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Autore: PandaNemoMinerva    08/09/2019    3 recensioni
In un momento di normale, assolato pomeriggio di pace, Luna riflette.
Perché di luna ce n'è una sola e Luna, al sole, semplicemente non esiste.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Artemis, Diana, Luna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più serie, Contesto generale/vago
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Luna si stiracchiò pigramente al sole.
Accanto a lei, Chibiusa disegnava tranquilla.
Le ragazze studiavano, al tempio di Rei come tutti i pomeriggi, e lei poteva godersi il sole.
Ogni tanto, ad intrecciarsi con il rumore dei pastelli sul foglio e il canto degli uccellini, le lamentele di Minako e Usagi quando incontravano un passaggio difficile nei compiti che stavano svolgendo.
Sembrava che la vita si fosse assestata su un piano di ordinaria stabilità e ne era felice.
E preoccupata.
Era contenta che le ragazze potessero passare le giornate come normarli adolescenti, ma sapeva che prima o poi avrebbero dovuto affrontare qualche altra minaccia.
Era inevitabile.
Potevano contare sulle previsioni di Rei, ma riteneva che rilassarsi troppo non fosse prudente.
Aveva parlato con Artemis, giorni addietro, per decidere il da farsi ed entrambi si erano trovati d’accordo su un punto.
Erano una squadra, ma erano anche divisi.
Avevano saputo che Michiru era partita ed erano stati felici per lei, aveva vinto una borsa di studio importante ed erano in un momento di pace.
Ma, era pur vero che con Haruka, rimasta in città, intrattenevano ben pochi rapporti.
Col passare del tempo erano state attaccate da nemici sempre più forti e crudeli, e la cooperazione fra Inners ed Outers era diventata fondamentale.
Entrambi avevano convenuto quanto lo stretto legame fra le Inners le avesse aiutate in ogni battaglia e quanto, invece, la distanza con le Outers le avesse divise ed indebolite.
Se s’incontravano al di fuori delle battaglie era quasi sempre per un caso fortuito o perché le Outers stavano sorvegliando possibili bersagli.
Compatibilmente con le differenze d’età e di carattere avrebbero dovuto frequentarsi di più, legare maggiormente.
Sia per fortificare i rapporti personali, sia per cooperare al meglio in caso di futuri scontri.
Allenarsi sarebbe stato proficuo per tutti, anche per quando il regno di Usagi sarebbe iniziato e sarebbero stati costretti ad entrare nei loro ruoli.
Un profondo sospiro la scosse e qualcosa la spinse ad acciambellarsi strettamente e ad affondare il muso nella coda.
Che ruolo avrebbe avuto?
Non lo sapeva.
All’inizio Usagi e le Sailor avevano avuto molto bisogno di lei e di Artemis, erano le fonti del loro sapere, avevano fornito le penne magiche e i vari amuleti.
Ora, però, le ragazze erano diventate autonome, indipendenti, e lei si era ritrovata ai margini.
Non sarebbe stata altro che l’animale da compagnia di Usagi.
Animale da compagnia.
Ecco una cosa che non riusciva ad accettare.
Rimanere un gatto.
Invidiava profondamente le ragazze.
Avevano occupazioni, compiti e svaghi, amori e delusioni, si scambiavano abiti e si prendevano in giro.
Erano umane.
Voleva esserlo anche lei.
Voleva pensare a quale nuovo taglio di capelli sfoggiare, a che vestito indossare per un appuntamento, scegliere un percorso di studi, disperarsi per un esame difficile, gioire per un bel voto o piangere per uno brutto.
Ma per com’era non poteva far altro che allisciarsi il pelo e sputarne grumi dalla bocca.
Una volta Usagi le aveva comprato un vestitino in un negozio d’animali, molto simile a quello di cui s’era innamorata quando l’aveva accompagnata a fare shopping.
Quello sul manichino era un modello stile anni 50, con la gonna a campana e piccoli pois sullo sfondo azzurro.
Ci si era immaginata dentro, e si era vista briosa ed elegante, magari avrebbe fermato i capelli con un laccio di raso.
Ma quando aveva indossato il dono di Usagi si era sentita solo ridicola, a dispetto dei complimenti di lei.
Una bestiola agghindata a carnevale, un mostruoso clown in tessuto sintetico e tulle.
Cosa se ne faceva lei, un gatto, di un vestito?
L’avrebbe sfoggiato per un appuntamento con Artemis davanti ad una ciotola di latte?
Assurdo.
Ridicolo.
Mortificante.
Rimasta sola, si era rotolata sul pavimento tentando di toglierselo, aveva grattato e morso la stoffa finchè non aveva ridotto l’abito a brandelli.
Aveva vissuto nel mondo umano, sulla Terra, con i terrestri.
Aveva capito di voler essere una di loro.
Pure se il destino era diverso, con Artemis e Diana.
Voleva bene alla gattina, ma voleva altro dalla vita.
Tutto qui.
Man mano che vedeva le ragazze crescere, innamorarsi, progettare il loro futuro, era diventata sempre più insofferente verso il suo corpo animale e tutto ciò che lo riguardava.
Odiava sputare palle di pelo, odiava dover usare una scatola di sabbia e che qualcuno pulisse quando sporcava, odiava andare in calore e provare solo la brama d’accoppiarsi come un animale, appunto, ed usava i suoi limitati poteri per inibire quel periodo.
Ricordava con dolore i primi periodi terrestri impegnata nella ricerca della Principessa, quando capitava, veniva letteralmente inseguita e accerchiata dai gatti maschi.
Uno di loro l’aveva graffiata al fianco e quasi presa.
I suoi poteri erano esplosi senza alcun controllo, il gatto era stato scagliato via e lei, libera, non aveva fatto altro che correre all’impazzata, terrorizzata.
Fuggendo via e trovando riparo si era sentita violentata, sporca e tremante, un usato guscio vuoto.
Era il suo corpo felino a sentire il bisogno dell’accoppiamento, non era lei a volerlo, né voleva che un gatto le montasse sopra: per lui era solo un altro utero pronto da ingravidare per diffondere il proprio patrimonio genetico.
S’era accorta dopo, una volta recuperati calma e respiro, che il calore si era fermato di scatto: l’aveva inibito con i poteri per pura difesa, non sentiva più quella sofferenza bisognosa e svilente.
Era di nuovo sé stessa, corpo e mente, e non veniva più inseguita per strada o sugli alberi.
Da quel giorno l’aveva sempre fatto, usare i poteri in quel modo.
Artemis non era un felino comune, era come lei.
Ma era un gatto, per quando dotato di poteri e parola.
Ma ad Artemis andava bene così, adorava la piccola Diana e (lo sospettava, immaginava, credeva, ipotizzava) per lui era divertente avere un harem miagolante di calde scie da seguire.

E lei, Luna, voleva avere un corpo a cui stringersi e da cui farsi stringere, pelle da scoprire poco alla volta esplorandone il gusto ed il tatto, dita da intrecciare e da cui farsi accarezzare, parole da ascoltare e sussurrare.
Non gnaulii, pelo e un accoppiamento, una monta cruda ed animale scevra di tenerezze e amore.
Ma lei, Luna, era solo una gatta, per quanto dotata di pensiero e parola.
 

 
§°§°§Angolo di Panda°§°§°§
Ciao a voi e ben arrivati nella mia storia, grazie per essere giunti sin qui.
Questa OS è in realta parte di una long che stavo scrivendo, ma che temo non pubblicherò mai, quindi la posto così.
Mi sono sempre chiesta come fosse per Luna essere un essere senziente e ritrovarsi un corpo animale.
Annusare, vivere e respirare le vite di ragazze che crescono e sono colme di progetti e sogni e vita e pronte per il loro futuro di Guerriere e Sovrana. Il tutto sapendo che per lei non ci sarà mai nulla di  ciò perché ha un piccolo, adorabile, limitante corpo felino. E che futurò può avere un gatto in un regno planetario fatto di terrestri, umani ed alieni?
E quello sopra è il risultato. 
Spero vi sia piaciuto e che mi lascerete un parere ed una traccia del vostro passaggio. 
Grazie a tutt* e spero di riuscire a pubblicare ancora qualcosa (anche se temo saranno cose Seiya/Usagi, scs) 


 
   
 
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