Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: elelcomplains    24/08/2019    0 recensioni
[FugoNara] [Pre-Vento Aureo]
Una notte Narancia si rifugia nella camera di Fugo. Dopo aver notato un particolare sulla pelle del ragazzo, lo interroga fino a che questi non gli parla del suo tragico passato.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Narancia Ghirga, Pannacotta Fugo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Terrorizzato, Narancia si incamminò velocemente lungo il corridoio, diretto verso l’unica porta socchiusa. Per l’ennesima volta si era lasciato convincere da Mista a guardare un film dell’orrore, nonostante sapesse che quel genere lo spaventava a morte, e ora si trovava a cercare disperatamente qualcuno che gli permettesse di dormire con lui. L’unico candidato disponibile era Fugo, e il ragazzo sperò con tutto il cuore di riuscire a convincerlo. Senza neanche bussare entrò nella stanza, e subito il biondo, intento a indossare il pigiama dopo la consueta doccia, si voltò di scatto, sorpreso dall’improvviso rumore. «Cosa ci fai qui?» chiese quando il moro si sedette sul letto. «Mista mi ha fatto vedere un film e ho paura a stare da solo. Ti prego, lasciami dormire con te, dormono già tutti!». Il tono di Narancia era implorante, e davanti a quelle parole Fugo non poté che sospirare e dargli il permesso di restare. In fondo il moro non gli chiedeva quasi mai nulla, e nonostante lo facesse sovente spazientire non aveva motivo di accontentarlo e poi, alla fine, un po' di compagnia non avrebbe guastato neanche a lui. Il volto di Narancia fu illuminato da un sorriso, che però svanì quando notò il rossore della pelle dell'altro. All'inizio aveva pensato che fosse dovuto all'acqua troppo calda, ma ormai era chiaro che fosse stato causato da un vigoroso sfregamento. Preoccupato, Narancia interrogò l'amico a riguardo, ma tutto ciò che ricevette fu un secco "non sono affari tuoi". Di fronte all'insistenza dell'amico, Fugo aggiunse con tono più triste: «Anche se ti raccontassi tutto non mi crederesti. O mi giudicheresti». «Come tutti gli altri» concluse in quello che somigliava più a un mormorio. «Io? Giudicarti?» ribatté Narancia «Amico, per non morire di fame rubavo e rovistavo nei cassonetti. Per guadagnarmi il pane sono diventato un mafioso e commetto crimini su crimini. Non ti giudicherei mai. Non ne ho il diritto». Per tutta la durata del dialogo Fugo aveva dato le spalle all'interlocutore, e anche ora che si era ripiegato su se stesso ed era scoppiato a piangere continuava a dare le spalle a Narancia, che però subito scattò in piedi e andò a consolare l'amico. «Ehi, che ti prende? Ho detto qualcosa che non va?» chiese cercando invano di guardare in faccia il minore, che riuscì solo a scuotere continuamente la testa e a coprirsi gli occhi serrati. «Coraggio, vieni a sederti sul letto» propose il corvino accompagnandolo gentilmente, mentre il biondo provava almeno ad asciugarsi le lacrime che tuttavia continuavano a scorrere copiose sul suo volto. «A… a tredici anni ho cominciato l'università, e… e andava tutto bene. Un giorno ero in biblioteca per cercare un libro che mi serviva per un esame, e-e si avvicinò un professore che mi invitò a cena a casa sua. Era… era una cosa normale, tutti i miei compagni lo facevano, quindi risposi di sì» riuscì a dire Fugo, tra i singhiozzi, poi fece una lunga pausa. Narancia rimase in silenzio e posò una mano sulla nuca dell'amico. Era ovvio dove stesse andando a parare con quella storia. Il ragazzo respirò profondamente e continuò. «A casa sua questo professore cominciò a toccarmi: prima il viso, poi le spalle, poi in altri posti, finché-» la sua voce si spezzò, cominciò di nuovo a singhiozzare. «Quel porco ha abusato di me. E non contento ci aveva anche riprovato. È per questo che alla fine l'ho ammazzato. Avevo paura, ero furioso. Mi ha rovinato la vita. E ogni dannata notte ho gli incubi per colpa sua, continuo a vedere le sue mani lerce che mi toccano, i suoi occhi che mi guardano e la sua bocca che sorride compiaciuta. E mi sento sporco, dentro e fuori, e anche se strofino fino a staccare la pelle la sensazione non se ne va. Continuo a darmi la colpa, per essere stato così inerme, mi sento un idiota per essere stato così ingenuo, continuo a ripetermi ogni volta che avrei potuto evitare tutto questo se solo non fossi stato così dannatamente stupido». Man mano che parlava il suo tono si allontanava sempre di più dalla tristezza e si avvicinava sempre di più alla rabbia, fino a raggiungerla del tutto all'ultima frase, quando tirò un pugno contro il muro, imprecando poi dal dolore. «Ti romperai la mano così» commentò Narancia, non sapendo cos'altro dire. Non era capace di rispondere con le solite frasi di circostanza, ma si rese subito conto della stupidità di quell'uscita. Nel tentativo di non peggiorare la situazione abbracciò stretto l'amico, che si abbandonò tra le sue braccia. «Credo di essermela rotta» mormorò contro la spalla del moro. «Senti, lo so che è la cosa più banale da dire ma non è stata colpa tua. Eri praticamente un bambino» «Voglio solo che tutto questo finisca. Una volta per tutte. Sono stanco di svegliarmi nel pieno della notte, di sentirmi solo contro un mondo pieno di giudizi, sono stanco di strofinare la pelle fino a sanguinare, sono stanco di avere paura, di sentirmi debole e indifeso. Sono stanco di tutto. Se non ci foste voi chissà dove sarei» «Non dire così. Sei la persona più forte che conosca, sei intelligente, hai una famiglia che ti vuole bene, hai me. So che sono un rompiscatole, ma ti voglio un bene dell'anima, ti sono grato per tutto quello che hai fatto per me». Narancia poggiò la fronte su quella di Fugo e sorrise. «Se non fossi il mio migliore amico penserei che ci stai provando» disse quest'ultimo con un sorriso accennato, prima di trovare le labbra dell'altro sulle sue. «Dicevi?» fece Narancia con un sorriso, dopo essersi allontanato un poco. «Resta qui a dormire anche domani notte, e quella dopo, e quella dopo ancora, finché ci sarà concesso di vivere su questa terra, ti prego» lo supplicò Fugo, e Narancia annuì. «Resterò a dormire con te finché vorrai, ma prima fammi curare quella mano» disse, prima di correre in bagno a prendere il materiale. Con l'aiuto di Fugo riuscì a fasciare la mano in modo da tenerla ferma almeno fino al giorno successivo. «Beh dai, sicuramente è venuta meglio questa che quella volta che Mista si era rotto il dito e lo abbiamo bendato con il nastro adesivo» disse Narancia con una risatina, che fece sorridere anche Fugo. Finalmente si misero a dormire, l'uno tra le braccia dell'altro, e dopo quella notte continuarono a dormire insieme. Questo non risolse il problema degli incubi di Fugo, ma svegliarsi con addosso il calore di Narancia lo aiutava a tranquillizzarsi, ritrovando così un minimo di serenità. Non sarebbe mai più stato quello di un tempo, se ne rendeva conto, ma di una cosa era certo: non era più solo.


Note dell'autrice

E anche questo dente me lo sono tolto. Devo essere sincera, quando ho cominciato a scrivere non pensavo alla pubblicazione, credevo che sarebbe stato l'ennesimo lavoro incompiuto. Se avete letto questa cosa dovete essere grati alla mia carissima beta reader Husbanfo (che probabilmente mi starà odiando perché la sottopongo alla lettura di storie che di allegro hanno poco o nulla), che mi ha convinto a condividere questa storiella scritta abbastanza di getto. Ad essere sincera l'idea di scrivere una FugoNara del genere l'avevo già da tempo, da quando l'anime aveva mostrato il passato di Fugo e da quando ho realizzato che la mania per la pulizia di Purple Haze potrebbe essere riconducibili a possibili abusi subiti dal suo portatore, ma come spesso (purtroppo) accade con me, l'ispirazione è arrivata solo dopo mesi. Spero che abbiate gradito la lettura. 

   
 
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