Film > The Phantom of the Opera
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Autore: eliseCS    21/09/2019    0 recensioni
Cosa succede se Des si annoia, Amy e Una si impicciano un po’ troppo e Morty si fa prendere la mano?
Succede che un teatro prende fuoco, risponderebbe T. guardando tutti con disapprovazione.
Ma d’altronde, essendo il maggiore, scuotere la testa alle azioni dei suoi fratelli è quello che sa fare meglio.
È per questo che cerca di convincersi che se ancora sta aiutando Des è solo perché vuole evitare di far precipitare gli eventi un’altra volta – decisamente quel lampadario non avrebbe sopportato una seconda caduta.
E se stavolta Des sembra sicuro di quello che sta facendo, Amy è come sempre entusiasta e Morty sembra non interessato, dovrà ricordarsi che a Una non piace essere lasciata in disparte.
.
Perché forse la Musica della Notte non era ancora arrivata alle sue ultime battute e quella Christine era semplicemente quella sbagliata.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erik/The Phantom, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9
poor fool
 
 
 
Andrè non sapeva come sentirsi.
Da quando aveva cominciato a rendersi conto di provare qualcosa di più che semplice amicizia nei confronti di Christine aveva capito che farlo capire alla diretta interessata non sarebbe stato facile. Un rifiuto cosi secco però non se l'era proprio aspettato, e vedere la ragazza passare il resto della serata in compagnia di quell'altro aveva fatto male.
Il nuovo patron, Monsieur Destler, gli aveva fatto storcere il naso dal primo momento che l'aveva visto.
C'era qualcosa che non andava in lui, qualcosa di strano; senza contare tutta quella confidenza che si era preso con la sua Christine come se fossero stati amici di lunga data invece di semplici conoscenti.
Ma avrebbe scoperto cosa c'era sotto, parola sua.
 
Prese l'ennesimo bicchiere di champagne dal vassoio portato in equilibrio su una mano sola di uno dei tanti camerieri che ancora circolavano, ma prima ancora che potesse portarselo alla bocca per scolarselo d'un fiato come aveva fatto con quelli precedenti, qualcuno glielo sfilò di mano. Qualsiasi protesta gli morì sulle labbra quando mise a fuoco chi era stato l'autore di quel gesto.
La donna indossava uno dei vestiti più sfarzosi che avesse visto fino a quel momento, color smeraldo ornato da pietre luccicanti e piume di varie sfumature di verde. La maschera posata sul viso era pure dello stesso colore, ornata da nastri che ricadevano lungo i lati del viso, e lasciava scoperta solo le labbra rosso fuoco e gli occhi dello stesso colore dell'abito. I capelli invece, seppure fossero in qualche modo acconciati, erano della stessa tonalità di rosso delle sue labbra e indiscutibilmente ricci – niente a che vedere con i morbidi boccoli di Christine.
La sconosciuta roteò il bicchiere mescolandone il contenuto prima di assaggiare un mezzo sorso e scostarselo velocemente dalle labbra con una smorfia di disgusto.
«Non ho mai capito come la gente faccia a bere questa roba» commentò parlando tra sè e sé per poi restituire il bicchiere ad un cameriere di passaggio.
In tutto quello Andrè la stava ancora guardando stupefatto, a metà tra l'essere confuso o in collera per il gesto che la donna aveva fatto.
«Non guardatemi in quel modo, monsieur. Come pensavate di poter seguire la vostra fidanzata da ubriaco? Avete già bevuto abbastanza per stasera, suvvia. Ora vi consiglierei di sbrigarvi se non volete perderla...»
Andrè si girò appena in tempo per vedere Monsieur Destler fare un galante baciamano a Christine prima che questa si congedasse e si avviasse verso l'uscita con fratello e genitori. Quando si voltò di nuovo la donna misteriosa era già sparita, e lui si sentiva improvvisamente sobrio e sapeva esattamente cosa fare.
 
Nessuno badò a lui quando lasciò gli ultimi strascichi della festa – che ora che i due patron se n'erano andati sembrava proprio giunta alla conclusione – e recuperò la macchina dal parcheggio. Guidò fino a raggiungere il palazzo dove abitava Christine parcheggiando appena fuori dal cortile e si mise ad aspettare.
Era passata fosse un'ora e mezza quando l'auto della ragazza fece finalmente la sua comparsa, ma lui rimase dov'era. Dalla sua posizione non poteva esattamente vedere cosa stava facendo Christine dentro l'abitacolo dell'auto, ma dopo una decina di minuti un taxi li raggiunse.
Vide la ragazza scendere e chiudere la macchina – doveva essersi cambiata a casa dei suoi perché non indossasse più il vestito e il martello con cui si era presentata alla festa – e poi salire nell'ultima vettura arrivata.
Mise in fretta in moto non appena furono usciti dal parcheggio e si apprestò a seguirla.
Fortuna che Parigi era trafficata anche a quell'ora di notte – dopotutto era il primo dell'anno – e nessuno avrebbe fatto caso a lui mentre seguiva il taxi.
Christine si fece lasciare in corrispondenza del retro del teatro: anche da lì si poteva capire come l'edificio fosse ancora in fermento visto che sicuramente tutto doveva tornare in ordine per la mattina, ma la ragazza non arrivò mai all'ingresso principale.
Stava accostando dall'altro lato della strada in Rue Scribe senza perdere d'occhio Christine che stava risalendo il marciapiede che costeggiava la fiancata del teatro quando uno dei furgoni del catering gli passò davanti facendogli interrompere il contatto visivo per una frazione di secondo: l'attimo dopo la ragazza era sparita.
Mise la freccia lasciando la macchina in seconda fila fiondandosi giù dalla vettura per esaminare in prima persona il punto in cui Christine era appena scomparsa. Non riuscì a trovare nulla di strano, solo quella vecchia porta di servizio che era sempre stata lì e non era mai stata usata da che aveva memoria. La osservò comunque da vicino concludendo che in ogni caso Christine non poteva essere passata da lì: lo sapevano tutti che quelle vecchie porte erano in realtà inagibili e non portavano da nessuna parte. Probabilmente dietro era anche stata murata.
Nonostante l'apparente buco nell'acqua non riusciva a darsi ancora per vinto.
Fu con in testa il volto della sconosciuta con i capelli rossi della festa che si cercò un parcheggio dall'altro lato della strada e si mise ad aspettare.
 
 
 
♫♪♫
 
 
 
Quella mattina il risveglio fu diverso dal solito. Tanto per cominciare non c'era la solita luce che filtrava dalle persiane e quello non era sicuramente il suo letto. Tastò il materasso sotto le lenzuola, che al tatto parevano di seta, arrivando alla conclusione che, come i cuscini, dovesse essere fatto di piume, e solo quando una leggera musica da carillon raggiunse le sue orecchie aprì finalmente gli occhi.
La cornice del letto formava una specie di conca, e Christine vi era nel mezzo, circondata da una cortina di pizzo nero che la separava dal resto della stanza.
Scostò il lenzuolo – aveva ancora indosso gli stessi jeans e la maglia con cui era arrivata la sera prima, la giacca doveva essere da qualche parte nella sala principale – e alzò la tenda passandoci sotto per uscire. La musica che aveva sentito proveniva da una specie di scatola musicale con in cima una scimmietta che suonava dei cimbali: rimase incantata a fissarla finché non smise di muoversi e la musica cessò. Solo allora alzò lo sguardo per guardarsi intorno, e dodo un attimo di disorientamento capi.
Quella stanza lei l'aveva già vista, quindici anni prima, quando versava in uno stato di completa distruzione. Adesso invece era stata completamente rimessa a nuovo: poté apprezzare lo stile antico che caratterizzava tutta la dimora sul lago, il collo del letto non era più monco ma aveva le fattezze di un corvo le cui ali racchiudevano il giaciglio nel quale aveva dormito, lo specchio a figura intera nuovamente integro al posto di quell'unico frammento attaccato alla cornice nel quale si era specchiata la prima volta che era stata lì...
 
«Questa stanza è tua, sappi che puoi fermarti tutte le volte che vuoi» la voce di Erik, apparso silenziosamente alle sue spalle, la fece sobbalzare.
«Perdonami» si scusò subito lui a quel sussulto «Le vecchie abitudini sono dure a morire»
Christine lasciò perdere l'arredamento per rivolgersi all'uomo. Notò con piacere che non indossava la maschera e non poté fare a meno di sorridere: «Non scusarti, non hai fatto nulla di male» replicò «Piuttosto dovrei essere io a chiedere scusa: ieri sera, beh, stamattina, temo di essermi addormentata senza neanche rendermene conto»
«È stata una lunga notte ed eri stanca. E la mia storia non è poi così interessante» disse lui scrollando le spalle ricevendo in risposta un sopracciglio alzato.
«Disse colui che dice di essere il Fantasma dell'Opera di centocinquanta anni fa e dimostra... aspetta, quanti anni dovresti avere?» domandò Christine realizzando di non avergli ancora posto quella domanda.
Erik si fece pensieroso: «Trentadue, credo. Dopotutto come hai detto tu non sono invecchiato»
La ragazza annuì, sembrava verosimile.
«E comunque la tua storia è tutto tranne che noiosa» proseguì dopo un istante. «Ma non ho ancora detto che ci credo, a questa cosa del fantasma... potresti raccontarmi di più?»
Erik tentennò a quelle parole: «Potrei... Ma non vorrei farti scappare»
«Non succederà: ho promesso, ricordi?»
«Non puoi comunque saperlo; dopotutto non è una storia con un lieto fine» sospirò lui.
«Non ancora» puntualizzò lei cercando di essere il più positiva possibile. «Comunque... che ore sono? Sto morendo di fame. Magari potresti rivedere il tuo racconto davanti a qualcosa da mangiare?» propose ingenuamente. «Conosco un posto...» si bloccò nel mezzo del discorso rendendosi conto di quello che stava dicendo. Non si aspettava di vedere Erik che le sorrideva divertito.
«Pensi davvero che non esca mai di giorno? Anche Monsieur Poligny mi ha già visto con la maschera e non sto parlando della festa. La indosso come chiunque indosserebbe un cappello, e anche se attira sicuramente molti sguardi nessuno ha mai fatto problemi né domande» spiegò tranquillamente. «Chiarito questo sarò ben lieto di seguirti nel posto di cui stavi parlando, a patto che sia io ad offrire...» le tese una mano che lei non poté fare altro che accettare.
 
 
 
♫♪♫
 
 
 
Andrè era stanco, affamato e arrabbiato.
Era stato in quella dannata auto tutta la notte, dormendo solo a tratti per paura di perdersi Christine che lasciava il teatro, e non aveva fatto neanche colazione per paura di mancare il momento.
Ma adesso era quasi ora di pranzo e della ragazza ancora non c'era traccia.
Era stato tutto per niente.
Si stiracchiò, per quanto fosse possibile nello spazio ristretto dell'abitacolo, sbadigliando sonoramente e stropicciandosi gli occhi. Stava giusto ringraziando il fatto che almeno quel giorno non avrebbe avuto prove quando lo sguardo gli cadde di nuovo sul marciapiede dall'altro lato della strada.
Con la luce del giorno non ebbe alcun problema a riconoscere Christine, avvolta nella stessa giacca della sera prima, che sembrava essere spuntata dal nulla nel bel mezzo del camminamento pedonale.
Quel che era peggio, però, era che quello al suo fianco che la stava portando a braccetto, altri non era che quel Monsieur Destler.
Andò molto vicino a scendere dalla vettura per andare a dirgliene quattro, ma suo malgrado si bloccò nel momento in cui lo vide da di fronte quando i due si apprestarono ad attraversare la strada: l'uomo stava ancora indossando una maschera che gli copriva la metà destra del viso come la sera prima alla festa... Certo, sembrava appena più sottile e quindi meno ingombrante ed appariscente, ma era lì. E Christine non sembrava affatto scocciata dalla cosa.
Quando si era detto che il nuovo patron stava nascondendo qualcosa non avrebbe mai pensato che sarebbe stato in modo così letterale. Ma d'altronde quale uomo per bene sarebbe mai andato in giro nascondendo la sua stessa faccia, anche se solo per metà.
Cosa poteva esserci sotto che la chirurgia attuale non avrebbe potuto Risolvere?
 

 
Stupido, ecco come si sentiva: come un povero stupido.













Ehm... so che ormai mi avrete dato per dispersa nel Salto dell'Impiccato, ma a quanto pare sono ancora viva e vegeta.
Mi scuso per tutta l'attesa, che mi rendo conto essere stata tanta (troppa), ma gli incidenti di percorso ci sono stati sul serio (vedi dimenticarsi l'agenda con la storia dentro in un altro Stato) e devo confessare che il fatto che anche prima la storia non stesse ricevendo il feedback che avevo inizialmente sperato non è che mi ha fatto affrettare...
Ma lasciamo stare, va. Adesso sono tornata e sono convinta di riprendere regolarmente gli aggiornamenti come prima di questa interruzione: il prossimo capitolo vi aspetta sabato 5 ottobre (salvo recensioni, in quel caso anticipo al 28 settembre).
Se trovate strafalcioni in giro fatemi sapere, con il nuovo tablet ancora mi scappano virgole e accenti dove (non) dovrebbero esserci.

Nel frattempo

I remain, gentlemen, your obedient servant

E.

 
   
 
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