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Autore: Amily Ross    17/09/2019    1 recensioni
[Friday Night Lights ]
Dillon: una piccola ed accogliente cittadina del Texas, dove tutti si fanno sempre gli affari altrui – soprattutto tra gli adulti – ma nonostante ciò è una grande comunità che si aiuta tra loro nella maggior parte dei casi; se c’è una cosa, però, che mette tutti d’accordo e fa salire la febbre ad ogni abitante di Dillon quello è il football – lo sport più amato e praticato dello stato americano. La squadra di casa, i Panthers, guidata dal coach Eric Taylor e formata da ragazzi del liceo, è amata e sostenuta da tutta la città; sono i giocatori i veri protagonisti, giovani promesse del football, trattai come stelle, quasi come fossero divinità – ma non è tutto oro quello che luccica – un adolescente resta sempre un adolescente, ed ognuno di loro riesce sempre a ficcarsi nei casini in un modo o nell’altro, e l’arduo compito di risolvere i problemi spetta al coach – che per alcuni è come un padre – ma per quanto Eric Taylor riesca a mettere in riga i propri ragazzi ed a condurli alla vittoria, non è onnipotente ed anche lui non può fare nulla dinnanzi ad un grave infortunio di uno dei suoi migliori uomini.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1: Dillon High School

 

Dillon: lunedì 6 settembre 2006, h. 7:30

Il nuovo anno accademico alla Dillon High School è appena iniziato e con esso anche la stagione di football è alle porte, per i Panthers si preannuncia un anno carico di aspettative anche se il campionato non è ancora iniziato, la febbre del venerdì sera è già alta nella piccola cittadina texana. Il cortile scolastico inizia pian piano a riempirsi di studenti e ad animarsi di un allegro chiacchiericcio tra amici. «Che palle! Dovrò stare ancora un altro anno a sopportare Tim baciarsi con quella.» sbuffa Amily Ross –  una ragazza del terzo anno con dei capelli rossi e ricci e dei grandi e profondi occhi verdi – osservando il ragazzo che le piace: Timothy Riggins, baciarsi con la sua ragazza, Tyra Colette; al suo fianco, la sua miglior amica Allison  Jenkins – capelli castani, mossi ed occhi azzurri, si volta a guardarla e sospira. «Lo sai che quei due sono la coppia più assurda della scuola: un giorno stanno insieme, l’altro litigano come se non ci fosse un domani e non sono per nulla fedeli l’uno all’altra.» le risponde. Amy sospira e non risponde, continuando a guardare i due baciarsi, dandosi della cretina da sola, va dietro a Riggins da quando era una bambina di dieci anni ed è anche capitato che qualche volta lui l’abbia baciata – e lei ovviamente ha sempre ricambiato – ma essendone innamorata, vorrebbe capire se da parte sua c’è il medesimo interesse o è solo una delle potenziali belle ragazze della scuola da potersi portare a letto.

«Comunque non sarai l’unica a guardare il tuo bello tra le braccia di un’altra, amica mia, guarda là, la solita simpatica cozza che anche quest’anno non mollerà Jason nemmeno per sbaglio.» sbuffa Ally, guardando Jason Street e Lyla Garrity – con cui fa coppia fissa dal primo anno – baciarsi e scherzare; Amy volta lo sguardo verso i due e sospira ancora. «Quella proprio non la sopporto e se penso che dovrò sopportarla per ancora due anni mi sento male. Forse quest’anno potrei farla seriamente cadere durante una presa agli allenamenti, almeno ce ne sbarazziamo.» risponde, mettendo su il suo sorrisetto malefico. «Sei tremenda, Amy, ma è per questo che sei la mia migliore amica dalle scuole elementari.» ride Ally, distogliendo lo sguardo da quella e dal ragazzo che le piace. Amy le sorride e poi la guarda con aria furbetta. «Questo sarà l’anno buono, non so ancora come, ma vedrai che riusciremo ad averli per noi.» le dice, non sapendo nemmeno lei come, ma sapendo che entrambe riusciranno a prendersi Tim e Jason; Ally la guarda con un sopracciglio inarcato ed annuisce – poco convinta – ma annuisce, assecondando le follie della sua compagna: darebbe qualsiasi cosa per diventare la ragazza del quarterback della squadra, ma è troppo timida anche solo per pensare di soffiare il fidanzato ad un’altra ragazza – anche se quella ragazza è Lyla Garrity, la più antipatica cheerleader del mondo – Ally sa anche benissimo che nemmeno la sua migliore amica farebbe mai una cosa del genere, ma Amy è più estroversa e questo è un punto a suo vantaggio, che a differenza sua è riuscita ad avere qualche bacio da Tim, il full back della squadra di football.

La prima campanella dell’anno suona e gli studenti sono costretti a dirigersi all’interno dell’edificio. «Ragazze più tardi abbiamo il primo allenamento delle cheerleaders, ci sarete anche quest’anno, vero?» chiede Lyla avvicinandosi ad Amy ed Ally, tenendo Jason per mano; Allison arrossisce ed annuisce. «Ovvio che ci saremo, non vorrai prenderti tutto il divertimento di stare a sgambettare a bordo campo da sola a fare il tifo per i ragazzi.» risponde Amy, guardandola appena e salutando il ragazzo con un sorriso – che lui ricambia – rivolgendolo anche all’altra ragazza, che diventa ancora più rossa dei capelli della sua migliore amica; Amy la prende per mano e la trascina correndo per le scale, raggiungendo Tim e Tyra, sbattendo accidentalmente la spalla sulla schiena di Riggins, che si volta e le sorride e anche Tyra si volta, sentendo il suo ragazzo sbilanciarsi in avanti ed assottiglia lo sguardo appena scorge una massa di ricci fulvi. «Scusa, Tim, non volevo urtarti è solo che mi sono messa a correre per evitare ad Ally qualche frecciatina di Lyla.» gli dice sorridendo angelicamente, ignorando completamente la Colette, che la guarda male; Ally la guarda e trattiene una risata, una parte di lei vorrebbe ucciderla per quello che ha appena detto, l’altra non lo farebbe mai, perché sa che questo è il modo di provarci che usa con Riggins – ed anche per fare dispetti a Tyra.

«Non ti preoccupare, Amy, sono abituato ai placcaggi, dovresti saperlo… e poi tu sei un piacevole placcaggio.» risponde Tim, accompagnando la frase con un sorriso sensuale, che fa sognare la rossa ogni volta che glielo porge. «Ah… buono a sapersi.» sorride Amy, per nulla intimidita da quel sorriso meraviglioso, schioccando un’occhiata alla bionda Tyra, che stringe più forte la mano del suo ragazzo – che nemmeno ci dà peso. «Ci vediamo più tardi in campo?» le chiede Tim, continuando ad ignorare la stretta della fidanzata. «Ovvio che ci vediamo più tardi in campo, saremo anche noi lì ad allenarci e poi potremo anche beccarci in classe con qualche lezione in comune.» risponde Amy, notando la stretta che Tyra esercita sulla mano sinistra di Tim e ghignando tra sé e sé. «Sì, ci vediamo in giro.» risponde Tim, strattonando la mano e costringendo la sua ragazza a mollarlo, si lecca le labbra e per un attimo si perde nello sguardo verde ed intenso di Amy, le sorride e si avvicina dandole un bacio a stampo – fregandone altamente che la sua ragazza è lì presente – Amy sorride e di certo non lo rifiuta, vorrebbe approfondirlo, ma si dà un contegno. Tim si stacca e le sorride ancora, sorridendo poi anche ad Ally, che guarda un attimo la sua migliore amica e poi ricambia il sorriso del ragazzo, trascinando via Amy, prima che Tyra le metta seriamente le mani al collo.

«Hai finito di fare il cretino?» dice Tyra infastidita, riprendendolo di nuovo per mano e tirandolo per farlo fermare, Tim la guarda ed alza le spalle. «Veramente ho appena iniziato e non mi pare di aver fatto nulla di male, ho solo salutato due amiche.» risponde con nonchalance assoluta, mettendo su la sua faccia da schiaffi. «Ah ma davvero?! E da quando un’amica si saluta come hai fatto con Amy?» gli urla ancora contro, facendo sghignazzare Amy, che si è nascosta con Ally per guardare la scenata di gelosia; Jason sospira vedendo il suo miglior amico e la ragazza. «Eccoli che ricominciano a litigare sin dal primo giorno.» dice passando loro accanto con Lyla. «Certo però lui ogni tanto potrebbe anche evitare di fare il cretino con tutte.» risponde lei che ringrazia di non essere la ragazza di uno come Tim Riggins, la cui fama di puttaniere lo precede ancor prima della sua fama di campione di football; Jason alza le spalle ed entrano a scuola. «Come la fai lunga, Tyra, non me la sono mica portata a letto, le ho solo dato un bacio a stampo.» sbuffa Tim. «E ci mancherebbe altro, testa di cazzo, ma l’hai comunque baciata davanti a me, che fino a prova contraria sono la tua ragazza. E lo sanno tutti che ti sei fatto mezza scuola, onestamente ci credo poco che Amy non faccia parte della tua collezione.» risponde Tyra ancora alterata. «Ma parli proprio tu? Non mi pare che ti fai problemi a fare la troia con altri ragazzi, quindi non vedo perché io debba starmene buono a guardarti.» le risponde lui, assottigliando lo sguardo. «Non osare, Tim Riggins.» ringhia la ragazza, alzando la mano per dargli uno schiaffo. «Come ti pare, Colette.» risponde Tim, afferrandole il polso prima che riesca a colpirlo. «Ti odio!» gli urla contro Tyra, strattonando il braccio e facendosi mollare, lasciandolo lì ed entrando a scuola a passo veloce; Tim entra a sua volta all’interno dell’edificio scolastico, fregandosene altamente di aver litigato per l’ennesima volta con la sua ragazza.

***

Le varie lezioni si susseguono: corridoi ed aule sono gremiti di studenti che si spostano per seguire un corso od un altro, all’ora di pranzo è la mensa a brulicare di ragazzi, che ridono, scherzano e si prendono in giro, mangiando; anche qualche professore passa la pausa pranzo alla mensa, tra questi c’è il coach Taylor che osserva distrattamente i suoi ragazzi, mentre parla con la consulente scolastica – nonché sua moglie – Tami Taylor. Il pranzo procede in tranquilla armonia ed allegria, stranamente nessuna rissa avviene e di questo gli insegnanti non possono che esserne sollevati, ma è pur sempre il primo giorno di scuola e l’anno è ancora lungo ed i ragazzi di certo non andranno sempre d’amore e d’accordo, soprattutto alcuni di loro. «Tra dieci minuti vi voglio tutti in campo pronti per l’allenamento!» ordina Eric Taylor, passando accanto al gruppo di tavoli in cui stanno seduti i giocatori, guardando severamente Williams e Riggins che fino ad un attimo prima stavano battibeccando per dio solo sa cosa. «Street dì ai tuoi compagni che se non la piantano all’istante possono anche andarsene a casa.» continua Taylor guardando Brian Smash Williams rispondere a tono a Tim Riggins, che manca poco e si alza per prenderlo a pugni. «Sì, signore!» risponde il quarterback sospirando e dividendo i due compagni litiganti. «Ragazze andiamo anche noi.» annuncia Lyla Garrity, alzandosi e baciando le labbra del suo ragazzo, per poi voltasi – facendo oscillare la sua coda di cavallo – trasudando antipatia ad ogni gesto. «Giuro che la faccio davvero cadere.» borbotta Amy al fianco della sua migliore amica che ridacchia ed incrocia lo sguardo del full back e del quarterback ed arrossisce, sgomitando la compagna, Amy si volta ed incrocia lo sguardo Tim al quale sorride e segue le compagne – guidate dalla Garrity – al campo.

Dillon: lunedì 6 settembre 2006, campo, h. 15:45

I coach non sono ancora arrivati, ma la squadra guidata da Jason Street, è già sul campo a fare qualche esercizio di riscaldamento – o almeno la maggior parte della squadra. «Ciao, bellezze! Così avete deciso anche quest’anno di far parte delle cheerleaders per fare il tifo per il grande Smash Williams.» si pavoneggia il numero venti, mettendo in risalto tutto il suo fascino, peccato che dall’altra parte il suo atteggiamento da figo rimbalzi contro un muro, facendo ridere le due ragazze. «Sì, ma non siamo qui a fare il tifo per Smash, lo facciamo per i Panthers.» risponde Amy con aria furbetta, facendo annuire Ally, che coglie il doppio senso della sua risposta e lo condivide appieno, anche il ragazzo lo coglie e di certo non si esime dal dire la sua. «Ancora dietro a Street e Riggins andante?» chiede, sapendo bene quanto le due ragazze siano cotte dei suoi due compagni; Allison diventa letteralmente bordeaux e non risponde, Amily la guarda, guarda il running back ed alza le spalle. «Non penso siano affari tuoi, Smash.» risponde e lui ride, ma lei è impegnata a guardare un certo full back che arriva alle spalle del ragazzo di colore, che si volta vedendo lo sguardo della ragazza perso in contemplazione. «Parli del diavolo e spuntano le corna.» ride il running back. «Williams tappa la fogna.» risponde Tim, avvicinandosi al gruppetto e fermandosi davanti ad Amy, che lo guarda con un sorriso, lui lo ricambia e la stringe, cogliendola di sorpresa, ma facendola sorridere ancora di più, mentre inevitabilmente annega nei suoi occhi verdi.

Anche Tim annega inevitabilmente negli occhi verdi di Amy, dimenticandosi di essere sul campo da gioco per allenarsi, la guarda leccandosi le labbra – tenendola ancora stretta tra le sue braccia – e la bacia con un certo trasporto ed Amy ricambia come ogni volta che ciò accade, chiudendo gli occhi e godendosi l’ennesimo bacio del ragazzo che ama, stringendolo e sperando che prima o poi non saranno solo baci occasionali, ma qualcosa di più. Ally sorride vedendo l’espressione della sua migliore amica e nota Smash che le fa un cenno sulla tribuna scorgendo una furiosa Tyra Colette che assiste alla scena. «Non sono affari tuoi, Brian.» dice, voltandosi poi un attimo a guardare Jason in campo, che dirige ancora il riscaldamento dei compagni; aspettando che tutte le cheerleaders arrivino per raggiungerle. Amy e Tim sono ancora impegnati a baciarsi – come se tutto intorno a loro non ci fosse altro – ma l’idillio dura ancora poco. «Williams fila in campo. Riggins togli la tua lingua dalla bocca di Ross e segui il tuo compagno o venerdì starete entrambi in panchina e voi due, signorine, raggiungete le vostre compagne.» tuona la voce autoritaria di Eric Taylor, tirando il full back per il braccio, costringendolo a staccarsi da Amy. «Mi scusi, coach, è stata colpa mia.» dice la ragazza. «Va bene, Amy, ma che non accada mai più durante le ore di allenamento.» risponde il coach, con un sorriso quasi paterno. «Voi due quindici giri di campo!» ordina ai due ragazzi, senza ammettere repliche, Tim e Smash sbuffano. «Sì, signore!» si arrendono, raggiungendo il campo ed iniziando a percorrere il primo giro lungo il perimetro.

Il primo allenamento della stagione – a parte la corsa fuori programma di Williams e Riggins – procede senza altri intoppi e rimproveri, i coach osservano e dirigono i giocatori, che provano schemi di gioco, passaggi, placcaggi e scatti di velocità; a bordo campo anche l’allenamento delle cheerleaders procede nel migliore dei modi, le ragazze guidate dal capitano, Lyla, provano una nuova coreografia con tanto di prese, capriole, salti e piroette, sotto lo sguardo vigile dell’allenatrice – Amy vorrebbe veramente far cadere per terra la Garrity e sbarazzarsi di lei per il resto dell’anno – tuttavia tiene a bada il suo odio per la ragazza e mette da parte il suo istinto omicida – la guarda e quasi le verrebbe voglia di ucciderla per le occhiatine che manda a Jason in campo e sa quanto queste diano fastidio alla sua migliore amica, ma sa anche che Ally non le dirà mai nulla, perché è lei la sua ragazza ed è giusto che lo guardi così, perché lei è una ragazza troppo educata e non si metterà mai in mezzo tra loro – almeno che non sarà il destino a permetterle di farlo. Finiti entrambi gli allenamenti, coach Taylor lascia liberi i suoi ragazzi, ed anche Lyla lascia le compagne, avvicinandosi a Jason che le va incontro – togliendosi il casco. «Sei stato bravissimo, amore.» gli dice, mettendogli le braccia al collo e baciandolo, mentre Ally li guarda con invidia ed Amy sospira stringendole la mano per confortarla, mentre nota Tyra scendere dalle tribune ed avvicinarsi  al running back di colore. «Ciao, Smash.» cinguetta lei, sorridendogli, lui la guarda altrettanto sorridente e ammicca sensualmente. «Eih bionda… sicura di non aver sbagliato ragazzo? Non che la cosa mi dispiaccia, ma Riggins è lì a parlare col coach.» risponde Brian, leccandosi le labbra.

«No, non ho sbagliato affatto ragazzo, che faccia quello vuole quel deficiente.» risponde Tyra, guardando un attimo Tim che si congeda dal coach ed incrocia solo un attimo il suo sguardo, voltandosi poi verso Amy, che impegnata ad osservare Tyra e Smash non se ne accorge. «Pensi lo stia facendo per dispetto a Tim perché mi ha baciata?» chiede la rossa alla sua migliore amica, continuando ad osservare i due, che poco lontano, smettono di parlare ed annullano ogni distanza – baciandosi. «Non lo so, ma se così fosse, è il tuo momento, amica mia. Tim Riggins a ore tre.» risponde Ally divertita, vedendo il numero trentatré avvicinarsi a loro con quel suo meraviglioso sorriso da bello e dannato, che fa letteralmente impazzire Amy; Tim le raggiunge e sorride ancora, cingendo la vita della ragazza con i capelli rossi ed avvicinandosi per baciarla, anche Amy lo stringe e gli sorride, ma gli poggia l’indice sulle labbra che carezza delicatamente, per fermarlo un attimo. «Pensi che Tyra te lo stia facendo per di dispetto?» gli chiede, lui si volta a guardare gli altri due ancora impegnati a flirtare ed alza le spalle. «Non mi interessa quello che fa Tyra, ci siamo lasciati e per adesso sono qui con te, tanto anche lei è in buona compagnia.» risponde Tim, tornando a guardarla negli occhi; Amy gli sorride e non risponde, vorrebbe dirgli che è stanca di accontentarsi delle briciole e vorrebbe anche dirgli quanto lo ama, ma conserva ancora un pizzico di orgoglio che le impedisce di mandare tutto al diavolo – perché se dovesse ricevere da lui una risposta negativa ci rimarrebbe malissimo. Tim le mette la mano destra sulla nuca e le carezza i boccoli, poggiando le labbra sulle sue e baciandola, Amy ricambia il bacio e lo stringe più forte che può, ripetendosi nella sua mente quanto lo ama e quanto vorrebbe urlarlo al mondo intero, ma non lo fa. «Mi fanno impazzire i tuoi capelli.» sussurra Tim dopo essersi staccati, Amy sorride ed arrossisce leggermente, non si aspettava questo complimento. «Grazie. A me fa impazzire il tuo sorriso…» risponde, ancora lievemente rossa in viso, Tim sorride – e lei muore – le bacia il naso continuando a fissarla. «Sei bellissima, Amy.» sussurra ancora, dandole poi un bacio a stampo. «Grazie, Tim...» risponde Amy tornando di nuovo ad arrossire e non sapendo che altro dire. «Adesso vado a farmi la doccia, ci vediamo…» sorride ancora lui, dandole l’ennesimo bacio, accompagnato dall’ennesimo sorriso, allontanandosi poi verso lo spogliatoio.

***

Dillon: mercoledì 8 settembre 2006, campo, h. 16:15

L’allenamento è iniziato da un quarto d’ora, coach Taylor fischia ed i giocatori iniziano lo scatto in corsa. «Alla partita dovremo affrontare dei bisonti e i loro attaccanti corrono in media duecentonovanta yard. Mac quante ne fa il nostro giocatore più veloce?» dice, motivando i suoi giocatori a dare il massimo e consultando poi il suo vice. «Duecentosessantacinque.» risponde l’allenatore in seconda. «Quando affrontate un giocatore più grosso dovete essere più veloci, la velocità è fondamentale, ragazzi, dovete essere più veloci se volete batterli e dovete resistere più a lungo di loro.» continua Eric Taylor, mentre i ragazzi corrono e scattano ancora, cercando di esser più veloci possibile; a bordo campo le cheerleaders fanno il loro allenamento, e qualcuna ogni tanto sbircia i ragazzi. «Smash che cosa diavolo stai facendo?» urla il coach riprendo il suo running back migliore, che invece di correre, passeggia sul campo. «Io e i ragazzi ne abbiamo discusso negli spogliatoi, sarà una partita difficile, dovremo esercitarci sugli end off, qualcuno di noi deve fare pratica per diventare più veloce.» risponde Williams, avvicinandosi a lui. Il coach sbuffa e fa un giro su se stesso osservando tutti i giocatori. «State a sentire: aprite bene le orecchie, volevo farvi tornare a casa presto oggi, ma visto che siete in forma farete altri cinque giri di campo.» dice senza ammettere repliche, facendo sbuffare e protestare i ragazzi. «Senta noi…» tenta Smash, la cui protesta viene bloccata tempestivamente dal coach. «Che ne dite di farne altri dieci?» chiede retoricamente, alimentando ancora di più le proteste dei giocatori.

«Non vedo cosa…» tenta ancora Smash, ma ancora una volta Taylor lo blocca senza che possa finire la frase. «Oppure se non vi basta ancora altri quindici. Ti consiglio di non mettermi alla prova.» dice autoritario ed il running back di colore è costretto ad abbassare la cresta ed alzare le mani arrendendosi, mettendosi a correre per il primo giro, seguito dal resto della squadra. «Su, muoversi. Scattare!» urla Eric Taylor, mentre il suo vice fischia ed i giocatori riprendono a correre e scattare in velocità. «Muovete le chiappe!» urla ancora coach Taylor, mentre i ragazzi fanno su e giù per il campo. «Su, coraggio, non battete la fiacca, ricominciate a correre.» li riprende immediatamente, appena iniziano a rallentare stanchi, ma il coach è determinato a farli sgobbare oggi, dunque decide di farli correre con il pallone in mano – uno alla volta – mentre il resto della squadra colpisce il compagno di turno con i rusher shield;⁽¹⁾ le ragazze intanto continuano anche loro a provare le coreografie, distratte ogni tanto dall’allenamento dei ragazzi. Tim, pallone alla mano, va sotto pronto a correre. «Dai, Riggins, coraggio. Devi volare.» lo incita coach Taylor ed il full back parte correndo e venendo colpito dai compagni. «Forza, muovi quelle gambe, coraggio.» lo riprende il coach, non proprio soddisfatto del suo esercizio – solitamente è più veloce e scattante – ma stavolta è riuscito a malapena ad evitare i colpi dei suoi compagni, tenendo un’andatura oscillante; Amy sentendo il rimprovero di Taylor verso il ragazzo che le piace si ferma e si volta, rimanendo a fissare la scena. «Coraggio, figliolo, non c’è problema, ricomincia, pensa solo a correre e tieni su la testa.» continua il coach, appena Tim finisce e torna indietro per rifare l’esercizio da capo. «Coraggio, ragazzo, dai.» lo motiva ancora di più. «Non mollare!» aggiunge Mac McGill, dando man forte alle parole del collega; Tim si riposiziona, ma sembra essere completamente fuori fase, ha il respiro affannato – ma ricomincia – riparte in corsa ed i compagni lo colpiscono prontamente, ma questa volta va anche peggio della prima, il full back quasi barcolla sotto i colpi dei compagni e non corre come sa fare e per poco non rischia di cadere.

Amy è ancora lì immobile a fissarlo, iniziando a preoccuparsi, non si è persa uno dei suoi movimenti ed ha visto come barcollava – sospira – e continua ad osservarlo attentamente, sapendo benissimo perché sta facendo schifo all’allenamento, lo conosce è l’unica cosa che le viene da pensare è che la sera prima abbia bevuto come una spugna ed è ancora sbronzo. «Su, vieni qui, dai vieni.» lo richiama il coach Taylor, avvicinandosi a lui, che respira ancora pesantemente e gli si ferma davanti. «Non ti stai impegnando abbastanza, o ce la metti tutta o te ne vai a casa, agli allenamenti devi dare il massimo come tutti gli altri e lo devi fare sempre, non soltanto quando ti va. Coraggio, figliolo, provaci ancora. Ricominciamo!» lo riprende, Tim non risponde e chiude solamente un attimo gli occhi, sospirando; Amy continua ancora a fissare la scena, sorda ai richiami delle compagne e dell’allenatrice che continuano ad allenarsi. Tim sbuffa, fa qualche passo e si slaccia il casco. «Non farlo, ragazzo. Non lo fare.» lo riprende immediatamente Eric Taylor, con le mani ai fianchi e lo sguardo severo, ma il ragazzo non lo ascolta, si toglie il casco e lo lancia a terra. «Non puoi gettare la spugna, sono sicuro che non è questo che vuoi. Figliolo aspetta!» continua, senza ottenere risposta dal suo full back, che lo guardo un attimo senza dire nulla ed abbandona il campo, barcollando. «Lascialo andare, so che ha sentito suo padre ed hanno finito per litigare pesantemente.» gli dice il coach in seconda. «Capisco, ma non può fare un allenamento del genere per un litigio con quell’uomo.» protesta Taylor sospirando. «Lo so, ma sono arrivati alle grosse, Walt gli ha detto che è colpa loro se la madre si è suicidata.» risponde Mac. «Come può pensare che sia colpa sua?» chiede Eric sbalordito. «È convinto che l’abbia fatto perché lui e suo fratello non hanno fatto abbastanza per fermare i maltrattamenti del padre.» risponde il vice coach, con un dispiaciuto sospiro. «Ma non potevano, erano solo dei bambini.» continua Taylor, pronto a raggiungerlo nello spogliatoio. «Eih, eih, aspetta è facile farsi venire i sensi di colpa in questi casi.» lo ferma Mac e Taylor sospira ed annuisce, lasciando che Riggins esca dal campo, mentre lui torna ad allenare il resto della squadra.

Amy non ci pensa due volta, getta i pompon per terra e gli corre dietro, ignorando completamente il richiamo indispettito di Lyla  ed il sospiro dell’allenatrice. «Lasciala stare, tu avresti fatto lo stesso se fosse stato Jason.» la ferma Ally con un sorriso, mettendole un braccio davanti per bloccarla. “Probabilmente avrei fatto anche io lo stesso per Jason, se non ci fossi stata tu a farlo.” pensa, continuando a sorridere, celando abilmente il suo pensiero; Lyla sorride ed annuisce, la Jenkins ha ragione, lei avrebbe fatto lo stesso se fosse stato Jason e dato che Tyra non è presente – tanto più che lei e Tim si sono lasciati – è giusto che sia la Ross a correre dietro a Riggins in questo momento. Amy, come un uragano, sbatte la porta dello spogliatoio e si precipita dentro: lui è lì seduto sulla panca con la testa tra le mani totalmente perso nei suoi pensieri ed assolutamente assente. «Tim…» sussurra la ragazza, sedendosi accanto a lui e mettendogli la mano sulla coscia, sperando di ridestarlo, guardandolo preoccupata; lui alza lo sguardo e la fissa senza dire nulla, gli occhi lucidi ed arrossati ed Amy non capisce se è perché ha pianto o perché ha davvero bevuto troppo – le fa paura vederlo così, le fa male – ma lui continua a rimanere in silenzio. «Tim che ti succede? Non è da te abbandonare così un allenamento, di certo non è la prima volta che bevi, ma questa volta hai davvero esagerato, non ti reggevi nemmeno in piedi.» gli dice Amy, stringendolo e baciandolo sulla fronte, lui non risponde ancora e le poggia la testa sulla spalla, chiudendo gli occhi. «Vuoi parlarne?» continua Amy, stringendolo meglio a sé e carezzandogli la nuca. «Non adesso, Amy, ma grazie per il sostegno.» dice finalmente Tim, rimanendo immobile tra le sue braccia – quasi fosse impassibile a tutto ciò che lo circonda. «Va bene, quando vorrai parlarne sarò qui ad ascoltarti.» sorride Amy, continuando a stringerlo e a cullarlo, carezzandogli la nuca ed i capelli, baciandolo sulle guance, sulla fronte ed anche sulle labbra – non pretendendo che lui ricambi – non gli è andata dietro per fare qualcosa, ma perché lo ha visto devastato  e vuole aiutarlo, anche se non ha idea di cosa sia successo, vuole essere lì per lui e sostenerlo ed amarlo in silenzio. «Qualsiasi cosa sia si sistemerà.» sussurra con dolcezza, coccolandolo ancora come se fosse il suo ragazzo – e forse un po’ lo è – Tim non risponde, ma annuisce solamente, godendosi quelle insolite e dolci coccole impartitegli da una ragazza.

***  

Dillon: mercoledì 8 settembre 2006, cortile di casa Garrity, h. 23:30

Dopo aver passata la serata a cena fuori, Jason accompagna a casa Lyla, è da giorni – settimane, forse anche di più – che vuole parlarle, ma non ha mai trovato le parole od il momento giusto per dirglielo, ma si è finalmente deciso a mettere in chiaro ogni cosa e tagliare la testa al toro; un po’ gli dispiace doverlo fare, soprattutto dopo la serata passata insieme nella quale lei si è divertita, ma quando si misero insieme la prima cosa che stabilirono fu di essere sempre sinceri l’uno con l’altra ed il quarterback vuole esserlo – fino alla fine – anche se questo farà male, vuole essere onesto con Lyla Garrity e porre fine ad una cosa che lo fa star male; è stato al gioco finora, ha vestito i panni del fidanzato perfetto, ma ora è giunto il momento di vuotare il sacco. Ferma la sua auto davanti casa della ragazza ed entrambi scendono: lui un po’ scocciato, lei allegra e sorridente – quasi irritante – gli si avvicina ed allarga il suo sorriso, guardandolo. «Signor Street è vero che lei lancia fino a quattrocento yard in touchdown a tre ricevitori diversi contemporaneamente?» gli chiede sorridente, Jason suo malgrado sorride ed annuisce, stando ancora a gioco. «Sì, è vero.» ammette, sorridendo, nonostante vorrebbe rimanere serio e dirle la verità. «Allora si merita un bacio.» sorride Lyla stringendolo e baciandolo – e lui ricambia – stando ancora al gioco, ancora per poco. «È vero che è dotato di poteri sovraumani ed è in grado di demolire edifici e… lanciare palle di fuoco?» continua lei, divertita da questo suo giochino.

Jason si lecca le labbra e la guarda un attimo. «Sì, è vero.» dice infine. «Ed allora mi baci lei.» continua Lyla, mettendogli le braccia al collo, Jason si morde le labbra e la bacia – pensando che le farà male sapere quello che ha da dirgli – ma è quello che sente e non può continuare così. «È vero signor Street che ama Lyla Garrity?» continua lei, tenendolo ancora abbracciato e guardandolo negli occhi, Jason ricambia lo sguardo e decide di prendere la palla al balzo e volare in meta – ora o mai più – distoglie lo sguardo e prende un respiro profondo. «È vero?» chiede ancora Lyla, vedendolo prendere tempo, lui deglutisce e scuote appena la testa. «Proprio di questo volevo parlarti, Lyla, è da un po’ che volevo farlo e non ho mai trovato le parole ed il momento giusto…» inizia e lei lo guarda schiudendo la bocca, ha già capito cosa vuole dirle, ma aspetta che riprenda. «È da un po’ che non sono più sicuro dei miei sentimenti nei tuoi confronti, ti voglio bene questo non lo nego, ma non ti amo non provo lo stesso amore che tu provi per me… mi dispiace, Lyla, non voglio continuare a stare con te e prenderti in giro, non lo meriti, sei una ragazza stupenda ed adorabile, ma io per te provo solo un grande affetto.» le dice, e lei lo ascolta e lo guarda in lacrime. «C’è un’altra, Jason?» gli chiede, guardandolo ancora negli occhi e non lasciandolo andare. «No, non c’è nessun’altra. Ho solo pensato che fosse giusto dirtelo perché ci siamo promessi che ci saremo sempre detti tutto in faccia e perché ti rispetto troppo per continuare a prenderti in giro.» le risponde con sincerità, Lyla annuisce, tira sul con naso e lo guarda ancora negli occhi. «Apprezzo la tua sincerità, almeno non hai fatto lo stronzo come Riggins che non si preoccupa di andare con tutte stando con una…» sussurra continuando a piangere. «Mi dispiace, Lyla…» le dice Jason, stringendola e dandole un bacio sulla fronte – le ha detto una mezza verità – non che negli effetti ci sia un’altra ragazza, ma è da un po’ che non sente più la stessa attrazione verso Lyla Garrity e sente qualcosa verso un’altra ragazza, ma non è nemmeno sicuro che sia amore. «Al momento non c’è nessuna, voglio solo concentrarmi sulla scuola per avere la borsa di studio per il college e sul football.» dice ancora, come se dovesse giustificarsi di qualcosa. «Va bene.» risponde Lyla, lasciandolo e guardandolo ancora un attimo. «Ci vediamo…» aggiunge subito dopo, correndo davanti la porta di casa sua, aprendola e chiudendosela alle spalle senza voltarsi – continuando a piangere. Jason rimane a guardare la porta chiusa e sospira, sapeva che ci sarebbe rimasta male, ma non aveva altra scelta che esser sincero e dirle la verità, sospira, sale in auto e ritorna a casa.

Dillon: mercoledì 8 settembre 2006, casa Taylor, h. 00:00

Julie ha appena dato la buonanotte ai genitori, che sono rimasti in cucina a parlare della loro giornata, finché alla tv non appare Smash Williams intervistato da un giornalista – circa il drastico cambio nel modo di allenare che il coach Taylor ha adottato rispetto all’anno precedente. «Ah… io non ho niente da dire, non vorrei mettermi nei guai.» risponde Brian alla domanda postagli dal giornalista, su cosa ne pensa lui di questo cambiamento. «Noi vogliamo soltanto conoscere la sua opinione. Sono sicuro che ne ha una.» continua il giornalista, senza perdersi d’animo. «Oh, sì, certo che ho un opinione.» risponde il running back, iniziando a stancarsi un po’. «Scommetto che è amareggiato, perché tartassa troppo voi giocatori, è così?» spara il giornalista, volendo gettare a tutti i costi benzina sul fuoco; Tami sbarra gli occhi incredula, ben conoscendo suo marito, sicura del fatto che dietro questo suo cambiamento – ammesso che sia vero – ci sia una valida spiegazione. «Secondo me il nostro allenatore dovrebbe preoccuparsi solo di farci vincere.» risponde Williams ed alla sua affermazione Eric Taylor iniziare a fremere di rabbia.

Non li sta forse allenando per questo? Non è questo quello che ha sempre fatto? Ora inizia a stancarsi di questi ragazzini che fanno sempre quello che vogliono e poi finisce che il responsabile delle loro cazzate è lui. «Ha visto? Lo sapevo che aveva un opinione sul come stanno andando le cose.» carica ancora il giornalista e l’espressione del coach si rabbuia ancora di più. «Lascia perdere.» gli dice la moglie vedendolo nero. «Che cosa ne pensa dei running back?» chiede ancora il giornalista, ma la risposta di Smash non arriva, Taylor ha spento la televisione e tirato il telecomando sul divano. «È solo uno stupido, tesoro, non dargli ascolto.» dice ancora Tami, cercando di far ragionare il marito, che nemmeno sta ad ascoltarla e prende il cordless, digitando un numero, mentre lei lo chiama ancora e lui continua ad ignorarla. «Eric che cosa fai? Lascia perdere…» continua la consulente scolastica, a quel punto il marito mette il telefono all’orecchio e sorride soddisfatto, adesso vedranno quei ragazzini chi comanda. «Dammi retta.» dice ancora Tami. «Mac voglio che… sì, certo, la stavo guardando. Voglio che la squadra si riunisca immediatamente, vi voglio tutti al campo tra mezz’ora.» dice al suo vice, senza ammettere repliche, deciso a dare una bella strigliata ai suoi ragazzi; Tami sospira e rotea gli occhi al cielo. «Sì, certo lo so che ora è. Mac ho detto che ci vediamo tra mezz’ora al campo. Grazie!» risponde Taylor al suo vice, che non è proprio d’accordo con la sua decisione, ma non ha scelta; Eric chiude la chiamata, guarda sua moglie con un ghigno sul viso e varca la porta uscendo, mentre lei sospira e lo saluta. «Non lo so a che ora torno.» le dice sbattendo la porta, facendola sospirare ancora.

Il coach McGill fa il giro di telefonate agli altri colleghi ed ai ragazzi, continuando a non comprendere e condividere la scelta di Taylor, ma è pur sempre lui il primo allenatore  e loro devono sottostare ad ogni sua decisone – che sia sbagliata o non condivisa. Tutti i ragazzi sono sorpresi da questa chiamata, nessuno di loro sa cosa aspettarsi e tantomeno ha voglia di andare ad allenarsi a notte fonda, ma sanno tutti benissimo che è meglio non alimentare ulteriormente la rabbia di coach Taylor – perché ognuno di loro sa che dietro la chiamata del vice coach c’è l’altro coach. Eric Taylor, ancora furioso per le dichiarazioni del running back, si reca a casa sua personalmente per chiamarlo. «Vestiti in fretta, andiamo tutti al campo.» gli dice, senza nemmeno annunciarsi, dopo aver sorriso alla piccola di casa Williams, che è andata ad aprire la porta sotto ordine del fratello. «Ti voglio sul pullman tra due minuti.» aggiunge il coach, guardandolo severamente e facendo dietrofront, senza aspettare risposta ed uscendo fuori. «Salutami tua mamma.» dice poi alla piccola, chiudendosi la porta di casa alle spalle; Brian fa una smorfia di disappunto, non aveva affatto voglia di questo allenamento fuori programma, ma si alza e lo segue fuori scocciato.

Al campo da gioco, coach e giocatori salgono sul pullman ed i ragazzi si guardano tra loro cercando di capirci qualcosa. «Che è successo?» chiede Smash, sedendosi accanto a Matt Saracen, il secondo quarterback, vice di Jason Street. «Non ne ho idea.» risponde il ragazzo del secondo anno, scuotendo la testa. Tim, seduto accanto a Jason, sbuffa e poggia la testa sul finestrino. «Ma quanto rompe il coach?» borbotta, facendo ridere il suo miglior amico, che concorda ed alza le spalle. «Ho parlato con Lyla, gliel’ho detto, c’è rimasta male, ma ha apprezzato la sincerità.» dice invece Jason. «Oh, finalmente, saranno almeno tre mesi che mi scassi il cazzo con sta storia del volerla lasciare, iniziavo a non sopportarti più, amico.» risponde Tim, che non ha mai sopportato Lyla Garrity appiccicata al suo migliore amico peggio di una cozza; Jason gli dà una gomitata. «Le hai anche detto che forse c’è qualche altra ragazza?» chiede Tim, sapendo benissimo che non è solo perché troppo ossessiva che l’ha lasciata. «No, non gliel’ho detto, lo sai che nemmeno io sono sicuro di questa cosa.» risponde Jason, Tim lo guarda ed annuisce con un sorrisetto furbo, sa che prima o poi si deciderà a parlare con la ragazza in questione ed allora sì che le cose inizieranno a farsi divertenti.

Il temporale non accenna a smettere, ma questo non fa desistere Eric Taylor dal suo intento, il pullman parte lasciandosi il campo alle spalle ed i giocatori sono sempre più confusi, ma nessuno osa fare domande. «Tutti giù dal pullman, muovetevi.» ordina il coach, scendendo per primo, mano a mano che i ragazzi scendono. «Coraggio, datevi una mossa.» ordina ancora. «Che vuole fare? Ci vuole ammazzare?» chiede Williams a Saracen, ancora al suo fianco. «Può darsi.» risponde il più piccolo. «Che palle!» sbuffa Tim nello stesso istante, mentre il coach urla ancora di darsi una mossa. «State in fila, tutti in fila e correte su e giù per la collina.» ordina appena sono tutti fuori e di fronte a lui; i ragazzi, non poco scocciati, alzano gli occhi al cielo. «Coraggio! Scattare!» urla ancora Taylor ed i giocatori non possono far altro che obbedire pur non avendone la benché minima voglia; Mac McGill fischia ed i ragazzi iniziano a correre, zuppi di pioggia, facendo su e giù per la collina che è praticamente un pantano di acqua e fango. «Se credete di essere dei campioni solo perché indossate la maglietta dei Panthers, vi sbagliate. Se credete di essere dei campioni solo perché tutti vi trattano con i guanti bianchi, vi sbagliate.» sbraita coach Taylor furioso, mentre i ragazzi fanno su e giù, ormai bagnati da capo a piedi.

«Ora dall’altra parte. Forza!» li incentiva Mac, e loro continuano a correre già stanchi ed appesantiti dall’acqua. «I veri campioni non si lamentano mai, i veri campioni non si arrendono.» continua ancora Taylor, livido di rabbia, guardando i giocatori che gli passano accanto – Riggins in particolare. «Coraggio! Forza! Correre!» li motiva ancora McGill. «Più svelti! Più svelti!» rincara la dose Taylor vedendoli battere la fiacca. «I veri campioni non si arrendono, non si lamentano. I veri campioni si impegnano al duecento per cento.» aggiunge ancora, mentre i ragazzi si immergono ancora nel pantano e riscendono la collina. «Non sarete mai veri campioni finché non imparerete questo.» sbraita ancora Eric, dopo un sonoro sbuffo collettivo dei ragazzi, che continuano a correre. «Tornate lassù, forza. Coraggio!» li spronano ancora gli altri coach. La fatica è ormai evidente nei volti di tutti, ma nessuno dei coach – Taylor più di tutti – hanno intenzione di porre fine all’allenamento; qualcuno cade, ma si rialza prontamente, qualcun altro inizia a rallentare ed altri iniziano a tossire affannati. «Non credi che possa bastare, ora?» chiede Mac ad Eric, vedendoli ormai esausti. «Lo dico io quando può bastare.» ringhia lui in risposta, ancora furioso, tornando poi a guardare uno ad uno i ragazzi, che ansimano e si sono fermati, riprendendo fiato. Smash incrocia lo sguardo del coach –  che lo ricambia con astio – chiude gli occhi prendendo un profondo respiro, riaprendoli e guardano i suoi compagni. «Occhi di lince, cuor di leone…» sussurra ansante. «Vinceremo…» gli fanno eco i compagni, ansanti anche loro. «Occhi di lince, cuor di leone!» ripete Smash ora a voce più alta, con portamento fiero e determinato. «Vinceremo!» urlano gli altri più forte, determinati anche loro. «Occhi di lince, cuor di leone!» urla ancora Williams. «Vinceremo!» continuano ancora gli altri, urlando anche loro. «Occhi di lince, cuor di leone!» ripete Brian a squarciagola. «Vinceremo!» risponde il resto della squadra ancora più forte, mentre Eric Taylor li guarda tutti quanti, soddisfatto, annuendo impercettibilmente, mentre i ragazzi ripetono ancora una volta il motto – come fosse un grido di battaglia. «Vinceremo! Vinceremo! Vinceremo!» urlano ora tutti insieme, riprendendo a correre su per la collina determinati a dare il duecento per cento.

Eric Taylor, in mezzo al pantano, li osserva lasciando che qualcuno di loro lo travolga al passaggio, non scomponendosi minimamente, continuando ad osservarli in silenzio con cipiglio furioso – ma vagamente addolcito dalla loro rinata determinazione – per cui appena tutti lo raggiungono decide di sospendere il folle allenamento e farli risalire sul pullman per far ritorno al campo e quindi ognuno a casa propria; aspetta che tutti salgano e ferma Riggins, l’ultimo della fila, dietro Street e Williams, che salgono andandosi a sedere ai loro posti. «Quello che è successo a tua madre fa parte della vita, non è stata colpa tua, tu eri solo un bambino, sono cose che possono accadere, è stato uno spiacevole incidente.» gli dice con tono paterno. «Dovevo aiutarla invece.» risponde Tim non d’accordo. «Eri troppo piccolo per metterti contro tuo padre, non potevi fare nulla. Credimi. È stata una tragedia, ma non è stata colpa tua.» risponde ancora il coach, dandogli tutto il suo sostegno, volendo che si convinca di ciò che è giusto. Tim china il capo ed inizia a piangere, lasciando libero sfogo a quelle lacrime che ha sempre represso dentro di sé. «Eih, guardami!» lo riprende duramente Eric, afferrandogli la maglietta.

«Devi liberarti di questo senso di colpa una volta per tutte, perché tu non sei colpevole.» gli dice ancora, tornando ad assumere un tono paterno. «Sì, signore!» sussurra Tim, continuando ancora a piangere. «Dammi retta.» sorride Taylor, continuando a tenerlo per la maglietta e guardandolo. «Sì, signore!» ripete il full back alzando lo sguardo ed accennando un sorriso, chinando poi nuovamente il capo, dirigendosi verso la bussola dello scuolabus per entrare, ma Taylor lo ferma mettendogli la mano sul petto. «E ricordati: la prossima volta che abbandoni il campo durante gli allenamenti ti prendo a calci nel culo e questa è una promessa. È chiaro?» gli dice severamente, perché capisce sì il trauma del ragazzo, ma pretende che la disciplina venga rispettata e che i problemi personali vengano tenuti fuori dal campo di football. «Sì, signore!» risponde Tim, annuendo anche con la testa. «Sei in debito di un allenamento.» dice ancora il coach, il ragazzo annuisce e fa di nuovo per entrare sullo scuolabus, ma ancora una volta il coach lo ferma. «Ci vai a piedi a casa.» dichiara inflessibile, ricevendo da Tim uno sguardo scioccato e confuso – non si aspettava certo che lo lasciasse a piedi di notte e sotto la pioggia battente. «Così siamo pari.» aggiunge Eric Taylor, superandolo e salendo sul pullman, chiudendosi la bussola alle spalle, lasciandolo seriamente a piedi. «Coach…» lo chiama Tim turbato, ma lui non lo sente e si siede al suo posto. «Coach mi faccia scendere, torno a piedi con lui.» dice a quel punto Jason che, come i compagni, è sconvolto. «No, Street, è grande abbastanza da poter tornare da solo, tu e nessun altro scenderete da questo pullman. Lui ha saltato un allenamento e deve recuperarlo. Fine della storia!» risponde il coach, senza nemmeno voltarsi verso i ragazzi seduti dietro, lasciandoli sgomenti mentre osservano il compagno rimasto fuori che sospira e muove qualche passo, mentre loro non protestano e non fiatano, perché sanno che se lo facessero sarebbe davvero la fine. Lo scuolabus parte e Tim rimane davvero lì, sotto la pioggia, ancora incredulo a guardarlo andar via, sbuffa e si mette a camminare per tornare – tanto ormai più zuppo di com’è non potrà diventare.

Dillon: mercoledì 8 settembre 2006, casa Jenkins, h. 2:00

Amy ed Ally a casa Jenkins ignare di quanto è accaduto sulla collina che sovrasta la loro città, hanno passato la serata a guardare ben due film ed a parlare, non rendendosi nemmeno conto che si è fatto tardi e sono ancora lì a parlare di ragazzi, di sogni e di progetti per il futuro, come qualsiasi altra ragazza di diciassette anni farebbe. «Ma quindi cosa è successo oggi? Perché ha abbandonato il campo? Non è da lui e per quanto possa riuscire ad allenarsi mezzo sbronzo oggi non si reggeva nemmeno in piedi.» dice Ally spegnendo la tv ed il lettore dvd, incrociando le gambe sul divano e voltandosi verso l’amica. «Non lo so, non me l’ha voluto dire, inutile che sto qui a dirti quanto il lato impulsivo del mio carattere avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, ma appena l’ho visto in quel modo… con gli occhi lucidi forse anche di pianto, mi sono addolcita e l’ho stretto e coccolato, gli ho detto che qualsiasi cosa sia accaduta si risolverà e lui mi ha solo ringraziata del sostegno, ma non ha detto nulla.» sospira Amy affranta. «Non è mai stato uno che esterna facilmente i suoi sentimenti o stati d’animo, puoi ritenerti fortunata se non ti ha cacciata.» risponde Ally, beccandosi un cuscino in faccia da Amy, che però ride ed annuisce, che non l’abbia cacciata è positivo: significa che forse un po’ Tim Riggins ci tiene a lei, o forse non significa proprio un bel niente, forse in quel momento una persona od un’altra avrebbe fatto poca differenza per lui. «In ogni caso di una cosa sono certa: deve esser successo qualcosa che l’ha sconvolto, magari ha litigato di brutto con Billy ed ha bevuto tutta la notte… oppure non lo so, ma di certo non è mai venuto ad un all’allenamento ridotto così.» dice ancora Allison, mentre Amily annuisce, ripensando al pomeriggio nello spogliatoio chiedendosi seriamente cosa ha significato per lui.

«Pensi abbia gradito davvero il mio gesto o che la mia presenza gli sia stata di sostegno? Insomma fa differenza che io sia Amy o sarebbe stato lo stesso se al mio posto ci fosse stata un’altra ragazza?» chiede all’amica, stringendo il cuscino al seno e guardandola con occhi lucidi. «Amy ascoltami: Tim ha un caratteraccio, è introverso ed è anche uno stronzo, ma ha un gran cuore ed oltre ai baci che ci sono stati tra voi ha dimostrato più volte di volerti bene, cosa che con altre ragazze che ha baciato non ho visto. Non lo dico solo perché sei la mia migliore amica e vorrei vederti con il ragazzo che ami, ma perché con l’acume del mio essere osservatrice ho notato questi piccoli dettagli, non lo so se è innamorato anche lui di te, ma l’unica cosa che so è che devi approfittare del momento e capire se ricambia. È la tua occasione, Amy, sembra sia la volta definitiva che si sia lasciato con Tyra. Stagli vicino, fallo sfogare – se mai deciderà di farlo – e cerca di fargli capire che per te è importante, se anche tu sei importante per lui lo capirai da come si comporterà. Ricordati di chi stiamo palando e ricordati che Riggins non si apre facilmente, soprattutto non con le persone che non considera importanti.» sorride Allison, mettendosi in ginocchio e stringendola. «Grazie, Ally, non so come farei senza i tuoi saggi consigli.» risponde Amy ricambiando la stretta, determinata più che mai a mettere le carte in tavola con Tim; in quel preciso istante bussano alla porta e le due amiche si guardano sorprese e si precipitano insieme ad aprire e la loro sorpresa aumenta appena si trovano davanti Jason Street, bagnato fradicio.

Ally rimane totalmente inebetita a fissare il ragazzo di cui è innamorata, zuppo fradicio – quasi buffo – davanti la porta di casa sua, tutti si aspettava, ma non Jason Street; anche Amy è sorpresa di trovarsi il quarterback davanti a quell’ora della notte, ma a differenza dell’amica è lucida, la guarda un attimo e vedendola andata prende in mano la situazione. «Jason che fai qui a quest’ora? Piove a dirotto e tu sei zuppo, potevi almeno venire in auto.» gli dice, guardandolo ed invitandolo ad entrare, facendo lei gli onori di casa, spingendo anche la sua amica a rientrare. «Coach Taylor è impazzito, ci ha portati sulla collina a farci correre, da quello che ho capito perché non ci impegniamo abbastanza.» risponde il ragazzo, mentre Allison, ancora mezza sognante, è andata a prendere degli asciugamani e dei vestiti di suo fratello. Amy alza un sopracciglio e lo guada scioccata. «È impazzito del tutto.» dice, mentre le sua amica ritorna in salotto porgendo al ragazzo tutto quanto – ancora rossa in viso. «Grazie, Ally.» le sorride Jason – un po’ imbarazzato anche lui –  togliendosi la maglia bagnata ed asciugandosi il petto, Ally si trattiene dal non sbavare e guarda Amy sottecchi, che le strizza l’occhio. «Perché lo avrebbe fatto?» chiede al quarterback che alza le spalle. «Non lo so, forse non gli è andato giù il fatto che Tim abbia abbandonato il campo prima della fine dell’allenamento…» azzarda Street, indossando la maglietta del fratello di Ally; Amy sospira e sta per rispondere, ma Jason l’anticipa. «Oh, a proposito, l’ha fatto tornare a piedi così paga l’allenamento perso. Se ti sbrighi potresti beccarlo di ritorno.» le dice strizzandole l’occhio, la ragazza sorride e non ci pensa due volte, afferra velocemente le sue cose e saluta entrambi correndo alla porta.

«Amy… aspetta è tardi, resta a dormire qua.» tenta di fermarla Ally, che è ancora sconvolta dall’arrivo di Jason a casa sua ed ora che la sua amica se ne va rimangono praticamente soli. «Non posso, Ally, devo andare ad evitare che quel cretino faccia qualche altra cazzata.» le risponde Amy, strizzandole l’occhio, pensando che è arrivato il momento di approfittare della situazione per entrambe. «Ciao, Amy.» saluta Jason, mentre lei sorride ad entrambi, chiude la porta e corre in auto. «Ehm… vieni, ti mostro il bagno, così ti cambi anche i pantaloni.» dice Ally, rimasta da sola con il ragazzo, ancora imbarazzata – ma determinata a non fare la figura della cretina – Jason annuisce con un sorriso e la segue, entrando e cambiandosi, mentre lei ritorna in salotto e respira velocemente col cuore che le batte a mille per l’emozione. «Okay, Ally, niente panico c’è solamente Jason Street a casa tua e i tuoi sono fuori.» si dice da sola, dandosi della cretina, pensando anche al perché sia andato a casa sua e non a casa di Lyla o semplicemente a casa e basta, immersa nei suoi pensieri la ragazza non si accorge di lui che ritorna e le si avvicina sorridendo. «Perché sei venuto qui e non sei andato da Lyla o a casa tua?» trova il coraggio di chiedergli appena si accorge di averlo davanti. «L’ho lasciata.» risponde Jason guardandola negli occhi e sorridendo ancora; Ally annuisce e deglutisce a vuoto, il suo cuore perde un battito poi riprende a martellarle nel petto e annega letteralmente negli occhi azzurri del ragazzo che ama, non sapendo che dire o che fare.

«Scusami, sono stato avventato, non volevo metterti in imbarazzo e non dovevo piombare a casa tua in questo modo, è più da Riggs che da me.» le dice prendendo in mano la situazione e sbloccandola, Ally annuisce con un sorriso, pensando a Tim che piomba a casa di Amy nel cuore della notte e lei che ci resta. «In effetti sì, è più da lui.» concorda, continuando a guardarlo persa, ma vagamente meno imbarazzata. «Perché l’hai lasciata? A scuola vi vedevamo tutti come la coppia perfetta, vi vedevamo tutti già sposati ed affiatati come il coach e sua moglie.» dice Ally, iniziando a rilassarsi e sciogliersi un po’; Jason ride e si passa la mano sui capelli. «Sì, lo so, le voglio bene e non lo nego, ma ultimante mi sono reso conto di non amarla come pensavo, non sopporto più il fatto che debba starmi incollata tutto il giorno, stava diventando soffocante. Le ho detto che voglio solo pensare alla borsa di studio per il college ed al football ed ha capito.» le risponde Jason, continuando a guardarla negli occhi. «Capisco.» risponde semplicemente Ally, che invece non capisce perché sia venuto a dirlo proprio a lei, proprio alle due di notte passate, ma non ha coraggio di chiederglielo. «Poi, beh, ecco… sono qui perché tu mi piaci da un po’, ma mi rendo conto che questo non giustifica la mia follia di esser venuto.» le dice Jason imbarazzato, in fondo anche lui è un po’ timido in queste circostanze.

Allison sbarra gli occhi e non crede alle sue orecchie: Jason Street le ha appena detto che gli piace. Jason Street il ragazzo che ama in silenzio da anni. «No… no, tranquillo non scusarti.» riesce solamente a dire, dandosi da sola della cretina. Che razza di risposta è? Infatti lui le sorride imbarazzato e la guarda non sapendo cosa dire. «Anche tu mi piaci, mi piaci da un sacco di tempo… Jason.» ammette dopo alcuni minuti di imbarazzante silenzio, diventando bordeaux, continuando a fissarlo negli occhi; Jason si lecca le labbra, arrossisce anche lui e le sorride. «Bene.» dice sentendosi uno stupido, ricambiando lo sguardo e non sapendo che fare, dall’altra parte nemmeno Ally sa che fare e stanno a guardarsi come se fosse l’unica cosa che sono in grado di fare. «Accomodati… ti offro qualcosa o forse è meglio se vai a casa, è tardi e domani abbiamo scuola.» dice Ally, non sapendo che fare o cosa dire, ancora troppo frastornata da tutta la situazione. Jason si avvicina e la stringe, la guarda negli occhi e – prendendo il coraggio a due mani – la bacia, Allison si sente quasi svenire: ha sognato questo momento da anni ed ora che finalmente questo sogno è diventato realtà non riesce a crederlo vero, le sembra ancora uno dei suoi sogni; ricambia il bacio e la stretta e chiude gli occhi – se è un sogno non vuole svegliarsi. Si staccano senza fiato e si sorridono e l’imbarazzo si impossessa di nuovo di entrambi. «Vado a prendere qualcosa da bere.» dice Ally correndo in cucina, nel panico totale, invidiando seriamente la sua migliore amica che disconosce l’imbarazzo e che non l’ha mai provato ogni volta che Tim l’ha baciata e vorrebbe che lei fosse lì per chiederle consiglio, ma poi sorride e scuote la testa, perché se la immagina che ride e la prende in giro.

Jason si siede sul divano con le idee parecchio confuse, si è appena lasciato e non vuole subito buttarsi a capofitto in una nuova relazione, ma Allison gli piace veramente e la trova dolcemente adorabile, ma proprio non sa che fare il bel quarterback; appena lei ritorna le sorride e la guarda sedersi sul divano ed afferra il bicchiere di coca-cola che gli offre. «Grazie.» le dice sorridente e bevendo un sorso, continuando a guardarla, poggiando poi il bicchiere sul tavolino. «Ally… te l’ho detto mi piaci e sono felice di averti baciato e di essere qui, ma al momento non me la sento di iniziare una nuova relazione, non è per te, ma devo capire bene se è quello che voglio e se è la scelta giusta. Ho bisogno di un po’ di tempo per disintossicarmi da Lyla.» le dice sinceramente, lei posa il bicchiere ed annuisce, non si aspettava che la baciasse, figuriamoci se si aspettasse di diventare la sua ragazza già al primo bacio. «No, non mi devi nessuna scusa, invece, ti sei appena lasciato dopo tre anni è giusto che vuoi del tempo prima di metterti con un’altra ragazza. Io non voglio costringerti a fare una cosa che potrebbe darti fastidio, se vorrai restare e voler costruite qualcosa con me sarò qui ad aspettare – come ho fatto finora – se deciderai di chiudere tutto prima che inizi non ti incolperò di nulla, nemmeno se deciderai di tornare con Lyla… io non sono nessuno per poter decidere su questo.» dice Ally sorridendo, ma vorrebbe che scegliesse lei.

Jason le sorride e la stringe. «Sei dolcissima, Ally, è questo che più mi piace di te.» le dice all’orecchio, dandole un bacio sulla guancia. «Voglio passare del tempo con te, conoscerti meglio e frequentarci. Ti va?» le chiede, lievemente imbarazzato. Allison sorride. «Sì, mi va.» risponde staccandosi e sorridendogli; Jason ricambia il sorriso e le mette una ciocca dietro l’orecchio e le bacia il naso, Ally sorride e lo arriccia buffamente. «Per adesso credo sia meglio non farci vedere assieme… sai non vorrei che Lyla pensasse che l’ho lasciata per te, non vorrei creare problemi tra voi e non vorrei metterti in imbarazzo o a disagio.» le dice guardandola, sperando che non se la prenda. Allison sorride e lo stringe. «Lo so, penso sia troppo avventato, è meglio non affrettare le cose.» concorda ricambiando il sorriso; Jason sorride ancora di più e la bacia di nuovo – dolcemente – e le ricambia felice, questa volta conscia del fatto che quel bacio che ha tanto sognato è reale, che Jason Street è lì a casa sua, sul suo divano e la sta baciando – per la seconda volta in dieci minuti. Si staccano poco dopo e sorridono, si guardano e per un attimo cala il silenzio, poi lui intavola la discussione ed una parola tira l’altra – pian piano l’imbarazzo si scioglie – e senza rendersene conto passano la notte a parlare, fino ad addormentarsi abbracciati sul divano.

***

Amy alla guida della sua Ford Mustang 289 rossa del 1967, che sarà pure un po’ datata, ma è stata rimessa a nuovo ed è il suo gioiellino, sta tornando a casa quando una figura che cammina sul ciglio della strada attira la sua attenzione, sorride perché sa già chi è, lo affianca e si ferma e lui si volta a guardarla sorpreso e scazzato ed anche un po’ smarrito. «Che cosa ci fai qui? Vuoi un passaggio?» gli chiede gentilmente. «Non dovresti essere a letto a quest’ora?» le chiede lui guardandola un attimo e riprendendo a camminare, ignorandola; Amy di certo non è d’accordo. «S’è per questo anche tu dovresti essere già a letto, ma so che il coach vi ha fatto fare un bell’allenamento fuori porta ed io sto tornado adesso da casa di Ally.» sbuffa, rimette in moto e lo supera fermandosi poco più avanti e scendendo e lui sospira. «Sei ubriaco per caso?» gli chiede guardandolo negli occhi. «Lo sarò tra poco, stanne certa.» risponde Tim, sostenendo il suo sguardo, con quella sua espressione da schiaffi che Amy detesta ed ama al tempo stesso. «Che cosa ti sta succedendo, Tim? Perché devi sempre ridurti così? Perché non capisci che ti fai solo del male e ne fai a coloro che ti vogliono bene?» gli chiede in lacrime, dandogli uno schiaffo e spingendolo. «Mi fai incazzare quando fai così.» continua ad urlare in lacrime e spingendolo ancora, colpendolo con i pugni sul petto. «Calmati adesso!» le dice cercando fermarla, ma lei continua a colpirlo e a piangere. «Calmati!» ripete lui stringendola. «Non voglio vederti ridotto così, non voglio che ti butti via, mi fa stare male.» sussurra continuando a piangere ora sulla sua spalla e lui le cinge la vita e le carezza i boccoli, si allontana la guarda negli occhi e la bacia ed Amy ricambia subito, mettendogli le mani tra i capelli e stringendolo forte.

«Ti prego, Tim, dimmi che ti succede, voglio aiutarti…» gli dice dopo che si staccano, continuando a guardarlo negli occhi in lacrime, lui si morde le labbra e poi le sorride. «Ho esagerato questa volta, lo so, sono sempre mezzo sbronzo agli allenamenti, ma questa volta ho bevuto più del solito perché volevo solo dimenticare tutto…» sussurra Tim quasi con le lacrime agli occhi; Amy lo guarda confusa e gli carezza le guance, rimanendo in silenzio. «Mi dispiace…» sussurra Tim, senza smettere di guardarla. «Va tutto bene, vieni, ti accompagno a casa.» sorride Amy, carezzandogli la guancia e baciandolo sulle labbra, mettendosi al posto di guida, Tim sorride e fa il giro per salire in auto. «Grazie.» dice chiudendo lo sportello. «Di nulla, lo sai.» risponde Amy con un nuovo sorriso, partendo verso casa Riggins. Avrebbe preferito si fosse aperto, ma non l’ha fatto e lei non se la sente di costringerlo, perché lo conosce e sa che riceverebbe l’effetto contrario, ripensa alle parole della sua migliore amica e sospira. Chissà se Tim Riggins prova qualcosa per lei. «Chi ti ha dett…» inizia lui. «Lo sai chi è venut…» inizia anche lei in contemporanea, ed entrambi scoppiano a ridere. «Prima tu.» sorride Tim, Amy si volta a guardarlo e sorride. «Stavo dicendo che Jason si è presentato a casa di Ally bagnato fradicio e penso sia ancora lì.» ammette Amy con un sorrisetto furbo sulle labbra. «Oh… finalmente si è deciso.» ridacchia Tim, facendola voltare. «Lo sapevi?» chiede lei sorpresa. «Che sarebbe venuto stasera no, ma che volesse lasciare da tempo Lyla sì, sapevo anche che gli piacesse Ally, ma era un po’ confuso su questo.» risponde Tim sinceramente e con un sorrisetto di chi la sa lunga.

«Ah, interessante, quindi ogni tanto anche voi maschietti parlate di queste cose.» ride Amy, prendendolo in giro, ma lui non le risponde e si limita a sorridere. «Pensi che abbiano fatto qualcosa?» le chiede invece, mentre lei si ferma davanti casa sua, osservando il cartello giallo e blu col numero trentatré, il cognome ed il ruolo. «Scherzi? Ally appena se l’è ritrovato davanti è diventata più rossa dei miei capelli e nemmeno Jason scherzava.» dice ridendo, voltandosi a guardarlo negli occhi; Tim la guarda un attimo e scoppia a ridere, poi si avvicina e la bacia ed Amy ovviamente ricambia subito, stringendolo forte a sé. «Hai per caso litigato con Billy e ti sei ubriacato per questo?» gli chiede dopo essersi staccati. «No, non ho litigato con mio fratello.» risponde lui, continuando a guardarla negli occhi, lei lo guarda e sorride indecisa se chiedergli o meno cos’è successo. «Vuoi entrare? Billy non c’è.» propone lui. Amy lo guarda un attimo ponderando la proposta. Se entra significa passare tutta la notte con lui, e la cosa l’alletta non poco, se rifiuta perderebbe l’occasione della sua vita; sorride, ripensando al discorso che ha fatto con Allison prima che arrivasse Jason ed annuisce.

Per fortuna ha smesso di piovere, Tim apre la porta ed entrano entrambi in casa. «Faresti meglio a toglierti quei vestiti bagnati e ad asciugarti i capelli.» gli dice Amy voltandosi a guardarlo, notando che si è già tolto la maglietta e rimanendo incantata davanti al suo fisico scolpito e perfetto. «Sì, signore!» le risponde Tim ridendo e strizzandole l’occhio, aprendo la porta del bagno e prendendo un asciugamano per asciugarsi un po’ i capelli ormai umidi. «Dov’è Billy?» gli chiede guardandolo mentre si asciuga. «Non ne ho idea, sarà in giro a scopare con qualcuna.» risponde Tim, togliendosi l’asciugamano dalla testa e mettendola sul collo, mentre si toglie le scarpe e si volta a guardarla. «Guarda che non ti mangio.» le dice vedendola poggiata allo stipite della porta a fissarlo. «E chi ha detto nulla?» chiede Amy retoricamente, staccandosi ed avvicinandosi a lui, lo stringe carezzandogli la schiena e lo bacia con una certa passione e Tim di certo non si lascia cogliere impreparato e risponde anche lui con medesima passione, carezzandole i capelli e la nuca, scendendo sulle spalle e sulla schiena; Amy ha un brivido e sorride, continuando a baciarlo con tutto l’amore che prova nei suoi confronti e sentendosi al settimo cielo – le sembra impossibile essere a casa Riggins da sola con Tim mezzo nudo – mentre si baciano così. «Andiamo di là.» dice lui staccandosi e lei annuisce e sorride uscendo dal bagno, dirigendosi in salotto. «In frigo ci sono delle birre.» le dice, togliendosi i pantaloni bagnati, rimanendo tranquillamente in boxer ed entrando in camera sua per cambiarli. «Sì… grazie.» risponde Amy, che al momento ha ben altro da fissare e poi non ha voglia di una birra.

Tim ritorna poco dopo con indosso solo dei pantaloni e trova Amy seduta sul divano che lo guarda sorridendo, ricambia il sorriso e va a sedersi accanto a lei, prendendo la bottiglia di birra che aveva lasciato sul tavolino e portandola alle labbra per bere. «Basta, Tim, per favore.» sussurra Amy togliendogliela dalla mano e posandola nuovamente sul tavolino, tenendogli la mano stretta tra la sua, Tim si lecca le labbra e non dice nulla. «Vuoi parlare?» gli chiede Amy guardandolo negli occhi  e perdendosi dentro ad essi come ogni volta. «Di cosa?» chiede lui, facendo finta di non sapere dove voglia arrivare. «Di quello che vuoi.» sta al gioco Amy, carezzandogli i capelli ancora umidi e baciandogli le labbra, scendendo poi a carezzargli il petto ed accoccolandosi a lui, che sorride, la stringe e chiude gli occhi facendo un respiro profondo. «Vuoi sapere perché mi sono ubriacato così?» le chiede. «Solo se vuoi parlarne, non voglio costringerti se non ti va.» risponde Amy guardandolo in viso, vedendolo finalmente più tranquillo e rilassato – bellissimo più che mai. «Mi ha chiamato mio padre martedì sera, non si faceva vivo da almeno due anni…» sussurra Tim, rimanendo ad occhi chiusi, poggiato sulla spalliera del divano; Amy si stacca leggermente dal suo petto e si volta guardarlo sconvolta. «Ma che cazzo? Che accidenti voleva?» gli chiede, iniziando a capire, ben conoscendo i trascorsi non proprio idilliaci della famiglia Riggins, ma non immaginando nemmeno lontanamente quello che gli ha detto.

«Voleva dei soldi, come sempre, pretendeva che glieli portassi al campo da golf in cui lavora, un posto sperduto a Jackson qualcosa a non so nemmeno quante miglia da qui.» racconta Tim con voce piatta, Amy gli bacia la guancia e sospira staccandosi dal suo petto e facendogli poggiare la testa sulla sua spalla. «E tu che gli hai detto?» gli chiede in un dolce sussurro, prendendogli la mano, stringendogliela e carezzandogliela. «Gli ho detto di no, che se avrebbe voluto poteva venire qui a Dillon, ma non ne ha voluto sapere… così abbiamo iniziato a discutere ed abbiamo finito per litigare in modo pesante.» risponde lui, sollevando il viso e guardandola. «Mi dispiace, Tim.» mormora Amy, guardandolo in lacrime. «Quindi per questo ti sei ridotto così?» gli chiede ancora, Tim annuisce leccandosi le labbra ed Amy gliele bacia. «Che ti ha detto di così pesante?» gli chiede ancora, Tim chiude gli occhi e sospira ancora, mentre iniziano a scendergli le lacrime; Amy lo guarda e gli carezza le guance, non l’ha mai visto piangere così dacché lo conosce – praticamente da quando erano bambini. «Abbiamo iniziato a discutere dei tempi passati, di quando c’era ancora mia madre… gli ho detto che ha sempre fatto schifo come padre e che mi sarebbe piaciuto riallacciare il rapporto, cancellare il passato e ricominciare da capo venendo qui, ma ha detto che non metterà mai più piede a Dillon. La cosa che mi ha fatto più male è stato quello che ha detto su mia madre…» sussurra Tim, continuando a piangere senza vergognarsi di farlo davanti a lei.

«Che ha detto?» gli chiede Amy, stringendolo forte a sé, baciandogli la fronte e carezzandogli i capelli, sentendolo tremare. «Che è colpa mia è di Billy se si è suicidata… che era una mezza squilibrata e che noi non le abbiamo impedito di ubriacarsi e prendere quei maledetti sonniferi.» risponde Tim continuando a piangere e tremare. «Shhh. Non piangere, Tim, non è colpa tua. Tu eri solo un bambino e Billy era poco più grande.» gli dice continuando a coccolarlo e sentendosi quasi male sentendo il suo racconto, sapendo quanto sia stronzo Walt Riggins, ma non immaginando potesse arrivare a dire a suo figlio una cosa così grave. «Anche il coach mi ha detto che non è stata colpa mia…» sussurra Tim, stringendola ed asciugandosi gli occhi col pugno. «Ha ragione.» gli sorride Amy, baciandogli la fronte. «Lo sai che tuo padre è un grandissimo stronzo e che non è mai stato un marito ed un padre degno di esser chiamato tale. Da che ho memoria ricordo che ti sentivo parlare con Jason su quello che vi diceva o su quando picchiava voi e vostra madre, soprattutto quando era ubriaco o le cose non andavano bene. Poi se non ricordo male la tradiva anche da un sacco di tempo e quando tua madre lo scoprì lo cacciò di casa quando avevi nove anni o qualcosa del genere.» aggiunge, guardandolo negli occhi e tenendogli il viso tra le mani. «Esatto…» mormora Tim con gli occhi pieni di nuove lacrime.

«Ricordo quella sera come se fosse ieri… mamma lo amava con tutta se stessa, nonostante tutto, ricordo che quando lo cacciò inizio a bere anche lei, c’erano delle sere in cui era talmente ubriaca che, o restava a dormire in veranda sulla sedia, o sul divano e spesso eravamo io e Billy a metterla a letto. Quella notte di merda invece è andata a letto ed ha bevuto non so quanto, forse l’aveva sentito quello stesso giorno, ma non ce lo disse… ci diede la buonanotte come ogni volta che non fosse ubriaca ed andò in camera sua, la mattina dopo la trovammo riversa sul letto con una bottiglia di whisky vuota accanto ed un flacone di sonniferi, vuoto pure quello, era già morta… se solo ci fossimo accorti di quanto stesse male forse avremo potuto fare qualcosa per aiutarla. Forse mio padre ha ragione a dire che è stata colpa nostra…» racconta ancora Tim, continuando a piangere e tremare. «No, Tim, non è stata affatto colpa vostra, voi le volevate bene, ma eravate piccoli e non avreste potuto fare un granché, non devi darti delle colpe che non hai, e non devi nemmeno dare ascolto alle stronzate che dice tuo padre.» gli dice Amy con dolcezza, stringendolo di nuovo con tutto il suo amore. «Non piangere, ti prego, non sopporto di vederti così…» sussurra ancora in lacrime, guardandolo negli occhi e baciandolo. «Lo hai detto a Billy?» gli chiede ancora, spingendolo sul divano e mettendosi su di lui, sperando di riuscire a calmarlo e distrarlo. «No, non gliel’ho detto e non glielo dirò, non ho voglia di litigare anche con lui.» risponde Tim baciandole le labbra e lei sorride. «Grazie, Amy.» sorride lui dopo il bacio, mettendole i capelli dietro l’orecchio e guardandola con dolcezza.

«Di nulla… io farei di tutto per te.» ammette Amy, ricambiando lo sguardo e perdendosi in quei bellissimi occhi e nell’amore che prova per lui, indecisa se rivelargli o meno i suoi sentimenti. Tim le sorride ancora e la bacia di nuovo stringendola a sé e carezzandole la schiena da sotto la maglietta, arrivando fino al reggiseno; Amy ha un tremito sentendo la sua mano sulla sua pelle, ma sorride ed apre gli occhi per guardarlo – lui ha gli occhi chiusi – e continua a baciarla e toccarla, quasi non le sembra vero di essere a casa sua a baciarlo mezzo nudo sul divano con lui che la tocca. «Tim…» lo chiama in sussurro staccandosi dalle sue labbra, guardandolo negli occhi. «Cosa?» chiede lui, carezzandole la guancia e guardandola con dolcezza. «Hai paura? Vuoi che mi fermo?» le chiede ancora ed Amy scuote la testa. «No, non voglio che ti fermi, voglio farlo con te…» risponde arrossendo. Tim le sorride e la stringe alzandosi dal divano, tenendola in braccio e portandola in camera sua, sedendosi sul letto con lei sulle gambe. «L’hai mai fatto?» le chiede carezzandole i capelli e la guancia. «Certo che l’ho fatto, non sono vergine.» risponde Amy, guardandolo sensualmente e spingendolo sul letto; Tim la guarda eccitato e sorride anche lui con quella sensualità che gli è naturale – ed Amy si sente morire solo a guardarlo – si lecca le labbra e le mette le mani sotto la maglietta carezzandole la pancia e lei sorride contraendosi un po’ per il solletico, continuando a guardarlo incantata e persa. «Sei bellissimo…» si lascia sfuggire senza rendersene conto. «Grazie. Anche tu lo sei, te l’ho già detto…» le risponde Tim soffiandogli sulle labbra e facendola ridere, Amy lo guarda ancora negli occhi e lo bacia con passione, carezzandogli i fianchi e sentendolo contrarsi sotto di lei, sentendo anche che è mezzo eccitato.

Tim si stacca senza fiato e le toglie la maglietta, Amy lo guarda con un sorriso ed alza le braccia per sfilarla e la lascia cadere per terra, staccando i ferretti del reggiseno e lasciandoselo scivolare lentamente sulle braccia fino a che non cade sul petto del ragazzo, che ride divertito e lo lancia per terra, tirandola a sé e baciandola ancora più eccitato; anche Amy è eccitata ed ancora non le sembra vero di essere tra le braccia di Tim Riggins, che la stringono e che stanno per farlo. Lui le morde le labbra e lei gli dà un pizzicotto sul fianco, guardandolo divertita sollevandosi per potersi togliere i jeans, ma Tim è più veloce e ribalta la posizione mettendola sotto. «Ah giusto, per un attimo avevo dimenticato che fossi il grande Tim Riggins e che ti piace placcare l’avversario.» gli dice ridendo. «Quanto sei scema!» ride lui, dandole un bacio a stampo e sbottonandole i jeans, Amy – come se fosse un bimba dispettosa – gli esce la lingua per tutta risposta, ma poi ride e gli carezza i fianchi, arrivando fino all’elastico dei pantaloni della tuta ed abbassandoli lentamente, scoprendo ancora di più quell’eccitante V addominale che la manda letteralmente al manicomio; Tim la lascia fare, sapendo bene quanto le ragazze non riescano a resistergli, ma con lei in questo momento è diverso: si sente libero di essere se stesso e sente il cuore battergli come non è mai accaduto, nemmeno con Tyra la prima volta che lo fecero  e sorride, perché sa che per Amily non prova solo una semplice attrazione fisica, ma qualcosa di più profondo che solo Jason sa.

Ormai entrambi nudi si guardano un attimo perdendosi entrambi nella diversa tonalità di verde dei loro occhi e si baciano stringendosi, mentre i loro corpi ardono di desiderio e fremono l’uno contro l’altro; Amy gli carezza i capelli ed il collo e lo guarda, mordendogli le labbra e Tim se le lecca sensualmente, scendendo poi a baciarle il seno ed Amy sorride ed inizia ad ansimare, chiudendo gli occhi e godendosi le labbra di Tim sul suo corpo, che scende sempre più giù, facendola eccitare ad ogni bacio, fino a che non arriva a baciarle l’intimità e lei – inevitabilmente – si lascia sfuggire un gemito, che fa sorridere Riggins, che continua a stuzzicarla e preparala e quando è ormai pronta, risale a baciarla e la penetra, Amy gli stringe le braccia al collo e ricambia subito il bacio, allacciandogli le gambe ai fianchi e facendolo entrare del tutto in sé e lui ricambia la stretta ed inizia a spingere, chiudendo gli occhi e sentendo indistintamente il suo battito cardiaco accelerare, sentendosi invadere da quel sentimento che non ha mai provato con nessuna. Amy si stacca dalle sue labbra ansante e sorride guardandolo, Tim è meraviglioso in questo momento: gli occhi chiusi, l’espressione rilassata ed eccitata stampata sul viso e quel sorriso sereno che non ricorda di avergli mai visto e capisce che lo ama davvero con tutta se stessa e che non desiderava altro che essere lì con lui a fare l’amore – perché per lei non è solo sesso – come è accaduto con altri ragazzi o come è sempre stato per lui, con tutte le ragazze della scuola ed in cuor suo, la cheerleader, spera che anche per lui sia così.

Arrivati entrambi al limite, Tim esce e si lascia cadere al suo fianco ansante e sorridente, riapre gli occhi e la guarda; Amy ricambia lo sguardo e gli scosta una ciocca sudata dal viso, sorridendogli e stringendolo a sé baciandolo dolcemente sulle labbra e rimanendo in silenzio ad ammirarlo. Tim ricambia quel leggero bacio e prende tra le dita un ricciolo ramato ed inizia a giocarci sorridendole ed osservandola anche lui perso, per un attimo pensa a Tyra ed a tutte le altre con cui è stato e si rende conto che non ha mai provato con nessuna nulla del genere e sente quel sentimento scaldargli il cuore. Amy chiude gli occhi e lo abbraccia, dandogli un bacio sulla spalla e nascondendo il viso su di essa, indecisa se rivelargli o meno i suoi sentimenti – sentendosi quasi stupida – sognava questo momento da sempre ed ora pensa che forse ha sbagliato tutto e che non vorrebbe essere tra le sue braccia e vorrebbe alzarsi e correre via per sempre da Dillon, via persino dal Texas, e dimenticarsi dell’esistenza di Tim Riggins e dei Panthers. Tim la stringe meglio e le carezza i capelli, baciandole la testa. «Che ti prende?» le chiede, scostandole i boccoli dal viso, ma lei lo nasconde ancora di più sulla sua spalla. «Nulla.» risponde contro il suo collo, stringendolo più forte, Tim ride trovandola tenerissima e le bacia la fronte. «È stato meraviglioso.» sussurra con una dolcezza che in genere non gli appartiene, continuando a carezzarle i capelli e scendendo con le dita fin sulla schiena; Amy alza il viso e lo guarda con gli occhi lucidi – ora più che mai vorrebbe scappare da lì – e gli sorride. «Sì, lo è stato…» mormora, mordendosi e labbra e cercando a tutti i costi di trattenere quelle dannate lacrime che vogliono solo uscire, lui la guarda e sorride ancora di più, passandole i pollici sulle guancie ed asciugandole sul nascere, guardandola negli occhi ed annegandoci dentro a quel mare verde. «Amy… non piangere. Ci conosciamo da una vita e ci siamo sempre stati l’uno per l’altra, nonostante non siamo mai stati grandi amici, ma siamo sempre stati presenti nei momenti difficile che abbiamo attraversato e sappi che ho sempre provato qualcosa per te che va oltre la simpatia e l’attrazione fisica.» ammette Tim, aprendo il suo cuore ad una ragazza – evento più unico che raro.

Amy perde un battito a quelle parole e spalanca gli occhi incredula. Tim Riggins le ha appena detto di provare qualcosa per lei. «Tim…» sussurra deglutendo a vuoto, continuando a fissarlo negli occhi col cuore che le batte a mille. «Ti amo. Voglio che tu sia una presenza costante nella mia vita e voglio che tu sia l’unica ragazza con cui farlo.» sussurra Tim, guardandola anche lui negli occhi e sorridendole, carezzandole la guancia; Amy sorride e gli bacia la mano. «Anche io ti amo, Tim, sono innamorata di te da quando avevo dieci anni… e pensavo non fosse mai arrivato questo momento.» ammette Amy con le lacrime agli occhi, sentendosi la ragazza più felice dell’universo; Tim sorride e la bacia, stringendola forte a sé. «Quindi adesso dovrò lottare con tutte le ragazze della scuola, Tyra in primis?» gli chiede Amy dopo che si staccano, lui la guarda ed alza le spalle. «Con Tyra ho chiuso, non mi interessa quello che pensa o fa. Per le altre non me ne frega assolutamente nulla, tanto non sono mai state importanti e quindi non le considero. Voglio che tu sia l’unica.» risponde con sincerità. Amy sorride e lo stringe. «Ti amo, Tim Riggins, e sappi che non ho intenzione di dividerti con nessun’altra.» gli dice guardandolo seriamente negli occhi. «Farò questo sforzo, allora.» le risponde lui ridendo, beccandosi un pizzicotto sul bicipite da Amy, che poi scoppia a ridere, Tim le bacia il naso e la stringe chiudendo gli occhi e respirando il profumo vanigliato dei suoi capelli; Amy si perde un attimo ad osservarlo e sorride, accoccolandosi con la schiena contro il suo petto e chiudendo gli occhi, stringendo le sue mani ed entrambi si addormentano cullati da questo sentimento appena rivelato; tra qualche ora a Dillon sorgerà un nuovo giorno – sotto ogni aspetto.

 

***

Angolo dell’Autrice: contro ogni aspettativa mi sono buttata su questa nuova avventura senza pensarci troppo, nuovo fandom – che tra l’altro nemmeno è presente sul sito – e nuova avventura, per chi mi conosce sa che ultimamente scrivo solo su Captain Tsubasa e quindi sul calcio, dunque scrivere su Friday Night  Lights – e dunque sul football americano – sarà una bella sfida visto che non ci capisco un piffero,  già, nemmeno aver visto tutte cinque le stagioni mi ha permesso di capire a pieno come funziona, ma dato che più avanti dovrò descrivere anche le partite dovrò mettermi seriamente a studiarlo ed imparare qualcosa. xD Non so quanti di voi conoscano questa serie e quanti l’abbiano vista, io per questo devo ringraziare – ed anche un po’ incolpare – la mia meravigliosa Darling, dato che è stata praticamente colpa sua se mi ci sono bloccata e se adesso ci sto scrivendo su, ma la devo anche ringraziare, perché me ne ha praticamente fatto innamorare; come avrete già letto nelle note della storia è una What-if? quindi  non ci sarà l’infortunio di Jason e per questa ragione, alcune cose verranno cambiate, come appunto il motivo per il quale Tim abbandona l’allenamento ed in seguito ce ne saranno altre. Chi già mi conosce sa anche che, ormai, non scrivo più nulla dove non ci sia uno dei miei OC presenti e qui c’è la mia Amily Ross, accompagnata da Allison Jenkins che è l’OC della mia Darling reggina… per chiunque fosse amante delle coppie classiche Ovvero: Jason/Lyla e Tim/Tyra, mi dispiace ma non è questa la storia, non ho nulla contro di loro – okay forse la prima non la sopporto – ma la seconda mi piace, però i belli questa volta se le beccano le OC. xD rusher shield;⁽¹⁾: per chi non lo sapesse – ed io per prima non sapevo come si chiamasse – è questo coso che usano per colpire un giocatore durante gli allenamenti. Spero che questa mia follia possa venir apprezzata da qualcuno – oltre che dalla mia Darling – e spero anche che presto avremo il fandom, al prossimo capitolo. Amy

 

 

 

 

   
 
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