Capitolo 2
"Arrivo"
La prima buona notizia della giornata, se non del mese.
A Oliver sembrava di non vedere Elisa da una vita.
Si ritrovó sdraiato nel letto a sorridere; strano che un solo messaggio potesse rompere tanto la noia.
La porta della sua camera si aprì, naturalmente senza bussare, e un uomo di mezza età, di altezza media ma peso considerevole, riuscì miracolosamente a parlare nonostante il caldo serale.
"Porta fuori il cane"
"Ok"
Oliver odiava farlo, e discutendo con suo padre avrebbe potuto facilmente ottenere il poter rimanere fermo, ma discutere era davvero troppo noioso.
Aveva i capelli disordinati, ma era inutile far finta che non fosse sempre così.
Uscì di casa con un cane di taglia media e uno sguardo terribilmente annoiato.
Uno sguardo che si accendeva solo quando passava il tempo con Elisa, ma questo lui non poteva saperlo.
Almeno adesso stava per rivederla.
Camminava simulando quella che poteva essere una faccia stanca o stufa, quando la sua testa pensava diecimila cose insieme.
Già, stava per rivederla.
Gli sarebbe piaciuto essere il tipo di persona a cui certi problemi sono totalmente indifferenti, e si comportava come tale, ma davanti all'evidenza doveva ammettere di essere confuso e felice all'idea di rivedere la sua migliore amica.
Chissà per quanto avrebbero continuato a essere megliori amici e basta.
Eppure non era andata come nei film, nessuna luce divina le apparve sopra la testa e nessun vento che le facesse sventolare i capelli.
La trovava semplicemente carina, ed era la prima persona a cui teneva così tanto, anche più che a sè stesso.
Si dovette fermare, il suo cane e un altro avevano deciso di salutarsi.
Una giovane donna gli sorrise, lui fece lo stesso.
Sperava dentro di sè che il momento durasse poco, in modo da tornare a casa invece che girare intorno alle solite tre villette.
Che sono poi tutto il paese di Montoggio.
Arrivato all'angolo, giró a destra, ed ecco casa sua, di nuovo.
Abitava al secondo piano di una casa di campagna bianca.
Fece le scale, e finalmente poté rientrare nel posto dove aveva passato più o meno tutta l'estate.
Per lui non aveva senso uscire d'estate; o meglio, non c'era nessuno per cui ne valesse la pena.
Tornato, fece per entrare in camera sua, ma sembrava che il destino fosse contro di lui.
"Tutto bene?"
Che strano, una domanda del genere da suo padre.
Probabilmente si riferiva al cane.
"Si, tutto apposto. La mamma è ancora al lavoro?"
Per qualche sfortunato caso il padre di Oliver tornava a casa sempre per primo.
"Dovrebbe tornare a momenti. Senti te lo ricordi..."
Uscì un nome dalla bocca di suo padre, ma per qualche motivo non gli entró nelle orecchie, quindi meglio tagliare corto.
"No. Chi è?"
"Un mio amico. Per un pó abbiamo lavorato insieme, ma è normale non te lo ricordi."
"Qual è il punto?"
Aveva appena ricevuto il messaggio che aspettava da un mese, non era il momento di parlare, tanto meno con lui.
"Sua figlia passerà un pó di tempo al piano di sotto. Non conosce nessuno, potresti farti un'amica."
"Ok, ho capito"
Non cambiava molto la situazione.
Non che qualcosa potesse in fondo, stava per arrivare Elisa.
Il ragazzo stava per chiudere finalmente la porta quando il padre aggiunse, con sorriso beffardo :"È molto carina, magari è la volta buona che ti fai la ragazza."
Ci si aspettava una risposta imbarazzata, ma Oliver si giró con la faccia più indifferente che conoscesse, e, quasi scocciato dall'idea di muovere la lingua, rispose :"Sì, vedremo".
La porta si chiuse.