Era passato un mese dal giorno che eravamo arrivati, era notte, saranno state le tre o le tre e mezzo ed io non riuscivo a dormire. L’incubo che mi tormentava da anni era tornato: mio figlio seduto su una sedia che mi chiama ed io che non riesco a raggiungerlo. Ero fuori in giardino, faceva molto freddo, ma l’aria fredda mi aiutava a calmarmi e a pensare. Tremavo, ma non riuscivo a muovermi, non volevo muovermi e tornare in camera, non volevo addormentarmi di nuovo e risentire le urla di mio figlio. La stessa voce irritante mi fece saltare
- Nairobi, Nairobi, sono le tre del mattino, che ci fai fuori ?
- Non sono affari tuoi Berlino
- Ok ok, calmati, me ne vado e ti lascio affogare nel tuo mare di pensieri
Sentivo i suoi passi allontanarsi, fino a che non si fermarono, pensavo fosse rientrato, ma invece tornò indietro
- Ti posso pure lasciare affogare, ma non ti lascio congelare
Io mi girai, lo fissai senza dire niente e lui con un’eleganza pari a quella di un principe, si tolse la vestaglia di flanella, me la mise sulle spalle, mi scostò i capelli e mi sussurrò qualcosa nell’orecchio
- Sei bella quando pensi, restituiscimi la vestaglia domani notte, così magari avrai anche voglia di parlare
Mentre stava per andare via lo richiamai
- Berlino, Berlino aspetta
Lui si fermò, si girò con il suo solito sorrisetto compiaciuto e tornò da me
- Bene, bene, qualcuno ha cambiato idea ?
- Non ho cambiato idea, tu sei sveglio e io pure e stavo pensando che potremmo…
Non finii di dire la frase che Berlino aprì bocca, tutto mi sarei aspettata, che dicesse che saremmo potuti andare a letto insieme, che avremmo potuto scolarci la riserva di vino del professore, ma non fu questo ciò che disse
- potremmo trovare un modo per farti rilassare, lo so che non è la prima volta che vieni qui di notte a fissare il vuoto.
- Da quanto mi spii Berlino ?
- Non ti spio, è solo che dormo male anche io e mi capita di affacciarmi dalla finestra e poi alzo gli occhi al cielo e guardo le stelle e poi però mi rendo conto che c’è qualcosa di più bello da guardare
Lo guardavo, ma non parlavo. Quello non era Berlino, non era il Berlino che conoscevo, era una persona completamente diversa, sembrava quasi che avesse un cuore.
- Allora bella capitale del Kenya, vogliamo trovare un modo per farti dormire ?
- Vuoi riempirmi di farmaci Berlino ?
- No, niente farmaci, odio i farmaci, no. Vieni con me
Lo guardai dubbiosa, avevo la paura che potesse rovinare quel momento così….romantico ?
- Beh che fai vieni o no ?
- Andiamo forza
Lo segui fino alle camere
- Madame, prego dopo di lei
Mi indicò l’entrata della mia camera, non avevo idea di cosa volesse da me e di cosa volesse farmi, entrai, pronta a dargli un destro in faccia nel caso si azzardasse a saltarmi addosso.
- Stenditi sul letto e non parlare, ma prima togliti la mia vestaglia e quella specie di pelliccia che hai sopra a quel coso che chiami pigiama
- Che vuoi fare razza di depravato ?
- Non voglio farti nulla, fidati una volta di me
Feci come disse, mi spogliai e rimasi in canottiera e pantaloni del pigiama
- Ora mettiti a pancia in sotto e rilassati, chiudi gli occhi e pensa al mare, alle onde che piatte arrivano a riva
Io mi lascia cullare dalle sue parole, poi sentii delle mani che mi accarezzavano la schiena, mi aspettavo che mi spogliasse, ma invece fece dei massaggi ed io riuscii a rilassarmi e ad addormentarmi. Il mattino dopo quando mi svegliai lui non c’era e io mi ero innamorata di quell’egocentrico.