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Autore: Relie Diadamat    29/08/2019    2 recensioni
Il caso Kira è ormai nelle mani di L, il più grande detective del secolo, quando Naomi Misora incontra una vecchia conoscenza nel buio della sua cucina.
Beyond Birthday ha un piano ben preciso nella sua mente e intende coinvolgere l'ex agente dell'FBI.
«Volevo rivederti».
«Non puoi usarmi per arrivare a L».
Giurò di aver sentito distintamente uno sbuffo. «Che vada al diavolo L. Sono qui per lei, Misora», spiegò, come se stesse parlando con una bambina ottusa incapace di comprendere la più elementare delle cose.
«Perché?»
Un altro sospiro. Naomi gli avrebbe volentieri spaccato la faccia con una mossa di capoeira e trascinato per le orecchie in gattabuia con le sue stesse mani.
«Mi ricordi qualcuno» sputò fuori dal nulla, proprio nel momento in cui Misora si era quasi decisa a stenderlo con una padellata. C’era qualcosa nel modo in cui pronunciò quelle parole… che Naomi percepì come tristezza. Prima ancora che BB potesse corroborare le sue ipotesi, Misora era già sicura che non parlasse di una persona che aveva ucciso, ma di qualcuno che aveva perso. «Un vecchio amico».

[ What if? | Beyond/Misora | Accenni Lawlight & A/Beyond]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Slash | Personaggi: Beyond Birthday, L, Light/Raito, Naomi Misora | Coppie: L/Light
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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HE SAID YOUR NAME






I mostri peggiori non sono quelli che si nascondono sotto al letto, aspettando pazientemente che tu cada in un sonno profondo per afferrarti la caviglia e trascinarti nell'oscurità.
I mostri peggiori si nutrono delle tue paure. Si cibano delle tue speranze e ti lasciano col fiato corto. La loro tana è la tua mente.
Nascono e muoiono nella tua testa. I mostri peggiori sono un'idea.
I mostri peggiori li ritrovi a fissarti nello specchio, con un sorriso storto di vittoria.








 
       I. The Monster Under The Bed







 
Le succedeva spesso di vederlo. 

Lo incontrava di nuovo nei suoi incubi; gli tornava alla mente nei momenti più improbabili, mentre si massaggiava il cuoio capelluto sotto il getto bollente della doccia o mentre faceva la spesa al supermercato. Talvolta ritrovava il suo volto nel buio di una stanza, dove si celano i mostri. Perché era questa la vera natura di  Ryuzaki – BB, l’assassino di Los Angeles –, era un mostro. Uno di quelli che si nascondono sotto al  letto, con gli occhi rossi che splendono nella notte infettati dai demoni, pronti a succhiarti il sangue con un sorriso sulle labbra.

Era stato difficile tornare alla vita normale, dopo di lui.

Era stato difficile andare avanti, dopo averlo conosciuto. Dopo averlo visto bruciare, dopo averlo ammanettato. 

Lui era sempre lì, nella sua testa. Se ne stava seduto in un angolo dei suoi pensieri, con le ginocchia contro al petto e un vasetto di marmellata alle fragole tra le mani pallide. 
Le metteva i brividi anche quando non era con lei. Si era annidato nelle sue vene, come una fobia costante impossibile da superare. Anche adesso con la forchetta a mezz’aria, lo sguardo pietrificato e puntato verso la finestra della cucina, Naomi Misora sentiva di tremare come un coniglio intrappolato in una stanza con cento lupi. 


«Che succede?»



Lo aveva visto… O almeno, l’era parso di vederlo. Quegli occhi rossi la stavano fissando oltre il vetro della finestra, le labbra tirate in un’inquietante sorriso. Il sorriso di chi prende un appuntamento con la sua prossima vittima. Il sorriso di chi è lì per ucciderti. 


«Naomi, mi ascolti?»


La voce familiare di Raye la riportò sulla terra ferma, risvegliandola dal trance nel quale era caduta. Spostò lo sguardo sul suo viso pulito, bello e rassicurante  - il viso di un brav’ uomo, il suo brav’uomo – ritrovando la lucidità che sentiva di aver perso, per poi ritornare ad occhieggiare la finestra. Il fantasma di BB non c’era già più. Si era dissolto nel nulla, come neve al sole. 
O forse non era mai stato lì? Se l’era solo immaginato?


Tossicchiò per schiarirsi la bocca improvvisamente arida, sentendo l’urgenza di bere del vino. «Scusami, mi ero distratta. Cosa dicevi?» Si portò alla bocca il bicchiere pieno di alcol, mandando giù sorsi generosi. Raye storse le labbra con disapprovazione – o semplice apprensione? Misora a volte faticava a distinguere le due cose, con lui – cambiando subito argomento. «Vacci piano. Sappiamo entrambi come finisce, altrimenti».


Già. Tra le tante cose, Naomi non reggeva l’alcol.
Misora Massacre, la donna scelta dal più grande detective del secolo per risolvere il caso delle Wara Ningyo, stesa da qualche sorso di vino rosso. Misora Massacre in grado di esitare dinanzi a un colpevole di tredici anni. Misora Massacre baciata dalla sfortuna.
«Hai ragione», lo appoggiò, desiderando altri dieci bicchieri. Era a casa sua – loro, ormai da qualche mese – dopotutto. «Sai, credo che andrò a farmi una doccia».
«Ma non hai finito la cena».
Naomi si alzò, avvicinandosi al fidanzato per lasciargli un bacio lieve sulla fronte. Un bacio senza forze, un bacio spento, trascinato. Un bacio che Raye non meritava.
«Scusami, ma mi sento a pezzi», gli sussurrò tra i capelli. 
Provò una fitta allo stomaco nel riconoscere il profumo dello shampoo che usava anche lei, consapevole del fatto che i capelli che aveva sfiorato con le labbra non erano gli stessi della persona alla quale stava pensando in quel momento. 



**




Lo aveva visto andare in fiamme. 
Se avesse tardato anche di qualche minuto sarebbe morto. A cosa stava pensando?
Quanto dolore aveva provato mentre bruciava vivo?
Misora sbuffò sonoramente col naso, avvertendo il letto che condivideva con Raye fin troppo stretto. Che importa che abbia sofferto? Che importa a cosa pensasse? È un serial killer. È uno psicopatico. Ha ucciso delle persone, ha ucciso una ragazzina che non aveva fatto assolutamente niente di sbagliato. Le ha uccise solo per L. 
Lo aveva ammanettato, aveva risolto il caso. Forse L era stato persino fiero di lei – i soldi che le aveva versato sul conto parlavano chiaro, in fondo-, ma pian piano quella consapevolezza stava diventando una futilità. 


Gli incubi di Naomi stavano vincendo. 


Disperata, arrabbiata con sé stessa si alzò dal letto tentando di non svegliare Raye, allontanando la mano dal proprio fianco e posandola dolcemente sul materasso. Era bello, Raye. Era bello anche al buio, il volto illuminato solo dalle luci della strada che filtravano dalle imposte. 
Raye era la cosa più distante da un mostro che avesse mai conosciuto in tutta la sua vita, e lo aveva nel suo letto. Al suo fianco. Nella sua vita.
Raye era ad un passo da lei, e tutto ciò a cui Naomi riusciva a pensare era un dannato serial killer.
Avrebbe potuto odiarsi, in quel momento.

Si chiuse in bagno per minuti interi, guardandosi allo specchio, provando a riconoscere in quel volto troppo chiaro incorniciato da capelli liscissimi la Naomi Misora ch’era sempre stata. L’agente dell’FBI che non crollava dinanzi a nulla. 
Si sciacquò la faccia diverse volte, per lavare via delle macchie che non c’erano. Voleva tornare indietro, Naomi. Indietro a quando i suoi colleghi la guardavano con riverenza,  nonostante fosse una donna giapponese. Indietro a quando BB non era neanche un brutto ricordo.


Hai fatto la cosa giusta a mollare, Naomi, si ripetè, ma quelle parole non erano sue. Erano di Raye. 
Naomi non avrebbe mai voluto lasciare il suo lavoro. Naomi avrebbe rischiato volentieri la vita pur di acciuffare un criminale. Naomi non aveva mai sognato il Principe Azzurro pronto a salvarla, non aveva mai realmente desiderato di diventare una moglie o una madre.


Non sa calarsi bene nella parte, Misora.

 
Spalancò gli occhi terrorizzata. 
La voce di B le rimbombava nella testa come un allarme che non riusciva a spegnere, un promemoria sinistro che avrebbe voluto ignorare per il resto della vita.
Uscì dal bagno di scatto, come se si stesse lasciando alle spalle un palazzo in fiamme. Era talmente frastornata dai suoi pensieri e dalle sue paure da non  notare nulla, neppure quando si ritrovò a piedi nudi in cucina. 
Si accorse della finestra spalancata soltanto dopo, quando un rumore attirò la sua attenzione. In cucina c’era qualcuno, in piedi accanto al bancone, e stava mescolando chissà cosa in una ciotola. 


«Raye?» domandò, cercando in tutti i modi di mantenere un tono calmo. 
Sapeva che non era lui. Sapeva che c’era un estraneo in casa sua, di notte e al buio. 
Un estraneo che non si premurò di fermarsi. Continuava a impastare, a mescolare e a starsene buono al suo posto da chef clandestino. Non riusciva a distinguerne i contorni, ma l’odore dello zucchero e delle uova le arrivò deciso alle narici come uno schiaffo sulla guancia.
«Il suo fidanzato dormirà tranquillamente per un bel po’» le disse, facendola rabbrividire. 
L'aveva già sentita quella voce, in passato e nei suoi incubi. La conosceva fin troppo bene. «Ma, ad essere onesto, mi sento offeso. È davvero così difficile per te, Misora, riconoscermi?» 
Stavolta la stava fissando, con i suoi occhi scarlatti. Poteva vederli risplendere nel buio e bruciare sulla pelle.
«Dopo tutto quello che abbiamo passato…» Il capo si abbassò sulla ciotola che stringeva tra le mani, come se gli avesse appena spezzato il cuore. No, i mostri non hanno un cuore. Chi uccide una ragazzina a sangue freddo non può avere un cuore. 
Il tono della sua voce non tradiva nessuna emozione. Niente. 



Cosa avrebbe dovuto fare? Correre e gridare aiuto? 
Quanto tempo le sarebbe rimasto prima che la uccidesse? Prima che uccidesse Raye… 
Cosa ne avrebbe fatto del suo cadavere? Come se ne sarebbe sbarazzato?
Avrebbe lasciato degli indizi?




No, doveva agire in un modo o nell’altro e alla svelta. Avrebbe potuto tentare di distrarlo col dialogo, avvicinandosi lentamente… Ma la stanza era troppo buia. Se non l’avesse preso? 
BB avrebbe avuto la meglio su lei e l’avrebbe uccisa.
Si fece coraggio e ingoiò della saliva immaginaria.


«Se sei qui per uccidermi…» cominciò, incerta se avanzare di un passo o rimanere immobile, «ti assicuro che è una pessima idea. L lo verrebbe a sapere e tu non avresti la minima chance di sfuggirgli. Avresti tutti alle calcagna».
Lo sentì stappare qualcosa – il tappo di un barattolo? – e mugugnare. «Mh, ucciderti dici?» Per un istante, un solo e brevissimo istante, sembrò calare la maschera e parlare con una voce sincera e non impostata. «Non ho mai desiderato neanche lontanamente una cosa del genere.»
Naomi sapeva controllarsi, era una dannata agente dell’FBI, ma non riuscì a trattenersi dal sussultare. Che stesse mentendo? Che facesse tutto parte del suo piano?
«Allora che ci fai qui?» gli chiese, trovando finalmente il coraggio di avanzare verso la sua sagoma.
Nell’aria c’era odore di marmellata alle fragole. 
BB – il serial killer, l’estraneo altamente pericoloso che aveva drogato il suo fidanzato e si stava preparando uno spuntino nella sua cucina – si portò un dito alla bocca succhiando rumorosamente la marmellata. Si concesse del tempo per assaporarla, prenderne un altro boccone e gustarselo in pace. Furono i secondi più lunghi di tutta la sua vita. 
«Volevo rivederti».
«Non puoi usarmi per arrivare a L».
Giurò di aver sentito distintamente uno sbuffo. «Che vada al diavolo, L. Sono qui per lei, Misora», spiegò, come se stesse parlando con una bambina ottusa incapace di comprendere la più elementare delle cose.
«Perché?»
Un altro sospiro. Naomi gli avrebbe volentieri spaccato la faccia con una mossa di capoeira e trascinato per le orecchie in gattabuia con le sue stesse mani. 


«Mi ricordi qualcuno» sputò fuori dal nulla, proprio nel momento in cui Misora si era quasi decisa a stenderlo con una padellata. C’era qualcosa nel modo in cui pronunciò quelle parole… che Naomi percepì come tristezza. Prima ancora che BB potesse corroborare le sue ipotesi, Misora era già sicura che non parlasse di una persona che aveva ucciso, ma di qualcuno che aveva perso. «Un vecchio amico».
Naomi dimenticò che il tizio nella sua cucina fosse un serial killer, lo stesso che aveva ucciso brutalmente tre persone. Believe Bridesmaid, Quarter Queen e Backyard Bottomslash cedettero il posto alla malinconia di una ferita ancora aperta, all’unica traccia di umanità che Misora sentiva in Rue Ryuzaki. Avrebbe voluto abbracciarlo, se solo non fosse stato lui. Se solo ne fosse stata capace.
«Cosa gli è successo?» 
B si mosse nell’oscurità e il cuore di Naomi perse mille battiti. La stava raggiungendo con lentezza, la solita schiena ricurva e i capelli neri che gli cadevano sulla fronte. Si arrestò a un passo dal suo naso e Naomi desiderò che avesse scelto di camminare carponi, come aveva già fatto in precedenza sulle scene del crimine.
Averlo così vicino era insostenibile. 
«Le dirò tutto Misora, ma prima…» fece una pausa ad effetto, allungandole con un gesto secco della mano la ciotola contro la faccia. «Prima sia così gentile da prepararmi dei biscotti alla marmellata».

 




 
Buon salve a tutti!
Prima o poi mi odierete a morte, lo so.
Me again, con una nuova long. Originariamente, doveva essere una semplice oneshot sul pair Beyond/Misora - che in pochissimo tempo sono diventati la mia OTP dell'universo di Death Note, la mia droga -, ma poi la trama ha avuto il sopravvento.
L'idea è proprio quella di "riscrivere" il caso Kira con un Beyond ancora vivo. 
Quanto sarebbe stato fantastico?
Nella lista dei personaggi ho inserito anche "A" perché comparirà. Non vi dico né come né quando, ma ci sarà. 
Se riuscirò a inserirlo anche nell'intro, sappiate che la storia è anche una B/A, tanto per non farci mancare nulla.
Per la prima volta nella mia vita, la storia è sì in stesura ma ho già un altro capitolo pronto. Non dovrei tardare eccessivamente con gli aggiornamenti.

PRECISAZIONI:
- Nelle pochissime fanfiction esistenti su questa bellissima coppia, Beyond quando parla con Misora passa dal darle del "lei" al "tu" nel giro di pochi secondi. Avendo letto il romanzo in inglese non so spiegare la ragione di questa scelta, ma mi è piaciuta talmente tanto che ho deciso di utilizzare anche io questo "giochetto provocatorio" di B. 
- La storia nasce da un prompt fornitomi da Celtica: "Cucinare biscotti. Di notte. Al buio". GRAZIE MILLE! Come hai fatto a lasciarmi un prompt talmente azzeccato per questi due, senza nemmeno conoscerli, rimane un bel mistero per me XD
- Il titolo è stato un parto, ma alla fine ho optato per "He said your name" in onore di un video che mi ha ispirato tantissimo --> click

Grazie a chiunque sia arrivato fin qui, grazie a chi deciderà di seguire questa storia e a chi vorrà lasciarmi un parere.
 
   
 
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