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Autore: BeaterNightFury    28/08/2019    0 recensioni
Ho letto da qualche parte che anche la persona più piccola può cambiare il corso del tempo.
Nessuno ha MAI detto se in meglio… o in peggio.

Ventus ha 16 anni, una meravigliosa famiglia adottiva, e un sacco da imparare sui mondi.
Terra e Aqua hanno responsabilità e sogni, e forse un po' il bisogno di comportarsi da giovani.
Lea ha una sorellina per cui è tutto il mondo, Isa ha un cane, Zack ha una ragazza e un amico da aiutare.
Sora ha troppa felicità per il suo bene, Riku ha la testa dura, e Kairi qualcosa che dovrebbe ricordare.
Insieme ad altri, condividono una sola storia.
(La trama è vagamente ispirata alla vecchia fanfiction "Til Kingdom Come" che ho scritto con i miei amici, ma questa considera canon la trama e gli eventi di Kingdom Hearts 3, quindi potrebbero esserci degli spoiler più avanti)
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Penultimo capitolo!
In realtà anche il decimo è già scritto - aspettatevi che venga pubblicato sabato, perché poi mi dedicherò alla seconda storia della serie.
Ora, prima di leggere, mettetevi comodi e assicuratevi di avere almeno un fazzoletto a portata di mano.
E per favore, non odiatemi.

Capitolo 9
Mai Mi Legherai
 
GIORNO 276
 
«Tu sei…?»
«Riku. L’amico di Sora.»
Non si aspettava che la fuggitiva dell’Organizzazione avrebbe scelto proprio quel mondo per rifugiarsi, o che avrebbe dormito nella casa sull’albero che lui, Sora e Kairi avevano usato più volte come base per giocare ai pirati… e invece Xion era lì.
Un momento prima aveva cercato di fuggire, correndo verso l’isolotto dove Riku e Sora erano stati soliti duellare, un momento dopo era crollata al suolo, stringendosi forte la testa tra le mani, come se si fosse sentita improvvisamente male.
L’aveva appoggiata per terra e si era inginocchiato, aspettando che rinvenisse, e ora era bastato che Riku menzionasse Sora perché Xion scattasse immediatamente a sedere.
«Sora? Conosci Sora
Riku si rimise in piedi, poggiandosi una mano sul ginocchio. «Sì.» Sbuffò.
Quella sola sillaba era un eufemismo, ma ormai era uno dei pochi nei mondi a ricordarlo, uno dei pochi ad avere i dettagli sulla sua vita, e se quel… quella ragazza, perché dopo quello che Riku aveva visto l’anno prima, poco importava come si arrivava a fare parte del mondo, anche se era stata definita come un fantoccio, a Riku sembrava decisamente viva, viva quanto lo era lui.
Probabilmente meritava anche più di lui di essere viva.
«Grazie.» Xion si alzò a sua volta. «Mi hai salvata… ma non so perché lo hai fatto.»
Anche perché non sembrava aver ricevuto molta decenza umana, in vita sua.
«Diciamo che… ne avevo voglia.» Riku le rispose, poi fece per allontanarsi. Si sentiva lurido a cercare di portarla da DiZ, ma si sarebbe spaccato il cranio da solo prima di farlo con le cattive.
Quella ragazza sembrava aver già visto troppo abuso per una vita intera, per come si muoveva e come parlava.
Sentiva i suoi passi dietro di lui, e poi lei intervenne di nuovo.
«Riku, ti prego… parlami di Sora. E… di quella ragazza che è sempre con lui.»
«Vuoi dire Kairi?» Riku le rispose senza neanche girarsi.
«Sì… quella che mi somiglia.»
Riku si sforzò mentalmente di stare fermo, di non tradire la tensione, di rimanere impassibile. Aveva già fatto troppi errori l’anno prima, messo in pericolo le due persone più importanti della sua vita, e anche se ora Kairi era al sicuro a casa, era c-o-l-p-a-s-u-a se Sora aveva dovuto produrre un Nessuno per salvarla, c-o-l-p-a-s-u-a se era rimasto perso nei mondi a cercarlo ed era finito vittima dell’oblio, c-o-l-p-a-s-u-a se Roxas e Xion esistevano e rischiavano di farlo morire con la loro stessa presenza.
Immaginava Sora che lo prendeva per un polso e gli diceva che tutto questo non avrebbe cambiato nulla. Sapeva per certo che Kairi ancora lo stava aspettando. Li stava aspettando. Una parte del suo cuore era ancora convinta che tutto sarebbe tornato come prima, e che…
Togliti questi pensieri dalla testa, idiota. Hai buttato la tua occasione dalla finestra quando hai fatto male ad entrambi.
«Kairi è una persona… molto speciale per Sora…» E per me, Riku avrebbe aggiunto, ma si sentiva di aver già parlato troppo. Si girò verso Xion e fece due passi verso di lei, ma non le si avvicinò.
DiZ aveva parlato troppo spesso dell’Organizzazione come il nemico… Riku ora avrebbe soltanto voluto capire se la ragazza voleva risposte per sé, o se stessero cercando di fare nuovamente loro del male.
«Ricordo cose su di loro.» Il respiro di Xion si stava facendo affannato. «Ma io non sono altro che un fantoccio… un oggetto creato da qualcun altro.» Diede di nuovo le spalle a Riku, appoggiandosi ad una delle palme dove Sora era stato solito arrampicarsi. «Perché dovrei avere i loro ricordi?» Si girò verso di lui. «Sai dov’è Sora adesso?»
«Quello resta un segreto.» Riku rispose d’istinto. Non avrebbe consegnato il suo… il suo migliore amico
«Non ti fidi di me, non è vero?» Xion evitò di nuovo il suo sguardo.
«Da che mi risulta, state tenendo Qualcuno prigioniero nella vostra roccaforte. Non è così forse?» Riku ribatté.
«Shiro è la figlia del Superiore. I Qualcuno stanno con i genitori quando sono piccoli.» Xion ribatté meccanicamente.
«Non è vero.» Riku trascinò i piedi nella sabbia. «Non so chi ti abbia riferito tutto questo, ma chiunque lo ha fatto, ha mentito o crede a questa menzogna. Terra è il nome di suo padre. Porta un Keyblade, come te e Roxas. È sparito dai mondi quando Shiro aveva un anno… forse è morto, forse è solo sparito, ma…»
Xion si irrigidì, e attraverso le maglie nere della benda, Riku la vide stringere un pugno.
«Il Keyblade. Non è un non più, è un non ancora. Xemnas sta aspettando che Shiro evochi il Keyblade
Xion rimase per la successiva decina di minuti a spiegare cose a Riku. Di come, secondo Axel, era da alcuni anni ormai che dalla mano destra della bambina partissero raggi luminosi che lampeggiavano e si estinguevano come un lume guasto appena prima di produrre una lama, del regime di allenamento, fino ad allora inutile, che un membro dell’Organizzazione chiamato Saix aveva imposto alla bambina ogni sera, in presenza di Roxas, o di Xion, o di entrambi quando possibile, del fatto che Shiro avesse memoria di un tempo in cui Saix era stato diverso, del fatto che parlava da sola o con il suo peluche abbastanza spesso…
«Avremmo potuto portarla via…» Riku mormorò a mezza voce.
A sua volta, lui spiegò a Xion di come lei portasse dentro di sé i ricordi che Sora aveva di Kairi – quelli vitali al suo risveglio. Le ammise che il suo migliore amico avrebbe potuto non svegliarsi più, se quello che lei aveva preso non fosse stato restituito.
Anche attraverso la benda, poteva vedere quanto Xion fosse scossa. Probabilmente non si era accorta dell’abuso su sé stessa, ma ora aveva aperto gli occhi su come era stato su qualcuno vicino a lei.
Una parte del cuore di Riku avrebbe voluto fare leva su questo punto debole – usare l’intenzione di Xion di aiutare la sua piccola amica per portare lei e Roxas da Sora e Shiro lontana. Era la cosa migliore da fare – la cosa giusta.
Perché un’altra parte aborriva comunque il semplice pensiero di una scelta del genere? Perché, nonostante il fine, Riku si sentiva un mostro al pensiero di poter fare del male a un Nessuno e a una Replica – a due ra-gaz-zi-del-la-sua-e-tà?
DiZ poteva anche pensare che i Nessuno fossero indegni di vivere, ma quello che la microspia di Pluto gli aveva mostrato, le reazioni di quando aveva osservato quei due, la stessa preoccupazione di Xion per Shiro, per una persona, raccontavano tutta un’altra storia.
Xion riprese ad appoggiarsi ad uno degli alberi, lo sguardo perso verso il mare. Per alcuni momenti, l’isola cadde nel silenzio, eccetto per il rumore ritmico delle onde.
«Quando… saremo ricchi… di sentimenti e di umanità…» Xion aveva preso a mormorare, le parole appena discernibili contro i rumori dell’isola. «… tutti sapremo vincere… o perdere… ma con umiltà…»
Man mano che le pronunciava, cominciò a dare un tono alle parole, fino a quando Riku non riconobbe il testo. Era una canzone, e non una qualunque – la canzone che Sora e Kairi avevano cantato alla consegna dei diplomi dell’asilo.
Era la prova principe di quello che DiZ gli aveva detto – che Xion aveva davvero rubato a Sora parte della sua mente, momenti importanti della sua vita, come quella giornata di sole di dieci anni prima in cui Riku aveva capito che non avrebbe perso il suo amico del cuore.
Se soltanto fosse riuscito a tenerlo stretto come si era promesso di fare…
Si morse forte un labbro e cercò di trattenersi. Xion non lo avrebbe visto piangere
Sulla spiaggia regnò di nuovo il silenzio, poi la ragazza scoppiò in singhiozzi. Smise di piangere, poi lo guardò in faccia.
«Mi odi… perché ti ho portato via il tuo amico?» gli chiese.
No, odio me stesso perché l’ho mandato io via, Riku avrebbe voluto rispondere, ma invece disse: «Non direi. Forse… sono solo triste.»
Si sentiva gli occhi pieni di lacrime e tenere normale il tono della sua voce sembrava l’impresa più strenua del mondo. Ringraziò la benda – oltre che impedirgli di vedere la propria oscurità, impediva anche agli altri di vedere le sue lacrime.
 
La risposta non deve essere giusta solo per te.
Deve essere la cosa più giusta per tutti.
Per te, i tuoi amici, e per tutti gli altri.
 
GIORNO 298
 
Xion è tornata. Axel dice di averla trovata a Crepuscopoli e che è svenuta poco dopo che lui l’ha vista.
Roxas è arrivato più tardi ed era livido di rabbia. Ha cercato di spiegarmi qualcosa, ma Axel ha asserito che fosse l’ora di dormire per me e mi ha mandata in camera.
Domani vedrò di andare a cercare Axel e parlare direttamente con lui.
 
GIORNO 299
 
“Shiro, non credo sia una buona idea”, la coscienza aveva preso a ripeterle nella testa da quando lei aveva deciso di pedinare Axel quella mattina.
«E basta tu!» Shiro gli bisbigliò, per poi acquattarsi contro la porta. Axel non le era affatto sembrato contento di parlare, e Roxas si era chiuso in camera.
«Se tu potessi salvare uno di loro… perché sceglieresti il fantoccio?»
Non era la voce di Axel quella. Era Saix.
“E brava Shiro. Se ti dovesse vedere, come spiegherai che stavi origliando?”, la sua coscienza le protestò contro.
«Questa è casa mia. Potrei essere dovunque.» Shiro gli ribatté. Ancora non capiva cosa fosse il fantoccio a cui Saix si riferiva, ma sperava non fosse Mister Kupò – era l’unico pupazzo presente nel castello e le si sarebbe spezzato il cuore se avessero dovuto buttarlo via, anche se era pieno di rammendi.
«Sembra ancora un oggetto, per te?» Axel contraddisse Saix, la sua voce poco più alta di un bisbiglio. «L’ho vista piangere, Isa. E avrai visto anche tu come abbraccia Shiro ogni sera quando siamo di ritorno, come scherzano assieme quei tre quando si allenano nel salone di sotto. Se non sapessi la verità, giuro, metterei la mano sul fuoco che sia Qualcuno. Che tutti e due lo siano.»
«Cosa c’entrano Xion e Roxas con i pupazzi?» Shiro scosse la testa, provando a chiederlo alla sua coscienza. Quel discorso non sembrava avere capo né coda – un momento prima stavano parlando di un fantoccio da salvare, un momento dopo Axel aveva riportato a galla il vecchio discorso del fatto che Saix odiasse chiunque, adesso era convinto che Roxas e Xion fossero persone?
«Dimmi, Lea, cosa vedi quando guardi il Numero XIV in faccia? Chi vedi
Per tutto il tempo, Saix era rimasto con la schiena contro il muro, braccia conserte, ma fece due passi verso Axel.
Da quando in qua hanno ripreso a chiamarsi tra loro con i loro veri nomi?”, la coscienza fece subito presente a Shiro. “Specie quando dicono a te di non farlo!
«Xion ha gli occhi azzurri, il viso rotondo, e l’aria di chi non farebbe mai male a una mosca neanche volendo. Porta i capelli corti. Se non li avesse neri, direi che sarebbe il ritratto di…» Axel iniziò, ma Saix non lo lasciò finire.
«… tua sorella?» Lo interruppe. «Tua sorella, se fosse arrivata a compire quindici anni?»
Saix non si era minimamente mosso, ma Axel stava trasalendo come se qualcuno gli avesse tirato un ceffone.
«Di che sta parlando?» Shiro continuava a non capire.
Una sorella. Qualcuno con i suoi stessi genitori.” La sua coscienza la intercettò subito. “Sarebbe fratello nel caso dei maschi. Non metterti a chiederlo in giro.
«Roxas e Shiro la vedono allo stesso modo…» Axel cercò di giustificarsi.
«Le cose non cambiano. LEI È MORTA! MORTA! Smettila di rincorrere i fantasmi!» Negli occhi di Saix si intravedeva il bagliore della furia. Shiro dovette stringere i pugni per non urlare e non muoversi, e fu abbastanza certa che qualcos’altro la stesse trattenendo perché non battesse ciglio.
Axel fece due passi indietro, alzando le spalle e le braccia come se si stesse mettendo in guardia. Non evocò i chakram, ma Shiro vide dalle spalle che aveva preso a tremare.
Saix fece due passi in avanti, sembrando in apparenza calmarsi, ma i suoi occhi non avevano smesso di fissare quelli di Axel per un momento.
«O mettila così. Preferiresti perdere un’amicizia fittizia o una autentica
Shiro vide la tensione di Axel allentarsi pian piano, quasi come se si stesse afflosciando. Saix continuò a camminare, passandogli oltre.
«La posta in gioco è troppo alta… Lea
 
GIORNO 300
 
Sembrava che la routine iniziale del Castello che Non Esiste fosse quasi tornata alla normalità, ma Roxas tendeva ancora a rimanere per conto suo.
Xion non sapeva se fosse più arrabbiato con Axel o più confuso. Non sapeva nemmeno se il problema avrebbe anche potuto coinvolgere…
«Shiro, tutto bene?»
… la ragazzina sembrava più distratta del solito nei suoi soliti allenamenti con la mazza. Era la terza volta che, uno a uno contro Xion, Shiro cadeva di sedere sul pavimento o si lasciava disarmare.
«S-sì, perché?» Shiro fece per rialzarsi.
«Non mi sembra.» Xion le tese una mano. «Ti vedo un po’ giù di corda. È successo qualcosa?»
«Credo che Saix voglia farmi buttare via Mister Kupò.» Non sembrava molto convinta, ma probabilmente non era di quel pupazzo che parlava il Numero Sette. Comunque c’era ragione perché la bambina si preoccupasse.
Shiro sbuffò.
«Non voglio dire addio a Mister Kupò. È mio amico.» Si appoggiò contro uno dei muri e guardò Xion.
Se un momento prima, Xion era stata convinta che Shiro fosse all’oscuro di tutto, adesso non sapeva dire se effettivamente la bambina fosse convinta che avrebbe perso il suo giocattolo o se stesse cercando di esternare la sua preoccupazione senza voler far preoccupare lei.
«Shiro, dai… non hai altri amici a parte lui?»
«E allora?» Il volto della bambina si contorse in una smorfia. «Roxas è Roxas, Axel è Axel, Riku è Riku… ma nessuno di loro è te!»
Era decisamente la seconda. Ma qualcos’altro attirò l’attenzione di Xion.
«Tu conosci Riku?»
«Sì!» Shiro fece sì con la testa, il viso rigato da due lacrime.
Xion decise che doveva distrarla – che questa poteva essere un’occasione.
«Credo stia cercando tuo padre, Shiro. Che il Superiore non è tuo padre, che si chiama…»
«… si chiama Terra.» Shiro si puntò un dito alla tempia. «L’ho memorizzato. Lo ha detto un certo re Topolino che conosce anche la mia mamma.»
Xion ricordava che Axel le aveva detto che i Qualcuno piccoli non erano… qual era il termine?... autosufficienti?, e pensava che Shiro, che le arrivava al naso se stava su dritta, avesse ancora molta strada da fare prima di dirsi “cresciuta”, ma sembrava giungere alle conclusioni a cui doveva ancora prima di quanto lei si potesse aspettare.
«Riku sa un sacco di cose.» Xion si diresse verso una panca a margine della sala e fece gesto a Shiro di sedersi. «Ma… sta cercando il suo migliore amico. O meglio, sta cercando un modo di salvarlo. Credo che il Superiore lo voglia…»
Xion si soffiò sul palmo vuoto della mano.
«Non credo sia l’unica persona a cui vuole farlo.» Shiro si fissò le scarpe. «E Saix dice che Axel ti vuole bene perché assomigli a sua sorella. Alla Qualcuno con cui è cresciuto il suo Altro. Ma secondo me non è vero, Xion… non può essere vero. Tu sei tu
Xion stava per ribattere qualcosa, ma quello che aveva detto Shiro era qualcosa che lei non sapeva. Sapeva di somigliare a Kairi, la persona importante di Sora, quella che probabilmente lui amava, ma non sapeva che Axel, che l’altro di Axel, fosse cresciuto assieme a Qualcuno che somigliava a lei.
«Saix dice che la sorella di Axel è stata cancellata. Che non è mai arrivata alla tua età. Dice che… Axel dovrebbe smetterla di andare dietro ai fantasmi.»
Xion non disse nulla. Non poteva credere che Axel si fosse legato a lei soltanto per il suo aspetto… e come Shiro, non ci voleva credere. Non sarebbe stato da lui tentare di aggrapparsi così a un ricordo.
Ma questo aveva aperto un altro mistero. C’era qualcuno a cui lei somigliava, e quella ragazza non era morta.
«Shiro, sai come si chiamava la sorella di Axel?»
La dodicenne scosse la testa.
«L’amica di Sora e Riku si chiama Kairi. È tale e quale me… solo che ha i capelli rossi, non rossi come Axel ma appena appena più scuri.» Xion mormorò. «Shiro, e se fosse lei? E se non fosse morta, ma solo sparita lontano?»
«Non lo so… non lo posso sapere…» Shiro le rispose dopo alcuni momenti in cui sembrava ci stesse pensando. «Ma… la mia coscienza mi dice che se Axel la cerca, forse sarebbe in pericolo.»
«Già, come dice Riku. Un Qualcuno non può stare in mezzo ai Nessuno.» Xion appoggiò la schiena alla parete dietro la panca. «Shiro, se Axel dovesse riavere il suo cuore… gli dirai di Kairi? Me la fai questa promessa?»
Shiro alzò la mano destra in un gesto che sembrava quasi solenne.
«Ragni, serpenti, scorpioni e zanzare, se rompo il mio voto, ch’io possa crepare!»
 
GIORNO 321
Dal Diario di Xion
Axel mi ha sempre aiutata, quindi pensavo lo avrebbe fatto ancora. Da quanto tempo mi conosce, realmente? Forse anche prima che ci incontrassimo al Castello dell'Oblio. Ma mi ha detto di pensare con la mia testa. Ero così felice. Però ora che sono diventata più forte, Roxas sta diventando più debole.
Non dovrei più esistere. Mi hanno detto che i Nessuno non avrebbero nemmeno ragione di esistere, ma il vero problema sono io.

Ma prima di andarmene, voglio aiutare Roxas e Axel. Anche solo un pochino. E Shiro… va portata via dal Castello che Non Esiste. Non mi importa se Axel oggi mi abbia detto che l’ultimo che ci abbia provato è sparito nel nulla senza lasciare tracce – per quel che sarà il mio destino, se posso aiutare qualcun altro, è quello che intendo fare. Non merita di essere qui, per quanto le vogliamo bene… deve lasciare questo posto e cominciare a vivere. Ne ha il diritto più di tutti noi messi assieme.
Penso che il ragazzo che ho visto oggi sia lo stesso Sora dei miei ricordi.
 
GIORNO 352
 
Axel spinse il pesante cancello di ferro e corse nel cimitero.
Roxas e Xion erano ancora lì, entrambi con gli occhi sbarrati, come se vedessero l’avversario davanti a loro senza realmente vederlo, con le espressioni determinate di chi voleva finire la missione e tornare a casa…
… e i loro Keyblade che si scontravano tra loro. Da nemici. In quello che sembrava poter diventare uno scontro all’ultimo sangue.
Non c’era molto tempo – se uno dei due fosse arrivato a prevalere, l’altro avrebbe potuto rimanere ferito gravemente… o addirittura…
Beh, Axel aveva chiuso col perdere le persone a cui voleva bene.
Corse verso di loro, quasi senza pensare, alzando i chakram quasi a usarli come scudo.
«SMETTETELA SUBITO!»
Si infilò tra i due, bloccando il Keyblade di Roxas con la sinistra e quello di Xion con la destra, per poi spingere entrambi all’indietro.
Roxas sembrò il primo ad accorgersi che, in tutto quel tempo, aveva alzato l’arma contro la sua amica.
«Cosa ci fai qui?» Xion, se pur più lenta, fu anche quella che riuscì a tradurre il suo sconcerto in parole. «L’Heartless con cui mi stavo battendo… eri tu
Abbassò lo sguardo, mentre – le si leggeva in faccia – il suo spavento cedeva il passo al disgusto.
Axel la guardò, poi cercò di fare del suo meglio per spiegare le cose a Roxas. Xion aveva capito sicuramente la verità da sola – ma chi avrebbe dovuto farlo con lui? Chi avrebbe dovuto dargli il rude risveglio?
«La missione era una trappola. È stata ideata solo per farvi combattere l’uno contro l’altra.»
Non c’era molto altro da spiegare – non lì. Aprì un Corridoio per Crepuscopoli, mandò Roxas alla gelateria e aprì un altro Corridoio perché Shiro li raggiungesse. Sapeva che la bambina probabilmente avrebbe fatto domande sul perché fossero tornati così presto, ma sperava di poter tagliare corto con un “evidentemente l’Heartless era stato segnalato da quel morto di sonno di Demyx”.
Shiro emerse dal passaggio d’ombra abbastanza presto, e come ogni giorno quando c’erano tutti, Xion attese che si liberasse del mantello e la abbracciò forte. Era diventata presto la loro prassi per salutare, e se solo gli altri le avessero viste… se solo Saix le avesse viste… quante volte, all’uscita da scuola, avevano visto Kairi salutare così la sua compagna di banco?
«Avete fatto presto oggi?» Shiro guardò Xion e Axel con aria perplessa.
«Chiunque avesse detto che c’era un Heartless, o si sbagliava, o mentiva.» Axel si poggiò una mano su un fianco e sbuffò.  In fin dei conti non era completamente una bugia.
Roxas fu di ritorno con i gelati, e nessuno ebbe più nulla da dire fino a quando Xion, un po’ troppo rapida nel mangiare il suo, si portò una mano alla tempia lamentandosi che le si era congelato il cervello.
«Era da un pezzo che non stavamo un po’ insieme, eh?» Roxas commentò quando Xion ebbe finito di protestare e scuotere la testa. Quei tre… Axel trovava difficile trattenere le risate, specie ora che Shiro, seduta tra i due più grandi, aveva finito il suo gelato e aveva preso a fare le smorfie con lo stecco tra i denti.
«Abbiamo avuto tutti un po’ di problemi, ultimamente…» Si costrinse a lasciarsi sfuggire un sorriso. Si sarebbe quasi aspettato che Shiro lo contraddicesse, fingendosi offesa e sparando un “parlate per voi!”, ma la bambina (dodici anni. Aveva fatto dodici anni l’inverno prima e lui a stento se ne rendeva conto…) si limitò ad annuire rapidamente, con ancora lo stecchetto di legno tra i denti. Axel si chiese quanto sentisse e quanto capisse di quello che era avvenuto al castello… era stato più o meno alla sua età che lui aveva iniziato a non ritenersi più un bambino.
«Vorrei che le cose restassero così per sempre,» Xion commentò guardando l’orizzonte. Dal suo tono di voce, Axel riusciva a discernere che lei sapeva che i suoi giorni erano contati.
«Sentite… e se andassimo via?» Roxas intervenne.
«Cosa?» Xion quasi non lo lasciò finire di parlare.
«Se scappassimo… potremmo restare sempre insieme.» Roxas si girò verso le ragazze e accennò a un sorriso speranzoso.
«Ma… non sapremmo dove andare…» Xion abbassò lo sguardo.
«Potremmo… potremmo cercare il mio papà!» Shiro le mise una mano su un braccio. «Quello vero. Oppure la mia mamma. Credo che sarebbero felici di lasciarvi stare con me, specie se gli dico che siete stati voi a riportarmi a casa.»
Rimase a pensarci un momento.
«E poi anche loro hanno i Keyblade!»
«Shiro, ragiona. In tutti i mondi che conosciamo, che l’Organizzazione conosce, non abbiamo trovato tracce di altri prescelti del Keyblade.» Inaspettatamente, fu di nuovo Xion la voce della ragione. «Se fuggiamo verremo inseguiti. E chi credi che sarà più rapido? Noi senza una traccia da seguire, o chiunque Xemnas ci manderebbe dietro? Abbiamo bisogno di un aiuto da fuori – di qualcuno che abbia davvero una possibilità contro…»
Anche senza che Xion finisse la frase, era chiaro a chi si stava riferendo. Xemnas e la sua cerchia stretta non sarebbero stati affatto facili da affrontare.
«Già, mi sa che hai ragione.» Roxas abbassò la testa in segno di resa.
Rimasero tutti e tre zitti e rassegnati, poi Shiro alzò le braccia e strinse Xion con il sinistro e Roxas col destro.
«Non puoi mai sapere quando le cose inizieranno ad andare male.» Finito il suo gelato, Axel fissò i ragazzi. «Non puoi mai sapere quale tramonto sarà l’ultimo. Possiamo… solo cercare di essere felici con il tempo che abbiamo, qui e ora.»
Shiro lasciò andare i suoi amici e si sporse un poco in avanti per guardarlo in faccia.
«Axel, ma quella storia?» riuscì a chiedergli prima che Xion le mettesse un braccio davanti per impedire che si sporgesse ulteriormente.
Axel si strinse nelle spalle. Non lo avrebbe mai detto ad alta voce…
… ma lui stesso iniziava a dubitare della sua veridicità.
Aveva creduto fino a poco tempo prima che il “nulla” che aveva sentito fosse perché aveva perso il cuore. Probabilmente era stato così… o forse, quella sensazione familiare era stata la stessa che aveva provato quando suo padre e sua madre non erano più tornati a casa.
Sentiva qualcosa, in quel momento. Sollievo per essere riuscito a portare i ragazzi a casa, al sicuro. Paura per quello che sarebbe potuto accadere il giorno dopo – conoscendo Saix, se non era riuscito a farci scappare il morto quel giorno, avrebbe cercato di farli uccidere in un altro modo il successivo. Preoccupazione per quello che sarebbe successo a Shiro, che secondo i rapporti dei Sicari ora – senza saperlo – sparava la “luce fulminata” dal palmo ogni notte.
Probabilmente, la bambina stessa aveva iniziato a sentirsi minacciata senza davvero esserne cosciente.
Non seppe dire per quanto rimasero sul bordo del cornicione, nonostante l’orologio fosse sotto i loro piedi e le campane rintoccavano ogni quarto d’ora. Aveva perso il conto e non gli importava.
Alla fine, quando tornarono al Castello, Shiro stava stringendo saldamente le mani di Roxas e Xion, e non dava segno di volerli lasciare andare nelle loro stanze.
Quando Axel si fu scrollato di dosso Saix, che aveva le sue scatole da rompere perché lui “si era intromesso”, e tornò a controllarli, li vide raggomitolati come tre gattini nel letto di Shiro, persi nel sonno dopo la stanchezza della giornata.
“… Ragazzi, che partita oggi! Il nostro Cloud è proprio il campione del giorno!... ”
“… Zack, andiamo, ora mi fai arrossire…”
“… Uhm, Lea… sei il mio migliore amico e ti voglio bene, ma sei sicuro che il divano non cederà?.... ”
“… KAIRI! Quello era l’ultimo biscotto! Ora ti prendo e ti tiro su per i piedi, lo hai memorizzato?...”
Una vita prima, la nonna li aveva ritrovati tutti e quattro ammucchiati a dormire sul divano, Cloud ancora con la divisa da baseball addosso, lui, Isa e Zack con la faccia piena di pittura da stadio e briciole di biscotti, in pace con il mondo, prima che le cose iniziassero a precipitare.
Alzò un pugno alla bocca e se lo morse, cercando di trattenere il nodo alla gola, anche se probabilmente anche stavolta non sarebbero uscite lacrime.
La storia si stava per ripetere, e lui non poteva farci niente.
 
GIORNO 353
 
«… ora siamo rimasti con quello inutile.»
«Roxas non è inutile, la smetti di dire queste cose?»
Prima che Roxas potesse ribattere, Shiro marciò tra lui e Saix e lo fulminò con lo sguardo. Anche lei sembrava confusa quanto lo era Roxas, ma quello era normale, considerando che non le veniva mai detto nulla.
Ora, restava da capire perché Xion, che quella mattina era partita in missione con Axel e Xigbar, non era nella stanza.
«Non ho chiesto la tua opinione.» Saix guardò Shiro dall’alto in basso.
Fu allora che Shiro sembrò accorgersi che qualcosa non andava.
«Dov’è Xion?» chiese, stringendo un pugno. Roxas cercò di fare del suo meglio per calmarla – forse, se fosse stato lui a spiegarle cosa poteva essere successo…
«Axel dice che è scappata…» le rispose in tono mesto.
Fece per prenderle un braccio, ma Shiro portò via la mano dalla sua presa. Roxas si era sempre chiesto cosa lo differenziasse dai Qualcuno, e in quel momento credeva di avere la risposta. La ragazza stava visibilmente tremando, entrambe le mani strette a pugno e le ginocchia piegate, in una posizione che lasciava presumere un attacco o una difesa.
«Scommetto che è colpa tua!» La ragazza apostrofò Saix. «Tua e di quella brutta pantegana! Sei contento ora? È andata via, non è quello che volevi?»
Aveva gli occhi sbarrati, la voce rotta e il corpo proteso in avanti, e i suoi occhi erano pieni di lacrime.
«Mi avete fatto perdere un’amica!» aggiunse, con il labbro che le tremava.
Roxas non aveva mai visto Saix arrabbiato come in quel momento – se arrabbiato era il termine. Se le occhiate avessero potuto incenerire, probabilmente avrebbe potuto ammazzare sia lui che Shiro.
«Non è mai stata una tua amica.» Ringhiò. «Non è nemmeno un essere vivente. È un fantoccio. È finta, come quel lurido Moguri che ti porti dovunque!»
Un fantoccio? Finta?
Cosa voleva…
Roxas stava per dire qualcosa, ma davanti a lui Shiro scattò. Protese la mano sinistra in avanti e balzò verso Saix con il pugno destro alzato.
Il ragazzo fece appena in tempo a prenderla, circondandole le spalle con le braccia, e il pugno che Shiro aveva caricato per Saix per poco non andò a schiantarsi sulla sua faccia.
Finta… un fantoccio… non poteva essere… e allora perché Shiro era così arrabbiata?
Persino Axel e Xigbar non sembravano voler intervenire – il primo era inchiodato sul posto, con un’espressione attonita in volto, l’altro aveva un ghigno sul volto sfregiato e rideva.
Fu forse la risata di Xigbar a scatenare qualcosa. Un momento prima, il guercio fissava Shiro e rideva. Un attimo dopo, un lampo di luce era partito dalla mano di Shiro, e Xigbar aveva alcuni ciuffi di capelli in fiamme.
«Cosa aspetti, pezzo di rimbambito?» Xigbar latrò ad Axel, cercando di spegnersi i capelli con le mani. «Chiudila in camera!»
Axel prese la bambina per un polso, ma Shiro non smise di lottare, il suo sguardo fisso su Saix, il volto rigato dalle lacrime.
«TI ODIO
 
Diario di Roxas
Axel ha permesso a Xion di lasciare l'Organizzazione, come se volesse che andasse via.
È davvero un fantoccio? Uno specchio che riflette la mia immagine?
Sta dicendo un mucchio di sciocchezze.
NON POSSO PIÙ FIDARMI DI LUI.
 
GIORNO 355
 
Roxas si decise finalmente a rallentare, dopo aver corso da quando aveva varcato la porta del Castello. Era fuori. Fuori.
Si sfregò il volto con una manica. Qualcosa gli gridava nella mente di voltarsi, tornare indietro, salvare Shiro… ma no, l’avrebbe soltanto messa in pericolo. Non era in grado di difendersi, e se doveva fuggire, doveva essere rapido.
«Ti sei deciso?»
La voce familiare di Axel lo fece fermare sui suoi passi.
«Perché il Keyblade ha scelto me? Devo saperlo.» gli ribatté, voltandosi a stento.
L’espressione di Axel era disperata.
«Non puoi tradire l’Organizzazione! Ti distruggeranno se te li fai nemici!»
Fu allora che Roxas gli voltò le spalle. Non sopportava più di guardarlo in faccia.
«C’è solo una persona a cui mancherei, e il suo posto non è qui.»
Sperava che Shiro stesse bene. Se davvero Axel l’aveva tenuta con sé da quando era “talmente piccola che gli arrivava solo alle ginocchia”, probabilmente lei, di Axel, si sarebbe potuta fidare.
«Abbi cura di lei.»
Continuò a camminare, senza più voltarsi indietro.
 
GIORNO 357
 
Erano due giorni che Roxas era andato via.
Shiro non aveva neanche avuto la possibilità di salutarlo – dopo quello che aveva fatto ai capelli di Xigbar, era stata chiusa in camera per quattro giorni, chiusa letteralmente a chiave.
Non aveva avuto bisogno della coscienza per capire che avevano tentato di farle evocare il Keyblade con quella punizione – se era riuscita a dare fuoco a Xigbar, probabilmente avevano pensato che sarebbe mancato poco a vedere altro.
Alla fine era stato Axel ad aprirle la porta, la sera prima. L’aveva abbracciata e le aveva ammesso di aver fatto una cosa che non avrebbe mai voluto fare – qualcosa che gli era stato imposto.
Era rimasto ferito – c’erano segni di arma da taglio sulla sua cappa. E forse, ora che Roxas e Xion non c’erano più, sarebbe tornato ad essere apatico come lo era stato prima.
Ragni, serpenti, scorpioni e zanzare… se io rompo il mio voto, ch’io possa crepare.
Ma Shiro si sentiva peggio a vedere Axel ridotto come prima. Specie dopo quello che lei aveva detto a Saix – o dopo che lo stesso Saix non accennava a tornare quello che era stato.
Doveva sapere che sua sorella forse era ancora viva.
«Axel, devo dirti una cosa.»
Shiro si fermò sulla soglia della camera. Axel era sdraiato sul letto, con una nuova cappa a coprire le ferite del giorno prima, ma alzò la testa quando la vide alla porta.
«Hey, funghetto. Cosa c’è, ti senti sola?» Si alzò a sedere. Stava sorridendo, ma Shiro era troppo abituata a vederlo fingere per credere che quel sorriso fosse vero.
«Due mesi fa ti ho spiato. Quando hai parlato con Saix e lui ti ha detto che tua sorella era…»
«Oh.» Axel abbassò lo sguardo. «Sapevi già tutto, allora. Sapevi che Xion…»
«Sì, e non ci credo. È vera quanto me e te, lei.» Shiro si sedette sul letto accanto ad Axel. «Anzi, ha scoperto qualcosa parlando con Riku. Qualcosa che voleva che tu sapessi. Mi aveva detto di aspettare, ma non ce la faccio.»
Axel sbuffò.
«Allora forse è meglio che aspetti.» Le sfiorò i capelli con una mano.
«Ma, Axel…»
 
Siete i miei migliori amici. Non dimenticarlo mai. È la verità.
 
Fece per parlare, ma… cosa stava dicendo? Dove erano rimasti?
Si sentiva come se avesse perso il filo del discorso.
«Cosa, funghetto?» Axel le chiese perplesso. «Di che stavamo parlando?»
«Io non… lo so…»
Si sentiva come se avesse scordato qualcosa di importante, o come se fosse successo qualcosa.
Probabilmente lo era, perché un Simile entrò nella stanza ondeggiando e sibilò nella sua favella incomprensibile che erano convocati nella Sala Circolare.
Sì, tutti e due.
«Questo vuol dire solo una cosa.» Axel brontolò e si mise in piedi. Aveva un’espressione grama sul volto, come se sapesse che li aspettava qualcosa di brutto.
«Cosa?» Shiro non capiva. Era la prima volta che veniva ammessa in quella stanza, e faticava a comprendere quale fosse il male in ciò.
«Ci manderanno a prendere Roxas.»
 


Nel prossimo - e ultimo - capitolo "Quando Saremo Grandi"

«La batterò, damerino. E senza nemmeno sudare!»

«L'Organizzazione ha perso una battaglia, ma non la guerra.»

È l'ora che inizi il mio viaggio.
   
 
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