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Autore: Vala    28/07/2009    1 recensioni
“Snake shotto!!!”.
“Donnnnn!!”.
“…e io…e io…Horio-zooooooooone!!”.
Sul campo da tennis le risate si sprecano quel giorno. Le tre giovani promesse del tennis giapponese, le tre matricole più forti dell’interno torneo, i tre pilastri della Seigaku, i tre…
“Kachiro, basta fantasticare e rimettiti a correre! 30 giri!!” esclama la voce severa del capitano della Seigaku, imitata alla perfezione da Horio-kun che ha rubato un paio di occhiali di riserva da chissà dove e si sta divertendo alle spalle del senpai ancora impegnato a scuola.
Sul campo di allenamento non c’è molta vita quel giorno, sono solo in pochi ad esercitare le loro abilità, ma in fondo è anche presto, la folla deve ancora arrivare…e quei tre ne approfittano per giocare a modo loro.

Cosa può provocare il trio Horio-Kachiro-Katsuo se lasciato incustodito nei pressi degli allenamenti dei sempre competitivi e pronti alla lite Momo-chan e Kaidoh-senpai?
Accenni shounen-ai, ho preferito mettere l'avviso per precauzione. Buon divertimento ^^
Genere: Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kaoru Kaido, Ryoma Echizen, Takeshi Momoshiro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Snake shotto!!!”.
“Donnnnn!!”.
“…e io…e io…Horio-zooooooooone!!”.
Sul campo da tennis le risate si sprecano quel giorno. Le tre giovani promesse del tennis giapponese, le tre matricole più forti dell’interno torneo, i tre pilastri della Seigaku, i tre…
“Kachiro, basta fantasticare e rimettiti a correre! 30 giri!!” esclama la voce severa del capitano della Seigaku, imitata alla perfezione da Horio-kun che ha rubato un paio di occhiali di riserva da chissà dove e si sta divertendo alle spalle del senpai ancora impegnato a scuola.
Sul campo di allenamento non c’è molta vita quel giorno, sono solo in pochi ad esercitare le loro abilità, ma in fondo è anche presto, la folla deve ancora arrivare…e quei tre ne approfittano per giocare a modo loro.
“Kaidoh-senpai è il migliore!!” esclama convinta la voce di Katsuo mentre con la sua racchetta tenta di imitare la mossa del suo beniamino.
“Momo-senpai è il migliore!!” esclama nello stesso istante la vocina altrettanto convinta di Kachiro mentre salta di qualche centimetro da terra e imita la schiacciata del suo idolo, facendo finire la racchetta dritta dritta in testa a Horio che voltatosi di scatto urla nel campo silenzioso a parte il rumore delle palline da tennis sparate a velocità assurde.
“Come osi mancare di rispetto al tuo capitano!!!” e già un bernocolo dalle dimensioni notevoli si intravede sulla sua testolina fantasiosa mentre afferrata la sua racchetta la fa roteare a caso nella direzione dei due compagni matricole che scappano strillando come ragazzine sotto lo sguardo accigliato dei senpai intenti ad allenarsi.
“Ehi voi tre!” urla da un campo Momo-senpai asciugandosi il sudore dalla fronte con un braccio muscoloso “Datevi da fare o tornate a casa! Avanti!!”.
“Ehi voi tre!” urla nello stesso momento da un altro campo Kaidoh-senpai sistemandosi la bandana verde “Statevene zitti o tornate a casa! Avanti!!”.
I due senpai si guardano male ora, misurandosi a vicenda. Quei due non si sono mai sopportati. Brutto segno farli litigare già così presto. Le tre matricole prese in causa abbassano le orecchie e con la coda tra le gambe tornano ai loro allenamenti.
“Che forti i senpai…” mormorano insieme “anche noi vorremmo essere come loro…”.
“Forti come loro!” strilla Kachiro imitando Momo-senpai.
“Agili e resistenti come loro!” gli fa eco Katsuo imitando Kaidoh-senpai.
“…e io…e io…emo e con manie di grandezza come loro!!” ridacchia Horio mentre gli altri si trattengono a stento dall’esplodere.
I tre ragazzi cominciano a spintonarsi giocando, allegri, felici anzi di far parte di quella grande squadra che è il Seigaku, la squadra più forte del Giappone, la squadra che vincerà il torneo nazionale, la squadra guidata dal grande emo Tezuka, temuto rottame dall’inconfutabile incapacità di sorridere e…
“Voi tre, se non avete niente da fare, 15 giri di campo!”.
“Ma dai Horio-kun, lo imiti davvero bene!”.
“Fate finta di niente?! 20 giri!”.
“Davvero, hai un futuro nel campo dell’imitazione!” riprende Katsuo dando pacche all’amico che si guarda attorno spaesato.
“Ma ragazzi…” parla Horio fissando spaventato un punto in direzione della scuola “veramente io…”.
Le matricole si girano tutte a guardare nella stessa direzione: un’aura minacciosa proveniva da una delle finestre che davano sui campi di allenamento, un’aura ben familiare a chiunque avesse mai visto giocare sul serio il grande capitano della migliore squadra di tennis del Giappone. I tre ragazzi si strinsero in un abbraccio spaventato mentre da dietro gli occhiali severi, l’ancor più severo volto di Tezuka Kunimitsu li scrutava fin nel profondo.
“Matricole! 30 giri di campo per voi! Di corsa!!”.
“HAI!!!!” e con un urlo i tre cominciarono a correre come se avessero il demonio alle calcagna. Dalla finestra, l’aura maligna di Tezuka cominciò a scemare via via che procedevano nell’esecuzione, fino a sparire del tutto. Solo allora, dopo quasi cinque giri di corsa a perdifiato, Horio si azzardò a guardare ancora una volta e tirò un sospiro di sollievo nel vedere che il loro capitano aveva perso interesse per loro e che erano salvi. Rallentarono fin quasi a fermarsi, ma non osarono fermarsi del tutto per paura di vedere ricomparire il ciuffo del terribile leader.
“Visto cos’hai combinato con le tue assurde imitazioni?!” esclamò Kachiro tenendosi un fianco.
“Ah! Ma non sono stato io a cominciare!” protestò Horio quasi inciampando su una pallina dimenticata.
“Io no di certo, stavo solo facendo il tifo per Kaidoh-senpai!!” si chiamò fuori Katsuo andando a sbattere contro il compagno di punizione.
“Kaidoh-senpai, Kaidoh-senpai…Momo-senpai sì che è il migliore!!”.
“Kaidoh-senpai!”.
“Momo-senpai!”.
Mentre Horio continuava la sua corsa in solitaria tenendo d’occhio la finestra maledetta, gli altri due si fermarono a fronteggiarsi per un lungo momento.
“Vogliamo vedere chi è davvero il più forte dei due?”.
“Ci sto!”.
I due contendenti si scelsero un campo isolato e vuoto, uno da una parte, uno dall’altra. Si sarebbero sfidati fino all’ultimo sangue per difendere il loro senpai preferito, quella era una sfida che sarebbe rimasta nella leggenda, negli annali della scuola, nelle storie da raccontare ai nipoti prima di andare a letto,…
Kachiro e Katsuo si scrutarono intensamente mentre il loro amico seguitava a sgambettare attorno al campo non volendo venire coinvolto da una simile lite. Lui sapeva benissimo chi era il migliore, ed il migliore era il capitano. Impossibile che il migliore non fosse quel gran ammasso di potenza e pericolosità del loro capitano, ogni altra discussione era inutile.
“Sei pronto?” domandò Katsuo imitando la voce di Kaidoh-senpai.
“Sei pronto?” domandò Kachiro nello stesso momento con la voce di Momo-senpai. (nda: o almeno ci prova ^^’)
I due fan si guardarono in cagnesco prima di fare un cenno con il capo e prepararsi al colpo. La tensione nell’aria era palpabile, tanto che durante i suoi giri di corsa nel passare accanto ai due Horio dovette trattenere quel poco fiato che gli rimaneva per non restare coinvolto dalle scariche elettriche. Ma a lui che gliene fregava, tanto era il capitano il più forte!
“DOOOOOOOOOOOOOON!!!!!!” urlò Kachiro con la voce di Momo. (nda: idem come sopra ^^’)
“SNAKEEEEEEEEE!!!!!” strillò Katsuo con la voce di Kaidoh.
Le palline vennero violentemente colpite dalla rete delle racchette da tennis dei due ragazzi che tentavano di imitare i colpi dei loro beniamini. Colpi difficilissimi, colpi quasi impossibili da fare, colpi complicati già dopo un allenamento durissimo, colpi potenti che avrebbero spazzato via l’avversario, colpi che due matricole potevano solo sognare ma…no, niente ma, li sbagliarono tutti e due di brutto. Le palline colpite con tutta la loro forza ma senza un reale effetto o rotazione, si limitarono a prendere la loro direzione preferita a caso, ignorando i desideri dei due giocatori, le linee di fondo, il limite stesso dell’area, e anche la buona decenza ed educazione, poiché andarono a colpire con precisione tale che nemmeno a farlo apposta sarebbe venuto così bene, le teste dei due senpai oggetto della contesa.
La pallina che colpì Momo, rimbalzò a terra con un tonfo secco mentre il ragazzo si voltava a guardare il campo di allenamento di Kaidoh, voltato anche lui e anche lui con una pallina da tennis ai suoi piedi. Spaventati, i proprietari delle palline da tennis si accodarono al loro compagno per riprendere la corsa mentre con la coda tra le gambe cercavano di fare gli innocentini fischiettando come nulla fosse.
“Ehi, vipera! Cosa credevi di fare?!” parlò irritato Momo lasciando la sua racchetta sul campo d’allenamento e avvicinandosi al suo rivale di sempre.
“Ehi, stupido porcospino!” ribatté Kaidoh posando a terra la sua racchetta e sistemandosi meglio la bandana sudata “Stavo per dirti la stessa cosa!”.
I due senpai avanzarono fino a trovarsi a pochi passi di distanza l’uno dall’altro, entrambi con l’accenno di un bernocolo che spuntava sulla nuca. Un placido vento scosse dolcemente i loro abiti umidi di sudore mentre si studiavano a vicenda individuando le debolezze dell’altro, pronti a colpire, pronti a scattare, due armi di offesa ben congeniate, due missili terra-aria impossibili da schivare. I pugni si strinsero, le labbra si serrarono, i muscoli tesi pronti a scattare. Non era la loro prima volta, non erano nuovi ad uno scontro del genere, avevano già graffi in abbondanza dovuti alle loro zuffe. Anche quel giorno, erano pronti a continuare la loro sfida epica, iniziata con l’alba dei tempi, con il primo incontro, destinata a non finire finché uno dei due non avesse chiesto pietà, ovvero mai. Troppo orgogliosi, troppo testardi, troppo loro per rinunciare al piacere di combattere per la supremazia del campo di gioco, per la supremazia in generale. Presero fiato, si chinarono leggermente l’uno verso l’altro, il vento smise di soffiare dolcemente. E non appena la stoffa della maglietta smise di agitarsi raggiungendo la perfetta immobilità…
“Imbecille!”.
“Borioso bulletto!”.
“Coglione!”.
“Sottospecie di larva!”.
“Bamboccio!”.
“Essere senza cervello!”.
Le tre matricole che correvano attorno al campo si guardarono perplesse. Avevano dato inizio alla fine del mondo. Quello scambio di affettuosità non sarebbe cessato tanto presto, specie ora che il capitano, unico in grado di mettere ordine tra i due, non era presente. E nemmeno gli altri della squadra. L’unico nell’area degli allenamenti al momento era Echizen, che pareva intenzionato a tutto tranne che a interessarsi del mondo al di fuori del suo tennis.
“Femminuccia senza spina dorsale!”.
“Inutile ammasso di muscoli e aria!”.
“Io almeno li ho i muscoli, tu hai solo aria!”.
“Quelli li chiami muscoli?! Questi sono muscoli! Il mio programma di allenamento è dieci volte superiore al tuo!”.
“Questo perché hai un disperato bisogno di allenarti in modo massiccio per arrivare al mio livello! E perché non hai vita sociale!”.
“Io ho molta più vita sociale di te che te ne vai in giro su quella bicicletta!”.
“Ah davvero?! Io ho sempre compagnia su quella bicicletta!”.
“Certo, hai come compagnia quella piccola peste irritante di Echizen! Anche il suo gatto sarebbe di più compagnia!”.
“Lascia Echizen fuori dalla questione! E poi senti chi parla, tu giochi doppio con mister dati!”.
“Lascia fuori Inui-senpai dalla questione! Ritardato!”.
Momo e Kaidoh ringhiarono ferocemente mentre giravano attorno, cercando il prossimo punto dove attaccare, un buon appiglio per mordere e non lasciare la presa. Le tre matricole attorno che continuavano a correre senza nemmeno tenere il conto dei giri che stavano facendo, rabbrividirono quando passarono loro accanto. Nulla era più pericoloso di quei due intenti a litigare senza controllo.
“Schiappa!”.
“Codardo!”.
“Non sei in grado nemmeno di reggere vagamente il mio ritmo!”.
“Sei tu che non sei in grado di reggere il mio!”.
Le fronti cozzarono con un suono come metallico mentre i loro volti si facevano vicini, sempre più vicini…perché la voce riesca a penetrare con più efficacia i timpani del nemico che osava innalzarsi a contrastarlo. I timpani di tutti quelli limitrofi al campo di allenamento non erano risparmiati, molte vittime si allontanarono correndo il più velocemente possibile per allontanarsi dal piccolo tornado che stava prendendo vita dallo scontro delle due auree dei tennisti. Echizen stesso interruppe momentaneamente la sua serie di rimbalzi per guardare perplesso i due contendenti, nella sua testolina un’idea malsana stava prendendo piede.
“Dato che siete pari nella potenza vocale, perché non vi affrontate seriamente?” propose con voce apatica in un momento di calma apparente, riuscendo chissà come a sovrastare i ringhi minacciosi.
Kaidoh e Momo si separarono con un sorriso sadico stampato sul volto. Avrebbero dimostrato una volta per tutte chi era il migliore. E ciascuno di loro sapeva di essere il migliore. E il sorriso si allargò. E le tre matricole smisero di correre, avevano finito i giri. Gli scatenatori della contesa afferrarono i colori della loro tifoseria e si piazzarono in prima linea a sostenere il loro beniamino.
“Forza Momo-chan!!” esclamò Kachiro eseguendo un buffo balletto dopo aver indossato una maglietta rosa pesca in onore del suo idolo.
“Distruggilo, Kaidoh-senpai!!” esclamò a sua volta Katsuo agitando in aria una bandiera con l’effige di una vipera pronta a scattare, dopo aver indossato una fascia verde attorno alla fronte in onore del suo idolo.
“Non temere ragazzo, lo schiaccerò con la mia schiacciata!” urlò Momo mostrando i muscoli al tifoso.
“Non mi serve tifo matricola, niente può atterrarmi!” sibilò Kaidoh lanciando uno dei suoi sguardi fulminanti al tifoso.
Entrambi i tifosi rabbrividirono e raddoppiarono gli sforzi mentre da dietro le loro spalle Horio annuiva gravemente. Tutto questo non avrebbe portato nulla di nuovo. E comunque non aveva senso sforzarsi tanto, il più forte era sempre il capitano…altrimenti non sarebbe stato eletto capitano. Non era tanto difficile da capire, ma quei due testoni dei suoi amici non la capivano proprio una logica così elementare. E annuì ancora lanciando sguardi adoranti alla finestra chiusa oltre la quale sapeva si trovava il suo idolo, intento di certo a escogitare qualche nuova strategia per vincere…facendosi aiutare da Fuji-senpai che era appena passato davanti al vetro con le braccia tese. Di certo stava chiedendo al capitano di passargli qualcosa per esaminarlo, probabilmente un foglio con i nuovi schemi o qualche prototipo di racchetta.
Due palline passate a pochi centimetri dalla sua testa, una a destra e l’altra a sinistra, lo fecero riemergere alla realtà dello scontro.
“Incredibile!!” esclamarono a bocca aperta le due matricole sbavando letteralmente.
“Che è successo?” chiese Horio curioso.
“Momo-senpai è grandioso!!” sostenne con aria seria Kachiro.
“Kaidoh-senpai è mitico!!” sostenne con la stessa aria Katsuo, e i due si guardarono in cagnesco imitando anche i ringhi dei loro divi.
“Insomma, che è successo???” chiese ancora perplesso Horio mettendosi tra i due.
“Ecco che lo rifà!!” lo avvisarono all’unisono i suoi amici, e lui si voltò in tempo per vedere i due terribili assi del tennis della terribile Seigaku scagliare le palline con forza, velocità e precisione. Le palline cozzarono l’una contro l’altra e scattarono entrambe verso di loro. I tre si chinarono in tempo per evitarle, e le palle da gioco si andarono a conficcare poco sotto le altre incastonate nella rete dalla forza brutale dei due contendenti. Esattamente a metà tra i senpai. Nessuno era più forte dell’altro dunque?
“Non è possibile!” protestò Momo puntando il dito contro Kaidoh “Sono io il più forte!”.
“Non è possibile!” si lamentò nello stesso momento sbuffando Kaidoh “Sono io il più forte!”.
“Se siete pari a forza, perché non ve la giocate sulla velocità?” propose Echizen da dietro le tre matricole che sobbalzarono per la sorpresa “Fate 50 giri di campo e vediamo chi arriva prima”.
I due senpai si guardarono sadicamente ancora una volta.
“50? Facciamo 100, sempre se la pesca se la sente…”.
“Stavo per proportelo io, sempre se il rettile riesce a tenere il ritmo…”.
“Via!!” diede il segnale Echizen.
I due scattarono all’unisono, un tornado che spazzava con violenza i campi di gioco rendendo difficile la visuale ai tifosi che, mani giunte, pregavano quasi il cielo per la vittoria del loro campione. Gli occhi lucidi, non solo per l’emozione ma anche per la polvere, assistevano ad un giro dopo l’altro, ad uno scatto dopo l’altro, ad una prova di resistenza dopo l’altra. Sempre uguali. Sempre identici. Sempre fortissimi.
“Arrenditi! Stai perdendo il passo!!” urlò nella corsa Momo al suo rivale, mentre muoveva le braccia a ritmo di marcia militare accelerata.
“Guarda i tuoi piedi, stai per incrociarli e crollare! Niente in contrario, ma se cadi su di me ti distruggo, pesca spiaccicata rotolante!!”.
“Mancano tre giri” annunciò con voce pacata il piccolo genio Echizen mentre si sistemava il cappellino che rischiava di venire divelto dall’onda d’urto del vento generata dal passaggio dei corridori.
“Stammi dietro, squamoso!!”.
“Tieni il ritmo, porcospino!!”.
Il respiro accelerato, il sudore che scompariva ancora prima di fermarsi, il lampo della vittoria negli occhi, due armi di distruzione scatenate in un campo da gioco che ne aveva viste di tutti i colori, e di tutti i tornadi. I piedi quasi non toccavano terra per la fretta di succedersi uno all’altro, di battere il tempo record, di superare i limiti. Limiti già ampiamente superati. Ma che andavano ancora migliorati se volevano essere il top del top del top del tennis del Giappone. Ma che dico Giappone, del Mondo intero! Ma che dico del Mondo intero, dell’universo! Sì, perché se si fossero trovati a sfidare gli abitanti di Marte a tennis, sarebbero stati in grado di vincere tutte le leggi fisiche anche di quel lontano pianeta e conquistare il cuore del capitan…ehm…della sorella del capitano avversario. Cosa potevano mai essere le tempeste di sabbia e di radiazioni in confronto all’uragano scatenato solo dalla testardaggine di quei due!
“Un giro!” esclamò la voce di Echizen riportando le altre matricole all’attenzione del momento.
“NON MI BATTERAIIIIII!!” si levò l’urlo dall’ultimo rettilineo. Echizen si era già posizionato in ginocchio, gli occhi da gatto attenti ad individuare il primo a tagliare il traguardo dei 100 giri. Il polverone arrivò, passò e si diradò mentre i due senpai poggiati al muro, con il fiatone e gli occhi iniettati di sangue, si scrutavano ansiosamente in attesa del responso. Ed il responso non tardò ad arrivare. Echizen, l’aria seria, il cappellino inclinato nella giusta angolazione per essere figo ma non troppo, si rialzò dalla sua posizione accucciata e si tolse con pochi gesti la polvere dalla sua perfetta tuta.
“Pari” mormorò senza la minima inflessione nella voce il genio del tennis.
“…PARIIIIIIII?!?!?!?” esclamò in un sol coro tutto il gruppo interessato dall’evento.
Horio scosse la testa e incrociò le braccia con aria da adulto. Nessuno di loro comprendeva che quella stupida gara era inutile. Per lui era ovvio, fin troppo ovvio, lampante, che il migliore era sempre e comunque il capitano del Seigaku, la più grande squadra di tennis di tutto il Giappone, di tutto il Mondo, di tutto l’Universo! Nessuno sarebbe stato mai in grado di competere con il migliore, l’unico, il solo, il grande emo Tezuka Kunimitsu. La matricola si voltò ad ammirare la finestra oltre la quale il suo idolo stava di certo pianificando la nuova strategia vincente della squadra, la strategia che li avrebbe portati a sconfiggere chiunque, perfino i marziani! Un’ombra si mosse oltre il vetro ed i suoi occhi scintillarono di ammirazione nel vedere le braccia del capitano alzarsi sorreggendo un lembo di tela che di certo serviva a cancellare la lavagna dove aveva disegnato gli schemi di gioco…assieme all’aiuto di Fuji-senpai che ora gli massaggiava le spalle per alleviare la tensione generata dal duro lavoro. Duro lavoro che lo portava a tremare in tutto il corpo e a piegarsi ripetutamente per sgranchire i muscoli anchilosati.
“Attentooo!!” Horio si chinò appena in tempo per evitare una palla diretta poco sopra la sua testa che sfondò la rete dietro di lui e si andò a conficcare nel muro crepandolo per qualche metro.
“Sono io il più forte!!”.
“No, sono io!!”.
I contendenti ringhiarono furiosamente senza giungere alla minima soluzione. Le tifoserie, schierate accanto ai loro beniamini davano man forte contribuendo a peggiorare la situazione.
“Momo-chan è il migliore!!”.
“Kaidoh-senpai è il migliore!!”.
“Volete così tanto sapere chi è il migliore…?” domandò la voce atona di Echizen, un sorrisetto diabolico dipinto sul viso da bambino.

Il capitano della squadra di tennis migliore dell’universo uscì dall’edificio scolastico con l’aria distrutta dopo una dura giornata di lavoro. Anche quel giorno Fuji non aveva voluta saperne di dargli tregua, e dire che si era mostrato inizialmente solo interessato alla sua spossatezza…per poi allungare le mani oltre il limite consentito da un massaggio tonificante. Tezuka, orgoglio della patria, si sgranchì facendo un po’ di stretching mentre si avviava ai campi da tennis per osservare le fasi finali degli allenamenti. Lui si era allenato anche troppo in classe con il genio della squadra.
Una pallina sfrecciò a velocità inaudita verso di lui che con facilità la afferrò con la mano buona. Si sistemò gli occhiali sul naso, scostando appena il ciuffo per dare una squadrata fulminante alle tre matricole che tremavano in tutto il corpo per aver osato sbagliare una palla così basilare, una cosa da nulla prendere un tiro avvitato, girato, modificato, sparato da un cannone e potenziato dai kami del fuoco.
“Avete finito l’allenamento, ragazzi?” domandò con voce grave mentre i tre inetti si mettevano sull’attenti con il saluto militare.
“Sì signor capitano!” urlarono solo Kachiro e Katsuo, Horio si era distratto osservando come il ciuffo del suo capitano ondeggiava a seconda di come aggrottava le sopracciglia. Curva a banana: approvazione. Curva cadente alla emo: normalità. Ciuffo sparato in avanti per trafiggere il nemico: disapprovazione massima.
“Non ho sentito bene!” insistette il capitano scuotendo il ciuffo.
“Sì signor capitano!!” urlarono in una voce sola Horio, Kachiro e Katsuo, gli occhi che vagavano ovunque pur di non incrociare quelli del terribile capitano della più terribile squadra di tennis di tutte le galassie.
“Ooooooh……dove sono gli altri?”.
Le tre matricole si guardarono attorno imbarazzate, finché il loro portavoce, Horio-kun, non si decise ad indicare un punto imprecisato verso i campi di allenamento dove si intravedeva Echizen intento a giocare contro il muro.
“E gli altri?” domandò perplesso, non credendo che quei due stacanovisti di Momo e Kaidoh avessero smesso prima delle loro 36 ore quotidiane.
Al dito puntato di Horio si aggiunsero anche quelli degli altri due che con gli occhi colmi di stelline puntavano sempre lo stesso campo di allenamento. Inutile litigare su chi fosse il più forte, il più veloce, il più bravo, il più figo, il più più! Alla fine e all’inizio il migliore era sempre e solo lui, l’unico e il solo, inimitabile, con quegli occhi da gatto e l’altezza da nano da giardino. Non c’era partita quando si sfidava il grande tappo genio del tennis, li aveva distrutti con precisione, velocità e potenza.
Ryoma Echizen si voltò con un mezzo sorriso a guardare il capitano, l’aria di annoiarsi ben stampata in fronte e una insegna al neon che diceva “avanti il prossimo” al suo fianco. Era molto più efficace allenarsi in quel modo, rimbalzando contro le teste dure di Momo-senpai e Kaidoh-senpai le palline ottenevano effetti e traiettorie sempre diverse…senza contare il gradevole suono prodotto. Unica pecca: Horio, Kachiro e Katsuo in tenuta da ragazze pon pon con la sua iniziale ovunque gli aveva fatto perdere il conto dei rimbalzi un’altra volta.
“Oh, pazienza, ricominciamo…uno!”.
“Dooooooooooooon!”.
“Due!”
“Sssssssssssssssshhhhh!”.
“Tre!”

  
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