Cap.44 Kakaroth Vs
Turles
I’m
a broken man
Turles
boccheggiò, il suo corpo fumante vedeva la
pelle abbronzata disseminata di ferite e bruciatura, la sua era tuta
strappata.
Si
pulì la bocca sporca di sangue con il dorso della
mano.
<
Con quell’attacco sono riuscito a farlo
indietreggiare, ma niente di più. Non lo ha danneggiato
minimamente, eppure
gliel’ho sparato diritto in faccia > pensò.
Fece un ghigno storto e piegò di
lato il capo, allargando le braccia.
“Sai,
non ho voglia di morire. Penso che mi giocherò
la mia ultima carta per non morire.
Però
prima, dimmi… Chi sei realmente?
Modo
di parlare e pensare possono cambiare
drasticamente, ok, modo di combattere forse, non ho visto
così bene mio
fratello battersi ultimamente.
Però
colore degli occhi no e neanche modo di muoversi
così radicalmente” gli chiese Turles, nascondendo
una mano dietro la schiena.
Kakaroth
si leccò le labbra.
“Sai,
sei interessante molto più di quanto credessi.
Forse potrei anche decidere di non ucciderti, ma di tenerti prigioniero
con me.
Penso sarebbe divertente seviziare qualcuno con un cervello troppo
sveglio come
il tuo” lo minacciò.
Turles
volò ancora più in alto e lanciò una
sferetta
bianca.
<
Ho paura. Sono una terza classe, questa tecnica è
decisamente fuori dalla mia portata o dal mio controllo. Mio padre ci
riusciva,
ma neanche i miei fratelli ne erano capaci. Questo è
qualcosa di riservato ai
nobili e ai reali > pensò, mentre un rivolo di sudore
gli scivolava lungo il
viso. < Non ho mai osato, ma questa volta mi gioco il tutto per
tutto. Sono
già morto, non è quello che mi spaventa.
Però non posso lasciare la mia
famiglia nei guai ora.
Naly,
ti amo, se deve finire così, ti prometto che
tornato negl’inferi ti sposerò >
giurò.
Una
luna bianca comparve nel cielo violaceo, Turles
sgranò gli occhi, il suo corpo si gonfiò, i suoi
vestiti andarono in pezzi. Il
suo intero essere iniziò ad avere degli scatti seguendo i
battiti accelerati
del suo cuore. Il petto si alzava e si abbassava come seguendo delle
esplosioni
interne, Turles si ritrovò a spalancare la bocca a causa di
una nuova dentatura
aguzza e ritorta.
“Non
avresti dovuto usare quella tecnica!” gridò
Bardack.
Turles
intrecciò le mani dietro la testa e chinò il
capo, gli occhi liquidi.
“Con
le tue pazzie non dimostri niente a nessuno. Hai quasi distrutto casa
nostra, potevi
uccidere Radish! Non è facendo l’incosciente che
diventerai un valido
guerriero” lo rimproverò Bardack.
“Tesoro.
Papà non te l’ha insegnata per un motivo. Aveva
paura tu perdessi il controllo.
Non è mancanza di fiducia, semplicemente sei piccolo. Magari
crescendo” lo
rassicurò Gine. Lo raggiunse e gli accarezzò i
capelli a cespuglio.
Bardack
sospirò pesantemente.
“Fila
dentro con tua madre e stai attento. Non voglio perdere nessuno della
mia
famiglia” borbottò.
Turles
posò la mano sul vetro rosso della navicella.
“Papà,
papà!” chiamò, scoppiando a piangere.
“Se
non ci dovesse essere nessun pericolo torneremo a prenderti”
promise Bardack,
mentre Gine lo abbracciava. Anche lui aveva la mano ancora rivolta al
figlio.
“Papàààà!”
sbraitò Turles.
Sotto
gli occhi rossi di Kakaroth, il corpo di Turles
mutava, cambiava e si trasformava.
Le
urla di Turles si facevano sempre più forti, gli
altri mercenari lo guardavano tremando, assordati da quelle grida
disperate e
selvagge.
<
De-devo mantenere il controllo… stavolta.
Papà,
tu usavi il tuo coraggio solo quando era
veramente importante. Questa è una di quelle volte.
Non
voglio essere un debole dipendente dagli alberi
della vita, voglio essere come te! > si disse Turles.
Con
un fragoroso ruggito, davanti lo sguardo di tutti
i guerrieri, comparve l’Oozaru. Aveva una spessa pelliccia
marrone e le sue
zampe affondavano nel terreno, solcando delle tracce profonde.
Cercò
di colpire Kakaroth con una serie di pugni,
spalancò la bocca e lo sfiorò con un raggio di
energia rossa.
“Non
voglio perdere!” sbraitò.
<
Lui resta più veloce, ma ora la mia forza lo
mette in difficoltà. Perché ancora non si
trasforma? Vuole umiliarmi riuscendo
a sconfiggermi nella sua forma normale?
Folle
orgoglioso, non mi lascerò abbattere >.
Colpì
Kakaroth con una sferzata della coda, lanciò
Kakaroth contro una montagna, infierendo con una serie di colpi furiosi.
<
I miei colpi si fanno più precisi, riesco a
lanciare onde ben calibrate, a tirare persino dei calci.
Sto
riuscendo a controllarmi! Sto vincendo,
finalmente! >.
Gli
occhi di Kakaroth erano diventati completamente
rossi, due pallidi laser intenti a scansionare l’avversario.
Il
cyborg incrementò la sua energia, sgretolando la
montagna intorno a lui con l’aura.
Con
un calcio al muso fece volare all’indietro
l’Oozaru, l’immensa scimmia si rialzò a
fatica, con dei versi di dolore che
risuonarono tutt’intorno.
“Ridammi
Goku!” ruggì l’Oozaru.
“Quel
beota è finito” gridò Kakaroth.
<
Fratellino, spero tu non sia dentro quel mostro.
Non posso permettere che quell’essere sopravviva, lo avresti
capito anche tu
> pensò.
“Chou
Macho!”. Sparò una gigantesca onda rossa.
“Kamehameha!”
gridò Kakaroth. I due attacchi si
scontrarono, quello di Turles venne spazzato via. L’Oozaru
volò all’indietro,
un secondo colpo gli tagliò la coda.
Turles
si ritrasformò, cadde all’indietro, perdendo i
sensi.
Kakaroth
raggiunse Turles, steso a terra incosciente,
ignudo, con braccia e gambe aperte.
“Te
l’avevo detto che ti avrei condannato ad una vita
di torture.
Non
potevi niente contro di me” sussurrò. Lo raccolse,
mentre ridacchiando i vari scommettitori si allontanavano spartendosi
la
vincita.
Kakaroth
si mise Turles in spalla, a testa in giù,
tenendolo per i fianchi, poco sopra l’attaccatura della coda.
Lo
scouter iniziò a vibrare.
“Kakaroth,
ho bisogno urgente della tua presenza” gli
arrivò l’ordine di Cooler.
“Cos’è
successo, mio signore?” domandò Kakaroth con
voce roca.
“Quel
maledetto di mio fratello non si trova da
nessuna parte ed il ‘prigioniero’ è
scappato” spiegò Cooler con voce
concitata.
“Arrivo
subito, mio signore” rispose Kakaroth,
chiudendo la chiamata. Guardò Turles e ridacchiò.
“Ti lascio nelle mie stanze e
poi mi occuperò del fratellino a cui tanto sembri
tenere” gli sussurrò.