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Autore: MaikoxMilo    22/09/2019    3 recensioni
Le voci di tenebra azzurra, cheta ma terribile, si stanno allungando sempre di più sul nostro mondo. Sono latrati di sofferenza che, rantolando, vanno sparendo sempre di più, sono singulti di dolore che affogano nel silenzio di una frattura spazio-temporale, sono pianti inermi di bambini che non sono mai nati. Tutto porta ad un unico filo conduttore, tutto è manovrato da un solo, unico, burattinaio che agisce in virtù di uno scopo più alto, imprescindibile. La Dimensione Terra, la dimensione delle possibilità, unica ancora a resistere nel Multiverso algoritmico, sta per venire risucchiata da un'altra estensione, vicina ma lontana, gemella ma distante: il luogo natio del Mago medesimo, Ipsias. L'altra. L'infinitamente ineffabile.
Ciò che è successo lassù, quale correlazione ha con la Dimensione Terra? Potrà la Melodia della Neve, la melodia di tutte le cose, opporvisi?
Nuove esperienze e battaglie attendono i Cavalieri d'Oro del XXI secolo, sempre accompagnati da Marta, Michela, Francesca e Sonia, ormai entrate di diritto tra le schiere dei custodi del tempio.
In un mondo che va eclissandosi... sarà possibile una nuova luce?
Naturalmente si tratta del seguito di Sentimenti che attraversano il tempo, del quale è necessaria la lettura!
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Cancer DeathMask, Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato... Presente... Futuro!'
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CAPITOLO 1: LA PRIMA MISSIONE

 

17 ottobre 2011, notte

 

“… e quindi, come vi raccontavamo prima, quando Michela e Marta si sono perse nel bosco, siamo riuscite a localizzarci proprio grazie all’ausilio del cosmo. Naturalmente io sapevo già cosa esso comportasse, ma avevo l’obbligo di tacerlo, così accantonammo quello strano fenomeno, relegandolo da qualche parte all’interno di noi” spiega Francesca, sorridendo leggermente nel fissare lo scoppiettio del fuoco che le rischiara il volto, unica fonte di luce nel buio intorno a noi.

“Capisco… - prende parola Hyoga, l’autore della domanda rivolta a noi – Quindi il cosmo si è manifestato tardi in voi...”

“Non è proprio così, Hyoguccio, in verità facevamo cose strane già da prima… - interviene Michela, arpionandosi come solito al braccio del suo fidanzato e facendolo arrossire ben benino – E’ successo anche nella gita a Parigi di terza media, e ancora in altre situazioni, soprattutto in Marta. Lei… causava strani fenomeni, sai? Quando si arrabbiava contro qualcuno, o voleva difendermi dai bulli, o ancora era agitata, produceva degli strani bagliori tutti intorno che spaventavano la gente. La chiamavano ‘il mostro dagli occhi blu del demonio’ e scappavano a gambe levate. Per questa ragione non aveva amici oltre a noi e a...”

“Michela!!! Può bastare! Se permetti i fatti miei sono io a raccontarli agli altri quando mi aggrada, non tu! Penso che puoi capirlo...” la intercetto, visivamente a disagio, guardando altrove nel buio della notte che tutto affoga con le sue spire.

Michela sussulta, accusando il rimprovero e zittendosi contemporaneamente, poi si appoggia nuovamente a Hyoga, assaporando l’aria quasi frizzante della sera.

Sbuffo contrariata, ancora offesa dalla parlantina della mia amica che spesso, complice la sua ingenuità, non si rende conto di star oltrepassando un confine pericolosissimo. Dopo il mio rimprovero, c’è stato un subitaneo silenzio da parte di tutti, persino da parte di Sonia e Hyoga che ci hanno chiesto come abbiamo utilizzato inconsapevolmente il cosmo prima di approdare al Santuario, ma Michela, al solito, non la ferma nessuno e quindi ha trovato idilliaco raccontare i fatti miei che preferirei fossero taciuti e seppelliti per sempre. Istintivamente rannicchio le ginocchia contro il mio petto, lasciando indietro quel passato che non mi piace per tendere la mente ai giorni scorsi, ripercorrendo quindi i passi che ci hanno condotto qui, sul greto del fiume Scrivia nelle vicinanze di Montoggio.

E’ la nostra prima, vera, missione affidataci da Shion, il Grande Sacerdote. Ancora stento a crederci abbia scelto noi, impiegandoci per la ricerca di un nemico che pare sia in grado di distorcere il tempo interno di una persona. Rabbrividisco simultaneamente a quel pensiero. E’ vero che abbiamo l’ordine tassativo di indagare senza ingaggiare battaglia, ma le testimonianze arrivate al Grande Tempio dagli informatori, che giurano di aver visto i vecchi ringiovanire miracolosamente e le donne al nono mese di gravidanza stare male per poi partorire dei feti, mi rendono inquieta e apprensiva come non mai. Mi sembra di essere costantemente spiata qui, ogni fruscio causato dalla fauna locale ci mette sul chi vive, i nervi a fior di pelle.

Siamo in missione da tre giorni, quando siamo arrivare a Genova non c’è nemmeno stato il tempo di salutare le nostre madri, subito abbiamo preso una corriera e ci siamo recati a Torriglia, paese dell’entroterra ligure non lontano dal lago artificiale del Brugneto, da lì, seguendo il torrente Laccio, abbiamo proseguito raccogliendo testimonianze, fino ad arrivare a Montoggio, dove il torrente Pentemina e il Laccio si incontrano per formare lo Scrivia. Non siamo molto lontani dalla mia valle, la Valbrevenna, eppure ho una strana sensazione sempre più sinistra ed enigmatica, quasi… oscura, indefinita, sfuggevole…

E’ come se… se rammentassi appena il luogo basilare della mia infanzia, quasi come se… se il suo ricordo si offuscasse mano a mano che mi avvicini.

Fino ad ora, a dispetto dei dispacci degli informatori, non abbiamo incontrato nulla di strano. La gente di questi luoghi è tranquilla, vive la sua vita come sempre, tra lavoro, portare i bimbi a scuola e la coltivazione del proprio orticello. Il tempo scorre come sempre, indifferente a noi, né più né meno. Domani sarà la volta di indagare su Montoggio e Casella, per il momento ci riposiamo nei pressi di un ponte dietro una grossa siepe sul greto del fiume. Abbiamo acqua per sostentarci e un bel cinghiale appena fatto arrostire per merito di Hyoga, che, a suo dire, utilizzando le tecniche tramandategli da Camus, lo ha catturato per noi. Se ci penso mi dispiace un po’ per l’animale, ma, in fondo, è quasi più equilibrato catturare una preda così che non tenerla negli allevamenti intensivi e poi portarla al macello.

Certo che… vorrei diventare sciamano come mio fratello, ma non so bene cosa esso comporti, visto che non mi ha ancora allenato su quello, Hyoga dice che Camus gli ha insegnato come cacciare senza far soffrire la preda e che questo sia il prezzo di vivere a stretto contatto con la natura, ma non ha approfondito più di questo, lasciandomi con una strana inquietudine e in piena fibrillazione. E’ davvero ciò che voglio disvelare la ‘melodia della neve’? Quali altre strade mi sono concesse?

“Chissà cosa gli è saltato in mente a Shion di mandare noi altre… proprio non capisco! E’ una persona saggia e giusta, non è da lui spedirci in una missione così pericolosa, lui ha a cuore tutti noi!” si chiede sospirando Sonia, guardando il cielo stellato sopra di sé. Il suo disappunto neanche troppo velato, permette alla mia mente di concentrarsi su questioni più concrete.

Effettivamente, nonostante il parere contrario di ben quattro Cavalieri d’Oro, non c’è stato verso di schiodarlo dai suoi propositi, quasi come quei vecchietti che, una volta superata la soglia degli ottant’anni, si fissano su cose, concetti e persone, come se la loro mente perdesse la capacità di mettersi in discussione.

“Non mi ci far pensare… che se mi immagino ancora quella scena mi assale una paura ancestrale! Menomale che almeno Hyoga è riuscito a offrirsi volontario per seguirci in questa pazzia, lui che ha ben più esperienza di noi. Non è vero, amore mio? Ti siamo immensamente grati, sai?” rumoreggia Michela, strusciandosi contro il Cigno, il quale, già paonazzo in volto, comincia a annaspare nelle parole come il suo mentore

“Mi-Michela, ti prego… queste effusioni in pubblico mi imbarazzano oltremodo!” biascica, visibilmente agitato.

“Orsù, non fare il timidino, tanto lo sanno che siamo una coppia, che male c’è?!” ribatte Michela, sogghignando sorniona. Il resto sono lamenti di Hyoga e moine da parte della mia amica.

Sorrido mestamente tra me e me, ripensando alla scena in cui Shion ci ha affidato questa missione, subito le immagini di quel particolare frangente mi investono la mente, facendomi rivivere quei momenti e, in particolare, la reazione di mio fratello, che non avrebbe mai voluto affidarci un simile, gravoso, compito e che più di ogni altro ha provato ad opporsi con tutte le sue forze, purtroppo inutilmente. Sospiro sonoramente, mentre una brezza fredda mi scompiglia i capelli, portandomi istintivamente a guardare gli astri sopra di me.

 

“… Marta! Francesca! Michela! Sonia! Sarete voi ad indagare in quei luoghi arcani. Vi affido la missione, partirete fra cinque giorni una volta che i preparativi saranno ultimati!”

Rimango inebetita a guardarlo mentre, con passo un po’ più pesante del solito, si volta e si dirige verso il trono, sedendosi teatralmente su esso e prendendo un profondo respiro, come se si fosse accavallato un enorme peso sulla coscienza.

Mi ritrovo ben presto a tremare e ingoiare a vuoto, un insetto nella tela del ragno che può solo attendere l’avvicinarsi dell’aracnide. Nella mia testa borbotta solo un continuo ‘perché?’ che sbatte dolorosamente nelle pareti del mio cervello, trasmettendomi, ad ogni secondo, la consapevolezza di un qualcosa di ineluttabile.

Per… perch...” trovo infine il coraggio di pigolare, ma una voce ben più potente della mia, mi mozza le parole in gola.

MA SIETE TOTALMENTE USCITO DI SENNO?!?”

I presenti si voltano stupefatti verso l’artefice di quella esclamazione, sussultando pesantemente non tanto per il tono informale, quanto per la sorpresa di constatare a chi appartenga quell’esclamazione così sprezzante e ingiuriosa. Inconcepibile! Per i presenti è semplicemente inconcepibile che sia stato lui. Passi Death Mask, abituato a farsi beffe di tutto e tutti, passi anche Aiolia che spesso e volentieri si oppone alla gerarchia precostituita, ma lui no, un comportamento simile non è per niente da lui! Anche io lo guardo sconvolta, quasi spaventata.

Camus, posso capire che...”

Non capite niente, invece! State ordinando alle mie allieve e a Sonia di finire ammazzate da un nemico che, si vocifera, possa manipolare il tempo interno!!!”

Altra frase infelice. Quel tono, quell’accusa… conosco bene le regole del Santuario, cosa può rischiare Camus, mio fratello, ad opporsi così strenuamente, in un simile linguaggio, ad un ordine tassativo del Grande Sacerdote?!? Di colpo, una paura ben più atroce si impadronisce di me: il terrore di causare dei grossi guai alla persona a me più cara, che rischia così di essere punita brutalmente. Rabbrividisco ulteriormente, ma non ho ancora il coraggio di aprir bocca.

Camus… uff, sapevo sarebbe stato difficile...” sospira il vecchio Shion, massaggiandosi le tempie. Non sembra avere propositi bellicosi, ma non sembra neanche intenzionato a ritrattare.

Ditemi perché… perché volete mandarle in una missione così difficile e potenzialmente mortale, perché non mandare uno di noi Cavalieri d’Oro?! Nel caso, mi offro io per...”

Voi mi servite qui. Le ragazze invece, almeno tre di loro, conoscono il luogo, possono muoversi con maggior destrezza e passare inosservate con più facilità. Ecco il motivo della mia scelta. Ti basta?”

No! Perché io non vi permetterò di...”

Fratellino, ti prego, fermati! - lo richiamo, prendendolo per il braccio sinistro con entrambe le mani – Se questa è la decisione di Shion, io… io andrò. Non devi temere nulla, non mi accadrà niente!” biascico, tesa.

Camus mi fissa per qualche secondo, il nostro è uno scambio di sguardi veloce ma intenso, quanto basta per tranquillizzarlo un po’.

Marta...”

Annuisco, tentando di sorridere.

Fidati di me, mi sono notevolmente irrobustita in questi mesi e… anche Michela e Francesca, per non parlare di Sonia. Insieme ce la faremo, come abbiamo sempre fatto!”

Cerco di essere il più convincente possibile, ma Camus deve vedere la paura dietro il mio sguardo, perché, con la mano libera, avvicina la mia testa al suo petto, in un fugace, quanto profondo, gesto di affetto.

Marta… è mio dovere, in quanto maestro, proteggervi. Non permetterò la vostra partecipazione a questa follia, né in questa vita né in nessun’altra. Voi non andrete! Il Santuario ha osato troppo in questi anni, io stesso ho perso tanto, troppo, ma non mi sono mai pienamente ribellato. Ora il tempo è giunto, ho più di un motivo per oppormi… - mi sussurra dolcemente all’orecchio, prima di lasciare la presa su di me e tornare ad affrontare, con lo sguardo fiero, colui che l’autorità precostituita impersona – ...In un modo o nell’altro!” dice veemente, assottigliando gli occhi, ora gelidi come non mai.

Non posso convincerti in alcun modo, Camus?” chiede Shion, rassegnato.

No, mi oppongo con tutte le forze in mio possesso. Avete detto che vi serviamo qui, giusto? E allora mandate qualcun altro, non le ragazze, o io...”

Camus, adesso calmati, non è da te un comportamento simile! - interviene Mu, assottigliando a sua volta lo sguardo nei confronti del parigrado – Posso capire che vuoi bene alle tue allieve, ma questa è scarsa fiducia nei loro confronti! Se il Sommo Shion ha scelto di mandare loro significa che si fida della loro forza. Perché opporti? Sei sempre stato tra i più giudiziosi Cavalieri di Atena, perché ora...”

Le cose cambiano, Mu! - lo interrompe quindi Camus, freddo come il ghiaccio – Shion è tuo maestro, comprendo che sei schierato dalla sua parte, ma abbiamo due modi diversi di vedere le cose. Drasticamente!”

E sarebbe?”

Avverto il cosmo di Mu brillare di una luce intensa, pronto a intervenire in caso di necessità. Automaticamente mi metto le mani tra i capelli, mentre Michela, Francesca e Sonia si avvicinano a noi, spaventate. Mi ci manca che ora Camus litighi con i suoi compagni. No, no, dannazione, no!

Tu hai sempre avuto un debole per seguire pedissequamente gli ordini di una autorità da te riconosciuta, nonché per... ‘mandare avanti gli altri’, che sia stato per fiducia assoluta, o altro, non mi interessa. Lo hai fatto nella battaglia Dodici Case, inoltre so che hai agito nella stessa maniera durante lo scontro contro Poseidone, impedendo ad Aiolia e Milo di dare manforte ai Cavalieri di Bronzo, lo so, anche se io non ero fisicamente presente… Se a te piace non intervenire in prima persona mi sta bene, ma abbi anche l’accortezza di non intrometterti in faccende che non ti spettano! Shion non ha chiesto a Kiky di finire ammazzato da questo misterioso nemico, ma alle mie allieve, ed io ho il preciso dovere di impedirlo!” esclama mio fratello, sempre più minaccioso.

Camus… ti rispetto e ti ho sempre stimato, non voglio quindi discutere con te, ma… se permani ad essere così agitato, io...”

Aspetta, Mu, apprezzo il tuo intervento, ma lasciami chiarire direttamente con lui! - lo ferma Shion, chiudendo e riaprendo gli occhi per prepararsi a porre una nuova domanda all’oppositore – Camus, le tue allieve e Sonia ti hanno salvato la vita quando eravate nel 1741, giusto? Non è impresa da poco quella che sono riuscite a svolgere con Dégel e Cardia… perché quindi non riesci a credere in loro? Perché hai così poca fiducia nei loro confronti?!”

Non è poca fiducia, è...”

Ma di che diavolo state blaterando!? Poca fiducia?!? Qui non si tratta di quella, è un suicidio bello e buono, è più che normale la reazione di Camus!” lo affianca Milo, trattenendosi appena.

Milo… grazie, tu… tu mi aiuti sempre in queste situazioni!” mormora dolcemente Camus, gli occhi luminosi nel sorridere al suo amico. Lo Scorpione annuisce beffardo, scambiandogli un’occhiata di intesa.

Sono con te! – gli dice, passando lo sguardo brevemente su di noi prima di fronteggiare quello di Shion – Sono con lui, come sempre! Dovrete passare sui nostri cadaveri prima di poter mandare Sonia e le altre al macello!” sentenzia, deciso.

Milo… non ho intenzione di mandarle al macello, anzi, hanno l’ordine tassativo di non ingaggiare battaglia, solo di investigare. Vedrete che non le succederà niente, solo...”

MA NON SE NE PARLA NEANCHE!!!” ruggisce Aiolia, ancora più perentorio degli altri due.

Oddei, qui non ne usciamo più… Atena, ti prego, dammi la forza!” biascica Shion, non potendone più di quel battibecco sforzato.

Le cose, al Grande Tempio, stanno cambiando, non so bene da quando, ma sembra che buona parte dei Cavalieri d’Oro stia cominciando a mettere davanti al volere della dea Atena i propri affetti personali. Questo è senza ombra di dubbio sbagliato, ma, in fondo, come non biasimarli?! Degli ideali così utopici, per i quali molti dei Cavalieri d’Oro sono dovuti soccombere, stanno cominciando a perdere valenza, diventando gretti e obsoleti. Tutti loro hanno già sofferto le pene dell’inferno… forse il desiderio di trascorrere una vita in apparenza normale sta cominciando a prendere piede nelle loro menti, estromettendo il resto.

Non fraintendetemi, così come Camus e Milo, anche io sono a favore di un intervento per fermare questo mostro che manovra il tempo, nonché il Mago che vuole governare le dimensioni, ma… ma è proprio necessario sacrificare i nostri affetti? - si domanda il giovane Leone, pensieroso, stringendo i pugni – In particolare Camus ed io siamo stati costretti, per anni, a stare lontani dalle nostre rispettive sorelle, e ora ci dite che devono andare a rischiare la vita in una missione suicida quando sono qui da pochi mesi. Non importa i loro meriti, non importa il loro cosmo sfavillante, non importa neanche che si tratti di una semplice indagine, ma rischiano la vita, ed è questa la ragione perché ci stiamo opponendo!”

Camus annuisce silenziosamente, discostando lo sguardo, mentre Milo continua a guardare con insistenza Shion, desideroso di fargli cambiare idea. Siamo in una situazione di stallo.

Aiolia… - interviene la voce di Aiolos, rimasto inginocchiato per terra, scocca un’occhiata di rimprovero al fratello più piccolo, quanto basta per farlo indietreggiare – Ciò che state facendo è molto grave e assolutamente non degno del vostro ruolo di sacri custodi del Tempio, ma io mi rivolgo in particolare a te: dovresti ben sapere che il nobile Shion vede molto più in là del nostro naso; tutti noi Cavalieri d’Oro gli dobbiamo assoluta obbedienza, e la cosa adesso non è cambiata, malgrado ci siamo incontrati nuovamente con i nostri affetti. Lui ha scelto Sonia e le altre per una ragione precisa, non sta a noi opporci!”

Ma Aiolos!!! - ringhia Aiolia, furente – Mi vuoi forse dire che non ti importa se questo può coinvolgere nostra sorella?!? Ne ha già passate tante, non...”

Mi fido del giudizio di Shion, semplice! Dovresti farlo anche tu!” sancisce il Sagittario, facendo intendere che la discussione è finita.

Aiolia stringe con foga i pugni, non sapendo come argomentare per obiettare quell’insana follia.

Lia, tuo fratello ha ragione – gli sussurra Mu, posandogli una mano sulla spalla per rincuorarlo – Fidatevi delle ragazze, sono molto più forti e scaltre di quel che pensiate!” conclude, mentre i fedelissimi del Grande Sacerdote, quali Saga, Shura e Shaka, annuiscono a loro volta.

Non è umano...”

Come?”

Non è umano! Due anni fa abbiamo mandato avanti i giovani Cavalieri di Bronzo, ora siamo arrivati a mandare al patibolo delle ragazze innocenti a cui siamo legati profondamente. Saremmo quindi dei difensori della giustizia?! MA PER FAVORE!” esclama, con disprezzo, allontanandosi di qualche passo.

Tra i presenti ricade il silenzio, mentre le mie amiche ed io ci scambiamo uno sguardo rassegnato. La faccenda sembra chiusa, ma un nuovo protagonista entra in scena.

Aiolos! Mu! Vedo che le cose non sono cambiate per niente, eh?! Avete sempre la faccia da santarellini e l’obbligo togale da dover rispettare, ma se volete la mia, e forse neanche dovrei parlare, visto il mio passato, siete tutti dei ratti privi di spina dorsale!”

Deathmask!” lo guarda incredula Francesca, gli occhi che brillano come non mai.

Mi vuoi dire che sei contrario anche tu, Deathmask?” chiede un sempre più rassegnato Shion, radunando tutta la pazienza di cui dispone.

Per forza! Che le mandiamo a fare, ‘ste qui, nella tana del nemico?! Conosceranno due attacchi in croce, sono lente e soprattutto inesperte, e noi facciamo i ganzi spedendole, con tanto di raccomandata, ad indagare, nemmeno fossimo in Detective Conan, dove un bambino si ritrova contro dei crudeli assassini… ma siamo diventati ammattiti nel cervello?!” bercia, indicando con l’indice la tempia sinistra e facendo smorfie.

Ma Masky, nel cartone di Conan, se non sbaglio, il protagonista non è davvero un bambino, ma un adulto trasformato in marmocchio, o no?” chiede ingenuamente Aphrodite, divertito dal paragone.

Tu zitto, era per far capire l’assurdo! Devo spiegarti sempre tutto, eh!”

E quindi cosa consigli, Cavaliere del Cancro?”

Di mandare me! Io posso agevolmente spostarmi da un punto ad un altro grazie alla breccia nel mondo dei morti che posso creare io stesso. Sono il più indicato per lo scopo”

Bene, vorrà dire che, visto le tue doti, ti manderò a salvare le ragazzine se si dovessero trovare in pericolo! Non cambio idea sulla mia scelta!” taglia corto Shion, un poco infastidito da tutta quella ribellione in atto.

Eh?! Cosa?!?”

Deathy…” sospira rassegnata Francesca, sorridendo però nella sua direzione. Ci ha provato, almeno!

Mi dispiace, io… ho tentato!” farfuglia il Cancro, corrucciato da non essere riuscito nei suoi intenti.

Potete dire o fare quello che volete, mi servite qui, mentre io veglierò mentalmente sulle ragazze. Ho un piano preciso, le loro doti, il loro potenziale, il fatto stesso di aver viaggiato nel tempo, sono abilità che sono indispensabili. Mi dispiace, la decisione è presa!”

Ma è ancora Camus a opporsi a lui, del tutto dimentico del suo ruolo.

Se cercate qualcuno che ha viaggiato nel tempo, possiamo andare anche Milo ed io, non c’è alcun bisogno di...”

ADESSO BASTA, CAMUS! - lo zittisce con enfasi, perdendo per la prima volta l’autocontrollo – Non tornerò sui miei passi, ragazzo! Mi è costato fare questa scelta, proprio per questo sono così sicuro. Garantisco io per la loro incolumità, non hai di che angustiarti!” trancia il discorso Shion, dichiarando poi, con un gesto della mano, chiusa la riunione.

Tutti i Cavalieri d’Oro fanno per andarsene, ma è di nuovo mio fratello ad intervenire, arreso all’ineluttabilità degli eventi ma mai arrendevole.

Perché dovete farmi anche questo?!? Tutto ciò che mi avete strappato non vi ha ancora soddisfatto?!? Dovete, ancora e ancora, privarmi degli affetti uno a uno?!” sibila, fremendo visibilmente.

Automaticamente tutti gli occhi sono puntati su di lui, compresi quelli, ora profondamente tristi, di Shion.

Capisco… in fondo non hai mai smesso di odiarmi da quel giorno che ti separai da tua sorella… Camus...- mormora, affranto – Sei sempre stato un ottimo Cavaliere d’Oro, hai sempre seguito gli ordini con il massimo dell’impegno e del dovere, fiero del tuo ruolo, ma… dentro di te, la rabbia per essere stato strappato dalla tua famiglia non si è mai esaurita. L’hai soffocata, con tutto te stesso, ma essa è diventata parte integrante di te e ora, proprio ora, con tutte le pene che hai patito, con tua sorella ritrovata, non sei più disposto a ritrattare. Questo è dunque il vero te stesso, non Aquarius, che è stato formato qui, che è un maneggiamento ad hoc, ma Camus… il puro e genuino Camus nella sua essenza più intima!”

Mio fratello non dice niente, ma continua a guardarlo torvamente, l’astio nei suoi occhi e i pugni serrati, come la mascella. E’ di nuovo il Grande Sacerdote a prendere parola.

Mi dispiace, Camus… quel giorno ho dovuto farlo, eri un pericolo non solo per tua sorella infante, ma anche per te stesso e gli altri. Allo stesso modo ora devo mandarle in missione. Il bene del pianeta va oltre gli affetti personali… non gli succederà niente, te lo giuro solennemente”

Non me ne faccio niente della vostra promessa, non le manderò in questa missione suicida, non...”

Camus, ascoltami per una buona volta...”

Non lo farò! Ho già perso Isaac, non permetterò che il dramma si ripeta, e il Santuario certamente, in questo, non può darmi garanzia alcuna!”

Camus… sai meglio di chiunque altro che non c’ero io dietro il gravoso compito che ti è stato affidato, come non c’ero io quando ti è stato chiesto di uccidere l’allievo perdente! Che poi le cose siano andate come sono andate, non è colpa di nessuno, nemmeno tua, che continui a biasimarti per il tuo pupillo dopo cosi tanti anni! La sua morte non è stata colpa tua, non è stato un tuo fallimento come maestro, né tanto meno come uomo, Isaac ha reagito così, sacrificandosi per Hyoga in nome dell’affetto che provava per lui, null’altro!” ripete con pazienza Shion, abbattuto.

Lo fisso senza capire, chiedendomi il vero significato di quel discorso, non sapendo perfettamente gli altarini prima della scalata delle Dodici Case; di certo è stato Shion a portare via Camus da noi, ma ad affidare Isaac e poi Hyoga a mio fratello non può essere stato di nuovo lui. Nello stesso momento noto, in tralice, il volto di Saga farsi più scuro, fino a coprire le iridi verdi con la sua stessa ombra. Già, c’era già lui come Grande Sacerdote, eppure Camus sembra avercela a morte con il vecchio Shion, ma… per quale motivo? Perché è stato il fautore della nostra separazione?!

Non mi interessa! I metodi del Santuario non sono mai cambiati, ed io sono stanco… stanco di obbedire ad ordini assurdi che mettono in pericolo le persone a me più care! Ho devoluto le forze della mia prima vita seguendo gli ordini e combattendo per la giustizia, ma… ero dalla parte sbagliata, quando me ne resi conto con certezza non potevo far altro che affidare tutto a Hyoga, il mio degno successore. Ho scelto di schierarmi falsamente dalla parte di Hades nella seconda, fugace, vita, al solo scopo di servire nuovamente la dea e l’ho fatto, tra indicibili sofferenze. Sono così arrivato alla terza vita e ho conosciuto mia sorella e le altre, ma ancora, repentinamente, il calore stava per essermi strappato via a forza, se non fosse stato per loro: le mie preziosissime allieve! - spiega, con enfasi, sinceramente concitato, riuscendo ad ammutolire tutti i presenti, non abituati a vederlo sotto questa luce, poco dopo riprende e conclude il discorso, un sorriso amaro a solcargli il viso – Posso dire di essere arrivato alla quarta vita, giusto? Ebbene, non toglietemi di nuovo il calore e la luce che faticosamente ho riacquistato, loro sono tutto ciò che mi è rimasto, non permetto più a nessuno di strapparmi qualcos’altro!”

Il silenzio continua a dilagare intorno a noi, così innaturale dopo il sentito monologo di Camus, che più di ogni altro non è abituato a parlare per esprimere emozioni, ancora meno se in pubblico. Tutti siamo sinceramente colpiti dalle sue parole, io e le mie amiche persino emozionate, ma è comunque ancora Shion a parlare, malgrado il dispiacere tangibile.

Capisco le tue motivazioni, Camus, tu hai sofferto molto in questi anni, è lecito il tuo desiderio, ma, ancora una volta, l’ennesima, mi ritrovo impossibilitato a ritrattare. Fattene una ragione… loro andranno in missione nell’entroterra di Genova, questo non significa che rischiano la vita, veglierò io su di loro, è una promessa!”

Camus fa per ribattere per la milionesima volta, assolutamente intenzionato a non cedere, ma un nuovo intervento del tutto inaspettato ricambia le carte in tavola.

Aspettate, per favore, vorrei fare una controproposta, mio signore!”

Fisso sgomenta Hyoga, colui che ha parlato, mentre lo guardo accennare qualche passo in direzione del trono e inginocchiarsi rispettosamente. E’ stato zitto fino ad ora, ma sembra avere una motivazione forte per prendere parola. Forse tale motivazione dipende espressamente dalle parole del suo mentore.

Parla, Cavaliere del Cigno”

Avete detto che vi servono i Cavalieri d’Oro, e avrete le vostre buone ragioni, immagino. Tuttavia questo fatto mi esclude, se non sbaglio, perché non appartengo a questa casta!”

Dici benissimo, anche se il tuo valore è pari ai Dodici, lo hai ampiamente dimostrato!”

Bene… allora lasciate che accompagni io le ragazze in questa missione!”

Spalanco la bocca sorpresa, mentre un urletto di gioia, proveniente di sicuro da Michela, riecheggia nei dintorni.

Perché vorresti andare con loro, giovane Hyoga?” chiede Shion, improvvisamente interessato.

Perché sono grossomodo un loro coetaneo, se escludiamo Francesca, perché ho più esperienza e so come si combatte, inoltre la mia presenza qui non è indispensabile, a differenza dei Cavalieri d’Oro. Se vado con loro posso proteggerle meglio dagli attacchi, sarei una garanzia in più” spiega pratico, determinato come non mai.

Hyo-Hyoga!”

Non preoccupatevi, Maestro, so quel che faccio, ormai sono grande! Non permetterò… non permetterò che ciò che è successo al vostro amato Isaac si possa ripetere con loro! Stavolta sarò io a vegliare sulle mie compagne di addestramento!” gli sorride di riflesso il Cigno, avvertendolo preoccupato. Camus rimane immobile a guardarlo, quasi raggelato nel sentire pronunciare il nome dell’allievo deceduto. Vorrebbe aggiungere qualcosa ma freme e abbassa il capo.

Dimmi, Camus… se mando anche Hyoga con loro, saresti più sereno?”

Io… - lo sguardo di mio fratello naviga, per pochi secondi su tutti noi, soffermandosi poi tra le mie iridi, io provo a fare un movimento con la testa allo scopo di tranquillizzarlo, cosa che fortunatamente avviene – Io… sì! Mi fido del ragazzo e conosco il suo valore, so che non accadrà niente se c’è anche lui!”

Bene… allora ti affido la missione, Hyoga, confidiamo in te! Partirete fra 5 giorni, prima di quel tempo preparatevi scrupolosamente!” stabilisce Shion, poco prima di andarsene e tornare nelle stanze private del tempio.

Solo in questo momento, nel momento in cui la mia muscolatura si scioglie, mi rendo conto di essere stata tesa fino ad adesso. E’ quasi come tornare a respirare.

Hyoga… grazie, io… io non so cosa mi sia preso! Non era da me una reazione così esorbitante e per niente ponderata!” sussurra Camus, massaggiandosi le tempie.

L’allievo annuisce, criptico. C’è qualcosa di non detto nell’aria, una tensione tra loro, la avverto più da parte del Cigno che non da quella di mio fratello.

Non biasimarti, Camus… - lo rincuora Milo, sbuffando – Abbiamo comunque vinto a metà, perché intanto sono costrette comunque ad andare. E’ stato molto umana la tua reazione, Cam, degna dell’uomo straordinario che sei. Eri il vero te stesso in quel momento, senza più alcun filtro!”

Sei stato fantastico, Hyoga, ancora una volta in più, so perché io mi sia innamorata di te!!!” strepita intanto Michela, correndogli incontro e buttandosi letteralmente tra le sue braccia.

Mich...” fa per opporsi Hyoga, tenendola lontana, ma tutto e vano e se la ritrova, scalpitante, tra le braccia, in una manifestazione di affetto forse per lui eccessiva.

Infatti poco dopo, sempre garbatamente ma con gesto deciso, la allontana, totalmente rosso in viso. C’è qualcosa che non va in lui, un malessere, lo percepisco appena, ma non lo comprendo.

Michela, ne abbiamo già parlato… queste manifestazioni di affetto non quando ci sono gli altri e, soprattutto, non durante una riunione importante!” la avverte, scuro in volto.

Ma la riunione è già...”

Michela, sai cosa intendo!” esclama, scoccandole uno sguardo gelido e distante che la blocca completamente.

Ho l’impressione che il Cigno si vergogni a farsi vedere da noi e dal suo maestro in questa tenuta da innamorato, per questo si comporta in maniera così scostante, tuttavia c’è dell’altro, è certo: Hyoga ha reagito così da quando il suo maestro ha tirato fuori il nome di Isaac!

E’ umano, ma non so cosa mi sia preso, è davvero la prima volta che succede!” ripete uno sconfortato Camus, totalmente incredulo dal suo comportamento precedente.

Amico mio, lo hai detto tu, no? E’ la tua quarta vita, questa! Non fartene un cruccio, Cam, con tutto quello che hai passato sei cambiato, o forse, sei tornato come avresti sempre dovuto essere. Sono semmai gli altri della risma di Shaka e Mu a comportarsi in maniera altisonante tutt’ora, ma loro non sono emotivamente coinvolti!” lo rincuora Milo, sbuffando comunque nel pronunciare il nome degli altri due.

Do un breve scambio di sguardi a Francesca e Sonia (Michela è troppo mortificata per essere ricettiva!) imprimendo tutta la paura e le parole taciute che non riesco ad espellere fuori di me. So che i loro pensieri sono i miei, che andremo in questa missione, lo sappiamo, ma che non ne capiamo la ragione… è sempre tutto così oscuro qui al Santuario!

Marta… - interviene mio fratello ad un certo punto, posandomi le mani sulle spalle per catturare la mia attenzione, non posso apparire frastornata e spaventata, lo devo fare anche per lui – Perdonami… volevo lasciarti fuori da tutto questo e invece sono stato a stento capace di spiegare ciò che provo, non riuscendo comunque a impedirvi di essere mandate in questa missione. Scusami, io… ti ho promesso che ti avrei protetta, ma pare che dovrò restare qui...” mi spiega, affranto.

Sorrido per incoraggiarlo, ben sapendo quanto gli costi lasciarmi andare un’altra volta.

Non hai di che scusarti, fratellino… sei intervenuto in nostro favore e non hai ceduto di un passo per il nostro bene, hai fatto più di chiunque altro, solo… solo cerca di essere un po’ più prudente la prossima volta, non voglio che ti accada qualcosa per… per colpa nostra!” gli confido, abbracciandolo e ritrovando, come sempre, il suo profumo. Camus esita un solo attimo, giusto il tempo per capire se può permettersi di essere solo e soltanto Camus, non il Cavaliere d’Oro dell’Acquario con i suoi doveri, poi sinuosamente ricambia il gesto, posando il palmo della mano destra tra i miei capelli per accorciare le distanze tra noi. Sorrido rasserenata.

Sarò più prudente, te lo prometto, piccola mia! Cerca di esserlo anche tu nella missione e… tornate qui sane e salve. Vi aspetterò!”

 

“Beh… in ogni caso ormai è inutile chiedersi le motivazioni dietro alla scelta di Shion, ormai siamo qui, se dobbiamo ballare, facciamolo! - interviene risoluta Francesca, riportando la mia mente al presente – Piuttosto, pensiamo a dormire, che domani ci attende l’esplorazione della zona rossa secondo le testimonianze degli informatori!”

Tutti conveniamo con lei, annuendo meccanicamente e spegnendo il fuoco, in modo che il buio, attenuato solo dalle luci lontane del paese di Montoggio, ci circondi con le sue pacifiche spire.

Mi acquatto nel mio sacco a pelo, trovando piacevole il calore che emana, del resto siamo nella seconda metà di ottobre, se in Grecia è ancora tiepido, lo stesso non si può dire dell’Entroterra di Genova, vessata già dal fresco che spira dai monti e a cui si unisce un piacevole profumino di caldarroste che al solo annusarlo ti entra in gola, facendoti desiderare di essere rintanato in una casa al calduccio.

Nell’ombra completa intorno a noi, avverto il respiro di Michela farsi sempre più profondo fino diventare un vero e proprio russare sempre più intenso. Congratulandomi mentalmente con lei per la sua tempestiva dote di dormire subito, sorrido tra me e me, chiudendo a mia volta gli occhi. Nello spazio tra il dormiveglia e il vero e proprio sonno, rivolgo il mio ultimo pensiero a mio fratello Camus, immaginandomelo fuori dal tempio dell’Acquario a contemplare le stelle lontane a lui tanto care. Il suo pensiero è rivolto a noi, così come il mio a lui, questo mi rincuora e mi rende felice.

“Buonanotte, fratellino! Non temere per noi, andrà tutto bene, è una promessa!” biascico, addormentandomi completamente.

 

 

* * *

 

 

18 ottobre 2011, mattino presto

 

 

Le ore di luce si stanno notevolmente accorciando in tutto l’emisfero boreale, per questa ragione, anche se ci siamo svegliati all’alba, in verità, è già una certa ora. Non abbiamo tempo da perdere!

Dirigendoci, a passi svelti, verso la piazza centrale del paese di campagna, tentiamo di apparire come degli ignari escursionisti pronti a fare una gita qualsiasi su uno dei monti che abbracciano Montoggio; cosa che in verità ci riuscirebbe anche bene, se non fosse che Hyoga, al posto dello zaino, ha uno scrigno di bronzo sulle spalle, di certo non proprio una roba da tutti i giorni, stante anche le occhiate confuse dei villici.

“Ma dico, non hai un altro recipiente più anonimo?! - esclama Francesca, in un frammisto di divertimento e rassegnazione – Cioè, siamo nel 2011 e ancora girate con quei bauli pesanti?!”

“Non ci sono altri modi per portare le nostre sacre armature… non abbiamo mica dei ciondoli o roba simile!” ribatte Hyoga, lesto.

“Andiamo proprio bene… Missione anonima, eh?!”

Nel mentre che loro mi vengono dietro, accelero il passo in direzione di due signori anziani che fissano, borbottando tra loro, il necrologio. Mi avvicino a loro per chiedere una informazione casuale, visto che sono io la più idonea a muovermi in questi posti che mi hanno visto crescere, allo stesso tempo cerco di carpire qualche indizio che mi possa permettere di ricollegarmi alle descrizioni degli informatori, sempre mantenendo un profilo più basso possibile.

“Ehm, scusate… mi sapete mica indicare il sentiero per raggiungere il paese abbandonato di Camponevoso?” chiedo cordialmente, un pizzico di timidezza.

Il signore più attempato dei due, quello con più rughe, mi fa un cenno di riverenza, sorridendo sotto i baffi, prima di dare un occhio ai monti alle mie spalle e apprestarsi a rispondere. Di primo acchito non sembra esserci fisicamente nulla di strano in lui, ma le parole che mi rivolge sono enigmatiche.

“Avventurieri alla ricerca dei paesi abbandonati che orbitano qui intorno, eh? Siete i primi, dopo giorni, che sono interessati a quel mucchio di case abbandonate da decenni, tutti gli altri vogliono andare al Santuario di NS della Vittoria!”

A questo punto interviene Sonia, presagendo, come me, qualcosa di strano nel suo dialogo.

“Mi scusi… noi non siamo di qui, ci potrebbe spiegare meglio di questo Santuario?”

“Non siete di qui?! Strano, la tua amica ha una certa patina di genovese nel linguaggio, anche se è frammisto ad altro… - parla l’altro signore, incuriosito – Comunque si trova sul passo del Pertuso, in posizione dominante nella Val Polcevera, ed è in provincia di Mignanego. Per raggiungerlo proseguite sulla strada statale fino alla deviazione. Molti di noi, tra Montoggio, Casella e Busalla, si stanno recando là per rendere grazia all’Altissimo per i numerosi miracoli che sta compiendo”

“Miracoli? Che genere di miracoli?!” lo interroga ancora Francesca, tesa.

“Ah, ma non sapete proprio niente, eh, venite dalla città?!? - ci canzona allegramente, probabilmente credendo di far il gran amatore, poi si avvicina a noi, abbassando notevolmente il suo tono – La gente sta ringiovanendo, non lo sapete? Inspiegabilmente… ma tutti siamo certi che centri il nostro amato Signore Gesù Cristo. I parroci di questi luoghi, fin dal XVI secolo, avevano profetizzato un qualcosa di simile che sarebbe accaduto nel momento più buio del Cristianesimo… e quando potrebbe essere, se non ora?! Ora, che gli uomini hanno cominciato a perdere fiducia in Iddio, ora che siamo ad un passo dall’anarchia. Ora!”

“Se volete un consiglio, lasciate perdere i paesi abbandonati, quelli ormai sono avvolti dall’edera e dalle erbacce! Recatevi piuttosto in pellegrinaggio al Santuario e pregate per i vostri nonni, se ce li avete ancora. Se Dio non li ha ancora recati a sé, potranno riacquistare la forza perduta!” ci consiglia l’altro, amichevole.

Rimango sbigottita a guardarli, più o meno come si confà nei confronti di due pazzoidi scatenati. D’accordo la religiosità, ma questi sono completamente usciti di senno, non è possibile che nel XXI secolo siano ancora ridotti così! Ho frequentato questi posti fin da piccola, ben so le credenze locali, ma mai nessuno si è messo a raccontare tutt’altre castronerie che non c’entrassero nulla con la domanda posta. Cosa diavolo…?

Michela intanto inarca un sopracciglio, nervosa e allibita, decidendo di fare il primo passo falso della giornata.

“E dei neonati che, al momento del parto, erano dei feti e quindi che sono morti subito, cosa mi dite?! Anche quelli lì sono dei miracoli?!”

Non abbiamo il tempo di bloccarla, se non a domanda conclusa. Michela non regge simili discorsi strampalati, è in buona fede, lo so, ma dovevamo essere il più anonimi possibili. Più o meno nello stesso momento, vedo i due signori irrigidirsi di botto e scambiarsi occhiate terrorizzate, i muscoli contratti e l’espressione del topo all’angolo.

“Oh… uh… bazzecole! Non ci crederete davvero, mi auguro, razza di sempliciotti cittadini!” borbottano, allontanandosi in fretta e furia, non prima di darci delle vere e proprie occhiate in tralice.

“Fantastico, Michela, brava! - si congratula sarcasticamente Sonia, mettendosi le mani nei capelli – Suggerirei di andarcene prima che ci internino da qualche parte!” propone la più giovane tra noi, sinceramente preoccupata.

“Sono loro che devono essere internati, li avete sentiti quei due idioti?!?” ribatte, dura.

“Qui c’è qualcosa che non va… Abbinano questo fatto ad un miracolo del loro dio Cristiano, ma parallelamente sanno anche dei neonati morti in quella maniera atroce, altrimenti non avrebbero reagito così!” si domanda Hyoga, pensieroso.

Mi sento di concordare con lui, decidendo di prendere la parola per concretizzare anche i miei dubbi.

“Inoltre… cosa c’entrava il Santuario di NS della Vittoria con la domanda che gli ho posto?! E’ vero, le genti di qui sono sempre state molto religiose, lo ricordo fin da piccolissima quando frequentavo la...”

Ma mi blocco, come in tranche…

“Ohi, Marta, che succede?” mi domanda Francesca, cercando di acciuffare il mio sguardo ora vuoto.

Io… cosa frequentavo quando ero piccola?

“Noi… perché siamo in questa missione?” chiedo, totalmente assorta, percependo un grande vuoto insinuarsi nella mia testa.

“Siamo qui per il Santuario di NS della Vittoria, no?” esclama Michela, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Gli altri annuiscono a loro volta.

“No… quel nome lì è saltato solo ora, prima era… era… era altro!” continuo, convinta delle mie certezze, ma parallelamente non avendo nulla a cui aggrapparmi.

“Ehm, Marta… ci stai facendo preoccupare, tutto bene?” chiede Francesca, tastandomi la fronte.

No… no che non va bene! Shion non ci ha mandato qui per… per quel Santuario di NS della Vittoria, non lo ha nemmeno nominato nella riunione, era altro, solo che… che non lo ricordo più! Cosa era ‘quel qualcosa’ che mi ronza nella testa?! Perché questa dissonanza dentro di me?!?

“In ogni caso è meglio allontanarci dalla piazza centrale del paese, stiamo attirando troppo l’attenzione. Propongo di tornare sul greto del fiume, ok?” suggerisce pratico Hyoga, facendoci un cenno verso la stradina che scende fino al torrente e mettendosi quindi alla guida del gruppo.

Mi convinco a seguirli, la testa sempre più pesante e la nitida sensazione di aver dimenticato qualcosa di importantissimo.

Camminiamo a passo ancora più svelto in direzione di Casella, parlando il meno possibile tra noi a causa delle cogitazioni frenetiche che spietatamente ci avvolgono. Siamo tutti agitati, eppure nessuno ha lo stesso turbamento che avverto io, ancora convinta che la ragione per cui siamo qui sia un’altra rispetto a quella che hanno professato loro. Mi sento di stare per impazzire, sono certa di quello che dico, ma, allo stesso tempo, è come se non lo fossi, poiché più ci penso e più mi sento come risucchiata da un vortice scuro.

Montoggio e Casella distano relativamente poco tra loro e, almeno in macchina, si raggiungono in un pugno di minuti. Noi però siamo a piedi e quindi, anche se manteniamo una velocità di movimento più alta della norma, raggiungiamo la località di Avosso, paese vicino a quello di Casella, in una mezz'oretta buona di percorso. Avosso è la porta, l’entrata, di… di qualcosa di molto importante per me. Ho perso il conto delle volte in cui, in auto, ci sono passata per… per raggiungere quel posto, ma… ma di quale posto sto trattando? Non ricordo, io…

Senza nemmeno rendermene conto, arrivando sull'ansa del fiume Scrivia che delinea e circonda la frazione di Avosso, inciampo nei miei stessi piedi e finisco a terra, sbucciandomi i palmi delle mani. Le mie amiche accorrono immediatamente.

“Accidenti, Marta! - mi recupera Francesca, apprensiva, aiutandomi ad alzarmi – Che ti succede? Da quando abbiamo parlato con i due signori a Montoggio, è come se non fossi in te!”

Non dico niente, mi limito ad inspirare ed espirare diverse volte nel tentativo di calmarmi un poco.

“Aveva ragione Camus? Forse era meglio non farti venire, visto che sei legata a questi luoghi e quindi meno distaccata!” asserisce Sonia, preoccupata a sua volta.

La guardo sorpresa, come se avesse detto una cosa ovvia ma allo stesso tempo che stavo rischiando di obliare. Già… sono legata a questi luoghi, per questo che mi sento così confusa e spaesata: le forme intorno a me, l’ambiente… non era affatto così prima, ora ne sono completamente certa!

In quell'esatto momento, sull'ansa del fiume Scrivia, che so per certo riceveva un affluente esattamente qui, mi guardo confusamente intorno, avvertendo la mancanza di un elemento famigliare e imprescindibile. Perché, sì, Avosso era l’entrata di quel dato posto, e ora non lo è più, sparito nel nulla, scomparso. Lo Scrivia è privo del suo più affascinante affluente.

Pochi istanti dopo, la mia attenzione è catturata da dei riflessi argentati che, previa luce del sole, brillano quasi simultaneamente. Mi avvicino a essi quanto basta per riconoscerne la forma, appurando che quei bagliori tanto belli sono in verità pesci morti abbandonati sulle rocce, a bizzeffe.

Mi avvicino cautamente, studiandoli da lontano e analizzandoli alla ben meglio, lo stesso fanno i miei amici.

“Oh, poverini… deve esserci stata una epidemia o qualcosa del genere, perché ce ne sono tantissimi!” dice Michela, dispiaciuta, stringendo di riflesso la mano di Hyoga come accade soventemente quando è inquieta.

“No, Michy….” sussurro, in tono grave, inginocchiandomi vicino a tre di loro, nello specifico un barbo e due cavedani con la bocca aperta e gli occhi spalancati, come se fossero morti per asfissia. E infatti così è…

“Cosa vorresti…?”

“E’ come se… se fossero stati tirati fuori dall'acqua e lasciati lì, a soffocare...” tenta invece Hyoga, capendo i miei dubbi.

“Non sono stati loro ad essere stati tirati fuori dall'acqua… è l’acqua che gli è stata strappata, privandoli così dell’ossigeno disciolto in essa!” affermo, certa delle mie convinzioni.

Mi fissano tutti stupiti, ma non ci do peso, dirigendomi invece verso il ponte sopra di noi e che, almeno in linea teorica, dovrebbe indicare la presenza di un altro torrente che si immette direttamente nello Scrivia, ma che in verità è coronato semplicemente da un alto e possente muro su cui passa la strada carrabile. Osservo con attenzione la costruzione, seguendola poi con lo sguardo fino alla sua base, laddove ci sono i pesci morti. C’è sempre stato un laghetto qui, lo so, ci vedevo gli aironi cenerini che cacciavano, le garzette, e naturalmente tutti i cavedani e barbi che giacciono morti qui intorno. Non sono stati loro ad essere stati tirati fuori dall'acqua, ma quest’ultima ad essersi completamente vaporizzata!

“Marta, hai forse una pista?” mi interroga Hyoga, raggiungendomi nuovamente insieme alle altre, sempre più preoccupate dalla mia reazione.

“Qui c’era un torrente che si immetteva nelle acque dello Scrivia, e proprio qui era sito un laghetto verde pieno di pesci, ecco perché ce ne sono così tanti morti qui intorno” spiego, pratica, continuando a fissare sopra di me.

“Un affluente? Ma qui… qui c’è solo un muro e… e la strada là sopra...” si oppone Sonia, in evidente difficoltà.

Non mi aspetto che capisca, del resto non c’è mai stata qui, ma Michela e Francesca, che mi continuano a guardare come se fossi preda di una insana follia, dovrebbero invece saperlo perfettamente.

Senza aspettare un’eventuale intervento delle mie amiche, complici anche le mie doti fisiche notevolmente incrementate grazie all'allenamento, spicco un grosso balzo allo scopo di raggiungere la strada posta sopra. Non raggiungendola in un colpo solo, mi aggrappo con la mano ad uno dei piloni, dandomi poi, con un colpo di reni, la spinta sufficiente per atterrare sull'asfalto.

Una donna che tornava da fare la spesa urla al mio apparire, facendo cadere a terra i sacchetti spaventatissima. Non ci do peso, andando dritta per la mia via. Attraverso la strada a tutta birra, fermandomi però subito nel vedere due case di color rosato chiudersi innaturalmente ad angolo. Rimango fissa a contemplarle, ancora più certa che non dovrebbero essere così e che stonino con l’idea mentale di quel luogo che avevo precedentemente. Automaticamente la mia mano si posa tra i muri delle due case, mentre un formicolio intenso si insinua tre le dita e mi attraversa tutto il braccio. Gelo…

“Martaaaaa!!! Si può sapere cosa ti frulli nella testa?!? Dovevamo passare inosservate, ricordi?! - mi raggiunge Francesca, strattonandomi per un braccio – Non puoi dimostrare così le tue doti sovrumane, non è normale, capisci? Attira l’attenzione su di noi e...”

“Fra… - la chiamo, in tono strano, non da me, la mia amica si immobilizza, ancora più frastornata dal mio comportamento – Ricordi quando, nell'Iliade, intervenivano le divinità? C’era quella nebbiolina che non faceva vedere nulla ai mortali, vero? Puoi… puoi riprodurla?!”

L’occhiata allucinata che mi regala è emblematica sui suoi pensieri correnti. Tossicchiò brevemente, cercando di darmi un contegno per apparire il più convincente possibile nel mio discorso.

“Fra, e tutti voi amici... non vi chiedo di capirmi, solo… solo di fidarvi di me, ancora una volta! C’è… c’è qualcosa qui, o meglio, c’era, sono sicura che le case non fossero poste così precedentemente e che qui ci fosse un’entrata per la valle, quella valle che tanto vi dicevo, la mia valle! - asserisco, tesissima – Non mi spiego perché, ma qualcuno deve aver manomesso i nostri ricordi, tuttavia lo sento, qui nel mio cuore, sento questo qualcosa che mi continua a sfuggire ma che so per certo esserci!”

Abbasso lo sguardo, timorosa. Volevo fare un bel discorso per convincerli ma ho prodotto solo vaneggiamenti. La mia mente non è assolutamente in grado di ricostruire il luogo dei miei sogni, è come se mi fosse stato strappato con la forza e cacciato nell'oblio della dimenticanza. Guardo di sottecchi le altre, preparandomi a ricevere un netto rifiuto, ma sorprendentemente è Hyoga stesso che interviene in mio favore.

“Ha ragione… non so se lo percepite anche voi, ma nell'insenatura delle due case si avverte con distinzione spirare un’aria gelida e tetra. E’ come se… - prova a spiegare, poggiando una mano sopra essa ma ritraendola subito, totalmente arrossata per il freddo – E’ come essere davanti allo stipite di una porta, non poterci entrare, ma avvertire distintamente la corrente spirare dall’interno verso l’esterno!”

Lo guardo con gli occhi spalancati, un moto di gratitudine che mi pervade. Sono felice che riesca a percepire qualcosa anche lui, pur non conoscendo il posto, riesce a trasmettermi la sicurezza necessaria per aggrapparmi alle mie, sempre più fievoli, convinzioni. E’ come dice lui e, allo stesso modo in cui l’aria aspira da questa fessura, anche le mie ultime rimembranze stanno facendo la stessa fine. Svaniranno tra breve, me lo sento, se non sforzo subito l’entrata, i miei ricordi svaniranno, sostituendosi ad altri, meno dolorosi ma fallaci.

“Io continuo a non avvertire niente… - confessa Francesca, occhieggiando Michela e Sonia che annuiscono a loro volta – Ma se mi dite che avete questa percezione… beh, non posso fare a meno di credervi. Farò quanto hai chiesto, Marta… nel frattempo, tu e Hyoga cercate un modo per forzare questo cancello. Ci fidiamo di voi!”

La vedo darci le spalle, concentrandosi per richiamare nebbia a sé in modo da essere tutte celate alla vista. Il fenomeno è strano già di suo, visto la limpida giornata autunnale, ma sarebbe ancora più assurdo vedere due ragazzi, alis me e Hyoga, lanciare colpi congelati a velocità folle.

Mi fermo un attimo, ripensando a come mi sia balenata in mente questa idea, è forse il mio istinto a reagire prima del cervello? Perché sto pensato di sfruttare l’aria congelante come chiave della serratura?! Perché sento di poterlo fare?!

“Lo avverti anche tu, vero, Marta? - mi chiede Hyoga, affiancandomi, una luce sinistra negli occhi – Il mio braccio formicola, desideroso di assestare un colpo… è come se sapesse, lui per primo, che per sforzare l’entrata serva l’aria congelante che io e te siamo in grado di produrre. Tuttavia… mi chiedo se anche questa non sia un qualche tipo di trappola. E’ tutto troppo ovvio… fila via liscio, come l’olio!”

Non rispondo immediatamente, trovandomi invece a soppesare il monologo del Cigno. E’ vero, la sensazione che provo io è dannatamente uguale alla sua. Se non sto ben attenta il mio braccio destro è capacissimo di muoversi da solo senza seguire le direttive del cervello. Questo formicolio mi preoccupa e, insieme, mi offre una concreta speranza di recuperare ciò che sento di star perdendo, ma… a quale prezzo?!

Che ci sia di nuovo il Mago dietro a tutto questo?

“Hyoga… - prendo un profondo respiro, incoraggiandolo con lo sguardo – Condivido le tue impressioni e i tuoi tremori ma, mi chiedo, qui e ora, ormai… che senso ha esitare? Un secondo in più e tutto potrebbe sfumare nell’aria, sparire, come un’onda gravitazionale, o come una supernova che collassa su se stessa. Siamo qui, l’unica cosa che ci resta è agire!” mi preparo, alzando il pugno. Il Cigno mi sorride di rimando, soddisfatto della mia risposta.

“E’ così… del resto, niente incertezze in battaglia, giusto? Esitare significherebbe solo creare un maglio e renderci indifesi, invece in queste situazioni è necessario rigettare indietro tutte le insicurezze, è così che ci è stato insegnato, no?” mi dice, pratico, rammentando gli insegnamenti del maestro.

Sorrido di rimando, volitiva più che mai: già, via le incertezze che ostacolano il cammino, via!

“Lo facciamo insieme?” chiedo, alzando il pugno sinistro, lo stesso fa Hyoga con il destro.

“Mi sembra logico!”

“E allora… DIAMOND DUST!!!” urliamo nello stesso momento, sfoderando la nostra tecnica di base nello stesso identico punto, ovvero la fessura tra le due abitazioni. Il colpo non rimbalza indietro e neanche produce effetti visibili nei dintorni, semplicemente, una volta incrociati i due attacchi, tutto sparisce nel nulla, come risucchiato.

Rimaniamo stralunati e un po’ delusi, indietreggiando inconsciamente di qualche passo. Sembra quasi di non aver lanciato neanche le nostre mosse, assolutamente nulla, è… è inconcepibile.

“Non ha… non ha funzionato?!” prorompe Sonia, non spiegandosi nemmeno lei dove siano finiti gli effetti del potere congelante.

“Io non… non...” ma non ho il tempo di finire la frase che uno strappo nella regione ombelicale, mi fa cadere in avanti, insieme ai miei amici. Non abbiamo il tempo di alzarci, perché un vento furioso e insolito, ci attrae verso l’insenatura, come un tornado. Tentiamo di resistere, acquattandoci al suolo, ma la corrente non accenna a diminuire, anzi, è sempre più intensa, esattamente come un’onda gravitazionale che tutto porta a sé.

“Tutto questo non… non è normale!!!” prova ad urlare Michela, superando il frastuono intorno a noi. Non ho comunque il tempo di voltarmi verso di lei, né tanto meno di risponderle, perché mi sento sollevare da terra, del tutto in balia degli eventi, mentre l’immensa forza di risucchio mi trascina a sé, facendomi volteggiare più volte. Non credo di sbattere da nessuna parte, perché non avverto dolore, ma un’ombra scura copre i miei occhi e, successivamente, le mie facoltà mentali, facendomi perdere coscienza immediatamente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo di MaikoxMilo

 

E dopo un qualcosa come 5 anni dalla fine della seconda storia, eccomi finalmente qui con la terza: ‘La melodia della neve’! Che il viaggio abbia quindi inizio!

Dunque, malgrado l’avvertimento OOC qualcuno di voi troverà sicuramente strana la ‘ribellione’ di alcuni Gold per impedire che le ragazze vengano coinvolte in una simile missione. Ebbene, posso capire, sicché sono difensori della giustizia, ma per come sto portando avanti le cose in questa serie, è un passaggio pienamente funzionale e capibile. Trovo infatti che dopo tutte le cose successe nella serie classica (tradimento di Saga, morte, battaglia contro Poseidone e poi Hades, di nuovo morte), e la successiva rinascita dei Cavalieri d’Oro con il ritrovamento degli affetti più intimi, un cambiamento così drastico per alcuni di loro sia necessario ed emblematico; che poi, parliamoci chiaro, parliamo di cambiamento, ma nella mia visione delle cose neanche tanto: Camus ha sempre agito per il bene dell’allievo anche nella serie classica, figurarsi se non lo può fare per al sorella, Michela e Francesca, Aiolia è sempre stato volitivo negli interventi, non è certo tipo da stare con le mani in mano, Milo idem e Death Mask… beh, Death Mask è innamorato, non fa testo XD Per questa cagione la loro opposizione è emblematica della strada che ha portato lì ognuno di loro; come è altresì emblematica delle attitudini di Aiolos e Mu, che invece in Shion hanno fiducia assoluta. Neanche starlo a dire, Shion ha le sue motivazioni per scegliere di mandare le ragazze in questa missione, vedrete! ;)

Dove porterà questa storia? Ebbene, la carne al fuoco è molta, gli argomenti tanti, pertanto sarà una storia parecchio lunga, forse persino più di Sentimenti che attraversano il tempo, anzi, quasi sicuro. Sappiamo dalla Sonia’s side story che da qui ad un anno (da ottobre 2011 a ottobre 2012) succederà qualcosa; qualcosa che ci sfugge ancora e che scopriremo passo per passo. Sono aperta ad un’infinità di possibilità e, anche se la struttura basilare è già ben chiara nella mia mente, altrettanto non posso dire sui vari argomenti che, all'occorrenza, saranno diluiti o dilatati a seconda della mia ispirazione. Una cosa è certa: questa storia darà più importanza ai Gold del presente, non solo Milo e Camus ma un po’ tutti, chi più chi meno, anche se ovviamente il focus rimarrà su questi due che, come avrete capito, sono i miei preferiti.

Che dire ancora, spero mi seguirete anche in questa avventura, grazie a tutti! :)

 

P.S: ovviamente, per capire meglio, chi non lo avesse ancora fatto può leggere il prologo della Melodia della Neve, che è una one shot a sé stante che troverete sulla mia pagina. Ho fatto questa scelta perché altrimenti il prologo sarebbe stato più lungo del primo capitolo di questa storia, quindi ho pensato riuscisse meglio così!

Saluti!

  
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