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Autore: FalbaLove    22/09/2019    2 recensioni
Due piccoli occhi grigi,contornati da rughe,fissarono per l'ennesima volta una foto incorniciata malamente e con gli angoli leggermente ingialliti;un sorriso amaro comparve sul suo volto di fronte a quelle tre piccole bambine che,ignare,dormivano beate. All'improvviso il suo cuore ebbe un sussulto mentre prepotentemente si apriva la porta del suo ufficio:con rapidità la donna ripose la cornice in un cassetto spostano il suo sguardo sulla figura che comparve dinanzi a lei.
-Preside Griffin, a cosa devo l'onore?-
-Sapevamo tutte e due che sarebbe giunto questo giorno-commentò inflessibile l'altra. Faraganda si sistemò gli occhiali sospirando:si alzò con estrema calma raggiungendo l'enorme vetrata del suo ufficio.
-Ci pensi ancora? Nel senso se abbiamo fatto la scelta...-
-Giusta?-Faragonda abbassò lo sguardo.
-Forse siamo state stupide a basarci su una profezia-
-O forse no-conclusse la Preside di Alfea.
-Non lo sapremo mai-Faragonda sorrise di fronte alla risposta sconsolata dell'amica.
-Io invece,Preside Griffin,penso che lo scopriremo presto
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bloom, Faragonda, Flora
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Una stupenda giornata di sole regalò finalmente del sollievo alla fiorita cittadina di Gardenia: Bloom camminava veloce e spedita lungo le grigie strade. I suoi occhi erano fissi sul marciapiede mentre la sua mente, ingarbugliata e confusa, era piena di pensieri. Si morse il labbro confusa: oramai era da un paio di giorni che le visioni con quella strana figura,Daphne, si stavano facendo sempre più rade. Ma Bloom sentiva che visioni non era il termine giusto: quegli episodi le sembravano tanto reali quanto fugaci come se ogni volta che si svegliasse il ricordo le sfuggisse dalla testa. Scossa la testa con decisione fermandosi al semaforo rosso: si sistemò meglio le bretelle dello sgargiante zaino e ,appena una luce verde si rispecchiò nei suoi occhi,riprese a camminare.
Daphne
Anche il nome le sembrava espressamente lontano eppure ogni volta che sognava quella strana donna dalla grande maschera la sentiva così vicina. Ad un certo punto i suoi pensieri vennero interrotti dal vibrare del cellulare:senza staccare gli occhi dal pavimento prese tra le sue mani l'aggeggio elettronico. Sbuffò cercando di allontanare i ribelli ciuffi rossi dalla fronte pallida. Ignorò palesemente l'avviso delle due chiamate perse ed aprì il messaggio appena arrivato:digitò velocemente la risposta e se lo rimise nuovamente nella tasca dei jeans. Un sorriso sincero e spontaneo le comparí sul volto mentre ,di fronte a un bivio,  decise di imboccare la via opposta a casa. Fece gli ultimi passi quasi saltellando fino a quando non si trovò dinanzi a una grande ed elegante serra. Una ragazza da dentro la intravide ed alzò la mano in segno di saluto. La ragazza improvvisò un sorriso di circostanza prima di entrare.
-Bloom che piacere vederti- la salutò la ragazza dai lunghi capelli neri sistemando un paio di vasi.
-Ciao Cindy,come va oggi?-domandò priva di qualsiasi curiosità,ma l'altra sembrò non accorgersene.
-Bene grazie e poi lavorare con questo sole fa bene non solo alle piante ,ma anche al mio umore-rise divertita.
-Ma immagino che tu sia qui per Vanessa: è andata un attimo in magazzino,ma te la vado subito a chiamare-disse togliendosi frettolosamente i guanti pieni di terra:la rossa provò a replicare ,ma in tempo record l'altra si era già allontanata. Oramai rimasta sola e con un mucchio di piante intorno alzò gli occhi al cielo:non sapeva come mai ma proprio non riusciva a reggere la nuova assistente che sua mamma aveva assunto da poco. Non che avesse qualcosa contro di lei,ma proprio a pelle non riusciva a sopportarla. Eppure sulla carta era una ragazza perfetta visto che da quanto sapeva,oltre a lavorare come fioraia,quasi tutte le sere faceva volontariato in un ospedale non molto lontano.
Aspettò per alcuni secondi impaziente,ma non vedendo nessuno ancora arrivare decise di continuare per la sua strada visto che l'incontrare sua madre era solo un intoppo,non la sua meta finale.
-Bloom scusami se ci ho messo tanto ma stavo svuotando degli scatoloni-mormorò Vanessa pulendo con le mani la sua maglietta piena di polvere.
-Bloom?-chiamò nuovamente non vedendo nessuno.
-Vanessa ti giuro che due secondi fa era qui-
- Tranquilla Cindy,lo sospettavo che non fossi io il motivo reale per cui si trovava qui oggi-rispose la fioraia.



 
 
-La mia testa -un mormorio quasi inudibile fuoriuscì dalla bocca della strega dai lunghi capelli corvini:provò ad alzarsi dalla posizione supina ma una forte fitta al capo la fece desistere. Con la vista ancora annebbiata toccò per alcuni secondi le soffici e profumate lenzuola che coprivano il suo corpo:tutto nel suo cervello era offuscato quasi quanto la sua vista. Dopo poco i suoi occhi ripresero nitidezza e la strega potè constatare che si trovava in un luogo a lei sconosciuto. Grugnì mettendo a fuoco tutto quello che era intorno a lei.
-Ben sveglia-una voce fredda e dura venne distintamente udita dalle sue orecchie:ancora confusa si guardò intorno notando una figura di spalle vicino a una nera e cupa finestra. Provò a parlare ma le parole le morirono in bocca.
-Probabilmente è ancora troppo sfinita per riuscire a capire dove si trova- continuò l’interlocutrice continuando a riservare il suo sguardo al paesaggio fuori da Torrenuvola.
-Ma io mi trovo qui per un preciso motivo-concluse girandosi finalmente:gli occhi di Darcy si specchiarono in quelli della Preside facendo ammutolire la studentessa.
-Ricorda signorina?-due sole parole che all’improvviso fecero distendere i muscoli facciali della ragazza:tutto quello successo la sera prima ritornò in mente della strega che subito si guardò intorno.
-Se cerca sua sorella la avviso che sta ancora riposando-la precedette la suprema strega.
L’attacco al Alfea,l’ufficio della Preside della scuola fatata ,le sue dite che toccavano la Gemma delle Sette Lune e poi buoi:Darcy si portò le mani alle tempie digrignando dal dolore. I ricordi erano così dolorosi che non riuscì a reprimere un urlo.
-Cosa mi sta succedendo?-sussurrò velocemente accasciandosi sul letto.
-Quel oggetto magico che avete toccato è protetto da un potente artefatto e nonostante siano passate ore ne senti ancora gli effetti-pronunciò l’altra :improvvisamente il dolore si fece meno lancinante e tutti i muscoli della strega iniziarono a rilassarsi.
-Per riuscire a governarlo con successo chi lo tocca deve essere estremamente potente:non importa che dentro di te scorra la magia nera o bianca,la Gemma delle Sette Luna ha come unico nemico la debolezza. La fiuta all’interno di chi la tocca ed è solo lei  che stabilisce se sei abbastanza degna da usarla,ma non potevo aspettarmi niente di meglio da due allieve del primo anno-commentò e Darcy udì perfettamente i suoi passi farsi sempre più vicini.
-Ma non è affatto questo che mi ha stupido quanto venire a sapere che due mie allieve si sono introdotte ad Alfea incantando tutti i presenti con un potentissimo incantesimo di magia nera per poi introdursi nell’ufficio della preside di Faragonda come topi,avidi ratti di fogna alla ricerca di oggetti talmente potenti che le loro piccole menti non possono neanche concepire- quelle parole così taglienti e fredde fecero rabbrividire la ragazza.
-Ora mi aspetto delle risposte se non desidera esser espulsa con sua sorella ovviamente-
-Lei non ha alcun diritto di parlarmi così -grignò la studentessa mentre un certo vigore si rimpossessava delle sue bianche e pallide membra: con fatica riuscì a  sedersi sul letto ritrovandosi la faccia dell’altra strega a venti centimetri di distanza.
- Forse signorina non ha ben presente in mente quanto mi sia facile espellere due come voi. Crede forse che io non sappia chi siete? Nella mia scuola niente può essermi nascosto. Ora risponda velocemente alla mia domanda!-tagliò corto
-Cercavamo risposte-
-Risposte? Di che tipo se non sono indiscreta- Darcy deglutì con forza.
-Cosa cercavate dalla Gemma? E come siete venute a conoscenza di un incantesimo così potente come quello che avete usato ieri sera?-
-Il gioiello non era per noi … Siamo state incaricate di rubarlo-
-Incaricate da chi?- il silenzio dopo questa domanda prese nuovamente possesso dell’intera stanza:solo il ticchettio dell’orologio da polso della preside scandiva i secondi perduti.
-Da un uomo che ci aveva promesso in cambio informazioni,ma io le giuro signora Preside che né io né mia sorella sappiano chi sia- urlò con tutte le forze in corpo:la donna increspò le labbra.
-informazioni? - gli occhi della strega si fecero sempre più umidi.
-Informazioni  su chi siamo realmente-tagliò corto la bruna accorgendosi di un improvviso irrigidimento.
-Se gli avessi consegnato quel gioiello aveva promesso di rivelarci notizie su chi siamo e sulla nostra famiglia!-concluse e una lacrima nera a causa del trucco scivolò lungo la sua guancia. Il petto della Grififn si mosse  sempre più veloce: doveva stare calma,rimanere calma.
-Si può sapere chi è questo individuo?-pronunciò cercando di mantenere autocontrollo.
-Le ho detto la verità prima:si tratta di un uomo,ma in realtà non l’ho mai visto-la donna sgranò gli occhi.
-Se non l’ha mai visto come avete fatto a comunicare per tutto questo tempo?- la ragazza senza proferire parola indicò la sua testa.
-Non so come ma è capace di entrare nella mia testa . Comunica con me attraverso il solo pensiero e mi è impossibile reprimerlo-
-Quindi un individuo a voi sconosciuto vi ha usato per arrivare a un potente gioiello? E voi vi siete fidate di lui senza neanche sapere chi fosse? Lei si aspetta realmente che io creda a tutta questa storia?-
-Lui lo sapeva -mormorò a occhi chiusi Darcy
-Lui sapeva che sarebbe stato inutile per noi rivolgersi  a lei-
-Ragazza mia ne ho abbastanza di tutte queste stupidaggini-concluse irritata la donna alzandosi di scatto dalla sedia e spaventando l’altra. Si diresse a passo veloce e deciso verso la porta d’uscita.
-Aspetti- a quelle parole la Preside esitò.
-Ora lei non mi crede,ma sono sicura che ben presto lo farà- commentò pragmatica allungando verso di lei una foto:alla vista di quella raffigurazione la strega indietreggiò. Il suo battito si fece più accelerato mentre,tremante,allungava la mano verso quel foglio.
-Come fai ad averlo?-
 
 
 
 
Le gambe di Bloom si muovevano in fretta mentre saliva due alla volta i piccoli gradini della scala a chiocciola:in un baleno si ritrovò davanti a una vecchia porta con un enorme fiatone. Bussò con impazienza quando il suo telefono iniziò a squillare con insistenza: corrugò la fronte osservando che il mandante ero lo stesso che l'aveva chiamata senza successo le ultime cinque volte.
-Disturbo?- una voce gentile e pacata fece saltare la ragazza dallo spavento.
- Oddio mi hai spaventa!-esclamò portandosi una mano al cuore e aspettando che i suoi battiti si facessero più regolari. Il ragazzo dal canto suo la guardò per un secondo prima di scoppiare a ridere.
- Non è divertente-commentò stizzita entrando dalla piccola porta: continuò per un paio di passi senza dargli a vedere il piccolo sorriso divertito comparso sul suo volto.
-Wow Helia certo che questa casa è stupenda adesso-sussurrò ammirata guardandosi intorno. Le pareti erano piene di schizzi fatti su carta e la grossa vetrata con la luce esaltava ogni singolo colore:pennelli sparsi e ancora sporchi erano in prossimità della grossa parete verde dove una volta vi era stato un vecchio armadio. Al suo posto ora era stato iniziato uno stupendo albero di ciliegio completamente fioriti.
-Questo albero che hai dipinto sulla parete è veramente bellissimo,sono convinta che mamma lo apprezzerà  molto- continuò toccando il dipinto:il ragazzo dal canto suo non riuscì a trattenere un sorriso sincero.
-Ti piace veramente? All'inizio ne ero entusiasta ma più lo guardo più mi salgono agli occhi mille difetti-
-Stai scherzando spero-lo interruppe lei
- È il più bel dipinto che io abbia mai visto-concluse saltando sul posto.
-Sono felice che ti piaccia-disse lui adagiandosi senza forze sulla vecchia poltrona:Bloom si limitò ad allontanarsi verso la vetrata.
-Allora com'è andata oggi a scuola?-
-Uhm tutto normale,ma non vedo l'ora di finire tutto. Beato te che non sei costretto ad andarci-rispose con gli occhi rapiti dallo spettacolo di una Gardenia calma e tranquilla
-Certo è molto meglio fare il pittore squattrinato- Bloom a sentire quelle parole si voltò di scatto
-Lo sai che non intendevo quello -disse guardandolo.
Conosceva Helia da pochissimo eppure tra loro era nato un rapporto di amicizia che la ragazza  considerava semplicemente speciale. Eppure a volte si ritrova a pensare a quanto poco conoscesse quel ragazzo così educato e pacato,ma la verità è che gli aveva promesso di aiutarlo con la sua nuova vita quindi immaginava che per lui fosse un chiudere definitivamente con quella precedente. 
-Lo so Bloom- commentò alzandosi ed andandola ad abbracciare.
-Puzzi di vernice- commentò lei divertita non staccandosi da quel gesto così fraterno.
-Quanto sei stupida, vuoi del tè?-la ragazza annuì entusiasta:lo osservò per un secondo prendere un padellino dalla credenza prima di far rivangare il suo sguardo per i tanti schizzi appesi alla parete. La maggior parte riguardava paesaggi fantasiosi e naturalistici anche se non mancavano rappresentazione più reali. Ad un certo  la sua attenzione venne rapita da un piccolo quadernino di velluto:era visibilmente gonfio per la presenza di una matita al suo interno.
-Helia è caduto questo libricino a terra-mormorò  chinandosi a prenderlo. Il ragazzo però non sembrò accorgersi delle parole dell'amica forse troppo indaffarato nel cercare le tazze. La ragazza intanto sembrava ancora rapita da quel comunissimo oggetto:si avvicinò alla poltrona e su di essa si lasciò cadere ancora concentrata. Passò le dita delicatamente sul rivestimento beandosi del contatto con il velluto prima di aprirlo. Davanti ai suoi occhi color mare  si ritrovò degli schizzi fatti per lo più con la matita. Li osservò attentamente:in realtà era tutti ritratti di una bellissima ragazza dalla lunga chioma e dallo sguardo estremamente dolce. Si sistemò meglio i capelli dietro all'orecchio non lasciando che il suo sguardo vagasse altrove: quella ragazza era stata disegnata su ogni paginetta ma una strana sensazione si era impadronita del suo corpo. S portò una mano alla tempia mentre il viso sapientemente disegnato della ragazza non accennava a lasciare la sua mente.
-Questo ragazza-mormorò tra sé e sé chiudendo sofferente gli occhi:in quel preciso istante la figura si colorò nel buio dei suoi pensieri e il corpo di un ragazza dai lunghi capelli bruni e dalla pelle color miele prese completamente possesso della sua testa.
Uno strano rimbombò nel suo cervello
"-Oddio scusami-"
-No scusami tu:sono appena arrivata e ho lasciato tutte le cose tra i piedi. Comunque io sono Flora[1]"
-Flora... - mormorò a fior di labbra Bloom ripetendo la parola precedente sentita da quella voce così dolce e materna.
-Ehi Bloom stai bene?-una mano le si appoggiò dolcemente sulla spalla e solo quel singolo gesto risvegliò la rossa da torpore.
-Cosa? Si, sì Helia sto benissimo,mi ero solo un attimo appisolata-biascicò sentendo tutti i ricordi della visione precedente svanire rapidamente dalla sua mente. L'ex specialista la guardò ancora per un secondo leggermente sovrappensiero prima di passarle una tazza di tè bollente.
- Ah l'hai trovato!-esclamò sorpreso non appena il suo sguardo si posò sul quadernetto aperto in mano alla ragazza:solo in quel momento Bloom si rese conto che lo stava ancora trattenendo tra le mani
-Scusami ma l’ho trovato a terra e non era mia intenzione aprirlo ,te lo giuro-
-Tranquilla Bloom- rispose lui di rimando cercando di fermare il fiume in piena di parole che uscivano dalla bocca della sua amica.
-Non è successo niente di grave-continuò avvicinando la tazza alla bocca per bere un sorso della bevanda ancora bollente. A quelle parole la rossa sembrò più sollevata.
-Non vorrei risultare indiscreta,ma chi è?- a quella domanda il ragazzo sembrò pensarci per un secondo
- Ti prego di non prendermi per pazzo,ma si tratta di un ragazza che ho conosciuto il giorno stesso in cui ho lasciato la mia città-
-Veniva a scuola con te?- l'altro si limitò a scuotere la testa
-In una scuola vicina alla mia ,ma il nostro incontro è avvenuto puramente per caso nel bosco adiacente alle scuole- a quelle parole  Bloom sgranò gli occhi
-Bosco? Ma per caso tu Helia provieni dalla Foresta Amazzonica?-commentò divertita prendendo un altro sorso dell'infuso.
-Comunque devo ammettere che è una bellissima ragazza ,sicuramente sarebbe onorata di sapere che un ragazzo l'ha dipinta così bene-
-Davvero?-commentò lui visibilmente colpito
-Sí certo,magari qualcuno lo facesse a me anche se forse da un certo punto di vista la si può considerare anche un po’ inquietante,ma visto che ti piace non posso proprio biasimarti- appena ebbe concluso di parlare Helia iniziò a tossire vistosamente.
-Scusami non ho capito cosa hai detto- provò a dire tra un colpo di tosse e l'altro causati probabilmente dalla bevanda calda andatagli di traverso. La rossa a quella domanda si limitò a regalargli una occhiata furba.
- Dopotutto è bellissima e sicuramente questo ha contribuito al colpo di fulmine-non le serviva alzare gli occhi dai fogli pieni di ritratti perché sapeva perfettamente che il suo amico di era dipinto di un rosso acceso per l'imbarazzo.
-Ah proposito come si chiama?-ma la sua domanda non ricevette alcuna risposta visto che un bussare insistentemente alla porta fu udito da entrambi.
-Vado io tranquillo, probabilmente  è mia  madre-commentò alzandosi e dirigendosi verso la porta:lo spettacolo che però le si presentò davanti agli occhi però la lasciò senza fiato.
-Andy- mormorò a fior di labbra ritrovandosi il suo ragazzo visibilmente scosso davanti agli occhi.
-Allora ti ricordi ancora come mi chiamo-sbottò lui aggrottando ancora ulteriormente la fronte.
-Ma cosa ci fai qui?-balbettò lei cercando di evitare il suo sguardo
-Mi chiedi cosa ci faccio qui? Sono venuto a sapere il perché da giorni eviti me e le mie chiamate Bloom!-urló
-Pensavo stessi di nuovo male per quegli incubi,ma a quanto pare hai semplicemente trovato una compagnia migliore della mia- commentò visibilmente scosso fissando Helia.
-Non è come credi Andy- provò lei a replicare cercando con la sua mano quella del ragazzo :lui però la scansò con rabbia.
-Mi fai schifo Bloom,non voglio più vederti- concluse rivolgendo un'ultima occhiata alla ragazza:il gelo e il disprezzo nel suo sguardo fecero raggelare la ragazza.
-Andy ti prego non andare via così! Fammi spiegare!-biascicò  oramai con le lacrime agli occhi mentre osservava il ragazzo scendere velocemente le scale. Sentì pian piano le forze lasciare il suo corpo e si butto a terra oramai in un pianto disperato. Due braccia circondarono il suo corpo.
-Bloom ti prego calmati-sospirò Helia con il suo solito tono disteso,ma le lacrime continuavano a scendere copiose dalle sue guance.
-Ho rovinato tutto Helia,io non volevo farlo soffrire -mormorò tra i singhiozzi.
-Sono un mostro e non merito di essere consolata da te-continuò
-Tranquilla Bloom sono convinto che tutto si sistemerà per il meglio- ma la rossa scosse la testa con vigore.
- Niente si sistemerà: nonostante tutto sono riuscita a farlo soffrire-


 
 
La figura della Preside di Alfea si fece sempre più lontana così come la rosea scuola: Flora appoggiò delicatamente la mano sopra lo specchio della grande nave spaziale. Il contatto con il freddo vetro la fece sussultare mentre il suo petto riprendeva un andamento regolare. Non poteva crederci che lei,Flora da Linphea,la ragazza più timida del suo pianeta che passava tutti gli intervalli in disparte a leggere libri,si era buttata a capofitto una missione suicida. Ancora non riusciva a credere a quello che la Preside aveva rivelato a lei e alle sue amiche:amiche,ecco un’altra parola che troppe poche volte era stata associata alla sua figura. In più la donna eterea l’aveva profondamente scossa e non passava neanche un secondo senza ripetersi in mente le sue parole. Avrebbe voluto parlarne ancora con Stella,ma non voleva risultare troppo pesante eppure si sentiva profondamente cambiata: le sfuggiva qualcosa,di questo ne era sicura. Si portò dolcemente una mano alla tempia per i troppi pensieri che non decidevano a lasciarla in pace.
-Stupida Flora- sussurrò a fior di labbra increspando le labbra in una smorfia.
-Non sapevo che parlasi da sola-una voce decisamente divertita fece risvegliare la fata dalle sue riflessioni. Velocemente si rigirò verso la vetrata dipingendosi di un vistoso rosso: deglutì a fatica sentendo  il suo cuore farsi più rapido.
-Non è buona educazione spiare la gente-commentò cercando di rimanere distaccata,ma era così difficile con lui:nella sua testa il ricordo delle loro mani intrecciate la fece avvampare. Un gesto troppo avventato,un gesto così poco da Flora.
-Se è per questo è male educazione  anche non girarsi e non guardare negli occhi l’interlocutore-lo sentì dietro di lei:provò a ribattere,ma sapeva perfettamente quanto fosse bravo in quel gioco. Il suo profumo l’avvolse senza preavviso facendola vibrare mentre le sue mani accarezzavano dolcemente la sua schiena. Si chiedeva a quante avesse riservato quel gesto così intimo maledicendosi per la risposta spontanea che il suo cervello aveva elaborato.
-Riven ti prego-sospirò con un tono che non avrebbe convinto nessuno ,figurarsi lui. Eppure a quelle sue parole il ragazzo sembrò distaccarsi per poi affiancarsi a lei.
-A cosa pensi fiorellino?-domandò ricercando il suo sguardo:Flora non si mosse ma il suo sguardo restò ad osservare il mondo fatato farsi sempre più lontano.
-A tante cose-rispose esitante. I suoi occhi color giada si abbassarono e il ragazzo,quasi come un automa,ricercò la sua mano e quel contatto così familiare fece per un secondo sussultare la fata.
-A cosa pensi?-domandò calmo lui nuovamente come se avesse di proposito ignorato le precedenti parole della ragazza.
-Vi ho condannato a morte-quella frase uscì come un singhiozzo strozzato:i suoi occhi finalmente incontrarono quelli dello specialista specchiandosi come farebbe uno specchio d’acqua. La fronte del ragazzo si corrugò
-Ci?-sentenziò
-Sono stata io la prima ad accettare e mi sento come se voi aveste dovuto farlo per forza-sussurrò stringendo più forte la mano del ragazzo.
-Non pensavo che ti reputassi così importante: nessuno può dire a Riven cosa fare-commentò con falso divertimento,ma anziché trovarsi di fronte a un sorriso rallegrato osservò la fata della Natura fare una smorfia pur sempre dolce,ma carica di tristezza e malinconia. Riven scosse la testa con decisione
-Ehi guardami- la ragazza non se lo fece ripetere due volte rendendosi conto di quanto sembrasse una boccata d’aria liberatoria quel gesto. Lui le sorrise subito dolcemente e lei non riuscì  a reprimere l’imbarazzo farsi sempre più importante.
-Tutte le persone su questa nave sanno perfettamente il perché hanno deciso di accettare e non è assolutamente colpa tua: siamo qui per prendere a calci qualsiasi cattivone ci sia di fronte a questo auto-distruzione del mondo magico- finalmente a quelle  parole la fata della Natura scoppiò in una risata contenuta,ma pur sempre dolce e sincera.
-Riven- sospirò mentre il ragazzo iniziò ad accarezzarle dolcemente la guancia.
-Ti prego-continuò visto che lui non accennava a smettere.
-Non stiamo facendo niente di male-bisbigliò lui di rimando avvicinandosi. Ci aveva provato,ma non ci era riuscito:quella ragazza era come una calamita per lui,come una caramella che i tuoi ti vietano di mangiare,ma a cui non vuoi e non puoi resistere.
-È  sbagliato-mormorò ancora una volta Flora,ma con tono sempre più arrendevole. Non poteva credere a quello che stava per succedere e forse per una volta voleva solo lasciarsi andare e non pensare.
-Disturbo?-una voce estranea fece improvvisamente riprendere il senno alla allieva di Alfea che con un gesto repentino allontanò Riven da lei,più precisamente dalla sua bocca: lo sguardo indagatorio di Musa fece dipingere Flora di un rosso acceso mentre le sue mani iniziarono nervosamente a giocare con la gonna rosa confetto.
-No assolutamente-disse poco decisa sentendo il cuore farsi sempre più veloce: con la coda dell’occhio osservò lo specialista ridere di gusto. Si maledì per aver perso il controllo. Provò ad accompagnare questa frase con il sorriso più sincero che le era possibile fare,ma osservò che gli occhi di Musa non guardavano più in faccia i due anzi erano scesi.
-Devo andare-commentò frettolosa staccando la sua mano da quella di Riven e correndo via: per tutto il tempo i piedi di Musa non avevano affatto smesso di tambureggiare.
-Beh?-domandò veloce Riven sentendo ancora gli occhi della fata della Musica su di lui.
-Vedo che ti piace molto giocare con il fuoco don Giovanni dei miei stivali-commentò acida sfidandolo nello sguardo.
-Ma vorrei solo ricordarti che potresti bruciarti-concluse.
-Tranquilla piccola la gelosia è un sentimento comune che nasce in molte donne quando incontrano Riven- e senza aspettarsi alcun tipo di risposta lasciò la Fata da sola.
 
-Ehi che fai?-Tecna percepì una figura farsi più vicina a lei:senza badarci continuò a riservare la completa attenzione al computer davanti a lei. Le sue dita,lunghe e pallide,si muovevano veloci sui tasti mentre la sua testa elaborava dati ed informazioni. Sbuffò constatando quanto fosse indietro il pianeta su cui stavano per atterrare. All’improvviso la sua spalla venne scaldata da un oggetto non identificato.
-Tecna tutto bene?-alla ragazza non ci volle molto per capire da dove provenisse quel balbettio e senza darlo a vedere alzò gli occhi al cielo staccando a malincuore l’attenzione dalla precedente attività.
-Siamo  già arrivati?-commentò leggermente indispettita guardandolo negli occhi:quelli del ragazzo di fronte  quel gesto esitarono per poi andarsi a concentrare su qualsiasi cosa dietro di lei. Increspò le labbra.
-No,in realtà no-
-Allora cosa vuoi?-continuò incrociando le braccia al petto:le scavate guancie dello specialista si colorarono di un roseo colore.
-Io volevo solo sapere se ti serviva aiuto- improvvisò quello.
-No- concluse quella  rigirandosi e riprendendo il suo lavoro:Timmy guardò esterrefatto la ragazza ritornare ai suoi compiti ignorandolo completamente. Sospirò,ma nessun pensiero balenò nella sua testa visto che udì distintamente una risata.
-Perché ridi?-mormorò a bassa voce sapendo però perfettamente che Tecna era già nel suo mondo digitale. Sky lo guardò per un secondo prima di ritornare a ridere di gusto: continuò così per un’altra manciata di secondi sotto lo sguardo attonito del ragazzo.
-Tecna?-un urlo stridulo e sussultorio fece vistosamente sospirare la fata della Tecnologia che sapeva perfettamente da chi provenisse:i suoi occhi color cielo per un secondo fissarono una figura sinuosa alzarsi e dirigersi verso di loro.
-Non ti stai forse dimenticando qualcosa?- quella continuò a digitare sui tasti cosa che fece corrugare la fronte alla bionda.
-Scusala Timmy,ma quando è con quei cosi diventa la persona più insopportabile del mondo -Tecna mugugnò all’udire di quella frase forse non completamente presa dal suo lavoro.
-Comunque sei stato un vero gentiluomo a interessarti a lei quindi grazie-concluse regalando una gomitata all’amica che urlò stizzita.
-Grazie …-
-Timmy- aggiunse il ragazzo notando l’esitazione nella voce di Tecna,ma questo aiutò solo ad aumentare la risata dello Specialista bruno.
-Giusto-disse la fata della Tecnologia schioccando le dita
-Ora se volete scusarmi ho delle cose da fare prima di atterrare-concluse prendendo tra le braccia il suo aggeggio tecnologico ed eyscendo dalla sala. Timmy impietrito osservò la ragazza allontanarsi accompagnando la sua uscita con un sonore sospiro.
-Amico lascia che te lo dica:le chance che hai con Tecna sono pari a zero-finalmente la risata dello Specialista terminò,ma le parole che uscirono dalla sua bocca aiutarono ancora di più ad abbattere il suo amico.
-Cosa?-domandò imbarazzato colorandosi di un vistoso bordeaux
-Mi sembra più che ovvio che tu abbia una bella cotta per Tecna-
-Ti sbagli-tagliò corto quello cercandosi di alzare,ma una potente strattonata lo fece ritornare al suo posto con i capelli vistosamente più in disordine.
-Forza siamo tutti adulti e vaccinati- Stella a quelle parole,leggermente in disparte,alzò gli occhi al cielo con espressione schifata.
-Però non hai tecnica e facendo così non la conquisterai mai!- spiegò Sky muovendo le mani con vigore.
-Io ho trovato il suo gesto di prima molto tenero-si intromise la fata del Sole continuando a riservare il suo sguardo unicamente al mondo esterno: il moro mimò il gesto di pazzia.
-Un orsacchiotto di pezza è tenero eppure nessuna ragazza lo vorrebbe come fidanzato. Se te la vuoi fare hai una sola e unica possibilità?-
-E sarebbe?-domandò titubante Timmy giocherellando nervosamente con le mani calde e sudate.
-Semplice, seguire i miei consigli!-
-Cosa?-una esclamazione divertita interruppe i due
-Seguire i tuoi consigli? Ma fammi il piacere-continuò scoppiando in una fragorosa risata:una smorfia di sfida si formò sul volto dello Specialista mentre Timmy guardava i due abbastanza a disagio.
-Tu non riusciresti a conquistare neanche la ragazza più  racchia dell’universo con i tuoi metodi viscidi-sentenziò incrociando le braccia soddisfatta la Principessa di Solaria. Sky le si avvicinò lentamente superando decisamente la zona consentita tanto che la ragazza sentì il suo respiro caldo sul collo.
-Eppure con i miei metodi viscidi avrei potuto benissimo portarti nel mio letto o mi sbaglio?-all’improvviso il volto di Stella cambiò radicalmente.
-Mi fai schifo!-urlò spingendolo via mentre l’altro continuava a mantenere il suo sorrisino soddisfatto
-Forse è meglio che io vada- bisbigliò lo Specialista dagli inusuali capelli arancioni completamente a disagio
-Rimani seduto e non alzarti! Io ti trasformerò in un vero uomo -
-Lascialo stare Timmy:il nostro principino di Eraklyon è tutto fumo e niente arrosto-
-Io dico che invece tu sei solo invidiosa perché ti ho mandato in bianco,amore- a quelle parole un sonoro rumore di schiaffo risuonò per tutta la sala della navicella:Timmy sgranò gli occhi mentre il moro iniziò a massaggiarsi dolorante la guancia.
-Non ti avvicinare mai più a me,hai capito?-strillò con tutto il fiato che aveva in gola la bionda prima di correre via disperata. L’ultima cosa che venne impressa nella mente dei due Specialisti furono due occhi color nocciola pieno di lacrime.
-Hai sbagliato tutto e sei stato un vero cretino- sospirò ancora scosso Timmy alzandosi dalla sedia. Sky  rimase zitto mordendosi un labbro.
Sì,lo era stato
 
-Stella?-mormorò la fata della Musica vedendo passare correndo davanti a lei la bionda:quella con il viso coperto dalle mani passò il corridoio senza degnarla di uno sguardo.
-Che bell’inizio sospirò quella continuando  il suo cammino. Dopo poco entrò nella sala comando dove una chioma bionda si trovava alla guida.
-Ehi serve compagnia?-domandò allegra ricevendo un sorriso sincero di risposta.
-Come posso rifiutare?-commentò sarcastico e per un secondo entrambi scoppiarono a ridere.
-Allora quanto manca?-domandò dopo pochi secondi la ragazza iniziando a giocare con un elastico.
-Siamo quasi arrivati per fortuna:non vedo l’ora di sgranchirmi le gambe-disse  Brandon  stiracchiandosi in modo liberatorio.
-Uhm si tratta per caso di quello?-commentò entusiasta la ragazza allungando il dito verso uno strano pianeta poco lontano dalla loro navicella comparso sul monitor:il ragazzo sorrise divertito.
-No decisamente no- disse osservando un’espressione contraria dell’amica.
-Appena saremo vicini lo riconoscerai subito:si tratta del Pianeta con più acqua  di tutta la Dimensione Magica- Musa si sedette meglio con una espressione attenta sul volto.
-Ma ci troviamo già nella via Latte?-
-Si chiama via Lattea- la corresse divertito
-Scusami,ma la geografia non è mai stata il mio forte-commentò scoppiando a ridere
-Posso chiederti come fa lo scudiero del  Principe a sapere tutte queste cose?-all’udire di quella domanda,il biondo iniziò a tossire vistosamente.
-Tutto a posto?- domandò preoccupata:quello le rispose con un gesto delle mani.
-Scusami, mi è andato qualcosa di traverso- disse frettoloso sperando che la fata non riprendesse il discorso precedentemente accantonato
-Forse è meglio se vai a chiamare gli altri,siamo quasi arrivati-sospirò non lasciando i comandi:Musa però si limitò a sorridere sinceramente.
-Ai suoi ordini capitano-mormorò divertita prima di lasciare la sala.





 
 
 
-Sei sicura di stare meglio?- a quella domanda Bloom affossò ancora di più la testa nella poltrona:un veloce sguardo verso la vetrata fece illuminare i suoi occhi ancora lucidi con i colori arancio del primo tramonto.
-Sí grazie-sospirò,ma l'amico non sembrò totalmente convinto.
-Ora è meglio che torni a casa -con le poche forse rimaste si alzò in piedi.
-Cosa fai?-domandò subito dopo notando che anche il ragazzo si era alzato e che anzi si stava vestendo.
-Mi sembra ovvio, ti accompagni fino a casa-disse con una semplicità disarmante nel tono.
-Tranquillo Helia non ce ne bisogno-provò lei replicare.
-Poi abito a neanche dieci minuti da qui- il ragazzo però questa volta non rispose,m ainfilandosi una giacca di pelle blu si limitò a sorriderle dolcemente.
-Grazie-sospirò lei oramai arresa dirigendosi verso la porta.
- Strano, la serra sembra ancora aperta- gli sguardi dei due ragazzi appena scese le scale vennero rapiti dalle porte vetro ancora aperte del negozio della madre di Bloom. La ragazza con i suoi occhi ancora gonfi e arrossati cuoriosò con lo sguardo all'interno.
-Bloom ,Helia- una figura notando i due giovani si avvicinò a loro.
-Mamma cosa ci fai ancora qui?- domandò leggermente sorpresa la ragazza osservando come la donna fosse piena di terra.
-Lo so che è tardi ma stavo finendo alcuni travasi e non mi sono resa conto del tempo che scorre -si limitò la bruna a rispondere alzando le spalle.
-Prima ho visto Andy scendere le scale veloce come una furia ma cosa è success...- ma le ultime lettere le morirono in gola notando gli occhi della figlia farsi più lucidi e un leggero cenno da parte del ragazzo.
-Scusami mamma ma voglio solo tornare a casa ed Helia si è offerto di accompagnarmi- tagliò corto la figlia e la donna rivolse un'occhiata piena di gratitudine al giovane.
- Va bene io penso che ne avrò ancora per un po’  qui perciò avvisa papà che tornerò tra un paio di orette,al massimo per ora di cena-puntualizzò e senza aspettare la risposta di Bloom la abbracciò dolcemente.
-Va bene ora scusaci ma dobbiamo proprio andare-commentò sentendo gli occhi farsi sempre più lucidi. La madre annuì silenziosamente e i due giovani presero la strada di casa: Bloom camminava veloce e silenziosa ed Helia sembrava fare altrettanto escludendo alcune occhiate veloci rivolte all'amica. Una piccola lacrima dopo pochi passi riuscì a scappare dal suo volere e rigò la sua guancia rosea. Senza alcun preavviso si fece circondare dalle braccia del suo amico e i due continuarono a camminare così, con il sole sempre più arancio e le strade sempre più rumorose.
   
 
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