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Autore: elfin emrys    22/09/2019    3 recensioni
{post5x13, sorta di postApocalisse, Merthur, 121/121 + epilogo}
Dal capitolo 85:
Gli sarebbe piaciuto come l’aveva pensato secoli prima, quando era morto fra le braccia del suo amico, non ancora consapevole che sarebbe tornato, con Merlin, sempre, sempre con lui.
In fondo, non aveva mai desiderato null’altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
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I Donald – Capitolo 9

 
Donald fece cenno ai soldati di uscire e tese la mano alla donna che aveva di fianco; quella la prese delicatamente, iniziando a scendere insieme a lui le scale. Erano una coppia decisamente bella a vedersi, alti, dai tratti regolari e gradevoli; i loro abiti parevano essere fatti apposta per essere visti insieme tanta era l’armonia nei colori e nelle forme.
Quando arrivarono a un solo gradino da Arthur e Merlin, lei porse la mano verso il re straniero, senza dire nulla.
-Permettete di presentarvi mia moglie, Delilah.
Il biondo lanciò un’occhiata verso il mago e quello allargò un pochino gli occhi in segno di avvertimento; il re, perciò, strinse la mano della regina che aveva di fronte, come gli era stato insegnato essere uso fra i Donald, sebbene il suo primo impulso fosse stato di chinarsi e fare cenno di baciarne il dorso.
La stretta di Delilah era forte e sicura e la donna aveva un lieve sorriso amichevole sulle labbra, il quale, tuttavia, non si rifletteva negli occhi, che rimanevano guardinghi e, forse, addirittura ostili in modo quasi impercettibile.
La regina guardò suo marito, come se le presentazioni fossero terminate, ancora senza dire nulla. Arthur strinse le labbra e decise di intervenire.
-Mia signora, sicuramente conoscerete il nome del mio sciamano, Merlin.
Il biondo fece cenno con la testa al mago di avanzare e quello fece un passo avanti, imbarazzato dall’evidente astio che provavano nei suoi confronti. La donna abbassò il capo come segno di riconoscimento, ma nulla di più.
Donald, dopo averle rivolto un breve sorriso, ritornò a osservare gli ospiti.
-Sicuramente sarete stanchi e affamati dal lungo viaggio. Il maggiordomo vi mostrerà la vostra stanza e, se vorrete, vi aiuterà con i bagagli.
Adocchiò con aria perplessa le due semplicissime borse che i due si erano portati, poi continuò.
-Spero mi facciate l’onore di avervi a cena.
-Certamente.
-Bene. Inizieremo alle otto e mezza, vi prego di essere assolutamente puntuali.
-Non c’è pericolo.
Donald annuì, poi si avvicinò a una parete e spinse un cerchio rosso su un oggetto che vi era attaccato. Vi si avvicinò col viso.
-Mandate Theodore nella sala del trono, sono arrivati i nostri ospiti.
Un’altra voce gracchiò dalla scatolina sconosciuta.
-Subito, mio signore.
Dopo meno di un minuto, fece il suo ingresso nella sala un uomo che doveva avere sessant’anni, elegantemente vestito e con l’espressione più neutra che Arthur avesse mai visto.
-Theodore, accompagna i nostri ospiti nei loro alloggi.
L’uomo si inchinò profondamente e, dopo aver atteso che Arthur e Merlin gli dessero i bagagli, li scortò dentro la parte più interna della dimora reale.
 
La cena sarebbe stata pesante e impossibile da gestire se non fosse stato per il piccolo Winfred, il figlio di Donald e Delilah. Quando il principino sarebbe diventato adulto e avrebbe preso il posto del padre, avrebbe abbandonato quel nome per assumere quello della tribù, come avevano fatto tutti i suoi predecessori; il tempo, tuttavia, non era ancora arrivato e il suono delle varie voci degli abitanti della dimora reale che richiamavano il bambino era piacevole a sentirsi e faceva sorridere. Era evidentemente il classico ragazzino pestifero, molto attivo, e certi suoi atteggiamenti ricordavano ad Arthur la sua stessa infanzia. Né il re né Merlin avevano però tempo o modo per rilassarsi: il mago aveva cominciato a sentirsi poco bene e, anche se non era nulla di grave, il fatto che Delilah fosse molto contrariata dalla sua presenza pesava ulteriormente sul suo umore; Arthur era rimasto silenzioso e in tensione per quasi tutto il pasto e solo verso la fine aveva iniziato a essere meno nervoso.
Quella visita era iniziata decisamente con il piede sbagliato.
 
-Non ci voglio tornare.
Arthur alzò gli occhi al cielo.
Dopo aver consumato una veloce colazione in compagnia di Winfred e la sua tata e aver assistito allo spettacolo di Merlin che tentava di educare il ragazzino (“Passami l’acqua!” “Passami l’acqua per…?” “Passami l’acqua per bere?”), il biondo aveva proposto di iniziare a investigare un po’ in giro e di iniziare proprio dall’uomo del banco informazioni.
-Non mi piace, chiede 50 cents per ogni cosa che ti dice!
-E lo pagheremo, che problema c’è? Non siamo certamente poveri. Male che vada, lo riempirò nuovamente di chiacchiere.
-Non mi sembra comunque qualcosa di onesto.
-Se devo essere sincero, in questo posto ben pochi hanno l’aria onesta.
Arrivarono al mercato. C’era meno gente rispetto a quando erano arrivati la sera prima, ma era già pieno: tutti i banchi sembravano essere stati aperti e già una grande quantità di gente vi era riversata dentro. Videro qualcuno passare con delle casse per rimpolpare gli scaffali di uno dei negozi, i tre uomini venivano dai piani sotterranei.
Arthur e Merlin attesero il proprio turno in fila. Quando la donna che avevano davanti se ne andò, l’uomo del banco rise e allargò le braccia.
-Amici miei! Eccovi, spero che abbiate trovato un buon alloggio!
Il biondo gli sorrise e annuì.
-Sì, siamo stati fortunati.
-Quarto piano?
-Già.
-Bene bene…
L’uomo batté le mani e se le strofinò.
-Beh, che informazioni vi servono?
-Oggi verrà un nostro amico a portarci delle stoffe da vendere…
-Stoffe Gra-Uh, scusate, Arthur! Pregiate! Le venderete benissimo al quarto piano.
-Di questo siamo certi, ma prima vorremmo essere sicuri di come mantenerle: non vorremmo venissero rovinate da certi animali.
I due si guardarono severamente.
-Ti avverto, la ricerca della fauna locale è più costosa… Ci vorrà ben più di un paio di chiacchiere sul vostro nuovo capo…
-Verrai pagato, non ti preoccupare.
L’uomo fissò il biondo assottigliando gli occhi, ma parve decidere che effettivamente l’altro non stava mentendo e si allontanò, blaterando qualcosa riguardo ai topi, verso una specie di libreria a cassettoni.
Merlin sospirò e si allontanò per salire sopra una specie di sedia poco lontano. Fissò il mercato. Da lì poteva intravedere, anche se non tanto facilmente, lo spazio di cui era affissa la locandina della vendita: sembrava un banco molto piccolo, forse era per quel motivo che nessuno l’aveva già comprato. Aguzzò la vista e notò che alcuni dei visitatori evitavano di passarci vicino; la cosa lo incuriosì molto e tentò di capire cosa lo scorso proprietario del banco abbandonato vendesse, ma non gli riuscì di capirlo a causa della lontananza. Gettò uno sguardo ad Arthur, che stava leggendo un foglio che l’uomo delle informazioni gli stava indicando: ci avrebbe messo ancora un po’. Il mago sapeva che avrebbe dovuto sentire anche lui, ma la relazione fra lui e il venditore non era iniziata bene… Chissà perché era stato così scortese, normalmente era Arthur quello che doveva essere placato quando si parlava con persone di un rango inferiore.
Alzò lo sguardo verso lo schermo che era appeso sopra l’ingresso. Segnava principalmente l’orario, il clima che c’era all’esterno e qualche informazione di quel genere. Occasionalmente, passava qualche semplice pubblicità o qualche notizia di quello che accadeva ad Asgol Ewchradd. Dopo l’aggiornamento riguardo a un piccolo tamponamento che era avvenuto con i carri di due mercanti fuori dalla città, apparve la stessa foto che c’era sui volantini rossi e che avevano notato il giorno prima. Merlin si fece subito attento, più per curiosità che per altro, ma sullo schermo iniziarono ad apparire delle linee più scure; un paio di luci accese iniziarono a lampeggiare debolmente e le immagini sullo schermo si facevano sempre più disturbate. Al mago parve un avvenimento molto curioso, eppure notò che ben pochi ci avevano fatto caso, come se gli altri fossero tutti abituati a quanto stava accadendo.
-Merlin.
Il moro sobbalzò quando Arthur gli mise una mano sul braccio, invitandolo a scendere dal cubo sul quale si era posizionato.
-Abbiamo una piccola mappa della distribuzione degli animali. Ho segnato in grigio le zone dove ci sono piccoli roditori, in verde gli uccelli, supponendo che il mostro si nutra più o meno nella stessa maniera dei serpenti; altrimenti qua in giallo ci sono le zone più calde, dove dei rettili potrebbero trovare facilmente riparo, ma a quanto pare non ce ne sono dentro il castello, né nei dintorni… Merlin, mi stai ascoltando?
-Mh? Sì, sì, scusami, stavo…
Il mago si passò una mano sulla tempia, dove aveva ripreso ad avvertire una leggerissima sensazione di spossatezza.
-Stai ancora male?
-No, no, sto bene… Ehm… Possiamo chiedergli anche qualche informazione su guasti e cali di energia?
-Perché?
-Potrebbe non essere rilevante, ma non voglio lasciare niente al caso.
Arthur lo guardò con aria critica, ma si riallontanò per chiedere.
Merlin si volse nuovamente allo schermo: pareva perfettamente funzionante.
 
Erano appena tornati alla dimora reale per la cena quando Theodore li avvertì che il suo padrone e la signora li volevano vedere con estrema urgenza. Dal suo tono non sembrava nulla di grave, tuttavia Merlin poté sentire Arthur tendersi in maniera indicibile accanto a lui.
Iniziarono a camminare, accompagnati, fino alla sala dove dovevano attendere i due sovrani. Il moro fissava le spalle del re, che camminava un passo davanti a lui: era da un po’ di tempo che si comportava in maniera strana, più assorta. Ogni tanto cadeva nel silenzio, la sua schiena si tendeva e il suo sguardo si abbassava, come se stesse pensando con ansia a qualcosa, o come se stesse nascondendo un segreto. Merlin non aveva detto nulla per non turbarlo ulteriormente: erano ormai molti anni che Arthur aveva smesso di essere in grado di tacergli a lungo alcunché e, in ogni caso, il mago conosceva bene il bisogno di solitudine. Da quando aveva ricominciato a vivere in una comunità, aveva sentito spesso il bisogno di allontanarsi da tutti, di tornare, anche solo per un secondo, alla propria condizione di isolamento. Stare con gli altri era difficile almeno quanto essere la propria unica compagnia; spesso Merlin si sentiva come se avesse parlato troppo durante la giornata ed era stato complicato, soprattutto all’inizio, non lasciar trapelare la propria ira per questioni che, un tempo, quando ancora era avvezzo a vivere insieme ad altri, non l’avrebbero minimamente toccato. Era riuscito a ritagliarsi piccoli sprazzi di solitudine e li aveva apprezzati, ne aveva fatto tesoro anche se non avrebbe mai voluto tornare alla condizione in cui era prima del ritorno del suo re. La realtà era che non avrebbe saputo nemmeno come farlo: aveva scoperto che era estremamente facile perdere le proprie abitudini, anche le più care e durature, quando ne andava della persona che si amava di più al mondo. Inoltre, lasciar andare Arthur anche solo per poche ore gli provocava ancora un’ansia cui non riusciva a resistere; il bisogno impellente di tornare a lui era sempre stato più forte di ogni altra ragione e quando, alla fine, ne rivedeva il profilo, gli occhi, il capo, le spalle, il moro non poteva che sentirsi grato.
Entrarono nella sala da pranzo e il re deglutì sonoramente.
-Merlin…
-Mh?
-Prima che arrivi Donald, devo dirti una cosa che credo tu debba sapere da me.
Il moro fece un passo indietro, turbato dal tono dell’altro.
-Arthur, di cosa stai…?
In quel momento, ritornò Theodore ad annunciare l’arrivo dei suoi monarchi.
Nessuno dei due era vestito come il giorno prima. Donald aveva una maglietta e dei pantaloni di uno strano tessuto bluastro e la mano aperta, simbolo della tribù, si trovava sul petto a sinistra; Delilah era abbigliata esattamente come i soldati: aveva lo stesso abito del marito, ma rosso acceso, e aveva un fucile in mano. Sul viso di entrambi passavano diverse emozioni e nessuna di quelle era positiva.
Donald fu il primo a parlare, mandando via il maggiordomo, poi si rivolse ad Arthur.
-È stato trovato morto.
Le sopracciglia del re tremarono.
-Morto?
Delilah rispose.
-Il suo cadavere è stato trovato nelle fogne.
Il marito continuò.
-Sono stato chiamato stamattina per una strana rilevazione che era stata effettuata e…
Si fermò un attimo, mettendosi una mano davanti alla bocca, poi continuò.
-Non era un bello spettacolo: l’acqua aveva già iniziato a velocizzare la decomposizione.
Arthur rimase impassibile.
-Come fate a essere certi che sia lui?
-Non ci sono altre persone scomparse e da quello che è rimasto degli abiti è evidente fosse del nostro popolo. Il medico saprà dirci presto di più.
La regina intervenne.
-Questo porta al fatto che non abbiamo più bisogno di voi.
Il marito sgranò gli occhi, ma non disse nulla. Merlin sfiorò il braccio del biondo e mormorò.
-Di cosa stanno parlando…?
L’altro lo fissò con aria mortificata, ma non fece in tempo a spiegare perché Donald intervenne nuovamente.
-Mia moglie ha ragione. Ti avevamo chiesto aiuto per scovare lo stregone.
Merlin ebbe un sussulto.
-Bene, l’abbiamo trovato. Bisognerà rivedere i nostri accordi, ma…
Arthur lo interruppe.
-Noi non ce ne andremo finché non sapremo momento e causa specifica della morte.
Delilah fece un passo avanti.
-Il medico competente se ne sta già occupando e molto presto avremo i risultati dell’autopsia, ma queste non sono cose che la riguardano. Il patto è automaticamente cancellato.
-No. Io ho stretto quell’accordo con voi per uno scopo ben preciso: siamo convinti ci sia una creatura ben più pericolosa in circolazione e…
-E dove sono le prove?
-Merlin e la fata dei Lamont hanno avuto delle visioni che hanno confermato la presenza del mostro in questa città.
Delilah sbuffò e fece un sorriso sarcastico di svalutazione.
-Uno spirito e una bambina. Che grandi prove ha in mano!
Arthur guardò l’altro re.
-Voi declamate la fine del patto senza che sia veramente giunto al suo termine: mandarci via adesso sarebbe un affronto difficilmente dimenticabile, oltre a essere un’azione nociva a entrambi i nostri popoli.
La donna intervenne.
-Non metta alla prova la nostra pazienza…
-Delilah. Ora basta.
Tutti i presenti si volsero a Donald. Il suo viso era serio e aveva ritrovato la sua solita neutralità. La moglie fece un passo indietro, fissando Arthur con aperto astio.
Il re continuò.
-Spero che lei comprenda che noi non ci basiamo su fantasie né sulle parole di incantatori, che è risaputo provino gusto a mettere gli uomini in difficoltà.
Arthur fece un passo verso Merlin, quasi coprendolo col proprio corpo.
-Non accetto questo genere di insinuazioni verso i membri del mio Consiglio.
Delilah aprì la bocca per parlare, ma Donald la zittì con uno sguardo. Rimase in silenzio, ponderando le proprie opzioni.
Il biondo ritornò a respirare.
-C’è una grande possibilità che sia stata la creatura di cui stiamo parlando a uccidere il vostro ricercato. Ci sono dei segni che potrebbero rivelarla come autrice del delitto…
-Non credo lei sia nella posizione di giudicare quello che avviene in questa città.
Arthur aprì le spalle.
-Allora invoco le normali regole dell’ospitalità: io e Merlin abbiamo fatto un viaggio di tre giorni per giungere fin qui ed è inaccettabile venir cacciati dopo neanche ventiquattro ore quando i nostri obiettivi sono di una pace comune.
Delilah quasi brontolò, ma Donald non parve in alcun modo turbato. Prese un profondo respiro.
-Rimarrete qui fino ai risultati dell’autopsia. Se non ci sarà alcun segno della creatura, non potrete rimandare la partenza un secondo di più.
Arthur annuì lentamente e l’altro sovrano uscì dalla stanza, con la moglie, visibilmente sconvolta dalla decisione, a seguito.
 
-Non avresti dovuto accettare.
-Merlin…
-Avresti almeno dovuto dirmelo!
-Ho provato, ma…
-A tempo debito, Arthur.
Il mago si girò a guardare il compagno e incrociò le braccia. Si sentiva ferito, deluso, arrabbiato, triste, e tutte quelle emozioni sembravano crescere di intensità ogni secondo in più che passava.
Il biondo lo guardò negli occhi.
-Non potevo non accettare: era la nostra unica possibilità di entrare qui dentro, di capire quello che stava accadendo.
-Ci hai gettati in mezzo ai lupi.
-Per trovare il lupo più grosso, non dimenticarlo.
-Perché hai voluto io venissi?
-Vuoi dirmi che non ti saresti opposto alla mia decisione di andare da solo?
-No, dico che avrei saputo quello che stava avvenendo, invece mi hai fatto venire qui con… con una bugia.
-Non ti ho mentito.
-Ah, no? E quando mi hai detto che l’unica cosa che ti turbava era il fatto che io non potessi usare la magia? Oppure, ancora peggio, era la verità?
Arthur rimase in silenzio e Merlin si lasciò andare sopra una sedia, coprendosi il viso con le mani. Respirò lentamente, tentando, invano, di calmarsi.
-Come dovrei interpretare tutto questo?
-Non c’è nulla da interpretare, ti ho già spiegato perché ho dovuto accettare.
-Se eri così convinto di fare la cosa giusta, perché non me lo hai detto? Se non lo fossi venuto a scoprire così e se tu non avessi avuto paura, non sarei mai venuto a conoscenza di questa parte del patto che, ah, a proposito, nonera in quello che hai letto al Consiglio!
-Non volevo offenderti e…
-Ah! Quindi, secondo te, accettare di dare la caccia a un mio simile quando ormai avevi affermato di aver cambiato idea sulla magia non sarebbe offendermi?
-Era solo formale.
Il mago si alzò immediatamente, rosso in viso.
-“Solo formale”?! Ah!
I suoi occhi si ingrandirono.
-Ah, ora capisco!
-Cosa?
-Ora capisco il perché del regalo: ti sentivi in colpa!
-Questo non è vero.
-No?
-No.
-E allora come lo spieghi?
-Ora devo anche trovare spiegazioni per un dono che desideravo farti?
Arthur gli si avvicinò, allungando le mani per mettergliele sulle spalle.
-Merlin, io…
-Non mi toccare!
-Merlin, non fare la ragazzina.
-E tu non provare a giustificarti, ci devi solo provare, Arthur.
-Donald non avrebbe accettato la mia presenza qui in nessun altro modo e anche tu avevi detto che le tue visioni erano in realtà quelle di qualcun altro; ho creduto che la persona che eri tu nei tuoi sogni e lo stregone che Donald stava cercando fossero la stessa persona.
-Non sul perché siamo qui, ma sul perché hai mentito a tutto il Consiglio e a me!
Il biondo aprì le labbra con aria oltraggiata.
-Proprio tu mi parli di segreti?
-Le due cose non sono paragonabili.
-Dici?
-La situazione era molto diversa e lo sai bene.
-Quindi dici che ora non è come prima.
-Era quello che pensavo, ma visto che tu-
-Allora stai dicendo che tu mi diresti tutto?
-Certo che ti dir-
-Chi è questa Dama del Lago o come la chiami tu? Te lo chiesi, ma tu non rispondesti.
Il mago si zittì, serrando la mascella. Chiuse i pugni lungo i fianchi e scosse la testa; sembrava sconvolto e l’ira di Arthur scemò non appena l’uomo vide gli occhi dell’altro inumidirsi.
-Merlin, io…
-Tu niente. Non si sta parlando di te, ora.
I due rimasero in silenzio finché il moro non si diresse verso l’uscita.
-Dove stai andando?
-Tu va’ a cena, io ti raggiungo dopo.
-Non mangi?
-Non ho fame.
-Non vuoi…?
-No. Delilah mi odia, Donald mi tollera appena e, sinceramente, in questo momento non voglio neanche stare con te. Penso che andrò nel giardino al piano di sopra. Non seguirmi.
Merlin chiuse la porta dietro di sé, lasciando il re dietro.
 
Note di Elfin
*risata malvagia*
In risposta a una recensione che mi era stata fatta tipo al capitolo 6 o 7 o 8 o giù di lì, dissi che avremmo visto Merlin e Arthur litigare prima o poi. Beh, quando risposi, avevo già in mente i Donald e, finalmente, siamo giunti a questo punto.
Onestamente, Delilah e Donald erano un’unica persona, una volta, ma quando ho scritto questi capitoli mi è venuto naturale dare a questo re una moglie (una moglie in vita, al contrario di Lamont) e questa donna ha assorbito un bel po’ della negatività che un tempo era del marito. Volevo che almeno uno dei due risultasse piuttosto odioso, sebbene in realtà io, dentro di me, adori questa famigliola XD
Qualcuno forse avrà notato che non ho messo i soliti avvisi via instagram dell’aggiornamento. Purtroppo, ieri sono rimasta coinvolta in un incidente stradale e il mio cellulare si è frantumato. Per un po’, quindi, non avrò la possibilità di usare quel canale. Vi assicuro che comunque io sto bene, tant’è che mi hanno già fatto uscire dall’ospedale, anche se mi devo riguardare e devo fare qualche medicazione nel prossimo futuro :)
Ringrazio tantissimo chi ha recensito, cioè dreamlikeview lilyy!
A domenica <3
Kiss

   
 
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