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Autore: elfin emrys    01/09/2019    5 recensioni
{post5x13, sorta di postApocalisse, Merthur, 121/121 + epilogo}
Dal capitolo 85:
Gli sarebbe piaciuto come l’aveva pensato secoli prima, quando era morto fra le braccia del suo amico, non ancora consapevole che sarebbe tornato, con Merlin, sempre, sempre con lui.
In fondo, non aveva mai desiderato null’altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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I Donald – Capitolo 7
 

I giorni passavano in fretta e, allo stesso tempo, sembravano non farlo mai, tante erano le cose da fare prima della partenza.
Questa volta, visto che era passato del tempo dall’ultima occasione in cui Arthur aveva lasciato il suo posto per partire, sia lui che il mago si sentivano piuttosto sicuri che non sarebbe accaduto nulla di male durante la loro assenza.
Merlin aveva studiato a lungo i propri libri alla ricerca di nuovi indizi sul dracontopode, ma non aveva scoperto nulla di decisivo. Aveva chiesto a Lenore ulteriori dettagli sui suoi sogni, ma la bambina gli aveva risposto che era da un po’ che non aveva visioni della creatura. Probabilmente, pensava il mago, visto che finalmente avevano preso atto dell’esistenza dell’essere e ne conoscevano più o meno l’ubicazione, la magia della piccola fata aveva considerato come chiusa la vicenda ed era passata ad altro. Il fatto che Lenore non sognava più il dracontopode poteva essere un fastidio, un rallentamento nelle ricerche, tuttavia Merlin era segretamente contento di quella pausa: la giovane sembrava molto più rilassata e il mago non poteva che sentirsi sollevato.
In quel periodo, nacquero due nuovi bambini nel villaggio che era stato di Grant e un altro dai Lamont. Uno dei parti era stato molto lungo e doloroso e Merlin aveva davvero temuto per la vita della giovane madre. Aveva dovuto attingere a tutte le proprie conoscenze e, alla fine, neonato e genitrice erano sopravvissuti, anche se lo sciamano non si sentiva sicuro per nessuno dei due. Il piccolo era particolarmente magro e, all’inizio, avevano pensato fosse nato già morto. Merlin era piuttosto convinto che il bambino non sarebbe sopravvissuto all’inverno, tuttavia non smetteva di sperare. I Grant erano sempre stati abili tessitori e le loro coperte invernali erano fra le più calde della regione; quello era il loro trucco, il motivo per il quale riuscivano a sopravvivere sebbene le loro dimore non fossero solide e i loro mezzi fossero scarsi. Quel pensiero lo rincuorava.
Le giornate si facevano sempre meno calde e già le piogge stavano iniziando a cadere. Arthur aveva potuto constatare che effettivamente il tessuto delle tende pareva essere perfettamente impermeabile e ne era rimasto molto stupito. Ne avevano piantate alcune al cantiere dei magazzini, dove il lavoro continuava in maniera quasi feroce. In quel poco tempo in cui Harry era stato messo come messaggero fra il villaggio e i Lamont e Frederick era stato incaricato anche del suo turno, tutto sembrava proseguire liscio, tranne per qualche piccola scaramuccia. Callum sembrava essersi tranquillizzato. Eveline pareva aver preso come hobby quello di visionare, sebbene da lontano, il cantiere e Merlin si era sentito molto divertito dalla cosa.
Evan era tornato dagli anteposti e aveva portato con sé nuove materie prime, che erano state immediatamente messe al sicuro.
Tutto andava bene.
 
Il re lasciò andare a terra il cestino e si sdraiò prima che Merlin potesse allargare la coperta.
-Arthur! Ti sporcherai tutto di erba…
Il biondo lasciò che l’altro lo alzasse un po’ per battergli la mano sopra la maglietta, tentando di togliere i fili che già stavano aderendo al tessuto.
Era una giornata soleggiata, probabilmente l’ultima che avrebbero vissuto per un po’, e caso voleva fosse anche il giorno in cui era stata completata la strada che collegava il villaggio al lago. Arthur e Merlin l’avevano inaugurata per primi e, dietro di loro, alcuni del popolo l’avevano seguiti per un buon tratto di strada. In realtà, erano rimasti solo loro fino alla fine e si erano portati dietro tutto il necessario per riposarsi sulle rive del lago.
Merlin aveva ormai imparato bene le ricette del luogo e si erano portati dietro una quantità di cibo ragionevole, senza strafare per non dare l’impressione di star approfittando delle riserve che avrebbero dovuto sfamare l’intero popolo.
Arthur brontolò qualcosa, rimettendosi a terra, sulla tovaglia che il mago era riuscito a stendere.
-Ecco, questa è una temperatura perfetta.
-Mh mh…
Gli occhi di Merlin erano chiusi, la sua pelle diafana quasi splendeva alla luce morbida del sole. Il biondo sentì il petto stringersi un po’ e si mise un braccio sugli occhi con la scusa di proteggerseli.
Gli ricordava i picnic che faceva con Guinevere, con la luce che passava fra gli alberi, le foglie che fremevano. I colori sembravano proprio quelli: mancava solo quello degli occhi scuri di sua moglie, dei suoi riccioli morbidi, delle sue guance che arrossivano quando rideva. Arthur sospirò e strinse ancora di più il braccio sul viso, non volendo continuare a pensare a quei tempi. Era passato, ormai. E, anche se faceva male, lo stava accettando.
Il loro riposo e le rispettive riflessioni vennero interrotte da un rumoroso gorgoglio. Arthur si mise una mano sulla pancia e si girò a guardare il mago con gli occhi più grandi che riuscisse a fare; Merlin cominciò a tirare fuori le cose da mangiare mormorando, divertito, qualcosa su pozzi senza fondo e stomaci regali.
-E questo?
Tastò un doppio fondo dentro al cestino.
-C’è sotto qualcosa…
Prima che riuscisse ad aprirlo, la mano gli venne fermata dal biondo, che si mise il contenitore sulle gambe.
-Questo è per dopo.
-Arthur.
-Merlin?
-Cosa stai nascondendo?
-Niente, tant’è che te lo faccio vedere dopo.
Il mago si imbronciò. Aveva un’aria quasi infantile e, per un attimo, il re si sentì ritrasportato nei primi anni in cui si erano conosciuti, quando ancora erano due ragazzi.
-E se io lo volessi vedere ora?
-Devi riuscire a prendermelo.
Lo sguardo del moro era sospettoso, ma parve decidersi a non chiedere altro e Merlin aprì la ciotola che si erano portati dietro con dentro il loro pasto.
Il biondo sorrise soddisfatto; si nascose il cestino dietro la schiena e iniziò anche lui a mangiare. L’oggetto che aveva portato era qualcosa che non aveva mai fatto prima per Merlin: un regalo.
Voleva che il mago fosse a suo agio, mentre erano dai Donald; voleva si sentisse amato, nonostante le restrizioni che gli erano state ordinate. Per questo, Arthur aveva richiesto alle tessitrici una giacca. La stoffa era morbida e liscia; il tessuto era di un blu intenso, probabilmente uno dei colori più costosi che potessero ottenere, e aveva un taglio elegante che il re non aveva mai visto, ma pensava potesse essere molto “moderno”. Quella non era la prima volta che donava al suo vecchio servitore degli abiti, ma di solito erano stati dei vestiti smessi, mai ne aveva fatto fare uno appositamente per lui e mai avrebbe immaginato che, un giorno, ne avrebbe richiesto uno. Era fiero di quell’idea e nervoso al pensiero di dare effettivamente il regalo a Merlin. Temeva fosse troppo sentimentale o che il moro non avrebbe capito le ragioni che erano dietro quell’atto; più ancora, tuttavia, aveva paura che non gli sarebbe piaciuto, perché il Merlin che aveva conosciuto a Camelot avrebbe amato un oggetto di quel genere, ma c’era il dubbio che, invece, il Merlin che effettivamente aveva accanto non lo apprezzasse.
Il re sobbalzò, sentendo qualcosa strofinarsi contro la sua schiena, e si girò in tempo per vedere il cestino iniziare a levitare. Ci mise un braccio sopra, ributtandolo a terra.
-Merlin!
-Mh?
Il moro continuò a mangiare, fingendosi innocente.
-Non barare.
-Non sto barando.
-I cestini non si alzano in volo da soli.
-Alzare in volo? Cosa? Chi?
Continuando a mantenere il contatto visivo, Arthur si mise il cestino davanti e ci incrociò le gambe attorno, per poi metterci sopra i gomiti e la ciotola… E lo fece con aria di sfida. Glielo lesse negli occhi, che Merlin aveva colto la piccola provocazione, e si preparò mentalmente a una serie di tentativi. Il re era consapevole che, probabilmente, il mago avrebbe potuto semplicemente trasportare in qualche modo il contenuto fuori, oppure altre soluzioni del genere, tuttavia il gioco li divertiva e sapevano entrambi che non ne avrebbero fatto una lotta breve.
Il re si portò il pane alle labbra con finta distrazione e guardò pigramente la luce che si rifletteva sull’acqua del lago.
Ultimo giorno.
 
Lenore guardava con estremo interesse una piccola coccinella che le era volata sul ginocchio.
-Oggi sei molto silenziosa…
Alzò lo sguardo verso la signorina dei suoi sogni. Da lì, come sempre, ne vedeva solo il viso, le spalle e le braccia. Il suo sorriso era dolce e la donna inclinò la testa.
-C’è qualcosa che ti turba?
Il suo tono di voce era così comprensivo e tenero! Gli angoli della bocca di Lenore si alzarono senza che la bambina se ne accorgesse.
-Una mia amica è triste e non so cosa fare.
-Oh, no!
La signorina si portò la mano alle labbra.
-Raccontami tutto.
Lenore si sistemò meglio sull’erba.
-Praticamente stavamo giocando e la sua bambola si è rotta! Per lei era un sacco importante, ci teneva tantissimo e si è messa a piangere. Purtroppo i suoi genitori non sono riusciti ad aggiustarla e neanche mia mamma…
La donna sorrise e accarezzò pigramente con la mano la pietra sulla quale era accasciata.
-E qual è il tuo dubbio?
-Volevo provare ad aggiustargliela perché c’è un incantesimo nel libro che mi ha dato Merlin che sembra andare bene… Però…
-Però?
-Però lui mi ha molto messo in guardia sul non usare la magia per scopi fu… fud… fut…
-“Futili”?
-Sì, quello. Non so se usare la magia per riparare la bambola vada bene o no. Non voglio far arrabbiare Merlin e credo che, se mi dice delle cose, è perché le sa bene.
Lenore osservò l’aria confusa della sua interlocutrice: pareva star pensando attentamente.
-Mmmmh… È un bel dilemma, sai? Ma non credo che riparare la bambola della tua amica sia qualcosa di negativo. Le staresti solo facendo un favore e questo genere di cose si fanno per le persone cui vuoi bene.
-Lo pensi davvero?
-Sì, certo. Sarebbe un bel gesto e dubito che questo Merlin avrebbe qualcosa da ridire.
La bambina si dondolò un pochino. Aveva già usato la magia per cose non molto corrette, le sembrava assurdo non farlo anche per situazioni in cui, invece, le sembrava giusto.
Si alzò e sorrise alla donna, poi le si avvicinò.
-Capito, ora giochiamo?
-A cosa vuoi giocare?
-A palla!
La signorina rise.
-Ma non abbiamo nessuna palla qui!
-Sì, ma è un mio sogno, sicuramente se mi impegno abbastanza riesco a farla apparire!
-Ma perché impegnarsi così tanto? Stai dormendo, rilassati… Giochiamo a indovinare a che colore sta pensando l’altra.
-Uhm, ma io volevo la palla…
-La prossima volta magari avremo anche una palla qui, ma oggi manca, purtroppo. Facciamo qualcosa di più tranquillo, no?
-Va bene.
-Allora, a che colore sto pensando?
-Mmmmh… Verde?
-Brava! Al primo colpo, ma come hai fatto? Ora tocca a te pensare.
Lenore cominciò a ripetersi “Blu” nella testa.
-Rosso?
-No.
-Giallo?
-No.
Il gioco continuò a lungo e la bambina si dimenticò che cosa voleva all’inizio. Quando si svegliò, sapeva bene cosa fare.
 
Le ultime ore prima della partenza sembravano interminabili.
Merlin si guardò un’ultima volta allo specchio, sorridendo al vedere la giacca che Arthur gli aveva regalato il giorno prima, poi se la tolse e la ripose accuratamente insieme agli altri oggetti personali da portarsi dietro. La osservò un’ultima volta, apprezzandone la fattura. Era stata una piacevolissima sorpresa quando il re aveva tirato fuori il regalo, anche se il moro non capiva a cosa fosse dovuto precisamente. Si era sentito importante e l’idea di poter indossare qualcosa che gli era stato donato da Arthur gli faceva stringere gradevolmente lo stomaco. Era la prima volta dopo molti secoli che riceveva qualcosa e pensare che era stato proprio il suo re a fare qualcosa di quel genere per lui rendeva l’avvenimento ancora più apprezzabile. Durante il viaggio, ovviamente, non l’avrebbe tirata fuori, ma magari durante una qualche cena con Donald avrebbe trovato un utilizzo.
Si diresse verso gli abiti di Arthur che aveva accuratamente piegato, ne prese un paio particolarmente belli e li mise nella borsa appropriata.
Il fatto che lui e il re stessero andando dai Donald non era un’informazione che doveva essere di pubblico dominio. Avevano accuratamente evitato di dire al popolo la loro reale meta e, invece, avevano dato come scusa il finto ritrovamento di un antico spazio comune che doveva essere esplorato prima che qualcuno lo utilizzasse. Al ritorno, avrebbero detto che si era trattato di un vecchio parcheggio sotterraneo pericolante e che era stato risotterrato per impedire che venisse usato quando non era sicuro. Quando Arthur e Merlin ne avevano parlato in privato, tuttavia, avevano concordato sul fatto che, con tutta probabilità, l’inganno sarebbe stato scoperto dopo pochi giorni: Greta era rimasta troppo delusa dall’accordo per riuscire a tenerlo per sé per tutto il tempo ed erano quasi certi se ne sarebbe lamentata con qualcuno e quel qualcuno avrebbe sparso la notizia. Anche ad Asgol Ewchradd, in realtà, il popolo avrebbe capito che era accaduto qualcosa. Sicuramente la presenza della creatura aveva portato dei fastidi e tutti avrebbero notato la presenza di due viaggiatori della tribù degli Arthur nella città dopo quello che era accaduto con le colline. Nonostante tutto, i due re avevano trovato opportuno non rivelare ufficialmente il viaggio, in modo da avere più tempo per agire in libertà e sviare chiunque avrebbe voluto avere, nella città Donald, contatti poco amichevoli con il capo della tribù opposta.
-Merlin! Siamo pronti?
Il mago sobbalzò quando il biondo irruppe nella stanza.
-Sì, credo di aver completato i bagagli.
Fece entrare tutto il braccio nel semplicissimo zaino che aveva in mano per indicare che l’incantesimo che doveva ingrandire l’interno del contenitore era riuscito.
-Ottimo, allora andiamo. Call già sta scalpitando e il Consiglio vuole assolutamente guardarci mentre partiamo.
Quando uscirono c’erano tutti ad attenderli, persino Michael, Liam, William e Lenore, che erano arrivati la sera prima dal loro villaggio appositamente per l’occasione. Merlin diede un bacio alla bambina, mormorandole “Fai la brava” prima di montare sui cavalli gli ultimi bagagli e salire lui stesso.
Salutarono tutti con calore e si allontanarono velocemente.
 
Il viaggio durò tre giorni e furono tre giorni molto duri. Un esploratore aveva atteso il suo capo e lo sciamano ai piedi delle colline nella zona Donald per riprendere i cavalli e riportarli indietro sani e salvi, poiché non si fidavano del senso d’orientamento dei due animali, visto che non erano stati usati spesso e, in generale, non conoscevano la zona. Da quel punto in poi la foresta diventava troppo fitta per riuscire a far passare i loro destrieri e, comunque, i due uomini avevano già consumato buona parte delle provviste, quindi il peso da portare era notevolmente diminuito.
Chiacchierarono molto durante il percorso, muovendosi in silenzio la notte. Dormirono poco, camminarono tanto e rapidamente finché, all’alba del terzo giorno, non scorsero le bianche mura di Asgol Ewchradd da lontano. Più rilassati, rallentarono il passo, giungendo sotto il castello, tuttavia, solo al tramonto.
Una folla immensa era accalcata intorno alla città, accampata sui ruderi che circondavano il posto; a ogni ingresso si poteva vedere un’enorme fila di mercanti desiderosi di entrare in città e, alle uscite, si notavano ben poche persone. Le pareti imponenti e bianche del palazzo si stagliavano in mezzo alla foresta e contro il grigio giallognolo del cielo come se fossero state qualcosa di meraviglioso. Anche una volta arrivati a pochi metri, si potevano notare alberi e cespugli, rampicanti e piante di ogni genere crescere sul tetto; se si aguzzava la vista, si intravedevano degli uomini che pulivano da fuori le finestre di vetro del palazzo e, su alcuni piani, altri che ripitturavano o sistemavano dei danni dovuti dal tempo; nonostante tutto il lavoro, era evidente che non tutta la struttura era dello stesso periodo e che solo i primi quattro piani appartenevano all’edificio originale. Su ogni porta, campeggiavano enormi mani aperte a simboleggiare che quello era territorio Donald.
Arthur si sentì quasi intimidito dalla grandezza del castello e si chiese cosa avesse da temere quella tribù rispetto a ogni altra.
Merlin si aggrappò al braccio del re per non perderlo e i due si avvicinarono alla fine della coda meno lunga. Lentamente, cominciarono ad avanzare e, quando un soldato gridò di essere seguito da chiunque avesse permessi speciali, gli ubbidirono. Saltarono la fila insieme a poche altre persone e, finalmente, varcarono le soglie di Asgol Ewchradd.
 
Note di Elfin
*si sfrega le mani* E mo’ so’ kaiser amari.
Ho un avviso che mi farà lapidare: la prossima settimana NON metterò il nuovo capitolo. Purtroppo mi è letteralmente impossibile qualunque cosa faccia. Ci vediamo, quindi, non domenica prossima ma il sabato ancora successivo. Dopo di che credo di riprendere ogni domenica in maniera fissa. Bah, approfitti chi è rimasto indietro per rimettersi in paro, che vi devo dire? XD
Ringrazio davvero dreamlikeview lilyy per aver recensito <3
Presto cambierò la descrizione della storia, togliendo il pezzo che c'è ora (dal terzo capitolo dei Grant) e mettendone un altro... Se qualcuno di voi ha idee su uno che ci starebbe bene, scrivetemelo nelle recensioni o su instagram :) Gracias <3
Kiss

   
 
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