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Autore: Freddie36    02/09/2019    0 recensioni
Le lacrime si possono trasformare nelle note di un violino.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buona sera Fandom. Eccomi con una nuova storia. Ovviamente sempre su Sherlock, non sia mai!
A parte gli scherzi, spero che vi piaccia.
Ancora due cose, prima di lasciarvi alla lettura: non so molto bene come selezionare più di un genere, o più di un personaggio sul computer; me la cavo meglio sul smartphone. Perciò c'è anche un po' di angst se così si può definire.
Non so se questa storia vi piacerà, ma a me non è mai andato giù il comportamento di John nell'ultimo episodio della terza stagione e nel primo episodio della quarta. Comunque sia, buona lettura.
Spero che questa storia non ne ricordi altre e nel caso così fosse, vi prego di dirmelo.
I personaggi non mi appartengono, ma appartengono a Sir Arthur Conan Doille ed alla BBC.

“Mary Moorstan, vuole prendere John Watson come suo legittimo sposo ed amarlo ed onorarlo in salute e malattia fino a quando la morte non vi separi?”

“Sì. Lo voglio” rispose lei con gli occhi scintillanti di felicità.

“John Watson, vuole prendere Mary Moorstan come sua legittima sposa ed amarla ed onorarla in salute e malattia fino a quando la morte non vi separi?”

“Sì lo voglio”.

“Bene. Se qualcuno è contrario a questo matrimonio parli” dopo un attimo di silenzio, il sacerdote proseguì “John Watson e Mary Moorstan. vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa!” Seguirono gli applausi e le congratulazioni.

Sherlock stava rivedendo questa scena in loop nel suo Mind Palace, e piangeva. Non avrebbe mai pensato che i sentimenti avrebbero toccato anche lui; pensava di sapere gestirli, non si era mai lasciato sopraffare da essi.

“Sherlock… Sherlock… Sherlock” sentiva una voce in lontananza che lo chiamava insistentemente. Aprì gli occhi e rimase sorpreso. In fondo perché doveva? Sapeva che suo fratello ci sarebbe stato sempre per lui, che non era mai da solo nonostante Sherlock sostenesse che Mycroft era il suo arcinemico. “Mycroft…” disse tra le lacrime. “Perdonami. Come ho fatto a cadere nel-nella tra-trappola dei sentimenti? Perché non non sono riuscito a a rinchiudere ciò… ciò…”

“Shhh, Sherlock. Sono qui.” Disse Mycroft dolcemente abbracciandolo. Sherlock non ricordava niente: come era arrivato a Baker Street? Quando era entrato Mycroft? Ricordava solo il sì di John. Aveva visto sul viso di lui una felicità così grande e aveva degli occhi così luminosi ed ha capito che non c’era più posto per lui.

Si alzò in piedi; facendo quasi cadere Mycroft. “Sherlock…”

“Vai via Mycroft. Sto bene. Non so cosa mi sia successo” Mycroft non disse niente, ma osservò il fratello che con un gesto rapido tolse il violino dalla custodia e, avvicinandosi alla finestra, iniziò a suonare una melodia straziante. Pian piano le lacrime sul suo viso sparirono, trasformandosi in una melodia ancor più struggente.

Andò avanti così fino all’alba oppure forse oltre, quando si sentì suonare il campanello. “mister Holmes…” “Per favore Greg, non è il tempo di essere formali”. Lestrade guardò Sherlock che non si accorse di niente. Aveva smesso di suonare il violino, ma era in uno stato di trance; o per meglio dire era nel suo mind palace. “Cosa è successo” ma poi si fermò ripensando a ieri sera. “Sì ispettore. È quello che pensa. Sherlock sembra un uomo insensibile, ma mi creda. È molto fragile. Ha dei sentimenti e li sa controllare. Ma l’amore è un sentimento che nessun uomo non è mai riuscito a controllare, per quanto si provi a farlo”

“Io Io non ho mai detto che Sherlock… Mio dio! Non sono come la Donovan e Anderson” disse l’ispettore con uno sguardo triste negli occhi.

“Dimmi Lestrade. Quale caso ti ha portato qua?” Chiese Sherlock posando il violino nella custodia e cercando di trovare la sua indifferenza, ma con lo sguardo perso. “Caso? Cosa?” Disse Greg preso alla sprovvista. “Sei venuto qua; quindi deduco che hai un caso per le mani.” “Sherlock io… io sono tuo amico…” “Io non ho amici.” Disse Sherlock gelido; ma una lacrima gli sfuggì incontrollata. “Sherlock… ti prego. Lasciati aiutare.” “Dannazione! Basta.” Disse il detective sbattendo un pugno sul tavolo, facendo traballare alcune provette. “Avevo un’unico amico… e e… E Mary me lo ha portato via! Cosa vuole? Perché è andato con lei? Non gli bastavo io… Lestrade ti prego! Dimmi che hai un caso. Voglio distrarmi da questa faccenda”. Greg si sfregò le mani imbarazzato, non sapendo cosa dire. Fu Mycroft a parlare: “Sherlock… torna in te. Il dottor Watson non è andato via veramente, ti verrà sempre a trovare.” Disse cercando di far capire al fratellino che ciò che provava per il dottor Watson non era solo amicizia.

“Cosa non capisci fratello. Io e John non saremo mai amici come prima. Mary me la portato via! Lestrade, ti prego, un caso. Anche banale, ma ti prego dammi qualcosa.”

Greg non riusciva a parlare, impegnato com’era ad insultare il dottore. È vero che erano amici, ma non pensava che esistesse una sofferenza così grande. Non capiva perché Sherlock continuasse a chiamare ciò che provava per il dottore amicizia, quando una persona l’avrebbe chiamato amore. Ma voleva aiutare il suo amico, nonostante le parole del detective, e cercò di ricordare un caso mai risolto. “Bene… Abbiamo trovato una settimana fa un anello d’oro e nonostante i nostri sforzi non abbiamo trovato la proprietaria”

“Bene. Dov’è l’anello?” Chiese il detective di nuovo vigile.

“Bene allora. Io vado, fratellino, è stato un piacere rivederti.”

“anche per me Mycroft. E Grazie per la tua disponibilità” Mycroft chiuse la porta.

John si svegliò con una strana sensazione nel petto; non aveva dimenticato il passato di Mary, ma decise di perdonarla. In fondo, gli aveva promesso che sarebbe cambiata e lui le credeva.

Sapeva che sarebbe andato tutto bene. Lui, Mary e Sherlock e magari un giorno, anche un figlio.
Note dell'autore:
Volevo ringraziarvi per aver letto le altre storie che ho scritto e se volete potete lasciarmi anche una recensione e dirmi dove potrei migliorare e cosa.
Non parlatemi di estetica perché in quella non ci posso far niente, non sono capace.
Grazie in anticipo ed alla prossima

   
 
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