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Autore: Dreamer47    21/09/2019    0 recensioni
Seguito di Heartbeat: ambientato all'inizio della sesta stagione.
Dal testo:
"Un po’ stordito aprì gli occhi trovandosi disteso su di un divano a lui sconosciuto: mise a fuoco la stanza intorno a se, non riconoscendola, finché una figura comparve e si diresse nella sua direzione.
“Sei sveglio finalmente, raggio di sole!” Scherzò una voce femminile a lui davvero familiare, sedendosi.
“Hailey?” Biascicò il ragazzo ancora molto confuso, passandosi una mano sul viso e sedendosi. “Dove mi trovo?”.
“Al sicuro” disse una voce ancora più familiare di quella della ragazza davanti a se. “Ciao Dean”.
Il ragazzo alzò lo sguardo, chiedendosi se fosse solo un sogno o se fosse la realtà, ma quando incrociò il suo sguardo, si riprese del tutto e sgranò gli occhi.
“Sam..?!” Chiese scosso, alternando lo sguardo incredulo fra i due.
[...]
Dean sentí gli occhi pizzicare ed il suo cuore esplodere di felicità.
Fece un balzo in avanti e si avvicinò velocemente al fratello, stringendolo tra le braccia. Come poteva essere tornato? Quando era uscito dalla gabbia?
Lasciò le domande per dopo, si strinse al suo fratellino godendosi il momento, mentre la felicità si impossessò di lui e si lasciò invadere da un senso di pace.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione, Più stagioni
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Family don't end with blood'
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Capitolo 16.
The future is promised to no one.



 
Chiuse di scatto lo schermo del pc e sbuffò rumorosamente, chiedendosi come facesse quel piccolo Rain Man di Kevin a sfuggirgli ogni volta: da settimane, quando credevano di avere raggiunto finalmente una traccia, ecco che il giovane profeta svaniva nel nulla lasciandoli con niente fra le mani. 
Sam si schiarí la voce all'interno dell'ennesima stanza di motel a cui erano arrivati seguendo gli spostamenti della carta di credito di Kevin, trovandola vuota e senza nessun indizio che li indirizzasse a lui. 
"Niente da fare!" sbottò sospirando seduto sulla sedia della scrivania, roteando gli occhi e voltandosi verso i ragazzi. 
Dean, ormai stanco di cercare, si diresse verso il piccolo frigo bar e sorrise quando lo trovò pieno di birre, proprio come piaceva a lui: ne porse una al fratello e un'altra ad Hailey, che stava seduta sul bordo del letto con i gomiti appoggiati alle cosce. 
La donna se la rigirò fra le mani e la guardò con disappunto: "Sono le 10 di mattina!". 
"Da qualche parte nel mondo è notte!" rispose il maggiore sorridendo divertito, tracannando il contenuto e spostando lo sguardo oltre la finestra. 
La sua attenzione fu catturata da un Suv bianco che si avvicinava a velocità alla stanza, un Suv che avrebbe riconosciuto fra mille, e lo vide fermare la sua corsa proprio davanti alla porta; vide lo sportello aprirsi e Katherine scendere in fretta con la sua chioma biondo scuro completamente sciolta e scompiglista dal vento, gli scuri occhiali da sole a cui non rinunciava mai e che a dicembre e in Nebraska non passavano di certo inosservati, ed il suo fisico atletico, fasciato da dei fuseaux neri e una canotta marrone scuro, insieme alla solita giacca di pelle che mai avrebbe cambiato. 
A quella vista, la gola del giovane si seccò e il sangue non fluí esattamente nella direzione del suo cervello; Dio, pensò, neanche un ragazzino di 13 anni! 
Si voltò dalla parte opposta, facendo finta di non essersi accorto di lei e sospirò profondamente, sentendo suo malgrado la porta aprirsi e la ragazza entrare, chiudendosela alle spalle. 
"Che è successo? Lo avete trovato?" chiese Katherine senza neanche salutare, saltando nella stanza e facendo sobbalzare i due ragazzi che non si erano ancora accorti del suo arrivo. 
Sam si volse nella sua direzione ed accennò un sorriso imbarazzato, grattondosi la nuca e facendo spallucce. "No, falso allarme". 
Katherine sospirò rumorosamente e posò con forza la sua grande borsa nera contro la sedia libera, camminando avanti e indietro per la stanza sussurrando qualche imprecazione per la collera. 
"Ragazzi, apprezzo che vogliate farmi sentire partecipe ma non posso prendere tutti questi permessi dal lavoro e correre ogni volta dal lato opposto del paese per l'ennesimo buco nell'acqua.." sussurrò voltandosi a guardarli nuovamente, con tono calmo e pacato. 
"Beh, lascialo allora.." rispose Dean, che nel frattempo si era girato a guardarla dopo aver tracannato qualche altro sorso della sua birra. 
La donna spostò lo sguardo su di lui e un sorriso nacque spontaneo sul suo viso, realizzando quanto la sua assenza si fosse sentita in quell'anno e mezzo di caccia, quando tutto andava male e bastava una stupida battuta come quella per tirarla su; si soffermò a guardarlo e lui le sorrise divertito di rimando.  "Avrei dovuto pensarci prima, grazie Dean..".
“È un'idea” rispose l'uomo facendo spallucce e bevendo qualche altro sorso, sorridendole. 
"Si, e poi la mia bellissima casa verrà ipotecata!" scherzò Katherine ridendo, sedendosi sulla sedia su cui aveva gettato la borsa ed accavallano le gambe. 
"C'è sempre il bunker.." disse Sam interrompendo quel gioco di sguardi e dopo qualche secondo la donna si decise a scrollare lo sguardo da quello di suo fratello e di rivolgerlo su di lui. 
Il suo sorriso divertito scemò dopo aver capito il significato della frase e si irrigidí, sentendosi fortemente a disagio.
"Ci sono tante stanze e Judith sarebbe vicina alla scuola e.." iniziò Haiely accennando un sorriso, ma la sorella le parlò di sopra, interrompendola e sbuffando. 
Katherine sbuffò ed appoggiò i gomiti allo schienale della sedia, per poi inchiodare lo sguardo sui due ragazzi e assottigliare gli occhi. "Ragazzi, siamo qui per parlare di Kevin o no?". 
"Perché non vuoi trasferirti da noi?" chiese Hailey allargando le braccia e sospirando. 
"Perché mi piacciono le case con le finestre, per esempio!". 
Il maggiore, che non si era mai espresso sull'argomento, si schiarí leggermente la gola, avvicinandosi alla scrivania e appoggiandosi di lato, guardandoli con un po di disapprovazione, come se fosse il babysitter di tre bambini capricciosi. 
"Comunque di Kevin neanche l'ombra, quindi dobbiamo lavorare".
"Dobbiamo cercare di più" rispose Katherine sorridendo brevemente e annuendo, uscendo dalla sua borsa il suo PC ed aprendolo per iniziare ad indagare. "A lavoro!".
Proprio quando i tre misero da parte le loro divergenze e stavano per far fronte comune per scoprire dove si fosse cacciato Kevin, la loro attenzione fu catturata dalla suoneria del cellulare del maggiore, che dopo aver risposto si diresse fuori. 
Katherine lo guardò chiudersi la porta alle spalle e abbassò lo sguardo curioso, sapendo che non avrebbe più potuto chiedere chi fosse e cosa stesse succedendo. 
Intercettò lo sguardo di sua sorella, che probabilmente aveva capito e le sorrise appena. 
"Sta bene?". 
"Beh lui.. è Dean" rispose Haiely facendo spallucce e sospirando. "Sa solo lui come sta davvero sotto quella corazza di sorrisi e battutine".
Katherine annuí e sospirò, guardandolo attraverso la finestra e vedendo come si agitasse, come parlasse con quel misto di preoccupazione e rabbia contro il suo interlocutore che lo aveva sicuramente fatto alterare; vide Dean chiudere la chiamata e stringere il telefono dentro il suo pugno chiuso, abbassando le palpebre e respirando piano per qualche secondo. 
Poi come se nulla fosse, lo vide entrare nuovamente dentro la stanza e guardare tutto tranne che gli occhi dei presenti; si avvicinò al letto centrale e prese il suo borsone, controllando che ci fosse tutto e chiudendolo per bene. 
"Puoi dargli un passaggio tu? Io devo andare". 
Gli occhi del maggiore si puntarono in quelli della ragazza, che aggrottò le sopracciglia e poi sollevò quello sinistro, cercando di capire cosa stesse succedendo.
"Vai da qualche parte?". 
"Devo aiutare un amico..". 
"Si, certo, possono venire con me". 
Dean annuì e fece per uscire, senza neanche guardare suo fratello ed Haiely ma Sam, che sembrava avere capito la situazione solo in quel momento gli si parò davanti, bloccandogli il passaggio. 
"Ma dove stai andando?!".
"Sam, sono faccende personali.." rispose il maggiore cercando di eludere la domanda e di scansarlo per uscire dalla stanza, ma il ragazzo rimase immobile a fissarlo con occhi accusatori. 
"Personali, eh?!" esclamò Sam allargando le braccia e guardandolo in cagnesco. "Lo so da chi stai andando, ha fatto qualche altro guaio? Ha dissanguato un cacciatore, ucciso un innocente?!". 
Dean serrò la mandibola e fulminò con lo sguardo il fratello, che non accennava a smuoversi dalla sua posizione, continuando a guardarlo con astio puro negli occhi; il maggiore sentí la rabbia crescere nel suo petto ed arrivare fino alle sue mani, sentendo la grande voglia di colpire qualcosa. 
"Di che sta parlando?!" chiese Katherine alzandosi dalla sedia e guardando sua sorella, che aveva tutta l'aria di chi avrebbe tenuto il segreto, e la minore si chiese perché fosse più leale a Dean che a lei; così si sporse verso i due ragazzi, mettendosi fra loro e guardandoli a turno.
"Cos'è questa storia?!". 
"Succede che Dean ha fatto da taxi ad un vampiro dal Purgatorio!" esclamò Sam spostando lo sguardo arrabbiato su di lei, sentendo la voglia irrefrenabile di rendere partecipe anche la ragazza di ciò che facesse suo fratello. 
Katherine si irrigidí appena, cercando di non essere troppo espressiva, ma neanche troppo poco, non volendo per nessuna ragione che riuscissero anche solo ad intuire che c'era qualcosa che nascondeva ai tre ormai da troppo tempo. 
"Il tuo nuovo migliore amico è un vampiro?" chiese aggrottando le sopracciglia, guardandolo con disappunto. 
"Si, è mio amico e ha bisogno di aiuto!" esclamò il maggiore sbuffando, guardandola negli occhi e chiedendosi quando suo fratello avrebbe smesso di fargli la paternale ogni qualvolta si tirasse in ballo Benny. Dean sospirò e guardò il ragazzo davanti a sè con sguardo perentorio, se non glaciale. "Adesso levati di mezzo!". 
In risposta, il minore avanzò di qualche passo sfiorando quasi Katherine che cercava di tenerli più lontani possibili, e lo guardò con aria di sfida, sussurrando ad un panno dal suo viso un semplice No che lo fece solo incazzare di più. 
Hailey capí le intenzioni dei due e si alzò di scatto, aiutando la sorella a separarli e tirando via Sam, che non smetteva di opporre resistenza e guardare in cagnesco suo fratello. 
"Ok, ho un'idea!" esclamò Katherine annuendo e sorridendo forzatamente, per poi voltarsi verso il minore dei fratelli. "Ti farebbe stare più tranquillo se andassi con lui?". 
Il minore posò lo sguardo su di lei solamente dopo qualche secondo, elaborando le sue parole e capendone il senso, prima di annuire appena. 
"Solo se mi prometti che lo uccidi!". 
Dean quasi ringhiò come un'animle sentendo quella frase pronunciata dal fratello e lo fulminò con lo sguardo, facendo qualche passo avanti ed andando a sbattere contro la ragazza, che gli mise le mani sul petto e lo spinse via con forza, facendole indietreggiare. Il ragazzo spostò il suo sguardo furioso verso di lei, fulminandola e trattennendo la reazione violenta che avrebbe avuto se fosse stato ancora in Purgatorio. 
"Non ho bisogno di una balia" esclamò il maggiore adirandosi di più e guardandoli in cagnesco, serrando poi la mascella e frenando la voglia di ridurre la stanza in macerie. 
Sam lo fulminò per l'ennesima volta, trattenuto dalle forti braccia di Haiely, mentre Dean sbuffò rumorosamente: l'idea di portare qualcuno con lui da Benny non lo entusiasmava, ma non riusciva a negare a sé stesso che avrebbe amato passare un po di tempo da solo con Katherine per indagare e scoprire qualcosa su quell'anno e mezzo che avevano passato lontani. 
Senza dire una parola sorpassò i tre con passo lento ma deciso, ed uscì dalla stanza con il suo borsone fra le mani, e Katherine sospirò, sapendo che sarebbe stato un lungo viaggio e che avrebbe avvertito ogni minuto come ore. 
 
 
 
 
Le luci del giorno avevano già lasciato il posto ai raggi della luna piena, che entravano con prepotenza dentro il Suv, mentre Dean stava comodamente seduto sul sedile del passeggero, consultando una cartina per capire che strada intraprendere per raggiungere il posto descritto da Benny al telefono. 
Era preoccupato, sapeva che il suo amico non avrebbe mai fatto del male a nessuno ma quando lo aveva chiamato lo aveva supplicato di fare alla svelta, ergo qualcosa non andava. Aveva paura che potesse attaccare qualcuno, fare del male ad un innocente, poiché la sua natura era sempre quella di un vampiro. 
"Quindi.. Abbiamo diverse ore prima di arrivare a destinazione, ti va di raccontarmi questa storia?" chiese Katherine stringendo forte il volante sotto i suoi palmi, avvertendo lo sguardo del ragazzo posarsi su di sé per qualche secondo. 
"Un mio amico ha bisogno di me" tagliò corto l'uomo sentendosi ancora troppo incazzato e con espressione scocciata, tornando a consultare la sua mappa con la torcia tascabile, cercando di capire esattamente in che punto si trovassero.
"Un tuo amico vampiro" puntualizzò la ragazza sospirando e facendo spallucce, non distogliendo lo sguardo dalla strada buia. 
"Non è come gli altri della sua specie, ha salvato molte volte la vita di Cas ed anche la mia!" sbottò Dean aggrottando le sopracciglia e spegnendo la torcia, ripiegando la cartina e mettendola nel cruscotto dell'auto.
Cas. Il maggiore dei Winchester le aveva detto che il loro angelo non ce l'avesse fatta, ma Katherine sapeva più di quanto diceva. 
"È un vampiro". 
"La tua migliore amica era una strega!" esclamò voltandosi a guardarla senza parole e per la prima votla la donna si voltò a guardarlo per un lungo istante. 
"Addison era mia amica da prima, non faceva male a nessuno e..". 
"Neanche Benny lo fa! Si è trovato un posto dove vivere e sta cercando di vivere una vita normale!" esclamò Dean alzando il tono della voce e sospirando rumorosamente, chiedendosi perché improvvisamente nessuno si fidasse del suo giudizio. 
Katherine non riuscì a non capire il suo punto di vista, nonostante intuisse quanto fosse pericoloso dati gli istinti di un vampiro: poiché non vengono sopraffatti, ma tutti gli altri scivolano dentro il baratro della sete. 
"Gli devo molto, è grazie a lui se sono riuscito a tornare dal Purgatorio". 
La donna questa volta non si voltò: sapeva cosa avrebbe letto negli occhi verdi e speranzosi del ragazzo senza neanche avere bisogno di guardarlo. Pochi secondi e Dean continuò il suo racconto, dicendole cosa fosse davvero successo, cosa avessero dovuto passare tutti e tre in quel posto così puro ma così dannato allo stesso tempo: le raccontò di come la notte non dormissero perché troppo impauriti da un'eventuale attacco dei Leviatani o di qualsiasi altra creatura, di come passassero la maggior parte del loro tempo a correre per quei boschi così fitti e densi di vegetazione, di come non avessero cibo e acqua e dei metodi che avevano sperimentato per sopravvivere. 
Solo quando il ragazzo le raccontò di come Benny li avesse condotti al portale per la terra, Katherine poté sentire la commozione nella sua voce tremante al solo ricordo di ciò che gli era davvero capitato e capí perché adesso agisse, parlasse e combattesse in maniera diversa. 
Era cambiato, lo poteva vedere, forse per sempre, forse doveva ancora capire che da quel posto infernale era già uscito da un pezzo. O forse era ancora troppo spaventato per potersi fermare e respirare davvero. 
 
 
 
Una vecchia casa abbandonata nel cuore di un bosco vicino ad un lago, con la veranda malmessa in legno ed un dondolo che quasi ricordava quello che teneva Bobby nella sua. 
Avrebbe voluto sedersi e lasciarsi dondolare per un po, ma sapeva bene che dentro quella casa ci fosse quel Benny di cui tanto aveva sentito parlare, ma che mai aveva incontrato fini a quel momento. 
Dean le lanciò un ultimo sguardo come per rassicurarsi del fatto che Katherine fosse davvero con lui e poi aprí la porta con cautela, la mano posta sul machete affibbiato alla cintura per prepararsi ad un'eventuale lotta, lo sguardo attento studiava la casa completamente vuota ed entrarono, cercando di non fare troppo rumore. 
La donna chiuse la porta alle spalle e avanzò spavalda, curiosando in ogni stanza con lo sguardo, finché Dean la condusse a quella che avrebbe dovuto essere la cucina, dopo aver seguito una scia di sangue che portava fino a lì. 
"Benny!". 
L'uomo lasciò il fianco di Katherine e corse nella direzione dell'amico, sdraiato a terra e quasi incosciente, che aprí gli occhi udendo il suo nome e fece un grande sorriso nella sua direzione. 
"Capo, sei venuto!" esclamò con stupore il vampiro, con voce debole e tremante, aggrappandosi alle braccia dall'amico che lo tirarono su a sedere. 
"Ma che è successo?" chiese l'uomo con stupore, guardando lo stato delle sue ferite. 
"Ho bisogno di mangiare.." sussurrò Benny respirando affannosamente.
Dean annuì ed estrasse dal borsone che portava con sé un contenitore frigorifero, porgendo al vampiro due sacche AB rubate alla banca del sangue, sotto lo sguardo esterrefatto di Katherine che lasciò la stanza nel momento stesso in cui il vampiro prese a bere sangue. 
L'uomo non poté fare a meno che roteare gli occhi e dopo aver dato una pacca sulla spalla al suo amico la seguí, trovandola nel salotto di quella strana casa.
"Stai bene?".
La donna si girò nella sua direzione e pensò che stesse scherzando, perché non poteva essere solamente lei ad essere rimasta turbata da ciò che i suoi occhi avessero appena visto. 
"Siamo molto distanti dallo stare bene, Dean.." sussurrò Katherine allargando le braccia, intuendo immediatamente perché Sam avesse reagito in quella maniera prima. "Hai rubato del sangue per un vampiro!". 
"Benny stava male, dovevo farlo e..". 
"Ma chi sei?!" esclamò Katherine guardandolo in cagnesco e dandogli una pacca sul petto, facendolo indietreggiare, sentendosi tremendamente amareggiata. "Aiuti un vampiro, che per quanto possa essere stato gentile con te in Purgatorio, rimane sempre un dannato vampiro! Menti a tuo fratello che lo odia per chissà quale motivo, menti a me! Ma che cazzo ti è successo?!". 
Dean la guardò con mascella contratta, sguardo arrabbiato ma anche ferito da quelle parole, e si chiese perché avesse accettato a farsi accompagnare da qualcuno. Aprí la bocca per dire qualcosa, probabilmente niente di carino e muovendo le sue parole solo per litigare, quando una voce sovrastò la sua. 
"Interrompo qualcosa?". 
Il cacciatore distolse lo sguardo dalla donna per posarlo su quello del vampiro che se ne stava con il braccio appoggiato contro lo stipite della porta ed un grosso sorriso si dipinse sul suo viso: Benny non aveva più l'aria sofferente di prima adesso il suo petto si era di nuovo gonfiato, le sue gote erano tornate rosee e riusciva a stare in piedi da solo. 
"Benny, stavi male fino a pochi minuti fa!" esclamò Dean sgranando gli occhi, non riuscendo neanche a crederci. 
"Qualche sacca di sangue e sono come nuovo!" esclamò Benny sorridendo, avvicinandosi e stringendo il ragazzo in un fraterno abbraccio. 
Katherine si irrigidí appena, non riuscendo a credere che tutto ciò fosse reale: Dean stava abbracciando un vampiro? Ne aveva salvato uno? Incredibile. 
I due uomini sciolsero l'abbraccio e l'attenzione di Benny si focalizzò sulla terza persona che stava a fissarli con un po di perplessità nello sguardo, come se si fosse accorto di lei solo in quel momento; posò i suoi grandi occhi attenti su di lei, studiando il suo volto, poi il suo corpo, trovandola a braccia conserte e sopracciglio sinistro sollevato a ricambiare lo sguardo. 
Sulle labbra del vampiro si dipinse un sorriso e poi guardò nuovamente il suo amico, facendogli l'occhiolino. 
"Deduco che lei sia la tua signora!". 
Katherine pensò di rispondere acidamente, poiché non aveva alcuna voglia di scherzare con un vampiro, ma si ritrovò ad accennare un sorriso e a stringere la mano che lui le stava porgendo. Si fidava ancora di Dean, e lui si fidava di Benny, doveva pur significare qualcosa. 
"Non sono la signora di nessuno, sono Katherine!". 
Il vampiro si portò la mano della donna alle labbra con un gesto da cavaliere di altri tempi e sorrise, tornando a guardarla e dicendo: "Sei incantevole, Dean non esagerava quando parlava della tua bellezza e del tuo carattere!".
La donna tirò indietro la sua mano, tornando ad incrociare le braccia al petto in segno di chiusura e guardandolo ancora negli occhi. 
"Saltiamo i convenevoli e parliamo di cos'è successo qui e perché eri in fin di vita fino a cinque minuti fa". 
Benny le sorrise un'ultima volta, poi si voltò verso Dean e si appoggiò contro il muro con una spalla, cominciando a raccontare loro cosa gli fosse successo: il suo creatore aveva sentito che fosse tornato miracolosamente in vita e aveva sguinzagliato i suoi uomini per trovarlo e rivederlo un'ultima volta prima di ucciderlo di nuovo. 
"Li uccido io, prima che loro uccidano me!" esclamò sorridendo e facendo spallucce. 
Dean sospirò rumorosamente, pensando al guaio in cui si fosse cacciato e fissò per un breve momento la ragazza negli occhi, che non ebbe bisogno di parole per capire come avrebbe agito da lì a poco. 
"Quanti sono?" chiese l'uomo dopo averci pensato un po su. 
"Quattordici, sedici forse.." rispose Benny tirandosi su con le spalle, non distogliendo lo sguardo dal suo amico. 
"Sai dov'è il nido?" chiese Katherine controvoglia e facendo qualche passo avanti, posando lo sguardo scocciato sul vampiro. 
Benny la guardò con sguardo aggrottato, non capendo lo scopo della sua domanda. "Perché?". 
"Perché Dean vuole aiutarti e non lo lascerò entrare in un covo di vampiri da solo!". 
Il vampiro sorrise, notando quanta arroganza ci fosse nella sua voce e nel suo sguardo, capendo persino i motivi che avevano spinto Dean ad innamorarsi di una donna come lei. 
"Non posso chiedervelo.." sussurrò scuotendo la testa ed alternando lo sguardo incredulo fra i due. 
"Non lo hai fatto" rispose Dean facendo spallucce. "Quindi dov'è il nido?". 
 
 
La storia di Benny l'aveva davvero incuriosita, specialmente quando aveva confessato loro di aver raziato per anni in mare, depredando le navi di ignari passeggeri, uccidendoli e prendendo tutti i loro averi, prima di passare avanti e puntare un'altra nave. 
"Quindi eravate dei Vampirati!" esclamò Dean sorridendo, sdrammatizzando la tragicità della storia e facendo sì che l'espressione seria ed inorridita di Katherine si ammorbidisse in un sorriso quasi divertito.
Man mano che Benny andava avanti con il suo racconto, la donna non poté che accorgersi di quando fosse innocuo e di come fosse diverso dalla persona che era prima: racconto loro di Andrea, la donna di cui si era innamorato e per cui si era volontariamente allontanato dai suoi compagni e dal suo creatore, scappando per mare e sognando di vivere una vita vera con lei. 
"Lei mi ha accettato per quello che ero e mi ha spinto ad essere una persona migliore: non è forse questo che fa l'amore?".
Gli occhi pungenti di Benny si posarono prima su Dean, guardandolo e parlandogli solo con lo sguardo, e poi su Katherine che accennò un triste sorriso, chiedendosi fino a che punto Dean gli avesse raccontato di lei e della loro relazione. 
L'uomo si aspettava un botta e risposta da parte della ragazza, che invece rimase in silenzio ed abbassò lo sguardo. 
"Che fine ha fatto Andrea?" chiese la donna evitando i loro sguardi e dirigendosi verso la finestra, guardando fuori e notando come la notte stesse diventato sempre più scura. 
"Il mio creatore l'ha uccisa". 
Benny disse questa frase con voce rotta e tremante, sentendo un dolore del passato tornare dentro di sé e bussare con insistenza alla sua porta, facendogli persino mancare il respiro. 
"Quindi vuoi vendetta.." sussurrò Katherine voltandosi verso di lui e sorridendogli sinceramente, sganciando il suo machete dalla cintura e porgendoglielo dalla parte del manico. ".. E noi ti aiuteremo!". 
I due uomini la osservarono e Benny sgranò gli occhi per la sorpresa, prendendo la lama e guardandola con aria confusa. 
"Pensavo che non ti fidassi della mia razza..". 
Il sorriso sulle labbra della donna scemò e fece spallucce, sospirando lentamente e non interrompendo mai il contatto visivo. 
"Non siamo poi così diversi.." ammise Katherine e le luci della casa scintillarono per qualche secondo, come per un calo di tensione, lasciando i due uomini senza parole. "Sono certa che Dean ti avrà raccontato cosa sono". 
Il vampiro annuì e la guardò con aria sbalordita, sapendo per certo che se non avesse avuto una relazione con l'unica persona che avesse mai considerato un vero fratello, non avrebbe esitato ad offrirle da bere. 
La donna uscí dalla casa, dicendo loro che li avrebbe aspettati in macchina, lasciandoli soli e chiudendosi la porta alle spalle, mentre i due uomini si scambiarono una rapida occhiata e Benny sorride.
"Wow capo, capisco cosa ci trovi in lei..". 
"È meglio andare" disse Dean accennando un sorriso e prendendo il  suo borsone da terra. 
"No, sul serio, non state più insieme?" chiese il vampiro posandogli una mano sulla spalla.
"Vuoi essere aggiornato sulla mia vita sentimentale proprio adesso o preferisci andare ad uccidere il figlio di puttana che ha tagliato la gola alla tua ragazza?" chiese retoricamente Dean sollevando un sopracciglio e guardandolo con un sorriso beffardo sul volto. 
Benny gli diede due colpi sulla schiena e capí quanto fosse delicato l'argomento, ed uscirono insieme dalla casa, dirigendosi verso l'auto della ragazza ed armandosi di lame affilati fino ai denti. 
 
 
Il viaggio fu silenzioso, ognuno era perso dietro il filo dei propri pensieri mentre Katherine sfrecciava sull'asfalto appena bagnato diregendosi al molo più vicino: presero una barca per arrivare dalla parte opposta della costa per arrivare il più in fretta possibile e quando attraccarono videro una grande tenuta, ben nascosta e protetta da alti cancelli. 
Per i tre non fu difficile scavalcare ed entrare dentro la grande casa, forzando la serratura; Benny si allontanò dai due, preferendo andare da solo alla ricerca del creatore mentre Dean e Katherine sterminarono più vampiri possibili. 
Quando i due si schiacciarono contro la parete, sentirono dei passi avanzare verso di loro e ad intuito capirono che si trattasse di troppi vampiri da affrontare tutti insieme, così Dean afferrò silenziosamente la mano della ragazza e la condusse attraverso una porta, chiudendosela alle spalle e ritrovandosi dentro uno sgabuzzino fin troppo piccolo per loro due. 
Il ragazzo accese la sua torcia e trovò il viso della donna fin troppo vicino al suo, che faceva di tutto pur di non guardarlo negli occhi, ascoltando i rumore dei passi che si facevano sempre più vicini. 
Quando sollevò lo sguardo verso l'uomo, Katherine sorrise imbarazzata e per un attimo il fatto di trovarsi dentro un covo di famelici vampiri pronti a sbranarli scomparse dalla sua mente, perdendosi nel verde dei suoi occhi per l'ennesima volta. 
"Non posso credere che mi sia lasciata convincere a venire qua". 
Dean sorrise e le sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, per poi carezzarle la guancia con delicatezza. 
"Sono felice che tu sia qui.." sussurrò sorridendo. "E anche che tu abbia accettato Benny". 
"Come ho detto, non siamo molto diversi.." rispose la donna muovendosi e facendo di tutto pur di scrollarsi di dosso la sua mano. Tese le orecchie e quando non sentí più alcun passo aprí leggermente la porta, uscendo la testa e controllando che non ci fosse nessuno. " Via libera, andiamo!". 
L'uomo la seguì e continuarono a percorrere il corridoio, riuscendo a sentire la voce di Benny: parlava con qualcuno, una voce femminile rispondeva alle sue domande e solo quando si avvicinarono di più, riuscirono a distinguere le parole. 
"Perché ti sei unita a lui, Andrea?". 
Dean e Katherine cercarono l'uno lo sguardo dell'altro e sgranarono gli occhi, capendo che la ragazza di Benny non era mai morta.
"Sai com'è l'inizio per quelli come noi, il sangue è l'unica cosa che vogliamo".
L'uomo si sporse dal suo nascondiglio e vide il suo amico legato ad una sedia, mentre una giovane donna di carnagione più scura e capelli neri come la pece passargli la sua lama, con cui prima tagliò le corde che lo bloccavano. 
Benny non capí cosa avesse intenzione di fare, ma poi la vide inginocchiarsi davanti a lui e portare le sue labbra sulle sue, baciandolo avidamente, come se fosse l'ultima volta. 
"Uccidilo e noi staremo insieme per sempre, Benny". 
Stupido! Pensò Dean scuotendo la testa sentendo che qualcosa non quadrasse in tutta quella situazione e si voltò verso la ragazza, che stava in allerta controllando che nessun altro vampiro venisse nella loro direzione. 
Quando si voltò di nuovo per controllare il suo amico, Benny ed Andrea erano spariti, saliti al piano di sopra per uccidere finalmente il creatore. 
"Dobbiamo impedire agli altri vampiri di andare di sopra, Benny deve avere campo libero!" esclamò Dean guardando la ragazza ed annuendo. 
Per tutta risposta Katherine sorrise e sguainò la sua lama dalla cintura, guardandola e chiedendosi per quanto tempo sarebbe rimasta così ben pulita e non intrisa di sangue. 
"Sai che mi piace quando siamo in minoranza!". 
Dean sorrise e fece una leggera pressione con la sua lama sul suo polso, facendo sì che uscisse un po del suo sangue, sapendo quanto i vampiri non avrebbero resistito a quell'odore. 
Pochi secondi e quattro vampiri sbucarono dal fondo del corridoio, con zanne fuoriuscite e occhi neri, accecati dalla sete e dal richiamo del sangue; si scagliarono contro i due, ma i cacciatori riuscirono a fronteggiare l'attacco, tagliando ad una ad una le teste via dal loro corpo, sentendo dei rumori piuttosto forti provenire dal piano di sopra. Dean e Katherine si sorrisero appena e la ragazza pulí la lama del suo machete imbrattata dal sangue dei vampiri e sorrise, e si abbassò sulle ginocchia, pulendola contro la giacca di uno dei mostri che avevano appena fatto fuori. 
Due forti tonfi vennero dal piano di sopra, qualcosa cadde sul pavimento facendo un grosso rumore, i cacciatori capirono che fosse il rumore di due teste che rotolavano a terra. 
La donna lesse la preoccupazione sul volto del cacciatore ma, proprio quando stavano per salire al piano di sopra per controllare, dei passi pesanti e stanchi si fecero largo dalle scale. Dean sospirò di felicità e andò incontro al suo amico quando lo vide scendere l'ultimo gradino e lo strinse in un forte abbraccio, che però il vampiro non ricambiò, guardando dritto davanti a sé. 
"L'hai ucciso, amico, ce l'hai fatta!". 
Benny rimase immobile, gli occhi vitrei persi nel vuoto, il volto non tradiva alcuna emozione, e Dean si preoccupò, sciogliendo l'abbraccio e scuotendolo appena dalle braccia, non riuscendo a capire cosa lo avesse fatto cadere in uno stato di schock del genere. 
"Cos'è successo di sopra?" continuò il cacciatore cercando di intercettare il suo sguardo, che però non trovò. 
"Hai ucciso anche lei, non è vero?" chiese Katherine con voce tremante, incredula. 
Il vampiro alzò lentamente lo sguardo verso di la donna e poi guardò il suo amico, abbassando il capo per nascondere delle lacrime che presero a sforgargli dagli occhi.
Katherine rimase impietrita sul posto a quella scena: nella sua vita aveva visto davvero di tutto, ma un vampiro piangere mai. 
Così contrasse la mascella e voltò il suo sguardo da un'altra parte, sentendo il dolore di una vecchia ferita farsi largo dentro di lei, capendo benissimo cosa Benny stesse provando ad avere persona l'amore della sua vita per la seconda volta. 
Tirò su con il naso e vide che Dean chiuse gli occhi per qualche secondo, per poi avvicinarsi di più al suo amico e stringerlo in un silenzioso abbraccio, sapendo che niente e nessuno avrebbe potuto mai riempire il vuoto che Benny, ed anche lui, avrebbe portato nel suo cuore per tutta la vita. 
 
 
 
Fece scorrere l'acqua della doccia, lasciando che l'intero bagno si riempisse del caldo vapore e che appannasse lo specchio, annebbiando la sua immagine riflessa; studiò il suo viso appena barbuto, le occhiaie scure che gli cerchiavano gli occhi verdi che teneva aperti a malapena per la stanchezza. 
I flashback continuavano ad apparire e sparire nella sua mente senza preavviso, né senza un filo logico: non lo avevano mai lasciato da quando era tornato dal Purgatorio. 
Un orrore del genere non si dimentica facilmente e sicuramente la sua mente non collaborava, dato che continuava a farglielo rivivere senza fine. 
Avrebbe tanto voluto passare un colpo di spugna nel suo passato e dimenticare, ma non poteva. E aver rivisto Benny aveva semplicemente peggiorato le cose. 
L'unica che riusciva a non farlo pensare era Katherine, con il suo sorriso amorevole ed i suoi occhi che come un neon gli ricordassero quanto ancora lo amasse: Dean sentiva come di non meritare quell'amore, era un mostro ed i mostri non meritano amore. Aveva sparso così tanto sangue in Purgatorio, uccidendo senza sosta. 
Aveva perso Castiel proprio prima che attraversassero il portale insieme. Gli aveva promesso che lo avrebbe portato in salvo, che sarebbero usciti vivi da lì tutti e tre ed invece aveva fallito e questo non se lo sarebbe mai perdonato. 
Come poteva meritare amore un uomo come lui? 
Lasciò che l'acqua calda scivolasse sul suo volto, fra i suoi capelli, sulla schiena e appoggiò la fronte contro le fredde piastrelle verdastre, sentendo il suo cuore battere più veloce e i suoi occhi pizzicare. Dean ricacciò indietro il dolore che voleva violentemente uscire dal suo corpo attraverso le lacrime e represse tutto dentro di sé, consapevole che prima o poi sarebbe scoppiato e non sarebbe stato un momento piacevole. 
Solo uccidere poteva calmarlo, lo aiutava a sfogare ciò che aveva dentro di sé e che non avrebbe mai confessato ad anima viva. Sporcarsi le mani di sangue, non usare armi e colpire uno di quei mostri fino alla sfinimento. Fino a non avere più fiato in corpo. 
Questo era ciò che lo aveva tenuto a bada negli ultimi mesi. Ciò che gli permetteva ancora di essere umano.
 
 
 
 
 
"Dannazione, fono buoniffimi!". 
Masticò a bocca aperta, farfugliando qualcosa di incomprensibile e sprizzando felicità da tutti i pori, sotto gli occhi divertiti di Sam, che stava seduto davanti a lei sorseggiando una birra. 
"Sono pancakes!" esclamò l'uomo ridendo di gusto, ammirando la scena. 
"Sembra che li abbia fatti Dio!" esclamò tagliando un altro pezzo e spingendolo dentro la sua bocca con forza, annuendo. 
Sam non poteva fare a meno di notare quanto rappresentasse la versione femminile di suo fratello, ecco perché ancora non si erano decisi ad affrontarsi l'un l'altro. Avevano costruito muri troppo alti per raggiungersi.
Katherine gli fece l'occhiolino e continuò a mangiare: erano tornati da quasi mezz'ora e subito Sam si era affrettato a cucinarle qualcosa, sentendo il suo stomaco brontolare, senza neanche considerare suo fratello più di tanto. 
Neanche Dean aveva provato ad instaurare un dialogo, ma aveva proseguito dritto fino alla sua stanza, lasciandoli soli; così come sua sorella era uscita non appena loro erano entrati, evitando lo sguardo di Katherine e sparendo senza neanche darle modo di salutarla. 
Qualcosa non andava più fra loro quattro e presto avrebbero dovuto parlarne, o altrimenti si sarebbero persi per sempre.
"Allora, com'è stato?" chiese Sam bevendo qualche altro sorso, continuando a sorriderle.
"Com'è stato cosa?" chiese Katherine accennando un sorriso imbarazzo e sentendo un peso all'altezza dello stomaco, mangiando l'ultimo pezzo di pancake e mandandolo giù a fatica. 
"Uccidere Benny!". 
La donna sollevò lo sguardo verso di lui e bevve di corsa dal suo bicchiere, notando come lo sguardo del ragazzo cambiasse sempre di più con il passare dei secondi. 
"Non l'hai ucciso!!".
Le parole uscirono dalla sua bocca come un'accusa, dilatando le narici e sgranando gli occhi, guardandola come se non avesse tenuto fede ad un patto importantissimo.
"Non ce n'è stato bisogno, Benny è davvero innocuo! Ha persino ucciso la sua donna perché non voleva smettere di nutrirsi degli umani!" esclamò Katherine cercando di spiegargli, ma l'uomo sbatté con forza la sua birra contro il tavolo, facendola sobbalzare e guardandolo con incredulità. 
"È un vampiro!". 
"Lo so, ma è uno dei buoni! Devi credermi!" esclamò la ragazza sforzandosi di non alzare di troppo il tono della voce, guardandolo con la speranza negli occhi. 
"Pensavo che con te Dean fosse al sicuro, che gli avresti impedito di fare le sue solite idiozie ma mi sbagliavo!" rispose l'uomo alzandosi dal tavolo e puntandole un dito contro, guardandola con aria furiosa e fulminandola con lo sguardo. 
"Sam, io non controllo Dean. Non l'ho mai fatto!". 
"Avresti potuto provare! Sai che hai un certo effetto su di lui, avresti dovuto fare tutto il necessario pur di uccidere quel mostro!" esclamò l'uomo continuando a puntarle il dito contro, sentendo la rabbia prendere pieno possesso di sé. 
"Cosa avresti voluto che facessi, eh?!" esclamò la donna intuendo il significato celato dietro alle parole del ragazzo, alzandosi di scatto dal tavolo e guardandolo in cagnesco. "Che lo seducessi per convincerlo ad uccidere Benny?!“.
"Non ho detto questo!" esclamò Sam sospirando rumorosamente, ma mettendo su una faccia piuttosto eloquente. 
"Come no!" disse la ragazza sorpassandolo ed uscendo dalla cucina, ignorando i suoi richiami e continuando dritto per la sua strada. 
Oltrepassò la sala lettura e si diresse nell'altro corridoio, cercando la stanza di Dean per prendere il suo borsone ed andare via da quel bunker alla svelta. 
Si sentí così ferita dalle parole di Sam che aveva trattenuto a stento la voglia di prenderlo a pugni in faccia, chiedendosi come facesse anche solo a pensare che lei potesse essere capace di un gesto simile e perché odiasse così tanto Benny. 
Sapeva che si sentiva ancora ferito per la morte della sua amica Amy, che Dean aveva brutalmente ucciso un anno e mezzo prima perché pensava che i mostri fossero tutti uguali e che nessuno di loro meritasse una chance, né una possibilità di redenzione. 
Continuò a camminare in quel lungo corridoio, rendendosi conto che quel posto fosse davvero un labirinto e che fosse estremamente facile perdere l'orientamento li dentro; lesse i numeri sulle porte, fino ad arrivare alla fila della stanza del maggiore dei Winchester e quando voltò l'angolo di fretta, si scontrò contro qualcosa di duro, che le fece quasi mancare il respiro. 
"Ah, dannazione!" esclamò la ragazza portandosi una mano al petto e sollevando lo sguardo.
Dean stava proprio davanti a lei, massaggiando la spalla e sgranando gli occhi, chiedendosi mentalmente dove andasse così di fretta. 
"Dio, ma non guardi mai dove vai?!". 
Katherine scoppiò in una risata di cuore, prendendosi gioco del cacciatore e della faccia dolorante che aveva messo su. Aveva affrontato mostri di ogni tipo, ma per le cose più semplici si spaventava come un bambino.
"Vai da qualche parte?". 
"Casa. Judith è sola da troppo tempo e.." iniziò la ragazza sorridendo e guardandolo negli occhi, ma presto venne interrotta. 
"Ti accompagno io!" esclamò Dean strizzandole l'occhio, sorpassandola e dirigendosi verso la sua stanza, cioè dalla parte opposta del bunker, lasciando la donna a bocca spalancata con l'idea di usare una cartina prima di avventurarsi nuovamente dentro quei corridoi troppo lunghi e troppo uguali fra di loro. 
 
 
 
La pioggia batteva forte contro i vetri dell'Impala, che ruggí davanti casa di Katherine ed arrestò la sua corsa serale: impiegarono una mezz'oretta scarsa ad arrivare, rimanendo in silenzio a godersi la musica rigorosamente scelta dal guidatore, a cui la donna non si oppose e canticchiò ogni parola di ogni canzone. 
Osservarono per qualche minuto le gocce colpire il parabrezza, godendo del silenzio, e pensarono a quanto l'ultima caccia insieme li avesse provati psicologicamente; Dean seguí i giochi dell'acqua per tutto il vetro, fino ad arrivare a spostare il suo sguardo sulla ragazza accanto a sé, che però non lo guardava, probabilmente per non fargli leggere qualcosa nei suoi occhi. 
Qualcosa di lei gli sfuggiva e ciò era davvero insolito, perché l'aveva sempre letta come un libro aperto, scovando dentro di lei ogni singola sfaccettatura dei suoi sentimenti, arrivando persino a spiazzarla. 
Questa volta era diversa, Katherine nascondeva qualcosa di grosso e lui sapeva che avrebbe dovuto scoprirlo in un modo o nell'altro. 
Si schiarí la voce e appoggiò l'avambraccio sul volante, fissando lo sguardo sulla strada sfocata e mordendosi il labbro. 
"Credo che dovresti pensarci.." disse Dean sospirando, voltandosi appena a guardarla e notando come cercasse di capire a cosa si riferisse. "Trasferirti al bunker intendo". 
Katherine lo guardò con aria curiosa, inclinando la testa di lato e rimanendo stranita da un discorso del genere fatto proprio da lui. 
"Ascoltami Dean, voi siete famiglia per me.." iniziò la ragazza ma si perse dentro il verde dei suoi occhi e perse anche le parole, non avendo la più pallida idea di come avrebbe fatto a giustificarsi. 
"Ma?". 
"Ma non mi trasferirò da voi" continuò la ragazza con un tono di scuse, facendo spallucce e piegando appena gli angoli delle labbra all'ingiú. 
Dean la osservò, cercando di scavare più affondo dentro di lei e pensò persino di sfilarle con la forza l'anello che indossava per spezzare il loro legame, perché non sapere cosa le passasse per la testa lo mandava in bestia. 
"Perché?!" chiese con troppa veemenza e voltandosi verso di lei con il busto, sgranando appena gli occhi. "Hai voluto tu questa stronzata dell'amicizia, quindi adesso spiegami cosa ti trattiene qua!". 
La donna sospirò e distolse il suo sguardo, puntandolo sulla strada e sentendosi completamente con le spalle al muro; sapeva che se lo avesse detto a Dean avrebbe capito, dopo occhiatacce e una grande incazzatura, ma semplicemente non pensava che fosse il momento giusto.  
"Non voglio parlarne". 
Dean la guardò, notando il suo stato di chiusura dalle braccia conserte al petto e dalla mascella contratta e sospirò rumorosamente, pensando che probabilmente il suo peggiore incubo si fosse realizzato. 
Non lo guardava, non gli parlava, non si fidava a tal punto da rivelargli qualcosa di importante, così si ritrovò con fatica e dolore a pronunciare una frase che mai avrebbe pensato di dirle. 
"Se c'è qualcuno nella tua vita puoi dirmelo..".
Katherine sgranò gli occhi e si voltò a guardarlo, appoggiando un gomito al sedile e puntandogli un dito contro con rabbia. 
"Come osi anche solo pensarlo?!". 
Dean fece spallucce e sentí il battito accelerare, sapendo che l'unica cosa che lo avrebbe tranquillizzato non l'avrebbe potuta avere. Alzò il tono di voce, avvicinandosi senza neanche rendersene conto e guardandola in cagnesco. 
"Sto solo dicendo che non devi pensare di giustif..".
"Oh, certo che non devo! Soprattutto con te, che hai lasciato che finissimo in una macchina ad urlarci contro!". 
Si voltò di scatto, nascondendo gli occhi lucidi e tornando a fissare la pioggia, che non smetteva di cadere e chiedendo se davvero dopo il suo temporale sarebbe spuntato un arcobaleno. 
Dean rimase in silenzio e continuò a guardarla senza riuscire a smettere, perché gli faceva male vivere così; forse sarebbe stato meglio che lei non avesse mai saputo del suo ritorno, che avesse continuato la sua vita con tranqu... 
"C'è qualcuno nella mia vita, ma non è come pensi tu: è famiglia! E devi tenere la bocca chiusa!" sbottò la ragazza tornando a guardarlo, fissandolo in cagnesco e sentendo una forte stretta allo stomaco. "Non dovete sapere per forza tutto quello che faccio!". 
"Tipo usare i tuoi poteri?" chiese Dean muovendosi in maniera disordinata dentro il troppo stretto spazio dell'abitacolo della sua auto. 
"Si, come usare i miei poteri!" rispose la donna facendo spallucce, chiedendosi mentalmente se fosse stata la cosa giusta permettere che lo venisse a sapere. 
Dean alzò il tono della voce e sgranò gli occhi, guardandola con aria allibita e cercando di capire perché lo stesse facendo. 
"Perché li usi? Pensavo che non volessi usare l'eredità di tuo padre".
Katherine trattenne il fiato udendo quelle parole, sentendosi molto turbata da quelle parole. Lo guardò per qualche secondo e si irrigidí di colpo. 
"Mio padre non è Azazel, Dean. Mio padre è Philip Collins". 
"Non volevo dire..". 
"Grazie del passaggio!" esclamò la ragazza interrompendolo ed uscendo dalla portiera senza neanche guardarlo, sbattendo la portiera e scomparendo nel vialetto di casa sua, aprendo la porta ed entrando senza neanche voltarsi una volta. 
Dean strinse le mani in pugni e colpí con forza il volante, imprecando ad alta voce e sentendo la rabbia crescere dentro di lui. 
Kevin era scomparso, Katherine nascondeva qualcosa, Sam detestava l'unico amico che avesse mai avuto e Cas non c'era più. 
Accese il motore e partí sgommando, dirigendosi verso il più vicino bar della zona dove avrebbe di sicuro passato l'intera nottata a tracannare più alcool possibile, pur di smettere di ricordare quanto la sua vita fosse diventata un vero e proprio schifo. 


 
  
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