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Autore: Hikari_1997    30/08/2019    1 recensioni
Dopo un pedinamento improvvisato, Chuuya nota Dazai entrare in un vecchio edificio abbandonato, cosa ci fa lì? E perché, d'un tratto, sente una strana melodia?
Leggero accenno alla DazaiXChuuya
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsushi Nakajima, Chuuya Nakahara, Kyouka Izumi, Osamu Dazai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bar Adler 

Il fumo delle sigarette aleggiava denso nel locale, l'odore di tabacco mischiato a quello dell'alcol e della frutta nella grande boule piena di punch.

I clienti del bar chiacchieravano mentre giocavano, più o meno legalmente, a biliardo o Black Jack.

-Aaahhh, giuro hic, che quando ti prendo ti faccio nero hic- Chuuya Nakahara, uno dei dirigenti della Port Mafia, era accasciato sul bancone con un bicchiere nella mano destra e una bottiglia vuota di vino in quella sinistra. Sollevò il bicchiere finendone il contenuto -… Ehi tu un altro giro-

Il barman, sconsolato, versò un altro po' del liquido nel bicchiere -Nakahara-san non dovrebbe bere così tanto, sono solo le 10 di mattina-

-Chiudi quella fogna hic, forse non mi credi all'altezza anche tu? Eh? Credi che non possa gestire la Mafia? Che sia un irresponsabile? Eh? Hic-

L'uomo sospirò nel vedere il giovane rovesciare mezzo liquore sul collo nel maldestro tentativo di bere, col risultato di far cadere il bicchiere a terra, rompendolo in mille pezzi.

Si accasciò borbottando sul bancone mentre il barista si affrettava a raccogliere i cocci -Ora dormirà per un po'- si disse tra sé. 
Dovette presto ricredersi, quando il capo di Chuuya si alzò di scatto, fissando le bottiglie sugli scaffali con lo sguardo annebbiato dall'alcol -Sento puzza di sgombro-

*********************

Non si era sbagliato, purtroppo, quello sgombro andato a male di Dazai stava tranquillamente passeggiando mentre canticchiava la sua canzone preferita, ovviamente a tema suicidio.

Chuuya assottigliò gli occhi, notando che il suo ex-partner reggeva un sacchetto di carta decorato con una stampa basata su foglie di acero.

Il rosso sopracciglio di Chuuya si alzò confuso, pensando di aver bevuto troppo.

Il volto sorridente di Dazai, che era quasi una novità per lui considerato il suo passato incarico nella mafia, continuava a fissare il cielo escluso dal mondo; dunque Chuuya decise di seguirlo.

Pessima scelta, si era ripetuto più volte tra sé e sé, mentre camminava furtivo tra i vicoli della città fino a giungere ad un vecchio condominio.

Notò Dazai entrarci –Che ci farà in questa topaia? – si chiese il dirigente della mafia squadrando lo stabile.

Alto 4 piani, l’intonaco sui muri era scrostato, decisamente in contrasto con i moderni edifici presenti oggi a Yokohama.

Si affacciò timidamente, non volava una mosca, i suoi passi echeggiavano tetri; il chiasso frenetico della città pareva non giungervi, strati di polvere ricoprivano il pavimento, le scale e le inferiate.

Controllò sul citofono, niente; non ci abitava nessuno in quello stabile … ma perché quel maniaco suicida ci era entrato?

Di domenica mattina poi.

Rimase a controllare le condizioni pietose dell’edificio per una quindicina di minuti, decidendo di ritornarsene al bar; quando all’improvviso sentì una voce provenire dall’interno dello stabile, probabilmente dalla taverna.

Una voce acuta, stridula e terribilmente stonata “Naniwazu ni sakuya kono hana fuyugomori”

Camminò verso la sinistra, seguendo quell’irritante suono.

“Ima o haru be to sakuya kono hana”

Notò la presenza di una discesa che dava su un piccolo spiazzo, collegata con le ferrose scale anti-incendio; Chuuya attivò dunque il suo potere iniziando a camminare sulla parte sottostante ai gradini.

“Ukarieru-”

Si avvicinò cauto ad una finestra.

-AAAHHHH-

Rimase di sasso a quell’urlo, seguito da una carta spiaccicata sul vetro.

-Non serve urlare Kunikida-kun; la partita è solo cominciata- ribadì Osamu mentre guardava il collega che si era affrettato a recuperare la carta lanciata sul vetro.

Chuuya era basito, lo sgombro e l’occhialuto seduti uno di fronte all’altro con 49 carte decorate con ideogrammi e raffigurazioni stese su un tatami, il ragazzo tigre con altrettante carte in mano mentre la dottoressa sadica lo rimproverava sulla lettura degli scritti, i due fratelli sociopatici che tiravano colpi al vuoto e, per concludere Kyouka, il ragazzo forzuto e Ranpo che mangiavano dolci in un angolo.

Chuuya osservò nuovamente le carte spiegate a terra, sempre più incredulo nel vedere Atsushi ricominciare a “cantare” e i due detective fiondarsi sulle carte.

-Karuta? –

********************

Due giorni prima.

Atsushi saliva svogliato le scale diretto all’agenzia.

Era spossato; aveva dovuto consegnare dei faldoni alla polizia, cosa che avrebbe dovuto fare Ranpo ma era riuscito a scaricare la faccenda perché a suo detto aveva un’importante questione tra le mani, ragion per cui –da solo e a piedi- si era recato alla stazione di polizia.

I sensi erano al minimo, tant’è che nella stanchezza generale gli parve di sentire una strana frase cantata –Ah, sono proprio stanco- commentò lui afferrando la maniglia.

-Eccomi, ho consegnato i documenti; se per voi va bene tornerei a cas- non terminò la frase, perché qualcosa gli passò velocemente al lato della guancia, incastrandosi di netto nel muro.

Tremante, volse le iridi a sinistra; notando una carta conficcata contro lo stipite di legno –tagliato senza pietà come l’opera di un samurai-

Deglutì rumorosamente.

Spostò lo sguardo all’interno dell’agenzia, Kyouka gli corse incontro recuperando la carta lanciata.

–Bentornato Atsushi-kun- lo salutò a quel punto Dazai, stranamente non stravaccato sul divano a fischiettare o a fantasticare su qualche nuovo metodo per togliersi la vita.

-Um, ottimo lavoro Kyouka-chan; stai migliorando a vista d’occhio- si complimentò Ranpo.

Lei si inchinò leggermente per poi tornare a sedersi su un tatami piazzato al centro dell’ufficio, di fronte a Junichiro.

-Forza Nii-san, puoi ancora rimontare- esclamava Naomi seduta di fianco ad Akiko, che reggeva un mazzetto di circa 23 carte –più o meno le stesse stese sul tatami- mentre Kunikida scriveva concentrato sul suo nuovo taccuino “Ideale”.

-Che … che state facendo? – ebbe poi il coraggio di chiedere il diciassettenne.

-Non lo vedi? Karuta- esclamò Ranpo –Siamo alla 2° partita, la prima è stata vinta da Yosano-san contro Poe-Kun-

Atsushi volse lo sguardo verso l’ex membro della Gilda, rannicchiato in un angolo con Carl sulla testa, circondato da una nera aura di depressione.

-Ecco, Poe-san? Tutto bene? –

-No, per niente- bisbigliò lui –Ero così contento quando Ranpo-kun mi ha chiesto di venire all’agenzia; ma ora sono qui, sconfitto e solo … che disperazione, che sciagura-

Atsushi annuì confuso avvicinandosi a Dazai –Quindi state giocando a Karuta? –

-Esatto- rispose l’uomo –Vedi, il presidente è a Kyoto con il compito di guardia del corpo all’attuale Meiji del Karuta e insieme alla richiesta ufficiale di lavoro è stato allegato questo pacchetto di carte-

“Oto ni kiku-”

Kyouka allungò la mano verso la carta che venne, però, recuperata dal giovane Tanizaki.

-Vai così Nii-san-

Junichiro sorrise riponendo la carta insieme alle altre, quando un brivido gli percorse la colonna vertebrale; gli azzurri occhi di Kyouka lo stavano fissando furenti, era evidente che non voleva perdere.

Atsushi ridacchiò –Yosano-san, è molto brava a leggere le carte-

-Naturale- rispose lei –Il karuta è uno dei miei passatempi, avevo partecipato anche a qualche torneo l’anno scorso-

-Um, mi ricordo- esclamò Kenji –Sei passata di livello-

-Esatto, nel karuta ci sono 5 fasce da quella E di base a quella A-

-E lei è nella fascia? – domandò Atsushi.

-A-

Esclamò lei senza problemi tornando poi a leggere le carte … ora Atsushi iniziava a compatire il povero Poe, ancora seduto in disparte con Carl che zampettava i capelli rossicci.

-Anche io ho qualche base di Karuta- disse Dazai –C’è stato un periodo dove Elise si era fissata con quel gioco e i dirigenti della mafia avevano dovuto imparare qualche trucchetto; per quanto riguarda Kunikida e i fratelli Tanizaki, lo esercitavano nelle scuole dove studiavano e lavoravano-

-è da quando ho iniziato a lavorare come detective che non pratico karuta, sarò sicuramente arrugginito- disse Kunikida, sempre più concentrato a segnare appunti.

“Waga io wa-”

Un’altra carta schizzò vicino ad Atsushi, venendo acchiappata al volo da Kenji.

Ne seguirono altre 8, e altre 5.

Atsushi era impressionato dalla concentrazione dei giocatori e dalla bravura della dottoressa Yosano.

-Fine partita, vince Kyouka per 4 carte-

Junichiro sospirò spossato mentre Kyouka, contenta per la vittoria, riceveva una caramella da Ranpo come premio.

-Ok, prossimo turno Kenji contro Kunikida- esclamò Dazai.

-Eh? Avete intenzione di continuare a giocare? – domandò Atsushi.

-Ovvio- rispose il detective –Abbiamo deciso di indire un piccolo torneo interno all’agenzia, io e te ci sfideremo dopo questa partita-

Atsushi rimase basito, in silenzio fissando Dazai negli occhi fino a lasciarsi scappare un –EEHHHH??? –

*********************

“Naniwagata-”

-PRESA-

Esclamò Dazai afferrando l’ultima carta sul suo lato di tatami.

-All’ultima carta- esultò fiero Dazai sventolando la carta della vittoria.

-Ah, non ho più voce- si lamentò Atsushi.

-Questo è perché sbagli la tonalità e le tempistiche di lettura ragazzo- lo rimproverò Yosano –Forza, fatti da parte-

-La stavo prendendo, un secondo di più ed era mia- borbottò Kunikida a denti stretti tornando ad annotare frasi sconnesse dalla rabbia sul suo taccuino.

-Oh avanti Kunikida-kun … devi imparare a perdere-

-Chiudi quella fogna donnaiolo bendato-

-Crudele- replicò Dazai cedendo il posto a Naomi e Junichiro.

-Non avrò pietà Nii-san – esclamò maliziosa Naomi.

-Neanche io- ribadì il fratello iniziando a disporre le carte –è una vera fortuna che Poe-kun ci ha avvisati di questo vecchio rifugio insonorizzato della Gilda, è l’ambiente ideale per giocare a karuta-

-Tieni Dazai-kun, una caramella per la vittoria- esclamò Ranpo tendendogli un dolcetto alla fragola

Dazai non lo prese subito, impegnato a fissare la finestra.

–Uh? Qualcosa non va Dazai-san? – domandò Atsushi.

-No niente- rispose lui accettando la caramella.

Scartò l’involucro depositando la dolce sfera sulla lingua e, voltandosi verso la finestra commentò sfoggiando uno dei suoi famosi ghigni –Solo una piccola lumachina spiona-

I detective, fatta eccezione per Ranpo, restarono confusi da quell’affermazione; non sapendo che la suddetta “Lumachina” stava cercando con tutto sé stesso di non rompere il vetro per assestare a quello sgombro bendato un calcio sugli stinchi.

   
 
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