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Autore: MEBsSoul    22/09/2019    2 recensioni
John si sentiva oppresso dalla folla da tutta la vita. Ogni giorno, quando apriva bocca per dire qualcosa, doveva sempre ponderare attentamente ciò che avrebbe voluto dire. A volte mentiva, molto più di quanto voleva.
"Sono gay". Questo non doveva neanche pensarlo.
-
Lui non piaceva a nessuno, doveva essere lui ad adattarsi agli altri, perché non va bene che un ragazzo faccia il saccente, non va bene che un ragazzo trovi vera soddisfazione solo nel risolvere crimini, specie gli omicidi. Quindi meglio tentare una terapia che starsene con le mani in mano.
-
-So come potrei batterlo, ma ho bisogno della tua conferma.-
Non dovette pensarci molto.
-È più facile di come sembra. Non devi dargli uno schema.-
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Lestrade, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO 9

 

L'uscita del college era piena della gioia che fino a quel momento gli studenti avevano messo da parte. C'era molto più casino rispetto al primo giorno, perché stavolta tutti gli studenti stavano andando via. Era il 21 ottobre, il che significava una bella pausa di ben nove giorni da tutte le fatiche e gli stress legati alla scuola. Certo, significava anche alzarsi ogni mattina (pomeriggio) e guardare i libri abbandonati sulla scrivania, sentirli chiamarti e sapere che la cosa più responsabile sarebbe iniziare subito a studiare, ma poi il pensiero si cancellerebbe a causa dell'odorino invitante proveniente dalla cucina.

John era seduto su un muretto, a cui Sherlock era appoggiato, entrambi ad intrattenersi nell'aspettare i loro genitori.

-Okay, okay, che mi dici di... Quella ragazza là giù?- Sherlock diede una rapida occhiata alla folla prima di inquadrare la persona indicata da John.

-Allora, ultimo anno. Sta aspettando i genitori ed è molto nervosa. Non tanto per la scuola, quella non la preoccupa, ma perché vuole presentare loro il suo ragazzo, che è molto più grande e non ha completato gli studi.- il riccio già se la rideva di nascosto aspettando la reazione di John.

-Wow... Come diamine...-

-Prima le siamo passati vicino e ho sentito la sua telefonata col ragazzo in questione.- John stava per ribattere che quello era barare, ma non gliene lasciò il tempo -Ho deciso di tenere a mente la telefonata perché ho capito subito che più avanti mi avresti chiesto di dedurla: capelli tinti di rosa, piercing, un tatuaggio sul collo. Salta sicuramente all'occhio. Effettivamente non ho dedotto lei. Ho dedotto te.- mai John si era ritrovato così tanto a sperare che una persona stesse flirtando con lui. Ma Sherlock una cosa del genere non sapeva neanche davvero cosa fosse, forse. Al massimo dava alla propria voce un tono... Seduttivo, ma semplicemente per dare un effetto più teatrale a ciò che diceva, come se non fosse già teatrale in tutto ciò che faceva.

In ogni caso, riusciva, volontariamente o no, a far impazzire John.

-Probabilmente è inutile chiederlo, ma che farai durante le vacanze?- sapeva perfettamente cosa avrebbe fatto Sherlock: avrebbe fatto esperimenti più approfonditi di quelli che faceva a scuola, in quanto questa lo limitava, ma soprattutto, avrebbe risolto casi. E John sperava davvero che gli proponesse di andare con lui.

-Cose veramente interessanti a tempo pieno. I crimini aumentano nei giorni festivi.- rispose, con un sorrisetto impaziente incastonato sul volto -Dovresti vedere a Natale. Tralasciando quelli che si travestono da lui, è come se gli assassini volessero farmi da Babbo Natale.- John sorrise, un po' per la frase cinica e fraintendibile, un po' perché probabilmente Sherlock non si rendeva davvero conto di quanto lo fosse.

-Beato te. Io me ne starò a casa la maggior parte del tempo.- con la coda dell'occhio spiò Sherlock, nella speranza di vedere una reazione che potesse precedere un invito a unirsi a lui -Ad anticiparmi lo studio, creare gli schemi per le partite...-

-Sai come divertirti.- fu la risposta di Sherlock, il quale aveva la faccia di chi avrebbe dato un braccio pur di non trovarsi nella situazione di John. Anche se, in effetti, le possibilità che accadesse erano così poche da essere esilaranti. 
Una macchina nera e lucida come fosse appena uscita dalla concessionaria si fermò davanti a loro. Sherlock si staccò dal muretto e le andò incontro -Spero di non trovarti troppo alienato quando torneremo a scuola.- John ridacchiò, per poi accennare un saluto, ma Sherlock era già entrato in macchina, la quale aveva i finestrini oscurati. Fino all'ultimo, John si aspettò di vederne uno abbassarsi per mostrare il viso di Sherlock, ma non accadde.

Allora, si limitò ad aspettare che la macchina scomparisse dalla sua vista e a dover rendersi conto che avrebbe dovuto passare nove giorni senza vederlo, per poi mettersi in piedi e cominciare a camminare.

La fermata dell'autobus non era poi così lontana.
 

***


Greg non aveva mai sentito così tanto il bisogno di urlare. Era a casa di John da un'ora e per un'ora non aveva fatto altro che ascoltare le grandi gesta di Sherlock Holmes. I casi che aveva risolto, quello a cui stava lavorando, gli esperimenti da scienziato pazzo, le deduzioni, il castello mentale o come diamine si chiamava. Probabilmente, se mai avesse avuto la possibilità di parlare con Sherlock, in realtà non avrebbero avuto un bel niente di cui parlare perché ormai sapeva tutto.

-... Per non parlare di stamattina! Sapeva che gli avrei chiesto di dedurre una ragazza e così si è ricordato una sua telefonata! Che faccia che avrò fatto, devo esser sembrato un idiota...-

-Sì, immagino.- disse Greg, mentre pregava che quel fastidioso principio di mal di testa decidesse di volersi allontanare da quella conversazione (monologo) e lo lasciasse in pace. John non aveva neanche sentito quel commento, per quanto era preso nel racconto.

-Passerà una vacanza stupenda! Mi dispiace per tuo padre, se lo ritroverà tra i piedi minimo una volta a giorno.- forse, in tutto ciò, quella era l'unica cosa positiva per Greg.

-Mi farebbe solo un favore.- non aveva un bel rapporto col padre e quando aveva scoperto che un ragazzino saccente gli risolveva tutti i casi, il suo primo pensiero era stato quello di voler conoscere il ragazzino. Ebbene, ora lo conosceva, grazie a John lo conosceva fin troppo.

Arrivò al culmine quando l'amico cominciò un discorso su un certo esperimento che riguardava delle larve e la pioggia. Allora, non riuscì più a sopportare oltre.

-Sembra davvero interessante.- e disgustoso -Ehm, tu non hai fame? Io sì, sto morendo.- disse alzandosi, forse con troppo slancio.

-Oh, vuoi un panino? In frigo dovrebbe esserci del prosciutto.-

-Sì, ma che dici se usciamo? Andiamo al bar all'angolo?- aveva decisamente bisogno di una boccata d'aria. Non è che non gli facesse piacere che John avesse fatto amicizia con Sherlock, solo che non era davvero abituato a sentirlo parlare così tanto. Diamine, non aveva mai fatto così neanche quando aveva avuto delle cotte, ed era abbastanza sicuro che ne avesse avute.

Il bar in questione distava qualche metro dall'appartamento in cui abitava John, ma erano stati pochi metri di silenzio godutissimo. Era un posto carino, non molto grande e tutti quei colori che, una volta, dovevano essere accesi, erano sbiaditi, compresi quelli dell'insegna, ma rimaneva piacevole, anche perché non molto frequentato se non dalle solite persone.

I due si sedettero al bancone e chiesero solamente due panini. John continuava a chiedersi che bisogno ci fosse di uscire per dei panini che era perfettamente capace di fare nella cucina della sua casa.

Sherlock lo saprebbe.

Oh.

Aveva capito.

-Greg... Sono stato tanto assillante?- l'amico avrebbe voluto essere più elegante e pacato, ma non riuscì a non trattenere una risata che lo fece quasi soffocare. Non era proprio giornata per i panini.

-Giusto un po'.- sorrise, e allora, capendo di non averlo davvero infastidito, sorrise anche John.

-Diamine, se Sherlock non fosse un ragazzo, scommetterei tutto quello che ho, che ti sei preso una cotta coi fiocchi.- stavolta fu John a ritrovarsi a tossire anche l'anima, grazie tante karma. Cercò la prima risposta che gli potesse venire in mente per rendere il momento meno imbarazzante.

-Ma no, ma ti pare.- altro colpo di tosse -Quando mai.- credibile, assolutamente credibile -Insomma, ti ho raccontato tutte le parti migliori, ma ha i suoi bei difetti.- stava parlando troppo. Per fortuna, venne fermato subito.

-Non per allarmarvi, ma i vostri panini sono stati preparati da un criminale.- il biondo spalancò occhi e bocca.

Quando parli del diavolo...

Si girò, pensando per un attimo di aver avuto un'allucinazione uditiva da astinenza. Ma no, lì, nel bar sbiadito ormai senza nome, nel bar in cui andava sempre con Greg, c'era Sherlock. Tra tutti i bar di Londra, che ne è particolarmente tappezzata, Sherlock Holmes aveva trovato un assassino proprio lì.

-Ho detto alla polizia di venire immediatamente ad arrestarlo, ma prevedo che passerà minimo tre minuti a decidere se ascoltarmi o no e altri cinque per arrivare, mentre quest'uomo avrà finito il suo turno fra soli quattro minuti.- Greg guardò Sherlock come se avesse appena parlato in latino, un po' perché aveva sussurrato tutto con il solito andamento da logorroico, un po' perché non capiva dove volesse arrivare. John, dal canto suo, aveva passato quasi due mesi con Sherlock e le sue spiegazioni da rebus, si poteva dire abbastanza allenato. E poi non aspettava altro da quando era iniziata la vacanza.

-Okay. Greg, va' alla porta principale, io vado a quella sul retro.- Sherlock aggrottò le sopracciglia osservando John che già si metteva all'opera. Doveva ammetterlo, pensava sarebbe stato più lento. Greg invece continuava a guardarsi intorno, come se non si trovasse più nel bar di sua conoscenza, ma in uno di un paese sperduto nel mondo. Con lui, Sherlock immancabilmente alzò gli occhi al cielo.

-Il barista che vi ha fatto i panini ha un secondo lavoro decisamente meno onesto: fa il narcotrafficante. La polizia arriverà tra sette minuti per arrestarlo, ma lui cercherà di scappare via, quindi John è andato a bloccare l'uscita secondaria, mentre tu ora andrai a bloccare quella principale.- era stato molto più gentile di quanto lo sarebbe stato normalmente. Forse era il fatto che fosse amico di John, anche se non capiva perché questo avrebbe dovuto ammorbidirlo. Ma Greg, che ora aveva capito tutto, rimaneva esitante. Del resto, si stava parlando di un criminale sulla quarantina contro tre adolescenti.

Gli serve un incentivo.

-L'ispettore a capo di questa indagine è tuo padre.- e Greg era a bloccare la porta in tempo record.

Ovviamente, Sherlock, aveva capito subito qual era la dinamica tra lui e Lestrade senior: Greg voleva entrare nella polizia, come lui, solo che l'uomo disapprovava, per "mancanza di fiducia nelle capacità del figlio". In realtà, per paura. Greg, nonostante gli serbasse molto rancore, sperava sempre in un'occasione per dimostrargli che si sbagliava, senza sapere che il padre lo ostacolasse per il suo bene. E quella era l'occasione perfetta.

Sherlock si avvicinò al bancone, pronto per una delle sue solite scene teatrali. Fece in modo di trovarsi esattamente davanti alla persona che gli interessava e, beh, semplicemente aprì bocca.

-Buon pomeriggio, potrei avere del caffè?- il criminale neanche alzò gli occhi, si limitò a interpretare al meglio la sua parte da barista.

-Certo. Come lo vuole?-

-Macchiato. Macchiato con della cocaina.- e finalmente quegli occhi colpevoli lo guardarono.

-Ragazzino, che cazzo...- gli occhi di Sherlock però non erano come i suoi. Erano fermi, sopra ogni consapevolezza, pronti a stanare peccati anche nel più santo degli umani. Quell'uomo non si poteva spiegare il motivo, è solo un ragazzino che scherza troppo, ma sentiva di doversene andare, di dover correre. A confermarlo, le sirene della polizia che cominciavano a sentirsi in lontananza. Con la coda dell'occhio vide un altro ragazzo fermo e immobile davanti alla porta di ingresso, con lo sguardo puntato su di lui. Allora scattò, uscendo da dietro al bancone e dirigendosi alla porta secondaria. Si girò e non vide nessuno che lo seguiva, pensò di averla scampata, ma prima che potesse voltarsi di nuovo, era a terra con un mal di testa da svenimento.

Un criminale sulla quarantina contro tre adolescenti, è vero. Ma uno di quegli adolescenti era il capitano di una squadra di calcio e aveva gli ormoni a mille per via di uno degli altri due.

I poliziotti arrivarono subito dopo che John ebbe steso l'uomo. Erano ovviamente confusi, ma non fecero domande, avevano imparato che era inutile e spesso anche umiliante.

Comunque, John non era da meno. Continuava a passare lo sguardo dalle proprie mani a terra, dove poco prima era disteso il narcotrafficante. Infine, quando gli si avvicinò, guardò Sherlock.

-Ho appena...-

-Già.- sorrisero entrambi, John sentendosi realizzato, in qualcosa che non pensava neanche di voler raggiungere, Sherlock quasi confortato.

Poi c'era Greg, che li aveva raggiunti e che continuava a far finta di non star controllando il padre. Quando gli agenti erano arrivati, era stato lui a dirgli di andare sul retro, e Lestrade sul momento non ci aveva riflettuto troppo. Ora però si era davvero reso conto che suo figlio gli aveva detto dove andare per arrestare una persona. Era impressionato e incuriosito, ovviamente. Ma non disse niente. Lo salutò semplicemente una volta salito in auto. Non che Greg si aspettasse molto altro. Forse.

Appena la situazione si fu calmata, John si rese conto di dover, di nuovo, salutare Sherlock. Era stato bello, ritrovarselo casualmente lì ed essere coinvolto nella risoluzione di un caso. Era un caso semplice, decisamente molto diverso da quelli che prediligeva solitamente Sherlock, ma forse anche lui si annoiava e avrebbe fatto di tutto per tenersi occupato.

O forse non era stata una coincidenza?

No, non lo era.

I tre si incamminarono lungo la strada, andando automaticamente verso casa di John ma senza averne davvero l'intenzione. Il biondo si avvicinò a Sherlock per avere conferme.

-Sherlock, ora proverò a fare una deduzione e ti prego di essere sincero.-

Il ragazzo si girò con le sopracciglia aggrottate, ma guardandolo, capì a cosa si stesse riferendo. Gli fece cenno di continuare.

-Non sei venuto ad arrestare quel tizio per caso. In realtà non te ne fregava niente, non sei uno che dà la caccia ai narcotrafficanti.- sapeva di avere ragione e aveva anche capito il motivo per cui aveva deciso di andare dietro a quell'uomo, era solo indeciso sul dirlo o meno. Ma poi Sherlock lo incoraggiò.

-E...?- John lo guardò negli occhi per qualche secondo, cercando di valutare velocemente quanto potesse essere una cattiva idea.

-E lo hai fatto per coinvolgermi, perché hai capito che mi sarei annoiato durante le vacanze.- Sherlock sorrise, ignorando quanto potesse apparire sentimentale la cosa. Del resto, John era in qualche modo diventato suo amico e, per quanto un'amicizia con Sherlock sia atipica, quella era una cosa che un amico farebbe. Non riuscì a capire se averlo fatto gli desse piacere o meno. Però sorrise.

-Oggi hai una mente in forma.- nessuna frase ebbe o avrebbe mai fatto sentire John più soddisfatto di se stesso.

Sperò che tutto quello volesse dire che avrebbero continuato a vedersi. Nonostante la cosa fosse sottintesa, aveva bisogno ci confermarlo. Stava per aprire bocca per chiedere, ma Sherlock parlò per primo.

-Come ti ho detto, durante le vacanze i crimini aumentano. Un aiuto mi potrebbe servire.-

E Greg, che camminava dietro loro e aveva sentito tutto, quasi cominciò a piangere pensando a quante altre ore di discorsi su Sherlock Holmes avrebbe dovuto ascoltare.

 

Angolo Autrice:
Sono riuscita a pubblicare leggermente in anticipo, sono quasi emozionata. Non è certamente il capitolo migliore, è solo di passaggio, ma hey, è arrivato prima del solito.
Due piccoli annunci: ho creato una fanpage Johnlock su instagram con il nick 5646lock (capitelo vi prego) e sto lavorando a una fanfiction sui Reddie (ship del fandom di It). Tra queste due cose e la scuola sono un po' incasinata, perdonatemi se perderò qualche colpo.
A presto!

 
 
   
 
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