Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: LaSignorinaRotterMaier    06/09/2019    0 recensioni
[ Storia partecipante al Contest " Specchi, ombre e presagi: il doppelgänger II edizione" indetto da Shilyss sul forum di EFP. ]
[Storia partecipante al Contest " Tattoo Studio" indetto da wurags sul forum di EFP.]
[Partecipa al contest "Sitting in my room, with a needle in my hand" indetto da Soul_Shine sul forum di EFP.]
Cole e Zoe sono due disperati che, attraverso un viaggio senza meta e né destinazione, tentano di staccare la spina dalle loro vite disastrose.
E come un battito d'ali, questa breve esperienza li cambierà per sempre.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

In un battito di ali.

 
 
 
 
 
 
 
 
Lo guardo come se avessi davanti una forte luce, quella che da tempo cerco per scappare da questa vita grama.
Non ho mai viaggiato perché avevo il timore di annoiarmi e di ritrovarmi e sentirmi sola anche se insieme a qualcun altro.
Ho ventisei anni e non ho mai lasciato la Florida… è imbarazzante. Quando mia sorella mi poneva quelle domande apparentemente innocue, ma subdole a loro modo, mi sentivo come un pesce fuor d’acqua: “Cos’hai fatto nel weekend?” Non è che debba uscire per forza tutti i venerdì e sabati sera, manco me lo avesse prescritto il medico. Capita, a volte, che sono talmente giù di corda – e capita quasi sempre a dir la verità – da non reputare opportuno andare in qualche locale e mostrare la mia faccia appestata all’intera società. Mi rinchiudo in camera e guardo qualche serie su Netflix, ingozzandomi di patatine. Che cosa c’è di male?
Oppure: “Cosa fai a Capodanno?” Di certo non ho in programma di baciare qualcuno a mezzanotte e no, nemmeno avere un frettoloso rapporto sessuale di natura scaramantica perché, come si suol dire: “Chi non scopa a Capodanno, non scopa tutto l’anno”.
Ma, naturalmente, non può mancare la domanda più insidiosa di tutte: “Che programmi hai per l’estate?” Perché mai dovrei avere per forza in serbo qualche viaggio? Non ho mai avuto il coraggio di partire in gruppo perché ho una capacità di adattamento vergognosamente scarsa, figuriamoci di stare per parecchio tempo fuori dalla mia comfort-zone. Preferisco passare quelle settimane di relax facendo qualsiasi cosa e l’anno scorso mi cimentai in un corso di fotografia per esempio, una delle mie più grandi passioni.
Tuttavia, la proposta che mi ha fatto Cole, invece, mi entusiasma.
 
<< Ti ho lasciata senza parole? >>
 
Mi sorride, con quella smorfia che gli conferisce un’aria da vecchio volpone che se la sta spassando mentre guarda la mia faccia confusa e meravigliata.
 
<< È… un po' improvviso >>
 
<< Vedilo come un tentativo di due disperati che cercano di staccare la spina dalla loro vita di merda >>
 
Mi scappa una piccola risata al pensiero di quanto quelle parole rappresentino quella che è la realtà dei fatti: noi siamo per davvero due disperati che tentano da anni la fuga.
 
<< Hai già in mente una meta? >>
 
Lo vedo spalancare il suo sorriso in uno a trentadue denti e devo ammettere che la sua allegria mi contagia ed è strano, considerato che io e il buonumore camminiamo su due strade opposte ed asincrone.
 
<< Dobbiamo per forza averla? >>
 
Questo botta e risposta così naturale non solo mi fa sentire a mio agio, mi ammalia, mi affascina. Non ho mai incontrato un ragazzo come lui. Non che abbia tanta esperienza in merito ma, seppur l’avessi avuta, mai nessuno sarebbe stato come Cole. Ne sono certa.
Forse, nella mia miserabile vita, ho bisogno esattamente di questo: di uno sconosciuto che mi propone di commettere qualche follia. Se potessi cristallizzare questo momento, imbalsamarlo, metterlo sotto formaldeide e conservarlo così com’è, lo farei. Non perché sia un momento perfetto, quello che aspettavo da una vita, ma perché è stato in grado di generare dentro di me una sensazione di adrenalina che mai ho provato in vita mia. Chissà? Potrei stare meglio dopo questo viaggio. Sentirmi viva, non procurandomi dolore per accorgermi di esistere. Vivere bene. Vivere serena e non di merda. Vivere come una che, per la prima volta, non se ne frega un cazzo di dover fare per forza qualcosa nei weekend, ai Capodanni e in estate per sentirsi al pari con gli altri. Vivere di cose normali e non dover essere troppo stravagante per trovare una felicità che di fatto non esiste. Un vivere così… spensierato.
 
<< Vieni con me >> mi dice, afferrandomi una mano e invogliando ad alzarmi da lì.
 
Entrambi, con lo zaino in spalla, ci dirigiamo verso l’uscita del treno e senza badare a quale fermata scendere, siamo fuori dal mezzo di trasporto.
 
<< Cosa hai in mente? >> gli chiedo, un po' affannata.
 
Stiamo correndo fuori dalla stazione ferroviaria e lui mi tiene ancora per mano. Per quanto sia tutto così assurdo, non riesco a trattenere l’eccitazione. Chiunque al mio posto e con un po' di sale in zucca, sarebbe stato riluttante nell’accettare una proposta del genere. È la cosa più giusta da fare, in effetti. Ma, se consideriamo che per tutta la vita ho sempre dato ascolto a quello che mi dicevano gli altri, per una volta, voglio dar retta ai miei desideri e se seguire uno sconosciuto in un viaggio senza destinazione è ciò di cui ho bisogno per sentirmi viva, non m’importa niente del resto.
Quando usciamo fuori dalla stazione, mi rendo conto di trovarmi a Orlando. È soprannominata “La bellissima città” e il simbolo che la contraddistingue è il lago Eola. Per il suo clima subtropicale, è spesso devastata da uragani ma la popolazione ha imparato a conviverci, attrezzandosi di conseguenza e non rappresentando più un problema né per loro e nemmeno per i turisti.
 
<< Adesso, non dobbiamo fare altro che aspettare >> dice Cole, portandosi una sigaretta alle labbra, per ammazzare il tempo.
 
Lo guardo con espressione disorientata e lui prontamente mi assicura di non essere un malintenzionato che ha l’intento di rapirmi e chiedere riscatto alla mia famiglia.
 
<< Non sono preoccupata di questo… paradossalmente >> preciso a dire, facendomi scappare un sorriso << È che non capisco il motivo di questa attesa >>
 
<< Lo so che è difficile data la situazione ma devi provare a fidarti di me >>
 
 Lo vedo mentre guarda davanti a sé e sorride, aspirando il tabacco da quella portatrice di tumori.
 
<< Hai la patente? >>
 
<< Sì >>
 
<< Te la cavi a guidare? >>
 
<< Non che ami farlo ma, sì, non sono ancora divenuta un pericolo pubblico >>
 
<< Perfetto >>
 
Improvvisamente un’auto decapottabile di un vivido rosso fiammeggiante si ferma di fronte a noi. A bordo c’è un ragazzo piuttosto magrolino e con le guance scavate. Non mi sembra che il tipo goda di ottima salute ma non mi soffermo più di tanto, piuttosto mi concentro su Cole che prende a volo le chiavi del veicolo e mi invita a depositare lo zaino nel cofano.
 
<< Per adesso sarai tu alla guida e stasera ti darò io il cambio >> proferisce, porgendomi le chiavi.
 
Le presi di rimando ma non riuscendo ancora a focalizzare per bene la situazione. Seguo Cole in ogni sua movenza, mentre abbraccia quel suo amico e lo saluta come se entrambi avessero consapevolezza che non si sarebbero mai più rivisti.
Prendo posto al lato guida e accendo la macchina, facendo rombare i motori. Nonostante sia una Fiat 124 spider oldtimer, è ben piazzata. Non sono una gran fanatica di automobili, per carità ma, grazie a mio padre che da bambina mi portava a spasso in mostre di macchine d’epoca piuttosto che nei parchi, sono abbastanza informata al riguardo. Lui ha sempre desiderato un figlio maschio e per sua somma felicità, gli sono capitate due femmine. In assenza di qualcuno con cui condividere le sue passioni per le auto e, considerando pure che Patty è la cocca di mamma, ha ripiegato su di me questo suo bisogno di colmare le sue mancanze.
 
<< Sei pronta? >> domanda Cole, prendendo posto anche lui in auto.
 
<< Prontissima >>
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per qualche strano caso del destino, mi sono ritrovato a parlare della mia vita di merda con Zoe ed è un evento più unico che raro considerando che non sono il tipo che sbandiera ai quattro venti i propri fatti personali. Ma, lei ha uno strano ascendente su di me: non m’imbarazza, non mi fa sentire costantemente sotto giudizio.  Mi sono esposto e lei mi ha compreso. Sono stato criticato, è vero, ma costruttivamente. Mi ha offerto prospettive diverse, intuizioni originali, riflessioni spassose ma talvolta anche amare. Zoe ha un animo delicato e sanguigno, una mentalità vivace e feconda, un atteggiamento ironico, sincero e aperto alle persone e alla vita, in tutte le sue sorprese e contraddizioni. Non è che starò sognando? Insomma… Non può esistere una ragazza che vada così in sintonia con me, che sono una testa di cazzo.
Nella mia vita non ho fatto altro che prendere decisioni sbagliate e non incolpo nessuno di questo, sono io la causa del mio malessere esistenziale. Avrei potuto frequentare il college - l’intelligenza non mi manca -  eppure ho preferito spacciare droga e seguire le orme di mio padre, un uomo che si commuove facilmente. Gli ho visto scivolare lacrime sulle guance innumerevoli volte e da piccolo non lo reputavo figo, per niente. Ero cresciuto con l’idea che gli uomini dovevano puzzare di testosterone, impassibili, virili e che non si dovevano lasciar scalfire da nulla. Vedere puntualmente mio padre manifestare le sue emozioni, lo faceva apparire un debole ai miei occhi. Ma ora, alla veneranda età di ventisei anni, ho capito che la capacità di piangere da parte di un uomo rappresenta un atto di profonda intelligenza, perché vuol dire che è consapevole della propria dimensione emotiva. Si è ritrovato a condurre una miserevole vita per colpa della mia cocainomane madre. È morta molti anni fa da overdose e papà, non sapendo come affrontare la situazione e con un nanerottolo di appena tre anni sulle spalle, si è dato allo spaccio.
Lo sento di rado ora ma, ogni volta che ascolto la sua voce al cellulare, mi dona una rassicurante sensazione di tranquillità.
 
<< Che dici? Per stasera ci fermiamo a Jacksonville? >>
 
<< Non ce n’è bisogno >> le dico, allontanando la sigaretta dalle labbra << Posso prendere io il tuo posto >>
 
<< Te lo dico chiaramente >> la vedo sorridere imbarazzata << Non so tu, ma noi esseri umani dobbiamo soddisfare i nostri bisogni primari>>
 
<< Ci siamo fermati quaranta minuti fa all’autogrill. Soffrirai mica di incontinenza? >> le dico, ridendo per quel buffetto istintivo che lei ha lanciato al mio braccio.
 
<< Idiota! Viaggiare on the road significa che ad un certo punto dobbiamo pur fermarci da qualche parte e visitare la città >>
 
<< Non hai tutti i torti >> alzo le mani in segno di resa.
 
<< Devi sapere una cosa di me >> esordisce, con sguardo beffardo << Io non ho mai torto >> conclude, girando di botto per l’uscita della Main St. Bridge, in direzione della Ocean St., entrando definitivamente a Jacksonville.
 
Dopo pochi metri, ci avviciniamo ad un veicolo che, a detta di Trip Advisor, vende il miglior cibo spazzatura ambulante di tutta Jacksonville. In effetti, quei sandwich non sono affatto male e dall’espressione soddisfatta che ha Zoe sulla faccia, anche lei sembra gradire. Anche io vorrei godere come lei di quel pasto ma un martellante pensiero mi frena dal farlo.
 
<< Dimmi qualcosa su di te >> esordisco all’improvviso.
Morde il panino e mi fissa, trattenendo un sorriso. Sorseggia della Coca Cola e mi sta chiaramente tenendo sulle spine, di proposito.
 
<< Non avevi detto che non ti piace impicciarti delle turbe altrui? >>
 
<< Beh… è vero. >> le rispondo, non lasciandomi smontare dai suoi vani tentativi di spegnere la mia irrefrenabile curiosità << Ma ora la situazione è diversa >>
 
Stranamente, non fa alcuna obiezione e mi accontenta. Probabilmente sente l’esigenza di parlare con qualcuno e io sono capitato al momento giusto seppur ci conosciamo da appena dieci ore.
 
<< Devi sapere che, in tutta la mia vita, verso in uno stato di paranoia catatonica >> inizia a dire, così, di punto in bianco e poi prosegue << Mi capita di piagnucolare spesso e, a differenza di tuo padre, non ho sempre un vero motivo. Per me non rappresenta nessun problema manifestare le mie emozioni anche quando non conosco perfettamente il perché, mi sta bene, davvero. Ma, quando ho qualcuno che rompe i coglioni sul perché piango o fa discorsi stereotipati riguardo al reagire su qualsiasi cosa mi sia successa… mi sale il nervosismo. A volte piangere è un modo per far respirare l’anima, per rallentare l’apnea, per smollare la tensione accumulata ma gli americani medi tendono a non capirlo subito >>
 
Accendo una sigaretta, sorridendo per i suoi modi molto diretti e schietti. Adoro ascoltarla perché non è per nulla noiosa, al contrario, è sarcastica, ironica e divertente. Mi piace.
 
<< Insomma, conosco bene i miei demoni, quelle forze oscure della mia psiche che aggravano la mia condizione di degrado ma, chi mi sta intorno, non ne ha minimamente idea. Appunto per questo, dovrebbero evitare di parlare a vanvera. A che serve farlo? Solo ad indispettirmi e mia sorella Patty riesce magistralmente in questo. Non lo fa nemmeno perché è una persona premurosa e vuole il mio bene, anzi. Il suo obiettivo è semplicemente quello di atteggiarsi a donna matura e vissuta e ci tengo a precisare che è più piccola di me. Capisci, dunque, che i suoi spettacolini del cazzo non attaccano affatto con la sottoscritta. Insomma, alcuni dolori li sopporti ma altri sono talmente radicati da essere intoccabili, nessuno può avvicinarsi. Sono dei veri malfunzionamenti interiori coi quali bisogna scendere a compromessi e imparare a conviverci. Per fortuna, il mio psicoterapeuta è stato molto bravo a trovarli per me e non dico che ora stia bene ma almeno ora riesco a vivere una vita dignitosa >>
 
<< Psicoterapeuta? E per cosa ti serviva? >>
 
<< Cole >> mi dice, con tono ammonitore << Vuoi che ti parli di me? Non farmi pentire della mia decisione facendo queste domande, per favore >>
 
<< Va bene, va bene. Scusami >> le rispondo, alzando le mani.
 
<< Stavo dicendo… Ah, sì! Vivere una vita dignitosa vuol dire che nonostante il tanfo dei problemi irrisolti, delle ansie, delle paure, dei fallimenti, delle debolezze, l’olezzo indigesto del disamore per se stessi, bisogna semplicemente continuare a vivere e io solo recentemente sono arrivata a questa conclusione. Prima ero un modello di disordine, di indisciplina, di ribellione a me stessa, ero il più sordido contrappasso che si possa immaginare e adesso sono anche altro. E così, mentre quel pover’uomo del mio psicologo mi ascoltava, mi guardava piangere, pazientava di fronte a quei miei silenzi perché non sempre avevo voglia di dirgli che mi consideravo solo una deprimente cicciona che provava molto spesso a farsi del male; è riuscito a mettere a posto la mia vita. Se da un lato ha compiuto un miracolo – letteralmente - dall’altra, ha creato una dipendenza. Io dipendo da lui e se mi dicesse un giorno di non respirare, devo farlo se voglio stare bene >>
 
Prende una pausa, conservando il panino rimasto, accartocciando l’alluminio. Non aveva più fame e non la biasimo.
So cosa vuol dire avere l’inquietudine in corpo e, quando arriva, difficilmente va via. È un ospite sgradito che sporca le giornate e occupa i spazi più interiori e profondi dell’animo umano. Steve diceva spesso che è necessario agire quando si è in questo filone emotivo. Ma, puntualmente, mi chiedevo quando era il momento giusto per farlo, sembrava non esserlo mai.
 
<< Zoe >> la chiamo, porgendole l’ultimo sorso di Guinness << La vita fa davvero schifo >>
 
<< Non posso che essere d’accordo con te >> mi risponde, afferrando la bibita e scolandosela in una sola volta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Io e Cole abbiamo deciso di rimanere a Jacksonville per la notte e ripartire l’indomani, verso un’altra casuale meta. Stavolta è lui al volante e devo ammettere che, a guardarlo meglio, è proprio un gran figo. È alto, muscolatura ben piazzata, capelli chiari e leggermente ondulati, occhi azzurri e un sorriso da far impazzire chiunque. Inoltre, è simpatico, furbo – fin troppo – e ha quella dose accettabile di “stronzaggine” che non guasta nella vita.
 
<< Terra chiama Zoe! >> esclama Cole, riportandomi bruscamente alla realtà.
 
<< Che succede? >> gli rispondo, dandomi un tono per nascondere il mio imbarazzo per quei miei pensieri assurdi su di lui.
 
<< Ti va di fare una sosta? >>
 
<< E dove? >>
 
Cole mi indica una villa imbrattata e messa in disordine da dei ragazzi universitari che stanno facendo baldoria.
 
<< Vuoi intrufolarti a casa di sconosciuti? >>
 
<< Perché no? >> dice, esibendo quel suo arrapante sorriso.
 
<< Non credo sia una buona idea >> gli dico, scendendo dalla macchina. << Se vuoi non sei costretto a non andarci, io mi farò un giro per la città >>
 
<< Dai, ti proteggo io dai malintenzionati >> esce anche lui dall’auto << Avanti, seguimi! >> conclude, prendendo la mano e trascinandomi alla festa. Entriamo e mentre lui si mescola alla gente, io sparisco e mi defilo. Vado lontano da quell’inferno pieno di tentazioni e in fretta, prima che Cole si accorga della mia assenza.
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: LaSignorinaRotterMaier