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Autore: Anonima Italiana    02/09/2019    4 recensioni
Conclusa la Battaglia delle Acque Nere, Sansa Stark viene costretta al matrimonio con Sandor Clegane da Re Joffrey, il quale subito dopo li condanna all'esilio. La coppia decide così di intraprendere il viaggio verso Grande Inverno per riportare Sansa a casa dai suoi familiari. Nonostante l'attrazione da sempre evidente fra loro, i due pensano di poter annullare il matrimonio; non sanno invece che questo sarà solo il primo passo che li vedrà protagonisti di una bellissima canzone d'amore, migliore delle ballate da lei tanto amate e da lui tanto odiate perchè, stavolta, è la storia di un amore vero.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Nuovo personaggio, Robb Stark, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Come previsto, ci vollero due giorni perché Sansa potesse di nuovo rimontare a cavallo; due giorni che ovviamente i due  trascorsero alla locanda. In realtà grazie all’unguento della locandiera già la sera dopo il loro arrivo la giovane fu in grado di alzarsi e scendere a cenare come tutti gli altri, ma per cavalcare era meglio aspettare un altro po’.
Il primo giorno Sandor era uscito di buon mattino, e quando rientrò lanciò a Sansa (seduta a letto) un paio di pantaloni chiaramente usati ma ancora buoni, e piuttosto grandi rispetto a lei.


- Tieni, uccelletto, chiedi alla tua amica locandiera di sistemarteli secondo la tua misura. Io non posso farlo, visto che non può vedermi.- 

- Non c’è problema, posso farlo anche io- rispose la giovane, chiedendo poi all’uomo di passarle la sacca da viaggio.

Una volta avutala, estrasse da essa un piccolo set da cucito.


- Per fortuna mi sono ricordata di portarlo. Può sempre essere utile!-

- Non ne dubito- fece Sandor sorridendole, e mettendosi appoggiato al muro a braccia incrociate cominciò ad osservarla mentre armeggiava con ago, filo e forbici. Stranamente, gli piaceva guardarla mentre si cimentava con quelle quotidiane occupazioni da donna.

- A proposito…non vi ho ancora domandato dove siamo diretti-

Non si era ancora abituata del tutto a questa nuova situazione, e ogni tanto le veniva ancora naturale dare del “voi” all’uomo che ormai era suo marito.

- Se non la smetti di trattarmi come un fottuto lord   e non cominci a darmi del tu, non te lo dirò proprio. Comunque…siamo diretti al Nord, anche se al momento non ricordo proprio la strada da prendere esattamente-

Al sentire la parola “nord” gli occhi di Sansa brillarono di gioia,e Sandor si scoprì a pensare che, se questo era l’effetto, era disposto a ripetere in continuazione quella dannata parola.

- Come ti ho detto un’altra volta, ti riporterò a casa tua, a Grande Inverno. E poi una volta lì- continuò osservando la felicità della sua sposa- tuo fratello, il Re del Nord, troverà sicuramente un modo per annullare il matrimonio. Così sarai di nuovo libera e, a tempo debito, potrai trovare un marito adatto a te. –

“Un fottuto cavaliere”, finì il discorso dentro di sé. Qualcuno che lui non sarebbe mai stato.

A queste parole la gioia di Sansa si smorzò nettamente, lasciando il posto a un’espressione attonita. Ma di che stava parlando?!


- “Annullare il matrimonio”?- ripetè.

- L’uccelletto non ha perso il vizio di ripetere tutto ciò che sente- fece Sandor sogghignando, per poi ridiventare di colpo serio.

- Come credi prenderanno i tuoi parenti la notizia di queste nozze? Credi che sarebbero felici di accogliere nella loro famiglia il cane dei Lannister?-

A dire la verità, nel turbinìo di avvenimenti accaduti negli ultimi giorni e conseguenti emozioni provate, Sansa non aveva affatto pensato a quest’ultima cosa. Eppure, era una questione di primaria importanza; e riflettendoci un attimo…no, non si immaginava proprio i suoi fratelli accogliere il Mastino nella loro famiglia come un loro pari. Per non parlare di Lady Catelyn, che probabilmente appena appresa la notizia sarebbe sicuramente svenuta.
Eppure…


- Perché no? Non dico che sarebbe l’unione che loro avrebbero desiderato ma…mi hai sempre protetta, mi hai aiutata, non mi hai mai fatto del male. Mi hai salvata, in fondo. Magari potrebbero…-

Sandor scoppiò a ridere sguaiatamente.

- “Potrebbero” cosa?! Accettarmi?! Dire “Benvenuto caro Mastino, da oggi sei uno di noi”? Mandare una lettera a Joffrey ringraziandolo per avere avuto l’idea di combinare le nozze?! Sei proprio una bambolina ingenua…- e, per calmare i singulti della risata, afferrò il fiasco del vino che teneva attaccato alla cintura, lo stappò coi denti, sputò il tappo sul pavimento e ne tracannò un bel sorso, pulendosi poi la bocca con la manica.

Con un dispiacere che non sapeva spiegarsi Sansa fece finta di nulla riprendendo il proprio lavoro di cucito in silenzio. Il Mastino se ne accorse e, calmato dal vino, si avvicinò a lei sedendole vicino sul letto. Allungò la mano accarezzandole piano il mento e sollevandoglielo, costringendola a guardarlo.

- Non dispiacerti. Non è colpa tua, niente di ciò che è accaduto è colpa tua. Sei la sposa che qualunque uomo sarebbe felice di avere. E’ solo che….non capisci? Non può andare così, non va bene tutto questo. Non posso offrirti nulla e non posso nemmeno essere il marito adatto a te.-

La giovane si prese un attimo per riflettere. Probabilmente aveva ragione lui, e non solo sulla reazione dei propri parenti: come avrebbero potuto funzionare come coppia? Troppo diversi, lui disprezzava qualunque tentativo di essere gentile o anche solo educata, si arrabbiava sempre e aveva dei modi troppo rozzi per poter stare in società. Se a Sansa quest’ultima cosa poteva importare poco o nulla (in fondo l’esperienza le aveva chiaramente insegnato che era meglio qualcuno rozzo ma in fondo buono piuttosto che un principe bello e a modo, ma cattivo e spregevole), sicuramente alla lunga sarebbe importato a sua madre, ai suoi fratelli e a tutti coloro che conosceva . Anche Sandor avrebbe finito con il sentirsi a disagio, obbligato a diventare qualcosa che non era.

- Avete ragione, alla fine è la cosa più sensata da fare- gli disse guardandolo negli occhi.

- Anche sul rivolgerti a me con il “tu” piuttosto che con il “voi” ho ragione io. Ricordalo, mia cara- le rispose Sandor  con una strana luce negli occhi.
Meno male che anche lei si rendeva conto della situazione, anche se sotto sotto le parole "Sei la sposa che qualunque uomo sarebbe felice di avere" gli risuonavano nell'animo con una ben precisa  conclusione: "sei la sposa che IO sarei felice di avere". Ma Sandor aveva chiuso il suo cuore a chiunque, compreso (molte volte) sè stesso...e anche queste parole rimasero lì, ben nascoste a chiunque.


In poche ore Sansa finì di riadattare i calzoni al suo fisico, anche se più di tanto non riuscì a fare visto che dovette farsi portare dalla locandiera anche un laccio da usare in vita a mò di cintura per riuscire a tenerli su. Comunque per il viaggio potevano anche andare.

La sera del secondo  giorno di permanenza  Sansa riusciva già a camminare bene e quindi lei e Sandor scesero a cena nella sala principale come tutti gli altri clienti. La discussione avuta quel pomeriggio sembrava non avere sortito alcun malumore fra di loro: entrambi avevano accettato il silenzioso patto stretto fra loro, e comunque  per arrivare a Grande Inverno mancava ancora molta strada….

Mentre il Mastino divorava in pochi bocconi il proprio pasto alternandolo a lunghe sorsate di vino e Sansa sedeva di fronte a lui compita, con i gomiti non sul tavolo, masticando lentamente con la bocca chiusa pulendosela  ogni volta che doveva bere ( e ovviamente beveva solo acqua, nonostante Sandor la stuzzicasse per farle assaggiare almeno un goccio di vino, giusto per divertirsi con la sua reazione) un menestrello presenta nella locanda iniziò a pizzicare le corde del suo strumento annunciando una ballata.
Sansa esultò felice, disponendosi all’ascolto assieme agli altri avventori, mentre Sandor imprecò tra sé e sé:

“Ma vaffanculo! Adesso non si può più nemmeno mangiare in pace che arriva qualcuno con questa mxxxda!”; ed in effetti, dalle prime note la storia non prometteva nulla di buono:

“Un uomo onesto, un uomo probo
s'innamorò perdutamente
d'una che non lo amava niente”


“Cominciamo bene” pensò il Mastino finendo l’ennesimo boccale di vino e guardando Sansa che, girata verso il menestrello non si accorgeva dello sguardo del suo compagno che, sotto sotto, godeva nel vederla così partecipe e contenta per una cosa che le piaceva.

“Gli disse "Portami domani"
il cuore di tua madre
per i miei cani".


“Eh eh! Ecco, ti pareva!” sogghignò mentre in sala si diffondeva un mormorìo sconcertato.

“Lui dalla madre andò e l'uccise
dal petto il cuore le strappò
e dal suo amore ritornò”


“Idiota” pensò con soddisfazione  il nostro eroe  mentre in sala lo sconcerto si tramutava in un mormorìo di orrore e anche l’uccelletto sussultò portandosi una mano alla bocca con occhi sgranati.

“Non era il cuore non era il cuore
non le bastava quell'orrore
voleva un'altra prova
del suo cieco amore”


“Dagli un dito e si prenderanno tutto il braccio”, fu il pensiero di Sandor.

Gli disse "Amor, se mi vuoi bene"
gli disse "Amor se mi vuoi bene
tagliati dei polsi le quattro vene".


“Va bene imbecille, ma fino a questo punto?!” pensò Sandor, scoprendosi un poco curioso di come sarebbe andata a finire la storia. E soprattutto, voglioso di attirare a sé l’uccelletto, che evidentemente si stava prendendo molto a cuore la storia, vista l’espressione leggermente ansiosa con cui ascoltava.

"Le vene ai polsi lui si tagliò
e come il sangue ne sgorgò
correndo come un pazzo da lei tornò.
Gli disse lei ridendo forte
"L'ultima tua prova sarà la morte".
E mentre il sangue lento usciva
e ormai cambiava il suo colore
la vanità fredda gioiva
un uomo s'era ucciso per il suo amore"
 

“Che puttana”, fu il silenzioso commento del nostro eroe mentre in sala si diffondeva un mormorìo di orrore, e anche Sansa si coprì la bocca con la mano soffocando un piccolo gemito.

“Fuori soffiava dolce il vento
ma lei fu presa da sgomento
quando lo vide morir contento.
Morir contento e innamorato
quando a lei niente era restato
non il suo amore, non il suo bene
ma solo il sangue secco delle sue vene"


Nella sala era sceso il silenzio, qualche dama si asciugava le lacrime, il clima generale non era proprimente allegro.  Sandor fece spallucce: lui lo sapeva che sarebbe andata  a finire male e in fondo a quel tizio gli stava anche bene, visto che solo un povero imbecille morto di fixxxa si sarebbe prestato a farsi trattare così da una donna.
Guardando Sansa vide che anche la ragazza si asciugava con la mano qualche lacrimuccia che le scendeva dagli occhi, e a questo punto non riuscì a resistere: qualunque ne fosse la causa, anche una stupida ballata, la voglia di cancellare quelle lacrime da quel visto stupendo si fece così forte che non riuscì a resistere, e cingendole un braccio attorno alle spalle la costrinse a volgere il viso verso di lui, che usando un lembo della propria camicia le asciugò le lacrime in un modo insospettabilmente delicato per un tipo come lui.


- Su uccelletto, non piangere. In fondo hai sentito il guitto? E’ morto contento, cazzi suoi no?-
(Se come dialettica non si poteva aspettare di meglio, perlomeno il tentativo era degno di apprezzamento)

- Non piango solo per lui, piango anche per lei- 

- E che te ne fotte di quella trxxxa?!-

- Nulla, ma mi spiace perché ha avuto l’opportunità di conoscere il vero amore e l’ha gettata via-

Il Mastino non rispose, chiedendosi se sarebbe mai riuscito a capire del tutto quella deliziosa testolina rossa, che evidentemente non era solo tale e nascondeva un animo più profondo di quello che lui stesso pensava.
 


Una volta di sopra, Sansa si sdraiò sul letto senza nemmeno cambiarsi e senza protestare lasciò che Sandor si sdraiasse per la prima volta accanto a lei. E mentre entrambi stavano per addormentarsi, lui le cinse la vita con un braccio attirandola piano a sé.
Sulle prime la ragazza, che non se l’aspettava, si irrigidì; ma poi notò che la stretta del grosso braccio di lui era forte ma allo stesso tempo dolce, e il suo massiccio corpo era caldo e invitante. E allora…perché non lasciarsi andare? Erano solo abbracciati, non facevano nulla di male!
Sansa pensò all’ultima volta in cui qualcuno l’aveva abbracciata: forse era stata sua madre prima di partire per Approdo del Re, o forse suo padre poco prima di morire….in ogni caso era davvero passato tanto tempo, e lei in tutto quel tempo era rimasta sola e aveva sofferto molto. Sì, non c’era proprio nulla di male nell’accettare l’abbraccio dell’unico amico che avesse avuto in quel periodo.
E così si accoccolò contro il suo compagno posando la mano sul suo braccio, e addormentandosi subito con il sorriso sulle labbra.

(continua)

Note dell'autrice: 1- La canzone riportata nel capitolo è "La ballata dell'amore cieco (o della vanità)" di Fabrizio De Andrè;
2- L'immagine che apre il capitolo è stata realizzata dall'artista "Hedgehogg", trovata su Deviantart. 

 

 
   
 
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