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Autore: lady lina 77    05/09/2019    1 recensioni
Una nuova fanfiction, una AU (che sarà molto lunga), che parte dal tradimento di Ross della S2. Cosa sarebbe successo se Elizabeth si fosse accorta prima di sposare George, della gravidanza del piccolo Valentine? Cosa sarebbe successo se avesse obbligato Ross a prendersi le sue responsabilità?
Una storia dove Ross dovrà dolorosamente fare i conti con le conseguenze dei propri errori e con la necessità di dover prendere decisioni difficili e dolorose che porteranno una Demelza (già incinta di Clowance) e il piccolo Jeremy lontano...
Una storia che, partendo dalla S2, abbraccerà persone e luoghi presenti nelle S3 e 4, pur in contesti e in modalità differenti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Nuovo personaggio, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Alexandra aveva pianto quando, tornati a Londra dopo un lungo viaggio dalla Scozia, le avevano comunicato tutte le novità venute a galla in quella terra lontana popolata da selvaggi in gonnella con cui Falmouth non voleva più avere nulla a che fare.

La donna aveva pianto per la paura di perdere i bambini, aveva pianto vedendo la gioia di Demelza per la sua maternità e per il legame con Ross, aveva pianto pensando a Hugh e al fatto che sarebbe stato un altro padre a crescere i suoi figli, aveva pianto perché era triste e allo stesso tempo felice perché sapeva che era giusto così, che era la cosa migliore per tutti...

Demelza, con dolcezza, l'aveva consolata e tranquillizzata. Mai si sarebbero perse di vista, mai avrebbero smesso di essere una famiglia, mai l'avrebbe allontanata dai bambini e soprattutto, mai avrebbe permesso che qualcosa spezzasse il legame fra di loro. La voleva come nonna dei suoi figli, compresa la piccola in arrivo, la voleva nelle calde estati in Cornovaglia e in inverno a Londra, tutti insieme come sempre. E voleva che la aiutasse a cucire il suo abito da sposa, cosa che aveva commosso molto Alexandra che, pur col dolore nel cuore per il ricordo di Hugh che se n'era andato troppo presto, aveva la consapevolezza che suo figlio le aveva lasciato un futuro pieno, senza solitudine e con una famiglia inaspettata, allargata e nuova con cui rinascere a nuova vita.

E così, mentre Falmouth e Alexandra programmavano il viaggio in Cornovaglia e l'acquisto di un qualche castello in quelle terre, Ross e Demelza avevano fatto i bagagli e, con estrema emozione, si erano preparati per quel ritorno tanto inaspettato e foriero di sentimenti fortissimi, in quella che entrambi avevano sempre considerato la loro vera casa.

Avevano preso le loro cose, i cani, organizzato due grandi carrozze e poi lei, Ross, i bambini, Prudie e i Gimlett si erano messi in viaggio.

In una carrozza viaggiavano lei, Ross, Demian, Clowance e Jeremy mentre nell'altra Prudie, i Gimlett, Daisy, Valentine e i cani. Valentine aveva insistito per fare il viaggio coi servitori che da sempre si prendevano cura di lui e con cui si sentiva più a suo agio mentre Daisy non aveva voluto mollare Prudie perché, come aveva spiegato seria seria a Ross dopo i racconti che gli aveva fatto della Cornovaglia, in una fattoria si deve lavorare tanto e a Prudie non piace. E lei voleva vegliare e controllare che non tentasse la fuga.

Il viaggio da Londra verso la Cornovaglia era stato piuttosto tranquillo e Ross e i bambini durante il tragitto avevano potuto cominciare davvero a vivere insieme la giornata, dal mattino alla sera, come una vera famiglia.

Jeremy e Clowance erano ancora piuttosto timidi negli approcci con Ross, quasi timorosi di crederci, di aprirsi, di essere felici del suo ritorno. Ma silenziosamente lo cercavano con lo sguardo, arrossendo gli porgevano delle domande e soprattutto Clowance tentava a volte di avere dei contatti con lui. Per lei quel mondo era tutto nuovo e diversissimo da quello a cui era abituata eppure, nonostante i timori di Demelza, non ne aveva paura ma anzi, ne era soprattutto incuriosita. Con la nonna aveva comprato abiti adatti alla Cornovaglia e con un guardaroba meno pretenzioso di quelli del passato ma tutto nuovo e con abitini più comodi per muoversi e giocare liberamente, sembrava euforica. Anche Valentine era felice e basta, come se avere attorno tante persone fosse tutto ciò di cui aveva bisogno e che aveva sempre desiderato. Per quanto riguardava i gemelli, Demian aveva iniziato a capire che sarebbe arrivata una sorellina, che sarebbero stati in tanti, che aveva guadagnato un papà ma che avrebbe dovuto imparare a dividere la mamma con più persone e che questo, anche se adesso gli appariva impossibile, col tempo gli sarebbe anche piaciuto. Col tempo ovviamente... E poi Daisy, tornata vivace, felice, inarrestabile come sempre. Demelza la osservava chiacchierare con Ross e si rendeva conto che parevano anime affini e gemelle e che la sua piccola orsa non era mai stata tanto loquace con nessuno, fino all'incontro con lui. Lei parlava, faceva mille domande ed era meno monella e dispettosa del solito, si emozionava nel sentire parlare del mare e Ross le rispondeva con pacatezza, senza dare segni di stanchezza, in un modo che sapeva conquistarla. Le lacrime e la tristezza scozzesi erano un ricordo per la bimba e questo faceva star bene Demelza.

Di contro, lei era invece un miscuglio di sentimenti contrastanti. Era stranamente impaurita dal ritorno a Nampara e allo stesso tempo non vedeva l'ora di spalancare nuovamente quella porta, la porta della sua casa... Ma aveva il sordo terrore di tornare al passato, ai ricordi più dolorosi della sua esistenza e di non riuscire a superarli, frapponendo un muro fra lei e Ross che avrebbe potuto minare nuovamente il suo rapporto. Lui non ne parlava, sembrava serafico e imperscrutabile come sempre ed era difficile comprendere se si sentisse agitato quanto lei, se avesse dei timori, se si facesse delle domande... E non riusciva a fargli domande su questo, come se si sentisse sciocca ed infantile in mezzo a tutti quei timori quando invece avrebbe dovuto essere semplicemente felice.

Mentre la carrozza procedeva sonnecchiosa, Demelza si massaggiò il ventre. Nelle ultime settimane era letteralmente esploso dopo mesi in cui era stato pressocché invisibile, come se la bimba che aspettava avesse voluto venirle in aiuto rimanendo celata al mondo finché ce ne fosse stata necessità. Ma ora che tutti sapevano, era come se la piccolina volesse farsi conoscere, gridare a tutti che c'era e adesso, guardandola, nessuno avrebbe potuto non notare che era incinta.

Demelza sorrise a quei pensieri, appoggiandosi con la testa sulla spalla di Ross. Demian dormiva al suo fianco, steso sul sedile, Jeremy faceva altrettanto sul sedile opposto e Clowance, seduta fra i due genitori, imitava l'attività dei fratelli in tutto e per tutto. Prima di addormentarsi aveva cercato timidamente la mano di Ross con la sua e lui l'aveva stretta, delicatamente, baciandole le dita. E lei non aveva lasciato quella stretta e, come tranquillizzata dalla sua presenza, si era addormentata così, con la testolina appoggiata al petto del padre.

Ross sorrise. "Con Valentine e Daisy, dubito che l'altra carrozza possa essere altrettanto silenziosa. Forse saranno i Gimlett a tentare la fuga, non ci sono abituati".

Demelza non rispose ma, cercando pace per il suo animo, si appoggiò ancora più intensamente contro di lui. Era pomeriggio tardi e l'ombra della sera stava coprendo tutto il panorama circostante. Di tanto in tanto guardava fuori dal finestrino e man mano che procedevano riconosceva luoghi e panorami noti, distese sconfinate di prati e torrenti, casupole abbandonate in mezzo alla brughiera e sentieri sterrati che facevano sobbalzare la carrozza, a cui non era più abituata dopo tanti anni a Londra. La piccola nel suo ventre si mosse, uno dei primi calcetti che riusciva ad avvertire e che erano diventati una piacevole compagnia negli ultimi giorni. "Credo sia agitata anche lei" – esclamò, per stemperare la tensione.

Ross le poggiò la mano sul ventre e lei si gustò quella sensazione di calore che tanto le era mancata quando era incinta di Clowance. Guardò la bambina addormentata fra loro, le baciò la fronte e dentro di se pensò a quanto, quasi otti anni prima, avesse desiderato quel genere di gesti da parte di Ross.

Lui, accorgendosi del suo turbamento, la strinse a se. Era palese cosa stesse provando Demelza e spesso, pur avvertendolo, era rimasto silenzioso per paura di dire qualcosa di inappropriato o sbagliato dopo tutto il dolore che le aveva procurato e le sue mille mancanze. "Stavolta sarà diverso..." - disse solo.

Demelza lo baciò gentilmente sulla guancia. "Lo so...".

La mano di Ross si mosse sul suo ventre con delicatezza, cercando di dare conforto a madre e figlia. "Come hai deciso di chiamarla?".

Lei rise. "Dammi tu qualche idea!".

"I patti non erano che avresti scelto tu i nomi delle femmine e io quelli dei maschi?".

Demelza si voltò verso di lui, divertita dal fatto che se ne ricordasse. "Quindi, restano validi quei patti presi tanti anni fa?".

"Assolutamente".

E in virtù di ciò, ricordando quanto pattuito fra loro qunado era incinta di Julia, la donna prese un profondo respiro e decise. "E così sia... Lei si chiamerà Isabella-Rose Poldark" – esclamò, improvvisamente entusiasta, trovando dolce ed appropriato il suono di quel nome e di quel cognome che da giorni le frullavano nella testa, che avrebbero dato un'identità alla sua bambina.

Ross chiuse gli occhi, assaporando quel suono. "Isabella-Rose... Mi piace... MI PIACE!" - disse forte, baciandola d'impeto sulle labbra e finendo per svegliare i bambini.

"Ross!" - lo rimproverò Demelza.

Strofinandosi gli occhi Jeremy, Clowance e Demian li guardarono stralunati. "Che succede?".

Ross rise, di gusto, guardando i bambini e poi fuori dal finestrino. "Vostra sorella ha un nome".

Clowance spalancò gli occhi. "Quale?".

"Isabella-Rose" – rispose Demelza.

Demian, non così eccitato come gli altri, si alzò dal sedile e si avvicinò a Ross. "Anche se ha un nome, è sempre vero quello che mi hai detto ieri sera?" - domandò, mortalmente serio.

Demelza, incuriosita, guardò Ross. "Che gli hai detto?".

Ross alzò le spalle, scompigliando con la mano i lunghi capelli biondi – che avrebbe voluto un pò più corti – del figlio appena acquisito. "Che la sua posizione di figlio più piccolo sarebbe rimasta tale".

"Ma lui non sarà più il più piccolo!" - obiettarono Demelza e Jeremy.

"E invece sì!" - insistette Demian, picchiando il piedino. "Papà Ross, diglielo tu!".

E Ross, strizzando l'occhio a Demelza, si affrettò a spiegare. "Beh, Isabella-Rose è una femminuccia, leverà a Daisy il titolo di 'bambina più piccola'. Ma per quanto riguarda i maschietti...".

Demian rise, lanciandosi contro di lui in un abbraccio. Daisy sarebbe stata felice di non essere più la più piccola, Demian sarebbe stato contento di continuare ad esserlo, con tutti i privilegi annessi.

Demelza rise, grata a Ross per aver escogitato quello stratagemma in grado di rasserenare Demian e davvero colpita per la capacità che aveva di comprendere i gemelli.

Ross le strinse la mano e poi, dopo aver dato ancora un occhio fuori dal finestrino, batté un colpo sul tettuccio, incitando il cocchiere a fermarsi. "Siamo vicini, che ne dite di proseguire a piedi? Recuperiamo Daisy e Valentine sull'altra carrozza e ce ne andiamo a casa passeggiando sulla spiaggia".

"C'è il mare, papà?" - domandò Jeremy eccitato, correndo al finestrino e sedendosi sulle sue ginocchia.

Ross indicò la brughiera con la mano. "Lo raggiungeremo dopo una passeggiata di dieci minuti su quel sentiero".

Clowance, che pareva incerta, fissò Demelza. "E i bagagli? E i nostri vestiti?".

Ross la tranquillizzò. "Faremo proseguire le carrozze fino a casa, con Prudie e i Gimlett. Ci penseranno loro a scaricare i bagagli e a portarli al sicuro a Nampara".

"E allora va bene" – disse la piccola.

Demelza annuì, prese Demian per mano e aspettò che Ross aprisse il portellino. E poi scesero, raggiungendo la carrozza con Daisy, Valentine e i loro servi, ferma dietro alla loro.

Daisy si affacciò con Valentine al finestrino. "Che succede?".

Ross la prese, facendola passare attraverso la piccola finestrella e mettendola a terra. "Si va a piedi, coraggio. Avete o no voglia di vedere il mare?".

Dopo tanta prolungata immobilità dovuta al viaggio, Daisy prese a saltellare eccitata, Valentine scese agilmente giù dalla carrozza e i cani fecero altrettanto. Erano davvero un grande branco, ora che Demelza ci pensava, formato da una miriade di bambini chiassosi e cani fedeli. Non doveva avere paura di tornare, non era sola come quando era partita e probabilmente non sarebbe stata sola mai più.

Prudie e i Gimlett, provati da tante ore in compagnia di Daisy e di Valentine, che con l'influenza della gemellina era diventato tremendo anche lui, furono ben felici di proseguire da soli e di godere di qualche attimo di pace.

E guardandoli andare via, Demelza si trovò a chiedersi se non avessero tentato davvero la fuga. Ma fu un pensiero fugace perché appena le carrozze furono sparite alla sua vista, si guardò attorno con un brivido che le percorse la schiena e le fece venire la pelle d'oca sulle braccia.

Era a casa, quei prati, quel cielo, quel rumore in lontananza del mare erano i tratti distintivi della sua terra, quella terra selvaggia che l'aveva vista nascere e crescere, diventare moglie e madre e poi scappare col cuore a pezzi e la certezza che tutto fosse finito.

Stava tornando, da donna rinata e nuova, con un futuro roseo davanti tutto da costruire. Inspirò il profumo di prato e salsedine, tutte cose che le erano mancate e che le pareva di non ricordare ma che ora, ora che le inebriavano tutti i sensi, si accorgeva aver sempre fatto parte di lei in un angolo segreto del suo cuore che conteneva tutti i suoi ricordi più preziosi. Era la sua terra, la terra dove sarebbero cresciuti i suoi figli, dove sarebbe diventata di nuovo madre, la terra che ora, da Lady Boscawen, poteva contribuire a rendere un pò migliore.

Ross la prese sotto braccio mentre bambini e cani, eccitati, correvano verso il mare. "Tutto bene?".

Lo guardò, mentre il vento le scompigliava furiosamente i lunghi capelli rossi. Anche questo le era mancato... "Tutto bene". Sì, era tutto meraviglioso. Il sole, il mare, il rumore del vento, la brughiera deserta dove si sentivano solo le voci allegre dei loro bambini, il futuro che poteva ancora immaginare in quelle terre. Si avvicinò a Ross, gli accarezzò le labbra e lo baciò. Voleva sentirlo, sentirlo contro di lei, sentirlo suo, sentire ancora e ancora in se la consapevolezza che finalmente erano di nuovo insieme.

Ross ricambiò il bacio e poi la abbracciò. "Forse dovremmo sbrigarci oppure dovremo scandagliare la spiaggia per capire dove sono andati a finire i bambini".

"Oh Ross, ci avresti mai creduto fino a un anno fa?".

Lui si guardò attorno e il suo sguardo si fece malinconico. "Me ne sono andato da questi posti senza alcuna speranza per il futuro, dopo anni di vuoto e di nulla... No, non ci avrei mai potuto credere, eppure il destino pare avere più fantasia di noi".

"Direi di sì".

Si presero per mano e, in silenzio, attraverso i prati si diressero verso le scogliere e da lì alla spiaggia. Quando vi arrivarono scoppiarono a ridere, i bambini parevano impazziti. Demian, Jeremy e Valentine assieme ai cani correvano a riva, bagnandosi e schizzandosi fra le onde del bagnasciuga, Clowance tentava con grazia di avvicinarsi loro, preferendo però cercare le conchiglie sulla riva con Queen mentre Daisy, stranamente in disparte, osservava rapita lo spettacolo che aveva davanti agli occhi.

Indossava un leggero vestitino rosa, i suoi lunghi capelli biondi sembravano ancora più biondi alla luce del sole calante della Cornovaglia e l'azzurro trasparente dei suoi occhi si rispecchiava e fondeva con l'azzurro del mare. Sembravano un tutt'uno e Demelza, stranita, le si avvicinò con Ross. "Orsetta! Credevo ti saresti scatenata più di tutti" – le sussurrò.

Daisy, seria, guardò Ross. "E' grande davvero! E sembra tanto forte".

Lui le si inginocchiò di fianco, osservando quel mare di cui aveva tanto sentito la nostalgia. "E' vero, è immenso, il mare arriva fino ai confini del mondo. Ed è forte e selvaggio, oltre che bellissimo".

Daisy spalancò gli occhi. "Fino ai confini del mondo? E' tanto fin laggiù! Demian diceva che non poteva essere più grande del laghetto del parco a Londra".

Demelza rise e Ross le strizzò l'occhio. "Demian si sbagliava. Come vedi, il mare è qualcosa di grande e selvaggio, come queste terre. Bisogna rispettarlo, amarlo e imparare a conoscerlo. E anche averne un pò paura, bisogna sempre avere paura e rispetto delle cose grandi e forti. E il mare ti ricambierà con la sua amicizia".

Daisy annuì. "E grande, sì... E io lo voglio vedere tutto".

Ross le accarezzò la testolina. "E così sarà, ne sono certo". Sì, lo avrebbe fatto e Daisy, che più di tutti stava guardando il mare con il rispetto e l'ammirazione che si devono a un re, lo avrebbe domato e l'avrebbe navigato in lungo e in largo. Come una piratessa, quale sarebbe stata... Si appartenevano, lei e il mare. Anche se era nata a Londra e suo padre non aveva legami con la Cornovaglia".

Ma Daisy, con la sua vocina, lo riportò a quella nuova realtà a cui tutti dovevano ancora abituarsi del tutto. "Papà Ross?". Già, era anche lui il suo papà, adesso...

"Dimmi".

"Posso andare anche io a giocare? Se salto nelle onde, non gli faccio male al mare?".

Demelza le sorrise, stringendola a se e baciandola sulla guancia. "No, nessun male! Su, corri dai tuoi fratelli!".

E come se non avesse aspettato che questo, Daisy corse via.

Ross sorrise guardandola correre via per unirsi ai giochi coi suoi fratelli. C'era un senso di pace in quelle risate infantili e in quei cani che correvano dietro ai bambini, godendosi appieno l'aria di mare, il fragore delle onde contro le gambe e il profumo di quella che sarebbe stata anche la loro casa. Di tutti loro.

Sembravano felici, tutti, compresa la bambina che più sembrava essere stata rapita da Londra alla sua vera natura.

Sai Demelza, è incredibile”.

Cosa?”.

Ross osservò Clowance che, tranquillamente, raccoglieva conchiglie sulla spiaggia. I gemelli correvano scatenati avanti e indietro fra le onde, Jeremy e Valentine giocavano con Garrick e sua figlia...

Credeva che lo avrebbe odiato per averla portata in un posto tanto selvaggio e tanto diverso dai suoi gusti e invece... E invece pareva essere riuscita a trovare una sua dimensione anche in Cornovaglia, più bambina, più semplice eppure con uno stile elegante e raffinato ma che sapeva adattarsi benissimo anche a quella vita di provincia grazie agli abitini comprati con la nonna a Londra, che univano il suo amore per l'eleganza con la vita più pratica della campagna, senza che nessuna di queste due caratteristiche snaturasse l'altra. Indossava un abitino azzurro a quadri e fra i capelli aveva un fiocco del medesimo colore che le teneva a bada i lunghi capelli biondi mossi dal vento e anche gli stivaletti che aveva ai piedi, di pelle, sembravano perfettamente coordinati a quell'abbigliamento. “Nostra figlia... Sa essere elegante anche con vestiti semplici”.

Demelza sorrise mentre il vento della spiaggia le scompigliava nuovamente i capelli. “Lei è nata per essere elegante in qualunque posto e con indosso qualsiasi tipo di vestito. Ce l'ha nel sangue e gli abiti che indossa sono solo un tocco in più, saperebbe essere elegante anche vestita un sacco di juta. Sa abbinare i colori, sistemarsi i capelli e trovare il giusto modo per essere raffinata in ogni occasione in cui si trova. Imparerai a conoscerla, sotto ogni aspetto. E ti sorprenderà perché ha una grazia che né io né te possediamo ma anche il sangue indomito e testardo dei Poldark. Non si piega, mai. E' nata per essere una leader, esattamente come suo padre. E per essere una principessa come vogliono i Boscawen. A Londra, quando partecipavo ai balli, spesso decidevo con Clowance come vestirmi. E lei non sbagliava mai sui consigli circa il mio abbigliamento”.

Ross osservò sua figlia pieno di orgoglio. “Se non somiglia a noi, a chi somiglia?”.

A Caroline”.

Lui scoppiò a ridere. “Buono a sapersi. E gli altri? Se lei è nata per essere elegante, qual'è e quale sarà il ruolo degli altri bambini?”.

Jeremy è nato per essere il mio uomo ideale”.

Credevo di essere io”.

Demelza lo guardò storto. “Credo tu non possa competere con lui...” - rispose, in tono leggero.

E i gemelli?”.

Lei alzò le spalle. “Loro sono nati per farmi impazzire e rivoluzionarmi la vita! Ma sono contenta, sai?”.

Di cosa?”.

Daisy non dice parolacce da tre giorni, è tornata ad essere contenta e la mia adorabile monella. E Demian ha dormito coi fratelli un paio di notti in Scozia e forse... forse... lo farà anche in Cornovaglia, lasciandoci la nostra stanza”.

Ross la fissò con sguardo sornione. “Su quest'ultimo punto, dubito tu sia troppo contenta”.

Infatti non lo sono. Non molto almeno...”.

Ma hai me, adesso”.

Però lui è il mio principe”.

Ross la stinse a se. “E continuerà ad esserlo anche se crescerà e imparerà a diventare più indipendente. Farà bene a lui, farà bene a te e... pure a me. Può rimanere il tuo principe anche se dorme nella stanza accanto”.

Demelza si voltò verso di lui e i suoi capelli rossi, al vento, divennero selvaggi come la Cornovaglia. Sorrise. “Vita nuova, è”.

Ross ci pensò su. “Sì e no. Questa è sempre stata casa nostra, dopo tutto”.

Già”. Un sorriso dolce comparve sul viso di Demelza, mentre la sera catturava la spiaggia e il buio prendeva il posto della luce. “Sta facendosi tardi e presto non si vedrà più niente. Andiamo a casa?”.

Ross deglutì, rabbrividendo. Casa... Ora era palese che tornarci, insieme, faceva paura anche a lui. “Sì, direi che è ora”.

Chiamarono i bambini e percorsero tutti insieme la spiaggia. Demelza ripensò a quante volte, tanti anni prima, avesse percorso quel tragitto dopo aver cercato legna da ardere nel camino o al ritorno da una battuta di pesca. Era così incredibile essere tornata lì e forse quell'ansia, quel terrore sarebbero svaniti appena rimesso piede a Nampara.

Nampara...

Quel nome la spinse a cercare la mano di Ross e a stringerla nella sua. I bambini facevano mille domande su dove avrebbero dormito, su cosa avrebbero fatto i Gimlett e Prudie, su dove avrebbero sistemato i cani, su cosa avrebbero fatto al mattino con gli animali della stalla e quando sarebbero arrivati lo zio e la nonna. Erano irrequieti, per loro tutto era un'avventura e Demelza sorrideva perché era bello vederli eccitati e per nulla impauriti.

Anche Jeremy sembrava contento e più di una volta, durante il tragitto, azzeccò il giusto sentiero per arrivare a Nampara, senza che nessuno gli dicesse niente.

A quanto pare non hai dimenticato proprio tutto!” - esclamò infine Ross, notandolo.

Jeremy si bloccò, quasi rendendosi conto in quel momento che quei luoghi, quei sentieri, quei percorsi avevano sempre fatto parte di lui, nascosti in un angolo della sua mente. “Forse...” - ammise, quasi stupito da se stesso. Poi si avvicinò, titubante, con le mani dietro la schiena. “Papà...?”.

Dimmi”.

Gustav potrà venirmi a trovare?”

Ross gli accarezzò la testa, immaginando gli innumerevoli guai in cui si sarebbero cacciati quei due. “Certamente”.

E Catherine?” - si insinuò Clowance.

Jeremy, per nulla felice di avere la sua spasimante attaccata al suo collo pure in Cornovaglia, la guardò storto mentre i gemellini ridevano, imitati da Valentine che, ovviamente, chiese lo stesso trattamento per la sua adorata Emily Basset.

Potranno venire tutti i vostri amici!” - tagliò corto Demelza.

I gemelli si guardarono, pensierosi. “Ma noi non abbiamo amici, eccetto gli alberi del nostro giardino”.

Ne troverete qui, anche in carne ed ossa” - li rassicurò Ross, immaginandoli già a capo di tutti i monelli della Cornovaglia.

Demian sorrise e Daisy si voltò ad osservare il mare, immaginandosi come compagna di giochi dei pirati e così, chiacchierando, arrivarono...

Nampara si stagliava lì, davanti a loro, ormai quasi avvolta dall'oscurità. Zachy se n'era preso cura a dovere e i Gimlett e Prudie avevano già portato dentro le valigie e acceso il camino e le candele che, col loro chiarore, illuminavano i vetri delle finestre dando una sensazione di calore a chi arrivava.

Ross poggiò la mano sulla spalla di Clowance, forse quella che più poteva essere rimasta delusa da quella vista. “E' una bella casa, accogliente. Anche se non è elegante come quella di Londra, sono sicuro che ti piacerà”.

Dormirò solo con Daisy, vero?” - chiese la piccola. “Non coi maschi?”.

Ross le sorrise, se quello era il suo unico pensiero, le cose stavano andando fin troppo bene. “Ci sono tre stanze al piano di sopra, una per me e la mamma, una per le bambine e un'altra per i bambini. E Prudie e i Gimlett avranno i loro spazi al piano di sotto”.

Clowance tirò un sospiro di sollievo, poi lo abbracciò. “E allora mi piace”.

Valentine, eccitato di essere tornato a casa e galvanizzato dall'idea di fare da Cicerone ai fratelli e di essere lui, per una volta, quello che ne sapeva di più, corse verso la porta. “Venite, vi faccio vedere tutto quanto! La cucina, la sala, le camere, il camino e anche la stalla!”.

Bello!”.

I bambini, eccitati, corsero dietro di lui, lasciando momentaneamente soli i genitori.

Demelza si appoggiò alla staccionata, come bloccata, con le gambe che le tremavano.

Guardò quella porta e ricordò il giorno in cui Ross l'aveva oltrepassata lasciandola sola. Guardò ancora quella porta e ricordò quando lei fece altrettanto, in un giorno nevoso, col cuore a pezzi e due bambini da crescere. Pensò alla sua vita da allora, all'amicizia con Margarita, a Dwight e Caroline, all'amore per Hugh, alla nascita dei gemelli e alla famiglia che aveva trovato nei Boscawen. Pensò a lei, a come tutti a Londra la guardavano come modello, come la Lady che ogni donna voleva essere... E pensò che lei una Lady non ci si era mai sentita e che era Nampara la sua casa ed esserne la padrona e la moglie di Ross era l'unica cosa che aveva sempre desiderato. E allo stesso tempo pensò che la donna che era stata non c'era più e che forse non era un male perché si sentiva cresciuta, arricchita dall'esperienza e dalla vita e ormai sicura dell'amore di Ross, un amore ritrovato fortuitamente, cresciuto, adulto, che aveva affrontato la più terribile delle tempeste uscendone più forte di prima. Era ancora incredula, ora che ci pensava...

Ross...”.

Lui la guardò, la strinse a se sentendo la stessa tempesta nel suo cuore, la abbracciò e la baciò. “Andrà tutto bene”.

Saremo davvero una famiglia? Non hai ripensamenti? Non sarà troppo per te, prenderci tutti?”. Demelza aveva paura... A caldo, col cuore, Ross aveva scelto. Ma ora, a Nampara, si rendeva conto di quale grande sfida sarebbe stata quella.

Ross le accarezzò il viso, prendendoglielo fra le mani. “Parli dei gemelli?”.

Sì”.

Li adoro e lo sai”.

Lo so, ma esserne padre è diverso”.

Ross, a quelle parole, guardò verso la porta dietro cui erano scomparsi i bambini. “Mettiamola così: Hugh ha cresciuto con amore i miei due bambini e io sento di dovergli restituire il favore. Non per senso del dovere, non solo per quello, almeno... Jeremy e Clowance hanno dato a lui un motivo per vivere e diventare migliore e hanno arricchito il suo cuore. E i gemelli hanno fatto lo stesso con me e non so se sia un potere insito nei bambini, ma io li amo come lui ha amato i miei figli. E non c'è gelosia in questo, non più. Solo gratitudine... E amo te e quindi non posso fare a meno di farlo con tutto ciò che ti riguarda”.

Calde lacrime, di gioia e sollievo, presero a scendere dal viso di Demelza. La voce di Ross era profonda, gentile, inebriante... E terribilmente sincera. “Sei reale, Ross?”.

Lui rise. “Certo, sono qui davanti a te”.

Gli strinse la camicia, forte, come se avesse avuto paura che lui se ne andasse di nuovo. “Non scomparirai?”.

Ross la strinse a se. “Mai più Demelza, mai più...”.

Giuralo!”.

La baciò, sulle labbra, lentamente. “Lo giuro... E se un giorno qualcuno mi chiedesse cos'è l'amore, allora gli racconterò di te. Non esiste spiegazione migliore e non esiste uomo così folle da poterne fare a meno”.

Non aveva mai conosciuto Ross in versione così romantica e anche se non era un poeta, sapeva dire cose infinitamente belle quando si presentavano il momento giusto, l'occasione giusta, la giusta atmosfera. Non ogni giorno, di tanto in tanto... E quando succedeva, inaspettatamente, tutto diventava speciale. E a quelle parole, si sentì finalmente forte. “E allora sono pronta”.

Per cosa?”.

Per entrare nella nostra casa”.

Anche io”.

E prendendola per mano, fianco a fianco, insieme varcarono la porta di Nampara.


  
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