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Autore: Mave    10/09/2019    1 recensioni
Amy è intraprendente e testarda, Colin è riflessivo e in cerca di sé stesso, Ephram è ironico e arguto, Laynie è spigolosa e frizzante, Bright è esuberante ma profondo, Hanna è insicura e sognatrice.
Sei personalità diverse, sei amici, sei ragazzi che crescono ad Everwood...
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il giovane tirocinante, giunto ad Everwood soltanto poche ore prima, cercava di rispondere esaurientemente alla raffica di domande con cui il Dottor Abbott lo stava mettendo sotto torchio da quaranta minuti abbondanti.

Ormai dalle tazze di thè, che Rose aveva portato in tavola ancora bollenti, non fuoriusciva più nessuno sbuffo di vapore.

Bright rientrò allegro ma il motivetto che stava fischiettando gli morì in gola quando si accorse che avevano ospiti.

“Tempismo perfetto! Arrivi giusto in tempo per partecipare alla nostra costruttiva conversazione. Magari potresti avere anche qualche dritta sulle scelte da fare per il tuo futuro…”

Harold lo aveva puntato con il suo sguardo da lince e suo figlio cercava di trovare alla svelta una via di fuga per svicolare da quel fiume di parole e soprattutto da quel bellimbusto che sedeva impettito nel suo salotto, crogiolandosi nelle lodi che il Dottor Abbott non gli lesinava, vedendolo già come un probabile futuro collega.

Dopo aver arrancato negli ultimi anni di studio, invece, Bright aveva deciso di prendersi un anno sabbatico.

Provvidenzialmente la suoneria del cellulare arrivò puntuale a toglierlo dall’impiccio e dal rammarico di quello che avrebbe potuto essere.

“Devo rispondere. È Martin…Questioni di lavoro!”

Spiegò Bright, dandosi un tono. In fondo anche lui, nel suo piccolo, si dava da fare.


Soltanto quando fu lontano dal campo visivo di suo padre si concesse un largo sorriso da un lato all’altro del viso.

“Mi sai dire la differenza tra un diabete insipido e uno mellifluo?”

Una risata dall’altra parte e se Harold sarebbe stato a portata d’orecchie avrebbe subito scoperto la frottola di Bright: quella telefonata non aveva nulla a che vedere con il suo lavoro estivo alle piscine.

“Mellito vorrai dire!”

Lo corresse Colin.

“Mio padre sarebbe fiero della tua cultura medica!”

“Uno degli effetti collaterali di passare troppo tempo negli ospedali!”

“Mm…mm…Ti ho mai detto che sei il mio eroe?”

Ancora una risata schietta e pulita per risposta.

“Mi basta essere il tuo migliore amico. È così tremendo lì? Com’è il forestiero?”

“Qualcuno è geloso! Si chiama Reid… Come Reid e Toby !”

“Si? Peccato che fosse Red e Toby !”

“Dovremmo rivederlo. Era la nostra videocassetta preferita da bambini. Comunque il nostro Reid è un tipo palestrato come Jake the Snake!”

I due amici sghignazzarono complici: erano stati loro ad affibbiare al dottore di Los Angeles lo pseudonimo di un ex wrestler.

“Ah…ah il fidanzato di Nina, al quale la tua Hanna tiene testa!”

“Non è la mia Hanna!”

“Ma ti piacerebbe! Senti, puoi passarmi Amy?”

La sorella era finita sotto le grinfie di Harold che stava tessendone le lodi, come studentessa modello, al loro ospite.

“Nostro padre le sta facendo da sponsor per trovarle un nuovo fidanzato. Temo tu non gli vada molto a genio come genero!”

“Divertente!”

Bright mise in pausa la chiamata e fece cenni ad Amy per attirarne l’attenzione. Con il beneplacito di Harold, lei lo raggiunse infastidita e gli strappò il telefono dalle mani.

“Ehi Grover!”

Gli occhi di Amy brillarono pieni di amore e dovette appartarsi per non lasciarsi tradire dai suoi sentimenti così palesi.

“Ho qualche problema con Laynie e ho un bisogno disperato dei consigli di una donna!”


La pioggia aveva ripreso a cadere a tamburo battente ed Ephram, ormai zuppo, correva alla ricerca di un riparo quando un ombrello si parò sulla sua testa.

“Io non mi ci abituerò mai ai capricci del tempo in questa parte ovest delle Montagne Rocciose!”

Protestò benché fosse abituato ai rigidi inverni di New York.

“Con questo tempo da cani l’ideale sarebbe starsene rincantucciati vicino al fuoco!”

Trovò prontamente concorde Colin.

“Raccontalo a Delia! La piccola da di matto se non ha i suoi cornflakes glassati a colazione!”

L’occhio di Ephram cadde sulla busta della farmacia che l’altro teneva in mano, con discrezione decise di non fare domande.

“Cosa non faremo per le nostre sorelline!”

A quell’esclamazione Ephram capì che le medicine non erano per Colin. “Laynie sta poco bene?”

Colin si strinse nelle spalle.

“L’universo femminile è un vero mistero! Andiamo, la pioggia è diminuita. Ti scorterò sotto l’ombrello fino al negozio dei miei: lì potrai prenderlo in prestito e arrivare asciutto fino a casa tua!”

Era bello muoversi insieme come due amici complici che fanno battute, cercando di evitare le pozzanghere nelle quali invece battagliavano bambini discoli.


“Laynie sa badare a sé stessa. Io non posso assentarmi!”

Sharon era la donna di ferro di sempre ma questa volta Colin non era disposto a fargliela passare così alla leggera.

“Ma non è giusto che resti da sola mentre sta male!”

“Allora torna a casa e falle compagnia!”

“Ha bisogno di sua madre! In negozio ci resto io: per qualche ora saprò cavarmela!”

Alla fine la determinazione di suo figlio la fece capitolare.

“Chiamami se ti trovi in difficoltà o non sai dove teniamo le cose!”

Ephram aveva assistito a quel siparietto in silenzio ma, quando la signora Hart se ne fu andata, non potte trattenere un applauso di approvazione per la performance di Colin.

“Sai essere molto persuasivo! Mi dovrai dare qualche lezione per quando mio padre trascurerà Delia ma dubito che sarà così accondiscendente da lasciarmi con i suoi pazienti!”

Colin sorrise sicuro di sè e prese posizione dietro il bancone.

“Prendi pure il mio ombrello. Io mi godrò il mio primo giorno di vero lavoro!”


Laynie si sistemò la borsa d’acqua calda (che Colin le aveva preparato su consiglio di Amy) sul basso ventre e cercò di ignorare i rumori che giungevano dal piano di sotto, rigirandosi sul letto.

Poi la porta della sua cameretta si spalancò.

“Lasciami in pace, Colin!”

“Sono la mamma. Perché non mi hai chiamata?”

La ragazza si mise seduta sul piumone, abbracciando il cuscino.

“Non saresti venuta. Io non sono Colin!”

Sharon si ritagliò un posticino vicino a lei, sul bordo del letto.

“Questo non significa che io non voglia bene anche a te. È vero, tuo fratello ha avuto bisogno di tutte le nostre attenzioni negli ultimi anni ma questo non significa che io non mi preoccupi anche per te. Perché mi allontani, Laynie?”

“Perché è troppo tardi! Alla Saint Margaret per me non c’erano carezze, coccole quando stavo male o amiche a cui confidare i veri motivi per cui piangevo…Eppure era l’unico posto dove potevo fingere di avere una vita normale!”

“Lo so che ho fatto molti errori e non potrò mai cancellarli…Ma non è giusto che paghino i miei figli. Siete entrambi qui, Laynie. A casa. E non permetterò più a niente e a nessuno di strapparvi di nuovo da me!”

Sharon aveva parlato con il cuore in mano come non faceva da tempo. Allargò le braccia e la sua bambina si rannicchiò nel posto più sicuro del mondo: l’abbraccio della mamma.

   
 
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