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Autore: AntoGoesToLondon    21/09/2019    0 recensioni
"Cecilia, ventottenne alle prese con il suo primo lavoro in una multinazionale, trascorre un'esistenza particolarmente piatta, in cui tutti i giorni cominciava a somigliarsi.
Perennemente alla ricerca dell'amore a prima volta, finisce sempre per fantasticare sulla persona sbagliata, rimanendo inevitabilmente.
Sembra ormai che nessuna novità si prospetti per lei quando all'improvviso un'occasione la porterà nella grigia Londra"
PS: per questioni pratiche, ogni tanto qualche dialogo della storia sarà riportato in inglese!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo XVII

 

Il resto della settimana per Cecilia fu piuttosto impegnativo e non le lasciò molto tempo per sé, al punto che non riuscì nemmeno a sentirsi molto con Lorenzo, se non via email e principalmente per questioni lavorative. Il fine settimana non fu da meno.
Aveva da tempo promesso alla sua coinquilina Harriet che avrebbero trascorso un fine settimana insieme in Scozia e dopo diversi tentativi, si erano finalmente accordate sul secondo weekend di Maggio, ragion per cui non si sarebbero riusciti a vedere nemmeno in quell'occasione.
“Quando torni?” le domandò Lorenzo per messaggio.
Se la conversazione si fosse svolta di persona, Cecilia avrebbe potuto notare una leggera punta di delusione nella voce del giovane. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, un po' gli dispiaceva che non sarebbero riusciti a vedersi.
“Domenica sera” gli rispose mentre si preparava ad avviarsi verso la stazione di King's Cross dove Harriet la aspettava per prendere il treno verso Edimburgo.
“Perfetto. Divertiti! La Scozia è bellissima”  la salutò aggiungendo uno smile sorridente alla fine della frase.
Cecilia lo ringraziò promettendo che gli avrebbe mandato qualche foto del suo fine settimana scozzese e si salutarono definitivamente.


***

Lorenzo aveva ragione: la Scozia era bellissima e Cecilia se ne innamorò all'istante.
I paesaggi collinari da cartolina, con quel verde scintillante che si confondeva con l'orizzonte, le distese di terreno con animali di ogni tipo e la cordialità dei suoi abitanti la conquistarono, riempiendole il cuore di gioia. Apprezzò ogni momento del suo weekend e ringraziò più volte Harriet per aver insistito.
Mandò diversi selfie a Lorenzo che rispondeva sempre quasi immediatamente, senza preoccuparsi di nascondere l'invidia che provava a saperla lì, essendo un amante della Scozia anche lui.
In una delle ultime foto inviate, Cecilia era abbracciata alla sua conquilina, sorridente verso l'obiettivo, davanti all'ingresso di uno dei locali più frequentati di Edimburgo. Indossava un tubino dal colore fucsia che metteva in evidenza ogni centimetro del suo corpo e che fece deglutire Lorenzo, persino attraverso la foto.
La desiderava incredibilmente e quell'attesa lo stava logorando dentro, non era più abituato ad aspettare, a desiderare qualcuno.

L'ultima volta in cui aveva atteso era stato con Rebecca, ma non era la stessa cosa; provarci con la sexy barista era stato soltanto un gioco, un po' perverso e che non lo aveva visto vincitore, ma pur sempre un gioco.
Con Cecilia era diverso: si era creato un buon livello di sintonia e complicità, al punto che sentiva che non sarebbe stato soltanto sesso. Il suo non era semplice desiderio di possederla ma anche di scoprirla, di capire cosa le dava piacere o come farla stare bene.

Era mosso da una sincera curiosità e al tempo stesso era bramoso di sentirla sulla propria pelle.
Fu proprio in quel momento di irrefrenabile smania che si ritrovò a digitare sulla barra digitale di Google per scoprire a che ora fosse previsto l'arrivo del treno da Edimburgo. Aveva deciso difatti di fare una sorpresa alla ragazza, presentandosi alla stazione di King's Cross quella sera.
Il treno sarebbe arrivato poco prima delle ore venti e secondo il sito di Virgin Trains l'arrivo sarebbe stato in orario, per cui aveva circa quattro ore davanti a sé, essendo da poco scoccate le quattro del pomeriggio.
Consapevole che a casa non avrebbe trovato pace, decise di avviarsi verso la stazione portandosi un buon libro per ingannare l'attesa davanti ad un caffè.
Aveva scritto a Cecilia dicendole di fargli sapere quando fosse arrivata e si mise ad aspettare pazientemente, dando un'occhiata all'orologio spesso per tenere d'occhio l'orario.
Forse un po' troppo spesso, al punto che si ritrovò più volte a domandarsi se il tempo potesse davvero fermarsi dato che gli sembrava impossibile che fossero appena passati trenta minuti. Tuttavia, fra un caffè e qualche pagina del thriller che si era portato con sè, il tempo passò.
Verso le sette e trenta, ormai troppo impaziente, entrò dentro la stazione tenendosi vicino ai tornelli, da cui sarebbe dovuta passare la giovane.
Come promesso, Cecilia gli inviò un messaggio avvertendolo che stava entrando nella stazione di King's Cross e Lorenzo sorrise, immaginando la faccia sorpresa che avrebbe fatto vedendolo lì.
Si fermò appena fuori dai tornelli che separavano i binari dalla restante parte della frequentatissima stazione londinese e rimase in attesa che il cartellone segnalasse l'arrivo del treno dalla capitale scozzese.
Come annunciato da Cecilia, l'attesa non fu molto lunga, dopo circa cinque minuti, infatti, Lorenzo notò la giovane sbucare fra la folla con la sua coinquilina che camminava di fianco gesticolando animatamente con l'unica mano libera a disposizione, essendo l'altra impegnata dal trolley.
Sembrava un discorso piuttosto appassionato, considerando anche il livello di attenzione che le stava rivolgendo Cecilia che annuiva energicamente a quasi ogni frase.
Convinto che il suo essersi palesato lì non fosse già sufficientemente teatrale, Lorenzo decise di andare incontro alle due donne, piazzandosi proprio di fronte a loro.
Non appena lo vide, Cecilia spalancò la bocca per la sorpresa, sfoggiando subito dopo un grande sorriso.
Non si aspettava minimamente di trovarlo lì e la sorpresa fu estremamente piacevole.
Harriet, non conoscendo il ragazzo, continuò a camminare, rendendosi conto dopo qualche secondo che stava proseguendo da sola.
Al voltarsi si ritrovò Cecilia abbracciata a Lorenzo e intuì immediatamente che dovesse trattarsi del giovane romano. Guardando più attentamente, lo riconobbe dai capelli ricci color miele, come adorava descriverli la sua coinquilina.
Aveva anche decisamente delle belle spalle, si ritrovò ad osservare e mosse le labbra in segno di apprezzamento.
Essendo piuttosto esuberante di natura, si avvicinò alla coppia trotterellando, decisa ad interrompere l'abbraccio per presentarsi. “Helloo! Really nice to meet you!” affermò tutta contenta allungando la mano. “I bet you're Lorenzo” aggiunse con tono colloquiale.
Il giovane si sciolse dall'abbraccio e annuì, stringendole la mano. “Yes, it's me” confermò lui. “I guess you're Harriet. Nice to meet you too”.
“Correct!” saltò su lei scuotendo un dito a mezz'aria. “Soo, what are you doing here?” fece la domanda che anche Cecilia avrebbe voluto fargli, ma che era passata in secondo piano, essendo stata travolta dall'abbraccio di Lorenzo. Il suo cuore batteva ancora a mille e i suoi neuroni sembravano essersi dichiarati in sciopero, riuscendo unicamente a farla sorridere ma non ad elaborare alcuna parola, trovandosi a domandarsi se avesse perso il dono della parola tutt'un tratto.
Si morse il labbro inferiore per riportarsi alla realtà e quando finalmente reagì, rivolse al ragazzo la stessa domanda. “True! How come are you here?”
Quasi come un ladro colto in flagrante, il giovane si bloccò, provando una momentanea sensazione di imbarazzo nel rispondere e trovandosi improvvisamente incapace di rispondere senza sembrare un totale sottone e, come ben sappiamo, quella non era un'immagine che Lorenzo de Tommasi amava regalare di sé stesso. Tuttavia, Cecilia meritava una risposta per cui si strinse le spalle ed optò per la sincera verità.
“Because I wanted to see you” disse in modo schietto e abbassò lo sguardo, avendo l'imbarazzo preso il sopravvento ormai.
“Ooh, that's so sweet!” si lasciò sfuggire Harriet incrementando lo stato di disagio di Lorenzo ancora di più.
Cecilia provò un tuffo al cuore e le sue labbra si allargarono in un sorriso, se possibile, ancora più grande. “Sì, davvero” confermò utilizzando la loro lingua madre, dimenticandosi che Harriet non parlava italiano.
“Ho pensato che potevamo andare a cena insieme o non so...” propose lui lasciando anche lui l'inglese da parte.
“Volentieri” acconsentì la ragazza, non faceva alcuna differenza cosa avrebbero fatto, le bastava che fossero insieme.
In quel momento, Harriet si schiarì la gola per ricordare ai due che era lì ed entrambi si voltarono sorridenti.

“Oh so sorry! Lorenzo has just invited me for dinner. Maybe you would like to join us?” le chiese Cecilia e la coinquilina scosse la testa.
“Nope, I am fine. You, guys, go and spend some time together. You haven't seen each other much this week” invitò i due e si intrattenendosi con loro per qualche altro minuto a chiacchierare, per poi dirigersi verso casa.
Rimasti da soli, Cecilia si sistemò di fronte al giovane buttandogli le braccia attorno al collo per catturare la sua piena attenzione. “Allora dove mi porti?” gli domandò.
Lorenzo l'afferrò delicatamente per i fianchi e si chinò leggermente per darle un bacio a fior di labbra. “Dove vuoi tu. Hai fame?” le chiese a sua volta.
Non aveva idea di dove sarebbero potuti andare, non ci aveva pensato nemmeno.
Cecilia annuì, non aveva toccato cibo dalla colazione quindi cominciava ad avvertire un certo languorino. “Ho saltato il pranzo” gli disse difatti per rafforzare il concetto che aveva fame, parecchia fame.
“Ok, allora vediamo dove possiamo andare” affermò cominciando a cercare un posto nelle vicinanze tramite Google Maps.
Cecilia si spostò accanto a lui per guardare il suo schermo commentando i diversi ristoranti senza trovarne nessuno che fosse di suo gradimento.
Dopo un weekend trascorso in Scozia a mangiare piatti a base di carne di manzo con ogni tipo di patate e porridge seguito da toast con marmite* a colazione, sentiva il bisogno di farsi una cena più leggera e soprattutto a base di cucina italiana.
Dieci minuti dopo, con diversi tentativi di proposte miseramente falliti, dato che Cecilia respingeva praticamente ogni alternativa, si trovavano ancora lì e Lorenzo assieme alla batteria del suo iPhone alzarono bandiera bianca.
“Mi sa che nei dintorni non c'è niente che faccia a caso nostro” commentò Lorenzo grattandosi la nuca.
Cecilia riprese a guardare la lista cercando di trovare un'alternativa; se non poteva avere della cucina italiana, si sarebbe accontentata di quello che poteva trovare, quando Lorenzo ebbe un'illuminazione.
“Come ho fatto a dimenticarmene! C'è un posto molto buono e italiano, non molto lontano da qua” la informò ricordandosi di “La mia mamma”, un ristorante italiano a gestione famigliare nei pressi che aveva scoperto quando “frequentava” la sua collega Danielle.
Sì, le virgolette sul termine “frequentava” non sono poste a caso; era esattamente quel tipo di frequentazione.
Cecilia annuì entusiasta, già dal nome, “La mia mamma” sembrava il posto perfetto dove soddisfare la sua voglia di cibo che sapeva di casa.
“Dai, vieni” la invitò Lorenzo allungando la mano verso di lei che fu prontamente afferrata e appropriandosi del trolley di lei con la mano libera, nonostante le mille proteste di Cecilia che sosteneva di essere perfettamente in grado di trascinare il suo stesso bagaglio.
A quel punto, anche loro si avviarono verso l'uscita della stazione destreggiandosi fra le diverse persone che affollavano King's Cross e guadagnandosi più di un'occhiataccia da parte dei passanti, costretti a cambiare traiettoria, essendo  Cecilia e Lorenzo mano nella mano, condannandoli così ad impiegare un nanosecondo di troppo nella corsa verso la loro destinazione.
Come già ribadito, a Londra le esitazioni non sono mai troppo apprezzate. Insomma, vi pare che un londinese, di nascita o adottato, può rilassarsi di domenica sera?
Per loro fortuna, spostandosi nella zona del ristorante, la folla cominciò a diminuire e poterono camminare fianco a fianco senza guadagnarsi altri sguardi scocciati.

 

***

 

“La Mia Mamma”, situato in un angolo fra Kings Boulevard e Goods Way , era un ristorante abbastanza piccolo anche se molto accogliente.
Dai colori caldi, i gestori lo avevano arredato seguendo il caratteristico stile delle trattorie dei Castelli Romani, senza assecondare lo stile moderno e un po' hipster che stava spopolando in tutto il mondo, e che rendeva il locale probabilmente meno appetibile dall'esterno. Per chi lo conosceva però era un porto sicuro dove mangiare bene e rilassarsi in buona compagnia.
“Hello, how can I help?” domandò una signora tutta sorridente sulla cinquantina. Dall'accento e considerando la fisionomia, fu certo che si trattava di un'italiana emigrata a Londra, per cui Lorenzo rispose in italiano: “Ciao, potremmo avere per piacere un tavolo per due?”
La signora annuì aggiungendo “Ooh ma siete italiani!”, non molto sorpreso dato che gli ospiti italiani erano piuttosto frequenti.
“Seguitemi” invitò subito dopo dirigendosi verso uno dei tavolini vuoti in fondo al locale.
Cecilia si guardò intorno trovando il locale incredibilmente famigliare, come se ci fosse già stata. Sarà stato l'arredamento scelto o il caldo e gentile sorriso della cameriera ma le sembrava di vivere un deja-vù.
Una volta accomodati al tavolo, si appropriarono di una carta menù ciascuno e presero a scegliere le loro portate. Cecilia era talmente affamata che si sarebbe volentieri ordinata gran parte delle portate.
“Ti va se ci dividiamo qualche antipasto?” chiese Lorenzo distogliendola dalla lettura del menù.
La giovane lo guardò un attimo perplessa non essendo sicura di voler condividere gli antipasti. Aveva una fame da lupi e tutti i piatti sembravano buonissimi, per cui scegliere non le era affatto facile.
“Giuro che ti lascio la parte più abbondante” le disse per rassicurarla e la giovane arrossì di colpo. Non pensava che fosse così evidente che non fosse molto intenzionata a condividere.
A quel punto però, colta alla sprovvista, e non volendo risultare egoista, accettò la proposta. Per sua fortuna, Lorenzo accettò volentieri di ordinare secondo le sue preferenze, per cui la scelta degli antipasti fu abbastanza veloce.
All'arrivo degli antipasti, ogni tentativo di stabilire un dialogo da parte di Lorenzo andò in malora, essendo Cecilia piuttosto concentrata a mandar giù tutto quello che poteva nel più breve tempo possibile; era proprio in preda ad un attacco di voracità non indifferente che poteva significare soltanto una cosa: il ciclo era in arrivo.
Lorenzo che fino a quel momento aveva tentato di fare finta di niente, si ritrovò a fissarla con la forchetta a mezz'aria e un'espressione piuttosto perplessa stampata sul volto.
Cecilia incrociò il suo sguardo mentre afferrava l'ennesima fetta di pane e sentì le guance andare in fiamme. Doveva proprio risultare una morta di fame.
“Oddio, ti giuro che non sono sempre così” si giustificò mettendo giù la fetta di pane.
Lorenzo scoppiò a ridere facendo spallucce. “Figurati, preferisco una che mangia a una che sta sempre a contare le calorie”
Ne aveva frequentate diverse di quel tipo e ogni volta si era pentito di averle portate a cena, lo facevano sentire un ingordo.
Anche Cecilia rise e riprese la fetta di pane, sentendosi autorizzata. “Credo che sia il ciclo in arrivo” spiegò mordicchiandosi il labbro inferiore. Non era sicura se fossero già a quel livello di confidenza ma alla fine, era una cosa piuttosto naturale.
Lorenzo annuì divertito. Anche la sua ex diventava un pozzo senza fine quando le arrivava il ciclo, riuscendo persino a superare i record di Lorenzo, che sappiamo essere uno dall'appetito infinito.
Ricordandosi delle mille volte in cui aveva dovuto mettere al sicuro tutti i dolciumi che aveva in casa per evitare che Veronica finisse tutto, le venne da sorridere.
“Sì anche Veronica era spesso in preda ad attacchi di fame, ci sono abituato” disse senza pensarci molto e Cecilia aggrottò la fronte. Chi era Veronica? Forse sua sorella? Anche se ricordava che si chiamasse Giulia, o magari ricordava male?
“Chi è Veronica?” domandò difatti curiosa.
Fu il turno di Lorenzo di diventare rosso come un peperone, si morse l'interno delle guance, maledicendosi per aver parlato troppo. Sperando vivamente che Cecilia non decidesse di approfondire delle ex, rispose in modo piuttosto secco. “La mia ex” disse senza aggiungere altro e Cecilia annuì senza fare ulteriori domande.
Non voleva introdurre nemmeno lei il discorso degli ex, dato che parlare di Giorgio la metteva sempre di cattivo umore e dalla reazione di Lorenzo dedusse che voleva lo stesso anche per il suo accompagnatore per cui non commentò ulteriormente.
Ad interrompere il silenzio imbarazzante che si era creato fra i due, ci pensò la cameriera, quando venne a ritirare i piatti vuoti per sostituire con quello del primo ordinato.
“Tutto bene?” domandò per accettarsi che gli antipasti avessero incontrato i loro gusti e i due sorrisero. “Decisamente, era tutto buonissimo” confermò Cecilia e la donna fece un cenno col capo gongolando. Nonostante fosse nel campo della ristorazione da anni, era sempre un piacere vedere dei clienti soddisfatti.

Purtroppo l'arrivo dei primi non fu sufficiente per eliminare la tensione, ancora percepibile nell'aria; ricordarsi dei propri ex era ancora un tasto dolente per entrambi, nonostante fosse passato diverso tempo dalle rispettive rotture.
Rimasero difatti in silenzio per il resto della cena con la testa china sui propri piatti, facendo qualche sporadico commento di tanto in tanto, finché Lorenzo fece una domanda che strappò un sorriso all'altra. “Mi azzanni se ti propongo di dividere il dolce?”
Cecilia lo guardò truce e scosse la testa, era davvero un c******.
“No, prometto che ti risparmio” rispose mostrandogli un sorriso a trentadue denti che l'altro non esitò a ricambiare. “Chiamo la cameriera” disse poi facendo un cenno con la mano.
La donna si avvicinò quasi immediatamente chiedendo loro in cosa potesse essere utile.
“Possiamo vedere il menù dei dolci per favore?” domandò cortesemente Lorenzo e l'altra annuì, allontanandosi a passo svelto per ritornare qualche secondo dopo con una carta menù.
“Mmm... c'è il tiramisù!” affermò Lorenzo illuminandosi. Era il suo dolce preferito fin dall'infanzia.
Cecilia arricciò le labbra poco convinta, non amava il tiramisù particolarmente, anzi ad essere sinceri, non le piaceva proprio.
“Preferirei il cuore al cioccolato” propose invece e Lorenzo fece spallucce.
“Fine with me” rispose in inglese. Dopo anni in Inghilterra, ogni tanto l'inglese saltava fuori spontaneamente.
Ordinarono il dolce e ripresero a chiacchierare come di consueto.  L'imbarazzo di poco prima era finalmente sparito ed erano tornati alla normalità.
Come promesso, il giovane lasciò la parte più abbondante a Cecilia che non poté non essere più contenta, trovando il dessert decisamente delizioso.
Stava gustandosi l'ultima cucchiaiata quando avvertì lo sguardo di Lorenzo su di sé.
“Dimmi” chiese facendo un mezzo sorriso imbarazzato. Forse si stava ingozzando un'altra volta?
“Sei sporca di cioccolato” le disse divertito indicandole l'angolo sinistra della bocca.
Le labbra di Cecilia formarono un “oh” e si affrettò a pulirsi. Per la seconda volta nel giro di poco più di un'ora, le sue guance andarono in fiamme.
Se fosse stato il loro primo appuntamento, sicuramente non ci sarebbe stato un seguito. Stava facendo una figuraccia dietro l'altra. O almeno, così credeva.
In realtà, per Lorenzo non era affatto così.
Trovava Cecilia incredibilmente spontanea e questo alimentava il suo desiderio di conoscerla meglio, essendo convinto che una donna che non sente il bisogno di fingersi qualcuno di diverso fosse segno di fiducia in sé stessa.
Ovviamente, noi sappiamo che Cecilia era molte cose, ma non poteva essere considerata esattamente un esempio di forte autostima.
Tuttavia, questo il nostro Lorenzo non deve necessariamente scoprirlo adesso. Beata ignoranza, giusto?
“Sono pulita adesso?” chiese a Lorenzo e il giovane si sporse per eliminare l'ultima macchiolina di crema al cioccolato rimasta.
“Ora sì” rispose facendole l'occhiolino. I loro visi erano così vicini che riusciva ad specchiarsi nel verde dei suoi occhi, talmente espressivi da risultare irresistibili per il giovane romano.
Fu difatti la prima cosa che notò di lei e quella che gli rimase più impressa nella mente.
Cecilia si sporse a sua volta e lo baciò. Il sapore di cioccolato si mischiò a quel sapore un po' dolciastro delle labbra di Lorenzo, a cui si stava lentamente abituando.
Fu un bacio piuttosto contenuto quello che si scambiarono, ma riuscì a risvegliare in Lorenzo gli stessi impulsi del mercoledì precedente.
Purtroppo quello stato prolungato di astinenza - o almeno così era avvertito dal suo “arzillo” amichetto -  gli stava rendendo davvero la vita davvero complicata.
“Che facciamo? Andiamo?” chiese quando le loro labbra si allontanarono.
Cecilia annuì e afferrò con la mano sinistra il portafoglio, bloccando ogni lamentela di Lorenzo, le cui labbra stavano già modulando un “non esiste, pago io”, con la mano libera.
“Oggi faccio io, non si discute” disse in modo fermo e l'altro roteò gli occhi.
“Okay...” borbottò poco convinto, ma decidendo di lasciarla fare. Semplicemente non aveva voglia di assistere al solito teatrino di lei che si lamentava e di lui che insisteva.
“Ti accompagno a casa?” domandò cambiando argomento.
La giovane arricciò le labbra incerta sul da farsi e il dilemma di sempre si fece strada ancora una volta: tornare a casa propria oppure cedere e passare la notte insieme?
Una parte di sé avrebbe voluto rimanere con lui quella notte, godersi il momento e spegnere il cervello per qualche ora. Tuttavia, l'altra parte di sé, la stessa della volta precedente, quella un po'  più noiosa e tradizionalista, urlava di non cedere.
Sospesa fra impulsività e razionalità, Cecilia non poté che ascoltare l'istinto.
“Ma se andassimo da te?” contropropose lasciando il suo accompagnatore di stucco. Alla fine, non essendo riuscita a mettere a tacere il desiderio, aveva ceduto.
A difesa della giovane, bisognava riconoscere che l'alterazione ormonale, dettata dal vicinissimo ciclo mestruale, l'aveva resa più vulnerabile, giocando un ruolo decisivo nella presa di quella decisione.
Lorenzo sgranò gli occhi per la sorpresa e sorrise malizioso senza preoccuparsi di nasconderlo. Non si aspettava una simile risposta e non poté che compiacersi.
“Certo” rispose con un eccessivo trasporto che non sfuggì alla giovane. Erano abbastanza chiari i suoi piani per il dopo serata.
Poco prima di uscire dal locale, Cecilia si recò alla toilette per controllare che fosse tutto al suo posto dato che avvertiva una sensazione di leggero malessere al basso ventre, segno inequivocabile che le sue mestruazioni avessero deciso di farle visita con lo stesso tempismo di uno sgradito ospite della domenica mattina.
Continuò a sperare con tutta sé stessa di sbagliarsi ma come intuito il suo ciclo era appena arrivato distruggendo tutti i suoi piani e inevitabilmente anche quelli del suo accompagnatore.
“Che palle!” si lamentò serrando i pugni contrariata. “Proprio oggi che mi ero decisa....” pensò mentre si lavava le mani nel lavabo dell'anticamera del bagno. Per sua fortuna, aveva sempre con sé un assorbente nella borsa da utilizzare proprio in quelle evenienze.
Si avviò verso l'uscita del locale dove Lorenzo l'aspettava appoggiato ad un lampione e al solo guardarlo fu chiaro che stesse fremendo all'idea di quella notte insieme.
Il giovane si stava già pregustandosi mentalmente il momento in cui l'avrebbe finalmente spogliata quando Cecilia mandò in frantumi tutte le sue aspettative.
“Brutte notizie” affermò quando fu davanti a lui e Lorenzo la fissò con espressione incerta. “Mi è appena arrivato il ciclo” annunciò grattandosi la nuca.
Gli occhi di Lorenzo non riuscirono a nascondere la delusione e nemmeno le sue labbra che formarono un broncio facendogli assumere un'espressione simile a quella di un bambino a cui avevano appena negato un lecca-lecca.
“Mi dispiace” aggiunse Cecilia divertita dalla sua reazione. “Che facciamo? Mi accompagni a casa?” domandò in seguito. Pensava che a quel punto non avesse molto senso per il giovane “ospitarla”.
Lorenzo cambiò totalmente espressione e aggrottò la fronte confuso non capendo perché gli avesse chiesto di portarla a casa. “Perché?” chiese difatti.
“Per il ciclo....” sussurrò guardandosi le scarpe sentendosi le guance avvampare.
Lorenzo continuò a fissarla confuso per qualche secondo finché finalmente capì la ragione dietro quell'affermazione. “Ma mi hai scambiato per un ninfomane?” chiese retoricamente lasciandosi sfuggire una leggera risata.
“Mi fa assolutamente piacere stare con te anche se hai il ciclo” concluse circondandole le spalle con un braccio avvicinandola a sé per darle un buffetto sul capo in modo scherzoso.
Cecilia rise a sua volta e fece spallucce un po' imbarazzata. “Okay....” fu tutto ciò che riuscì soltanto a dire e sollevò lo sguardo verso di lui che ancora sorrideva.
“Mamma mia, Contini, cosa ti farei!” affermò abbandonandosi a un lungo sospiro con l'intento di scacciare i pensieri che stavano affollando la sua testa e che coinvolgevano unicamente tre elementi: loro due nudi e delle lenzuola aggrovigliate ai piedi del letto.
Cecilia aggrottò la fonte confusa: da quando la chiamava per cognome?
“Contini?” domandò perplessa e Lorenzo annuì.
“Quando faccio dei pensieri un po' perversi, mi piace prendere le distanze quindi uso il cognome” spiegò e la giovane scoppiò a ridere.

“Quindi in questo momento stai facendo pensieri perversi?” lo provocò maliziosa e Lorenzo scosse la testa mordendosi il labbro inferiore.

“Tanti, Contini, tanti” rispose mellifluo e le fece l’occhiolino provocando un leggero sfarfallio in Cecilia che deglutì una copiosa quantità di saliva. Anche lei cominciava a sentire una certa smania e per qualche secondo anche la sua testa si affollò di pensieri non dissimili da quelli di Lorenzo.

“Dai, andiamo a casa” chiuse il discorso lui e s’incamminò verso l’auto che aveva parcheggiato a qualche isolato della stazione.

Cecilia prese a seguirlo quando si ricordò che era a corto di assorbenti quindi avrebbe necessariamente dovuto fare un salto al supermercato. “Aspetta, dobbiamo passare dal supermercato” lo informò mentre digitava 'supermercati nelle vicinanze' sulla barra di ricerca di Google.
“Hai paura che non ci sia sufficiente cibo a casa?” la prese in giro l'altro e Cecilia gli lanciò un'occhiataccia.
“No, scemo, mi servono gli assorbenti!” rispose leggermente irritata e gioì dentro notando che c'era supermercato aperto 24 ore non molto lontano da lì.
“Aah okay! - rispose Lorenzo soffocando una risatina per non farla irritare ancora di più - Quelli non ce li abbiamo, Matteo ancora non li usa” fece una battuta per farla sorridere e Cecilia scosse la testa.
“Dai, andiamo, il supermercato è di là” affermò guidandolo verso la destinazione.

 

 

***

 

3 Binfield Rd

 Casa di Lorenzo

12/05/2019

Ore 22,09

 

 

Cecilia stava perlustrando la stanza di Lorenzo, approfittando della momentanea assenza del giovane, alla ricerca di qualche dettaglio che le dicesse di più sulla personalità del suo attuale frequentante.
Le sembrava così strano essere lì, ma soprattutto essere nella sua stanza. Erano passati circa npve mesi dall'ultima volta era stata lì, si domandava se Lorenzo ci pensasse mai al loro primo incontro; lei ci pensava spesso, c'era ancora un unico dubbio a cui il giovane non aveva ancora dato una chiara risposta: perché l'aveva allontanata in precedenza?
Nonostante fosse estremamente propensa a capire cosa ci fosse dietro, non riusciva a tirare fuori l'argomento o per meglio dire aspettava il momento propizio per parlarci. Continuò a curiosare in giro dando conferma alla sua prima espressione: come aveva già da tempo intuito, semplicemente guardando la sua scrivania a lavoro, Lorenzo era disordinatissimo. C'erano vestiti ovunque: sulla sedia, sul letto e persino sulle ante dell'armadio, rigorosamente aperte a sfoggiare con orgoglio il suo contenuto fatto di camicie stropicciate, pantaloni appallottolati e magliette sistemate alla buona.
Era un caos indicibile e Cecilia non si sorprese che fosse perennemente in ritardo a lavoro la mattina, anzi si domandava come facesse a vestirsi.
L'unica parte della stanza ad essere immacolata era la scrivania che il giovane romano aveva adibito a suo personale angolo dei ricordi dove aveva sistemato alcuni degli oggetti comprati nei suoi viaggi e qualche fotografia ritraenti lui con i suoi amici e famiglia.
Cecilia sollevò una delle cornici per osservare meglio la fotografia racchiusa al suo interno: si trattava di Lorenzo, sicuramente più giovane di qualche anno, con in braccio una neonata, seduto affianco ad una giovane donna che dedusse essere la sorella considerata l'incredibile somiglianza fra i due.
“Quella è mia nipote Margot” - le raccontò tutto sorridente - “Ora ha circa quattro anni, è una peste”
Adorava la sua nipote a dismisura e le mancava moltissimo; purtroppo, Margot era nata dopo il suo trasferimento nel Regno Unito, rendendogli piuttosto difficile godersela come avrebbe voluto. Tuttavia, quando tornava a Roma cercava di trascorrere con lei più tempo che poteva.
“È molto carina” rispose l'altra rivolgendogli un caldo sorriso.
In quel momento Lorenzo diede un'occhiata alla stanza e tossicchiò. “Giuro che questa volta è più disordinata del solito” - si giustificò mettendo le mani davanti e Cecilia ridacchiò - “Avrei dovuto mettere in ordine oggi ma poi ho deciso di venire da te....” aggiunse con tono mellifluo e Cecilia gli lanciò un'occhiataccia.
“Ma finiscila!” esclamò scuotendo la testa.
Lorenzo le fece l'occhiolino e tolse i vestiti dal letto per sistemare meglio il piumone e li lanciò nell'armadio decidendo di chiudere le ante per nascondere il disordine al loro interno.
“Troppo tardi. Avevo già visto tutto” lo prese in giro e Lorenzo fece spallucce buttandosi sul letto.
“Dai, vieni qua” la invitò indicando il posto accanto a sé.
Cecilia esitò per qualche secondo e spostò una ciocca di capelli dietro all'orecchio, un gesto che faceva abbastanza spesso quando era nervosa. Non capiva cosa le stesse creando quel nervosismo; era vero che era la prima volta che dormivano insieme, ma non avrebbe dovuto essere un evento così inusuale dormire con un uomo, considerando che non avrebbero nemmeno consumato e che lei aveva quasi trent'anni. Lorenzo non era neanche il primo uomo della sua vita, tuttavia non riusciva a rilassarsi del tutto.
Lorenzo le sorrise e rinnovò l'invito aprendo il piumone e Cecilia si tuffò decidendo di non pensarci ulteriormente, sistemandosi accanto a lui.
“Ti va di guardare qualcosa su Netflix? Che so un film?” suggerì recuperando il laptop sul comodino. Cecilia annuì e propose di guardare “Working mums”, una seria originale di Netflix con cui si era recentemente fissata.
“Perfetto. Working mums sia” confermò lui e le fece scegliere la puntata non facendo alcuna differenza per lui.
Alla fine, la serie risultò alquanto avvincente pure per Lorenzo al punto che finirono per vedere circa tre puntate di fila.
Sul finire della terza però, Cecilia si addormentò accoccolata sul petto di lui che le stringeva delicamente le spalle con il mento appoggiato sulla testa.
“Certo che Frankie è fuori come una campana” commentò Lorenzo, riferendosi ad una delle protagoniste del telefilm, non essendosi accorto che Cecilia era scivolata nel mondo dei sogni da metà puntata.
“Cè” la chiamò accorgendosi solo allora che la sua ospite stava già dormendo.
Sentendo anche lui le palpebre pesanti, chiuse il laptop e si allungò per spegnere la luce del lampada sul comodino.
Rimasto al buio, scivolò anche lui verso il basso per sistemarsi per bene sotto le coperte muovendo leggermente Cecilia, che emise un debole suono senza però svegliarsi, così da essere più comodo.
“Contini, spero che non russi altrimenti ti butto fuori dal letto!” la minacciò bonariamente anche se lei non poteva sentirlo.
La verità è che non lo avrebbe mai fatto; si sentiva bene in quella posizione, dannatamente bene.

----------------------------------- Ciao, ciaooo! Ce l'ho fatta! Un nuovo capitolo è fuori, finalmente l'ho partorito. Questa storia però sta diventando più lunga del previsto XD spero non annoiarvi :) Alla prossima e grazie per leggermi, Anto
   
 
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