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Autore: Blue_Wander    21/09/2019    3 recensioni
"XANA aveva scoperto dalla rete che c'era solo una cosa in grado di distruggere per sempre il bene: l'amore del male. E quale migliore simbolo d'amore se non un figlio? Il problema era che lui non sapeva amare, non poteva nemmeno provare sentimenti. Questo gli ha sempre impedito di vincere[...]. Però, per ANAX, il tempo era passato e questo andava contro ogni regola del mondo virtuale."
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il silenzio cadde nella stanza dove, il supercomputer che dava agio a chi lo usava di poter, in qualche modo, controllare gli avvenimenti di Lyoko si stagliava in tutta la sua imponenza. Avevano organizzato di vedersi tutti lì per scrivere il rapporto della settimana, come ogni venerdì, ma quel giorno si sarebbero riuniti anche per parlare e nessuno aveva ben capito di che cosa, nemmeno Jeremy ed Aelita. Infatti non erano stati loro ad avere l’idea, bensì Teo che, impaziente, doveva comunicare a tutti delle scoperte importanti riguardo ANAX. In realtà aspettava di dirlo ai suoi amici da qualche giorno, ma, come sempre, succedeva qualcosa che gli impediva di farlo, come quella volta in cui Sissi si era seduta senza alcun preavviso al loro tavolo della mensa solo per passare del tempo con Ulrich: ancora non aveva capito che il ragazzo non aveva occhi solo che per Yumi. Certo, da un lato a Teo farebbe comodo una rottura tra i suoi due amici, ma questo era solo un pensiero egoista che coltivava nella parte più oscura e profonda di lui, tenuta a bada dal sorriso gentile e dalle sue idee spesso razionali e altruiste.
-Quindi?- cominciò Odd. –Siamo qui per…?
-ANAX.- rispose Teo, tirando fuori un foglietto stropicciato, cercando di stenderlo il meglio possibile con i polpastrelli. –Ho delle notizie importanti.
-Davvero? Era la ricerca di cui mi hai parlato ieri sera?- chiese Jeremy. –Potevi dirmelo, ti avrei dato una mano.
-Preferivo fare da solo.- sorrise, spiegando che facendo da se, il biondo poteva avere un po’ di tempo libero con Aelita. –In ogni caso, tutto quello che ho scoperto è solo una mia ipotesi che va ancora confermata.- continuò, portandosi una mano al mento, pensieroso. –Ci tenevo a dirvelo prima di iniziare.- fece un bel respiro. –Credo che ANAX sia un’umana o almeno pensa di esserlo. Ci ho pensato bene in questi giorni e soprattutto ho riflettuto sulla frase che Ethan ha detto ad Emy poco prima di essere scoperto.
-Che il loro obiettivo era Aelita?- chiese Yumi, cercando di ricordare le parole dell’amica.
-Esatto. Come avevamo già pensato da un po’ di tempo, gli attacchi di ANAX non sono mirati alla conquista della rete, come quelli di suo padre; bensì siamo sempre noi i suoi obiettivi e, spesso, ci lascia andare senza nemmeno provare a fermarci- Teo guardò Jeremy negli occhi.
-Effettivamente, non mi crea tanti problemi quando cerco di disattivare la torre.- rispose la diretta interessata. –Sembra come se volesse che vinciamo.
Il leader scosse la testa. –Non so come non sia riuscito a notarlo prima, ma quello che dici potrebbe essere vero.- si portò due dita al mento, chiudendo gli occhi e continuando a parlare. –C’è solo un problema: se il suo obiettivo è davvero uccidere Aelita, perché non ci combatte?
Teo sospirò. –Perché ha una cotta per lei.- l’intera sala cominciò a ridere, tanto che Ulrich dovette aggrapparsi alla spalla di Odd per non cadere per terra dalla foga. Teo arrossì appena. –So che non mi credete, ma provate a pensarci un secondo. Come potrebbe ANAX voler Aelita morta, senza nemmeno mai rappresentare una minaccia per lei? Inoltre, Ethan non ha accennato ad alcun tipo di violenza, almeno non contro di lei.- concluse, guardando Emy.
Yumi mise una mano sulla spalla di Teo. –A pensarci bene potrebbe avere senso. XANA ci odiava a morte perché sventavamo i suoi piani e volevamo portare Aelita sulla terra, ma questo nemico non ha nessun motivo per prendersela con noi.- la ragazza gli sorrise, scorgendo un imporporamento delle guance del minore, che si riprese in fretta.
-Come dice Yumi, anche se ANAX fosse come suo padre, noi non abbiamo mai “sventato” nessuno dei suoi piani espansionistici, semplicemente perché lei non ne ha mai avuto uno.- il ragazzo scosse le spalle, come se quello che stava dicendo fosse una cosa normale.
-Quindi stai dicendo che un programma antivirus con le crisi d’identità ha una cotta sulla nostra principessa?- chiese Odd, ricevendo un’occhiataccia da Jeremy.
Teo si sistemò meglio gli occhiali. –È questo quello che non capisco. Potrebbe essere che durante la creazione del file di ANAX, lei abbia in qualche modo percepito il calore dell’amore che Franz Hopper provava per la figlia.- il ragazzo fece una pausa, guardando tutti i presenti pendere dalle sue labbra. -Ma siamo sempre lì, perché definirsi la figlia di XANA? Lui non era umano, quindi non può aver procreato.
-Pensavo di avertelo detto.- lo interruppe Jeremy. –XANA, sparendo, si è diviso in più file che poi si sono uniti in ANAX che si identifica come figlia perché è quello che c’è di umanamente più vicino in quello che è successo.
-Lo so, me lo hai già detto.- rispose l’altro, con tono seccato. –Ma stai sbagliando e posso facilmente mostrarti il perché. Se fosse come dici tu, ANAX avrebbe ereditato gli stessi scopi del padre e, per di più, non avrebbe mai convinto un umano a stare dalla sua parte. Lukas ha sempre saputo per chi stava compiendo quelle azioni ed era deciso in quello che faceva. Lui ha scelto di stare dalla parte di ANAX.
Jeremy aprì la bocca per parlare, ma il suo cervello non formulò niente per poter ribattere.
Ulrich si accigliò, cercando di stare dietro al discorso del ragazzo con gli occhiali. –Quindi ci stai dicendo che lei è buona?
-In realtà no.- sospirò, guardando negli occhi il suo interlocutore. –Però è proprio questo il punto. Lei è umana, almeno secondo me, quindi il fatto che lei compia azioni cattive e che menta dicendo che è la figlia di XANA è una cosa assolutamente normale. Gli umani sbagliano e noi lo sappiamo bene.- concluse, guardando uno ad uno tutti i suoi amici.
Un momento di assoluto silenzio calò nella stanza: tutti si stavano pentendo di aver preso in giro l’opinione più che fondata di Teo, così da provare anche un immenso senso di colpa. Solo Aelita sembrava non molto sconvolta dalla notizia, anche se ovviamente non si aspettava niente di tutto ciò, tutte quelle informazioni non sembravano così nuove per lei. Era come quando entrava nelle torri o vedeva il professor Werner in giro per la scuola: era familiare.
Fu Odd, come la maggior parte delle volte, a rompere il silenzio. –Ma quindi, se ANAX è umana, come ci è finita dentro Lyoko?
 
Il giorno dopo, durante l’intervallo, Aelita e Yumi stavano cercando disperatamente Emy, visto che ANAX aveva attaccato e avevano bisogno di lei, anche se, come accadeva spesso, sulla terra non era successo nulla di strano se non forse che qualche elettrodomestico, come il forno della mensa, non funzionava più e Odd non aveva potuto avere il suo adorato croissant a colazione.
-Ti ho detto di no, papà!- sentirono dal parco del Kadic. –Cioè non ti sei fatto vivo per tutto questo tempo e poi mi richiami perché il preside Delmas ha un’arpia come figlia? Mi devi calcolare solo quando ne va della tua reputazione?- le due amiche videro Emy battere un piede nervosamente, aspettando il suo turno per parlare. –Ha avuto quel che si merita.- sussurrò, per poi andare avanti subito dopo, alzando la voce. –Non lo faccio per me, perché dovrei? Mi ha scambiata per una ragazzina e io le ho dato una lezione, così smetterà di infastidire anche gli altri.- altra pausa, suo padre sembrava davvero arrabbiato. –Tu non sai niente di me, non te ne sei mai preoccupato e ora pretendi di parlare come se nulla fosse. Ma che cosa ne sai tu della mia vita qui, che cosa ne sai di quello che sta succedendo al Kadic? Parli di ultima possibilità prima dell’espulsione ma tu non sai niente.- Emy fece una pausa, calmandosi all’improvviso. –Mentre invece io so molte cose.
Spirit le attaccò il cellulare, probabilmente molto arrabbiato, ma anche la ragazza non era da meno. Non che le due avessero capito qualcosa: Emy stava parlando in italiano con suo padre, vista la sua origine. Effettivamente però solo sua madre, Anna, era italiana, mentre Spirit aveva origini tedesche anche se era da sempre vissuto in Francia con la famiglia. O almeno solo fino alla morte di suo padre, quindi il nonno di Emy, Yanneck Stairs. O almeno così suo padre le aveva detto che si chiamava: ormai non poteva più fidarsi completamente. Su sua nonna invece…
-Emy, sei qui.- la chiamò Yumi, mentre la ragazzina si asciugava qualche lacrima scappata al suo controllo.
-Ciao ragazze, che è successo?- rispose con la gola che faceva male. Aveva parlato ad alta voce e si era sforzata di sovrastare la voce possente del padre.
-ANAX ha attaccato, abbiamo bisogno di te su Lyoko.- chiarì Aelita, mentre Yumi annuiva.
Lo sguardo di Emy tornò triste, guardando l’espressione mortificata delle sue amiche. –Avete sentito tutto, vero?
-Non volevamo, davvero. E poi non abbiamo capito granché.- ribatté Yumi, un po’ in imbarazzo.
Le tre si incamminarono a passo deciso verso la fabbrica, ormai persino Emy si era arresa a passare dalle fogne. –Vedete, c’è una cosa che mio padre non mi ha mai detto. Riguarda mia nonna; ho sempre creduto che fosse morta ma, da quello che Teo ha visto nel suo…emh…sogno…lei è viva e mio padre e mia zia gli mandano ancora dei soldi per pagare le sue medicine. Ma la domanda sorge spontanea, dov’è adesso?
-Io mi chiederei perché non ha mai voluto conoscere i suoi nipoti.- ammise Yumi.
-Magari lo voleva.- ribatté Aelita, confondendo la povera Emy, ormai sconsolata sempre di più da tutto quello stress. –A volte non possiamo fare tutto quello che vogliamo, alcune cose non possono essere fatte e basta.
Emy era sotto pressione, non era mai stata più stressata di così. Le cose da fare erano tantissime e il tempo a disposizione troppo poco. E ovviamente non solo quello: più cercava di fare una cosa e meno ci riusciva, era come se tutto quello per cui voleva fare progressi si stesse rivoltando contro di lei. Lo stress accumulato cominciava ad essere troppo ed era sull’orlo di una crisi di nervi. La litigata con suo padre poi l’aveva fatta infuriare. Era già difficile gestire una relazione normale con Lukas che, Ethan o no, non era mai stato un personaggio semplice, figuriamoci con Lyoko in mezzo e, in più, le questioni familiari che suo padre e sua sorella Candy avevano tenuto nascoste ai figli. “Proprio un ottimo genitore.” Pensò una volta scesa nelle fogne che portavano alla fabbrica, trasportata dai suoi pensieri ostili e tristi. Ma Emy si sbagliava di grosso. E, in verità, lei lo sapeva bene, anzi, benissimo. Sapeva che il suo era un padre meraviglioso e che ogni cosa che faceva era per lei e per sua mamma; sapeva bene che fare il genitore non era facile ma che i suoi fossero così bravi da farlo sembrare. Emy aveva imparato a sue spese che nascondere qualcosa alle persone che ami, non vuol dire non volergli più bene, ma proteggerle.
-Stavo pensando…- Yumi interruppe il silenzio. –Tua madre cosa sa di questa storia?
 
-Ulrich, vuoi stare più attento?- strillò Jeremy. –Se non ti muovi più velocemente, lascerai Aelita da sola!
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia. –Perché non vieni al mio posto invece che stare seduto su quella poltrona?
L’amico biondo deglutì a fatica, borbottando sottovoce parole stanche, inutilmente in realtà, visto che Aelita era molto vicina alla torre e le mancavo solo pochi metri per disattivarla. Il samurai stava scortando la principessa, mentre tutti gli altri si stavano annoiando da qualche parte, non lontani da dove si erano virtualizzati, avendo a che fare con una quantità imbarazzante di mostri. Solo qualche Crab e un paio di Hornet. Sulla strada verso la torre invece Ulrich aveva trovato moltissime Mante, il che era parecchio strano, visto che solo William, quando era ancora posseduto da XANA, riusciva ad evocarne così tante. Pensò ci fosse Ethan –o Lukas, ormai non sapevano nemmeno loro come chiamarlo- ma del professore nemmeno l’ombra. Era come se si fosse rifiutato di combattere. Ma quindi aveva davvero una sua coscienza? Tra i pensieri, Ulrich, dovette abbassarsi, cercando di scivolare di lato per proteggere Aelita e di farle scudo con il suo corpo. Fu lì che si accorse che quella Manta stava mirando solo ed esclusivamente a lui. A quel mostro non importava minimamente della rosea, bensì di Ulrich che continuava a sposarsi per evitare i colpi delle mille creature virtuali che, ormai l’avevano circondato. –Merda- esclamò, intuendo di non poter nemmeno provare a difendere Aelita, visto che non era lei il loro bersaglio. In quel modo l’avrebbero solo ferita inutilmente, ma, una delle Mante girò il muso verso l’elfa, che, distratta, non si accorse in tempo di essere stata colpita. Immediatamente si portò una mano sulla parte lesa, cercando un po’ di sollievo che, con suo grande stupore arrivò: il mostro che l’aveva colpita era stato polverizzato dagli altri e, improvvisamente, i venti punti vita persi, sparirono, facendo tornare completamente verde la barra dei Life Points di Aelita.
-Teo?- chiese Jeremy al ragazzo che, sorpreso, rispose con un verso interrogativo. –Sei stato tu?
-A fare cosa?- chiese, alzando un sopracciglio.
-Dai, non scherzare! Hai ridonato tu i punti vita ad Aelita?
-Non credo, io ho li ho ancora tutti.- il ragazzo scosse le spalle, confuso. –Ma è successo qualcosa?
Jeremy si asciugò delle goccioline di sudore dalla fronte con la manica del maglione carta da zucchero. –Spero che la missione si concluda presto.
E anche Ulrich lo sperava. Ancora non si capacitava di quello che era successo. Tutte le Mante avevano colpito quella che aveva ferito Aelita. Quindi era vero: ANAX non aveva nessuna intenzione di fargli del male, lei voleva solo che loro gli lasciassero Aelita. In quel momento fu tutto più chiaro nella testa del ragazzo. Effettivamente tutti gli attacchi non erano mai mirati ad Aelita, ma sempre a loro. La versione di Teo aveva, finalmente, convinto anche lui, il più scettico tra tutti, dopo Jeremy, ovviamente.
Il castano vide l’amica correre verso la torre ed entrarci, così smise di schivare gli attacchi delle Mante, lasciandosi colpire e devirtualizzare. Era sicuro che Aelita avrebbe disattivato la torre senza problemi, ma si sbagliava di grosso.
Non appena entrata, la ragazza, si guardò intorno con aria confusa. C’era qualcosa di strano nella torre. Più che qualcosa, qualcuno.
-Finalmente sei arrivata.- Aelita si girò, osservando la figura che si era palesata davanti ai suoi occhi che, battendo le mani, disattivò la torre. –Ti ho aspettata per così tanto tempo…
-Va bene Aelita, ottimo lavoro.- esclamò Jeremy, tutto contento, portando fuori da Lyoko tutti gli altri. –Ti riporto indietro adesso.- provò, invano. Aelita non poteva devirtualizzarsi e, ormai, non riusciva nemmeno più a sentire la voce del suo ragazzo.
-Chi sei?- chiese l’elfa, trovando un briciolo di coraggio.
L’essere davanti a lei contorse il viso in un’espressione corrucciata. –Ma come, ti sei dimenticata di tua sorella?
È una trappola.” Pensò la giovane, sapendo perfettamente di essere figlia unica, anche perché i suoi genitori non avrebbero potuto concepire nemmeno volendo una secondogenita. –Io non ho nessuna sorella. Te lo richiederò una seconda volta: chi sei?
-Non è ovvio?- rispose.
Aelita cominciava ad odiare quella voce. E soprattutto cominciava ad odiare quella persona davanti a lei. Perché ANAX doveva avere l’aspetto di una bambina? Una dolce bambina vestita di bianco con dei lunghi capelli neri come le piume di un corvo. E purtroppo era davvero familiare.
-Bentornata Aelita, adesso giocheremo insieme per sempre.
Aelita aprì gli occhi di scatto: cercando di non urlare dalla paura. Gli incubi diventavano sempre più frequenti e reali. Aveva sognato quello che era successo a Lyoko, con la piccola aggiunta inquietante di quella bambina che, in teoria, secondo il suo subconscio, doveva essere ANAX.
“Ma perché una bambina?” si chiese, prendendo il cellulare per guardare l’orologio che, inaspettatamente, segnava le sei del mattino. Nonostante l’incubo aveva dormito parecchio, ma non poteva dire di essere felice.
 
La mattina seguente era domenica e non ci sarebbero state lezioni, ma Werner Lukas, professore di inglese da ormai quasi quattro mesi al Kadic, doveva essere al collegio molto presto, visto che era stato richiamato dal preside per un’alunna che, il giorno precedente, aveva accusato Elizabeth Delmas di furto davanti a tutta la scuola. O almeno questo era l’accaduto raccontato dal signor Delmas, che non aveva la minima voglia di dire che la figlia aveva incolpato precedentemente un’altra ragazza ancora. Lukas, in realtà, non aveva la intenzione di prendere parte a quel teatrino di fatiscenti bugie colossali, tant’è che cercò di darsi impegnato. Il suo sforzo, però, risultò inutile, visto che, quando aveva sentito Emy litigare con il padre, aveva subito intuito chi fosse l’altra ragazza sfacciata.
E, a quel punto, non poteva non prendere le sue difese. Anche se, a dire la verità, non avrebbe dovuto farlo in ogni caso.
Aprì il suo taccuino nero, scrivendo qualcosa con una penna diversa da quelle usate solitamente per scrivere sui normali fogli, ricevendo, come sempre, una risposta secca alla domanda posta, per poi, nuovamente, vedere comparire in modo lento ma deciso le scritte che componevano ciò che voleva sapere.
Dopo aver ascoltato il monologo del preside su come il signor Stairs fosse arrabbiato con la figlia e dispiaciuto per il danno causato alla quiete del collegio, Lukas tirò un sospirò stremato, prima di guardare fisso il preside negli occhi e far diventare i propri color cremisi, per poi cominciare a parlare. –Questo non è quello che è successo: in realtà, ieri, all’ora di pranzo, la signorina Millicent Solovieff parlava con la sua amica Tamiya Diop riguardo alcuni oggetti scomparsi dalla loro stanza: una piastra per capelli, un paio di cuffiette e qualche DVD di classici film d’animazione. La signorina Elizabeth ha sentito il loro dialogo e, probabilmente per fare una battuta, ha deciso di dare la colpa a qualcun altro, scegliendo però la persona sbagliata. Infatti la colpa era ricaduta su Yumi Ishiyama, la quale, era improbabile avesse commesso il furto, visto che è una studentessa del Kadic, ma non usufruisce di una stanza nei dormitori, quindi lei non è nemmeno presente il sabato. Perciò la signorina Stairs, si è alzata in piedi, difendendo l’amica e provando a tutti i presenti che era stata sua figlia, preside Delmas, a commettere il furto alle altre due ragazzine, visto che lei stessa aveva visto oggetti nuovi all’interno della stanza che, infatti, condividono.
Appena finì di parlare i suoi occhi tornarono neri e, tra i vari borbottii dei colleghi che si chiedevano come faceva a sapere tutte quelle cose se nemmeno c’era, il preside annuì con la testa, pronunciando due semplici frasi, impassibile, come ipnotizzato. –Hai ragione. La riunione straordinaria è finita, potete andare a casa.
Lukas sopirò nuovamente, uscendo, per una volta, per primo dalla classe, dirigendosi verso il suo studio. Già che c’era sarebbe voluto passare a prendere alcune cose che aveva dimenticato il venerdì pomeriggio. Peccato che, avvicinandosi sempre di più alla porta chiusa della stanza, distinse una figura femminile appoggiata ad essa. Il professore sorrise, vedendo la ragazza indossare lo stesso vestito bianco che le aveva fatto mettere la prima volta che si erano incontrati. E pensare che, inizialmente, non era nemmeno lei il suo target. Aveva semplicemente sbagliato ragazza: aveva osservato Emy e Yumi, dovendo prendere in considerazione la seconda delle due, ma, per un semplice errore, le aveva scambiate, pensando che fosse Yumi la ragazza con i lunghi capelli scuri e con le magliette con le scritte dai caratteri orientali. Solo quando era entrato in classe a aveva fatto l’appello aveva capito di aver sbagliato. All’inizio ci aveva davvero provato a prendere le informazioni necessarie su Yumi, ma la ragazza dalla bellezza orientale, non ne voleva proprio sapere, così si buttò su qualcosa di più semplice, non pensando minimamente all’idea di potersene innamorare sul serio.
-Ciao.
Emy si girò di scatto, non sentendolo arrivare -…Lukas...- mormorò, guardandolo negli occhi. –Devo parlarti.
Il ragazzo poté notare l’attenzione nel sistemarsi i capelli e il trucco, che, solitamente, c’era sempre, ma in quel momento era applicato con molta più cura; forse lo aveva fatto perché le infondeva sicurezza o forse perché voleva sentirsi più grande, non poteva dirlo con certezza. Guardò verso il cielo grigiastro per l’arrivo del periodo natalizio, che voleva dire solo una cosa per quanto riguardava le condizioni atmosferiche: il gelo. –Andiamo dentro a parlarne, altrimenti ti prenderai un forte raffreddore.- rispose, guardandola negli occhi, per poi sorriderle, facendola accomodare nel suo ufficio, sulla sedia davanti alla scrivania, mentre lui era seduto sulla comoda poltrona girevole. –Su, dimmi.
Emy sospirò. –Mi dispiace.- Lukas si accigliò, cercando di rispondere, ma venendo preceduto da lei. –L’altra sera ti ho trattato male, ma, in questi due giorni ho avuto modo di pensare a quanto, ormai, ogni cosa sia basata su di te, con o senza incantesimi.- arrossì violentemente, guardando verso il basso. –Vorrei solo chiederti una cosa.
-Certo, dimmi.
-Perché proprio me?
-Mi hai già fatto questa domanda.- rispose lui, guardandola.
-No.- ribatté. –Io ti ho chiesto cosa c’entrassi con ANAX. Questa domanda è diversa: perché hai scelto me? Che cosa ti ha fatto pensare che fossi un bersaglio facile?
Lukas esitò: non sapeva se dirglielo o meno, di certo non sapeva nulla su di lei inizialmente, quindi, da un lato era solo andato ad intuito. Era una ragazzina innocente, glielo si leggeva negli occhi. Eppure, dopo poco, le rispose. –Ti conoscevo già.- la giovane si accigliò. –Beh, non direttamente, in realtà conoscevo piuttosto bene Matteo, tuo cugino, ma, soprattutto, conoscevo alla perfezione sua madre, Candy.- il professore fece una lunga pausa, aspettando che lei riprendesse la parola, cosa che, però, non successe. –Inizialmente non avevo capito che fossi sua nipote e il mio bersaglio originale era Yumi, ma poi, quando ho visto che lei non mi avrebbe mai calcolato per via di quel ragazzo, Ulrich, ho pensato di cambiare target e, una volta capito che tu eri l’adorata figlia di Spirit, l’iperprotettivo fratello di Candy, ho cominciato a fare ricerche sul tuo conto. Non eri facile, perché avevo trovato informazioni su di te che parlavano di una persona chiusa, che non mostrava i suoi sentimenti e che aveva paura di mostrare agli altri la propria vera personalità. Eppure, eri meno complicata, perché, in parte, conosco la tua storia.
-A quanto pare la conosci meglio di me…- ripose, con gli occhi lucidi.
-L’ho notato anche io.- confermò, facendole segno di avvicinarsi a lui. Lei obbedì, alzandosi e trascinando i piedi verso la sedia confortevole di Lukas, che le fece segno di dargli le spalle e, prontamente, le prese la vita con entrambe le mani, sollevandola dal pavimento e portandola a sedersi sulle proprie gambe, cercando di farla stare comoda. –Non so perché vi abbiano mandati qui, ma nemmeno mi importa. Sono solo felice di averti qui e che tu mi abbia perdonato.
-Io non ho detto di averti perdonato.- ribatté lei, imbarazzata e tutta rossa.
-Ma hai ammesso di amarmi.
-No, nemmeno quello.
-Beh?- lui la guardò, girandole la faccia verso di se, per farle vedere il proprio volto contrariato. –Quindi vuoi dirmi che preferisci passare la mattinata da sola?
Lei mise il broncio, aggrottando le sopracciglia e incrociando le braccia, come fanno i bambini quando capiscono di non poter avere ragione. –Eh va bene, hai ragione tu.
-Su tutto?- chiese, alzando entrambe le sopracciglia.
-Su tutto.
  
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