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Autore: Mave    28/08/2019    2 recensioni
Un pugno e l'amicizia tra Bright e Colin sembra irrimediabilmente compromessa. Dietro quel pugno però si nascondono paure, fragilità, errori, incomprensioni...E forse anche la chiave per affrontare insieme un futuro incerto.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Bright Abbott
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“No grazie, Dottor Brown!”

Con la stessa semplicità con cui rifiuterebbe un cioccolatino, Colin è ostinato nella sua decisione di negarsi anche quell’ultima possibilità di essere salvato.

A che scopo combattere una battaglia già persa?

Alla fine ha vinto quella bomba ad orologeria che gli pulsa in testa con cattiveria e lui è così stanco, impaurito e sfiduciato da accettare il suo destino di essere un miracolo a scadenza .

Stringe i pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi delle mani e si morde le labbra fino a sentire il sapore del sangue ma non cede.

“Vi aspetto in auto!”

Si alza di scatto, con lo sguardo fiero e rabbioso, senza lasciarsi corrompere dalle flebili proteste del Dottor Brown o farsi intenerire dall’intensità sconvolgente del dolore dei suoi genitori.

Questo è il punto di non ritorno, quello in cui il futuro si allontana sempre più divenendo sfocato.


Pigramente, Everwood si sta svegliando dal lungo sonno invernale.

Dopo le ultime nevi del disgelo, si respira una fragranza umida, le nubi vagano dietro i monti e un tiepido e timido sole è l’unico segno di una primavera ancora troppo indecisa.

Con un sospiro, il respiro diventato cemento, Colin si appoggia al cofano della station-wagon di famiglia.

È l’ora dell’uscita delle scuole e, ad un tratto, lo stradone si popola di liceali che si scambiano segreti, fatti ed esperienze nel loro brusio allegro.

Bright, lo zaino gettato su una spalla, si ferma a mezzo metro da Colin.

Per un breve momento esita: sulla destra c’è il rustico edificio riabilitato dal Dottor Brown, sulla destra c’è il caratteristico e colorato studio medico di suo padre: praticamente una via di fuga.

Il ragazzo però non si muove e l’altro, avendolo notato, cerca di assumere una posizione dritta, dignitosa.

Adesso i due amici si fronteggiano, come due rette parallele che non si incontrano mai.


È Colin a cedere per primo, vinto dal suo corpo difettoso. All’improvviso la vista gli si offusca e, prima che riesca a ritrovare l’equilibrio, ci sono già le braccia solide di Bright pronte a sorreggerlo.

È un momento imbarazzante. Basterebbe poco ai due amici per aprirsi i loro cuori ma la paura, insieme all’insicurezza, li porta a mantenersi sulla difensiva e a perdere l’occasione di chiarirsi.

Sullo sfondo compaiono gli Hart, lo sguardo sperduto nel vuoto e l’espressione asciutta di chi, al contrario, vorrebbe soltanto abbandonarsi alla disperazione.

“Vattene a casa, Bright!”

È l’unica cosa che Colin può fare. Allontanare le persone a cui vuole bene, impedire che quella bomba ad orologeria , causi danni anche a loro.

A lui non resta altro da fare che sgranare i giorni come i grani di un rosario.

Vivere ore, giorni, settimane che non gli appartengono perché, comunque, sono preferibili al nulla.


Bright si stupisce di quanto stia diventando bravo nel fingere che vada tutto bene.

Con Amy non parla più da quasi una settimana. Però non lesina apprezzamenti sulle abilità in cucina di Rose per ingraziarsela e non risparmia frecciatine sulle cravatte di dubbio gusto con cui il Dottor Abbott esce di casa al mattino.

Le sue risate però spesso finiscono in un rantolo, una patina cupa gli offusca lo sguardo e un sentimento saturnino gli gela il cuore.

Poi quella sera qualcosa si smuove.

Amy rientra con gli occhi gonfi di pianto, logorata da quell’amore ad intermittenza che rischia di fulminarla, e riesce a confidare al suo fratellone che Colin l’ha mandata via.

È la goccia che fa traboccare il vaso.

Perché se è vero che fratello e sorella male si dicono e bene si vogliono , Bright Abbott non lascerà di certo impunito quel capriccioso ragazzo che continua a spezzare il cuore alla sua sorellina.


Non c’è altro che la memoria (a senso unico) a proteggere i ricordi di un’amicizia sulla quale è arrivato davvero il momento di porre la pietra tombale.

L’impulsivo Abbott si sente un po' ridicolo nel presentarsi a casa Hart con quello scatolone di cartone tra le braccia.

Lo lascia cadere a terra con un tonfo, proprio vicino ai piedi di Colin. Lui non fa una piega, anche se la tensione lo sta risucchiando dentro di sé come in un buco nero.

“Questo potevo anche perdonartelo…”

Esordisce allora Bright, indicando il livido violaceo sullo zigomo. Anche lui ha raggiunto un certo livello di frustrazione.

“Amy però lasciala fuori. Non merita di essere trattata così, dopo tutto quello che ha fatto per te.”

Ogni punto di attrito è amplificato dalla stanchezza di una situazione ingestibile e, alla fine, come un fiume in piena vomita fuori parole velenose dette al solo scopo di ferire Colin.

“Tu non la meriti. Tu non ci meriti!”

Colin non replica, mentre richiude la porta dietro a Bright permette soltanto che una lacrima gli rotoli lungo la guancia.

Ormai ha oltrepassato il punto oltre il quale è impossibile tornare indietro.

   
 
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