Capitolo 1: La rivolta
«Benzaiten
Garrett. Hai qualche problema?» si
presentò minacciosamente il
guardiano quando Shiki, incapace di sopportare un minuto di
più
quella scena pietosa, lo afferrò per una spalla,
impedendogli di
infierire ancora sul prigioniero svenuto ai suoi piedi.
«Penso
che dovresti smetterla» gli rispose a tono il
ragazzo, incurante
degli avvertimenti dei loro salvatori e dell'occhiataccia ricevuta.
«Ma
davvero? E chi lo dice?» ribatté l'uomo con
un'espressione per
nulla rassicurante, appena ripresosi dalla sorpresa. Non
gli
era mai capitato che qualcuno dei prigionieri osasse protestare ed
era ironico che i primi a farlo fossero due ragazzini. Una rapida
occhiata ai loro collari però gli rivelò che
dovevano essere i
nuovi arrivati di cui aveva avuto notizia poco prima e
pregustò
quindi la sonora lezione che gli avrebbe dato.
“Ci
sarà da divertirsi”
pensò con crudeltà, ricambiando con aria di
scherno i loro sguardi
fin troppo seri e minacciosi. Quei novellini non sapevano proprio con
chi avevano a che fare!
«Noi»
gli aveva intanto risposto duramente Homura, ricevendo soltanto una
fragorosa risata che la irritò ancora di più del
vile spettacolo a
cui aveva assistito poco prima.
«Un vero peccato che qui
non contiate nulla» la informò allora Garrett,
smettendo
improvvisamente di ridere e facendo segno agli androidi sopraggiunti
sul posto di tenere a bada i prigionieri che affollavano la via.
«Immagino che ancora non
conosciate le regole del posto ma non temete, ci penserò io
a
insegnarvele» aggiunse poi, estraendo rapido la sua frusta e
facendola schioccare minacciosamente verso di loro, convinto di
metterli al tappeto in un attimo.
Per
tutta risposta, però, Homura e Shiki, con i loro Ether Gear
già
attivati, schivarono il colpo e si prepararono a contrattaccare,
dando vita ad una
breve ma accesa
lotta che lasciò gli astanti con il fiato sospeso
finché l'uomo,
infastidito da quella resistenza che metteva in dubbio la sua
autorità, non ebbe un'illuminazione sul modo sicuro di
fermarli.
«Per prima cosa, sappiate
che la ribellione di uno la pagano tutti» annunciò
quindi con
aria folle ed estremamente soddisfatta mentre gli
androidi, a
un suo segnale, si mettevano in posizione di tiro.
Fu allora che gli spettatori
più vicini, avendo capito cosa stava per succedere, urlarono
un
avvertimento e nei dintorni si scatenò il consueto finimondo
mentre
tutti cercavano di scappare rischiando di calpestarsi a vicenda.
Come Garrett aveva previsto,
i suoi giovani avversari, non abituati alla scena, si girarono
sorpresi e in quel breve attimo di distrazione, ne
approfittò per
colpirli con forza alle gambe facendogli perdere l'equilibrio. A quel
punto altri androidi li circondarono in un attimo legandoli stretti
con delle speciali catene che ne avrebbero bloccato il potere, per
poi tenerli sotto tiro mentre gli altri punivano severamente i
prigionieri che non erano riusciti ad allontanarsi.
«Digli subito di smetterla!
Cosa c'entrano loro?» gridò furiosa Homura
osservando impotente la
scena mentre l'uomo, con
un
ghigno che non prometteva nulla di buono, avanzava lento
verso
di loro leccandosi le labbra al pensiero del dolore e della
disperazione che avrebbe visto presto sui loro volti.
«Seconda cosa» ribatté il
guardiano senza scomporsi, «qui gli ordini li do solo io e
pretendo
rispetto» chiarì, colpendola più volte
con la frusta più forte
che poteva.
La ragazza si morse le
labbra per non urlare mentre Shiki, insultandolo e minacciandolo,
tentava di rialzarsi. Le gambe però non gli rispondevano e
poté
solo subire in silenzio il medesimo trattamento quando l'arma si
abbatté ripetutamente anche su di lui.
«Allora, soddisfatti del
vostro tentativo di ribellione, ragazzini?»
domandò poi con aria di
scherno Garrett, chinandosi su di loro per osservare meglio le ferite
che aveva loro inferto.
«Che bisogno c'era di
punire tutti?» ringhiò il ragazzo dopo aver
osservato per un attimo
gli altri prigionieri inginocchiati a terra, visibilmente doloranti.
Non pensava che quell'uomo avrebbe messo davvero in pratica le sue
minacce e la rabbia gli ribolliva nelle vene. Appena fosse riuscito a
liberarsi di quelle dannate catene gli avrebbe insegnato lui a
prendersela con i più deboli!
«Sembra che tu non abbia
capito la situazione» constatò il guardiano con
quel suo sorriso folle, facendo segno agli androidi di
colpire
di nuovo e alzando a sua volta la frusta.
«Non ci provare, mostro!»
cercò di fermarlo Homura sofferente ma con uno sguardo di
fuoco che
lo infiammò ancora di più.
«Zitta tu!» le ordinò
infatti l'uomo, infliggendole l'ennesima sequela di frustate, che
questa volta la fece urlare insieme agli altri malcapitati.
«Lasciala
stare!» gridò a sua volta Shiki sempre
più infuriato, riuscendo
finalmente a rialzarsi con l'intenzione di allontanarlo almeno dalla
compagna. Aveva le mani bloccate ma la spallata che gli
assestò fece
comunque il suo effetto. Peccato però che gli androidi lo
colpirono
alle spalle tramortendolo prima che potesse fare di meglio e mentre
un dolore lancinante gli invadeva tutto il corpo, cadde a terra
semi-cosciente ai piedi di Garrett cogliendo solo confusamente il
richiamo preoccupato di Homura e le suppliche disperate degli altri
prigionieri di non peggiorare ancora la situazione di tutti.
«Ma guarda, sembra che da
oggi abbiamo un piccolo eroe nel quartiere... Dimmi, ragazzo,
è la
tua fidanzatina questa?» lo sbeffeggiò ridendo il
guardiano,
avvicinandosi alla mora e afferrandole il mento per vederla meglio,
constatando così quanto fosse effettivamente carina.
Dal canto suo la giovane
ricambiò lo sguardo furiosa ma si morse la lingua per non
dire
nulla. Ormai aveva capito che quell'uomo
poteva fare davvero il bello e il cattivo tempo nei quartieri poveri
ed era evidente che nelle loro attuali condizioni non avrebbero
potuto fare nulla per fermarlo. La cosa migliore era mostrarsi docili
in modo che la smettesse di punire senza pietà tutti i
presenti e
rassegnarsi poi a lavorare sodo per potersi liberare il prima
possibile. Sperava solo che Shiki non fosse ferito troppo gravemente,
visto che non si era più mosso, ma al momento non aveva modo
di
avvicinarsi per controllare.
«Chissà se ascolterai
almeno lei quando ti supplicherà di smettere di creare
problemi»
stava intanto dicendo pensosamente l'uomo, che nel frattempo l'aveva
lasciata andare, sollevando la frusta con un luccichio pericoloso
negli occhi. La sua domanda di poco prima non aveva avuto risposta,
dal momento che il ragazzo giaceva ancora a terra semi-svenuto, ma
era abbastanza sicuro che l'avesse sentito e a giudicare dalla
reazione che aveva avuto poco prima era assai probabile che le urla
disperate della sua fidanzata sarebbero state più efficaci
delle
frustate ricevute.
Sollevò quindi per
l'ennesima volta la sua fedele arma godendosi per un attimo lo
sguardo sconvolto e spaventato della giovane davanti a lui, ma prima
che potesse farne scorrere di nuovo il sangue, il dispositivo che gli
permetteva di comunicare con la Dama Scarlatta e gli altri guardiani
vibrò nella sua tasca. Piuttosto seccato per l'interruzione,
lo tirò
fuori aggrottando sempre di più le sopracciglia,
visibilmente
confuso, mentre leggeva il messaggio.
«Siete
Homura Kougetsu e Shiki Granbell, vero?» chiese poi,
recuperando la
sua solita aria spavalda mentre
immaginava una scena ben più cruenta di quella che aveva
preventivato. Non capiva per quale motivo il suo capo gli avesse
ordinato di portarglieli ma era sicuro che non sarebbe stato un
incontro piacevole per i due giovani ribelli. Che la donna
avesse saputo dei problemi che avevano creato appena arrivati? Se ben
ricordava, nel quartiere erano ancora installate le numerose
telecamere di sorveglianza che avrebbero dovuto avvisare subito i
guardiani e il comando centrale di eventuali ribellioni, sebbene in
realtà non ce ne fosse mai stato bisogno. Era infatti
orgoglioso di
poter dire che da quando aveva la responsabilità dell'area
nessuno
aveva mai osato alzare la testa fino a quel pomeriggio. Gli sembrava
strano però che la Dama Scarlatta avesse deciso di
intervenire
proprio adesso che la situazione era di nuovo sotto controllo ma per
ora non aveva tempo di rifletterci sopra.
«Sì» gli aveva intanto
risposto la giovane con aria di sfida, augurandosi di non doversi
pentire del tono che aveva usato senza volerlo e che l'uomo non si
fosse accorto di quanto fosse in realtà spaventata. Qualcosa
le
diceva infatti che erano appena finiti in un guaio ancora peggiore...
«Sembra
che la Dama Scarlatta voglia vedervi, ragazzini, e non vorrei essere
nei vostri panni quando scoprirà che queste ferite non sono
bastate
per insegnarvi a rispettare i superiori. Vorrà dire che ci
penserà
lei a spiegarvi come ci si comporta ma non credo che avrete modo di
ricordare a lungo la lezione» annunciò con finto
dispiacere
pregustando il crudele castigo che la donna avrebbe architettato per
loro. Sapeva per esperienza che non era mai stata tenera
con
nessuno ed era certo che i due ragazzini avrebbero pagato cara la
loro insubordinazione nel quartiere e qualunque altra cosa avessero
fatto per meritarsi una convocazione nel palazzo della sua signora.
«Venite con me, voi, e
portate anche questi due» ordinò poi a un paio di
androidi, che
subito afferrarono malamente i ragazzi trascinandoli via senza
nemmeno dar loro il tempo di rimettersi in piedi.
Homura dovette mordersi le
labbra per non protestare ancora mentre le pietre della strada le
ammaccavano la schiena e durante il tragitto, dopo aver lanciato una
veloce occhiata a Shiki, ancora fuori
combattimento, cercò di pensare a un modo per
svignarsela.
Non era mai stata nei guai fino a quel punto ed era ovvio, viste le
condizioni del compagno, che sarebbe toccato a lei risolvere il
problema.
Con uno sforzo sovrumano per
ignorare Garrett e le sue continue provocazioni, si costrinse quindi
a valutare tutte le possibilità, senza purtroppo trovarne
una che
fosse realizzabile.
Nel
frattempo Rebecca,
superato in parte lo shock per le terribili scene a cui aveva
assistito nel casinò, stava correndo il più
velocemente possibile
verso la sua fedele Aqua Wing, che l'avrebbe presto riportata sulla
Edens Zero. Chi avrebbe mai immaginato che la loro prima spedizione
sul pianeta si sarebbe conclusa in quel modo? Le
venivano le lacrime agli occhi ogni volta che ripensava a quegli
orribili raggi che avevano portato chissà dove i suoi amici
e si
augurò che le guardie avessero detto la verità.
Non poteva
sopportare l'idea che i due compagni fossero morti come quegli
sfortunati criminali e il pensiero della felicità della
gente per
quella giustizia sommaria la
faceva letteralmente impazzire.
Possibile che nessuno notasse la crudeltà di quel sistema?
Finalmente la ragazza
raggiunse la sua vecchia astronave con un sospiro di sollievo e si
affrettò a dirigerla verso la Edens Zero, dove
arrivò in pochi
minuti.
In breve furono tutti
riuniti e Rebecca raccontò concitata l'accaduto con le
lacrime agli
occhi. Mentre parlava, notò lo sguardo azzurro di Weisz
indurirsi
sempre di più e non appena lei si accasciò
esausta contro lo
schienale della sedia, lo vide alzarsi di scatto senza dire una
parola.
«Dove vai?» chiese
sorpresa Hermit, interrompendo la conversazione che stava avendo con
le altre due Stelle Luminose, a loro volta scioccate dal racconto.
«Sembra che abbia finito
appena in tempo» disse solo il giovane con un tono fin troppo
calmo
che tradiva però una buona dose di furia repressa,
riferendosi alla
nuova arma che aveva lasciato nella sua stanza, pronta per essere
utilizzata.
L'androide annuì con aria
insolitamente grave e si voltò poi a guardare Rebecca, che a
quelle
parole si era di colpo rianimata.
«L'hai già finita?»
domandò sorpresa la ragazza, raddrizzandosi di scatto.
«Vado a prenderla e
torniamo sul pianeta» rispose lui cupo, senza però
riuscire a
nascondere del tutto un fugace lampo di soddisfazione nello sguardo.
Non era stato facile concludere l'opera in così poco tempo
ma più
lavorava alla sua ultima creazione, più era sicuro che
presto ne
avrebbero avuto bisogno e gli avvenimenti su Sun Jewel gli avevano
purtroppo dato ragione, facendolo
inoltre preoccupare per i due compagni come non credeva fosse
possibile. Come si era permessa quella Dama Scarlatta di
condannare ai lavori forzati una ragazza come Homura,
teletrasportandola oltretutto in mezzo a chissà quale
gentaglia, per
il semplice “crimine” di aver difeso da una rapina
i clienti di
un casinò? Per fortuna c'era Shiki con lei, ma sebbene fosse
consapevole che sarebbe potuta andare decisamente peggio, l'idea di
quei due da soli in un posto del genere non gli piaceva affatto. Se i
quartieri poveri di quel pianeta assomigliavano anche solo
lontanamente a quelli della Norma in cui viveva...
Immerso in quei pensieri
così poco piacevoli sparì nella sua stanza mentre
la bionda
rimaneva nel salottino a consultarsi con le tre Stelle Luminose e il
capitano Connor per decidere il da farsi.
Di lì a poco, grazie ai
sofisticati macchinari della Edens Zero, il gruppo riuscì a
individuare Homura e Shiki, e persino un possibile passaggio per
raggiungere il quartiere senza farsi catturare da quei terribili
raggi. Certo, il luogo sarebbe stato di sicuro ben controllato dagli
androidi al servizio della Dama Scarlatta e da chissà quali
pericolosi ritrovati tecnologici, ma unendo le loro forze sarebbero
stati in grado di superare qualsiasi ostacolo. L'EMP di Pino sarebbe
stato infatti un grosso aiuto contro qualunque macchina o Ether Gear
si fossero trovati di fronte e dall'espressione sul volto di Weisz
era chiaro che anche lui si sarebbe impegnato al massimo, mentre per
Happy e Rebecca non c'era neanche da parlarne. Se avesse dato retta
al suo istinto, la ragazza si sarebbe lanciata subito contro le
guardie pretendendo un colloquio immediato con quella donna per
liberare i suoi amici, ma nonostante i dubbi iniziali e la sgradevole
sensazione di star perdendo del tempo prezioso, doveva ammettere con
se stessa che il piano che stavano elaborando tutti insieme era
decisamente migliore. In un modo o nell'altro, ne era sicura, di
lì
a poche ore Homura e Shiki sarebbero stati di nuovo con loro a
qualunque costo.
L'unico punto di domanda
alla fine era rappresentato da Connor, di cui nessuno di loro
riusciva ancora a fidarsi del tutto, ma vista la sua bravura con i
comandi sarebbe stato stupido da parte loro non sfruttare il suo
apparente desiderio di collaborare per riuscire a fuggire sani e
salvi. Per loro fortuna Witch e le altre Stelle Luminose, costrette
per vari motivi a rimanere sulla Edens Zero, non l'avrebbero mai
perso di vista e i loro sguardi non lasciavano adito a dubbi che
avrebbero usato ogni mezzo a loro disposizione per impedire altri
tentativi di impadronirsi dell'astronave.
Dopo aver discusso a lungo,
tutti quanti ricevettero un ruolo preciso nell'operazione e Rebecca,
Weisz, Happy e Pino salirono sull'Aqua Wing per tornare sul pianeta.
“Resistete,
ragazzi.
Stiamo venendo a salvarvi!” pensò la bionda
accendendo il velivolo
con il cuore a mille, augurandosi di non arrivare troppo tardi. Non
aveva osato dire nulla a nessuno ma quella brutta sensazione che
aveva avuto fin dall'inizio non accennava a diminuire e non vedeva
l'ora di raggiungere Homura e Shiki per assicurarsi che fossero
davvero sani e salvi. Non poteva nemmeno pensare di fallire e una
rapida occhiata al compagno seduto al suo fianco le rivelò,
con sua
grande sorpresa, che probabilmente non era l'unica a pensarlo. Chi
l'avrebbe mai immaginato all'inizio che la versione più
giovane del
professore che l'aveva cresciuta si sarebbe affezionato tanto a loro?
Intanto,
nel quartiere
povero, uno strano uccello meccanico era appena tornato dal suo
padrone per riferirgli dei disordini appena verificatisi a non molta
distanza da lì e poco dopo l'uomo, decisamente sorpreso dal
coraggio
dei due ragazzi che avevano dato origine a tutto, corse ad avvertire
Valkyrie con grande preoccupazione.
Come pensava, anche lei ne
rimase molto colpita, ma alla fine del racconto l'androide si
costrinse a tornare presto presente a se stessa, e dopo una breve
riflessione capì di non avere altra scelta che modificare i
suoi
piani. Secondo la strategia che stava portando avanti ormai da anni,
l'attacco ai guardiani avrebbe dovuto attendere ancora un po', ma non
poteva certo lasciare Homura nelle grinfie di Garrett e della Dama
Scarlatta. Non capiva come avesse fatto la ragazza a raggiungerla sul
pianeta dopo tutte le precauzioni che aveva preso per evitarlo ma
dalla descrizione sembrava essere davvero lei ed era ovvio che da
sola non ce l'avrebbe mai fatta ad uscirne indenne.
Se tutto fosse andato come doveva avrebbe avuto parecchie cose da
dirle sui più svariati argomenti, a cominciare
dal fatto di non immischiarsi in continuazione negli affari altrui
peggiorando le situazioni, ma ci avrebbe pensato in un altro momento.
Nel
tentativo di concentrarsi sul da farsi si diresse quindi con un
sospiro alla finestra della povera abitazione in cui viveva
riflettendo in silenzio. Nonostante il grave imprevisto non poteva
permettersi di tralasciare alcun dettaglio e quel primo accenno di
ribellione subito sedato avrebbe potuto rivelarsi un enorme aiuto
oppure un ostacolo insormontabile. Se la notizia dell'accaduto fosse
già arrivata a un gran numero di persone, infatti, avrebbe
potuto
essere difficile convincere i prigionieri a reagire alle molte
ingiustizie che tutti loro subivano da troppo tempo, soprattutto
perché il loro nemico avrebbe mantenuto più alta
la guardia, ma
data la situazione era purtroppo necessario correre il rischio o per
la sua allieva non ci sarebbe stata nessuna speranza. Fortunatamente
negli anni era riuscita a radunare parecchi lavoratori intenzionati a
liberarsi una volta per tutte della Dama Scarlatta ma quella
diabolica donna disponeva di mezzi fin troppo potenti per tenere
sotto controllo i suoi numerosi schiavi ed erano quindi costretti ad
agire sempre con la massima prudenza per non far incorrere nelle sue
ire l'intero quartiere. Da quando aveva saputo della situazione su
quel pianeta si era ripromessa di eliminarla con ogni mezzo per il
bene di tutto il Sakura Cosmos, eppure finora i suoi tentativi di
raggiungerla erano sempre stati vani. Chissà se l'arrivo di
Homura,
nonostante tutto, avrebbe rappresentato la svolta che aveva tanto
atteso?
«Andiamo
ad avvertire tutti e prepariamoci allo scontro» disse infine,
rivolta al più fedele dei suoi collaboratori.
«Avevi
detto che i tempi non erano ancora maturi» le fece notare
questi
preoccupato.
«Lo
so, ma non posso permettere che Homura paghi un prezzo così
alto per
aver messo in pratica ciò che le ho insegnato e quello che
è
successo oggi potrebbe anche rivelarsi un enorme vantaggio per la
nostra causa» ribatté tristemente Valkyrie,
augurandosi che la sua
allieva riuscisse a resistere fino al loro arrivo e dirigendosi fuori
per radunare i ribelli e sguinzagliarli in giro in cerca di alleati.
Come aveva previsto, in
molti erano decisamente spaventati all'idea di quell'azione
imprevista e probabilmente suicida ma la notizia dell'impresa dei due
nuovi arrivati si era già sparsa ovunque, raccogliendo anche
tanti
consensi. In fondo tutti loro erano stanchi delle continue vessazioni
dei guardiani e di quella vita terribile e la giovane età
dei
ragazzi coinvolti aveva fatto riscoprire ai prigionieri il coraggio e
il desiderio della libertà. Nonostante la paura, infatti,
era
impossibile non guardare quegli sconsiderati con ammirazione e
nostalgia per le persone che si era stati un tempo o per qualcuno di
caro rimasto a casa e se loro due da soli erano riusciti a dare del
filo da torcere a Garrett, tutti insieme avrebbero potuto battere il
comune nemico.
Forti di questa nuova
consapevolezza, molti prigionieri si affrettarono fuori dalle
rispettive abitazioni con le armi in pugno, pronti a dirigerle questa
volta contro un nuovo obiettivo decisamente più
soddisfacente degli
Stones che cacciavano ogni giorno.
Mentre
nel quartiere povero
un numero sempre maggiore di lavoratori si organizzava per
contrastare i guardiani e riguadagnare la libertà, Weisz,
Rebecca,
Happy e Pino erano finalmente arrivati nelle vicinanze della porta
che li avrebbe condotti dai loro compagni. Nascosti dietro alcune
casse, iniziarono a tenere d'occhio per lunghi minuti gli androidi
impegnati nella ronda, finché i ragazzi, ormai sicuri delle
tempistiche, non si scambiarono uno sguardo di intesa prima di saltar
fuori rapidissimi e sparare con le rispettive armi.
Colti alla sprovvista, i
robot non poterono far altro che afflosciarsi per i colpi che
dovevano averne fuso i circuiti principali e mentre i due,
soddisfatti del proprio operato in perfetta sincronia, correvano in
avanti per attutirne la caduta, Pino attivò il suo EMP,
mettendo
fuori uso il sistema d'allarme e la chiusura elettronica della porta.
Consci di avere solo pochi
secondi di tempo per sparire dalla circolazione, i tre si
precipitarono all'interno più veloci che poterono sospirando
di
sollievo e sorridendosi a vicenda quando ritennero di potersi fermare
un attimo a riprendere fiato. La loro allegria purtroppo non
durò
molto perché proprio mentre stavano per congratularsi a
vicenda gli
allarmi impazzirono e una fastidiosa voce metallica annunciò
ai
quattro venti la presenza di intrusi nel quartiere, intimando loro di
consegnarsi ai guardiani al più presto e invitando i
lavoratori a
collaborare con le autorità in cambio di uno sconto sulla
pena.
«Maledizione, questa non ci
voleva!» commentò il biondo, maledicendo tra
sé chiunque avesse
avuto quella brillante idea. La ricompensa era decisamente allettante
ed era pressochè impossibile che qualcuno non ne
approfittasse,
viste le misere condizioni in cui vivevano gli abitanti. Da quel poco
che aveva potuto vedere finora non si era sbagliato a ritenere il
quartiere fin troppo simile a quello che aveva lasciato nella sua
Norma e di nuovo si ritrovò a ringraziare il fatto che
Homura fosse
con Shiki.
«Speriamo che non intenda
usare di nuovo quei raggi sull'intero quartiere» stava
intanto
dicendo Rebecca, impietrita dall'orrore quando la voce passò
invece
a delle minacce non troppo velate. Sapeva bene che non avrebbero mai
potuto consegnarsi spontaneamente ma il fatto che la Dama Scarlatta,
o chi per lei, avesse deciso di coinvolgere anche i lavoratori nel
dar loro la caccia peggiorava drasticamente la situazione. Come
avrebbero fatto a trovare i loro compagni se gli altri prigionieri
gli si fossero rivoltati contro, entusiasti per la ricompensa
promessa o spaventati dalle possibili conseguenze?
«Non credo le convenga
farlo ma dovremo essere pronti a tutto. Ormai non possiamo
più
tornare indietro» cercò di tranquillizzarla Weisz
e la ragazza,
nonostante tutto, si sentì un po' meglio. Aveva colto fin
troppo
bene in realtà la preoccupazione sul suo volto ma purtroppo
non
avevano scelta e il fatto di aver rivisto per un attimo in lui il
professore che l'aveva cresciuta le era stato molto d'aiuto.
«Hai ragione. Dobbiamo
muoverci e sperare in bene» ammise infine rassegnata,
stringendo
forte le sue fedeli pistole e ricominciando a correre.
Con le orecchie tese e senza
smettere di guardarsi intorno, il gruppo si inoltrò quindi
sempre di
più nel quartiere povero, cercando di captare qualunque
indizio sui
loro compagni in quell'ammasso di case fatiscenti apparentemente
vuote che aumentarono sempre di più la loro ansia. Per quale
motivo
non avevano ancora incrociato nessuno?
Dovettero passare alcuni
minuti di crescente preoccupazione prima che degli strani rumori
sempre più forti li mettessero in allarme costringendoli a
fermarsi
a pochi metri da quella che doveva essere una delle strade principali
del quartiere.
«Ma che sta succedendo
qui?» chiese confusa Rebecca, osservando con gli occhi
spalancati un
gruppo di gente armata che correva urlando qualcosa che non
riuscì a
capire in quel frastuono assordante. Le voci si mischiavano infatti a
spari, esplosioni e rumori di crolli mentre in lontananza si poteva
scorgere un denso fumo nero. Che le ritorsioni minacciate dalla Dama
Scarlatta in caso di mancata collaborazione fossero già
iniziate?
«Rilevo agitazioni anomale
in corso» annunciò Pino.
«Sembra che siamo capitati
nel bel mezzo di una rivolta» confermò Weisz,
augurandosi che la
cosa potesse rivelarsi un vantaggio.
«Ne sei sicuro?»
«Avevano dato ai lavoratori
mezz'ora di tempo per decidere da che parte stare e i rumori sono
iniziati poco dopo il suono dell'allarme. Non può essere
nient'altro» le rispose il biondo controllando l'orologio
mentre
ragionava in fretta. La confusione avrebbe potuto essere un grosso
aiuto per muoversi indisturbati tra la folla ma non avevano idea di
dove fossero i loro compagni e conoscendoli c'era la concreta
possibilità che si trovassero proprio nel bel mezzo della
mischia.
Dal momento poi che la loro missione comprendeva anche il
ritrovamento della famosa Valkyrie, non sarebbe stato male poter
chiedere informazioni a qualcuno su tutti e tre. Cosa sarebbe
successo però se quel qualcuno ne avesse approfittato per
intascare
la ghiotta ricompensa?
Ad aiutarlo a decidere fu
una potente esplosione a pochi metri da loro, che li costrinse a
buttarsi a terra di lato.
«Pino! Puoi localizzare
Homura e Shiki da qui?» urlò a quel punto per
sovrastare il rumore
di un edificio che crollava.
«Ci sto lavorando» rispose
la robottina, che Rebecca aveva prontamente preso in braccio prima di
tuffarsi sul selciato per evitarle danni.
«Il segnale è debole ma
credo si trovino da quella parte» disse poi dopo pochi
secondi,
indicando il punto in cui sembrava si stessero raccogliendo i
rivoltosi.
«Ci avrei scommesso»
sospirò il ragazzo rassegnato, maledicendo tra sé
quei due pazzi
scatenati. Davvero, se ne fossero usciti vivi avrebbe dovuto
ricordarsi di fare loro un bel discorsetto. Erano finiti nei guai per
aver usato i loro poteri sul pianeta contro un gruppo di banditi e
poco dopo provocavano una rivolta nel settore dei lavori forzati in
cui li avevano rinchiusi? Ma dove avevano la testa?
«Andiamo da quella parte
allora!» aveva intanto esclamato Rebecca con espressione
decisa,
voltandosi verso di lui per controllare che stesse bene dopo quel
tuffo fuori programma ed esortandolo a seguirla.
Weisz sospirò ancora ma non
sollevò obiezioni. In cuor suo sapeva che non sarebbe mai
riuscito
ad abbandonare i suoi compagni al loro destino e si augurò
quindi di
non arrivare troppo tardi e che nessuno dei lavoratori avesse deciso
di collaborare con la Dama Scarlatta.
Valkyrie
abbatté l'ennesimo
androide con la sua spada di etere trattenendo a stento l'impazienza.
Per fortuna i lavoratori avevano scelto tutti o quasi di unirsi ai
ribelli ignorando l'illusione di uno sconto di pena che probabilmente
non sarebbe mai arrivato ma la loro nemica era furba e continuava a
mandare orde di robot per tentare di domare la rivolta. Non aveva
idea di quale fosse la situazione nel resto del quartiere,
né di
quanto tempo fosse passato da quando qualcuno, probabilmente gli
amici di Homura e dell'altro ragazzo, avesse avuto la brillante idea
di introdursi chissà come nel settore povero, ma era sempre
più
preoccupata per la sua allieva. Il fatto che la Dama Scarlatta avesse
voluto vedere lei e il suo compagno di sventura le faceva decisamente
temere il peggio e non riusciva a togliersi dalla mente le voci delle
indicibili torture che la donna era solita infliggere ai suoi nemici.
Come aveva fatto a scoprire il legame che le univa? E soprattutto,
com'era possibile che dopo tutti i suoi tentativi di tenere la
ragazza fuori da quella brutta storia lei l'avesse raggiunta
comunque, esponendosi senza saperlo a un tale rischio? Era
consapevole di stare probabilmente facendo il gioco della Dama
Scarlatta impegnandosi tanto per andare a salvare la sua allieva ed
era altrettanto sicura che si trattasse di una trappola per liberarsi
una volta per tutte del capo dei ribelli sfruttando a dovere il suo
unico punto debole ma sapeva anche di non avere scelta
perché non se
lo sarebbe mai perdonato se le fosse successo qualcosa. Sarebbe stata
capace Homura di resistere fino al suo arrivo o l'avrebbe trovata
già
morta per le atroci sofferenze patite?
Il solo pensiero le
procurava un dolore indescrivibile dandole però sempre
più forza
per affrontare i suoi avversari senza lasciarsi sopraffare. In un
modo o nell'altro doveva raggiungerla e portarla via di lì.
Nel
frattempo il gruppetto
della Edens Zero cercava di passare inosservato tra la folla dei
rivoltosi colpendo di tanto in tanto gli androidi più vicini
nel
tentativo di spianarsi la strada in mezzo alla polvere e al fumo che
impregnavano l'aria finché a un certo punto una voce
sconosciuta a
poca distanza da loro li gelò sul posto.
«E voi chi siete? Come
avete fatto a togliervi il collare?» chiese infatti un
ragazzo poco
più grande di loro avvicinandosi sorpreso e facendoli sudare
freddo
per la domanda inaspettata.
«D-dici a noi?» balbettò
Rebecca.
«Certo! A chi altri se no?»
«Ehm...»
«Aspetta, non sarete mica
gli intrusi che avevano annunciato prima!» dedusse poi il
giovane
con un lampo di comprensione nello sguardo.
«No...»
«Sì invece. Non potrebbe
essere altrimenti!» esclamò lui entusiasta.
«E se anche fosse? Togliti
di torno che abbiamo da fare» lo minacciò a quel
punto Weisz, stufo
di tutte quelle chiacchiere inutili e pericolose, puntandogli contro
il fucile.
«Ehi, calmati. Non ti
scaldare» si affrettò a rispondere il ragazzo
alzando le mani in
segno di resa.
«Non costringermi a
spararti» continuò però il biondo,
senza abbassare l'arma.
«Basta, Weisz. Penso che
possiamo fidarci di lui» intervenne Rebecca, preoccupata e
decisamente sorpresa da un simile comportamento.
«D'accordo ma sbrigati. Il
tempo passa» si arrese il compagno con un leggero sbuffo,
lanciando
a entrambi un'occhiataccia fin troppo eloquente.
«Siete amici dei due nuovi
arrivati?» domandò allora l'altro, cercando di
cambiare argomento.
«Sì. Sai dove possiamo
trovarli?» ne approfittò subito la ragazza,
augurandosi che Weisz
si fosse finalmente calmato. Non capiva proprio cosa gli fosse preso
così all'improvviso ma quello non era sicuramente il momento
giusto
per pensarci.
«Mi dispiace ma non li
troverete qui» le rispose tristemente il suo interlocutore.
«Che vuoi dire?»
«I guardiani li hanno
portati via per ordine della Dama Scarlatta»
«Via? E dove?»
«Nel suo palazzo, immagino,
ma non sarà così facile raggiungerli. Soprattutto
da soli. Senza
contare che ci vorrebbe troppo tempo. Forse è meglio che
lasciate
perdere»
«Questo mai! Non puoi dirci
almeno in che direzione si trova il palazzo?»
«Da quella parte ma non
arriverete mai in tempo» insistette il giovane, indicandole
comunque
la direzione.
«In tempo per cosa?» tentò
ancora lei, guardandolo intensamente negli occhi.
Il ragazzo non rispose e di
lì a poco abbassò lo sguardo, facendola agitare
ancora di più
mentre ripeteva tremante la domanda. Non poteva essere quello che
pensava...
«Non l'hai sentita?»
intervenne a quel punto Weisz in tono duro e il giovane
sospirò.
«E va bene. Diciamo che
essere chiamati nel palazzo della Dama Scarlatta non è mai
una cosa
bella e i vostri amici avevano appena dato del filo da torcere al
capo dei guardiani, da quello che ho sentito in giro...» si
arrese
infine.
“Come
c'era da aspettarsi”
pensò il biondo raggelato. Ma perché quei due
dovevano sempre
cacciarsi nei guai ogni volta che si muovevano?
«E questo cosa significa?»
domandò ancora Rebecca, pallida come un lenzuolo e
sicurissima che
la risposta non le sarebbe piaciuta.
«Mi dispiace» disse solo
lui senza guardarla.
A quel punto la ragazza
dovette chiudere un attimo gli occhi per cercare di trattenere le
lacrime, appoggiandosi alla parete alle sue spalle per non cadere a
terra. Non poteva credere che dopo tutta la fatica fatta fossero
arrivati troppo tardi...
«È per questo che è
scoppiata la rivolta?» chiese allora Weisz.
«Sì...» rispose piano
lui.
«E allora?» lo incalzò,
certo che avrebbe voluto aggiungere qualcos'altro ma che si fosse
fermato all'ultimo.
«Sono stati loro a ridarci
la forza e la speranza necessarie per ribellarci ai guardiani e la
nostra intenzione era quella di liberarli prima che arrivassero al
palazzo per dare poi l'assalto tutti insieme ma la Dama Scarlatta
deve averci scoperti mandandoci incontro orde di androidi. Se anche
riuscissimo ad aprirci la strada ora ho molti dubbi che riusciremmo a
evitar loro il peggio» spiegò alla fine rassegnato.
«Homura e Shiki sono più
forti di quello che sembra però. Non è possibile
che siano...»
cominciò Rebecca disperata, consapevole però di
star cercando di
convincere soprattutto se stessa. Non poteva essere che il loro sogno
fosse già finito prima ancora di cominciare e che sarebbero
morti
tutti quanti in quel posto orribile...
«Ha ragione. Non è tutto
perduto» la appoggiò Weisz dopo un attimo di
riflessione. Solo loro
sapevano quante volte fossero già sfuggiti a una morte
praticamente
certa e proprio non ce lo vedeva Shiki a darla vinta così a
quella
Dama Scarlatta.
«Sono vivi, questo è
sicuro» disse in quel momento Pino con un gran sorriso dopo
aver
provato di nuovo a localizzarli, voltandosi felice verso i due
compagni.
«Ma com'è possibile?» si
chiedeva intanto il prigioniero osservando i loro sorrisi luminosi e
di nuovo carichi di speranza, mentre, sorpreso e sollevato al tempo
stesso, ricordava in un lampo le molte persone morte negli anni dopo
essere state convocate in quel palazzo.
«Ci vuole ben altro per
mettere in ginocchio quei due!» esclamò trionfante
il biondo,
sentendosi stranamente fiero di Homura e Shiki.
«Meno male...» sussurrò
Rebecca con gli occhi lucidi riavvicinandosi a loro.
«Proseguiamo per la nostra
strada, allora?» chiese Pino sorridendo.
«Sì!» confermò felice la
ragazza, salutando in fretta e facendo per uscire dal vicolo in cui
si erano rifugiati per parlare con relativa calma senza essere
continuamente interrotti. All'ultimo momento, però, Weisz si
ricordò
di una cosa e si girò di nuovo verso il giovane ribelle.
«Quasi dimenticavo: conosci
per caso una certa Valkyrie?»
«Ovvio. Tutti qui la
conoscono. È lei il nostro capo» rispose
fieramente il ragazzo,
gonfiando il petto.
“Non
posso crederci!
Eccone un'altra” pensò agghiacciato il biondo,
immaginando per un
attimo la tragica scena dell'androide che dava man forte a tutte le
idee più folli di Homura e Shiki mentre lui tentava invano
di
convincerli a ragionare prima di passare all'azione. Questo non era
valido però...
«Chi l'avrebbe mai detto!»
esclamò intanto Rebecca, sorpresa e sollevata, tornando
subito
indietro. Che sciocca era stata a dimenticarsi così della
seconda
parte della loro missione. Per fortuna che c'era Weisz!
«E sai anche dove si trova,
per caso?» domandò ancora il biondo con uno strano
tono, pregando
di non ricevere la risposta che temeva.
«Mi dispiace ma non ne ho
proprio idea. Ci siamo un po' tutti persi di vista nella confusione
ma sarà probabilmente in prima fila, come sempre»
disse invece il
ragazzo, indicandogli la direzione con un sorriso un po' abbattuto
per non essere riuscito a fare di meglio per dei potenziali alleati
tanto forti. Li aveva visti combattere da lontano ed era stata la
loro indubbia abilità a convincerlo ad avvicinarsi per
cercare di
capire cosa stessero combinando. Dei tipi così avrebbero
fatto
faville nelle prime file, insieme ai più forti del loro
esercito, ma
stavano andando nella direzione sbagliata!
«Non preoccuparti, ci hai
già aiutati moltissimo. Grazie mille e buona
fortuna» lo consolò
Rebecca sorridendo.
«State cercando Valkyrie?»
chiese a quel punto un altro prigioniero accanto a lei, facendola
sobbalzare.
«Sì» rispose Weisz,
scrutandolo per un attimo con aria sospettosa prima di capire che
quel tipo doveva essere sicuramente un altro ribelle.
«Sai dove si trova?»
domandò speranzosa la bionda, appena ripresasi dallo
spavento. Non
si aspettava di voltarsi per uscire dal vicolo e trovarsi davanti uno
sconosciuto...
«Seguitemi» disse solo
questi facendo strada e chiedendo di tanto in tanto informazioni su
dove si trovasse di preciso l'unico androide dalla loro parte.
Era stata una fortuna che
passando accanto a quel vicolo avesse captato il nome di Homura e
dell'altro ragazzo, capendo all'istante che quelli fossero proprio i
loro amici venuti a prenderli. Per questo aveva deciso di intervenire
e scortarli dalla sua insegnante, che come aveva immaginato, si
trovava come sempre in testa per cercare di aprire una breccia nella
difesa della loro nemica.
Ben presto la raggiunsero e
il gruppetto della Edens Zero, sollevato, corse in avanti abbattendo
per lei l'avversario che aveva di fronte e facendola voltare sorpresa
verso di loro.
«Siete voi Lady Valkyrie?»
chiese subito Pino sorridendo.
«Sì ma...»
«Finalmente ti abbiamo
trovata!» disse Rebecca raggiungendole.
«Siete amici di Homura?»
domandò Valkyrie in risposta, dopo averli scrutati per un
attimo con
attenzione, notando così che nessuno di loro portava il
caratteristico collare dei prigionieri.
La ragazza annuì,
presentando poi se stessa e i propri compagni.
«Certo che ne avete avuto
di coraggio ad intrufolarvi qui» osservò
l'androide con un sorriso
rassegnato e divertito insieme. Non c'era dubbio che la sua allieva
fosse stata davvero fortunata a trovare persone disposte a tanto per
aiutarla.
«Può essere, in effetti,
ma non potevamo farne a meno» ammise la bionda sorridendo.
L'androide ricambiò e stava
per aggiungere qualcos'altro quando qualcuno tra la folla
avvertì
che stava arrivando un'altra carica.
«Non è questo il momento
per chiacchierare» disse amaramente Valkyrie, riprendendo
subito il
controllo della situazione e dando istruzioni ai ribelli accanto a
lei.
E a quel punto a Weisz e
Rebecca, dopo un'ultima occhiata incerta e preoccupata, non
restò
altro da fare che ricominciare a combattere, pregando, ciascuno in
cuor suo, di riuscire ad aprirsi presto un varco.
Nel
frattempo la Dama
Scarlatta si aggirava fuori di sé in una delle molte stanze
dell'enorme edificio da cui amministrava la sua giustizia,
maledicendo intanto quegli incapaci dei suoi collaboratori. La
situazione nel quartiere dei lavori forzati era ormai del tutto fuori
controllo e le centinaia di androidi che aveva inviato sul posto per
sedare la rivolta stavano venendo rapidamente sconfitti uno dopo
l'altro. Per fortuna il palazzo godeva di una protezione eccellente
anche senza quegli inutili ammassi di metallo ma la infastidiva
terribilmente il fatto che i ribelli avessero scelto proprio quel
giorno per darle filo da torcere e non riusciva a decidere per i
responsabili una punizione abbastanza severa per averla fatta
sfigurare così davanti ad uno dei criminali più
conosciuti di tutto
l'universo, venuto da lei per chiedere il suo aiuto in un affare
decisamente redditizio su cui non vedeva l'ora di mettere le mani.
Nonostante sapesse quanto fosse pericoloso quell'uomo, infatti, le
possibilità di guadagno che le aveva fatto intravedere erano
davvero
immense, al punto che anche solo le più ovvie facevano
impallidire
quelle offerte dalla raccolta del metal. Del resto Drakken Joe era
noto per avere un buon naso per gli affari ma doveva essere davvero
un pazzo a pensare che si sarebbe accontentata della misera
percentuale che le era stata offerta come ricompensa per il suo aiuto
e ben presto avrebbe dovuto sistemare anche lui per poter prendere la
parte che era convinta le spettasse di diritto. Questo, ben inteso,
se fosse riuscita a individuare quella maledetta nave che continuava
a sfuggire al suo infallibile sistema di localizzazione...
La donna strinse i pugni per
la rabbia al pensiero di come tutti sembravano prendersi gioco di lei
quel giorno e si augurò che almeno Garrett fosse stato in
grado di
svolgere il proprio dovere o si sarebbe accanita per prima cosa su di
lui. Aveva forse dimenticato cosa significasse il suo
“sbrigati”?
Gli aveva ordinato già da un po' di portarle i due
prigionieri che,
secondo la descrizione fornitale dal suo provvisorio alleato,
dovevano far parte dell'equipaggio della Edens Zero, ma di loro non
c'era ancora traccia. Di questo passo sarebbe stata costretta a
incontrarli insieme al suo socio in affari e il solo pensiero
aumentava di molto la sua già eccessiva irritazione. Secondo
il suo
piano iniziale, infatti, avrebbe dovuto vederli prima da sola in una
delle celle ai piani inferiori per cercare di stringere un
più
vantaggioso accordo con il ragazzino che, incredibilmente, doveva
essere il capitano. Se questi avesse accettato di collaborare,
avrebbe potuto forse lasciare in vita sia lui che i suoi compagni per
sfruttarne anche l'indubbia potenza sotto tutti i punti di vista, ma
in caso contrario sarebbe stata pronta a scatenare su entrambi la sua
ira finché non avesse ceduto al suo volere. Con quale
coraggio
quindi il suo collaboratore più fedele la faceva aspettare
tanto
dopo che lei aveva sottolineato nel messaggio l'urgenza del caso?
A un certo punto un allarme
risuonò assordante in ogni stanza e la Dama Scarlatta,
furiosa come
non mai, maledisse mentalmente ogni singolo prigioniero e tutti i
suoi seguaci, umani, alieni e macchine, per aver definitivamente
mandato a monte il suo piano perfetto. Non c'era dubbio, appena
avesse messo le mani su Garrett, gliel'avrebbe fatta pagare carissima
per poi schiavizzarlo a vita nel settore povero. Odiava con tutta se
stessa perdere tempo e denaro e quell'incapace glieli aveva fatti
perdere entrambi. E come se questo non bastasse, quei dannati ribelli
erano riusciti ad arrivare al portone dell'edificio che si affacciava
sulla loro parte di pianeta. La punizione che si sarebbe abbattuta su
di loro di lì a poco sarebbe stata davvero terribile ed era
molto
meglio per i pochi uomini e robot rimasti del suo possente esercito
che nessuno dei rivoltosi riuscisse a varcare la soglia mentre lei si
preparava degnamente ad accoglierli o le sarebbe toccato lavorare
molto di più per sistemare la questione.
Non che la cosa la
disturbasse, anzi, immaginare le molte torture di cui si sarebbe
occupata personalmente appena possibile le fece tornare quel briciolo
di lucidità necessaria a rendersi conto che doveva sbrigarsi
a dare
a chi di dovere le disposizioni del caso.
Per questo motivo,
sfoggiando ancora il più sadico dei suoi sorrisi, fece per
avviarsi
verso la sala di controllo per trasmettere i nuovi ordini ma proprio
in quel momento uno dei suoi servitori entrò nella stanza
per
comunicarle che Garrett era finalmente tornato con i prigionieri
richiesti.
«Alla buon'ora» commentò
infastidita la Dama Scarlatta, facendo impercettibilmente tremare di
paura l'alieno che aveva davanti. Era risaputo infatti quanto fosse
pericoloso fronteggiarla quando era nervosa e l'essere pregò
mentalmente di non diventare la prossima vittima di un suo scatto
d'ira.
«Garrett le chiede
umilmente scusa, mia signora, ma i prigionieri in questione hanno
rischiato di provocare una rivolta subito dopo il loro arrivo nella
zona delle abitazioni ed è stato quindi costretto a perdere
tempo
per ristabilire l'ordine. Contrariamente al solito, sembra
però che
la consueta punizione di massa non sia stata sufficiente a calmare
gli animi e impedire il peggio, scatenatosi poco dopo il suo
allontanamento» si affrettò comunque a riferire,
inchinandosi
rispettosamente.
«Mi stai dunque dicendo che
gli scontri là fuori sono legati in qualche modo ai due
ragazzini?»
domandò questa, stringendo pericolosamente gli occhi.
«Potrebbe essere, mia
signora»
La Dama Scarlatta rimase in
silenzio per qualche secondo, metabolizzando l'informazione e
cercando intanto di decidere con calma come agire. Se erano stati
davvero loro a sobillare a tal punto la popolazione, quei due si
meritavano ben altro che la possibilità di stringere un
accordo con
lei e avere salva la vita ma purtroppo, almeno per il momento, aveva
bisogno di loro per trovare la Edens Zero e di sicuro, vista la
vicinanza dei ribelli, non poteva permettersi di perdere tempo o di
insospettire il suo ospite. Sembrava dunque che fosse costretta a
incontrarli insieme a lui e costringerli a rivelare in sua presenza,
con le buone o con le cattive, dove fosse di preciso l'astronave, in
modo da potersene impadronire. A quel punto avrebbe dovuto sbrigarsi
a uccidere Drakken Joe per non farsi soffiare il suo prezioso
obiettivo ma di quello si sarebbe occupata in un altro momento.
L'importante adesso era avvisare il suo ospite degli sviluppi e farsi
portare al più presto i prigionieri, dei quali si sarebbe
occupata
personalmente. Da ciò che aveva avuto modo di capire
dovevano essere
degli ossi duri ma lei aveva i suoi metodi più che
collaudati per
costringere anche i più riluttanti a obbedirle in tutto e
per
tutto...
«Molto bene. Di' a Garrett
di portarmeli al più presto senza torcere loro un singolo
capello o
sarà peggio per lui» ordinò alla fine
con un lieve sospiro e
l'alieno, dopo un ultimo inchino, si allontanò velocemente
lasciandola sola a radunare un attimo le idee prima di mandare
qualcuno da Drakken Joe.
«Ancora nessuna novità?»
domandò però una ben nota voce maschile pochi
istanti dopo e la
Dama Scarlatta, girandosi, incontrò il volto del suo ospite
a pochi
passi da lei.
«Stavo proprio per mandare
nelle tue stanze uno dei miei servitori. Sembra che il capitano della
Edens Zero sia arrivato poco fa nel settore dei lavori forzati
insieme a una ragazza dell'equipaggio e ho dato ordine di portarli
qui al più presto» gli spiegò con un
sorrisetto di trionfo,
sentendo pian piano svanire una buona parte dell'irritazione
accumulata. Ora che Shiki Granbell e la sua compagna erano finalmente
nelle sue mani non le importava più della barriera che le
impediva
di localizzare l'astronave e all'improvviso le era anche venuto in
mente il modo migliore per scalzare Drakken Joe dall'affare senza
destare sospetti. A questo punto non le restava che giocare bene le
sue carte ma era già sicura della propria vittoria
schiacciante su
tutti gli avvversari.
«Oh, allora è vero quello
che si dice sul tuo Scarlet Oculus. Bene bene, sento di nuovo l'odore
del denaro» commentò con ammirazione l'uomo,
leccandosi le labbra
al pensiero di poter recuperare presto l'onore e le perdite subite
dopo il disastro di Guilst.
«Bada a come parli. Il mio
Scarlet Oculus è infallibile» lo
redarguì orgogliosamente la
donna.
«Certamente, ma a quanto
pare non si può dire altrettanto del sistema di sorveglianza
nel
settore povero» osservò lui con calma, sorridendo
beffardo.
La Dama Scarlatta strinse
per un attimo le labbra con evidente stizza per quell'allusione per
nulla velata al peggior smacco che avesse mai ricevuto in vita sua ma
recuperò presto la propria compostezza, lasciandosi sfuggire
invece
un sorrisetto compiaciuto.
«La rivolta non è che un
piccolo contrattempo che si risolverà una volta per tutte
nel giro
di pochi minuti. Avevo ordinato alle mie forze di trattenersi
finché
i due che mi interessavano non fossero stati catturati e ora non ce
n'è più motivo. Presto quegli inutili vermi
conosceranno la mia ira
e sono certa che tra i pochi sopravvissuti nessuno oserà
più
ribellarsi una volta che i colpevoli avranno subito la giusta
punizione» gli spiegò soddisfatta, scoppiando poi
a ridere di
gusto, mentre l'uomo non poteva che ammirarne lo stile una volta di
più. Quella sì che era davvero una donna di gran
classe e sarebbe
stato molto interessante stringere accordi più duraturi con
lei e
diventare soci. Benché si presentasse fieramente come la
benefattrice di quel pianeta, colei che era finalmente riuscita a
renderlo un posto sicuro in cui vivere, nel mondo criminale era ben
noto il suo giro di affari basato sullo sfruttamento della maggior
parte della popolazione nella totale indifferenza dei più
ricchi,
che ne godevano i benefici.
«Sei sicura di voler
perdere un così alto numero di lavoratori? Pensavo
preferissi
tenerne vivi il più possibile» le fece notare lui.
«La percentuale di guadagno
offerta dalla Edens Zero è molto maggiore del loro
rendimento ed
essendosi ribellati a me, hanno perso qualunque possibilità
di
perdono e protezione. Non esiste proprio che io tenga in vita chi non
rispetta la mia autorità» gli spiegò la
donna con un sorriso
furbo.
«Sì, penso proprio che mi
piacerà fare affari con te» disse l'uomo
compiaciuto.
«Lo credo anch'io ma bando
alle chiacchiere adesso e concentriamoci invece sul programma che ci
renderà ancora più ricchi. Tra pochi minuti i
nostri ospiti saranno
qui» commentò lei con grazia, impaziente in
realtà di scoprire
come intendesse agire il suo alleato una volta ottenuto ciò
che
voleva per anticiparne le mosse, invitandolo poi a sedersi al tavolo
in sua compagnia e ordinando a un servitore di passaggio di portare
subito dei bicchieri e la bottiglia di vino migliore della sua
scorta.
Del
tutto ignari di cosa
stesse succedendo intorno a loro, Homura e Shiki erano finalmente
rimasti da soli, ma anche così la situazione non era
migliorata
granché. La buona notizia era che il ragazzo si era
fortunatamente
un po' ripreso da quello che aveva appena scoperto essere stato uno
strano raggio sparato dalle armi degli androidi che l'aveva colpito
alla schiena ma purtroppo erano ancora legati in un luogo sconosciuto
da cui non sembrava esserci alcuna possibilità di fuga.
Erano
davvero in trappola e potevano solo augurarsi che i loro carcerieri
tornassero il più tardi possibile per avere il tempo di
architettare
qualcosa.
«Vedrai che ce la caveremo.
Dovrà pure esserci un modo per andarsene di qui e dare una
bella
lezione a Garrett e a questa Dama Scarlatta» cercò
di rassicurarla
Shiki.
«Lo spero. Non mi sono
piaciute le allusioni del guardiano a ciò che potrebbe
succederci»
rispose Homura, senza smettere di guardarsi freneticamente intorno in
cerca di un'ispirazione. Quella stanza spoglia in realtà non
offriva
molti spunti ma non potevano arrendersi senza lottare. Avevano ben
altro da fare loro che sottostare ai capricci di quella donna! Senza
contare che l'allarme di poco prima le aveva dato una bruttissima
sensazione e lo stesso Garrett, prima di gettarli letteralmente
lì
dentro e correre via, era sembrato parecchio preoccupato...
«Ah, se solo potessi usare
il mio Ether Gear, saremmo già fuori»
brontolò intanto il ragazzo,
cercando disperatamente di muovere le braccia e di richiamare il suo
potere.
«Purtroppo è inutile. Ci
ho già provato anch'io un sacco di volte»
ribatté la mora
infastidita. Non riusciva ancora a credere che fossero finiti in un
guaio del genere per aver semplicemente sventato una rapina.
«Hai ragione, non funziona»
si arrese Shiki dopo alcuni tentativi andati a vuoto, sospirando e
appoggiandosi al muro mentre si domandava dove fossero Rebecca e gli
altri. Chissà se erano già tornati sulla Edens
Zero e cosa stavano
facendo?
«Accidenti, stanno
tornando!» lo avvertì poco dopo Homura, girata in
direzione della
porta, facendogli così notare un rumore di passi in
avvicinamento.
Cosa avrebbero potuto fare adesso?
Improvvisamente il cervello
venne loro in aiuto, e dopo essersi scambiati una rapida occhiata
d'intesa e un sorriso furbo, si prepararono all'azione. Non sarebbe
stato facile, lo sapevano, ma era la loro unica possibilità
di
salvezza.
In assoluto silenzio si
avvicinarono un po' di più alla porta e da lì
attesero con il cuore
a mille che qualcuno aprisse, pronti a darci dentro con tutto
ciò
che avevano in modo da costringere il guardiano a togliere loro le
catene e possibilmente indicare anche dove fosse l'uscita, ma un
attimo dopo essere balzati fuori dalla penombra cogliendo di sorpresa
gli avversari, vennero atterrati di nuovo con un violento colpo
ciascuno e dolorosamente immobilizzati sul pavimento.
«Bel tentativo, ragazzini,
ma fossi in voi non ci riproverei. La persona da cui vi sto portando
non è famosa per la sua pazienza» disse la voce di
Garrett,
profondamente divertita, vicino alle loro orecchie.
A quel punto entrambi
ingoiarono le imprecazioni che gli erano sorte spontanee sulla punta
della lingua e un istante più tardi qualcuno li rimise in
piedi a
forza, strattonandoli poi per farli camminare senza ulteriori scherzi
verso l'uscita.
Decisamente irritata da quel
trattamento, Homura non poté fare a meno di divincolarsi
rabbiosamente, con l'unico risultato però di far aumentare
la
stretta sulle proprie braccia.
«Ti converrà davvero
tenere a bada i bollenti spiriti quando arriveremo, sai? Sarebbe un
peccato se qualcuno sfregiasse questo bel visino e un giorno potresti
rimpiangerlo» le disse dolcemente Garrett a un nulla dal suo
viso,
costringendola a guardarlo e accarezzandole intanto le labbra con un
dito. In quel poco tempo che aveva trascorso insieme a quella strana
ragazza si era reso conto che oltre ad essere davvero bella, aveva
anche un carattere molto interessante ed era sempre più
convinto che
non sarebbe stato male restare un po' da solo con lei e divertirsi un
po'... Chissà se la Dama Scarlatta gli avrebbe permesso di
riaverla
nel quartiere, una volta finito l'incontro?
«Toglile le mani di dosso!»
ringhiò subito Shiki fissandolo truce nonostante le braccia
immobilizzate e le numerose ferite su tutto il corpo.
«Non sei nella posizione di
difenderla, ragazzo. Avresti fatto meglio a startene buono
finché
eri in tempo. Lei ormai non ti appartiene più» lo
informò l'uomo
con un ghigno divertito e il giovane Re Demone, palesemente
infuriato, fu sul punto di saltargli davvero addosso e dargli
così
la lezione che meritava, ma l'occhiata di avvertimento di Homura lo
convinse per fortuna a restare calmo per quanto possibile.
«Visto? La tua fidanzata ha
finalmente capito che con me non si scherza»
gongolò Garrett tutto
orgoglioso. «Dovresti prendere esempio» aggiunse
poi beffardo
spingendola avanti con la mano ben aperta sulla sua schiena mentre
Shiki gli lanciava uno sguardo omicida.
«Oh, falla finita» sbottò
la ragazza con un sonoro sbuffo prima di riuscire a trattenersi,
rabbrividendo impercettibilmente di fastidio per quel tocco
indesiderato che non lasciava più adito a dubbi su cosa gli
sarebbe
piaciuto fare con lei. Consapevole di non poter al momento fare molto
per contrastare le sgradite attenzioni del guardiano, però,
riprese
comunque a camminare in maniera apparentemente docile, salvo poi
approfittarne per fargli lo sgambetto una volta che l'ebbe superato,
augurandogli tra sé di farsi molto male.
Come aveva sperato, lo vide
incespicare e finire quasi di faccia contro il muro del corridoio ma
all'ultimo ritrovò l'equilibrio aggrappandosi a lei con il
rischio
di trascinarla a terra.
«Tu! Piccola...» cominciò
l'uomo appena si rese conto dell'accaduto, alzando una mano per
picchiarla ma riabbassandola poi lentamente con una smorfia di
disappunto. «Sei fortunata che mi è stato ordinato
di non farti del
male ma fanne un'altra e non sarò più
così clemente, hai capito? E
ora cammina!» terminò, afferrandole in malo modo
un braccio e
spingendola rudemente in avanti mentre Homura imprecava tra
sé.
C'era mancato così poco per mandarlo al tappeto!
Per un attimo valutò l'idea
di riprovarci infischiandosene dell'avvertimento, ma lo sguardo
preoccupato di Shiki e il dolore di quella stretta eccessivamente
forte la costrinsero a non sfidare ancora la sorte, visto oltretutto
il comportamento decisamente inquietante del guardiano nei suoi
confronti, e poco dopo si fermarono davanti a una porta chiusa
ricevendo subito il permesso di entrare. Chissà se giocando
d'astuzia sarebbero riusciti a incantare la persona che c'era
all'interno, convincendo finalmente il nemico a liberarli?
Purtroppo per lei, però,
appena varcata la soglia, si rese conto in fretta che non sarebbe
stato così facile. Le espressioni dell'uomo e della donna
seduti
intorno al tavolo al centro della stanza non promettevano infatti
nulla di buono e Homura si sentì correre un brivido lungo
tutta la
schiena nell'incrociare i loro sguardi.
«Ecco i prigionieri che
aveva chiesto di vedere, mia signora. Ho fatto più in fretta
che ho
potuto» disse Garrett inchinandosi.
«Molto bene, venite pure
avanti» gli rispose lei e gli androidi che li accompagnavano
li
obbligarono a proseguire, costringendoli poi a inginocchiarsi a
terra.
A quel punto i due ragazzi
poterono vedere meglio quegli sguardi avidi e pericolosi e la donna,
dopo averli osservati attentamente a sua volta, scosse la testa con
disappunto.
«Non ti avevo forse
ordinato di non far loro del male, Garrett?»
domandò quindi
severamente.
«Le chiedo perdono, mia
signora, ma i due prigionieri, appena raggiunta la zona delle
abitazioni insieme ad altre persone, hanno contestato in pubblico i
miei metodi, ingaggiando inoltre una breve lotta mentre punivo,
secondo le regole, un uomo che da giorni non raccoglieva il metal
dovuto. Il suo messaggio di non toccarli per nessun motivo mi
è
arrivato poco dopo averli costretti alla resa e da allora mi sono
fermamente attenuto ai suoi ordini, nonostante alcuni successivi
tentativi di ribellione» spiegò, lanciando infine
un'occhiataccia
ai due ragazzi per i problemi che quasi sicuramente gli avrebbero
causato.
«Dunque è così che sono
andate le cose?» disse piano lei senza farci troppo caso,
chiedendosi intanto se sarebbe stato saggio rispiarmiare loro la
vita.
«Sì, signora»
«Capisco. Puoi andare,
Garrett, lasciaci soli adesso» gli ordinò quindi
con noncuranza.
«Ne è sicura?» domandò
con zelo il guardiano, lanciando un'occhiata incerta prima ai
prigionieri e poi all'altro uomo che aveva trovato nella stanza.
«Certamente» rispose con
calma la donna. «Io e il mio ospite qui presente saremo
sicuramente
in grado di gestirli mentre parliamo d'affari»
continuò poi in tono
dolce e minaccioso al tempo stesso con un lieve sorriso sulle labbra.
«Mi perdoni» mormorò
Garrett chinando appena la testa e sparendo infine con gli androidi a
un cenno sbrigativo della donna.
A quel punto, mentre la
porta si richiudeva alle spalle del gruppetto, i due criminali
poterono concentrare di nuovo tutta la propria attenzione sui
prigionieri, notando così i loro sguardi guardinghi e
rancorosi
insieme.
«Dunque sarebbero questi
alcuni dei ragazzini che hanno sconfitto quell'incapace»
dedusse
divertito Drakken Joe, ricordando gli insopportabili piagnistei del
tizio di nome Spandam e studiando intanto sorpreso quelle espressioni
dure che nessuno aveva mai osato avere di fronte a lui. Di solito i
tipi come loro gli davano subito sui nervi ma stranamente apprezzava
molto il loro coraggio ed era sempre più convinto di doverli
assolutamente portare dalla propria parte.
«È evidente che siano tipi
fuori dal comune ma è ora che qualcuno insegni loro un po'
di
rispetto» osservò la donna, suo malgrado
altrettanto meravigliata
ma con un'ombra di irritazione nella voce.
«Questo sicuramente»
acconsentì l'uomo, «ma direi di non andarci troppo
pesante per il
momento. Sono sicuro che ci intenderemo a meraviglia una volta
chiariti un paio di punti» continuò poi, in tono
lievemente
minaccioso.
«A giudicare dalle loro
espressioni sembra che non abbiano ancora capito con chi hanno a che
fare ma questo rende in effetti la situazione ancora più
interessante» osservò con calma la donna
avvertendo intanto una
scarica di adrenalina al pensiero di stare per piegare, con le buone
o con le cattive, due ossi duri come loro.
«Ora basta! Si può sapere
che volete da noi?» li interruppe a quel punto Shiki,
spazientito,
fissandoli torvo in attesa di una risposta.
«E così tu saresti Shiki
Granbell, il capitano della Edens Zero?» domandò
invece la donna,
rivolgendosi al giovane che sembrava volerla fulminare con lo
sguardo.
«Sì. E allora?» le
rispose lui con aria di sfida.
«E allora io sono
interessato a quell'astronave, ragazzino, e il fatto che tu abbia
sconfitto uno dei miei uomini è un affronto che di norma non
potrei
tollerare, ma per questa volta potrei anche fare
un'eccezione»
intervenne l'uomo.
«Ah sì?» ribatté Shiki
con indifferenza, lanciandogli a malapena un'occhiata prima di
tornare a concentrarsi sulla donna, che gli pareva istintivamente
più
pericolosa.
«Chi sei tu?» domandò
Homura accigliata nel tentativo di cambiare argomento. Non che le
importasse, in realtà, ma dagli sguardi dei due nemici
intuiva che
le risposte del compagno non gli fossero affatto piaciute e sperava
che interrompendo il discorso la situazione potesse in qualche modo
migliorare.
«Io sono Drakken Joe,
ragazzina, e ti consiglio di badare a come parli quando ti rivolgi a
me» le rispose lui, ulteriormente infastidito da quello
sguardo
stranamente duro e dal tono che aveva usato.
«Tanto piacere ma adesso
liberateci. Io devo inseguire quel Garrett e prendere a pugni la Dama
Scarlatta per la situazione in quel quartiere. Sapete per caso dove
si trova?» disse sbrigativo Shiki.
A quel punto l'uomo scoppiò
a ridere di gusto mentre Homura trattenne bruscamente il respiro
sentendosi gelare il sangue nelle vene. Parlare in quel modo a
Drakken Joe, il criminale più pericoloso dell'universo... E
a meno
che non si fosse sbagliata di grosso, c'erano ottime
probabilità che
la Dama Scarlatta fosse già davanti a loro ed era ovvio che
un'uscita del genere avesse peggiorato drasticamente una situazione
già molto delicata...
«Shiki!» protestò
disperata, dopo averle lanciato una rapida occhiata che aveva
confermato i suoi sospetti, chiedendosi quante possibilità
avessero
ora di uscirne indenni.
«Come hai detto,
ragazzino?» pronunciò infatti tra i denti la
donna, in tono freddo
e tagliente come non mai, con un'espressione che prometteva davvero
dei guai colossali.
«Ho detto che devo prendere
a pugni la Dama Scarlatta. Le farò rimangiare il suo ordine
di poter
colpire tutti ogni volta che qualcuno apre bocca»
ripeté lui, senza
minimamente rendersi conto del pericolo che stavano correndo.
«Ma senti che impudenza!»
riuscì a esclamare Drakken Joe, smettendo faticosamente di
ridere.
«Sai una cosa, ragazzino? Voglio darti, nonostante tutto, una
possibilità di salvezza che ci arricchirà
entrambi»
«Non mi interessa. Ti ho
già detto che ho altro da fare» sbottò
Shiki infastidito.
«Non essere stupido. Cedimi
quell'astronave e ti darò un posto di rilievo nella mia
organizzazione. Lavorando per me avrai tutto ciò che vorrai
con un
minimo impegno, non puoi proprio rifiutare una simile
offerta»
insistette l'uomo in tono stranamente conciliante, certo che il
giovane avrebbe accettato senza ulteriori indugi una proposta
così
allettante. Per un affare così redditizio e un combattente
di tal
calibro, almeno a giudicare dalle poche informazioni in suo possesso,
era pronto infatti a fare concessioni che molti dei suoi
collaboratori avrebbero ucciso chiunque per avere, ed era quindi
sicuro che il giovane sarebbe stato subito pronto a giurargli
assoluta fedeltà, ma venne deluso di nuovo.
«E invece la rifiuto!
Quell'astronave era di mio nonno e serve a me e ai miei compagni per
raggiungere la Madre. Non l'avrai mai!» ribatté
con sicurezza il
ragazzo, lasciando Drakken Joe sempre più incredulo di
fronte a
tanta testardaggine.
«Ti rendi conto con chi hai
a che fare, ragazzo? Non capita tutti i giorni un'offerta del genere
e se la rifiuti sarà peggio per te. Ho giusto bisogno di
alcune
cavie per certi lavoretti ma non mi piacerebbe sprecare così
il tuo
talento. Pensaci bene, perché è la tua ultima
possibilità di
salvezza» riprovò sbigottito, pensando di
convincerlo con le
minacce. Quello Spandam che si era fatto battere dall'equipaggio
della Edens Zero si era rivelato un buono a nulla la cui unica
abilità era quella di riparare bene i computer, ma il
ragazzino e i
suoi compagni erano tutta un'altra storia ed era sicuro che
reclutarli tra le sue file sarebbe stato un ottimo affare. Un vero
peccato in tutto questo la testardaggine del loro capitano ma
intimorirlo non avrebbe dovuto essere difficile con i mezzi a sua
disposizione...
Stranamente il giovane
rifiutò ancora ma prima che Drakken Joe, ora decisamente
irritato,
avesse la possibilità di tornare all'attacco dandogli un
assaggio
del suo enorme potere, venne battuto sul tempo.
«Ora basta! Nessuno può
parlarmi in quel modo e sperare anche di uscirne indenne. Tu ci
consegnerai quell'astronave, con le buone o con le cattive, parola
della Dama Scarlatta!» esclamò infatti la donna in
quel momento,
perdendo improvvisamente la pazienza e facendo partire dagli strani
guanti che indossava due enormi fiammate che mancarono per un soffio
i due ragazzi.
Homura deglutì spaventata
stringendosi inconsciamente addosso al compagno e persino Shiki si
zittì di colpo, iniziando a rendersi conto di aver forse
esagerato
con la persona sbagliata. Dunque era quella la famosa Dama
Scarlatta...
Nel frattempo la donna, già
furibonda di suo per le troppe umiliazioni ricevute in quell'orribile
giornata, marciò minacciosa verso di loro con uno sguardo
che non
prometteva nulla di buono ma all'improvviso cambiò idea e si
rivolse
al suo socio.
«È inutile che insisti con
le buone, per i tipi così ci vuole ben altro. Vediamo se la
sofferenza della tua amichetta ti convince di più»
disse quindi in
tono falsamente dolce prima di afferrare malamente Homura e voltarla
a forza verso il compagno.
«Non ti azzardare a farle
del male!» ruggì Shiki minaccioso, intuendo il
pericolo e facendo
per alzarsi, ma venne subito bloccato dalla mossa successiva della
nemica.
«Dipende da te» ribatté
infatti la donna sorridendo, già sicura di averlo in pugno,
avvicinando una mano al volto della ragazza che tremava appena.
Soddisfatta, si godette per
un attimo l'espressione smarrita del giovane capitano mentre
chiaramente valutava se cedere o meno, ma all'ultimo accadde qualcosa
che non si sarebbe mai aspettata.
«Non farlo, Shiki! La Edens
Zero è soltanto tua, non puoi cederla a loro! Io
starò bene» urlò
infatti Homura con tutto il fiato che aveva in gola.
Per un attimo nessuno si
mosse o emise un fiato mentre la ragazza, incredula per ciò
che le
era uscito dalla bocca in un momento del genere, realizzava che
avrebbe dovuto sbrigarsi a scappare e raggiungere il pulsante di
apertura della porta ora che la presa sul suo kimono si era
stranamente allentata. Mentre la donna cercava di spaventare il
compagno, infatti, aveva visto sulla parete di fronte la loro unica
possibilità di salvezza, e sebbene in realtà non
avesse pianificato
nulla quando aveva gridato, non poteva sprecare un'occasione del
genere.
Approfittando del gelo sceso
momentaneamente sulla stanza, si liberò con uno strattone e
fece per
correre più veloce che poteva verso la libertà ma
all'improvviso si
sentì afferrare per i capelli e tirare con forza
all'indietro
lasciandosi sfuggire un piccolo strillo di dolore e sorpresa.
«Dove pensi di andare tu?»
sibilò minacciosa la Dama Scarlatta. «Ti
insegnerò io a stare al
tuo posto, ragazzina!» continuò poi, portando una
mano circondata
da un sinistro alone rossastro vicinissimo al suo volto.
Homura la fissò
terrorizzata e a quel punto, vedendola ancora più infuriata
di poco
prima, fu sicura che per lei fosse finita. Per un attimo vide
scorrere davanti ai suoi occhi i bei momenti passati con Valkyrie e
con i suoi compagni della Edens Zero e una fitta di rimpianto la
scosse fin nel profondo. Non avrebbe potuto nemmeno salutarli e dire
loro quanto fosse stata bene in loro compagnia, ma non era pentita di
aver impedito a Shiki di consegnare l'astronave a quei brutti ceffi.
Doveva solo sperare che la morte arrivasse rapidamente, anche se
purtroppo ne dubitava, vista la rabbia di quella pazza e gli
avvertimenti dei prigionieri che avevano conosciuto nel quartiere...
Dal canto suo la Dama
Scarlatta la fissava a propria volta, cercando di controllarsi. Se
avesse dato retta al suo istinto, la giovane sarebbe stata
già morta
tra le fiamme per aver convinto il suo capitano a non cedere al
ricatto ma non poteva permettersi mosse avventate, visto che Drakken
Joe, almeno per il momento, sembrava ancora deciso a ingaggiarli
nella sua squadra per ragioni misteriose che non aveva voluto
spiegarle prima dell'arrivo di Garrett con i prigionieri. Per questo
non avrebbe dovuto farle troppo male ma davvero detestava quando i
suoi piani fallivano e una parte di lei continuava a sussurrarle,
sempre più convinta, che in fondo la perdita di un solo
membro
dell'equipaggio non sarebbe stata così grave, e avrebbe anzi
favorito la loro causa...
«Non la toccare!» ripeté
di nuovo Shiki, interrompendo il flusso dei pensieri di entrambe.
«Ha
ragione. Mio nonno voleva che avessi io quell'astronave e non vi
permetterò mai di prenderla!» continuò
deciso, augurandosi di
avere presto un'illuminazione che permettesse loro di cavarsela.
«Ma ti rendi conto della
situazione in cui vi trovate?» domandò incredula
la Dama Scarlatta
abbassando appena la mano mentre la sua vittima, leggermente
rassicurata, tirava un impercettibile sospiro di sollievo.
«E va bene. Non avrei
voluto arrivare a tanto ma mi ci vedo costretto» li
interruppe
l'uomo con un'espressione per nulla rassicurante, alzandosi dalla
poltroncina su cui era rimasto tranquillamente seduto fino a quel
momento e avvicinandosi minaccioso.
«È l'ultimo avvertimento,
ragazzo. Cedi a me l'astronave con tutto ciò che contiene o
devo
passare alle maniere forti? Sappi che a quel punto per la tua amica
potrebbe non esserci più nulla da fare»
continuò poi, portando
lentamente una mano sulla gola di Homura e muovendola appena avanti e
indietro in maniera fin troppo eloquente mentre la Dama Scarlatta la
teneva ferma a terra, pronta a bruciarle il volto.
Shiki nel frattempo
osservava impietrito la terribile scena senza sapere cosa fare.
Vedeva bene il terrore negli occhi della compagna, nonostante il suo
tentativo di mostrarsi spavalda, ed era sicuro di aver colto per un
attimo una supplica in quello sguardo che ormai conosceva
così bene.
«Allora?» lo incalzò il
criminale mentre la donna sorrideva, sicurissima dell'imminente
vittoria.
«Che cosa vuoi?» disse
piano il ragazzo, sperando che nessun altro cogliesse la paura nella
sua voce. Avrebbe voluto salvare la compagna, certo, e per lei e gli
altri era disposto a qualsiasi cosa, ma le sue parole di poco prima
continuavano a risuonargli nelle orecchie, e lo stesso quelle di
Elsie, di Witch e di tutti coloro a cui voleva bene. Come poteva
sacrificare in quel modo le vite e i desideri di tutti?
«Voglio che tu e i tuoi
compagni mettiate la vostra forza al mio servizio, ma soprattutto
voglio quella fonte di inesauribili ricchezze che è la
vostra
astronave. Cedila a me e avrete tutto ciò che si possa
desiderare
dalla vita» gli rispose questi avidamente.
«Non credo che tu possa
farci arrivare dalla Madre» ribatté piano Shiki,
ripassando intanto
mentalmente i sogni che tutti loro avevano dichiarato di avere poco
tempo prima.
«La Madre non esiste,
ragazzo. È soltanto una leggenda»
«Non è così e io e
Rebecca... tutti noi lo dimostreremo!»
protestò lui
testardo. «E non sarai certo tu a impedircelo!»
«Hai capito vero che la tua
amichetta morirà tra atroci sofferenze se
rifiuti?» intervenne la
Dama Scarlatta con un fremito di impazienza. Non vedeva l'ora di
poter finalmente scaricare la sua rabbia e la sua frustrazione su
qualcuno e la ragazza che aveva tra le mani sarebbe stata la prima di
una lunga lista di persone che quel giorno avrebbero implorato
inutilmente la sua pietà. Perché dunque perdere
tempo a discutere
con quello sciocco ragazzino?
A quel punto Shiki lanciò
un'occhiata all'amica senza sapere cosa fare. In realtà era
fin
troppo consapevole di non poter cedere la Edens Zero a quei due per i
loro sporchi piani ed era più che sicuro che né
lui né gli altri
avrebbero mai contribuito a realizzarli, ma come garantire allora la
salvezza della compagna?
«Lascia andare Homura e gli
altri» pronunciò alla fine deciso, incoraggiato
dal lieve segno di
diniego della giovane.
«Non sei nella posizione di
dare ordini» gli fece notare con un ghigno Drakken Joe.
«Però è da me che volete
l'astronave»
«Immagino che a questo
punto sarò costretto a fare ciò che non volevo...
Ringrazia il tuo
capitano, ragazzina» disse l'uomo con un sorriso strano,
voltandosi
poi verso la giovane, che lo fissò stranita per un attimo
prima di
emettere un grido strozzato e piegarsi su se stessa con il volto
contorto dal dolore.
«Homura!» la chiamò
spaventato Shiki, accorgendosi a malapena che sulla mano del loro
nemico erano apparsi i caratteristici simboli di un Ether Gear mentre
cercava disperatamente di capire cosa le stesse succedendo.
«Che ne dici di questo,
ragazzino? Devo continuare fino a ucciderla o mi darai quello che ho
chiesto?»
«Lasciala andare,
maledetto!»
«Prima l'astronave»
ribatté lui con un ghigno.
Il ragazzo lo fissò furioso
ma ormai sapeva di non avere scelta. Non sarebbe mai riuscito a
guardarla soffrire in quel modo per colpa sua...
Chiedendo mentalmente
perdono a suo nonno e a tutti gli amici che aveva conosciuto da
quando aveva lasciato Granbell, fu sul punto di cedere quando
all'ultimo Homura lo interruppe di nuovo.
«Non farlo!» riuscì
infatti a gridare a fatica, totalmente incurante delle parole della
Dama Scarlatta, che le aveva suggerito malignamente in un orecchio di
supplicare Shiki per la salvezza.
«Che cosa?» ruggì Drakken
Joe, furioso e sorpreso dal coraggio di quella strana ragazzina.
«Non rinunciare... al tuo
sogno... Shiki» continuò più piano,
chiedendosi intanto quanto
ancora sarebbe riuscita a resistere. Non capiva perché
all'improvviso le sue catene fossero diventate talmente pesanti da
impedirle quasi di respirare ma non potevano permettere che quei due
trovassero quel che volevano sulla loro astronave.
«Adesso basta! Muori!»
sbraitò a quel punto la donna, ancora incredula che quella
stupida
avesse osato rifiutarsi di obbedirle. E pensare che era stata
così
soddisfatta quando l'aveva vista aprire la bocca per cercare di
riprendere fiato!
In un lampo, senza quasi
rendersi conto di ciò che faceva, la Dama Scarlatta la
obbligò a
rimettersi dritta levando poi una mano e la ragazza chiuse
istintivamente gli occhi per non vedere la fiammata che, ne era
sicura, sarebbe arrivata di lì a poco per spegnere la sua
vita.
Avendo le palpebre
disperatamente serrate non poté quindi vedere l'espressione
folle
con la quale la donna terrorizzava sempre le sue vittime ma Shiki
sì,
e urlando in preda al panico il nome dell'amica, corse verso di lei
senza più pensare al fatto che il nemico la stesse tenendo
in
ostaggio e che un suo gesto avrebbe potuto quindi significare la sua
fine.
Come al rallentatore, il
giovane vide solo quel malefico guanto generare un sinistro bagliore
rossastro sempre più vicino al volto della compagna ma
Drakken Joe,
sia pure sorpreso, non gli permise di mettersi in mezzo per rovinare
tutto. Doveva ammettere di essere piuttosto curioso di vedere
all'opera il potere della sua alleata e quella ragazzina gli aveva
fatto decisamente perdere la pazienza. Un po' gli dispiaceva
sacrificare una potenziale collaboratrice dai nervi tanto saldi ma
forse era un bene che quei due avessero la lezione che meritavano e
con ogni probabilità anche il giovane capitano sarebbe stato
meglio
in qualche miniera o laboratorio a ripagarlo per tutto il tempo e il
denaro che gli aveva fatto perdere...
«Cosa credi di fare tu?»
gli disse beffardo appena intuì le sue intenzioni,
parandoglisi
davanti.
«Spostati!» gli ordinò
Shiki cercando di colpirlo con una spallata per avere via libera, ma
mentre osservava con orrore la mano della Dama Scarlatta scendere
implacabile sul volto di Homura, una voce che non si sarebbe mai
aspettato di risentire gli donò subito una nuova speranza,
facendolo
sorridere nonostante il doloroso pugno di Drakken Joe alla bocca
dello stomaco che lo fece volare a un paio di metri di distanza.
Atterrò malamente di schiena e Rebecca corse subito al suo
fianco
chiamando spaventata il suo nome per poi lasciarsi sfuggire un
piccolo sorriso di sollievo in risposta al suo.
«Ce la fai ad alzarti?»
gli chiese premurosa un attimo dopo, aiutandolo a rimettersi in piedi
e sostenendolo mentre Weisz, grazie al suo Ether Gear, trovava in
pochi secondi la combinazione giusta per liberarlo dalle catene.
A quel punto, mentre il
biondo raggiungeva di corsa Homura per fare lo stesso, Shiki si
scostò appena dall'amica strofinandosi i polsi doloranti ed
evocò
quindi il proprio potere con uno sguardo talmente furioso che a
Rebecca fu subito chiaro che presto di quel posto sarebbero rimaste
soltanto rovine.
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie mille per essere arrivati fin qui! Come penso avrete
capito, questa è soltanto la prima parte di una mini-long di
due o
tre capitoli al massimo che spero di poter pubblicare al più
presto.
Purtroppo non so dirvi quando di preciso, visto che devo prima
chiarirmi le idee su una cosa in particolare, ma mi auguro di
riuscire in pochi giorni a risolvere il problema.
Passando
ad altro, le frasi in corsivo all'inizio vengono direttamente
dall'ultima pagina del capitolo 51, da cui ho sviluppato la storia
cercando di tenere sempre presente come l'avevo immaginata allora. In
realtà mi dispiace aver maltrattato tanto i poveri Homura e
Shiki e
spero di non aver esagerato con la violenza di Garrett e la pazzia di
Kurenai, ma vista la direzione presa dal manga fin dall'inizio ho
pensato che potesse starci. Mi raccomando, fatemi sapere le vostre
opinioni, se vi va, e grazie ancora a tutti per il tempo che mi avete
dedicato anche solo leggendo. <3
Se
qualcuno fosse interessato, vi ricordo inoltre di aver fondato tempo
fa un gruppo fb principalmente su Fairy Tail ed Edens Zero, ma anche
sugli anime e manga in generale. Per il momento siamo ancora in
pochi, ma saremo felicissimi di accogliervi a questo indirizzo:
https://www.facebook.com/groups/1510227842609212/?ref=bookmarks.
Vi aspettiamo numerosi! :)
Penso
di non avere altro da dire, quindi per ora vi saluto e vi auguro una
buona serata e buonanotte per dopo.
Bacioni
e alla prossima!
Ellygattina
P.S:
Alcune mie amiche hanno deciso di preparare una rivista da consegnare
appena possibile a Hiro Mashima con all'interno fanfiction, disegni e
lettere da parte dei fan di tutte le sue opere. Vi lascio il link
dell'iniziativa con tutte le informazioni
https://globalsorcererfanzine.tumblr.com/,
e se la cosa può interessarvi, contattate direttamente da
qui le
organizzatrici tramite facebook
www.facebook.com/groups/1775814493...80040352477913/.
Alla
prossima e grazie ancora per tutto!