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Autore: AlexScalesFF91    05/09/2019    1 recensioni
Volevo un piccolo amico con cui condividere intimità e affetto quando ero solo. Ed è qui che sei arrivato tu, Eevee. Tu hai riempito quel vuoto che avevo nella mia vita. Anche se la strada della nostra amicizia non è stata priva di ostacoli...
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Agente Jenny, Eevee, Infermiera Joy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
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I miei occhi si aprono lentamente, picchiati delicatamente dai caldi e confortevoli raggi del sole mattutino che iniziano a trapassare il vetro della finestra e scorrono attraverso di essa. Ancora intontito mi stiracchio e inizio a prendere coscienza di ciò che mi circonda. Ed è a quel punto che ti vedo lì, come ormai tua abitudine, sul lato destro del mio letto, vicino a me e rannicchiato su te stesso formando una piccola palla di pelo, mantenendo comunque chiari i tuoi lineamenti. Il mio piccolo Eevee.
La mia mano destra è immersa nel tuo pelo, affonda nella morbidezza di quella pelliccia color marrone chiaro.
Poi inizia a scorrere lenta lungo la tua schiena e continua il suo lento cammino sulla rotondità della tua piccola testa.
La tua pelliccia è come una morbida e delicata carezza per le mie dita. I miei occhi, ora lucidi, si beano di questa visione così adorabile.
Sorrido, sentendoti mormorare il tuo consueto verso nel dormiveglia. Avvicino la mia mano ad una delle tue orecchie e inizio a grattarla delicatamente con le dita.
Mugugni quasi infastidito ma ti avvicini a me ed il tuo piccolo corpo inizia a stendersi, iniziando a far dondolare la folta coda.
Sembri così innocente e indifeso...
Ti osservo, non passa mattina, giorno o notte in cui io non lo faccia. Non riesco ancora a concepire del tutto che un pokémon così dolce e affettuoso possa essere qui con me, a riempire quel buco nella mia vita che per troppi anni avevo sentito sempre più ingombrante.
Conosciamo ogni cosa l’uno dell’altro, ogni più piccola imperfezione e ogni piccolo difetto. Perfettamente complementari, forse anche più di quanto lo sarebbero normalmente un allenatore ed il suo pokémon.
Ed è qui la grande differenza tra me e la maggioranza delle persone della mia città: io non sono un allenatore di pokémon e non sono minimamente interessato a diventarlo. Non ho molti amici, questo è vero, ma quei pochi che ho sono sinceri e stretti. Ma molti di loro vivono lontano e altri invece viaggiano molto. Tra questi vi è anche il mio amico del cuore che di tanto in tanto viene comunque a trovarmi e a darmi compagnia. E per quanto le sue visite non siano mai durate più di un paio di giorni, stare con lui è sempre meraviglioso. È un grande appassionato di pokémon e soprattutto è un grande allenatore. Molte delle cose che so su queste creature le devo proprio a lui.
Ma quando lui non c’è... è tutto più piatto, uguale, noioso e ripetitivo. Per vari motivi sono sempre rimasto bloccato qui nella mia terra mentre vedevo gli altri, compreso lui, andare in giro per il mondo e avere i loro fidati amici pokémon.
Non l’ho mai negato: ho sempre voluto avere un pokémon. Soprattutto se questo fosse stato un Pikachu o un Eevee.
Ma a differenza delle altre persone non l’ho mai voluto per combattere o per aspirare a diventare un allenatore di pokémon. Non mi interessava essere il migliore o avere pokémon rari, desideravo solo avere qualcuno con cui interagire e passare del tempo.
In parole povere, volevo solo un amico...
Un piccolo amico con cui condividere intimità e affetto quando non ero in compagnia del mio amico del cuore e col quale passare il tempo.
Ed è qui che sei arrivato tu, Eevee. Tu hai riempito quel vuoto e hai portato ciò che nella mia vita, tutt’altro che esaltante, mancava.
«Vee...», bisbigli. I tuoi occhi si aprono lentamente e in contemporanea la tua testa si solleva.
Ed ecco i tuoi occhi che mi fissano. Quegli occhi neri con sfumatura viola che mi hanno rapito fin dal primo momento. Occhi profondi, adorabili, sinceri ma anche pieni di determinazione.
«Buongiorno, piccolo», ti dico sorridendo.
Le tue lunghe orecchie si alzano e tu ti sollevi sulle tue quattro zampe. Dopo esserti stiracchiato mi vieni incontro. Quando sei vicino al mio viso tiri fuori la lingua e inizi a farla scorrere sul mio viso solleticando la mia pelle e provocandomi delle risate che fatico a contenere.
Posso sentire il profumo del tuo pelo curato e lavato la sera prima. Quell’inconfondibile fragranza del sapone di lavanda che amo tanto.
«Vee?», il tuo tono sembra dubbioso ed incerto mentre ti fermi nei tuoi gesti e mi fissi. Nei tuoi occhi subito passa un lampo di preoccupazione ed io non posso fare a meno di sorridere e di posare una mano sulla tua testa, accarezzandola delicatamente. Ti preoccupi così facilmente...
«Va tutto bene Eevee, ero solo sovrappensiero...», affermo, mentre i miei occhi fissano i tuoi, perdendomi nella loro profondità.
Ricordo la prima volta che li ho visti. Correvo alla disperata ricerca di un riparo. Ero senza ombrello e il caldo sole mattutino era stato sostituito da grigie ed inquietanti nuvole cariche di violenta pioggia e vento.
Ero da solo. Come sempre. Quasi sempre.
Lungo la strada trovai riparo dentro una grotta. Si trattava di una grotta molto piccola e non molto profonda, infatti ne potei vedere il fondo senza troppi problemi. Risultava sufficientemente illuminata e l’umidità non sembrava eccessiva. Senza ulteriori esitazioni vi entrai provando un enorme sollievo sentendo il cessare delle fredde gocce della pioggia sui miei vestiti e sui miei capelli.
Mentre avanzai nella parte più interna della grotta potei udire degli strani versi che mi fecero rallentare il passo. Inizialmente ne fui spaventato ma poi, ascoltandoli bene capii che si trattava di un pianto, anche se non umano. Lentamente e con cautela mi avvicinai al punto da cui sembrava provenire quel pianto, senza spiccicare la minima parola. Il suono mi condusse fino al fondo della grotta dove era presente un enorme masso. Mi ci appoggiai e guardai dietro di esso.
Ed è lì che ti ho trovato.
Eri rannicchiato su te stesso formando una piccola palla di pelo, scrutandomi dietro la tua coda che ti copriva il viso. Tremavi ed eri umido e ferito. Quando vidi i tuoi occhi brillare di pietà e di tristezza, bagnati da calde lacrime di paura... quella paura che sembrava rivolta a me...
Il mio cuore si sciolse e mi sentii come rapito dal tuo sguardo.
Ricordo il mio lento avvicinarmi verso di te. Il mio desiderio di salvarti. La tua paura. Il tuo indietreggiare da me fino a quando non fu il muro della grotta a bloccarti. Quello sguardo che sembrava quasi implorarmi pietà. Il mio rassicurarti. La mia mia mano che si allunga lentamente verso di te. I tuoi occhi che si chiudono aspettandosi un qualcosa che non sarebbe mai avvenuto. Le prime carezze. I tuoi occhi che si riempiono di gratitudine, di speranza e di allegria. Il tuo gettarti tra le mie braccia. Le tue lacrime di felicità. Tutte le carezze e le cure che da quel giorno ti avrei regalato...
«Vee!»
Il tuo verso mi fa riemergere dai miei ricordi. Ritorno al presente e vedendo la tua folta coda dondolare capisco al volo cosa desideri. Ormai ti conosco bene.
Con entrambe le mani inizio ad accarezzarti entrambi i lati della testa passando poi a grattarti delicatamente dietro alle orecchie. Ti sento sospirare di piacere e abbandonarti al mio tocco. Poi, mentre ti accarezzo la testa con la mano sinistra, la destra scende e si avvicina alla tua folta criniera bianca.
Lì la mia mano incontra il tuo collare contenente la pietrastante al suo centro.
Mi tornano in mente quei giorni. Quando ti presi in cura ero a conoscenza del fatto che fossi uno dei pokémon maggiormente inclini alle evoluzioni non che quello ad averne il maggior numero e le maggiori possibilità. Ma io non volevo che tu evolvessi. Ti adoravo così com’eri e volevo che restassi così. E lo voglio tutt’ora.
Ricordo le giornate e le nottate passate in ricerche su Internet nel tentativo di scoprire come evitare ogni tua singola evoluzione. Momenti davvero stressanti. Ricordo come nonostante continuassi a cercare “Come non far evolvere Eevee” mi uscivano dei risultati esattamente opposti a quelli che desideravo.
Fu qualche giorno più avanti che ebbi l’intuizione: e se fino a quel momento fossi stato troppo specifico? Quando scrissi “Come bloccare l’evoluzione di un pokémon” trovai ciò che stavo cercando. La luce in fondo al tunnel. La pietrastante.
“Un pokémon che tiene una pietrastante non si evolve quando ha la possibilità di farlo, tranne quando si usa una pietra evolutiva in grado di farlo evolvere”. Quelle poche righe furono una vera e propria manna dal cielo per me.
E come dimenticare quando insieme a te entrai per la prima volta al Centro Pokémon, ero teso e pieno di disagio in mezzo a tutti quegli allenatori e allenatrici. E anche nel tuo caso era evidente che non eri esattamente abituato a stare in mezzo agli esseri umani.
Fu l’infermiera Joy a rendere le cose più semplici grazie al suo fare gentile e alla sua esperienza. Di primo acchito fu sorpresa dalla mia richiesta di avere una pietrastante, poiché di solito chi possiede un pokémon come Eevee ha come primo obiettivo proprio quello di farlo evolvere e non il contrario. Ma fu sempre lei a donarmi quel collare senza alcun problema e a dirmi che al contrario di quanto mi aspettassi, ammirava le mie motivazioni e che trovava meraviglioso vedere un rapporto sano e naturale tra un essere umano e un pokémon che non avesse come fine il combattimento. Rimasi stupito da quelle parole così sincere e senza la minima punta di ipocrisia.
Poi dopo essere tornati a casa, ti lasciasti inserire quel collare senza la minima protesta o fastidio, come se in qualche modo anche tu desiderassi la stessa cosa. Da quel giorno passarono settimane e il nostro rapporto diventò sempre più forte. Sembravamo quasi completarci a vicenda con il nostro affetto reciproco.
«Vee! Vee!», il tuo adorabile verso ritorna a chiamarmi e a destarmi dai miei ricordi. Nei tuoi occhi scorgo un leggero fastidio ed io sorrido furbescamente. Cosa c’è? Sei infastidito dal fatto che io non ti stia dando la consueta attenzione?
«Dai Eevee, oggi non ho voglia di farti le carezze» mento, tentando di trattenere la sonora risata che minaccia di uscire dalla mia bocca.
Veloce come un fulmine mi dai le spalle con fare offeso ed indignato. È incredibile come tu riesca ad essere adorabile anche quando ti arrabbi.
Ridacchio, mentre avvicino la mia mano destra alla tua schiena e la faccio scorrere lentamente su e giù. Tu in risposta cerchi di allontanarti, mugugnando con il tono più duro che riesci ad emettere. A quel punto ti afferro con entrambe le mani, portandoti davanti a me, e tu tenti di divincolarti.
É Inutile che tenti di liberarti dalla mia presa, il tuo corpo è troppo piccolo e leggero, Eevee.
«Eevee, guarda che io scherzavo» affermo, guardandoti dritto in viso, e tu smetti di dimenarti e mi guardi confuso, piegando leggermente la testa.
«Vee..?»
Sento il mio cuore sciogliersi di fronte a quel tuo innocente viso. Con te è ormai una consuetudine.
Ti posiziono tra le mie braccia a pancia in sú e tu mi guardi stupito. Non hai idea di cosa ti aspetta.
La mia mano destra si posiziona sulla tua pancia ed inizia a solleticarla.
Esplodi in una sonora e adorabile risata e mi sembra di essere in paradiso. Penso che non esista nulla di più adorabile e innocente al tempo stesso.
Mi fermo solo quando capisco che il tuo bisogno di riprendere fiato ha raggiunto il limite. Sospiri profondamente come se avessi corso a perdifiato. E mentre rilassi il tuo piccolo corpo, lentamente il tuo respiro ritorna sempre più regolare.
Poi dopo una decina di secondi i tuoi teneri occhi si riaprono e mi fissano con intensità.
Ti accarezzo una guancia dolcemente mentre ti osservo senza dire una parola.
Sembri così innocente e indifeso...
Poi all’improvviso un dolore acuto e pungente alla spalla destra rovina il momento. Quella maledetta spalla destra. La mia mano sinistra scatta all’istante e la stringe mentre sul mio volto si crea istantaneamente un’espressione di dolore. In un istante ti posizioni a quattro zampe, balzi in avanti e i tuoi occhi tornano a guardarmi ricolmi di preoccupazione e di angoscia.
Posso sentire la tua lingua tornare a solleticarmi la guancia, come per cercare di darmi conforto. Ti sorrido e ti accarezzo la testa per rassicurarti.
«Non preoccuparti Eevee... non è niente di grave...»
Inizia a farsi largo in me l’idea che quella spalla non guarirà mai del tutto. Questo trasporta la mia mente nuovamente nel ricordo di quel giorno...
Era un pomeriggio nuvoloso quando decisi di fare una camminata in tua compagnia, non poco distante dal confine della foresta, luogo nel quale amiamo tanto accamparci quando abbiamo voglia di rilassarci e stare un po’ lontani dalla città.
Non mi spinsi troppo lontano; ero molto cauto a causa di molte voci che circolavano in quei giorni su un misterioso pokémon “aggressore”, che aveva fatto stragi di pokémon selvatici e addomesticati. Nonostante un’inevitabile suggestione, cercai di non dare troppo peso a quelle storie. Avevo acquisito la capacità di non dare troppo credito a storie o leggende metropolitane che non trovassero un minimo di conferma. Con il senno del poi, non posso non riconoscere che fu un grave errore da parte mia...
Io mi poggiai ai piedi di un albero, mentre tu giocavi e saltellavi allegramente sulla riva del fiume giocherellando con le gocce d’acqua che provocavi con i suoi salti.
Trasportato dalla pace e dalla serenità di quel luogo, mi addormentai. Non so quanto tempo passò dal momento in cui chiusi gli occhi, del resto quando ci si addormenta non si ha la percezione del tempo che scorre.
Fu un fievole guaito lontano che sorse nella quiete dell’aria a svegliarmi di soprassalto. Inizialmente non capii e per un attimo credetti di essermi sognato tutto. Poi, guardandomi attorno... notai che tu non c’eri.
In quel momento il mio cuore sembrò come bloccarsi di colpo. Mi mancò il fiato.
Poi lo udii di nuovo e questa volta fu ancora più assordante. Il tuo guaito. E proveniva da dentro la foresta...
Scattai in piedi ed iniziai a correre come non avevo mai fatto in vita mia e con una velocità che non immaginavo di avere. Mi spinsi tra gli alberi e la fitta vegetazione della foresta, cercando disperatamente di raggiungere il punto da dove avevo sentito provenire la tua voce.
Non potrò mai dimenticare il terrore che mi gelò le vene quando vidi quell’Houndoom emergere dalla vegetazione. Quel suo sguardo feroce, i due terrificanti occhi rossi privi di pupille fissi su di me e una bocca sporca di sangue.
Ascoltando il mio istinto cercai di scappare, correndo a perdifiato senza mai voltarmi, ma sentivo i versi di quel pokémon dietro di me sempre più forti, sempre più vicini. Fece un balzo, spalancando le fauci e mi venne addosso, facendomi crollare a terra, completamente alla sua mercé.
E fu a quel punto che mi azzannò la spalla destra. Credo che sia impossibile descrivere a parole quanto sia doloroso e angosciante il morso di un Houndoom. Il mio corpo era come in fiamme ed il mio respiro era come soffocato mentre sentivo i denti di quel pokémon penetrare a forza nella mia carne ed iniziare a strapparla.
Gridai. Gridai come non avevo mai fatto in vita mia, rischiando di lacerarmi le corde vocali. Un urlo così forte da echeggiare per tutta la foresta.
Il dolore fu così intenso da farmi lacrimare gli occhi e da farmi quasi svenire. Tutto mentre il suo peso poggiava su di me, impedendomi ogni singola possibilità di fuga.
E nel momento in cui la mia vista iniziò ad appannarsi fu chiaro che la mia ora fosse vicina...
Ma fu proprio in quel momento che qualcosa colpì l’Houndoom in piena faccia. Il pokémon venne colto di sorpresa e scivolando dal mio corpo, cadde a peso morto sul terreno erboso della foresta.
Con le poche energie che avevo in quel momento cercai di alzare lo sguardo ed i miei occhi ci misero qualche istante per mettere a fuoco le immagini. E tu eri lì, davanti a me.
Nonostante le tue guance fossero bagnate da lacrime cariche di paura e dolore il tuo sguardo diceva altro: eri sconvolto dalla collera. I tuoi occhi bagnati fulminavano l’Houndoom che rimase chiaramente spiazzato da tanta aggressività da parte di quella che doveva essere una preda.
In quello sguardo era evidente tutto il tuo conflitto interiore, diviso tra l’istinto di sopravvivenza che ti gridava di scappare ed il tuo amore per me. Ed era evidente che aveva vinto il secondo.
Tu eri lì, mio piccolo Eevee. A rischiare la tua vita per la mia esattamente come io avrei rischiato la mia per la tua.
Tutto quel che accadde successivamente per me fu confuso e caotico. Riuscii a mala pena ad appoggiare la schiena ad un albero vicino, stringendo la spalla ferita che sanguinava copiosamente. Udii solo i tuoi versi pieni di rabbia ed i colpi in rapida successione e capii che lo scontro era duro per te. Quasi ìmpari.
Ma tu non hai mai mollato. Nonostante tutti i colpi e le ferite che stavi subendo. Hai lottato con tutto te stesso, fino all’ultimo grammo di energia che possedevi, mettendo in mostra un coraggio ed una forza che avrebbero fatto invidia a tantissimi allenatori esperti, me lo sento.
E lo hai fatto per me... solo per me, lottando contro ogni logica naturale. Te lo avevo letto in quegli occhi: non ti saresti mai arreso. Saresti morto piuttosto che sottometterti o abbandonarmi.
Alla fine ci sei riuscito. Con volontà e tanta astuzia sei riuscito ad avere la meglio su quell’Houndoom, facendolo precipitare in un vicino precipizio. Ce l’avevi fatta... ma a quale prezzo..? Quello scontro ti aveva devastato, lasciandoti senza forze e con ferite gravi...
Ti ritrovasti davanti a me... a terra, sanguinante, gli occhi appannati e con il respiro sempre più irregolare...
Lo sforzo che feci per alzarmi, prenderti tra le mie braccia e incamminarmi verso il Centro Pokémon fu immenso: non solo ero perennemente sul punto di svenire, ma dovetti combattere l’intenso dolore alla spalla che intanto sanguinava copiosamente. Ricordo solo di aver vagato fra i boschi cercando di ritrovare la strada. Passarono minuti, forse ore. Ricordo solo di averti tenuto stretto a me come tu fossi la mia linfa vitale. Tutto quello che avveniva intorno a noi era un’eco lontana. Ero così in pena per te che non pensavo più. Volevo solo arrivare al Centro Pokémon il prima possibile.
Quando sentii che anche le mie ultime forze stavano per abbandonarmi, finalmente vidi quella struttura. Da lì in poi tutto diventa sfocato. Il mio incessante bussare alla porta. L’infermiera Joy che si presenta davanti a me. Il suo viso sconvolto. Le sue mani che mi sorreggono a fatica. La sua voce piena di angoscia. Le sue domande che io non riesco neanche ad elaborare. Ed infine la frase che continuavo a ripetere come un disco rotto: «Ti prego... aiuta il mio Eevee... salvalo...»
Poi tutto intorno a me sembrò oscurarsi mentre il dolore e la pressione hanno continuato a crescere fino a quando non svenni.
«Vee!»
Il tuo verso rompe nuovamente il filo dei miei ricordi. I tuoi occhi mi guardano ricolmi di preoccupazione e tristezza. Mentre ti guardo mi rendo conto che i miei occhi sono umidi. Istintivamente mi tocco le guance e a quel punto posso sentire delle calde lacrime bagnarmi le dita.
Sto piangendo...
Evidentemente quel ricordo mi fa più male di quanto credessi...
Dicono che se un Houndoom ti morde il dolore rimarrà per sempre. E il dolore che provo alla spalla ogni singolo giorno sembra proprio esserne la conferma...
Eppure tale “pena” sembra niente in confronto al dolore emotivo che quel ricordo mi provoca ogni volta...
Ti vedo protendere la testa e appoggiarla fra il mio braccio ed il mio corpo e senza emettere alcun verso ti strofini contro di me, quasi rannicchiandoti in quel nascondiglio. Cosa c’è Eevee, stai cercando di confortarmi?
Torno a sorridere. La mia mano destra torna a posarsi sulla tua testa e ad accarezzarla amorevolmente.
«Eevee... grazie...»
Sembri così innocente e indifeso...
Eppure possiedi una forza ed una volontà semplicemente incredibili. Questo mi riporta per l’ultima volta a quei giorni, nel tuo momento più difficile.
Quando mi risvegliai impiegai una manciata di secondi per fare il punto della situazione. Ero ancora al Centro Pokémon, avevo la spalla fasciata ed ero steso su una barella. Elaborai velocemente gli avvenimenti delle ore precedenti. Poco distante da me potevo sentire l’infermiera Joy parlare con una persona adulta dalla voce chiaramente femminile che chiedeva distintamente il permesso di farmi qualche domanda. Con un piccolo sussurro, impastato di dolore e sonnolenza, richiamai l’attenzione.
L’agente Jenny della mia zona irruppe nella stanza dove mi trovavo, osservandomi con fare interrogativo. Quando l’agente sembrò elaborare la situazione, si sistemò il cappello sulla testa, abbozzando un leggero sorriso e avanzando piano verso di me.
Una volta vicino a me si abbassò alla mia altezza, scrutandomi attentamente. Mi chiese delle informazioni riguardanti ciò che mi era successo. Raccontai la mia storia senza tralasciare alcun particolare e mentre lei mi ascoltava, nella mia mente riemerse prepotente l’immagine di quell’Houndoom, di quei suoi denti sporchi di sangue e dei suoi terrificanti occhi rossi...
Quando ebbi finito di parlare, lei rimase in silenzio per qualche secondo osservandomi con aria cupa. Poi di colpo mi sorrise rivelandomi che gli avevamo risolto un gran bel grattacapo dato che quell’Houndoom era il pokémon aggressore di cui si era tanto vociferato. Cercavano di catturarlo da settimane ma non erano mai riusciti ad intercettarlo a causa della sua scaltrezza. Capii la situazione e fu in quel momento che la mia mente tornò a te. L’infermiera Joy era uscita da dietro l’angolo con del disinfettante in mano: stava per svuotarlo sulla mia spalla, quando gli chiesi di te e delle tue condizioni. Con un viso pieno di dolore mi confermò che eri grave. Avevi perso molto sangue e molte delle tue ferite erano particolarmente profonde. Ti dava una possibilità su dieci. Ed era la prospettiva più ottimista...
Dopo che mi ebbe medicato, chiesi all’infermiera Joy se potevo vederti. Dovevo.
Lei, con grande comprensione, mi diede il permesso. Dopo essermi rivestito, ti raggiunsi nella stanza dove eri tenuto in cura. Eri profondamente addormentato, coperto di bende, molte delle quali sporche di sangue, e agganciato ad una macchina per l’ossigeno.
Mi sentii morire dentro vedendoti ridotto così. Pregai l’infermiera Joy di fare qualsiasi cosa fosse in suo potere pur di salvarti. Me lo feci promettere. Se esisteva anche la minima possibilità di salvarti, non doveva essere trascurata.
L’infermiera Joy si assunse il compito di assisterti e lo fece amorevolmente.
La maggior parte del tempo di quelle giornate lo spesi al tuo fianco escluso quando dovevo mangiare e dormire. Non puoi neanche immaginare l’angoscia che mi pervadeva in quei giorni e le notti insonni con gli occhi umidi a pregare che tu ti salvassi, in modo che tu potessi continuare a riempire quel vuoto che mai come in quel momento stavo sentendo dentro di me.
Emozioni talmente intense da superare anche il dolore della mia spalla.
Poi arrivò quel giorno...
Il ricordo di quel che accadde mi accompagnerà per sempre: io che entro dentro la stanza accompagnato dall’infermiera Joy sorridente e felice. Io che già prima di entrare vedo che tu sei sveglio. Il tuo sguardo inizialmente basso e triste che quando si alza e mi vede si trasforma in felicità. Il mio lento avvicinarmi a te accompagnato da brividi di felicità, come se dovessi esplodere da un momento all’altro. La mia mano che lentamente si posa sul tuo pelo e che ti accarezza come mai aveva fatto prima di allora. Il tuo sussultare di piacere e strofinarti contro la mia mano come se il tuo corpo non chiedesse altro. I tuoi occhi che incrociano i miei con un’ondata di pura felicità. Le mie lacrime di felicità che esplodono senza che io me ne accorga. Tu che ignorando ogni dolore o precauzione ti getti fra le mie braccia e mi lecchi la guancia. E in tutto ciò l’infermiera Joy che ci guarda con uno sguardo misto tra ammirazione e commozione.
Avevi vinto contro quelle nove possibilità di cui lei aveva parlato. Il tuo amore per me ti aveva fatto vincere per la seconda volta contro ciò che per te sarebbe stato normalmente insormontabile.
La mia mente torna al presente mentre ti sento sospirare con la testa ancora appoggiata sul mio corpo.
Ti accarezzo entrambi i lati della testa, passando poi a grattarti delicatamente dietro le orecchie. Posso sentirti mentre ti abbandoni totalmente al mio tocco come se ti consegnassi a me.
Mormoro il tuo nome, mentre la tua testa si stacca dal mio corpo ed i tuoi occhi tornano a guardarmi. Restiamo fermi, a fissarci, per qualche istante. Con un piccolo balzo ti posizioni su due zampe, aggrappandoti con quelle anteriori sulla mia maglietta. La tua lingua torna a solleticarmi il viso e la base del collo mentre la tua coda ricomincia la sua allegra danza.
«Eevee, smettila, mi fai il solletico!» gemo, ridendo per le sensazioni che la tua piccola lingua mi provoca a contatto con la mia pelle. Ciò nonostante non provo neanche ad allontanarti; sei troppo adorabile.
Le mie mani si posano sulla tua schiena e iniziano a darti delle delicate carezze andando su e giù lungo la tua forma. Le mie dita sono come avvolte in una calda coperta mentre affondano in quella delicata pelliccia. Allontani leggermente il tuo viso dal mio e torni ad emettere altri adorabili versi di piacere e punti nuovamente i tuoi occhi su di me: occhi umidi e pieni di affetto.
Poi i miei occhi cadono casualmente sull’orologio appeso nella parete alla mia sinistra. Osservo l’ora: 8:20.
Ricordo immediatamente che oggi è il grande giorno: il mio amico del cuore verrà a farci visita. Pochi giorni fa, dopo la sua vittoria al campionato regionale, ci siamo messi d’accordo per passare tre giorni in reciproca compagnia. Quando ci mettiamo d’accordo siamo tremendi.
Sposto leggermente lo sguardo e ti vedo ancora con il tuo sguardo pieno di quella tenera curiosità. Ti prendo nuovamente in braccio, specchiandomi nelle tue iridi.
«Non vedo l’ora di presentartelo» esclamo sorridendo. «Sono sicuro che gli piacerai»
Tu inclini leggermente la testa, con fare confuso, ma mantenendo il tuo sorriso, ed è in questi momenti che mi sento sciogliere.
Impaziente, tenendoti tra le mie braccia, mi alzo dal letto e inizio a prepararmi per la giornata. Nonostante la primavera sia appena entrata, l'aria è piacevole e profumata. Dopo averti preparato il tuo solito spuntino mattutino e avertelo porto, raggiungo velocemente il bagno, facendomi una doccia veloce e rinfrescante. Anche il successivo vestirmi è più rapido di quanto immaginassi. Devo essere davvero eccitato per essere così sbrigativo...
Esco dal bagno e senza perdere ulteriore tempo, mi dirigo verso la sala principale. Appena supero l’ingresso, tu mi accogli con il solito dolce sorriso. Sei seduto sul divano ad aspettarmi pazientemente come fai sempre. Mi dirigo verso la tua direzione e mi siedo di fronte a te. Poi, finalmente, ti rimetti su quattro zampe e ti avvicini. Sento i passi leggeri e delicati delle tue zampe che poggiano delicatamente sulla morbida superficie del divano. Ti siedi sulle mie ginocchia e mi guardi ancora con quegli intensi occhi che non mi stancherò mai di guardare. Guai a chi dirà che sei solo un semplice pokémon...
Incapace di trattenermi, ricomincio ad accarezzare la tua testa pelosa, scatenando in te dei sospiri di piacere che mi danno sempre quella sensazione di tranquillità.
L’improvviso suono del campanello spezza il dolce momento facendoti trasalire. Mi alzo con l’eccitazione che freme nel mio corpo come un vulcano pronto ad esplodere. Io so già chi è, ma tu sei ancora ignaro di tutto.
Appena apro la porta sbarro gli occhi per la felicità. «Ciao, Bro!» esclamo eccitato.
«Eccomi qui come stabilito, amico mio!» proferisce lui rivolgendosi a me con il suo abituale tono da finto informale che ormai ho imparato a conoscere bene.
«Bravo Bro! Non hai avuto troppe difficoltà al Torneo, vero?» gli chiedo, chiaramente in modo ironico.
Lui mi sorride mostrandomi una pokéball del quale capisco subito il contenuto. «Non dubitare, devo dire che quell’esemplare di Miltank non era male, ma sinceramente me lo aspettavo più complicato visto la fama che lo circondava. Ho avuto sfide più complicate. Ma del resto, di cosa ci stupiamo? Con il mio Toxicroak non c’è scampo per nessuno!»
Sorrido di gusto, la sua sfacciata ironia mi diverte come poche altre. Tu intanto in lontananza, ancora confuso dalla situazione, non sembri gradire la presenza del mio amico del cuore. Inizi a digrignare i denti nella sua direzione con la schiena inarcata, la coda eretta e il pelo ritto.
«È il tuo amichetto quello lì dietro?» chiede, guardando dietro le mie spalle, posando il suo sguardo curioso su di te.
Mi giro verso di te, sorridendo e fissandoti in modo rassicurante. Tu mi conosci meglio di chiunque altro e capisci subito cosa voglio dirti. «Tranquillo Eevee, lui è il mio amico del cuore. Va tutto bene» affermo con la voce più calda e rassicurante che riesco ad esprimere.
Rilassi il corpo e scatti all’istante verso di me saltando poi tra le mie braccia. Poi, una volta davanti a lui, si avvicina a te e ti osserva con maggiore attenzione e minuzia.
«Vee...» Il tuo verso ora esprime più timidezza.
Amo vedere l’attenzione che sta avendo su di te, la tipica di un allenatore di pokémon ma anche di un amico vero.
«È il coraggioso esemplare di Eevee di cui mi hai parlato, vero?» mi chiede affascinato.
Sorrido fiero ed emozionato, per poi rivolgermi a lui dopo esserci scambiati un rapido scambio di sguardi.
«Bro, ti presento il mio piccolo amico, Eevee»

 
Angolo dell'autore: Bene. Sono tornato! Dopo 6 anni di assenza da questa piattaforma, sono tornato! Non sò se sarò capace di mantenere una continuità di pubblicazione (ne dubito), ma una cosa è certa: non importa la distanza tra la pubblicazione di una storia e l'altra, cercherò sempre di regalare la miglior qualità possibile. Se c'è una cosa che è cambiata in questi 6 anni è la mia maturità, non solo come persona ma anche e soprattutto come scrittore (se mi si può definire tale).
Sono tornato e spero di migliorare ancora le mie abilità grazie a questa piattaforma e grazie alle critiche costruttive che mi saprete recapitare.
  
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