Essere il cuore pulsante di quella squadra.

Applicare alla lettera gli schemi di gioco del coach, leggere le difese avversarie, segnare il touchdown vincente che dà un senso a tutta quella terribile fatica.

La vita di Jason Street è tutta lì: concentrata tra due estremità di campo con le porte ad U , nel profondo Sud degli Usa, nel Texas dei ranch e degli spazi sconfinati. Nella raffinata e disordinata cittadina di Dillon, piena di contraddizioni, che ha fatto del football il suo vangelo.

Il pallone da Super Bowl che rasenta quasi il feticismo.

Il lancio perfetto ad una yard dalla gloria.

Una corsa a pieni polmoni, una fatica buona.

Sono il passe-partout per l’NFL, per un futuro nel quale realizzare tutti i suoi sogni.

Perché Jason lo sa che i veri campioni non si fermano mai.

Più corrono, più percepiscono il proprio corpo.

Più corrono, più la mente si fa leggera.

Così, nella serata calda e umida d’inizio autunno, il quarterback venerato come un dio locale, avanza sull’erba verde speranza.

Spalle larghe e testa bassa e via verso il portatore di palla, verso il placcaggio fatale.

Uno scontro.

Il dramma.

La partita maledetta .

La vita è un gioco di centimetri, come il football: in entrambi i casi il margine d’errore è ridottissimo.

Mezzo passo in anticipo o in ritardo, mezzo secondo troppo veloci o troppo lenti e si perde la presa .

Si perde tutto in un attimo.

Crack .

L’osso scrocchia, il collo compie un movimento innaturale, il midollo spinale si danneggia irrimediabilmente.

Lesione di una vertebra.

C7 T1

Di quella vertebra che significa tutto.

Una manciata di secondi cambiano ogni prospettiva.

Fanno la differenza tra una vittoria ed una sconfitta.

Tra una vita sotto i riflettori e una vita in ombra.

Immobile, in posizione orizzontale sul campo che doveva consacrarlo, con uno stadio intero a trattenere il fiato.

Sotto le luci del venerdì sera il futuro di Jason Street va alla rovescia.

Il gioco che era la sua vita è, adesso, la sua vita in gioco.