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Autore: shana8998    09/09/2019    0 recensioni
Sesilia James ha 24 anni. Un contratto di tre anni per Flaere una rivista di moda gestita dalla sua amica Victoria ed una vita abbastanza ordinaria , amici, lavoro e la sua storia sentimentale in rotta di collisione.
Una mattina però la proposta di Victoria le sconvolge la giornata. Sesilia deve salvare Flaere e per farlo dovrà volare a Chicago per intervistare il cantate di fama internazionale Jake Whiters ...C'è un solo problema ...Jake è da sempre stato l'amore della sua vita sin da quando avevano 12 anni e vivevano in un piccolo paesino di campagna. Riuscirà Sesilia a non cedere alle tentazioni del suo passato con lui mantenendo salda la storia con il suo ragazzo ?
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Tutto quello che vedo appena chiudo gli occhi è lo sguardo sul viso di Jake mentre gli dico che è come suo padre.
Non dicevo sul serio.
Lui non è come quella bestia. Jake è dolce, affettuoso , romantico...Lui, non ha nulla di Paul.
Sono passati otto mesi da quell'episodio. Otto mesi...E mai un giorno in cui non ho pensato a lui ,a quel momento.
Non ho più avuto sue notizie. Forse, non le ho nemmeno volute avere.
Da quando sono tornata a casa mia, alla mia piccola vita "del cazzo" come mi ha urlato lui , non ho più sfogliato un giornale, letto un tabloid , guardato i giganteschi schermi che albeggiano per strada , per paura di vederlo li, fatto , a cantare qualche canzone scritta pensando chissà a cosa.
Ho dimenticato la sua voce . E' assurdo dimenticare la voce di un uomo che ami e che fa il cantante . Eppure io l'ho fatto. 
Ho resettato tutti i momenti passati con lui, eliminato ogni ricordo , ogni traccia della sua persona, non mi è rimasto più nulla di lui a parte quel momento. Quella litigata.
Il senso di colpa che mi opprime non riesce a sbarazzarsi di me.
L'ho abbandonato nel momento in cui lui aveva più bisogno.  Ma non sono sicura di come avrei potuto aiutarlo. 
E' una situazione sin troppo più grande di me.

"Ho avuto così paura"

Cerco di giustificarmi da mesi , ma fondamentalmente mi sento come si sentirebbe un latitante.
Posso continuare a ripetermi qualsiasi scusa sciocca. Quel senso di colpa, l'aver abbandonato Jake, questo non cambia.

Termino la mia giornata di lavoro al Brighiston Palace e lo lascio alla svelta.
Da otto mesi, ogni giorno lo passo come il precedente. Esco la mattina, torno verso sera , un buon libro , una cenetta veloce poi si riparte. Ogni giorno come il precedente. Come se mi stessi punendo.
Questa sera piove.
Sono sotto il diluvio con un giornale stropicciato a coprirmi, si fa per dire, solo la testa  mentre il resto del corpo si bagna corposamente. Nonostante ciò, resto impassibile.
Non ho fretta di attraversare la strada e raggiungere la tettoia del piccolo localino di chincaglierie difronte a me come sta facendo il resto dei passanti. Non ho fretta di assicurarmi che il mio impermeabile costoso si rovini, ne che la mia piega si arrufi . Non ho fretta. Non me ne frega niente di tutto ciò che interessa a quelle persone intorno a me. Io, ho il vuoto dentro.
Resto ferma, immobile e penso che stia passando un attimo , invece devo stare li a fissare il vuoto da diversi minuti perché qualche passante o collega del giornale, mi riguarda con titubanza. Tiro giù il quotidiano con cui mi stavo coprendo il capo, ormai fradicio e spaginato. 

"Perché è successo tutto così come un ceffone che non ti aspetti in piena faccia?"

Sto per ripartire , ho appena deciso di tornare a casa , quando le gocce di pioggia smettono di bagnare il mio soprabito. Sussulto. 

-Sei fradicia.-

Il battito del cuore nel mio petto si arresta all'improvviso.
Non ho dimenticato la sua voce. Non ho scordato il suo profumo.
Mi volto.

Provo una sensazione del tutto sconosciuta , di stordimento.
Non c'è nessuno dietro di me, non c'è nessuno che mi ha coperto, ha solo smesso di piovere.
Mi guardo intorno, ancora  ed ancora.
Io l'ho sentita quella voce. 
Scoppio a piangere in silenzio.
Solo in quella frazione di secondo , capisco che non dimenticherò mai Jake.
Lo amo.

Ho gli occhi ancora impastati quando li apro. E' mattina. 
Nella testa ho ancora quel senso di incertezza per ciò che mi era capitato uscita dal mio ufficio , solo poche ore prima.
Ma ora ho una certezza. Non posso stare qui , a nascondermi da Jake , dal suo, anzi nostro problema, per sempre.
Mi alzo di scatto e le molle del materasso ballano per il movimento brusco.
Ho bisogno della biancheria pulita, di qualche abito e ...Un biglietto.
Mando un messaggio a Vic. 

"Parto, ho bisogno di farlo."

Lei mi risponde in fretta , è contenta della mia decisione. Probabilmente non ne poteva più di vedermi ridotta in quello stato.

Poche ore dopo sono in aeroporto, con un biglietto per Chicago fra le mani.
Ho chiamato una delle sue guardie del corpo, per la chiave della suite.
Non avevo chiesto se lui fosse a Chicago o in tour , ma poco importava, lo avrei aspettato in quella stanza anche per tutta la vita.

Il viaggio sembra durare un eternità, ma quando finalmente atterro e vedo i volti conosciuti di Stuart e Dave , mi sembra di non aver passato nemmeno un secondo su quell'aereo, o lontana da li.
Li saluto calorosamente , ma c'è qualcosa di strano nei loro volti.
Mi scortano fino all'albergo. Parliamo poco in auto, sono impegnati con le auricolari.
Continuo a ripetermi che c'è qualcosa che non torna, che manca.
-Ecco il pass.-. Dave mi porge la tessera.
-Che succede?-. Lo fisso in volto.
Lui non risponde , si allontana come un cane bastonato e i miei sospetti ora, sono un'onda che si infrange dentro la mia testa fino a farmi male.

Passo la tessera nella fessura meccanica ed il "tlac" della porta che si apre, mi fa salire un brivido lungo la schiena.
Entro. E' tutto in ordine. C'è un intenso profumo di prodotti per pulire che invade tutta l'area. Di Jake non c'è nulla in quel profumo.
Ad un tratto una domestica spunta dal nulla facendomi gettare un gridolino che mi muore in gola.
-Buongiorno.-.
Dice sorridendo graziosamente.
-Salve.-.La voce mi trema leggermente. -Jake?-. 
La domestica mi lancia un'occhiata al sapore di rammarico. 
-Il signor Whiters, non c'è al momento. Mi dispiace.-.
La delusione mi divora.
-E sa quando torna?.-.
La donna fa per riprendersi le sue cose e passandomi affianco con secchio e stracci fra le mani mi risponde timida :
-Signorina mi rincresce farle sapere che sono sei mesi che il signor Whiters non fa ritorno qui. Credo sia in una clinica nel West Side.-.
Strabuzzo lo sguardo.
-Che clinica?-.
Le vedo le guance diventare paonazze.
-Una di quelle cliniche per crolli psicotici.-. Dice frettolosamente , tanto che le ultime parole le mangia quasi come se avesse avuto paura ad averle pronunciate  Esce in fretta poi, senza dirmi altro , solo un "buongiorno mi scusi".

-Quando avevate intenzione di dirmelo?-.  Grido nella cornetta del telefono.
-Come sarebbe a dire non abbiamo detto nulla nemmeno alla stampa. IO NON SONO LA STAMPA, IO SONO LA SUA RAGAZZA.-.

Credo che ogni centimetro di me stia morendo mentre sento le parole di Dave uscire dai forelli del microfono.
Mi aveva consigliato lui di abbandonarlo...Era stato lui! Non solo io, non ho deciso da sola di sparire dalla vita di Jake.

"-Mi dispiace Sesy, anche se avrei dovuto dirtelo, abbiamo ritenuto che fosse meglio lasciare tutto nella privacy-"
Mi passo una mano fra i capelli. Sono carica di nervi.
Mi avevano negato di sapere che l'uomo che amo, ha avuto un crollo psicotico dovuto probabilmente a tutto ciò che gli stava succedendo , peggiorato dall'abuso di droghe, che non erano più solo cocaina.
Dave me ne aveva elencate almeno tre diverse , ed io, ero rimasta li ad ascoltarlo inerme.

"Posso andare a trovarlo?"

Dave non sembrava molto convinto quando ho supplicato con la voce che mi rispondesse di si.

"Sai", mi ha risposto, "forse non è il caso".

Ma io non potevo per nessun motivo essere arrivata sin li, per rinunciare a tutto lasciando che i sensi di colpa distruggessero anche me , come era stato distrutto Jake.
Così, la sera stessa , ho pagato l'hostess dell'albergo perché mi fornisse una copia del pass della stanza di Dave, ed il resto è stato più che semplice per una che ,come me , che perde tempo la sera a vedere video di come si usano programmi ed applicazioni di Pc e cellulari.
Sono entrata tramite il pc di Dave nel loro archivio delle chiamate , ed eccolo li...Il numero della clinica Santa Lucia nel West Side.
L'ho ricopiato velocemente su un pezzo di carta , e sono sgattaiolata fuori dalla stanza cercando di non lasciare tracce di me, con la consapevolezza che l'indomani sarei stata li, da lui.




   
 
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