Capitolo
XVII
Il resto della
settimana per Cecilia fu piuttosto impegnativo e non le
lasciò molto tempo per
sé, al punto che non riuscì nemmeno a sentirsi
molto con Lorenzo, se non via
email e principalmente per questioni lavorative. Il fine settimana non
fu da
meno.
Aveva da tempo promesso alla sua coinquilina Harriet che avrebbero
trascorso un
fine settimana insieme in Scozia e dopo diversi tentativi, si erano
finalmente
accordate sul secondo weekend di Maggio, ragion per cui non si
sarebbero
riusciti a vedere nemmeno in quell'occasione.
“Quando torni?”
le domandò Lorenzo
per messaggio.
Se la conversazione si fosse svolta di persona, Cecilia avrebbe potuto
notare
una leggera punta di delusione nella voce del giovane. Anche se non lo
avrebbe
mai ammesso, un po' gli dispiaceva che non sarebbero riusciti a vedersi.
“Domenica sera” gli rispose mentre si preparava ad
avviarsi verso la stazione
di King's Cross dove Harriet la aspettava per prendere il treno verso
Edimburgo.
“Perfetto. Divertiti! La Scozia
è
bellissima” la salutò
aggiungendo uno smile sorridente alla fine
della frase.
Cecilia lo ringraziò promettendo che gli avrebbe mandato
qualche foto del suo
fine settimana scozzese e si salutarono definitivamente.
***
Lorenzo aveva
ragione: la Scozia era bellissima e Cecilia se ne innamorò
all'istante.
I paesaggi collinari da cartolina, con quel verde scintillante che si
confondeva con l'orizzonte, le distese di terreno con animali di ogni
tipo e la
cordialità dei suoi abitanti la conquistarono, riempiendole
il cuore di gioia.
Apprezzò ogni momento del suo weekend e ringraziò
più volte Harriet per aver
insistito.
Mandò diversi selfie a Lorenzo che rispondeva sempre quasi
immediatamente, senza preoccuparsi di nascondere l'invidia che
provava a
saperla lì, essendo un amante della Scozia anche lui.
In una delle ultime foto inviate, Cecilia era abbracciata alla sua
conquilina,
sorridente verso l'obiettivo, davanti all'ingresso di uno dei locali
più
frequentati di Edimburgo. Indossava un tubino dal colore fucsia che
metteva in
evidenza ogni centimetro del suo corpo e che fece deglutire Lorenzo,
persino
attraverso la foto.
La desiderava incredibilmente e quell'attesa lo stava logorando dentro,
non era
più abituato ad aspettare, a desiderare qualcuno.
L'ultima volta
in cui aveva atteso era stato con Rebecca, ma non era la stessa cosa;
provarci
con la sexy barista era stato soltanto un gioco, un po' perverso e che
non lo
aveva visto vincitore, ma pur sempre un gioco.
Con Cecilia era diverso: si era creato un buon livello di sintonia e
complicità, al punto che sentiva che non sarebbe stato
soltanto sesso. Il suo
non era semplice desiderio di possederla ma anche di scoprirla, di
capire cosa
le dava piacere o come farla stare bene.
Era mosso da
una sincera curiosità e al tempo stesso era bramoso di
sentirla sulla propria
pelle.
Fu proprio in quel momento di irrefrenabile smania che si
ritrovò a digitare
sulla barra digitale di Google per scoprire a che ora fosse previsto
l'arrivo
del treno da Edimburgo. Aveva deciso difatti di fare una sorpresa alla
ragazza,
presentandosi alla stazione di King's Cross quella sera.
Il treno sarebbe arrivato poco prima delle ore venti e secondo
il sito di
Virgin Trains l'arrivo sarebbe stato in orario, per cui aveva circa
quattro ore
davanti a sé, essendo da poco scoccate le quattro del
pomeriggio.
Consapevole che a casa non avrebbe trovato pace, decise di avviarsi
verso la
stazione portandosi un buon libro per ingannare l'attesa davanti ad un
caffè.
Aveva scritto a Cecilia dicendole di fargli sapere quando fosse
arrivata e si
mise ad aspettare pazientemente, dando un'occhiata all'orologio spesso
per
tenere d'occhio l'orario.
Forse un po' troppo spesso, al punto che si ritrovò
più volte a domandarsi se
il tempo potesse davvero fermarsi dato che gli sembrava impossibile che
fossero
appena passati trenta minuti. Tuttavia, fra un caffè e
qualche pagina del
thriller che si era portato con sè, il tempo
passò.
Verso le sette e trenta, ormai troppo impaziente, entrò
dentro la stazione
tenendosi vicino ai tornelli, da cui sarebbe dovuta passare la giovane.
Come promesso, Cecilia gli inviò un messaggio avvertendolo
che stava entrando
nella stazione di King's Cross e Lorenzo sorrise, immaginando la faccia
sorpresa che avrebbe fatto vedendolo lì.
Si fermò appena fuori dai tornelli che separavano i binari
dalla restante parte
della frequentatissima stazione londinese e rimase in attesa che il
cartellone
segnalasse l'arrivo del treno dalla capitale scozzese.
Come annunciato da Cecilia, l'attesa non fu molto lunga, dopo circa
cinque
minuti, infatti, Lorenzo notò la giovane sbucare fra la
folla con la sua
coinquilina che camminava di fianco gesticolando animatamente con
l'unica mano
libera a disposizione, essendo l'altra impegnata dal trolley.
Sembrava un discorso piuttosto appassionato, considerando anche il
livello di
attenzione che le stava rivolgendo Cecilia che annuiva energicamente a
quasi
ogni frase.
Convinto che il suo essersi palesato lì non fosse
già sufficientemente teatrale,
Lorenzo decise di andare incontro alle due donne, piazzandosi proprio
di fronte
a loro.
Non appena lo vide, Cecilia spalancò la bocca per la
sorpresa, sfoggiando
subito dopo un grande sorriso.
Non si aspettava minimamente di trovarlo lì e la sorpresa fu
estremamente
piacevole.
Harriet, non conoscendo il ragazzo, continuò a camminare,
rendendosi conto dopo
qualche secondo che stava proseguendo da sola.
Al voltarsi si ritrovò Cecilia abbracciata a Lorenzo e
intuì immediatamente che
dovesse trattarsi del giovane romano. Guardando più
attentamente, lo riconobbe
dai capelli ricci color miele, come adorava descriverli la sua
coinquilina.
Aveva anche decisamente delle belle spalle, si ritrovò ad
osservare e mosse le
labbra in segno di apprezzamento.
Essendo piuttosto esuberante di natura, si avvicinò alla
coppia trotterellando,
decisa ad interrompere l'abbraccio per presentarsi. “Helloo!
Really nice to
meet you!” affermò tutta contenta allungando la
mano. “I bet you're Lorenzo”
aggiunse con tono colloquiale.
Il giovane si sciolse dall'abbraccio e annuì, stringendole
la mano. “Yes, it's
me” confermò lui. “I guess you're
Harriet. Nice to meet you too”.
“Correct!” saltò su lei scuotendo un
dito a mezz'aria. “Soo, what are you doing
here?” fece la domanda che anche Cecilia avrebbe voluto
fargli, ma che era
passata in secondo piano, essendo stata travolta dall'abbraccio di
Lorenzo. Il
suo cuore batteva ancora a mille e i suoi neuroni sembravano essersi
dichiarati
in sciopero, riuscendo unicamente a farla sorridere ma non ad elaborare
alcuna
parola, trovandosi a domandarsi se avesse perso il dono della parola
tutt'un
tratto.
Si morse il labbro inferiore per riportarsi alla realtà e
quando finalmente
reagì, rivolse al ragazzo la stessa domanda.
“True! How come are you here?”
Quasi come un ladro colto in flagrante, il giovane si
bloccò, provando una
momentanea sensazione di imbarazzo nel rispondere e trovandosi
improvvisamente
incapace di rispondere senza sembrare un totale sottone e, come ben
sappiamo,
quella non era un'immagine che Lorenzo de Tommasi amava regalare di
sé stesso.
Tuttavia, Cecilia meritava una risposta per cui si strinse le spalle ed
optò
per la sincera verità.
“Because I wanted to see you” disse in modo
schietto e abbassò lo sguardo,
avendo l'imbarazzo preso il sopravvento ormai.
“Ooh, that's so sweet!” si lasciò
sfuggire Harriet incrementando lo stato di
disagio di Lorenzo ancora di più.
Cecilia provò un tuffo al cuore e le sue labbra si
allargarono in un sorriso,
se possibile, ancora più grande. “Sì,
davvero” confermò utilizzando la loro
lingua madre, dimenticandosi che Harriet non parlava italiano.
“Ho pensato che potevamo andare a cena insieme o non
so...” propose lui
lasciando anche lui l'inglese da parte.
“Volentieri” acconsentì la ragazza, non
faceva alcuna differenza cosa avrebbero
fatto, le bastava che fossero insieme.
In quel momento, Harriet si schiarì la gola per ricordare ai
due che era lì ed
entrambi si voltarono sorridenti.
“Oh so sorry!
Lorenzo has just invited me for dinner. Maybe you would like to join
us?” le
chiese Cecilia e la coinquilina scosse la testa.
“Nope, I am fine. You, guys, go and spend some time together.
You haven't seen
each other much this week” invitò i due e si
intrattenendosi con loro per
qualche altro minuto a chiacchierare, per poi dirigersi verso casa.
Rimasti da soli, Cecilia si sistemò di fronte al giovane
buttandogli le braccia
attorno al collo per catturare la sua piena attenzione.
“Allora dove mi porti?”
gli domandò.
Lorenzo l'afferrò delicatamente per i fianchi e si
chinò leggermente per darle
un bacio a fior di labbra. “Dove vuoi tu. Hai
fame?” le chiese a sua volta.
Non aveva idea di dove sarebbero potuti andare, non ci aveva pensato
nemmeno.
Cecilia annuì, non aveva toccato cibo dalla colazione quindi
cominciava ad
avvertire un certo languorino. “Ho saltato il
pranzo” gli disse difatti per
rafforzare il concetto che aveva fame, parecchia fame.
“Ok, allora vediamo dove possiamo andare”
affermò cominciando a cercare un
posto nelle vicinanze tramite Google Maps.
Cecilia si spostò accanto a lui per guardare il suo schermo
commentando i
diversi ristoranti senza trovarne nessuno che fosse di suo gradimento.
Dopo un weekend trascorso in Scozia a mangiare piatti a base di carne
di manzo
con ogni tipo di patate e porridge seguito da toast con marmite* a
colazione,
sentiva il bisogno di farsi una cena più leggera e
soprattutto a base di cucina
italiana.
Dieci minuti dopo, con diversi tentativi di proposte miseramente
falliti, dato
che Cecilia respingeva praticamente ogni alternativa, si trovavano
ancora lì e
Lorenzo assieme alla batteria del suo iPhone alzarono bandiera bianca.
“Mi sa che nei dintorni non c'è niente che faccia
a caso nostro” commentò
Lorenzo grattandosi la nuca.
Cecilia riprese a guardare la lista cercando di trovare un'alternativa;
se non
poteva avere della cucina italiana, si sarebbe accontentata di quello
che
poteva trovare, quando Lorenzo ebbe un'illuminazione.
“Come ho fatto a dimenticarmene! C'è un posto
molto buono e italiano, non molto
lontano da qua” la informò ricordandosi di
“La mia mamma”, un ristorante
italiano a gestione famigliare nei pressi che aveva scoperto quando
“frequentava”
la sua collega Danielle.
Sì, le virgolette sul termine
“frequentava” non sono poste a caso; era
esattamente quel tipo di frequentazione.
Cecilia annuì entusiasta, già dal nome,
“La mia mamma” sembrava il posto
perfetto dove soddisfare la sua voglia di cibo che sapeva di casa.
“Dai, vieni” la invitò Lorenzo
allungando la mano verso di lei che fu prontamente
afferrata e appropriandosi del trolley di lei con la mano libera,
nonostante le
mille proteste di Cecilia che sosteneva di essere perfettamente in
grado di
trascinare il suo stesso bagaglio.
A quel punto, anche loro si avviarono verso l'uscita della stazione
destreggiandosi fra le diverse persone che affollavano King's Cross e
guadagnandosi più di un'occhiataccia da parte dei passanti,
costretti a
cambiare traiettoria, essendo Cecilia e Lorenzo mano nella
mano, condannandoli
così ad impiegare un nanosecondo di troppo nella corsa verso
la loro
destinazione.
Come già ribadito, a Londra le esitazioni non sono mai
troppo apprezzate.
Insomma, vi pare che un londinese, di nascita o adottato,
può rilassarsi di
domenica sera?
Per loro fortuna, spostandosi nella zona del ristorante, la folla
cominciò a
diminuire e poterono camminare fianco a fianco senza guadagnarsi altri
sguardi
scocciati.
***
“La Mia Mamma”,
situato in un angolo fra Kings Boulevard e Goods Way , era un
ristorante
abbastanza piccolo anche se molto accogliente.
Dai colori caldi, i gestori lo avevano arredato seguendo il
caratteristico
stile delle trattorie dei Castelli Romani, senza assecondare lo stile
moderno e
un po' hipster che stava spopolando in tutto il mondo, e che rendeva il
locale
probabilmente meno appetibile dall'esterno. Per chi lo conosceva
però era un
porto sicuro dove mangiare bene e rilassarsi in buona compagnia.
“Hello, how can I help?” domandò una
signora tutta sorridente sulla
cinquantina. Dall'accento e considerando la fisionomia, fu certo che si
trattava di un'italiana emigrata a Londra, per cui Lorenzo rispose in
italiano:
“Ciao, potremmo avere per piacere un tavolo per
due?”
La signora annuì aggiungendo “Ooh ma siete
italiani!”, non molto sorpreso dato
che gli ospiti italiani erano piuttosto frequenti.
“Seguitemi” invitò subito dopo
dirigendosi verso uno dei tavolini vuoti in
fondo al locale.
Cecilia si guardò intorno trovando il locale incredibilmente
famigliare, come
se ci fosse già stata. Sarà stato l'arredamento
scelto o il caldo e gentile
sorriso della cameriera ma le sembrava di vivere un deja-vù.
Una volta accomodati al tavolo, si appropriarono di una carta
menù ciascuno e
presero a scegliere le loro portate. Cecilia era talmente affamata che
si
sarebbe volentieri ordinata gran parte delle portate.
“Ti va se ci dividiamo qualche antipasto?” chiese
Lorenzo distogliendola dalla
lettura del menù.
La giovane lo guardò un attimo perplessa non essendo sicura
di voler
condividere gli antipasti. Aveva una fame da lupi e tutti i piatti
sembravano
buonissimi, per cui scegliere non le era affatto facile.
“Giuro che ti lascio la parte più
abbondante” le disse per rassicurarla e la
giovane arrossì di colpo. Non pensava che fosse
così evidente che non fosse
molto intenzionata a condividere.
A quel punto però, colta alla sprovvista, e non volendo
risultare egoista,
accettò la proposta. Per sua fortuna, Lorenzo
accettò volentieri di ordinare
secondo le sue preferenze, per cui la scelta degli antipasti fu
abbastanza
veloce.
All'arrivo degli antipasti, ogni tentativo di stabilire un dialogo da
parte di
Lorenzo andò in malora, essendo Cecilia piuttosto
concentrata a mandar giù
tutto quello che poteva nel più breve tempo possibile; era
proprio in preda ad
un attacco di voracità non indifferente che poteva
significare soltanto una
cosa: il ciclo era in arrivo.
Lorenzo che fino a quel momento aveva tentato di fare finta di niente,
si
ritrovò a fissarla con la forchetta a mezz'aria e
un'espressione piuttosto
perplessa stampata sul volto.
Cecilia incrociò il suo sguardo mentre afferrava l'ennesima
fetta di pane e
sentì le guance andare in fiamme. Doveva proprio risultare
una morta di fame.
“Oddio, ti giuro che non sono sempre
così” si giustificò mettendo
giù la fetta
di pane.
Lorenzo scoppiò a ridere facendo spallucce.
“Figurati, preferisco una che
mangia a una che sta sempre a contare le calorie”
Ne aveva frequentate diverse di quel tipo e ogni volta si era pentito
di averle
portate a cena, lo facevano sentire un ingordo.
Anche Cecilia rise e riprese la fetta di pane, sentendosi autorizzata.
“Credo
che sia il ciclo in arrivo” spiegò mordicchiandosi
il labbro inferiore. Non era
sicura se fossero già a quel livello di confidenza ma alla
fine, era una cosa
piuttosto naturale.
Lorenzo annuì divertito. Anche la sua ex diventava un pozzo
senza fine quando
le arrivava il ciclo, riuscendo persino a superare i record di Lorenzo,
che
sappiamo essere uno dall'appetito infinito.
Ricordandosi delle mille volte in cui aveva dovuto mettere al sicuro
tutti i
dolciumi che aveva in casa per evitare che Veronica finisse tutto, le
venne da
sorridere.
“Sì anche Veronica era spesso in preda ad attacchi
di fame, ci sono abituato”
disse senza pensarci molto e Cecilia aggrottò la fronte. Chi
era Veronica?
Forse sua sorella? Anche se ricordava che si chiamasse Giulia, o magari
ricordava male?
“Chi è Veronica?” domandò
difatti curiosa.
Fu il turno di Lorenzo di diventare rosso come un peperone, si morse
l'interno
delle guance, maledicendosi per aver parlato troppo. Sperando vivamente
che
Cecilia non decidesse di approfondire delle ex, rispose in modo
piuttosto
secco. “La mia ex” disse senza aggiungere altro e
Cecilia annuì senza fare
ulteriori domande.
Non voleva introdurre nemmeno lei il discorso degli ex, dato che
parlare di
Giorgio la metteva sempre di cattivo umore e dalla reazione di Lorenzo
dedusse
che voleva lo stesso anche per il suo accompagnatore per cui non
commentò
ulteriormente.
Ad interrompere il silenzio imbarazzante che si era creato fra i due,
ci pensò
la cameriera, quando venne a ritirare i piatti vuoti per sostituire con
quello
del primo ordinato.
“Tutto bene?” domandò per accettarsi che
gli antipasti avessero incontrato i
loro gusti e i due sorrisero. “Decisamente, era tutto
buonissimo” confermò
Cecilia e la donna fece un cenno col capo gongolando. Nonostante fosse
nel
campo della ristorazione da anni, era sempre un piacere vedere dei
clienti
soddisfatti.
Purtroppo
l'arrivo dei primi non fu sufficiente per eliminare la tensione, ancora
percepibile nell'aria; ricordarsi dei propri ex era ancora un tasto
dolente per
entrambi, nonostante fosse passato diverso tempo dalle rispettive
rotture.
Rimasero difatti in silenzio per il resto della cena con la testa china
sui
propri piatti, facendo qualche sporadico commento di tanto in tanto,
finché
Lorenzo fece una domanda che strappò un sorriso all'altra.
“Mi azzanni se ti
propongo di dividere il dolce?”
Cecilia lo guardò truce e scosse la testa, era davvero un
c******.
“No, prometto che ti risparmio” rispose
mostrandogli un sorriso a trentadue
denti che l'altro non esitò a ricambiare. “Chiamo
la cameriera” disse poi
facendo un cenno con la mano.
La donna si avvicinò quasi immediatamente chiedendo loro in
cosa potesse essere
utile.
“Possiamo vedere il menù dei dolci per
favore?” domandò cortesemente Lorenzo e
l'altra annuì, allontanandosi a passo svelto per ritornare
qualche secondo dopo
con una carta menù.
“Mmm... c'è il tiramisù!”
affermò Lorenzo illuminandosi. Era il suo dolce
preferito fin dall'infanzia.
Cecilia arricciò le labbra poco convinta, non amava il
tiramisù
particolarmente, anzi ad essere sinceri, non le piaceva proprio.
“Preferirei il cuore al cioccolato” propose invece
e Lorenzo fece spallucce.
“Fine with me” rispose in inglese. Dopo anni in
Inghilterra, ogni tanto
l'inglese saltava fuori spontaneamente.
Ordinarono il dolce e ripresero a chiacchierare come di
consueto.
L'imbarazzo di poco prima era finalmente sparito ed erano tornati alla
normalità.
Come promesso, il giovane lasciò la parte più
abbondante a Cecilia che non poté
non essere più contenta, trovando il dessert decisamente
delizioso.
Stava gustandosi l'ultima cucchiaiata quando avvertì lo
sguardo di Lorenzo su
di sé.
“Dimmi” chiese facendo un mezzo sorriso
imbarazzato. Forse si stava ingozzando
un'altra volta?
“Sei sporca di cioccolato” le disse divertito
indicandole l'angolo sinistra
della bocca.
Le labbra di Cecilia formarono un “oh” e si
affrettò a pulirsi. Per la seconda
volta nel giro di poco più di un'ora, le sue guance andarono
in fiamme.
Se fosse stato il loro primo appuntamento, sicuramente non ci sarebbe
stato un
seguito. Stava facendo una figuraccia dietro l'altra. O almeno,
così credeva.
In realtà, per Lorenzo non era affatto così.
Trovava Cecilia incredibilmente spontanea e questo alimentava il suo
desiderio
di conoscerla meglio, essendo convinto che una donna che non sente il
bisogno
di fingersi qualcuno di diverso fosse segno di fiducia in sé
stessa.
Ovviamente, noi sappiamo che Cecilia era molte cose, ma non poteva
essere
considerata esattamente un esempio di forte autostima.
Tuttavia, questo il nostro Lorenzo non deve necessariamente scoprirlo
adesso.
Beata ignoranza, giusto?
“Sono pulita adesso?” chiese a Lorenzo e il giovane
si sporse per eliminare
l'ultima macchiolina di crema al cioccolato rimasta.
“Ora sì” rispose facendole l'occhiolino.
I loro visi erano così vicini che
riusciva ad specchiarsi nel verde dei suoi occhi, talmente espressivi
da
risultare irresistibili per il giovane romano.
Fu difatti la prima cosa che notò di lei e quella che gli
rimase più impressa
nella mente.
Cecilia si sporse a sua volta e lo baciò. Il sapore di
cioccolato si mischiò a
quel sapore un po' dolciastro delle labbra di Lorenzo, a cui si stava
lentamente abituando.
Fu un bacio piuttosto contenuto quello che si scambiarono, ma
riuscì a
risvegliare in Lorenzo gli stessi impulsi del mercoledì
precedente.
Purtroppo quello stato prolungato di astinenza - o almeno
così era avvertito
dal suo “arzillo” amichetto - gli stava
rendendo davvero la vita davvero
complicata.
“Che facciamo? Andiamo?” chiese quando le loro
labbra si allontanarono.
Cecilia annuì e afferrò con la mano sinistra il
portafoglio, bloccando ogni
lamentela di Lorenzo, le cui labbra stavano già modulando un
“non esiste, pago
io”, con la mano libera.
“Oggi faccio io, non si discute” disse in modo
fermo e l'altro roteò gli occhi.
“Okay...” borbottò poco convinto, ma
decidendo di lasciarla fare. Semplicemente
non aveva voglia di assistere al solito teatrino di lei che si
lamentava e di
lui che insisteva.
“Ti accompagno a casa?” domandò
cambiando argomento.
La giovane arricciò le labbra incerta sul da farsi e il
dilemma di sempre si
fece strada ancora una volta: tornare a casa propria oppure cedere e
passare la
notte insieme?
Una parte di sé avrebbe voluto rimanere con lui quella
notte, godersi il
momento e spegnere il cervello per qualche ora. Tuttavia, l'altra parte
di sé,
la stessa della volta precedente, quella un po'
più noiosa e
tradizionalista, urlava di non cedere.
Sospesa fra impulsività e razionalità, Cecilia
non poté che ascoltare
l'istinto.
“Ma se andassimo da te?” contropropose lasciando il
suo accompagnatore di
stucco. Alla fine, non essendo riuscita a mettere a tacere il
desiderio, aveva
ceduto.
A difesa della giovane, bisognava riconoscere che l'alterazione
ormonale,
dettata dal vicinissimo ciclo mestruale, l'aveva resa più
vulnerabile, giocando
un ruolo decisivo nella presa di quella decisione.
Lorenzo sgranò gli occhi per la sorpresa e sorrise malizioso
senza preoccuparsi
di nasconderlo. Non si aspettava una simile risposta e non
poté che
compiacersi.
“Certo” rispose con un eccessivo trasporto che non
sfuggì alla giovane. Erano
abbastanza chiari i suoi piani per il dopo serata.
Poco prima di uscire dal locale, Cecilia si recò alla
toilette per controllare
che fosse tutto al suo posto dato che avvertiva una sensazione di
leggero
malessere al basso ventre, segno inequivocabile che le sue mestruazioni
avessero deciso di farle visita con lo stesso tempismo di uno sgradito
ospite
della domenica mattina.
Continuò a sperare con tutta sé stessa di
sbagliarsi ma come intuito il suo
ciclo era appena arrivato distruggendo tutti i suoi piani e
inevitabilmente anche
quelli del suo accompagnatore.
“Che palle!” si lamentò serrando i pugni
contrariata. “Proprio oggi che mi ero
decisa....” pensò mentre si lavava le mani nel
lavabo dell'anticamera del
bagno. Per sua fortuna, aveva sempre con sé un assorbente
nella borsa da
utilizzare proprio in quelle evenienze.
Si avviò verso l'uscita del locale dove Lorenzo l'aspettava
appoggiato ad un
lampione e al solo guardarlo fu chiaro che stesse fremendo all'idea di
quella
notte insieme.
Il giovane si stava già pregustandosi mentalmente il momento
in cui l'avrebbe
finalmente spogliata quando Cecilia mandò in frantumi tutte
le sue aspettative.
“Brutte notizie” affermò quando fu
davanti a lui e Lorenzo la fissò con
espressione incerta. “Mi è appena arrivato il
ciclo” annunciò grattandosi la
nuca.
Gli occhi di Lorenzo non riuscirono a nascondere la delusione e nemmeno
le sue labbra
che formarono un broncio facendogli assumere un'espressione simile a
quella di
un bambino a cui avevano appena negato un lecca-lecca.
“Mi dispiace” aggiunse Cecilia divertita dalla sua
reazione. “Che facciamo? Mi
accompagni a casa?” domandò in seguito. Pensava
che a quel punto non avesse
molto senso per il giovane “ospitarla”.
Lorenzo cambiò totalmente espressione e aggrottò
la fronte confuso non capendo
perché gli avesse chiesto di portarla a casa.
“Perché?” chiese difatti.
“Per il ciclo....” sussurrò guardandosi
le scarpe sentendosi le guance
avvampare.
Lorenzo continuò a fissarla confuso per qualche secondo
finché finalmente capì
la ragione dietro quell'affermazione. “Ma mi hai scambiato
per un ninfomane?”
chiese retoricamente lasciandosi sfuggire una leggera risata.
“Mi fa assolutamente piacere stare con te anche se hai il
ciclo” concluse
circondandole le spalle con un braccio avvicinandola a sé
per darle un buffetto
sul capo in modo scherzoso.
Cecilia rise a sua volta e fece spallucce un po' imbarazzata.
“Okay....” fu
tutto ciò che riuscì soltanto a dire e
sollevò lo sguardo verso di lui che
ancora sorrideva.
“Mamma mia, Contini, cosa ti farei!”
affermò abbandonandosi a un lungo sospiro
con l'intento di scacciare i pensieri che stavano affollando la sua
testa e che
coinvolgevano unicamente tre elementi: loro due nudi e delle lenzuola
aggrovigliate ai piedi del letto.
Cecilia aggrottò la fonte confusa: da quando la chiamava per
cognome?
“Contini?” domandò perplessa e Lorenzo
annuì.
“Quando faccio dei pensieri un po' perversi, mi piace
prendere le distanze
quindi uso il cognome” spiegò e la giovane
scoppiò a ridere.
“Quindi in
questo momento stai facendo pensieri perversi?” lo
provocò maliziosa e Lorenzo
scosse la testa mordendosi il labbro inferiore.
“Tanti,
Contini, tanti” rispose mellifluo e le fece
l’occhiolino provocando un leggero
sfarfallio in Cecilia che deglutì una copiosa
quantità di saliva. Anche lei
cominciava a sentire una certa smania e per qualche secondo anche la
sua testa
si affollò di pensieri non dissimili da quelli di Lorenzo.
“Dai, andiamo
a casa” chiuse il discorso lui e
s’incamminò verso l’auto che aveva
parcheggiato a qualche isolato della stazione.
Cecilia prese
a seguirlo quando si ricordò che era a corto di assorbenti
quindi avrebbe
necessariamente dovuto fare un salto al supermercato.
“Aspetta, dobbiamo
passare dal supermercato” lo informò mentre
digitava 'supermercati nelle
vicinanze' sulla barra di ricerca di Google.
“Hai paura che non ci sia sufficiente cibo a casa?”
la prese in giro l'altro e
Cecilia gli lanciò un'occhiataccia.
“No, scemo, mi servono gli assorbenti!” rispose
leggermente irritata e gioì
dentro notando che c'era supermercato aperto 24 ore non molto lontano
da lì.
“Aah okay! - rispose Lorenzo soffocando una risatina per non
farla irritare
ancora di più - Quelli non ce li abbiamo, Matteo ancora non
li usa” fece una
battuta per farla sorridere e Cecilia scosse la testa.
“Dai, andiamo, il supermercato è di
là” affermò guidandolo verso la
destinazione.
***
3
Binfield Rd
Casa
di Lorenzo
12/05/2019
Ore
22,09
Cecilia stava
perlustrando la stanza di Lorenzo, approfittando della momentanea
assenza del
giovane, alla ricerca di qualche dettaglio che le dicesse di
più sulla
personalità del suo attuale frequentante.
Le sembrava
così strano essere lì, ma soprattutto essere
nella sua stanza. Erano
passati circa npve mesi dall'ultima volta era stata lì, si
domandava se Lorenzo
ci pensasse mai al loro primo incontro; lei ci pensava spesso, c'era
ancora un
unico dubbio a cui il giovane non aveva ancora dato una chiara
risposta: perché
l'aveva allontanata in precedenza?
Nonostante fosse
estremamente propensa a capire cosa ci fosse dietro, non
riusciva a tirare fuori l'argomento o per meglio dire aspettava il
momento
propizio per parlarci. Continuò a curiosare in giro dando
conferma alla sua
prima espressione: come aveva già da tempo intuito,
semplicemente guardando la
sua scrivania a lavoro, Lorenzo era disordinatissimo. C'erano vestiti
ovunque:
sulla sedia, sul letto e persino sulle ante dell'armadio, rigorosamente
aperte
a sfoggiare con orgoglio il suo contenuto fatto di camicie
stropicciate,
pantaloni appallottolati e magliette sistemate alla buona.
Era un caos
indicibile e Cecilia non si sorprese che fosse perennemente in
ritardo a lavoro la mattina, anzi si domandava come facesse a vestirsi.
L'unica parte
della stanza ad essere immacolata era la scrivania che il giovane
romano aveva adibito a suo personale angolo dei ricordi dove aveva
sistemato
alcuni degli oggetti comprati nei suoi viaggi e qualche fotografia
ritraenti
lui con i suoi amici e famiglia.
Cecilia
sollevò una delle cornici per osservare meglio la fotografia
racchiusa
al suo interno: si trattava di Lorenzo, sicuramente più
giovane di qualche
anno, con in braccio una neonata, seduto affianco ad una
giovane donna che
dedusse essere la sorella considerata l'incredibile somiglianza fra i
due.
“Quella
è mia nipote Margot” - le raccontò
tutto sorridente - “Ora ha circa
quattro anni, è una peste”
Adorava la sua
nipote a dismisura e le mancava moltissimo; purtroppo, Margot
era nata dopo il suo trasferimento nel Regno Unito, rendendogli
piuttosto
difficile godersela come avrebbe voluto. Tuttavia, quando tornava a
Roma
cercava di trascorrere con lei più tempo che poteva.
“È
molto carina” rispose l'altra rivolgendogli un caldo sorriso.
In quel momento
Lorenzo diede un'occhiata alla stanza e tossicchiò.
“Giuro che
questa volta è più disordinata del
solito” - si giustificò mettendo le mani
davanti e Cecilia ridacchiò - “Avrei dovuto
mettere in ordine oggi ma poi ho
deciso di venire da te....” aggiunse con tono mellifluo e
Cecilia gli lanciò
un'occhiataccia.
“Ma
finiscila!” esclamò scuotendo la testa.
Lorenzo le fece
l'occhiolino e tolse i vestiti dal letto per sistemare meglio
il piumone e li lanciò nell'armadio decidendo di chiudere le
ante per
nascondere il disordine al loro interno.
“Troppo
tardi. Avevo già visto tutto” lo prese in giro e
Lorenzo fece spallucce
buttandosi sul letto.
“Dai,
vieni qua” la invitò indicando il posto accanto a
sé.
Cecilia
esitò per qualche secondo e spostò una ciocca di
capelli dietro
all'orecchio, un gesto che faceva abbastanza spesso quando era nervosa.
Non
capiva cosa le stesse creando quel nervosismo; era vero che era la
prima volta
che dormivano insieme, ma non avrebbe dovuto essere un evento
così inusuale
dormire con un uomo, considerando che non avrebbero nemmeno consumato e
che lei
aveva quasi trent'anni. Lorenzo non era neanche il primo uomo della sua
vita,
tuttavia non riusciva a rilassarsi del tutto.
Lorenzo le
sorrise e rinnovò l'invito aprendo il piumone e Cecilia si
tuffò
decidendo di non pensarci ulteriormente, sistemandosi accanto a lui.
“Ti va
di guardare qualcosa su Netflix? Che so un film?”
suggerì recuperando il
laptop sul comodino. Cecilia annuì e propose di guardare
“Working mums”, una
seria originale di Netflix con cui si era recentemente fissata.
“Perfetto.
Working mums sia” confermò lui e le fece scegliere
la puntata non
facendo alcuna differenza per lui.
Alla fine, la
serie risultò alquanto avvincente pure per Lorenzo al punto
che
finirono per vedere circa tre puntate di fila.
Sul finire della
terza però, Cecilia si addormentò accoccolata sul
petto di lui
che le stringeva delicamente le spalle con il mento appoggiato sulla
testa.
“Certo
che Frankie è fuori come una campana”
commentò Lorenzo, riferendosi ad
una delle protagoniste del telefilm, non essendosi accorto che Cecilia
era
scivolata nel mondo dei sogni da metà puntata.
“Cè”
la chiamò accorgendosi solo allora che la sua ospite stava
già dormendo.
Sentendo anche
lui le palpebre pesanti, chiuse il laptop e si allungò per
spegnere la luce del lampada sul comodino.
Rimasto al buio,
scivolò anche lui verso il basso per sistemarsi per bene
sotto
le coperte muovendo leggermente Cecilia, che emise un debole suono
senza però
svegliarsi, così da essere più comodo.
“Contini,
spero che non russi altrimenti ti butto fuori dal letto!” la
minacciò
bonariamente anche se lei non poteva sentirlo.
La
verità è che non lo avrebbe mai fatto; si sentiva
bene in quella posizione, dannatamente bene.