinata, mise una maglia pulita tra le mani di Kurt.

“Indossa questa”.

Kurt abbassò lo sguardo sulla semplice t-shirt rossa che gli era stata data , ignorando il ricordo dei loro primi giorni di canto corale quando cantarono “Don’t stop believing” e la infilò senza premura.

Passandosi una mano tra i capelli disordinati, si alzò dal pavimento e prese il cappotto , voltandosi a guardare i suoi amici una volta finito di abbottonarlo.

“Dobbiamo andare… ho bisogno di vederlo”

“Vado con lui “ disse Rachel a Finn , a bassa voce , dandogli un bacio sulla guancia prima di prendere sotto braccio Kurt e guidarlo fuori dall’appartamento.

Non appena Finn chiuse la porta, Rachel si strinse ancora di più al suo migliore amico e sospirò.

“Tuo padre ha detto che Blaine era piuttosto scioccato per quello che è successo… ancora non ricorda molto a parte l’essere venuto da noi a cena… immagino ricorderà il resto più in là, una volta che sarà più sveglio”

“Probabilmente si sarà spaventato per essersi svegliato in ospedale… davvero non gli piacciono”

“Gli ospedali?” chiese Rachel, tenendo la porta aperta per Kurt mentre uscivano fuori dall’edificio nelle fredde e rigide strade della città.

Accanto a lei, Kurt incrociò un braccio al petto e si precipitò verso il bordo del marciapiedi per chiamare un taxi con l’altra mano.

Rachel attese fin quando non riuscirono a fermare e salire su di un taxi prima di chiedere a Kurt dell’avversione di Blaine per gli ospedali.

“Penso che Blaine sia stato in ospedale più di chiunque io conosca… beh a parte mio padre… la maggior parte delle volte in cui è stato in ospedale , è stato perché qualcuno gli aveva fatto del male e … beh… semplicemente da di matto ogni volta che deve andarci”.

Rachel annuì pensierosa.

“Ricordo quando si tagliò la mano lavando i piatti l’estate prima del terzo anno… eri così terrorizzato … e Santana! Mio dio! Pensavo che fosse la più forte, invece … una sola occhiata alla ferita e sbiancò! Blaine dovette tenere tutto sotto controllo fino a quando non arrivammo al Pronto Soccorso; era il più calmo di tutti”

“Penso perché è così abituato a cose come questa” disse tristemente Kurt, voltando lo sguardo fuori dal finestrino mentre il taxi si dirigeva , tra la neve, verso l’ospedale.

“Odia essere lì, ma è così abituato che semplicemente l’accetta, sai? Lo odio”

“Anche io”

Rachel afferrò la mano di Kurt tra le sue, stringendola fermamente, per rassicurarlo.

Kurt la guardò e le sorrise leggermente, prima di avvicinarsi di più a lei per poggiare la guancia sulla sua testa.

“Grazie per esserti preso cura di lui, comunque… l’ho apprezzo davvero.”

“È di famiglia … certo che mi prendo cura di lui… sta per avere questo prezioso bambino ed ha bisogno di essere seguito… sono solo felice che fosse con noi quando è successo… odio il pensiero che avrebbe potuto cadere mentre tornava a casa o mentre era nel vostro appartamento da solo prima che tu tornassi da lavoro.”

I suoi commenti non erano scortesi o taglienti , ma appena furono detti, Kurt si bloccò , un senso di colpa si abbatté sulle sue spalle mentre con la mente pensava ad altre situazioni in cui Blaine avrebbe potuto collassare.

Cadere su una affollata ed innevata strada a pochi isolati dall’appartamento… svenendo e battendo la testa sul tavolino a casa… ma in qualsiasi situazione Blaine sarebbe stato … solo.

Mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime, Kurt si voltò e baciò Rachel tra i capelli per ringraziarla, grato che lei c’era stata per suo marito nell’unico modo in cui non c’era stato lui.

Quando ci pensava, si odiava un po’ di più.



Cooper sfogliava le pagine di una logora rivista sull’essere un genitore , l’orecchio puntato su Blaine , mentre dava una veloce occhiata tra gli articoli sul parto e l’allattamento al seno.

Suo fratello si era addormentato non molto tempo dopo il suo crollo , poco più di un’ora prima ed anche se era crollato velocemente , continuava a fare i più sgradevoli suoni nel sonno; deboli gemiti, piccoli grugniti e brontolii mentre il suo corpo si dibatteva per mettersi più comodo.

Appoggiato al davanzale, Cooper poteva vedere i lividi scuri che si erano formati sul lato destro della testa e sulla sua mano sinistra di Blaine .

Era rimasto scioccato nel vedere il bernoccolo sul cuoio capelluto di Blaine , e quando aveva sentito delle sue convulsioni del giorno prima si era sentito male.

Il suo fratellino ne aveva passate così tante nella vita e in quegli ultimi mesi da solo, era come se qualcuno ce l’avesse con lui.

Suo marito non si stava comportando da uomo, il suo corpo non stava collaborando, il suo povero bambino non ancora nato si stava agitando ed il povero Blaine era davvero ad un passo dall’andare fuori di testa.

Cooper riusciva a vederlo chiaramente sul suo viso.

Blaine stava soffrendo, spezzandosi pezzo per pezzo ed ogni volta che succedeva qualcosa si rimetteva in sesto , ma c’era sempre qualche crepa nelle fondamenta che peggioravano ad ogni colpo che prendeva.

Kurt era stato distante, il senso di colpa inciso sui lineamenti del suo viso, ( che sembrava peggiorare quando Cooper era nei paraggi) parlava da solo e Cooper non doveva nemmeno chiedere a Blaine cosa avesse fatto Kurt da quando aveva lasciato New York City ed era tornato a Providence.

Kurt non aveva fatto nulla per suo marito e per il loro bambino non ancora nato… e questo faceva incazzare Cooper più di qualsiasi cosa.

Un altro gemito soffocato uscì dalla bocca di Blaine mentre, il labbro superiore contratto, voltava la testa verso sinistra.

Allungando il collo e grazie alla debole luce che si rifletteva su Blaine, Cooper poté vedere il lieve livido che si era formato sulla sua guancia quando era caduto.

“Dio Blaine” sussurrò Cooper, poi chiuse la rivista, la poggiò sulla sedia accanto a lui .

Si avvicinò al fratello ed accarezzò la pelle scurita , un cipiglio sul viso.

“È tutta una merdata”.

Blaine si lamentò di nuovo e cercò di girarsi su un lato boccheggiando quando colpì con la mano ferita il materasso.

I suoi occhi si spalancarono e si portò, lentamente, la mano al petto.

“Ugh… ow.. ow..”

“Stai bene?” chiese Cooper mentre appoggiava la mano sul braccio di Blaine per accarezzarlo.

“Mi fa male dappertutto”  piagnucolò Blaine, alzando lo sguardo su suo fratello, gli occhi luminosi e umidi.

Sbatté piano le palpebre e le lacrime raccolte tra le ciglia cominciarono a scorrere sulle sue guance.

“Odio tutto questo”

“Lo so” disse Cooper cercando di calmarlo ed allungandosi per asciugargli le lacrime dal mento.

“Devi restare qui solo un paio di giorni ancora… al massimo… e poi , si spera, potrai tornare a casa… vogliono solo assicurarsi che tu ed il bambino stiate bene”

“lo so… solo…odio gli ospedali… odio essere qui.. vorrei non ammalarmi mai”

Blaine chiuse di nuovo gli occhi e rimase in silenzio.

Cooper lo guardò per un momento e poi decise di calmare il fratello accarezzando i capelli mossi di Blaine.

Canticchiò qualcosa a bocca chiusa, una canzone che cantava di solito a Blaine anni addietro quando Blaine si sentiva giù.

A metà canzone, Blaine singhiozzò e Cooper smise di cantare , la mano ferma quando un suono soffocato uscì dalla gola di Blaine.

“B…”

“Io… non posso tornare con lui , Coop” disse Blaine tra le lacrime, afferrando con la mano il polso di Cooper, “ non posso…”

“Non devi”

“Solo… lo…a…amo co… così tanto , ma lui… lui non… non mi …ama … più”

“Blaine”

“Perché n…non mi … mi ama…?”

Blaine piangeva , tirando Cooper più vicino.

Con la mano sana si strinse forte contro il fratello , piangendo sul colletto della camicia di Cooper.

L’Anderson più grande si morse il labbro ed avvolse un braccio attorno la spalle di Blaine, cercando, con attenzione , a non colpire la spalla lussata in via di guarigione.

Tenne Blaine contro il petto, poggiando una guancia sui capelli mossi del fratello.

“Andrà tutto bene, fratellino… puoi tornare con me a Providence e troveremo qualcosa quando il mio contratto d’affitto scadrà a Maggio, okay?”

Cercò di zittire i forti singhiozzi di Blaine, accarezzando su e giù la sua schiena mentre l’altro uomo piangeva forte contro di lui.

“Lo prometto… andrò a prendere tutte le tue cose e ce ne andremo una volta che sarai fuori di qui… non dovrai avere più a che fare con lui, okay? Ci penso io”

Blaine si calmò dopo un paio di minuti , continuando a tremare leggermente tra le braccia di Cooper.

“Lo a… amo ancora, lo amo più di qualsiasi cosa “

“Lo so”

“Vorrei solo … che lui… che non mi odiasse così tanto”

“Non penso che ti odi” sussurrò Cooper, mentre si allontanava per far stendere di nuovo Blaine sul cuscino, “ Kurt è un egoista pezzo di merda e, per quanto abbia voglia di spaccargli quella fottuta faccia, io… io credo che ti ami… è solo incredibilmente stupido su tutta la situazione”

Abbassò lo sguardo e si morse il labbro quando notò la mano di Blaine accarezzare il suo tondo pancione.

“Non dovresti preoccuparti di lui”

“È mio marito… certo che mi preoccupo per lui”

Cooper ruotò gli occhi , ma accarezzò, gentilmente, la mano di suo fratello.

“Vuoi dirgli che tornerai con me a Rhode Island?”

Blaine si toccò, le mani a coppa, la pancia e sospirò.

“Hai appena detto che devi trasferirti a Maggio… non avrebbe senso per me trasferire tutte le mia coso dall’appartamento in un posto che dovrei lasciare comunque”

“Beh… e allora cosa farai? Ti trasferisci in Ohio con mamma e papà?”

“Non parlo con loro da anni, Coop… ed ovviamente non funzionerebbe”

“Duh… c’ero anche io quando litigaste… te lo ricordi?” lo prese in giro Cooper, sedendosi sul bordo del letto.

Afferrò la caviglia coperta di Blaine , tirandola lentamente.

“Se non vuoi trasferirti a Providence, allora… cosa vuoi fare? Non puoi stare con lui, lo hai detto tu stesso  ed io ti proibisco di tornare con lui dopo questa caduta”

“Cooper...”

“No… troveremo qualcosa… anche se dovessi spendere tutti i miei risparmi ed affittare un appartamento qui a New York per te… noi…” si fermò, alzò lo sguardo e guardò Blaine con una scintilla negli occhi, “Oh mio dio schizzo… ho avuto un’idea geniale!”

“Per favore… non chiamarmi così”

“Prenderò in affitto un appartamento qui a New York… ho abbastanza soldi da parte per trovare qualcosa, così non dovrai trasferirti troppo lontano ed ho quasi finito col film così posso annullare il contratto d’affitto o trovare qualcuno che possa subentrarmi… poi posso trasferirmi qui ed essere con te quando nascerà il bambino!”

Sorrise, ovviamente compiaciuto di se stesso.

“Ho trovato la soluzione migliore!”

Blaine ruotò gli occhi.

“Non voglio che usi tutti i tuoi risparmi solo per accontentarmi”

“Cazzate… mi piace questa idea quindi lo faremo…. A meno che tu non voglia più stare nella sua stessa città, perché in quel caso… possiamo assolutamente trovare altro.

Comunque non troppo lontano , sei già abbastanza stressato e non voglio farti affrontare un lungo viaggio per il paese almeno fino alla nascita della piccola peste”

“Intendi qualcosa tipo Los Angeles?”

“È stata la mia casa per anni, Blainey, ed ho sempre avuto un debole per quella città… scommetto che piacerebbe anche a te… e poi quando Chip sarà abbastanza grande…” ignorò lo sbuffo di Blaine a sentirlo chiamare Chip il suo bambino “ … possiamo sempre far fare al piccolo qualche pubblicità o altro… sarà meraviglioso”

Blaine sorrise , quasi senza parole, per le buffonate del suo stupido fratellone, ma riscaldato dall’affetto di Cooper, “ Sei un cretino Coop… ma ti voglio bene”

“Ti voglio bene anche io fratellino” disse Cooper, arruffando i capelli di Blaine, “ Perché non ti riposo un po’? Sembra che ti stia per addormentare addosso a me comunque”

“Sono solo tanto stanco”

“Hai avuto un collasso ieri… ti sentirai stanco per un po’ piccolo… riposati “

“Si papà” scherzò Blaine mentre chiudeva gli occhi, la mano che accarezzava , con movimenti circolari, il pancione in crescita.

Cooper lo sbeffeggiò per il commento, ma sorrise.

Qualche minuto dopo, quando il respiro di Blaine si regolarizzò e la sua mano si fermò sulla stomaco, Cooper spostò i capelli del giovane ragazzo dalla fronte e lasciò la stanza, bloccandosi non appena ebbe chiuso la porta dietro di se, ritrovandosi faccia a faccia con Kurt e Rachel.

“Cooper...”

“Blaine sta dormendo”

“Vado semplicemente a sedermi accanto a lui” disse Kurt, cercando di superare l’uomo più alto , per dirigersi verso la porta.

“Beh… al momento ha bisogno di riposare e voglio parlare con te , così puoi voltarti e Rachel può andare a sedersi con i tuoi genitori mentre noi due andiamo al bar a prenderci un caffè e a farci una bella chiacchierata”

Rachel aprì la bocca per protestare, ma la richiuse immediatamente quando Cooper le lanciò un’occhiataccia e Kurt scosse la testa.

“Bene… ma non voglio stare via per troppo tempo” aggiunse Kurt, girando i tacchi mentre rimetteva le mani nelle tasche del cappotto.

Rachel li seguì da vicino e Cooper li scortava entrambi, ma Kurt si fermò solo per aspettare che Rachel andasse a sedersi con gli Hummel nella sala d’attesa prima di ritrovarsi accanto al cognato.

“Ti suggerisco di prendere un lungo caffè Kurt… potremo dover restare giù per un po’”

“Ma ho appena detto...”

“Un lungo caffè” ripeté Cooper, la voce bassa e cantilenante, “ sto solo dandoti un suggerimento”

Entrarono in un ascensore vuoto e Cooper spinse il bottone del piano che li avrebbe portati giù in caffetteria.

Non appena l’ascensore si mosse, Kurt sentì lo stomaco annodarsi , così si appoggiò al muro, gli occhi bassi.

Accanto a lui, Cooper stava respirando piuttosto forte, attraverso il naso, dentro e fuori.

Quando l’ascensore si fermò entrambi gli uomini fecero un passo avanti e Kurt uscì per primo e quasi ebbe un attacco di cuore quando Cooper , dietro di lui, disse , dopo aver mormorato qualcosa sul non potersi più trattenere:

“Blaine ti sta lasciando”.


Note

Salve... sono froda e come promesso ho ripreso ( e finirò) questa FF lasciata a metà da troppo tempo...

Pubblicherò un capitolo a settimana, credo ogni giovedi... se dovessero esserci problemi cercherò comunque di aggiornare settimanalmente.

Beh che dire... ( io sono incapace a fare le note scusate ;) )... BUONA LETTURA, (rifatevi anche un ripassino per rimettervi in pari ...) a giovedì!!

https://www.fanfiction.net/s/9040511/16/When-We-re-Older

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