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Autore: Kharonte87    10/09/2019    0 recensioni
Le cronache delle avventure dello stregone Kharonte, accompagnato dall'amico mago Zihark, in un viaggio da Quel'Thalas verso Soutshore ed oltre. Durante il loro viaggio Kharonte e Zihark incontreranno numerosi altri personaggi, ognuno dei quali arricchirà la persona di Kharonte, siano essi amici, nemici o amanti...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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POV: OPHÉLIA

Hammerfall era il classico avamposto dell'Orda realizzato dagli Orchi. Spartano, essenziale, privo praticamente di qualsiasi decorazione. Esso era composto da poche costruzioni, poste su due piani, uno al livello del terreno e l'altro rialzato, collegato al piano basso da una lunga scala. Alla sinistra di quest'ultima si trovava una piccolissima fucina, alla quale lavorava senza sosta un vecchio orco. Ophélia e Rehala, dopo essersi fermate per qualche secondo subito dopo l'entrata dell'avamposto per riprendere fiato dalla lunga traversata degli Altipiani d'Arathi, iniziarono a salire la scala, dirigendosi alla locanda.

"Maledizione!" Stava dicendo Ophélia mentre proseguiva per i gradini. "Ci speravo davvero ad incontrare quell'elfa della notte ricercata!" Sul volto della strega c'era un velo di amarezza. "Ho bisogno di un po' di azione, di mettere all'opera le mie arti demoniache!"

Rehala le stava sorridendo. Era stata una compagna di viaggio addirittura migliore di quel che Ophélia potesse pensare. Una persona di spirito, attenta, a volte addirittura irriverente, cosa che l'elfa non avrebbe mai pensato la prima volta che vide la tauren insieme al suo maestro. Ma per Ophélia, la miglior qualità della sua compagna era forse quella di saperla ascoltare, la cosa di cui, forse senza esserne pienamente consapevole, aveva più bisogno.

"Il nostro viaggio è ancora molto lungo" disse Rehala mentre arrivarono in cima alla scala. "Potremmo sempre incontrare Breeselion ad Ashenvale, d'altronde quella è la Foresta sacra degli Elfi della Notte e non sarebbe di certo strano che un druido si aggiri da quelle parti."

Ophélia serrò il pugno. "Lo spero davvero! Voglio essere io a catturare quella criminale ed a riscuotere la taglia sulla sua testa! E perché no, magari potremmo usare quell'oro per farci un bel viaggio insieme, Rehala!" La strega scoppiò a ridere.

"Non riesci mai a stare ferma eh?" disse la sciamana ridendo anche lei.

"Mai! L'azione mi fa sentire viva!"

Ophélia pronunciò quella che sapeva essere una bugia come se quelle parole potessero trasformarla in verità. In verità, l'elfa voleva agire perché l'azione le impediva di pensare, di rimuginare sulle sue ombre, sugli abissi della sua anima. Ophélia voleva tenersi più lontano possibile da quei pensieri.

Le due compagne entrarono così nella locanda, in quel tempo in gestione ad una tauren più grande di Rehala. In quel momento il locale era semi deserto, e solo alcuni soldati orchi erano seduti ad un tavolo a rifocillarsi. D'altronde era assai raro che una taverna fosse piena in pieno giorno, specie in un luogo come Hammerfall, da sempre luogo di continua lotta, di continua azione, di scarso riposo. Ophélia si guardò un po' intorno, ma del suo amico non vi era nessuna traccia.

"Strano" disse mentre i suoi occhi scuri continuavano a fare il giro della stanza. "Eppure dovevamo vederci qui."

"Magari ha visto che ritardavi ed è andato via.. l'imprevisto con Kharonte ti ha rallentato un bel po'" dichiarò Rehala. "Hai intenzione di aspettarlo?"

"Assolutamente no!" Il tono di Ophélia era deciso. "Abbiamo una missione da compiere, anzi due" puntualizzò sorridendoe pensando alla taglia su Breeselion. "Dai, compriamo qualche provvista per il viaggio ed poi prendiamo il volo per Undercity."

Alla locanda comprarono cibo e bevande, mentre alla forgia fecero dare una controllata alle loro armi, facendole affilare. Dopodiché, montarono entrambe sopra le grandi quanto maestose viverne degli Orchi, il mezzo da viaggio aereo usato dal popolo di Orgrimmar. Ophélia trovò quel volo verso Undercity quasi terapeutico. Sentì il vento accarezzargli i capelli, il volto e l'aria che respirava sapeva di libertà, di quella libertà che tanto desiderava non per il suo corpo ma per la sua mente e per il suo cuore.

"È bellissimo, non è vero?" Urlò girandosi verso Rehala mentre con le mani teneva saldamente la criniera della viverna. In quel momento Ophélia stava sorridendo, non solo con la sua bocca ma con tutto il suo essere.

"Volare in alto è sempre stupendo!" Gli rispose di rimando Rehala.

La viverna non stava volando a forte velocità, così, per qualche istante, Ophélia azzardò di lasciare la presa sulla criniera della bestia, allargando le braccia e chiudendo gli occhi.

"È così bello essere liberi..." disse poi in un sussurro udibile solo a sé stessa.

Alle Radure di Tirisfal pioveva, come spesso accadeva da quella parti. La strega e la sciamana uscirono così dalle loro borse da viaggio i loro mantelli con cappuccio e se li misero addosso per ripararsi dalle gocce battenti. La fatiscente costruzione che faceva da stazione per i zeppelin dei Goblin si trovava poco più a sud della capitale dei Forsaken, sorvegliata notte e giorno dagli uomini di Sylvanas. Per loro fortuna, Ophélia e Rehala trovarono lo zeppelin già sul posto, vedendolo sin dalla base della torre.

"Presto, prima che parta!" disse la strega iniziando quasi a correre, seguita da Rehala. "Non vorrei che lo perdessimo e poi ci toccasse aspettare chissà quanto sotto questa pioggia!"

Salirono i gradini della torre più in fretta che poterono per quanto il carico delle loro borse glielo consentisse, ma alla fine riuscirono ad imbarcarsi sullo zeppelin. Quest'ultimo era quasi vuoto, salvo che per un guerriero non morto fermo sulla parte posteriore del mezzo e per una figura femminile sulla parte anteriore, quasi sul bordo dello zeppelin.

"Io vado sotto coperta" annunciò Rehala. Tutto questo camminare di questi giorni mi ha stancata un po' ed ho anche un leggero mal di schiena. Ho bisogno di riposare."

"Ti raggiungo subito" rispose Ophélia mentre continuava a guardare la figura femminile che sembrava incuriosirla particolarmente. "Mi godo un po' il panorama appena partiamo e poi scendo anche io" concluse infine.

Mentre con passo stanco, la sciamana tauren sparì lentamente sotto i gradini che portavano nella pancia dello Zeppelin, Ophélia si avvicinò alla figura femminile che non si era mossa neppure di un millimetro. Quest'ultima aveva una veste gialla, con un cappuccio che le copriva quasi completamente il volto. Era senz'altro slanciata ed alta, ma altro Ophélia non poté dire, in quanto anche il corpo era completamente coperto dalla veste pesante.

"Salve!" provò a dire la strega. Quella donna l'aveva incuriosita sin da subito. Doveva sapere chi era. Quest'ultima non si voltò nemmeno, restando a guardare davanti a sé, con la pioggia che le scendeva inesorabile davanti agli occhi. Ophélia però fu in grado di sentire il suono divertito che emise la voce della donna.

"Un altro sind'orei, ed anche questo che si diletta con le arti oscure... Questo mondo è davvero piccolo!"

La voce di quella che l'elfa capì essere una giovane ragazza era melliflua, etera, quasi ipnotizzante. Ophélia si accostò a lei.

"Come dici scusa? Hai incontrato un mio compatriota?"

"Diciamo di sì... Anche se in circostanze non certo ricorrenti... non per voi almeno!" Leggera risatina.

Ophélia non capiva. Chi era quella ragazza? Di che stava parlando? "Come ti chiami?" Chiese mentre i motori dello zeppelin si mettevano in moto e la grande nave del cielo iniziava a muoversi.

"Valenix" rispose la ragazza.
   
 
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