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Autore: Ellygattina    17/09/2019    0 recensioni
Cosa sarebbe successo se Homura e Shiki avessero combattuto seriamente contro Garrett nel quartiere povero? E se Rebecca, anziché perdere tempo in città, fosse tornata subito sulla Edens Zero ad avvertire i compagni rimasti a bordo?
Una versione alternativa dell'arco di Sun Jewel che parte dalla fine del capitolo 51.
[Personaggi: Homura, Shiki, Garrett, Rebecca, Weisz, Valkyrie, Pino, Dama Scarlatta, Drakken Joe]
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 1: La rivolta

«Benzaiten Garrett. Hai qualche problema?» si presentò minacciosamente il guardiano quando Shiki, incapace di sopportare un minuto di più quella scena pietosa, lo afferrò per una spalla, impedendogli di infierire ancora sul prigioniero svenuto ai suoi piedi.
«Penso che dovresti smetterla» gli rispose a tono il ragazzo, incurante degli avvertimenti dei loro salvatori e dell'occhiataccia ricevuta.
«Ma davvero? E chi lo dice?» ribatté l'uomo con un'espressione per nulla rassicurante, appena ripresosi dalla sorpresa.
Non gli era mai capitato che qualcuno dei prigionieri osasse protestare ed era ironico che i primi a farlo fossero due ragazzini. Una rapida occhiata ai loro collari però gli rivelò che dovevano essere i nuovi arrivati di cui aveva avuto notizia poco prima e pregustò quindi la sonora lezione che gli avrebbe dato.

Ci sarà da divertirsi” pensò con crudeltà, ricambiando con aria di scherno i loro sguardi fin troppo seri e minacciosi. Quei novellini non sapevano proprio con chi avevano a che fare!
«Noi» gli aveva intanto risposto duramente Homura, ricevendo soltanto una fragorosa risata che la irritò ancora di più del vile spettacolo a cui aveva assistito poco prima.
«Un vero peccato che qui non contiate nulla» la informò allora Garrett, smettendo improvvisamente di ridere e facendo segno agli androidi sopraggiunti sul posto di tenere a bada i prigionieri che affollavano la via.
«Immagino che ancora non conosciate le regole del posto ma non temete, ci penserò io a insegnarvele» aggiunse poi, estraendo rapido la sua frusta e facendola schioccare minacciosamente verso di loro, convinto di metterli al tappeto in un attimo.
Per tutta risposta, però, Homura e Shiki, con i loro Ether Gear già attivati, schivarono il colpo e si prepararono a contrattaccare, dando vita ad una breve ma accesa lotta che lasciò gli astanti con il fiato sospeso finché l'uomo, infastidito da quella resistenza che metteva in dubbio la sua autorità, non ebbe un'illuminazione sul modo sicuro di fermarli.
«Per prima cosa, sappiate che la ribellione di uno la pagano tutti» annunciò quindi con aria folle ed estremamente soddisfatta mentre gli androidi, a un suo segnale, si mettevano in posizione di tiro.
Fu allora che gli spettatori più vicini, avendo capito cosa stava per succedere, urlarono un avvertimento e nei dintorni si scatenò il consueto finimondo mentre tutti cercavano di scappare rischiando di calpestarsi a vicenda.
Come Garrett aveva previsto, i suoi giovani avversari, non abituati alla scena, si girarono sorpresi e in quel breve attimo di distrazione, ne approfittò per colpirli con forza alle gambe facendogli perdere l'equilibrio. A quel punto altri androidi li circondarono in un attimo legandoli stretti con delle speciali catene che ne avrebbero bloccato il potere, per poi tenerli sotto tiro mentre gli altri punivano severamente i prigionieri che non erano riusciti ad allontanarsi.
«Digli subito di smetterla! Cosa c'entrano loro?» gridò furiosa Homura osservando impotente la scena mentre l'uomo, con un ghigno che non prometteva nulla di buono, avanzava lento verso di loro leccandosi le labbra al pensiero del dolore e della disperazione che avrebbe visto presto sui loro volti.
«Seconda cosa» ribatté il guardiano senza scomporsi, «qui gli ordini li do solo io e pretendo rispetto» chiarì, colpendola più volte con la frusta più forte che poteva.
La ragazza si morse le labbra per non urlare mentre Shiki, insultandolo e minacciandolo, tentava di rialzarsi. Le gambe però non gli rispondevano e poté solo subire in silenzio il medesimo trattamento quando l'arma si abbatté ripetutamente anche su di lui.
«Allora, soddisfatti del vostro tentativo di ribellione, ragazzini?» domandò poi con aria di scherno Garrett, chinandosi su di loro per osservare meglio le ferite che aveva loro inferto.
«Che bisogno c'era di punire tutti?» ringhiò il ragazzo dopo aver osservato per un attimo gli altri prigionieri inginocchiati a terra, visibilmente doloranti. Non pensava che quell'uomo avrebbe messo davvero in pratica le sue minacce e la rabbia gli ribolliva nelle vene. Appena fosse riuscito a liberarsi di quelle dannate catene gli avrebbe insegnato lui a prendersela con i più deboli!
«Sembra che tu non abbia capito la situazione» constatò il guardiano con quel suo sorriso folle, facendo segno agli androidi di colpire di nuovo e alzando a sua volta la frusta.
«Non ci provare, mostro!» cercò di fermarlo Homura sofferente ma con uno sguardo di fuoco che lo infiammò ancora di più.
«Zitta tu!» le ordinò infatti l'uomo, infliggendole l'ennesima sequela di frustate, che questa volta la fece urlare insieme agli altri malcapitati.
«Lasciala stare!» gridò a sua volta Shiki sempre più infuriato, riuscendo finalmente a rialzarsi con l'intenzione di allontanarlo almeno dalla compagna. Aveva le mani bloccate ma la spallata che gli assestò fece comunque il suo effetto. Peccato però che gli androidi lo colpirono alle spalle tramortendolo prima che potesse fare di meglio e mentre un dolore lancinante gli invadeva tutto il corpo, cadde a terra semi-cosciente ai piedi di Garrett cogliendo solo confusamente il richiamo preoccupato di Homura e le suppliche disperate degli altri prigionieri di non peggiorare ancora la situazione di tutti.
«Ma guarda, sembra che da oggi abbiamo un piccolo eroe nel quartiere... Dimmi, ragazzo, è la tua fidanzatina questa?» lo sbeffeggiò ridendo il guardiano, avvicinandosi alla mora e afferrandole il mento per vederla meglio, constatando così quanto fosse effettivamente carina.
Dal canto suo la giovane ricambiò lo sguardo furiosa ma si morse la lingua per non dire nulla. Ormai aveva capito che quell'uomo poteva fare davvero il bello e il cattivo tempo nei quartieri poveri ed era evidente che nelle loro attuali condizioni non avrebbero potuto fare nulla per fermarlo. La cosa migliore era mostrarsi docili in modo che la smettesse di punire senza pietà tutti i presenti e rassegnarsi poi a lavorare sodo per potersi liberare il prima possibile. Sperava solo che Shiki non fosse ferito troppo gravemente, visto che non si era più mosso, ma al momento non aveva modo di avvicinarsi per controllare.
«Chissà se ascolterai almeno lei quando ti supplicherà di smettere di creare problemi» stava intanto dicendo pensosamente l'uomo, che nel frattempo l'aveva lasciata andare, sollevando la frusta con un luccichio pericoloso negli occhi. La sua domanda di poco prima non aveva avuto risposta, dal momento che il ragazzo giaceva ancora a terra semi-svenuto, ma era abbastanza sicuro che l'avesse sentito e a giudicare dalla reazione che aveva avuto poco prima era assai probabile che le urla disperate della sua fidanzata sarebbero state più efficaci delle frustate ricevute.
Sollevò quindi per l'ennesima volta la sua fedele arma godendosi per un attimo lo sguardo sconvolto e spaventato della giovane davanti a lui, ma prima che potesse farne scorrere di nuovo il sangue, il dispositivo che gli permetteva di comunicare con la Dama Scarlatta e gli altri guardiani vibrò nella sua tasca. Piuttosto seccato per l'interruzione, lo tirò fuori aggrottando sempre di più le sopracciglia, visibilmente confuso, mentre leggeva il messaggio.
«Siete Homura Kougetsu e Shiki Granbell, vero?» chiese poi, recuperando la sua solita aria spavalda mentre immaginava una scena ben più cruenta di quella che aveva preventivato. Non capiva per quale motivo il suo capo gli avesse ordinato di portarglieli ma era sicuro che non sarebbe stato un incontro piacevole per i due giovani ribelli. Che la donna avesse saputo dei problemi che avevano creato appena arrivati? Se ben ricordava, nel quartiere erano ancora installate le numerose telecamere di sorveglianza che avrebbero dovuto avvisare subito i guardiani e il comando centrale di eventuali ribellioni, sebbene in realtà non ce ne fosse mai stato bisogno. Era infatti orgoglioso di poter dire che da quando aveva la responsabilità dell'area nessuno aveva mai osato alzare la testa fino a quel pomeriggio. Gli sembrava strano però che la Dama Scarlatta avesse deciso di intervenire proprio adesso che la situazione era di nuovo sotto controllo ma per ora non aveva tempo di rifletterci sopra.
«Sì» gli aveva intanto risposto la giovane con aria di sfida, augurandosi di non doversi pentire del tono che aveva usato senza volerlo e che l'uomo non si fosse accorto di quanto fosse in realtà spaventata. Qualcosa le diceva infatti che erano appena finiti in un guaio ancora peggiore...
«Sembra che la Dama Scarlatta voglia vedervi, ragazzini, e non vorrei essere nei vostri panni quando scoprirà che queste ferite non sono bastate per insegnarvi a rispettare i superiori. Vorrà dire che ci penserà lei a spiegarvi come ci si comporta ma non credo che avrete modo di ricordare a lungo la lezione» annunciò con finto dispiacere pregustando il crudele castigo che la donna avrebbe architettato per loro. Sapeva per esperienza che non era mai stata tenera con nessuno ed era certo che i due ragazzini avrebbero pagato cara la loro insubordinazione nel quartiere e qualunque altra cosa avessero fatto per meritarsi una convocazione nel palazzo della sua signora.
«Venite con me, voi, e portate anche questi due» ordinò poi a un paio di androidi, che subito afferrarono malamente i ragazzi trascinandoli via senza nemmeno dar loro il tempo di rimettersi in piedi.
Homura dovette mordersi le labbra per non protestare ancora mentre le pietre della strada le ammaccavano la schiena e durante il tragitto, dopo aver lanciato una veloce occhiata a Shiki, ancora fuori combattimento, cercò di pensare a un modo per svignarsela. Non era mai stata nei guai fino a quel punto ed era ovvio, viste le condizioni del compagno, che sarebbe toccato a lei risolvere il problema.
Con uno sforzo sovrumano per ignorare Garrett e le sue continue provocazioni, si costrinse quindi a valutare tutte le possibilità, senza purtroppo trovarne una che fosse realizzabile.


Nel frattempo Rebecca, superato in parte lo shock per le terribili scene a cui aveva assistito nel casinò, stava correndo il più velocemente possibile verso la sua fedele Aqua Wing, che l'avrebbe presto riportata sulla Edens Zero. Chi avrebbe mai immaginato che la loro prima spedizione sul pianeta si sarebbe conclusa in quel modo? Le venivano le lacrime agli occhi ogni volta che ripensava a quegli orribili raggi che avevano portato chissà dove i suoi amici e si augurò che le guardie avessero detto la verità. Non poteva sopportare l'idea che i due compagni fossero morti come quegli sfortunati criminali e il pensiero della felicità della gente per quella giustizia sommaria la faceva letteralmente impazzire. Possibile che nessuno notasse la crudeltà di quel sistema?
Finalmente la ragazza raggiunse la sua vecchia astronave con un sospiro di sollievo e si affrettò a dirigerla verso la Edens Zero, dove arrivò in pochi minuti.
In breve furono tutti riuniti e Rebecca raccontò concitata l'accaduto con le lacrime agli occhi. Mentre parlava, notò lo sguardo azzurro di Weisz indurirsi sempre di più e non appena lei si accasciò esausta contro lo schienale della sedia, lo vide alzarsi di scatto senza dire una parola.
«Dove vai?» chiese sorpresa Hermit, interrompendo la conversazione che stava avendo con le altre due Stelle Luminose, a loro volta scioccate dal racconto.
«Sembra che abbia finito appena in tempo» disse solo il giovane con un tono fin troppo calmo che tradiva però una buona dose di furia repressa, riferendosi alla nuova arma che aveva lasciato nella sua stanza, pronta per essere utilizzata.
L'androide annuì con aria insolitamente grave e si voltò poi a guardare Rebecca, che a quelle parole si era di colpo rianimata.
«L'hai già finita?» domandò sorpresa la ragazza, raddrizzandosi di scatto.
«Vado a prenderla e torniamo sul pianeta» rispose lui cupo, senza però riuscire a nascondere del tutto un fugace lampo di soddisfazione nello sguardo. Non era stato facile concludere l'opera in così poco tempo ma più lavorava alla sua ultima creazione, più era sicuro che presto ne avrebbero avuto bisogno e gli avvenimenti su Sun Jewel gli avevano purtroppo dato ragione, facendolo inoltre preoccupare per i due compagni come non credeva fosse possibile. Come si era permessa quella Dama Scarlatta di condannare ai lavori forzati una ragazza come Homura, teletrasportandola oltretutto in mezzo a chissà quale gentaglia, per il semplice “crimine” di aver difeso da una rapina i clienti di un casinò? Per fortuna c'era Shiki con lei, ma sebbene fosse consapevole che sarebbe potuta andare decisamente peggio, l'idea di quei due da soli in un posto del genere non gli piaceva affatto. Se i quartieri poveri di quel pianeta assomigliavano anche solo lontanamente a quelli della Norma in cui viveva...
Immerso in quei pensieri così poco piacevoli sparì nella sua stanza mentre la bionda rimaneva nel salottino a consultarsi con le tre Stelle Luminose e il capitano Connor per decidere il da farsi.
Di lì a poco, grazie ai sofisticati macchinari della Edens Zero, il gruppo riuscì a individuare Homura e Shiki, e persino un possibile passaggio per raggiungere il quartiere senza farsi catturare da quei terribili raggi. Certo, il luogo sarebbe stato di sicuro ben controllato dagli androidi al servizio della Dama Scarlatta e da chissà quali pericolosi ritrovati tecnologici, ma unendo le loro forze sarebbero stati in grado di superare qualsiasi ostacolo. L'EMP di Pino sarebbe stato infatti un grosso aiuto contro qualunque macchina o Ether Gear si fossero trovati di fronte e dall'espressione sul volto di Weisz era chiaro che anche lui si sarebbe impegnato al massimo, mentre per Happy e Rebecca non c'era neanche da parlarne. Se avesse dato retta al suo istinto, la ragazza si sarebbe lanciata subito contro le guardie pretendendo un colloquio immediato con quella donna per liberare i suoi amici, ma nonostante i dubbi iniziali e la sgradevole sensazione di star perdendo del tempo prezioso, doveva ammettere con se stessa che il piano che stavano elaborando tutti insieme era decisamente migliore. In un modo o nell'altro, ne era sicura, di lì a poche ore Homura e Shiki sarebbero stati di nuovo con loro a qualunque costo.
L'unico punto di domanda alla fine era rappresentato da Connor, di cui nessuno di loro riusciva ancora a fidarsi del tutto, ma vista la sua bravura con i comandi sarebbe stato stupido da parte loro non sfruttare il suo apparente desiderio di collaborare per riuscire a fuggire sani e salvi. Per loro fortuna Witch e le altre Stelle Luminose, costrette per vari motivi a rimanere sulla Edens Zero, non l'avrebbero mai perso di vista e i loro sguardi non lasciavano adito a dubbi che avrebbero usato ogni mezzo a loro disposizione per impedire altri tentativi di impadronirsi dell'astronave.
Dopo aver discusso a lungo, tutti quanti ricevettero un ruolo preciso nell'operazione e Rebecca, Weisz, Happy e Pino salirono sull'Aqua Wing per tornare sul pianeta.

Resistete, ragazzi. Stiamo venendo a salvarvi!” pensò la bionda accendendo il velivolo con il cuore a mille, augurandosi di non arrivare troppo tardi. Non aveva osato dire nulla a nessuno ma quella brutta sensazione che aveva avuto fin dall'inizio non accennava a diminuire e non vedeva l'ora di raggiungere Homura e Shiki per assicurarsi che fossero davvero sani e salvi. Non poteva nemmeno pensare di fallire e una rapida occhiata al compagno seduto al suo fianco le rivelò, con sua grande sorpresa, che probabilmente non era l'unica a pensarlo. Chi l'avrebbe mai immaginato all'inizio che la versione più giovane del professore che l'aveva cresciuta si sarebbe affezionato tanto a loro?


Intanto, nel quartiere povero, uno strano uccello meccanico era appena tornato dal suo padrone per riferirgli dei disordini appena verificatisi a non molta distanza da lì e poco dopo l'uomo, decisamente sorpreso dal coraggio dei due ragazzi che avevano dato origine a tutto, corse ad avvertire Valkyrie con grande preoccupazione.
Come pensava, anche lei ne rimase molto colpita, ma alla fine del racconto l'androide si costrinse a tornare presto presente a se stessa, e dopo una breve riflessione capì di non avere altra scelta che modificare i suoi piani. Secondo la strategia che stava portando avanti ormai da anni, l'attacco ai guardiani avrebbe dovuto attendere ancora un po', ma non poteva certo lasciare Homura nelle grinfie di Garrett e della Dama Scarlatta. Non capiva come avesse fatto la ragazza a raggiungerla sul pianeta dopo tutte le precauzioni che aveva preso per evitarlo ma dalla descrizione sembrava essere davvero lei ed era ovvio che da sola non ce l'avrebbe mai fatta ad uscirne indenne. Se tutto fosse andato come doveva avrebbe avuto parecchie cose da dirle sui più svariati argomenti, a cominciare dal fatto di non immischiarsi in continuazione negli affari altrui peggiorando le situazioni, ma ci avrebbe pensato in un altro momento.
Nel tentativo di concentrarsi sul da farsi si diresse quindi con un sospiro alla finestra della povera abitazione in cui viveva riflettendo in silenzio. Nonostante il grave imprevisto non poteva permettersi di tralasciare alcun dettaglio e quel primo accenno di ribellione subito sedato avrebbe potuto rivelarsi un enorme aiuto oppure un ostacolo insormontabile. Se la notizia dell'accaduto fosse già arrivata a un gran numero di persone, infatti, avrebbe potuto essere difficile convincere i prigionieri a reagire alle molte ingiustizie che tutti loro subivano da troppo tempo, soprattutto perché il loro nemico avrebbe mantenuto più alta la guardia, ma data la situazione era purtroppo necessario correre il rischio o per la sua allieva non ci sarebbe stata nessuna speranza. Fortunatamente negli anni era riuscita a radunare parecchi lavoratori intenzionati a liberarsi una volta per tutte della Dama Scarlatta ma quella diabolica donna disponeva di mezzi fin troppo potenti per tenere sotto controllo i suoi numerosi schiavi ed erano quindi costretti ad agire sempre con la massima prudenza per non far incorrere nelle sue ire l'intero quartiere. Da quando aveva saputo della situazione su quel pianeta si era ripromessa di eliminarla con ogni mezzo per il bene di tutto il Sakura Cosmos, eppure finora i suoi tentativi di raggiungerla erano sempre stati vani. Chissà se l'arrivo di Homura, nonostante tutto, avrebbe rappresentato la svolta che aveva tanto atteso?
«Andiamo ad avvertire tutti e prepariamoci allo scontro» disse infine, rivolta al più fedele dei suoi collaboratori.
«Avevi detto che i tempi non erano ancora maturi» le fece notare questi preoccupato.
«Lo so, ma non posso permettere che Homura paghi un prezzo così alto per aver messo in pratica ciò che le ho insegnato e quello che è successo oggi potrebbe anche rivelarsi un enorme vantaggio per la nostra causa» ribatté tristemente Valkyrie, augurandosi che la sua allieva riuscisse a resistere fino al loro arrivo e dirigendosi fuori per radunare i ribelli e sguinzagliarli in giro in cerca di alleati.

Come aveva previsto, in molti erano decisamente spaventati all'idea di quell'azione imprevista e probabilmente suicida ma la notizia dell'impresa dei due nuovi arrivati si era già sparsa ovunque, raccogliendo anche tanti consensi. In fondo tutti loro erano stanchi delle continue vessazioni dei guardiani e di quella vita terribile e la giovane età dei ragazzi coinvolti aveva fatto riscoprire ai prigionieri il coraggio e il desiderio della libertà. Nonostante la paura, infatti, era impossibile non guardare quegli sconsiderati con ammirazione e nostalgia per le persone che si era stati un tempo o per qualcuno di caro rimasto a casa e se loro due da soli erano riusciti a dare del filo da torcere a Garrett, tutti insieme avrebbero potuto battere il comune nemico.
Forti di questa nuova consapevolezza, molti prigionieri si affrettarono fuori dalle rispettive abitazioni con le armi in pugno, pronti a dirigerle questa volta contro un nuovo obiettivo decisamente più soddisfacente degli Stones che cacciavano ogni giorno.


Mentre nel quartiere povero un numero sempre maggiore di lavoratori si organizzava per contrastare i guardiani e riguadagnare la libertà, Weisz, Rebecca, Happy e Pino erano finalmente arrivati nelle vicinanze della porta che li avrebbe condotti dai loro compagni. Nascosti dietro alcune casse, iniziarono a tenere d'occhio per lunghi minuti gli androidi impegnati nella ronda, finché i ragazzi, ormai sicuri delle tempistiche, non si scambiarono uno sguardo di intesa prima di saltar fuori rapidissimi e sparare con le rispettive armi.
Colti alla sprovvista, i robot non poterono far altro che afflosciarsi per i colpi che dovevano averne fuso i circuiti principali e mentre i due, soddisfatti del proprio operato in perfetta sincronia, correvano in avanti per attutirne la caduta, Pino attivò il suo EMP, mettendo fuori uso il sistema d'allarme e la chiusura elettronica della porta.
Consci di avere solo pochi secondi di tempo per sparire dalla circolazione, i tre si precipitarono all'interno più veloci che poterono sospirando di sollievo e sorridendosi a vicenda quando ritennero di potersi fermare un attimo a riprendere fiato. La loro allegria purtroppo non durò molto perché proprio mentre stavano per congratularsi a vicenda gli allarmi impazzirono e una fastidiosa voce metallica annunciò ai quattro venti la presenza di intrusi nel quartiere, intimando loro di consegnarsi ai guardiani al più presto e invitando i lavoratori a collaborare con le autorità in cambio di uno sconto sulla pena.
«Maledizione, questa non ci voleva!» commentò il biondo, maledicendo tra sé chiunque avesse avuto quella brillante idea. La ricompensa era decisamente allettante ed era pressochè impossibile che qualcuno non ne approfittasse, viste le misere condizioni in cui vivevano gli abitanti. Da quel poco che aveva potuto vedere finora non si era sbagliato a ritenere il quartiere fin troppo simile a quello che aveva lasciato nella sua Norma e di nuovo si ritrovò a ringraziare il fatto che Homura fosse con Shiki.
«Speriamo che non intenda usare di nuovo quei raggi sull'intero quartiere» stava intanto dicendo Rebecca, impietrita dall'orrore quando la voce passò invece a delle minacce non troppo velate. Sapeva bene che non avrebbero mai potuto consegnarsi spontaneamente ma il fatto che la Dama Scarlatta, o chi per lei, avesse deciso di coinvolgere anche i lavoratori nel dar loro la caccia peggiorava drasticamente la situazione. Come avrebbero fatto a trovare i loro compagni se gli altri prigionieri gli si fossero rivoltati contro, entusiasti per la ricompensa promessa o spaventati dalle possibili conseguenze?
«Non credo le convenga farlo ma dovremo essere pronti a tutto. Ormai non possiamo più tornare indietro» cercò di tranquillizzarla Weisz e la ragazza, nonostante tutto, si sentì un po' meglio. Aveva colto fin troppo bene in realtà la preoccupazione sul suo volto ma purtroppo non avevano scelta e il fatto di aver rivisto per un attimo in lui il professore che l'aveva cresciuta le era stato molto d'aiuto.
«Hai ragione. Dobbiamo muoverci e sperare in bene» ammise infine rassegnata, stringendo forte le sue fedeli pistole e ricominciando a correre.
Con le orecchie tese e senza smettere di guardarsi intorno, il gruppo si inoltrò quindi sempre di più nel quartiere povero, cercando di captare qualunque indizio sui loro compagni in quell'ammasso di case fatiscenti apparentemente vuote che aumentarono sempre di più la loro ansia. Per quale motivo non avevano ancora incrociato nessuno?
Dovettero passare alcuni minuti di crescente preoccupazione prima che degli strani rumori sempre più forti li mettessero in allarme costringendoli a fermarsi a pochi metri da quella che doveva essere una delle strade principali del quartiere.
«Ma che sta succedendo qui?» chiese confusa Rebecca, osservando con gli occhi spalancati un gruppo di gente armata che correva urlando qualcosa che non riuscì a capire in quel frastuono assordante. Le voci si mischiavano infatti a spari, esplosioni e rumori di crolli mentre in lontananza si poteva scorgere un denso fumo nero. Che le ritorsioni minacciate dalla Dama Scarlatta in caso di mancata collaborazione fossero già iniziate?
«Rilevo agitazioni anomale in corso» annunciò Pino.
«Sembra che siamo capitati nel bel mezzo di una rivolta» confermò Weisz, augurandosi che la cosa potesse rivelarsi un vantaggio.
«Ne sei sicuro?»
«Avevano dato ai lavoratori mezz'ora di tempo per decidere da che parte stare e i rumori sono iniziati poco dopo il suono dell'allarme. Non può essere nient'altro» le rispose il biondo controllando l'orologio mentre ragionava in fretta. La confusione avrebbe potuto essere un grosso aiuto per muoversi indisturbati tra la folla ma non avevano idea di dove fossero i loro compagni e conoscendoli c'era la concreta possibilità che si trovassero proprio nel bel mezzo della mischia. Dal momento poi che la loro missione comprendeva anche il ritrovamento della famosa Valkyrie, non sarebbe stato male poter chiedere informazioni a qualcuno su tutti e tre. Cosa sarebbe successo però se quel qualcuno ne avesse approfittato per intascare la ghiotta ricompensa?
Ad aiutarlo a decidere fu una potente esplosione a pochi metri da loro, che li costrinse a buttarsi a terra di lato.
«Pino! Puoi localizzare Homura e Shiki da qui?» urlò a quel punto per sovrastare il rumore di un edificio che crollava.
«Ci sto lavorando» rispose la robottina, che Rebecca aveva prontamente preso in braccio prima di tuffarsi sul selciato per evitarle danni.
«Il segnale è debole ma credo si trovino da quella parte» disse poi dopo pochi secondi, indicando il punto in cui sembrava si stessero raccogliendo i rivoltosi.
«Ci avrei scommesso» sospirò il ragazzo rassegnato, maledicendo tra sé quei due pazzi scatenati. Davvero, se ne fossero usciti vivi avrebbe dovuto ricordarsi di fare loro un bel discorsetto. Erano finiti nei guai per aver usato i loro poteri sul pianeta contro un gruppo di banditi e poco dopo provocavano una rivolta nel settore dei lavori forzati in cui li avevano rinchiusi? Ma dove avevano la testa?
«Andiamo da quella parte allora!» aveva intanto esclamato Rebecca con espressione decisa, voltandosi verso di lui per controllare che stesse bene dopo quel tuffo fuori programma ed esortandolo a seguirla.
Weisz sospirò ancora ma non sollevò obiezioni. In cuor suo sapeva che non sarebbe mai riuscito ad abbandonare i suoi compagni al loro destino e si augurò quindi di non arrivare troppo tardi e che nessuno dei lavoratori avesse deciso di collaborare con la Dama Scarlatta.


Valkyrie abbatté l'ennesimo androide con la sua spada di etere trattenendo a stento l'impazienza. Per fortuna i lavoratori avevano scelto tutti o quasi di unirsi ai ribelli ignorando l'illusione di uno sconto di pena che probabilmente non sarebbe mai arrivato ma la loro nemica era furba e continuava a mandare orde di robot per tentare di domare la rivolta. Non aveva idea di quale fosse la situazione nel resto del quartiere, né di quanto tempo fosse passato da quando qualcuno, probabilmente gli amici di Homura e dell'altro ragazzo, avesse avuto la brillante idea di introdursi chissà come nel settore povero, ma era sempre più preoccupata per la sua allieva. Il fatto che la Dama Scarlatta avesse voluto vedere lei e il suo compagno di sventura le faceva decisamente temere il peggio e non riusciva a togliersi dalla mente le voci delle indicibili torture che la donna era solita infliggere ai suoi nemici. Come aveva fatto a scoprire il legame che le univa? E soprattutto, com'era possibile che dopo tutti i suoi tentativi di tenere la ragazza fuori da quella brutta storia lei l'avesse raggiunta comunque, esponendosi senza saperlo a un tale rischio? Era consapevole di stare probabilmente facendo il gioco della Dama Scarlatta impegnandosi tanto per andare a salvare la sua allieva ed era altrettanto sicura che si trattasse di una trappola per liberarsi una volta per tutte del capo dei ribelli sfruttando a dovere il suo unico punto debole ma sapeva anche di non avere scelta perché non se lo sarebbe mai perdonato se le fosse successo qualcosa. Sarebbe stata capace Homura di resistere fino al suo arrivo o l'avrebbe trovata già morta per le atroci sofferenze patite?
Il solo pensiero le procurava un dolore indescrivibile dandole però sempre più forza per affrontare i suoi avversari senza lasciarsi sopraffare. In un modo o nell'altro doveva raggiungerla e portarla via di lì.


Nel frattempo il gruppetto della Edens Zero cercava di passare inosservato tra la folla dei rivoltosi colpendo di tanto in tanto gli androidi più vicini nel tentativo di spianarsi la strada in mezzo alla polvere e al fumo che impregnavano l'aria finché a un certo punto una voce sconosciuta a poca distanza da loro li gelò sul posto.
«E voi chi siete? Come avete fatto a togliervi il collare?» chiese infatti un ragazzo poco più grande di loro avvicinandosi sorpreso e facendoli sudare freddo per la domanda inaspettata.
«D-dici a noi?» balbettò Rebecca.
«Certo! A chi altri se no?»
«Ehm...»
«Aspetta, non sarete mica gli intrusi che avevano annunciato prima!» dedusse poi il giovane con un lampo di comprensione nello sguardo.
«No...»
«Sì invece. Non potrebbe essere altrimenti!» esclamò lui entusiasta.
«E se anche fosse? Togliti di torno che abbiamo da fare» lo minacciò a quel punto Weisz, stufo di tutte quelle chiacchiere inutili e pericolose, puntandogli contro il fucile.
«Ehi, calmati. Non ti scaldare» si affrettò a rispondere il ragazzo alzando le mani in segno di resa.
«Non costringermi a spararti» continuò però il biondo, senza abbassare l'arma.
«Basta, Weisz. Penso che possiamo fidarci di lui» intervenne Rebecca, preoccupata e decisamente sorpresa da un simile comportamento.
«D'accordo ma sbrigati. Il tempo passa» si arrese il compagno con un leggero sbuffo, lanciando a entrambi un'occhiataccia fin troppo eloquente.
«Siete amici dei due nuovi arrivati?» domandò allora l'altro, cercando di cambiare argomento.
«Sì. Sai dove possiamo trovarli?» ne approfittò subito la ragazza, augurandosi che Weisz si fosse finalmente calmato. Non capiva proprio cosa gli fosse preso così all'improvviso ma quello non era sicuramente il momento giusto per pensarci.
«Mi dispiace ma non li troverete qui» le rispose tristemente il suo interlocutore.
«Che vuoi dire?»
«I guardiani li hanno portati via per ordine della Dama Scarlatta»
«Via? E dove?»
«Nel suo palazzo, immagino, ma non sarà così facile raggiungerli. Soprattutto da soli. Senza contare che ci vorrebbe troppo tempo. Forse è meglio che lasciate perdere»
«Questo mai! Non puoi dirci almeno in che direzione si trova il palazzo?»
«Da quella parte ma non arriverete mai in tempo» insistette il giovane, indicandole comunque la direzione.
«In tempo per cosa?» tentò ancora lei, guardandolo intensamente negli occhi.
Il ragazzo non rispose e di lì a poco abbassò lo sguardo, facendola agitare ancora di più mentre ripeteva tremante la domanda. Non poteva essere quello che pensava...
«Non l'hai sentita?» intervenne a quel punto Weisz in tono duro e il giovane sospirò.
«E va bene. Diciamo che essere chiamati nel palazzo della Dama Scarlatta non è mai una cosa bella e i vostri amici avevano appena dato del filo da torcere al capo dei guardiani, da quello che ho sentito in giro...» si arrese infine.

Come c'era da aspettarsi” pensò il biondo raggelato. Ma perché quei due dovevano sempre cacciarsi nei guai ogni volta che si muovevano?
«E questo cosa significa?» domandò ancora Rebecca, pallida come un lenzuolo e sicurissima che la risposta non le sarebbe piaciuta.
«Mi dispiace» disse solo lui senza guardarla.
A quel punto la ragazza dovette chiudere un attimo gli occhi per cercare di trattenere le lacrime, appoggiandosi alla parete alle sue spalle per non cadere a terra. Non poteva credere che dopo tutta la fatica fatta fossero arrivati troppo tardi...
«È per questo che è scoppiata la rivolta?» chiese allora Weisz.
«Sì...» rispose piano lui.
«E allora?» lo incalzò, certo che avrebbe voluto aggiungere qualcos'altro ma che si fosse fermato all'ultimo.
«Sono stati loro a ridarci la forza e la speranza necessarie per ribellarci ai guardiani e la nostra intenzione era quella di liberarli prima che arrivassero al palazzo per dare poi l'assalto tutti insieme ma la Dama Scarlatta deve averci scoperti mandandoci incontro orde di androidi. Se anche riuscissimo ad aprirci la strada ora ho molti dubbi che riusciremmo a evitar loro il peggio» spiegò alla fine rassegnato.
«Homura e Shiki sono più forti di quello che sembra però. Non è possibile che siano...» cominciò Rebecca disperata, consapevole però di star cercando di convincere soprattutto se stessa. Non poteva essere che il loro sogno fosse già finito prima ancora di cominciare e che sarebbero morti tutti quanti in quel posto orribile...
«Ha ragione. Non è tutto perduto» la appoggiò Weisz dopo un attimo di riflessione. Solo loro sapevano quante volte fossero già sfuggiti a una morte praticamente certa e proprio non ce lo vedeva Shiki a darla vinta così a quella Dama Scarlatta.
«Sono vivi, questo è sicuro» disse in quel momento Pino con un gran sorriso dopo aver provato di nuovo a localizzarli, voltandosi felice verso i due compagni.
«Ma com'è possibile?» si chiedeva intanto il prigioniero osservando i loro sorrisi luminosi e di nuovo carichi di speranza, mentre, sorpreso e sollevato al tempo stesso, ricordava in un lampo le molte persone morte negli anni dopo essere state convocate in quel palazzo.
«Ci vuole ben altro per mettere in ginocchio quei due!» esclamò trionfante il biondo, sentendosi stranamente fiero di Homura e Shiki.
«Meno male...» sussurrò Rebecca con gli occhi lucidi riavvicinandosi a loro.
«Proseguiamo per la nostra strada, allora?» chiese Pino sorridendo.
«Sì!» confermò felice la ragazza, salutando in fretta e facendo per uscire dal vicolo in cui si erano rifugiati per parlare con relativa calma senza essere continuamente interrotti. All'ultimo momento, però, Weisz si ricordò di una cosa e si girò di nuovo verso il giovane ribelle.
«Quasi dimenticavo: conosci per caso una certa Valkyrie?»
«Ovvio. Tutti qui la conoscono. È lei il nostro capo» rispose fieramente il ragazzo, gonfiando il petto.

Non posso crederci! Eccone un'altra” pensò agghiacciato il biondo, immaginando per un attimo la tragica scena dell'androide che dava man forte a tutte le idee più folli di Homura e Shiki mentre lui tentava invano di convincerli a ragionare prima di passare all'azione. Questo non era valido però...
«Chi l'avrebbe mai detto!» esclamò intanto Rebecca, sorpresa e sollevata, tornando subito indietro. Che sciocca era stata a dimenticarsi così della seconda parte della loro missione. Per fortuna che c'era Weisz!
«E sai anche dove si trova, per caso?» domandò ancora il biondo con uno strano tono, pregando di non ricevere la risposta che temeva.
«Mi dispiace ma non ne ho proprio idea. Ci siamo un po' tutti persi di vista nella confusione ma sarà probabilmente in prima fila, come sempre» disse invece il ragazzo, indicandogli la direzione con un sorriso un po' abbattuto per non essere riuscito a fare di meglio per dei potenziali alleati tanto forti. Li aveva visti combattere da lontano ed era stata la loro indubbia abilità a convincerlo ad avvicinarsi per cercare di capire cosa stessero combinando. Dei tipi così avrebbero fatto faville nelle prime file, insieme ai più forti del loro esercito, ma stavano andando nella direzione sbagliata!
«Non preoccuparti, ci hai già aiutati moltissimo. Grazie mille e buona fortuna» lo consolò Rebecca sorridendo.
«State cercando Valkyrie?» chiese a quel punto un altro prigioniero accanto a lei, facendola sobbalzare.
«Sì» rispose Weisz, scrutandolo per un attimo con aria sospettosa prima di capire che quel tipo doveva essere sicuramente un altro ribelle.
«Sai dove si trova?» domandò speranzosa la bionda, appena ripresasi dallo spavento. Non si aspettava di voltarsi per uscire dal vicolo e trovarsi davanti uno sconosciuto...
«Seguitemi» disse solo questi facendo strada e chiedendo di tanto in tanto informazioni su dove si trovasse di preciso l'unico androide dalla loro parte.
Era stata una fortuna che passando accanto a quel vicolo avesse captato il nome di Homura e dell'altro ragazzo, capendo all'istante che quelli fossero proprio i loro amici venuti a prenderli. Per questo aveva deciso di intervenire e scortarli dalla sua insegnante, che come aveva immaginato, si trovava come sempre in testa per cercare di aprire una breccia nella difesa della loro nemica.
Ben presto la raggiunsero e il gruppetto della Edens Zero, sollevato, corse in avanti abbattendo per lei l'avversario che aveva di fronte e facendola voltare sorpresa verso di loro.
«Siete voi Lady Valkyrie?» chiese subito Pino sorridendo.
«Sì ma...»
«Finalmente ti abbiamo trovata!» disse Rebecca raggiungendole.
«Siete amici di Homura?» domandò Valkyrie in risposta, dopo averli scrutati per un attimo con attenzione, notando così che nessuno di loro portava il caratteristico collare dei prigionieri.
La ragazza annuì, presentando poi se stessa e i propri compagni.
«Certo che ne avete avuto di coraggio ad intrufolarvi qui» osservò l'androide con un sorriso rassegnato e divertito insieme. Non c'era dubbio che la sua allieva fosse stata davvero fortunata a trovare persone disposte a tanto per aiutarla.
«Può essere, in effetti, ma non potevamo farne a meno» ammise la bionda sorridendo.
L'androide ricambiò e stava per aggiungere qualcos'altro quando qualcuno tra la folla avvertì che stava arrivando un'altra carica.
«Non è questo il momento per chiacchierare» disse amaramente Valkyrie, riprendendo subito il controllo della situazione e dando istruzioni ai ribelli accanto a lei.
E a quel punto a Weisz e Rebecca, dopo un'ultima occhiata incerta e preoccupata, non restò altro da fare che ricominciare a combattere, pregando, ciascuno in cuor suo, di riuscire ad aprirsi presto un varco.


Nel frattempo la Dama Scarlatta si aggirava fuori di sé in una delle molte stanze dell'enorme edificio da cui amministrava la sua giustizia, maledicendo intanto quegli incapaci dei suoi collaboratori. La situazione nel quartiere dei lavori forzati era ormai del tutto fuori controllo e le centinaia di androidi che aveva inviato sul posto per sedare la rivolta stavano venendo rapidamente sconfitti uno dopo l'altro. Per fortuna il palazzo godeva di una protezione eccellente anche senza quegli inutili ammassi di metallo ma la infastidiva terribilmente il fatto che i ribelli avessero scelto proprio quel giorno per darle filo da torcere e non riusciva a decidere per i responsabili una punizione abbastanza severa per averla fatta sfigurare così davanti ad uno dei criminali più conosciuti di tutto l'universo, venuto da lei per chiedere il suo aiuto in un affare decisamente redditizio su cui non vedeva l'ora di mettere le mani. Nonostante sapesse quanto fosse pericoloso quell'uomo, infatti, le possibilità di guadagno che le aveva fatto intravedere erano davvero immense, al punto che anche solo le più ovvie facevano impallidire quelle offerte dalla raccolta del metal. Del resto Drakken Joe era noto per avere un buon naso per gli affari ma doveva essere davvero un pazzo a pensare che si sarebbe accontentata della misera percentuale che le era stata offerta come ricompensa per il suo aiuto e ben presto avrebbe dovuto sistemare anche lui per poter prendere la parte che era convinta le spettasse di diritto. Questo, ben inteso, se fosse riuscita a individuare quella maledetta nave che continuava a sfuggire al suo infallibile sistema di localizzazione...
La donna strinse i pugni per la rabbia al pensiero di come tutti sembravano prendersi gioco di lei quel giorno e si augurò che almeno Garrett fosse stato in grado di svolgere il proprio dovere o si sarebbe accanita per prima cosa su di lui. Aveva forse dimenticato cosa significasse il suo “sbrigati”? Gli aveva ordinato già da un po' di portarle i due prigionieri che, secondo la descrizione fornitale dal suo provvisorio alleato, dovevano far parte dell'equipaggio della Edens Zero, ma di loro non c'era ancora traccia. Di questo passo sarebbe stata costretta a incontrarli insieme al suo socio in affari e il solo pensiero aumentava di molto la sua già eccessiva irritazione. Secondo il suo piano iniziale, infatti, avrebbe dovuto vederli prima da sola in una delle celle ai piani inferiori per cercare di stringere un più vantaggioso accordo con il ragazzino che, incredibilmente, doveva essere il capitano. Se questi avesse accettato di collaborare, avrebbe potuto forse lasciare in vita sia lui che i suoi compagni per sfruttarne anche l'indubbia potenza sotto tutti i punti di vista, ma in caso contrario sarebbe stata pronta a scatenare su entrambi la sua ira finché non avesse ceduto al suo volere. Con quale coraggio quindi il suo collaboratore più fedele la faceva aspettare tanto dopo che lei aveva sottolineato nel messaggio l'urgenza del caso?
A un certo punto un allarme risuonò assordante in ogni stanza e la Dama Scarlatta, furiosa come non mai, maledisse mentalmente ogni singolo prigioniero e tutti i suoi seguaci, umani, alieni e macchine, per aver definitivamente mandato a monte il suo piano perfetto. Non c'era dubbio, appena avesse messo le mani su Garrett, gliel'avrebbe fatta pagare carissima per poi schiavizzarlo a vita nel settore povero. Odiava con tutta se stessa perdere tempo e denaro e quell'incapace glieli aveva fatti perdere entrambi. E come se questo non bastasse, quei dannati ribelli erano riusciti ad arrivare al portone dell'edificio che si affacciava sulla loro parte di pianeta. La punizione che si sarebbe abbattuta su di loro di lì a poco sarebbe stata davvero terribile ed era molto meglio per i pochi uomini e robot rimasti del suo possente esercito che nessuno dei rivoltosi riuscisse a varcare la soglia mentre lei si preparava degnamente ad accoglierli o le sarebbe toccato lavorare molto di più per sistemare la questione.
Non che la cosa la disturbasse, anzi, immaginare le molte torture di cui si sarebbe occupata personalmente appena possibile le fece tornare quel briciolo di lucidità necessaria a rendersi conto che doveva sbrigarsi a dare a chi di dovere le disposizioni del caso.
Per questo motivo, sfoggiando ancora il più sadico dei suoi sorrisi, fece per avviarsi verso la sala di controllo per trasmettere i nuovi ordini ma proprio in quel momento uno dei suoi servitori entrò nella stanza per comunicarle che Garrett era finalmente tornato con i prigionieri richiesti.
«Alla buon'ora» commentò infastidita la Dama Scarlatta, facendo impercettibilmente tremare di paura l'alieno che aveva davanti. Era risaputo infatti quanto fosse pericoloso fronteggiarla quando era nervosa e l'essere pregò mentalmente di non diventare la prossima vittima di un suo scatto d'ira.
«Garrett le chiede umilmente scusa, mia signora, ma i prigionieri in questione hanno rischiato di provocare una rivolta subito dopo il loro arrivo nella zona delle abitazioni ed è stato quindi costretto a perdere tempo per ristabilire l'ordine. Contrariamente al solito, sembra però che la consueta punizione di massa non sia stata sufficiente a calmare gli animi e impedire il peggio, scatenatosi poco dopo il suo allontanamento» si affrettò comunque a riferire, inchinandosi rispettosamente.
«Mi stai dunque dicendo che gli scontri là fuori sono legati in qualche modo ai due ragazzini?» domandò questa, stringendo pericolosamente gli occhi.
«Potrebbe essere, mia signora»
La Dama Scarlatta rimase in silenzio per qualche secondo, metabolizzando l'informazione e cercando intanto di decidere con calma come agire. Se erano stati davvero loro a sobillare a tal punto la popolazione, quei due si meritavano ben altro che la possibilità di stringere un accordo con lei e avere salva la vita ma purtroppo, almeno per il momento, aveva bisogno di loro per trovare la Edens Zero e di sicuro, vista la vicinanza dei ribelli, non poteva permettersi di perdere tempo o di insospettire il suo ospite. Sembrava dunque che fosse costretta a incontrarli insieme a lui e costringerli a rivelare in sua presenza, con le buone o con le cattive, dove fosse di preciso l'astronave, in modo da potersene impadronire. A quel punto avrebbe dovuto sbrigarsi a uccidere Drakken Joe per non farsi soffiare il suo prezioso obiettivo ma di quello si sarebbe occupata in un altro momento. L'importante adesso era avvisare il suo ospite degli sviluppi e farsi portare al più presto i prigionieri, dei quali si sarebbe occupata personalmente. Da ciò che aveva avuto modo di capire dovevano essere degli ossi duri ma lei aveva i suoi metodi più che collaudati per costringere anche i più riluttanti a obbedirle in tutto e per tutto...
«Molto bene. Di' a Garrett di portarmeli al più presto senza torcere loro un singolo capello o sarà peggio per lui» ordinò alla fine con un lieve sospiro e l'alieno, dopo un ultimo inchino, si allontanò velocemente lasciandola sola a radunare un attimo le idee prima di mandare qualcuno da Drakken Joe.
«Ancora nessuna novità?» domandò però una ben nota voce maschile pochi istanti dopo e la Dama Scarlatta, girandosi, incontrò il volto del suo ospite a pochi passi da lei.
«Stavo proprio per mandare nelle tue stanze uno dei miei servitori. Sembra che il capitano della Edens Zero sia arrivato poco fa nel settore dei lavori forzati insieme a una ragazza dell'equipaggio e ho dato ordine di portarli qui al più presto» gli spiegò con un sorrisetto di trionfo, sentendo pian piano svanire una buona parte dell'irritazione accumulata. Ora che Shiki Granbell e la sua compagna erano finalmente nelle sue mani non le importava più della barriera che le impediva di localizzare l'astronave e all'improvviso le era anche venuto in mente il modo migliore per scalzare Drakken Joe dall'affare senza destare sospetti. A questo punto non le restava che giocare bene le sue carte ma era già sicura della propria vittoria schiacciante su tutti gli avvversari.
«Oh, allora è vero quello che si dice sul tuo Scarlet Oculus. Bene bene, sento di nuovo l'odore del denaro» commentò con ammirazione l'uomo, leccandosi le labbra al pensiero di poter recuperare presto l'onore e le perdite subite dopo il disastro di Guilst.
«Bada a come parli. Il mio Scarlet Oculus è infallibile» lo redarguì orgogliosamente la donna.
«Certamente, ma a quanto pare non si può dire altrettanto del sistema di sorveglianza nel settore povero» osservò lui con calma, sorridendo beffardo.
La Dama Scarlatta strinse per un attimo le labbra con evidente stizza per quell'allusione per nulla velata al peggior smacco che avesse mai ricevuto in vita sua ma recuperò presto la propria compostezza, lasciandosi sfuggire invece un sorrisetto compiaciuto.
«La rivolta non è che un piccolo contrattempo che si risolverà una volta per tutte nel giro di pochi minuti. Avevo ordinato alle mie forze di trattenersi finché i due che mi interessavano non fossero stati catturati e ora non ce n'è più motivo. Presto quegli inutili vermi conosceranno la mia ira e sono certa che tra i pochi sopravvissuti nessuno oserà più ribellarsi una volta che i colpevoli avranno subito la giusta punizione» gli spiegò soddisfatta, scoppiando poi a ridere di gusto, mentre l'uomo non poteva che ammirarne lo stile una volta di più. Quella sì che era davvero una donna di gran classe e sarebbe stato molto interessante stringere accordi più duraturi con lei e diventare soci. Benché si presentasse fieramente come la benefattrice di quel pianeta, colei che era finalmente riuscita a renderlo un posto sicuro in cui vivere, nel mondo criminale era ben noto il suo giro di affari basato sullo sfruttamento della maggior parte della popolazione nella totale indifferenza dei più ricchi, che ne godevano i benefici.
«Sei sicura di voler perdere un così alto numero di lavoratori? Pensavo preferissi tenerne vivi il più possibile» le fece notare lui.
«La percentuale di guadagno offerta dalla Edens Zero è molto maggiore del loro rendimento ed essendosi ribellati a me, hanno perso qualunque possibilità di perdono e protezione. Non esiste proprio che io tenga in vita chi non rispetta la mia autorità» gli spiegò la donna con un sorriso furbo.
«Sì, penso proprio che mi piacerà fare affari con te» disse l'uomo compiaciuto.
«Lo credo anch'io ma bando alle chiacchiere adesso e concentriamoci invece sul programma che ci renderà ancora più ricchi. Tra pochi minuti i nostri ospiti saranno qui» commentò lei con grazia, impaziente in realtà di scoprire come intendesse agire il suo alleato una volta ottenuto ciò che voleva per anticiparne le mosse, invitandolo poi a sedersi al tavolo in sua compagnia e ordinando a un servitore di passaggio di portare subito dei bicchieri e la bottiglia di vino migliore della sua scorta.


Del tutto ignari di cosa stesse succedendo intorno a loro, Homura e Shiki erano finalmente rimasti da soli, ma anche così la situazione non era migliorata granché. La buona notizia era che il ragazzo si era fortunatamente un po' ripreso da quello che aveva appena scoperto essere stato uno strano raggio sparato dalle armi degli androidi che l'aveva colpito alla schiena ma purtroppo erano ancora legati in un luogo sconosciuto da cui non sembrava esserci alcuna possibilità di fuga. Erano davvero in trappola e potevano solo augurarsi che i loro carcerieri tornassero il più tardi possibile per avere il tempo di architettare qualcosa.
«Vedrai che ce la caveremo. Dovrà pure esserci un modo per andarsene di qui e dare una bella lezione a Garrett e a questa Dama Scarlatta» cercò di rassicurarla Shiki.
«Lo spero. Non mi sono piaciute le allusioni del guardiano a ciò che potrebbe succederci» rispose Homura, senza smettere di guardarsi freneticamente intorno in cerca di un'ispirazione. Quella stanza spoglia in realtà non offriva molti spunti ma non potevano arrendersi senza lottare. Avevano ben altro da fare loro che sottostare ai capricci di quella donna! Senza contare che l'allarme di poco prima le aveva dato una bruttissima sensazione e lo stesso Garrett, prima di gettarli letteralmente lì dentro e correre via, era sembrato parecchio preoccupato...
«Ah, se solo potessi usare il mio Ether Gear, saremmo già fuori» brontolò intanto il ragazzo, cercando disperatamente di muovere le braccia e di richiamare il suo potere.
«Purtroppo è inutile. Ci ho già provato anch'io un sacco di volte» ribatté la mora infastidita. Non riusciva ancora a credere che fossero finiti in un guaio del genere per aver semplicemente sventato una rapina.
«Hai ragione, non funziona» si arrese Shiki dopo alcuni tentativi andati a vuoto, sospirando e appoggiandosi al muro mentre si domandava dove fossero Rebecca e gli altri. Chissà se erano già tornati sulla Edens Zero e cosa stavano facendo?
«Accidenti, stanno tornando!» lo avvertì poco dopo Homura, girata in direzione della porta, facendogli così notare un rumore di passi in avvicinamento. Cosa avrebbero potuto fare adesso?
Improvvisamente il cervello venne loro in aiuto, e dopo essersi scambiati una rapida occhiata d'intesa e un sorriso furbo, si prepararono all'azione. Non sarebbe stato facile, lo sapevano, ma era la loro unica possibilità di salvezza.
In assoluto silenzio si avvicinarono un po' di più alla porta e da lì attesero con il cuore a mille che qualcuno aprisse, pronti a darci dentro con tutto ciò che avevano in modo da costringere il guardiano a togliere loro le catene e possibilmente indicare anche dove fosse l'uscita, ma un attimo dopo essere balzati fuori dalla penombra cogliendo di sorpresa gli avversari, vennero atterrati di nuovo con un violento colpo ciascuno e dolorosamente immobilizzati sul pavimento.
«Bel tentativo, ragazzini, ma fossi in voi non ci riproverei. La persona da cui vi sto portando non è famosa per la sua pazienza» disse la voce di Garrett, profondamente divertita, vicino alle loro orecchie.
A quel punto entrambi ingoiarono le imprecazioni che gli erano sorte spontanee sulla punta della lingua e un istante più tardi qualcuno li rimise in piedi a forza, strattonandoli poi per farli camminare senza ulteriori scherzi verso l'uscita.
Decisamente irritata da quel trattamento, Homura non poté fare a meno di divincolarsi rabbiosamente, con l'unico risultato però di far aumentare la stretta sulle proprie braccia.
«Ti converrà davvero tenere a bada i bollenti spiriti quando arriveremo, sai? Sarebbe un peccato se qualcuno sfregiasse questo bel visino e un giorno potresti rimpiangerlo» le disse dolcemente Garrett a un nulla dal suo viso, costringendola a guardarlo e accarezzandole intanto le labbra con un dito. In quel poco tempo che aveva trascorso insieme a quella strana ragazza si era reso conto che oltre ad essere davvero bella, aveva anche un carattere molto interessante ed era sempre più convinto che non sarebbe stato male restare un po' da solo con lei e divertirsi un po'... Chissà se la Dama Scarlatta gli avrebbe permesso di riaverla nel quartiere, una volta finito l'incontro?
«Toglile le mani di dosso!» ringhiò subito Shiki fissandolo truce nonostante le braccia immobilizzate e le numerose ferite su tutto il corpo.
«Non sei nella posizione di difenderla, ragazzo. Avresti fatto meglio a startene buono finché eri in tempo. Lei ormai non ti appartiene più» lo informò l'uomo con un ghigno divertito e il giovane Re Demone, palesemente infuriato, fu sul punto di saltargli davvero addosso e dargli così la lezione che meritava, ma l'occhiata di avvertimento di Homura lo convinse per fortuna a restare calmo per quanto possibile.
«Visto? La tua fidanzata ha finalmente capito che con me non si scherza» gongolò Garrett tutto orgoglioso. «Dovresti prendere esempio» aggiunse poi beffardo spingendola avanti con la mano ben aperta sulla sua schiena mentre Shiki gli lanciava uno sguardo omicida.
«Oh, falla finita» sbottò la ragazza con un sonoro sbuffo prima di riuscire a trattenersi, rabbrividendo impercettibilmente di fastidio per quel tocco indesiderato che non lasciava più adito a dubbi su cosa gli sarebbe piaciuto fare con lei. Consapevole di non poter al momento fare molto per contrastare le sgradite attenzioni del guardiano, però, riprese comunque a camminare in maniera apparentemente docile, salvo poi approfittarne per fargli lo sgambetto una volta che l'ebbe superato, augurandogli tra sé di farsi molto male.
Come aveva sperato, lo vide incespicare e finire quasi di faccia contro il muro del corridoio ma all'ultimo ritrovò l'equilibrio aggrappandosi a lei con il rischio di trascinarla a terra.
«Tu! Piccola...» cominciò l'uomo appena si rese conto dell'accaduto, alzando una mano per picchiarla ma riabbassandola poi lentamente con una smorfia di disappunto. «Sei fortunata che mi è stato ordinato di non farti del male ma fanne un'altra e non sarò più così clemente, hai capito? E ora cammina!» terminò, afferrandole in malo modo un braccio e spingendola rudemente in avanti mentre Homura imprecava tra sé. C'era mancato così poco per mandarlo al tappeto!
Per un attimo valutò l'idea di riprovarci infischiandosene dell'avvertimento, ma lo sguardo preoccupato di Shiki e il dolore di quella stretta eccessivamente forte la costrinsero a non sfidare ancora la sorte, visto oltretutto il comportamento decisamente inquietante del guardiano nei suoi confronti, e poco dopo si fermarono davanti a una porta chiusa ricevendo subito il permesso di entrare. Chissà se giocando d'astuzia sarebbero riusciti a incantare la persona che c'era all'interno, convincendo finalmente il nemico a liberarli?
Purtroppo per lei, però, appena varcata la soglia, si rese conto in fretta che non sarebbe stato così facile. Le espressioni dell'uomo e della donna seduti intorno al tavolo al centro della stanza non promettevano infatti nulla di buono e Homura si sentì correre un brivido lungo tutta la schiena nell'incrociare i loro sguardi.
«Ecco i prigionieri che aveva chiesto di vedere, mia signora. Ho fatto più in fretta che ho potuto» disse Garrett inchinandosi.
«Molto bene, venite pure avanti» gli rispose lei e gli androidi che li accompagnavano li obbligarono a proseguire, costringendoli poi a inginocchiarsi a terra.
A quel punto i due ragazzi poterono vedere meglio quegli sguardi avidi e pericolosi e la donna, dopo averli osservati attentamente a sua volta, scosse la testa con disappunto.
«Non ti avevo forse ordinato di non far loro del male, Garrett?» domandò quindi severamente.
«Le chiedo perdono, mia signora, ma i due prigionieri, appena raggiunta la zona delle abitazioni insieme ad altre persone, hanno contestato in pubblico i miei metodi, ingaggiando inoltre una breve lotta mentre punivo, secondo le regole, un uomo che da giorni non raccoglieva il metal dovuto. Il suo messaggio di non toccarli per nessun motivo mi è arrivato poco dopo averli costretti alla resa e da allora mi sono fermamente attenuto ai suoi ordini, nonostante alcuni successivi tentativi di ribellione» spiegò, lanciando infine un'occhiataccia ai due ragazzi per i problemi che quasi sicuramente gli avrebbero causato.
«Dunque è così che sono andate le cose?» disse piano lei senza farci troppo caso, chiedendosi intanto se sarebbe stato saggio rispiarmiare loro la vita.
«Sì, signora»
«Capisco. Puoi andare, Garrett, lasciaci soli adesso» gli ordinò quindi con noncuranza.
«Ne è sicura?» domandò con zelo il guardiano, lanciando un'occhiata incerta prima ai prigionieri e poi all'altro uomo che aveva trovato nella stanza.
«Certamente» rispose con calma la donna. «Io e il mio ospite qui presente saremo sicuramente in grado di gestirli mentre parliamo d'affari» continuò poi in tono dolce e minaccioso al tempo stesso con un lieve sorriso sulle labbra.
«Mi perdoni» mormorò Garrett chinando appena la testa e sparendo infine con gli androidi a un cenno sbrigativo della donna.
A quel punto, mentre la porta si richiudeva alle spalle del gruppetto, i due criminali poterono concentrare di nuovo tutta la propria attenzione sui prigionieri, notando così i loro sguardi guardinghi e rancorosi insieme.
«Dunque sarebbero questi alcuni dei ragazzini che hanno sconfitto quell'incapace» dedusse divertito Drakken Joe, ricordando gli insopportabili piagnistei del tizio di nome Spandam e studiando intanto sorpreso quelle espressioni dure che nessuno aveva mai osato avere di fronte a lui. Di solito i tipi come loro gli davano subito sui nervi ma stranamente apprezzava molto il loro coraggio ed era sempre più convinto di doverli assolutamente portare dalla propria parte.
«È evidente che siano tipi fuori dal comune ma è ora che qualcuno insegni loro un po' di rispetto» osservò la donna, suo malgrado altrettanto meravigliata ma con un'ombra di irritazione nella voce.
«Questo sicuramente» acconsentì l'uomo, «ma direi di non andarci troppo pesante per il momento. Sono sicuro che ci intenderemo a meraviglia una volta chiariti un paio di punti» continuò poi, in tono lievemente minaccioso.
«A giudicare dalle loro espressioni sembra che non abbiano ancora capito con chi hanno a che fare ma questo rende in effetti la situazione ancora più interessante» osservò con calma la donna avvertendo intanto una scarica di adrenalina al pensiero di stare per piegare, con le buone o con le cattive, due ossi duri come loro.
«Ora basta! Si può sapere che volete da noi?» li interruppe a quel punto Shiki, spazientito, fissandoli torvo in attesa di una risposta.
«E così tu saresti Shiki Granbell, il capitano della Edens Zero?» domandò invece la donna, rivolgendosi al giovane che sembrava volerla fulminare con lo sguardo.
«Sì. E allora?» le rispose lui con aria di sfida.
«E allora io sono interessato a quell'astronave, ragazzino, e il fatto che tu abbia sconfitto uno dei miei uomini è un affronto che di norma non potrei tollerare, ma per questa volta potrei anche fare un'eccezione» intervenne l'uomo.
«Ah sì?» ribatté Shiki con indifferenza, lanciandogli a malapena un'occhiata prima di tornare a concentrarsi sulla donna, che gli pareva istintivamente più pericolosa.
«Chi sei tu?» domandò Homura accigliata nel tentativo di cambiare argomento. Non che le importasse, in realtà, ma dagli sguardi dei due nemici intuiva che le risposte del compagno non gli fossero affatto piaciute e sperava che interrompendo il discorso la situazione potesse in qualche modo migliorare.
«Io sono Drakken Joe, ragazzina, e ti consiglio di badare a come parli quando ti rivolgi a me» le rispose lui, ulteriormente infastidito da quello sguardo stranamente duro e dal tono che aveva usato.
«Tanto piacere ma adesso liberateci. Io devo inseguire quel Garrett e prendere a pugni la Dama Scarlatta per la situazione in quel quartiere. Sapete per caso dove si trova?» disse sbrigativo Shiki.
A quel punto l'uomo scoppiò a ridere di gusto mentre Homura trattenne bruscamente il respiro sentendosi gelare il sangue nelle vene. Parlare in quel modo a Drakken Joe, il criminale più pericoloso dell'universo... E a meno che non si fosse sbagliata di grosso, c'erano ottime probabilità che la Dama Scarlatta fosse già davanti a loro ed era ovvio che un'uscita del genere avesse peggiorato drasticamente una situazione già molto delicata...
«Shiki!» protestò disperata, dopo averle lanciato una rapida occhiata che aveva confermato i suoi sospetti, chiedendosi quante possibilità avessero ora di uscirne indenni.
«Come hai detto, ragazzino?» pronunciò infatti tra i denti la donna, in tono freddo e tagliente come non mai, con un'espressione che prometteva davvero dei guai colossali.
«Ho detto che devo prendere a pugni la Dama Scarlatta. Le farò rimangiare il suo ordine di poter colpire tutti ogni volta che qualcuno apre bocca» ripeté lui, senza minimamente rendersi conto del pericolo che stavano correndo.
«Ma senti che impudenza!» riuscì a esclamare Drakken Joe, smettendo faticosamente di ridere. «Sai una cosa, ragazzino? Voglio darti, nonostante tutto, una possibilità di salvezza che ci arricchirà entrambi»
«Non mi interessa. Ti ho già detto che ho altro da fare» sbottò Shiki infastidito.
«Non essere stupido. Cedimi quell'astronave e ti darò un posto di rilievo nella mia organizzazione. Lavorando per me avrai tutto ciò che vorrai con un minimo impegno, non puoi proprio rifiutare una simile offerta» insistette l'uomo in tono stranamente conciliante, certo che il giovane avrebbe accettato senza ulteriori indugi una proposta così allettante. Per un affare così redditizio e un combattente di tal calibro, almeno a giudicare dalle poche informazioni in suo possesso, era pronto infatti a fare concessioni che molti dei suoi collaboratori avrebbero ucciso chiunque per avere, ed era quindi sicuro che il giovane sarebbe stato subito pronto a giurargli assoluta fedeltà, ma venne deluso di nuovo.
«E invece la rifiuto! Quell'astronave era di mio nonno e serve a me e ai miei compagni per raggiungere la Madre. Non l'avrai mai!» ribatté con sicurezza il ragazzo, lasciando Drakken Joe sempre più incredulo di fronte a tanta testardaggine.
«Ti rendi conto con chi hai a che fare, ragazzo? Non capita tutti i giorni un'offerta del genere e se la rifiuti sarà peggio per te. Ho giusto bisogno di alcune cavie per certi lavoretti ma non mi piacerebbe sprecare così il tuo talento. Pensaci bene, perché è la tua ultima possibilità di salvezza» riprovò sbigottito, pensando di convincerlo con le minacce. Quello Spandam che si era fatto battere dall'equipaggio della Edens Zero si era rivelato un buono a nulla la cui unica abilità era quella di riparare bene i computer, ma il ragazzino e i suoi compagni erano tutta un'altra storia ed era sicuro che reclutarli tra le sue file sarebbe stato un ottimo affare. Un vero peccato in tutto questo la testardaggine del loro capitano ma intimorirlo non avrebbe dovuto essere difficile con i mezzi a sua disposizione...
Stranamente il giovane rifiutò ancora ma prima che Drakken Joe, ora decisamente irritato, avesse la possibilità di tornare all'attacco dandogli un assaggio del suo enorme potere, venne battuto sul tempo.
«Ora basta! Nessuno può parlarmi in quel modo e sperare anche di uscirne indenne. Tu ci consegnerai quell'astronave, con le buone o con le cattive, parola della Dama Scarlatta!» esclamò infatti la donna in quel momento, perdendo improvvisamente la pazienza e facendo partire dagli strani guanti che indossava due enormi fiammate che mancarono per un soffio i due ragazzi.
Homura deglutì spaventata stringendosi inconsciamente addosso al compagno e persino Shiki si zittì di colpo, iniziando a rendersi conto di aver forse esagerato con la persona sbagliata. Dunque era quella la famosa Dama Scarlatta...
Nel frattempo la donna, già furibonda di suo per le troppe umiliazioni ricevute in quell'orribile giornata, marciò minacciosa verso di loro con uno sguardo che non prometteva nulla di buono ma all'improvviso cambiò idea e si rivolse al suo socio.
«È inutile che insisti con le buone, per i tipi così ci vuole ben altro. Vediamo se la sofferenza della tua amichetta ti convince di più» disse quindi in tono falsamente dolce prima di afferrare malamente Homura e voltarla a forza verso il compagno.
«Non ti azzardare a farle del male!» ruggì Shiki minaccioso, intuendo il pericolo e facendo per alzarsi, ma venne subito bloccato dalla mossa successiva della nemica.
«Dipende da te» ribatté infatti la donna sorridendo, già sicura di averlo in pugno, avvicinando una mano al volto della ragazza che tremava appena.
Soddisfatta, si godette per un attimo l'espressione smarrita del giovane capitano mentre chiaramente valutava se cedere o meno, ma all'ultimo accadde qualcosa che non si sarebbe mai aspettata.
«Non farlo, Shiki! La Edens Zero è soltanto tua, non puoi cederla a loro! Io starò bene» urlò infatti Homura con tutto il fiato che aveva in gola.
Per un attimo nessuno si mosse o emise un fiato mentre la ragazza, incredula per ciò che le era uscito dalla bocca in un momento del genere, realizzava che avrebbe dovuto sbrigarsi a scappare e raggiungere il pulsante di apertura della porta ora che la presa sul suo kimono si era stranamente allentata. Mentre la donna cercava di spaventare il compagno, infatti, aveva visto sulla parete di fronte la loro unica possibilità di salvezza, e sebbene in realtà non avesse pianificato nulla quando aveva gridato, non poteva sprecare un'occasione del genere.
Approfittando del gelo sceso momentaneamente sulla stanza, si liberò con uno strattone e fece per correre più veloce che poteva verso la libertà ma all'improvviso si sentì afferrare per i capelli e tirare con forza all'indietro lasciandosi sfuggire un piccolo strillo di dolore e sorpresa.
«Dove pensi di andare tu?» sibilò minacciosa la Dama Scarlatta. «Ti insegnerò io a stare al tuo posto, ragazzina!» continuò poi, portando una mano circondata da un sinistro alone rossastro vicinissimo al suo volto.
Homura la fissò terrorizzata e a quel punto, vedendola ancora più infuriata di poco prima, fu sicura che per lei fosse finita. Per un attimo vide scorrere davanti ai suoi occhi i bei momenti passati con Valkyrie e con i suoi compagni della Edens Zero e una fitta di rimpianto la scosse fin nel profondo. Non avrebbe potuto nemmeno salutarli e dire loro quanto fosse stata bene in loro compagnia, ma non era pentita di aver impedito a Shiki di consegnare l'astronave a quei brutti ceffi. Doveva solo sperare che la morte arrivasse rapidamente, anche se purtroppo ne dubitava, vista la rabbia di quella pazza e gli avvertimenti dei prigionieri che avevano conosciuto nel quartiere...
Dal canto suo la Dama Scarlatta la fissava a propria volta, cercando di controllarsi. Se avesse dato retta al suo istinto, la giovane sarebbe stata già morta tra le fiamme per aver convinto il suo capitano a non cedere al ricatto ma non poteva permettersi mosse avventate, visto che Drakken Joe, almeno per il momento, sembrava ancora deciso a ingaggiarli nella sua squadra per ragioni misteriose che non aveva voluto spiegarle prima dell'arrivo di Garrett con i prigionieri. Per questo non avrebbe dovuto farle troppo male ma davvero detestava quando i suoi piani fallivano e una parte di lei continuava a sussurrarle, sempre più convinta, che in fondo la perdita di un solo membro dell'equipaggio non sarebbe stata così grave, e avrebbe anzi favorito la loro causa...
«Non la toccare!» ripeté di nuovo Shiki, interrompendo il flusso dei pensieri di entrambe. «Ha ragione. Mio nonno voleva che avessi io quell'astronave e non vi permetterò mai di prenderla!» continuò deciso, augurandosi di avere presto un'illuminazione che permettesse loro di cavarsela.
«Ma ti rendi conto della situazione in cui vi trovate?» domandò incredula la Dama Scarlatta abbassando appena la mano mentre la sua vittima, leggermente rassicurata, tirava un impercettibile sospiro di sollievo.
«E va bene. Non avrei voluto arrivare a tanto ma mi ci vedo costretto» li interruppe l'uomo con un'espressione per nulla rassicurante, alzandosi dalla poltroncina su cui era rimasto tranquillamente seduto fino a quel momento e avvicinandosi minaccioso.
«È l'ultimo avvertimento, ragazzo. Cedi a me l'astronave con tutto ciò che contiene o devo passare alle maniere forti? Sappi che a quel punto per la tua amica potrebbe non esserci più nulla da fare» continuò poi, portando lentamente una mano sulla gola di Homura e muovendola appena avanti e indietro in maniera fin troppo eloquente mentre la Dama Scarlatta la teneva ferma a terra, pronta a bruciarle il volto.
Shiki nel frattempo osservava impietrito la terribile scena senza sapere cosa fare. Vedeva bene il terrore negli occhi della compagna, nonostante il suo tentativo di mostrarsi spavalda, ed era sicuro di aver colto per un attimo una supplica in quello sguardo che ormai conosceva così bene.
«Allora?» lo incalzò il criminale mentre la donna sorrideva, sicurissima dell'imminente vittoria.
«Che cosa vuoi?» disse piano il ragazzo, sperando che nessun altro cogliesse la paura nella sua voce. Avrebbe voluto salvare la compagna, certo, e per lei e gli altri era disposto a qualsiasi cosa, ma le sue parole di poco prima continuavano a risuonargli nelle orecchie, e lo stesso quelle di Elsie, di Witch e di tutti coloro a cui voleva bene. Come poteva sacrificare in quel modo le vite e i desideri di tutti?
«Voglio che tu e i tuoi compagni mettiate la vostra forza al mio servizio, ma soprattutto voglio quella fonte di inesauribili ricchezze che è la vostra astronave. Cedila a me e avrete tutto ciò che si possa desiderare dalla vita» gli rispose questi avidamente.
«Non credo che tu possa farci arrivare dalla Madre» ribatté piano Shiki, ripassando intanto mentalmente i sogni che tutti loro avevano dichiarato di avere poco tempo prima.
«La Madre non esiste, ragazzo. È soltanto una leggenda»
«Non è così e io e Rebecca... tutti noi lo dimostreremo!» protestò lui testardo. «E non sarai certo tu a impedircelo!»
«Hai capito vero che la tua amichetta morirà tra atroci sofferenze se rifiuti?» intervenne la Dama Scarlatta con un fremito di impazienza. Non vedeva l'ora di poter finalmente scaricare la sua rabbia e la sua frustrazione su qualcuno e la ragazza che aveva tra le mani sarebbe stata la prima di una lunga lista di persone che quel giorno avrebbero implorato inutilmente la sua pietà. Perché dunque perdere tempo a discutere con quello sciocco ragazzino?
A quel punto Shiki lanciò un'occhiata all'amica senza sapere cosa fare. In realtà era fin troppo consapevole di non poter cedere la Edens Zero a quei due per i loro sporchi piani ed era più che sicuro che né lui né gli altri avrebbero mai contribuito a realizzarli, ma come garantire allora la salvezza della compagna?
«Lascia andare Homura e gli altri» pronunciò alla fine deciso, incoraggiato dal lieve segno di diniego della giovane.
«Non sei nella posizione di dare ordini» gli fece notare con un ghigno Drakken Joe.
«Però è da me che volete l'astronave»
«Immagino che a questo punto sarò costretto a fare ciò che non volevo... Ringrazia il tuo capitano, ragazzina» disse l'uomo con un sorriso strano, voltandosi poi verso la giovane, che lo fissò stranita per un attimo prima di emettere un grido strozzato e piegarsi su se stessa con il volto contorto dal dolore.
«Homura!» la chiamò spaventato Shiki, accorgendosi a malapena che sulla mano del loro nemico erano apparsi i caratteristici simboli di un Ether Gear mentre cercava disperatamente di capire cosa le stesse succedendo.
«Che ne dici di questo, ragazzino? Devo continuare fino a ucciderla o mi darai quello che ho chiesto?»
«Lasciala andare, maledetto!»
«Prima l'astronave» ribatté lui con un ghigno.
Il ragazzo lo fissò furioso ma ormai sapeva di non avere scelta. Non sarebbe mai riuscito a guardarla soffrire in quel modo per colpa sua...
Chiedendo mentalmente perdono a suo nonno e a tutti gli amici che aveva conosciuto da quando aveva lasciato Granbell, fu sul punto di cedere quando all'ultimo Homura lo interruppe di nuovo.
«Non farlo!» riuscì infatti a gridare a fatica, totalmente incurante delle parole della Dama Scarlatta, che le aveva suggerito malignamente in un orecchio di supplicare Shiki per la salvezza.
«Che cosa?» ruggì Drakken Joe, furioso e sorpreso dal coraggio di quella strana ragazzina.
«Non rinunciare... al tuo sogno... Shiki» continuò più piano, chiedendosi intanto quanto ancora sarebbe riuscita a resistere. Non capiva perché all'improvviso le sue catene fossero diventate talmente pesanti da impedirle quasi di respirare ma non potevano permettere che quei due trovassero quel che volevano sulla loro astronave.
«Adesso basta! Muori!» sbraitò a quel punto la donna, ancora incredula che quella stupida avesse osato rifiutarsi di obbedirle. E pensare che era stata così soddisfatta quando l'aveva vista aprire la bocca per cercare di riprendere fiato!
In un lampo, senza quasi rendersi conto di ciò che faceva, la Dama Scarlatta la obbligò a rimettersi dritta levando poi una mano e la ragazza chiuse istintivamente gli occhi per non vedere la fiammata che, ne era sicura, sarebbe arrivata di lì a poco per spegnere la sua vita.
Avendo le palpebre disperatamente serrate non poté quindi vedere l'espressione folle con la quale la donna terrorizzava sempre le sue vittime ma Shiki sì, e urlando in preda al panico il nome dell'amica, corse verso di lei senza più pensare al fatto che il nemico la stesse tenendo in ostaggio e che un suo gesto avrebbe potuto quindi significare la sua fine.
Come al rallentatore, il giovane vide solo quel malefico guanto generare un sinistro bagliore rossastro sempre più vicino al volto della compagna ma Drakken Joe, sia pure sorpreso, non gli permise di mettersi in mezzo per rovinare tutto. Doveva ammettere di essere piuttosto curioso di vedere all'opera il potere della sua alleata e quella ragazzina gli aveva fatto decisamente perdere la pazienza. Un po' gli dispiaceva sacrificare una potenziale collaboratrice dai nervi tanto saldi ma forse era un bene che quei due avessero la lezione che meritavano e con ogni probabilità anche il giovane capitano sarebbe stato meglio in qualche miniera o laboratorio a ripagarlo per tutto il tempo e il denaro che gli aveva fatto perdere...
«Cosa credi di fare tu?» gli disse beffardo appena intuì le sue intenzioni, parandoglisi davanti.
«Spostati!» gli ordinò Shiki cercando di colpirlo con una spallata per avere via libera, ma mentre osservava con orrore la mano della Dama Scarlatta scendere implacabile sul volto di Homura, una voce che non si sarebbe mai aspettato di risentire gli donò subito una nuova speranza, facendolo sorridere nonostante il doloroso pugno di Drakken Joe alla bocca dello stomaco che lo fece volare a un paio di metri di distanza. Atterrò malamente di schiena e Rebecca corse subito al suo fianco chiamando spaventata il suo nome per poi lasciarsi sfuggire un piccolo sorriso di sollievo in risposta al suo.
«Ce la fai ad alzarti?» gli chiese premurosa un attimo dopo, aiutandolo a rimettersi in piedi e sostenendolo mentre Weisz, grazie al suo Ether Gear, trovava in pochi secondi la combinazione giusta per liberarlo dalle catene.
A quel punto, mentre il biondo raggiungeva di corsa Homura per fare lo stesso, Shiki si scostò appena dall'amica strofinandosi i polsi doloranti ed evocò quindi il proprio potere con uno sguardo talmente furioso che a Rebecca fu subito chiaro che presto di quel posto sarebbero rimaste soltanto rovine.


Angolo autrice:
Ciao a tutti e grazie mille per essere arrivati fin qui! Come penso avrete capito, questa è soltanto la prima parte di una mini-long di due o tre capitoli al massimo che spero di poter pubblicare al più presto. Purtroppo non so dirvi quando di preciso, visto che devo prima chiarirmi le idee su una cosa in particolare, ma mi auguro di riuscire in pochi giorni a risolvere il problema.
Passando ad altro, le frasi in corsivo all'inizio vengono direttamente dall'ultima pagina del capitolo 51, da cui ho sviluppato la storia cercando di tenere sempre presente come l'avevo immaginata allora. In realtà mi dispiace aver maltrattato tanto i poveri Homura e Shiki e spero di non aver esagerato con la violenza di Garrett e la pazzia di Kurenai, ma vista la direzione presa dal manga fin dall'inizio ho pensato che potesse starci. Mi raccomando, fatemi sapere le vostre opinioni, se vi va, e grazie ancora a tutti per il tempo che mi avete dedicato anche solo leggendo. <3
Se qualcuno fosse interessato, vi ricordo inoltre di aver fondato tempo fa un gruppo fb principalmente su Fairy Tail ed Edens Zero, ma anche sugli anime e manga in generale. Per il momento siamo ancora in pochi, ma saremo felicissimi di accogliervi a questo indirizzo: https://www.facebook.com/groups/1510227842609212/?ref=bookmarks. Vi aspettiamo numerosi! :)
Penso di non avere altro da dire, quindi per ora vi saluto e vi auguro una buona serata e buonanotte per dopo.
Bacioni e alla prossima!
Ellygattina


P.S: Alcune mie amiche hanno deciso di preparare una rivista da consegnare appena possibile a Hiro Mashima con all'interno fanfiction, disegni e lettere da parte dei fan di tutte le sue opere. Vi lascio il link dell'iniziativa con tutte le informazioni https://globalsorcererfanzine.tumblr.com/, e se la cosa può interessarvi, contattate direttamente da qui le organizzatrici tramite facebook www.facebook.com/groups/1775814493...80040352477913/.
Alla prossima e grazie ancora per tutto!

  
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