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Autore: _Karis    27/08/2019    0 recensioni
Non tutti hanno le stesse possibilità e lei dovrebbe essere felice di averne avute, e molte anche. Dovrebbe essere fiera di essere riuscita a lasciare una persona che amava tanto. Lo è, davvero, solo che-
Solo che i sentimenti non possono essere cancellati facilmente e i rimpianti sono sempre presenti.

 
Pensi che il Destino trovi la persona adatta a te e basta, di poter essere felice per il resto della tua vita, ma la verità è che i segni che porti sul polso alla fine non hanno la capacità di far funzionare la tua vita o la tua relazione. E lo sanno Annabeth, che ha avuto tante possibilità, ma tutte fallite, Reyna, che di opportunità non ne ha avuta nessuna, e Nico, che di tutta questa storia non ne vuole sapere nulla.
O: Il Destino è uno stronzo e Annabeth e Nico cercano solo di non lasciarsi travolgere.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Annabeth Chase, Nico di Angelo, Nico/Will, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Non sembrerà, ma in realtà le soulmate!AU mi piacciono, davvero. Ci sono un'infinità di coppie presenti in questa storia, quindi non le ho indicate. Spero che possa piacervi l'idea e, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate. Intanto vi auguro una buona lettura!

 


AVREI VOLUTO FOSSI TU


 
 
I.
 

 
Annabeth è gelosa. Guarda le persone intorno a sé, che hanno trovato la loro anima gemella e sono felici. Le vede tenersi per mano, sorridere, abbracciarsi e baciarsi e nel suo stomaco si forma un grumo di sentimenti contrastanti, tra i quali prevale l'invidia. Non è stupida: sa che le cose non vanno sempre come dovrebbero, lei ne è la prova d'altronde, e sa anche che per fare funzionare una relazione non basta aver trovato la propria persona. Ci vuole costanza, impegno e amore. Bisogna essere disposti a rinunciare ad una parte dei propri interessi egoistici, perché adesso si è in due e si fanno progetti insieme. Ma comunque, pensa, non è giusto. Perché proprio lei? Perché loro non possono essere felici e disastrati come tutti gli altri?

Sospira e volta svogliatamente la pagina del libro che ha davanti a sé. Non lo sta veramente leggendo. Gli occhi scorrono velocemente le parole e non sempre ne colgono appieno il significato, ma ora non è importante. Lo può sempre rileggere in fondo e adesso ha solo bisogno di qualcosa che la tenga impegnata. Dovrebbe aiutarla a non pensare, ma non sta funzionando come aveva sperato, perché l'immagine di Percy torna sempre alla mente e il ricordo è ogni volta più doloroso di quello precedente.

Sono stati una coppia più volte, così tante che, se non avesse questa incredibile memoria, Annabeth non ne ricorderebbe il numero. Si sono presi e lasciati continuamente fino a quando lei ha capito che non poteva andare avanti. Sono anime gemelle, certo, e i segni che hanno sui polsi lo dimostrano, ma insieme, come coppia, non funzionano. Come amici, forse, ma fa troppo male stare vicino alla persona che si ama, sapendo che è quella giusta, quella che il Destino ha individuato apposta per te, come amica e saperla con qualcun'altra. Qualcuna che non è lei.

Ci hanno provato entrambi, quando erano ancora ragazzi, ma non è mai durata a lungo e Annabeth ha semplicemente perso la voglia di uscire con qualcuno per individuare tutti quei dettagli che lo allontanavano dall'essere Percy.

È stanca e arrabbiata, vorrebbe soltanto che le cose andassero secondo i suoi piani. Era disposta a rinunciare ad un sacco di cose pur di riuscire a stare veramente, serenamente, con Percy, ma le cose evidentemente dovevano andare in modo diverso.

Le liti, le grida e le frasi dette nella rabbia, parole che non avrebbero mai dovuto essere pronunciate, le vorticano nella testa. Fanno tanto male che gli occhi le si velano ogni volta di lacrime. Le accuse, pronunciate da lei, sono le più dolorose, sempre più taglienti e più dure di quelle di Percy. "Non funziona, ma non è colpa mia", gridato da entrambi, in momenti diversi, con rabbia e tra le lacrime. Ma allora la colpa di chi è se non dell'altra persona?

Le liti, le riappacificazioni, qualche settimana tranquilla e poi di nuovo le discussioni. I motivi? I più disparati, ma sempre trattati con la stessa intensità. Si amano, quello Annabeth non lo mette in dubbio - lo sa, lo sente -, ma hanno gridato troppo forte e si sono feriti per troppo tempo.

Annabeth ha capito che lei era l'unica che avrebbe potuto mettere fine a tutto quel dolore. Che senso avrebbe potuto avere stare insieme se alla fine non facevano altro che ferirsi? E Percy con la sua litania di ma - ma siamo anime gemelle, ma io ti amo e tu mi ami, - e riproviamoci, ancora, solo un'altra volta, e Annabeth con la sua di per favore. Per favore non renderlo più difficile di quanto non sia, per favore non farmi questo, per favore non voglio più ferirti, per favore. Sussurri che appena udibili che si fanno via via più forti fino a quando non stanno gridando, ancora, fino a quando non si stanno accusando di nuovo: non ci provi abbastanza, non vuoi capire che non ha senso e ancora e ancora in vortice senza fine.

Annabeth l'ha allontanato, non c'era altro modo. Ha scelto il college più distante possibile e per qualche tempo ha temuto che Percy potesse seguirla, ma non l'ha fatto e Annabeth non sa ancora se quello che prova a riguardo è sollievo o delusione. I sentimenti sono sempre difficili da comprendere fino infondo, persino per i diretti interessati, e tanto facili da mascherare e nascondere agli altri.

Non saranno le prime anime gemelle a non stare insieme e non saranno nemmeno le ultime. Dovrebbe forse essere un pensiero confortante, ma non lo è. L'unico punto di riferimento rispetto a questa situazione è Reyna, che è la ragazza perfetta per Jason secondo il Destino, ma non per Jason, che ama solo Piper. Il suo punto di riferimento sono Reyna che soffre senza farlo vedere e Jason che non sembra nemmeno accorgersene.

Il Destino è uno stronzo, decreta Annabeth. Deve esserlo, un'entità crudele che gode nel dare la speranza alle persone e poi impedire loro di stare bene insieme. Non c'è altra spiegazione. Non c'è davvero. Così Annabeth è gelosa di coloro che ne ottengono la grazia.

Sfoglia il libro. Non vuole pensarci, non vuole, ma l'ultima immagine di Percy non riesce a togliersela dalla testa e brucia, brucia da morire. Alla fine del college, dopo alcuni anni passati a cercare di dimenticare, ha capito di volere tornare nella loro cittadina per un qualche motivo che lei finge di non sapere, ma che in realtà conosce troppo bene. Felice, nonostante tutto, di poterlo rivedere, l'ha trovato più adulto. Il suo sorriso strafottente, i capelli stranamente ordinati e gli occhi pieni di vita, brillanti di una nuova luce. L'ha trovato al supermercato come nei peggiori cliché, ma non le importava. Ha sorriso anche lei e, guardandolo, ha pensato che forse era il momento giusto per loro. Dovevano solo crescere, maturare. Questa volta sarebbero stati in grado di gestirla, ne era sicura, e quindi per un attimo le liti e il dolore sono scomparsi, perdonati o accantonati. Non avevano più importanza in fondo, perché sono anime gemelle, sono destinati, sono fatti l'uno per l'altra. Si è cullata in questa idea per pochi minuti, poi si è accorta del carrello di Percy, troppo carico per una persona sola e all'improvviso l'occhio le è caduto su alcune confezioni di pannolini. Il cuore le è sprofondato in un secondo e all'improvviso ha perso tutti i suoi punti di riferimento. Quando ha alzato lo sguardo quasi in trance, ha incrociato quello di Percy, di scuse. Sono rimasti in silenzio fino a quando una voce sottile ha richiamato la loro attenzione. Una bambina dai capelli rossi stava chiamando Percy, cercando di ottenere la sua attenzione e tirandogli con decisione un lembo della sua camicia per raggiungere lo scopo, e: "Papà, papà. Dai, che la mamma e Julie ci aspettano" lo ha ripreso leggermente piccata. Percy le ha risposto qualcosa, ma Annabeth non stava più ascoltando, troppo persa nel sordo silenzio del suo dolore. Percy ha preso la bambina in braccio e l'ha presenta ad Annabeth come sua figlia. Ah, quanto fa male. Annabeth ha sorriso senza sapere veramente quello che stava facendo. Ha visto la bambina annuire, quando Percy le ha detto di andare a dire alla mamma di aspettarlo in cassa, che sarebbe arrivato subito. Ha visto i lunghi capelli delle bambina ondeggiare finché correva per raggiungere la madre e poi ha visto Rachel. Ah, quanto fa male.

Percy si è morso il labbro, prima di parlarle, indeciso.

"Avevi ragione" ha detto, piano "Hai sempre ragione" ha scherzato, ma non ha riso nemmeno lui. Si è fermato per qualche secondo di troppo. Annabeth sarebbe voluta scappare, non voleva sentire più nulla, ma era immobilizzata sul posto, incapace di muovere un solo muscolo.

"Possiamo essere felici" le ha assicurato, quasi una promessa, con il sottointeso che possono esserlo, ma non insieme "Io sono andato avanti. Devi farlo anche tu" ha concluso prima di salutarla. E Mi dispiace, Annabeth. Un mi dispiace che è stato chiaramente la fine di tutto, perché se ha smesso di sperarci Percy, il primo a volere continuare a tentare e tentare, come può continuare a crederci Annabeth, disillusa fin dall'inizio?

Ha visto Percy prendere in braccio una neonata paffuta con i suoi stessi occhi curiosi. Le ha baciato la fronte e poi se ne è andato. Con Rachel, con le bambine. Con la sua famiglia.

Annabeth ha dovuto raccogliere tutte le sue forze e il suo coraggio per muoversi dal posto in cui si era gelata. Ha messo giù le poche cose che aveva intenzione di comprare, dopodiché è scappata via, cercando di trattenere le lacrime e il dolore. Ha pianto, lo ammette, fino a quando non c'erano più lacrime da piangere e gli occhi erano tanto rossi da bruciare. Ha pianto fino a quando non hanno iniziato a farle male la testa e la gola, perché andare avanti, lasciando indietro Percy, ora sembra troppo difficile. Ha sempre stupidamente pensato ed inconsciamente sperato che nessuno dei due sarebbe andato avanti per davvero. Che ci avrebbero provato, quello sì, ma che alla fine sarebbe stato inutile, perché chi altro se non la propria anima gemella?

Chiude il libro gentilmente e si scopre il polso. Lì c'è la prima frase che Percy le ha rivolto e che custodisce uno dei suoi ricordi più belli. Uno di quelli che, davanti a quello che è successo, vorrebbe solo dimenticare.

Quando Nico si siede davanti a lei, porgendole una tazza di caffè fumante, Annabeth sta ancora pensando a Percy. Nico si scusa per il ritardo, sistemandosi sulla sedia, e le chiede gentilmente come sta. Nico è diventato suo amico perché era amico di Percy e poi per l'essere uniti dai sentimenti dolorosi che provavano per lui: Nico e il suo amore non corrisposto e Annabeth e il suo amore non funzionante. È stato graduale e lento, ma sono riusciti a capirsi e hanno iniziato a piacersi. Adesso sono legati per il loro odio nei confronti del Destino.

"Will?" domanda distratta Annabeth. La domanda che vorrebbe porre è: hai parlato con lui?, ma non ha bisogno di farlo perché sa che Nico può capire. Will e Nico sono anime gemelle, ma Will ne è ignaro - la sua frase non è utile come tante altre, d'altronde ogni giorno i suoi pazienti gli augurano una buona giornata chiamandolo dottore - e Nico non ha intenzione di farglielo notare. Annabeth gli chiede sempre perché, pur conoscendone la risposta. La nostra cittadina è uno schifo, le ripeterebbe Nico per la centesima volta, piena di gente dalla mentalità ristretta. Possono fingere di accettarli, ma non lo faranno mai veramente. Una città piccola e ferma nel passato, in cui due uomini come anime gemelle sembrano ancora un triste scherzo del Destino, un errore che ogni tanto può capitare. E le risate davanti a loro? Will, il medico gentile e amato da tutti, e lui, l'ombroso addetto nell'agenzia di pompe funebri di sue padre. Sembrerebbero quasi una barzelletta.

"L'anima gemella è tutta una stronzata" sbuffa in risposta Nico, che in realtà non è una risposta in senso stretto, ma lo è per Annabeth, e lui in fondo ha tutte le ragioni per dirlo, dopo la storia di Bianca.
"Nico-" inizia lei, perché lui ha una possibilità, una vera dato l'interesse che Will manifesta nei suoi confronti, e non può sprecarla in questo modo.

"Annabeth" la interrompe lui, brusco. Si zittiscono per alcuni minuti. Rimango in silenzio a fissarsi fino a quando Nico non sospira.

"Senti, non parliamone, va bene?" dice, stanco "Non credo che tu sia la persona più giusta per rimproverarmi. Accetterò i tuoi consigli sui miei problemi, forse, quando riuscirai a superare i tuoi" la accusa e Annabeth sa che non è per cattiveria, ma non per questo le sue parole la feriscono meno. Annuisce, piano. Bevono il loro caffè senza parlarsi.

"Li ho rivisti oggi" sussurra, lo sguardo fisso sul liquido scuro, ormai freddo "Sembra felice" afferma ed è faticoso, perché fa male. Fa male accettare che Percy possa essere felice con qualcun'altro. Fa male, ma una parte di lei è convinta che sia la cosa giusta. Per lui e per lei, per loro. Percy è felice e può esserlo anche lei, ha solo bisogno di tempo.

"Mi dispiace" e sembra che Nico si riferisca a quello che gli è stato appena detto, ma in realtà le scuse sono per le parole di accusa che le ha rivolto poco prima. Annabeth lo sa e un angolo delle sue labbra si alza di poco in un mezzo sorriso incerto. Gli dice che vorrebbe parlare con Reyna e Nico non sembra sorpreso dalla richiesta.

"Non penso ci siano problemi" la rassicura "Vi metto in contatto io".
 



 
Le persone tendono a dimenticarsi di lei ed Annabeth si chiede come possano non notare tutte le qualità che rendono Reyna una donna da ammirare. Reyna è forte, intelligente e giusta, sa prendersi cura di se stessa e degli altri, affronta anche le situazioni più difficili con coraggio e determinazione, eppure finisce nell'ombra.

"È dura all'inizio, sai, hai come questo vuoto all'altezza del petto e pensi che niente e nessuno sarà in grado di riempirlo di nuovo" sta dicendo ad Annabeth con un sorriso sincero in volto e tono gentile "Fa male e continuerà a farlo, non voglio mentirti, ma andrà sempre meglio e ti innamorerai di nuovo. Tante volte finché non troverai la persona giusta. Il Destino sceglie una persona come tua anima gemella e quella persona è potenzialmente perfetta per te, ma questo non significa che lo sia effettivamente nella vita di tutti i giorni".

Annabeth la ascolta con attenzione e fa propria ogni parola che pronuncia. La sicurezza nella voce di Reyna le dà fiducia, la sensazione che, non importa quanto duro sarà affrontarlo, lei riuscirà a farlo in un modo o nell'altro.

Parlano a lungo. Reyna la rassicura e ad Annabeth succede che scappino alcune lacrime. Le racconta della sua vita di adesso, principalmente dell'officina che gestisce con il compagno, e le dice qualcosa anche di Jason. Sono ancora amici, si sentono e ora lei prova un sentimento di sincero affetto per lui, nulla di più, ma la sensazione di avere perso qualcosa di importante rimane. È gestibile, ma c'è e continuerà ad esserci. Reyna non le mente per farla stare meglio, le racconta la verità e questo sembra quasi più rassicurante.

Jason e Piper si sono lasciati. Le dinamiche nessuno le conosce bene, ma sembra che il problema fosse il lavoro di lei. Sono dicerie, comunque, e Reyna non vuole approfondirle. Anche dopo la loro rottura, Reyna sapeva che Jason non avrebbe accettato di iniziare una relazione con lei. Le avrebbe detto che mancava quel tipo di amore, che le vuole bene, ma non abbastanza per una relazione. Reyna lo sapeva, così non ci ha nemmeno provato e poco dopo ha conosciuto il suo attuale compagno. Le cose ora le vanno bene.

Parlano e parlano e parlano. Parlano di anime gemelle, dell'amore, di Percy, di Jason e alla fine arrivano anche a Nico, perché a lui tengono entrambe e alla fine in un modo o nell'altro del fatto che stia tenendo lontano Will avrebbero discusso.

"È prudente ed è comprensibile" afferma distrattamente Reyna. Annabeth annuisce. C'è la loro cittadina, è vero, ma non è insuperabile. Con gli amici vicini e un padre come il suo Nico potrebbe affrontarlo. Ma c'è la storia di Bianca che lo blocca.

Bianca ha conosciuto la sua anima gemella che aveva compiuto da poco quattordici anni. Lui ne aveva appena sei. Era amico di Nico e Bianca faceva loro da baby-sitter ogni tanto. Nella loro comunità era la prima volta che due anime gemelle si presentavano con una differenza di età tanto grande e il fatto suscitò molto interesse. Il problema era il momento in cui si incontrarono. Se fossero stati adulti, la cosa avrebbe solo infastidito gli anziani. Ma in quel momento con Bianca adolescente e la sua anima gemella ancora bambino, crebbero le maldicenze. I ragazzi sanno essere crudeli e, se all'inizio le voci erano ignorabili, pian piano si fecero sempre più ignobili fino a quando Bianca non fu più in grado di sopportarlo. Bianca non ne fece mai parola e Ade arrivò troppo tardi.

L'amichetto di Nico e la sua famiglia si trasferirono in gran fretta, perché d'improvviso non erano più capaci di affrontare lo sguardo di Ade o di suo figlio, ancora troppo piccolo per comprendere il motivo per cui tutto quello era successo.

"In linea generale direi che non dovremmo intrometterci, soprattutto se Nico è contrario" mormora Reyna. Lo sguardo incerto, mentre cerca di capire come potrebbe essere meglio agire "Però temo che Nico si stia precludendo qualcosa che potrebbe renderlo felice per paura di essere ferito. Will non sa che Nico è la sua anima gemella, eppure vorrebbe avere la possibilità di conoscerlo non come amico" Reyna si lascia scappare una risata leggera "E lo so perché Will è venuto a chiedermi come conquistare Nico". Anche Annabeth si lascia scappare un sorriso, perché l'immagine di Nico e Will insieme è solo perfetta: il modo in cui si completano, lo stridore dato dalle loro personalità messe a confronto è stranamente piacevole. Loro sono diversi da lei e Percy. Percy e Annabeth erano quasi scontati. Ai tempi del liceo le persone si aspettavano che prima o poi Percy le avrebbe chiesto di uscire e si aspettavano che lei avrebbe accettato. E così è successo, solo per qualche motivo non hanno funzionato. Will e Nico insieme ad un primo sguardo non sembrano giusti e forse è proprio questa distanza, quest'aspettativa mancata, che li rende perfetti.

Prima di salutarsi Reyna le raccomanda di tenersi impegnata, che all'inizio sarà di aiuto, e di tornarla a trovare, che hanno tanto di cui parlare e tanti modi per far ragionare il loro amico comune.
 




Annabeth trova impiego come addetta in libreria. Non è esattamente quello per cui ha studiato e non è sicuramente l'aspirazione della sua vita, ma per ora è qualcosa. In fondo è solo un impiego temporaneo, mentre decide cosa farne della sua vita, rivedere i suoi vecchi progetti e farne di nuovi, e provare ad alleviare quel dolore continuo dovuto alla consapevolezza che Percy non potrà più essere suo. Ogni tanto, quando il pensiero diventa troppo forte e il dolore troppo acuto, rivolge tutte le sue attenzioni a strani scenari nei quali Nico potrebbe accettare Will come compagno. L'immaginazione è la sua grande alleata fin da quando era piccola e pensare ai problemi degli altri le consente di allontanarsi almeno per un po' di tempo dai propri.

Qualche giorno dopo il suo primo giorno in libreria, la figlia di Percy le si piazza davanti con una piccola pila di libri in braccio. Ha un sorriso ampio, mentre le porge il suo bottino, e Annabeth si accorge delle lentiggini spruzzate sul viso, disordinate, e gli occhi vivaci di un verde brillante. Annabeth non può mentire, un po' ci spera che Percy sia dietro di lei, ma c'è Rachel con i suoi abiti variopinti e il suo sguardo curioso, che indica alla bambina che tiene in braccio un piccolo animale di peluche della zona infanzia.

"La mamma mi ha detto che sei una amica speciale di papà" dice la bambina candidamente per attirare la sua attenzione e Annabeth annuisce, perché è contenta che Rachel non le abbia negato la sua posizione d'importanza nella vita di Percy. Ma in fondo doveva aspettarselo, perché Rachel non è quel tipo di persona. Ha sempre avuto una cotta per Percy, ma non si è mai fatta avanti. È stata un'amica ai margini della loro relazione, più di Percy che di Annabeth, ma comunque non ha mai cercato di dividerli né ha approfittato delle loro innumerevoli rotture ai tempi del liceo. Se ci pensa con calma, dovrebbe essere contenta. Fa male, certo, ma Rachel è una donna meravigliosa e Annabeth forse non avrebbe potuto sperare di meglio per lei. Ma anche se lo pensa, mentre guarda la bambina, non riesce a non pensare alla famiglia che avrebbe potuto avere con Percy e che mai potrà avere.

La bambina riottene la sua attenzione, dicendo forte che vuole essere anche lei un'amica speciale con Annabeth, proprio come il suo papà, poi, prima ancora di ottenere una risposta, si lancia nel darle una serie di informazioni generali, tipiche dei bambini - la sua età, le cose che le piacciono e che non le piacciono -, prima che Rachel le raggiunga e la riprenda dolcemente, dicendole di non iniziare un monologo con un'altra persona senza lasciarle la possibilità di parlare a sua volta. Poi saluta Annabeth e, mentre paga i libri della figlia, le fa qualche domanda di cortesia. Sembra leggermente a disagio, ma in fondo lo è anche Annabeth nelle sue risposte elusive e vuote. Nessuna delle due sembra incolpare l'altra di nulla, ma forse è ancora troppo presto per Annabeth per poter affrontare questa situazione e Rachel lo capisce, così ringrazia, saluta e dice alle bambine di salutare a loro volta. Loro lo fanno e presto sono fuori dal negozio.

Annabeth le guarda allontanarsi, mentre una fitta di gelosia le colpisce il petto. Guarda Rachel con una bambina in braccio e l'altra tenuta stretta per mano fino a quando scompaiono alla sua vista. E fa male, mentre un grumo indistinto di rimpianto e invidia si forma nel suo stomaco.

Le ci vuole solo tempo.

Non tutti hanno le stesse possibilità e lei dovrebbe essere felice di averne avute, e molte anche. Dovrebbe essere fiera di essere riuscita a lasciare una persona che amava tanto. Lo è, davvero, solo che-

Solo che i sentimenti non possono essere cancellati facilmente e i rimpianti sono sempre presenti. Le cose che si sarebbero potute fare e le parole che non sarebbero mai dovute essere pronunciate sono le prime a tornarci in mente e Annabeth è come tutti gli altri. Così pensa e pensa e pensa in un circolo vizioso che la ferisce sempre di più.

Prende un profondo respiro nel tentativo di riprendere il controllo di sé, poi un altro e un altro ancora fin quando non sente di essersi calmata almeno un po'. A quel punto si rende conto che è già arrivata l'ora della chiusura. Sistema le ultime cose distrattamente, ripone maggiore attenzione alla chiusura della cassa e del negozio. Chiusa la saracinesca, non è sicura di quello che vuole fare e senza rendersene conto è seduta al bancone di un bar qualsiasi. Un posto piccolo e buio, ma dall'aria in qualche modo familiare. Le voci e le risate dei clienti non si interrompono mai, mescolandosi le une alle altre e al rumore dei bicchieri e delle bottiglie continuamente in movimento.

"Ciao!" esclama il barista con allegria, non appena si accorge di lei e Annabeth sobbalza, strappata all'improvviso dai suoi pensieri "Non sapevo che fossi tornata, che bello rivederti!" continua e Annabeth lo fissa per alcuni secondi in un misto di confusione e terrore, perché non riesce a ricordarsi di lui. È normale in fondo, è da così tanti anni che non faceva ritorno a casa che i volti meno familiari hanno iniziato a farsi sempre più sfuocati fino a diventare macchie indistinte attribuite a nomi privi di significato. È normale, pensa, ma il barista si ricorda di lei e questo non fa altro che metterla in agitazione, facendola sentire in difetto. L'altro deve accorgersene perché il sorriso gli scompare dal volto all'improvviso e accenna una risata incerta, prima di dire che probabilmente Annabeth non si ricorda di lui. Non è un problema, dice, ma la mimica del corpo ne lascia intuire la leggera delusione.

Quando viene fuori che è Tyson, Annabeth non può che esserne sorpresa perché è tanto diverso dal ricordo che ne aveva che quasi fa fatica a crederci. Lo ricorda come un ragazzino trasandato, ma, se deve essere sincera, con Tyson non ha avuto mai gradi rapporti. Quando ha iniziato a frequentare Percy, i suoi genitori si erano già separati da molto tempo. Tyson ne era stato più o meno il motivo e almeno inizialmente i sentimenti di Percy erano di rabbia e di accusa, Annabeth aveva finito per appoggiarlo. Con il tempo Tyson era diventato più pressante nei confronti di Percy e senza che se ne rendesse conto Percy aveva cominciato a coltivare del sincero affetto per il fratellastro. Passavano molto tempo assieme, ma nei loro piani Annabeth c'entrava poco e sinceramente non le interessavano le uscite con il suo ragazzo insieme al fratello. Lo conosceva, ma non era particolarmente interessata ad approfondire questa conoscenza.

Una cosa che non ha perso è la parlantina, pensa distrattamente Annabeth, ma è piacevole, davvero. Tyson le strappa più sorrisi e risate di quanto avrebbe creduto possibile e così, quando le propone di scambiarsi i contatti, lei non ci pensa troppo e accetta.

La seconda birra gliela offre lui e sembra quasi un invito a rimanere. Lei resta e continua ad ascoltarlo. Lui racconta di tutto e di più, ogni tanto le fa qualche domanda e lei risponde, brevemente, ma lo fa. Si sente grata del fatto che Tyson non si aspetti da lei grandi conversazioni, ma le permetta di essere un'ascoltatrice silenziosa. Ogni tanto si allontana per servire gli altri clienti o sistemare qualche tavolo, ma torna sempre dai lei. Ed è tanto piacevole che non se ne rende conto subito, ma in quei momenti smette di pensare a Percy, a Rachel e alle bambine.




 
   
 
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