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Autore: kioccolat    29/08/2019    0 recensioni
Correva per il corridoio dell’ospedale da ormai 10 minuti abbondanti. Aveva il fiatone e sentiva ogni rumore attorno a se ovattato, sentiva il cuore scoppiare, la gola secca, la vista come annebbiata e non riusciva ad elaborare pensieri di senso compiuto per la troppa pressione e preoccupazione che aveva addosso.
Di tanto in tanto, per colpa della veloce corsa, sbatteva su qualcuno, e la persona puntualmente si lamentava. Ma senza fermarsi, Albafica, continuava a correre agitato, spaventato, impaurito.
Era stato chiamato all’improvviso e subito gli si era gelato il sangue a quella notizia, la paura l’aveva assalito e l’ansia si era insidiata in lui.
Naturale.
Raggiunse finalmente il medico, che stava appuntando qualcosa su un blocco, e cercò di parlargli prendendolo, anzi afferrandolo per le braccia. Voleva sapere, chiedere informazioni riguardo l’accaduto. Ma le parole gli morirono in gola… Non sapeva cosa dire, era spaesato, confuso, disorientato. Sperava in una risposta positiva. Ma se fosse sta una negativa? Come avrebbe affrontato la cosa. Lasciò l’altro toccandosi la gola con una mano e iniziò a respirare forte.
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo Personaggio, Pisces Aphrodite, Scorpion Kardia, Un po' tutti, Virgo Asmita
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 18 –  Mi- Re

 
Il grande teatro era vuoto, sul palco vi era soltanto l’enorme pianoforte a coda, nero splendente.
Davanti ad esso, seduto sullo sgabello e pronto a suonare una magnifica melodia, Asmita osservava gli ottantotto tasti.   Cinquantadue bianchi, trentasei neri.
Da quanto non si fermava ad osservare in quel modo lo strumento del suo lavoro? Lavoro poi? Poteva definirlo tale? O poteva chiamarla passione? Da piccolo indubbiamente lo era. Aveva iniziato per passione, aveva portato avanti gli studi perché tutti gli dicevano che era bravo, che era un talento, e si sa, a tutti piace ricevere complimenti, essere lodati, acclamati.
Sfiorò i tasti sentendo sulla pelle delle dita una sensazione gelida. Negli anni aveva provato piacere durante i suoi concerti.
Tutti applaudivano dopo ogni esibizione, ma davvero capivano cosa lui volesse esprimere con quei pochi attimi di musica? Davvero riuscivano a cogliere il messaggio che voleva dare?
Più andava avanti negli anni, e più si domandava il perché continuasse a suonare. Per chi lo faceva? Per lo spettatore? Di certo non era uno nato per compiacere gli altri… Per i soldi? Non aveva bisogno… La sua famiglia era benestante… Allora per se stesso? Ma dov’èra la soddisfazione, il senso di appagamento? Non lo sentiva, negli anni se n’èra andato, si era spento. Così come una
fiammella… Ma qual’èra stato il soffio di vento che era riuscito a spegnerla?
Proprio non riusciva a capirlo.
Forse era soltanto agitato, forse erano pensieri passeggeri. Che se ne sarebbero andati a breve...
Ma quel tarlo maledetto di insicurezza continuava a restargli in testa.
Aprì lo spartito e lo guardò. La vista leggermente annebbiata, Shion si era raccomandato di non fare sforzi inutili… Ma un pianista che non può suonare, non poteva esser definito tale.
Nel grande teatro vuoto, presto prese vita una magnifica melodia, la musica si diffondeva in quello spazio e presto l’ambiente divenne ricolmo di una stupenda armonia di  note.
La porta si aprì piano, due ragazzi entrarono parlando fra loro, Asmita sembrò non accorgersene ed andò avanti nella sua magnifica opera.
I due si sedettero in prima fila. Tutto era fantastico, donava serenità e calma…
L’espressione del biondo da serena e concentrata si fece presto preoccupata e inquieta, stava perdendo la calma e con essa  la concentrazione. Sentiva gli occhi bruciare, vedeva le note sullo spartito confondersi fra loro.
D’improvviso la melodia si interruppe bruscamente ed Asmita diede una manata, letteralmente, alla tastiera, mentre con l’altra andò a coprirsi gli occhi. Il bruciore fu troppo, e lo sforzo per concentrarsi sui tasti era stato più di quanto credesse.
 
Uno dei due ragazzi si svegliò dal sonno in cui era caduto, l’altro iniziò ad applaudire piano.
“Beethoven?”
Camus iniziò a salire gli scalini che portavano sopra il palco arrivando accanto ad Asmita.
“Chopin.”
Disse il biondo, tenendosi ancora la mano sugli occhi.
“Chateau D'ax!”
Aggiunse il terzo stiracchiandosi, avviandosi anche lui per le scale, per raggiungere gli altri due.
“Non sei divertente, Milo.”
“Eddai Asmi. Un po’ di vita…”
“Non chiamarmi Asmi.”
Milo sbuffò andando al centro del palco. Non riusciva a stare fermo un attimo, proprio non capiva gli altri due.
“Hai valutato se fare l’intervento?”
“Non vedo l’utilità di farlo, sinceramente…”
“Potrebbe restituirti la vista.”
“No Camus, no. Non potrebbe restituirmi la vista, è diverso. In parole semplici, potrebbe renderla migliore per un breve lasso di tempo… Ma dopo tornerei in queste condizioni! Che senso avrebbe?!”
Camus non rispose. Effettivamente Asmita aveva ragione, non aveva molto senso fare una cosa del genere.
“E La tua amichetta? Avevi detto che non gliene avevi parlato.”
Aggiunse Milo guardando di sotto, Camus lo prese per la giacca nera e lo tirò indietro. Non che fosse preoccupato per l’amico. Ma per quanto era imbranato certe volte, rischiava di cader di sotto e rompersi una gamba, da un metro e mezzo di altezza, ritrovarselo all’ospedale e dover andare avanti e dietro lui ogni giorno a portargli il cibo perché quello dell’ospedale faceva schifo.
“Lei…l’ha scoperto. Ora… Mi odia leggermente.”
“AHAHAHAHAHA!!!!!!!! Lei? Che ti odia?! Ma per favore!”
“E’ arrabbiata.”
“Falle un mazzo di rose rosse e si scioglie!”
Asmita guardò Milo con una faccia interrogativa. Riteneva che l’amico avesse sempre idee stravaganti e fosse sempre originale ma… Ora cosa centravano le rose?
“Perché dovrei regalarle delle rose?”
“Povera ragazza, ma seriamente non te ne sei accorto?”
“Accorto di cosa?”
“Di-“
Lo sguardo gelido di Camus bastò per far zittire Milo. Freddo e glaciale come una spada affilata che trapassava il cuore. Un brivido lo travolse e la bocca gli si chiuse in automatico.
“Milo?”
“Quello che voleva dire… E’ che forse è restata molto male e che dovresti parlarle. Lascialo perdere.”
“Forse avete ragione voi…”
 
Charu era sdraiata sul letto… Guardava il soffitto bianco senza riuscire a darsi delle risposte.
Perché Asmita le aveva mentito, proprio non riusciva a spiegarselo. Quante volte gli aveva chiesto come stava? Quante volte gli aveva chiesto se gli servisse aiuto? Quante volte si era offerta di sostenerlo? Forse non credeva in lei? Forse non la considerava abbastanza forte da affrontare quella notizia? Forse non riteneva fosse la persona adatta? O semplicemente… Non si fidava?
Prese a piangere per l’ennesima volta in quei due giorni abbracciando il cuscino e mettendosene metà in faccia in modo da ridurre al minimo il rumore dei singhiozzi.
Era difficile. Era difficile da accettare, si dicevano tutto da tanto, gli diceva tutto. Le cose più importanti, i dubbi, le domande, le confidenze, le sensazioni. Asmita sapeva tutto di lei. E lei era convinta di sapere tutto di lui.
Sapeva quanto zucchero metteva nel caffè, sapeva che odiava i film horror, sapeva che non sopportava i cibi piccanti… Credeva di essere la persona più vicina al biondo.
Ma le sue certezze erano crollate.
Era stata abbracciata da quel sentimento di amarezza chiamato delusione. La realtà non corrispondeva alle sue speranze.
‘Tutto per una bugia?’ le diceva la  sua vocina interiore.
Tutto per una bugia.
Più ritieni importante la persona e più le sue parole valgono. Lei amava Asmita. E lui le aveva mentito. Su una cosa davvero seria.
Non seppe dire quanto tempo passò a tormentarsi con domande varie, cui non trovò risposta, ma si staccò dal cuscino soltanto quando sentì il suono del messaggio al suo cellulare.
Lo prese controvoglia asciugandosi le lacrime, a fatica lesse il mittente per gli occhi appannati dato il recente pianto. Era lui.
La voglia di tirare il telefono dalla finestra fu troppa.
Voleva cavarsela con un messaggio? Voleva cavarsela con un misero messaggio? Davvero pensava che bastasse a scusarsi?
Dentro di lei nacquero sentimenti contrastanti.
Di solito era lei ad inviare un messaggio a lui, ed andavano avanti per ore a messaggiare. Si divertivano per carità. Ma da Asmita capitava raramente.
Le girava solamente le stupide catene di S.Antonio che, Asmita, credeva portassero sette anni di sfortuna.
Per una volta, forse, non era una catena. Ma la rabbia del messaggio c’èra. Dannato ragazzo almeno presentati di persona.
Decise di non lanciare il telefono e optare così per leggere il testo, lo aprì.
Appena lesse il messaggio, a Charu, le lacrime riiniziarono a scendere, le mani a tremare ma tuttavia sorrise. Pensava davvero che il biondo avesse dimenticato quel giorno…
 
“La-La-Sol-Sol-Fa-Fa-La-La-Sol-Sol-Fa-Fa-Fa-Fa-Sol-Sol-La-Mi-La-Mi-Mi-Re
 
“S-…Stupido. C’è un Mi-Re in più…”
Rise asciugandosi le lacrime, poi strinse il telefono fra le mani. Avrebbe pensato successivamente a come farla pagare ad Asmita.
Prima sarebbe stato meglio ascoltare i motivi…
 
 
Qualche giorno dopo si incontrarono al Lost Canvas. Charu aspettava con ansia quel momento ma allo stesso tempo aveva anche una gran paura.
Cosa le avrebbe detto Asmita? E se i suoi dubbi fossero stati realtà? Se le avesse detto che non si fidava di lei? Se la avesse detto che non la riteneva all’altezza? Scacciò dalla testa i brutti pensieri guardando l’orario. Quel dannato era in ritardo di mezz’ora. Cavolo ma di solito erano le donne che si facevano aspettare!
Guardò la porta e finalmente vide il biondo entrare con tutta la calma del mondo. In mano teneva una piccola borsetta color rosa con un fiocchetto. Cercò con lo sguardo il tavolo a cui era seduta l’amica e si diresse verso esso.
“Scusa il ritardo.”
Si sedette davanti Charu posando sul tavolo la borsa rosa. Charu non rispose restando con espressione abbastanza contrariata. Era felice di rivederlo, ed era felice che per una volta l’iniziativa l’avesse presa lui ma l’arrabbiatura restava.
Iniziò a fissare il tavolino senza dire una parola. Sentiva una pressione pazzesca fra di loro, ma probabilmente era la sola a sentirla, Asmita sembrava così calmo…
“Questo è per te…”
Il biondo spinse verso la ragazza la borsa sul tavolino. Charu la guardò dubbiosa… Voleva cavarsela con un regalo?
“Cos’è?”
Asmita non rispose. La curiosità era troppa, Asmita aveva sempre avuto dei pessimi gusti e tutti i regali che le aveva fatto per i compleanno erano finiti nel cestino, franne quando aveva chiesto esplicitamente un invito fuori a cena… Cosa ci sarebbe mai stato in quella busta?
Piano l’avvicinò infilando la mano dentro estraendone il contenuto. Una busta da lettere, con la firma di Asmita.
“…Mi prendi in giro?”
“Aprila.”
Charu sbuffò annoiata, ma la prendeva in giro? Cos’èra quel comportamento? Non aveva mai fatto giochi simili… Non era da lui!
Osservò la firma di Asmita. Elegante e delicata come sempre… Sorrise al vederla. Dopo un attimo aprì la busta.
Vide il contenuto e aprì leggermente la bocca per la sorpresa.
“Asmita, cosa sta a significare?”
“E’ un biglietto per un mio concerto, fra cinque mesi.”
“Questo lo vedo!”
“Per il mio ultimo concerto.”
Asmita calcò la parola ultimo mentre Charu cadde nella disperazione. Ultimo? L’ultimo concerto di Asmita? Si era impazzito? Sperava davvero di aver sentito male.
Lo guardò con un mezzo sorriso in cerca di una smentita. La smentita non arrivò, sul volto del biondo vi era un’espressione seria e pacata.
L’ultimo. Voleva buttare all’aria tutto? Anni e anni di studio? Anni e anni di sacrifici? Voleva arrendersi così? Asmita voleva lasciare il mondo della musica? Perché?
Lei non ci aveva nemmeno provato ad inserirsi in quel mondo ed aveva scaraventato il flauto dalla finestra dopo l’esame di musica… Ma lui, lui ne era stato in grado. Aveva ricevuto tutto. Ce l’aveva fatta. Perché voleva mollare?
“Asmita…Perché?! Sei impazzito?!”
“Charu. Calmat-“
“Non dirmi di stare calma!”
Charu batté una mano sul tavolino arrabbiandosi di più, come poteva pretendere che ritrovasse la calma dopo la notizia appena ricevuta? E poi su…Asmita caro, si sa. Non si deve mai dire ad una donna arrabbiata: calmati.
“Charu…E’ una questione delicata. Vorrei parlartene con calma.”
La ragazza lo guardò malissimo poi si sedette composta in attesa che iniziasse la spiegazione.
“Come sai… Sto perdendo l’uso della vista.”
“Sei un idiota! Un cretino! Uno sciocco! Mi hai sempre detto che andava tutto bene! Ed ora salti fuori che stai perdendo la vista! Perché non me lo hai detto?!”
Asmita allungò una mano fino a toccare quella di Charu e le sorrise leggermente. La ragazza sussultò appena al contatto. Doveva ricordarsi di essere arrabbiata, ma non era da Asmita fare gesti così “intimi” cioè, da persone normali.
“Mi hanno proposto un’operazione agli occhi che può temporaneamente stabilizzare la vista.”
Charu guardò di scatto Asmita. Una speranza, avrebbe potuto continuare a vedere, i colori, la luce, il suo volto. I bellissimi occhi di Asmita sarebbero rimasti aperti ancora per molto allora?
“Ho rifiutato.”
“Cosa?! Non ha senso!”
“Non ha senso farla. Ricorda che devo subirla io, e non tu.”
Effettivamente aveva ragione. C’èra da mettere in conto la paura, il dolore e la percentuale di riuscita… Però, secondo lei, sarebbe stato meglio farla.
Non sopportava il fatto che Asmita non l’avrebbe più vista. Come si sarebbe abituata a stare con lui senza poter essere vista? Abbassò lo sguardo.
Asmita si alzò dal proprio posto andando a sedersi in quello accanto alla ragazza.
“Cosa centra con il fatto che lascerai il piano…”
“Non riesco a concentrarmi sui tasti…”
“Ma per favore Asmita…Non prendermi in giro, esistono pianisti che esercitano senza l’utilizzo della vista.”
Asmita sospirò.
“Touchè…”
Per un attimo il silenzio li avvolse. Di solito era Charu a prendere la parola in momenti come quelli, tuttavia quel giorno non aveva la minima intenzione di sferrare voce. Asmita non se lo meritava.
Era stato crudele con lei. Con lei che lo aveva sempre aiutato.
“Io… Non me la sento più.”
“Eh? Non te la senti? Cosa sei un vecchietto?”
“Non mi diverto Charu. Non mi appaga, non mi coinvolge più come una volta…Ricordo che, a fine concerto, sentivo chiaramente l’emozione e potevo dire: si, ho fatto qualcosa di cui vado fiero. Ma ora… Mi sembra di farlo solo per dovere... Sento di essere costretto da qualcosa più grande di me e non mi piace, voglio dedicarmi ad altro…”
“Asmi-!“
“Ormai ho preso la mia decisione.”
Charu provò a ribattere di nuovo, ma l’espressione sul volto di Asmita le fece cadere tutte le possibili accuse. Serena e calma, ormai non poteva smuoverlo nemmeno con la forza.
“Solo una domanda… Perché non mi hai detto della tua vista…”
Il biondo le sorrise dolcemente accarezzandole una guancia. Quei gesti non erano da lui ed era la prima volta che Asmita si ‘spingeva così oltre’, stava facendo davvero sul serio per farsi perdonare, Charu arrossì fino alla punta della orecchie e deviò lo sguardo per non incrociare gli occhi blu di Asmita.
“Non volevo vederti piangere…”

ANGOLO KIOCCOLAT:  Salve a tutte/i! Spero sarete arrivati a leggere fin qui!
Owwww, quanti shippatori della Asmi x Charu? Siete stati contenti in questo capitolo? Beh, Charu si... O meglio. Arrabbiata come una serpe ma alla fine il bel biondo si è fatto perdonare xD. Chissà come finirà fra questi due eh? Pronostici, ditemi ditemi che sono curiosa!
Se vi è piaciuto, spero di si, aspetto qualche vostro giudizio e…al prossimo capitolo!
 

 
 
 
   
 
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