Curry,
tavoli e rivalità
Il Gurii’s
Bistro era il punto di ritrovo per i molti
studenti dell’università vicina o gli impiegati
dei vicini uffici. Il luogo era
piccolo e confortevole, i gestori gioviali e rumorosi erano una
famiglia che
gestiva il locale da tre generazioni.
Dan ci era arrivato per
caso, mentre si dirigeva verso la
fermata della metropolitana, dopo essere passato in
università per informarsi
sui corsi che offriva.
Il locale, quel
pomeriggio, era ancora pressoché deserto. Ai
tavoli c’erano solo un paio di studenti, impegnati su libri o
computer. Dan si
infilò in uno dei tavoli contro la finestra e si mise a
sfogliare i dépliant dell’università.
“Vuoi ordinare
qualcosa?”
Dan si voltò
senza vedere nessuno. Sbatté gli occhi e si
guardò in giro.
“Qui
sotto,” aggiunse timidamente la stessa voce.
Solo allora Dan si accorse
che a parlare era un bambino che
arrivava appena all’altezza del tavolo, con folti capelli
marroni e un enorme
sorriso.
“Non sei un
po’ piccolo per fare il cameriere?”
Il bambino
gonfiò le guance e puntò i pugni sui fianchi.
“Ho
già quasi sei anni. Nella mia famiglia cresciamo tutti
dopo!”
Dan alzò le
mani davanti a sé, arretrando un po’ sul
divanetto.
“Scusa, non
volevo fare insinuazioni. Ma non dovrebbe
esserci qualcun altro a servire ai tavoli?”
Il bambino
saltò sul divanetto di fronte al suo, sospirando.
“Nonbirii
è di là in cucina. Di solito
c’è anche mamma a
quest’ora, ma è dovuta andare a casa
perché i gemelli piccoli stavano male. E
papà doveva andare a prendere mio fratello e mia sorella.
Volevo rendermi
utile. Io mi chiamo Zungurii!”
E gli rivolse un altro
enorme sorriso.
Dan aggrottò la
fronte e sbatté le palpebre un paio di
volte. “Ma quanti siete?”
Zungurii
abbassò lo sguardo, sollevando la mano davanti a
sé. “Donburii,
Nonborii, Yukurii…”
Continuò a
sciorinare un nome dopo l’altro, sollevando per
ognuno un dito.
Dan si sporse in avanti e
spalancò gli occhi. “Ma quanti
siete?”
“Venti?”
“Zungurii,
quante volte ti ho detto di non disturbare i
clienti?”
I due si voltarono verso
il nuovo arrivato, un ragazzo alto
e corpulento con tratti sorprendentemente simili a Zungurii.
“Non stavo
disturbando! Volevo prendere il suo ordine!”
“Va tutto
bene” si intromise Dan con tono allegro. “Stavamo
facendo amicizia.”
Nonbirii non
sembrò del tutto convinto, ma si limitò a
scuotere la testa. “Cosa posso portarti?”
“Ordina il
nostro riso al curry!”
Dan tornò a
guardare verso Zungurii, che si era sporto in
avanti. “È il piatto della casa!”
Guardò
l’ora e mandò con la mente un breve pensiero di
scuse
a sua madre. Quella sera a cena non sarebbe stata contenta.
“Va
bene!”
“Non te ne
pentirai! Uh, com’è che ti chiami?”
Dan
scoppiò a ridere, mentre Nonbirii
si allontanava, e porse la mano. “Dan. Mi chiamo
Dan.”
Dan aveva scoperto per
caso il Gurii’s Bistro ma,
pian piano, si era sempre più affezionato al piccolo
Zungurii. E tornò così
tante volte in quel posto, dove a suo dire facevano un riso al curry
buono quanto
quello di sua madre, che finì per essere assunto come
cameriere.
La prima volta era
successo per caso, un altro pomeriggio in
cui impegni improvvisi avevano tenuto lontano i membri della famiglia
Gurii.
Ma, poi c’era stata una seconda e una terza. Dopo la quarta
volta, Nonbirii gli
aveva offerto un posto part-time come cameriere. E Dan aveva accettato.
Tutto andò bene
nei primi tempi: Dan si divertiva a
chiacchierare e servire le persone, sempre con un sorriso e una battuta
pronta.
Ogni volta che c’era un momento di pausa, aiutava Zungurii
con i compiti o
giocavano insieme ai videogame.
Le
cose cambiarono quando, un
paio di mesi dopo, la famiglia Gurii decise di assumere un secondo
cameriere.
“Sono
arrivato!”
Dan spalancò la
porta e, come ogni pomeriggio, entrò nel
caldo e famigliare interno del bistro. Ormai, lo conosceva come le sue
tasche e
li considerava un po’ parte della sua famiglia.
Quel pomeriggio,
però, c’era qualcosa di diverso.
Di solito, quando
arrivava, molti dei tavoli dovevano ancora
essere puliti, con piatti da sparecchiare e tovaglie da cambiare. Quel
giorno,
invece, tutti i tavoli erano tirati a lucido e i cuscini sui divani
posizionati
alla perfezione.
Dan si avvicinò
al tavolo dove era seduto Zungurii, chinò su
un quaderno, e lo colpì su una spalla lasciando cadere la
borsa accanto a lui.
“Ma che
è successo qui? Non sono in ritardo vero?”
Zungurii scosse la testa e
gli rivolse un sorriso incerto.
“Più puntuale del solito, ma non è
colpa tua. Mamma e papà hanno assunto un
nuovo cameriere.”
“Tu devi essere
Bashin Dan.”
Dan ruotò e
vide a due passi da lui un ragazzo dai capelli
biondi stretti in una coda, una mano posata sul fianco. Il ragazzo lo
guardò
dall’alto in basso, con uno sguardo di sufficienza, quasi lo
stesse squadrando.
“Visto che non
arrivavi, mi sono permesso di
occuparmi di tutti i tavoli. Spero non sia un problema.”
“Nessun
problema,” disse Dan porgendo la mano e cercando di
mostrarsi amichevole. “Ora siamo una squadra!”
Il ragazzo si
limitò ad annuire, girare sui tacchi e
dirigersi verso una coppia di clienti appena entrata nel locale.
Dan rimase imbambolato a
fissarlo, la mano ancora tesa. Poi,
lanciò uno sguardo a Zungurii.
“Ma che ho
detto?”
Zungurii
alzò le spalle. “Si
chiama Chiarodiluna Barone. Credo sia uno studente di scienze
politiche.”
Magisa era una cliente
abitudinaria del Gurii’s Bistro,
che sceglieva sempre per il buon cibo, i prezzi modici e
l’ambiente famigliare.
Da un paio di settimane, però, c’era un motivo in
più per cui visitava il
locale.
“Il solito
Nonbirii!”
Era diventata una routine.
Magisa entrava, si sedeva al
bancone e Nonbirii le serviva una fetta di torta al cioccolato e il suo
solito
cocktail all’arancia. E si sistemava per assistere allo
spettacolo.
“Fra quanto
pensi che arriveranno?”
Nonbirii guardò
appena l’orologio appeso al muro e,
sospirando, continuò ad asciugare i bicchieri.
“Presto.”
La porta si
spalancò con forza, ribalzando contro al muro.
Dan si appoggiò un attimo allo stipite, l’altra
mano posata sulle ginocchia
piegate. Prese un respiro e si rimise in piedi rivolgendo loro un
enorme
sorriso.
“Primo!”
Magisa mise in bocca un
pezzetto di torta ridacchiando.
“Bravissimo
Dan!” esultò Zungurii, saltando giù dal
solito
tavolo e correndogli incontro.
“Glielo fatta
vedere a Barone oggi! Dov’è mister
puntualità?”
“Proprio dietro
di te.”
Dan fece un balzo in
avanti, quasi ribaltando Zungurii che
arretrò goffamente, e si voltò ritrovandosi un
impassibile Barone a un passo da
lui.
“Se ti metti a
perdere tempo sulla porta, come pensi che i
clienti possano entrare?”
Dan aprì la
bocca per ribattere, ma Barone lo ignorò, entrando
dentro il locale e dirigendosi dietro al bancone.
“Ma chi si crede
di essere?” borbottò correndogli dietro
dopo aver lanciato il proprio zaino a Zungurii.
Pochi minuti dopo,
entrambi erano già nella sala, senza
quasi guardarsi mentre pulivano un tavolo dietro l’altro.
Magisa scolò l’ultimo
sorso del bicchiere e lo porse, senza staccare gli occhi dai due, a
Nonbirii
che, come al solito, tornò a riempirglielo. Da un angolo
della sala, Zungurii
faceva il tifo per Dan.
Entrambi i due ragazzi
pulivano i tavoli a tempo da record,
con la maggior foga da parte di Dan e con i precisi e mirati movimenti
di
Barone.
“Laggiù
c’è ancora una macchia!”
“Magisa, ti
prego, non istigarli. Ci pensano da soli.” Nonbirii
la supplicò porgendo il bicchiere di nuovo pieno. Magisa lo
afferrò alzando le
spalle.
“Dove sarebbe il
divertimento altrimenti?”
Barone e Dan,
quest’ultimo quasi inciampando su una sedia,
si fiondarono al tavolo indicato dalla donna.
“Cercati un
altro tavolo, Bashin. Sono arrivato prima io.”
“Bugiardo! Ho
posato la mano ben prima di te!”
Barone ghignò.
“Può
essere, ma io non ho lasciato il mio straccio
sull’altro tavolo.”
Dan si guardò
le mani, per poi voltarsi verso il tavolo che
aveva appena lasciato. Lo straccio sembrava deriderlo dalla superficie
lucida
su cui era posato.
“Accidenti!”
“Siete sicuri di
cavarvela da soli?”
Dan annuì e
allargò le braccia, indicando tutto il locale,
con entusiasmo. “Non ti preoccupare, Nonbirii. Il Gurii’s
Bistro non
potrebbe essere in mani migliori!”
Nonbirii
ridacchiò nervosamente, continuando a lanciare
occhiate preoccupate ai due anche quando aiutò Zungurii a
indossare il capotto.
“Cercherò
di portarti una fetta di torta, Dan!”
Dan si chinò in
avanti e gli arruffò i capelli. “Divertiti e
fai gli auguri a Yukurii!”
“Contaci!”
Una volta che i due Gurii
uscirono dalla porta, Dan
controllò che il cartello con scritto aperto
fosse appeso e si diresse
verso Barone.
“Come vuoi
che-”
“Io servo i
tavoli, tu resta dietro il bancone.”
E il ragazzo lo
superò dirigendosi verso l’armadio delle
tovaglie. Dan sospirò e andò ad aprire la cassa.
Man mano i clienti
riempirono il locale e i due riuscirono a
gestire tutto senza troppi problemi, anche se Dan confuse un paio di
bevande e
Barone sembrò sul punto di graffiare la faccia di un paio di
clienti che
avevano deciso di dover criticare anche la posizione dei chicchi di
riso nel
piatto.
L’autocontrollo
di Barone, però, ricevette il colpo di grazia
quando un gruppo di bambini accompagnati da un paio di genitori
arrivò per
festeggiare un compleanno. Barone si avvicinò con un sorriso
tirato, lanciando
occhiatacce a ogni bambino che faceva volare un tovagliolo dal tavolo.
“Cosa vi posso
portare?”
I bambini cominciarono a
urlare uno sopra all’altro,
nonostante i due genitori che cercavano invano di far loro abbassare la
voce.
Alcuni clienti dei tavoli vicini cominciarono a guardarsi attorno,
infastiditi.
Barone riprovò un paio di volte a segnare gli ordini, che
puntualmente doveva
cambiare perché cambiavano idea non appena un altro dei
bambini gridava quello
che voleva mangiare. Quando l’ennesima forchetta cadde per
terra, Barone si
chinò fulmineo ad afferrarla.
“Torno
subito,” sibilò allontanandosi per recuperarne una
nuova.
Dan si rese conto che
l’altro stava raggiungendo il punto di
rottura. Posò il bicchiere che aveva appena lavato,
afferrò una forchetta
pulita e corse incontro a Barone.
“Me ne occupo
io. Tu vai al bancone. Tanto sei comunque più
veloce di me come barista.”
Dan lo spinse avanti e si
diresse con un sorriso verso il
tavolo di bambini urlanti. Una battuta e una scenetta buffa dopo, Dan
riuscì a
conquistarli tutti e, trasformando tutto in un gioco, riuscì
a prendere le
ordinazioni.
“Visto, tutto
sotto controllo!” esclamò entrando in cucina.
Barone scosse la testa e
iniziò a preparare le bevande.
Il resto della serata
passò senza intoppi, grazie al modo
con cui Dan riusciva a vincere i clienti e alla precisione e
velocità con cui
Barone serviva al banco e faceva funzionare la cassa.
Nonostante questo, quando
l’ultimo cliente uscì e venne
appeso sulla porta il cartello di chiuso, Dan
tirò un sospiro di
sollievo.
“Wow, non
pensavo che sarebbe stato così pesante. Ma abbiamo
fatto un buon lavoro, che dici?”
Barone lo
affiancò porgendoli una bottiglia ghiacciata
appena tirata fuori dal frigo. Dan la afferrò con un sorriso.
I due si sedettero al
bancone, bevendo in silenzio e
osservando i tavoli ancora tutti da pulire. Dan posò la
bottiglia sul tavolo e
si voltò verso Barone.
“È un
po’ che me lo chiedevo, com’è che sei
arrivato a
lavorare qui?”
Barone smise di bere e
lanciò uno sguardo diffidente verso
di lui.
“Perché
questa domanda?”
Dan alzò le
spalle e agitò le mani per poi tornare ad
afferrare la propria bottiglia.
“Così,
non mi sembri proprio il genere di persona che ha
bisogno di soldi per pagarsi la retta. Sei così,
così-” Dan si grattò la testa,
sforandosi di trovare un termine che non suonasse offensivo. Barone lo
fissò
con un sopracciglio alzato. “Raffinato?”
Barone distolse lo
sguardo, voltandosi verso i vetri su cui
si vedevano i loro riflessi. Per alcuni istanti, i soli rumori furono
il
ticchettio dell’orologio e le automobili sulla strada.
“Hai ragione,
non mi serve.”
Barone bevette un altro
sorso.
“La mia famiglia
è ricca e non ho mai dovuto fare sacrifici
per ottenere nulla. Ma…”
“Ma?”
“Ma sentivo di
voler sapere, di voler capire.” Barone si
alzò, lasciando la bottiglia sul tavolo e rivolgendo le
spalle a Dan. “Voglio
entrare in politica e voglio farlo per aiutare le persone, per fare in
modo che
tutti ottengano lo stesso trattamento, soprattutto i più
deboli. Ma come posso
farlo, se non so niente di come sia davvero la loro vita?”
Tornò a
voltarsi verso Dan, che ricambiò l’intenso e
determinato sguardo con un’espressione sorpresa. Poi sorrise
e gli porse
nuovamente la bottiglia.
“Beh, sono
felice che tu sia venuto a lavorare qui.”
Barone la
afferrò e le fecero tintinnare.
SPAZIO AUTRICE:
Penultimo giorno!
Più passano i giorni, più mi sto rendendo conto
di che assurde storie sto
inventando. Però mi sto divertendo un mondo,
dovrà pur contar qualcosa no?
Comunque, ve li
sareste mai immaginati Dan e Barone in versione camerieri? A quanto
pare, io sì.
Tanto, la loro amicizia-rivalità rimarrebbe comunque la
stessa. Come anche l'amicizia con Zungurii!
Domani è l’ultimo
giorno e, nonostante sia stato divertente, credo di essere pronta per
far
finire questa BS Week. È stato veramente una corsa!
Grazie a quelli che leggeranno e/o
recensiranno.
A domani, HikariMoon