Capitolo 13 - Love affairs... -
Inaspettatamente, quando raggiunsi il salotto
principale, tutti e sei i Sakamaki mi attendevano.
Notai che Ayato e Reiji stavano discutendo per
qualcosa, probabilmente perchè il primo mi aveva svelato il
piano di Karl
Heinz.
Anche lui si era preoccupato per me?
Quando gli passai accanto, però, non mi degnò di
uno
sguardo e continuò la conversazione col suo orsacchiotto.
Con un occhio sbirciò i miei movimenti.
Subaru giocherellava con una rosa bianca,
probabilmente era appena stato nel roseto, ma non capii
perchè si fosse portato
dietro quel fiore.
Infine c'era Raito.
Quando lui e Reiji mi avevano morsa, nello studio, non
mi ero accorta che non indossava il solito cappello.
Adesso però, mentre si tirava indietro i ciuffi rossi
con la mano, mi ricordai di quel particolare.
E mi chiesi se quella notte, nella villa dei Mukami,
non fosse stato veramente lui, fuori dalla finestra.
Avevo raccolto quel cappello di feltro, pensando che
fosse il suo.
Probabilmente non era stato frutto della mia
immaginazione.
Il rumore, nonostante i vari uditi super sviluppati,
venne recepito solo da Subaru.
Tentai una seconda volta.
Poi persi la pazienza.
"ADESSO ASCOLTATEMI!" gridai, piuttosto
seccata.
E giurai di aver visto un fremito di paura persino
negli occhi di Reiji.
Nel dirlo, lanciai un'occhiata fugace a Raito.
Soprattutto da te, pensai, sperando che riuscissi a comunicargli
quel
messaggio, anche senza pronunciarlo ad alta voce.
O almeno, questa era la teoria che avevo sviluppato in
base alle poche informazioni ricevute.
"I Mukami mi hanno costretto e non è servito a
nulla. Questo perchè non volevo restare da loro e speravo
che qualcuno di voi
sarebbe venuto a prendermi, per riportarmi a casa."
Sapevo che lui avrebbe voluto farlo, ma dovevo far
capire agli altri che, contro ogni aspettativa, tenevo a loro.
E pensavo alla magione come fosse casa.
"Non ho intenzione di fuggire. Voglio continuare
ad essere la vostra Sposa sacrificale - quel termine mi
costò fatica - e
sceglierò un Adamo, così potrete compiacere
vostro padre. Ma a una
condizione."
Seppur secondogenito, era lui a gestire ogni cosa.
"Potrò far visita ai Mukami, di tanto in
tanto."
Notai molte smorfie in giro per la stanza, ma rimasi
impassibile.
Per una volta, nessuno avrebbe deciso al mio posto.
Avevo lasciato che ognuno di loro attingesse dal mio
sangue, senza grandi pretese in cambio, sebbene avessi scelto io
di
restare in quella villa.
Stavolta non avrebbero piegato la mia volontà.
Imprevedibilmente fu Kanato a scattare in piedi,
rabbioso.
"Tu preferisci stare con i Mukami, anche Teddy lo
pensa!"
A volte, avrei incenerito volentieri quell'orsetto nel
camino.
"Non sarei tornata, se fosse così. - rimbeccai,
passando in rassegna i volti dei presenti - sapete bene che sarebbe
stato più
facile non tornare, se non tenessi a voi."
Così tornai a guardare Reiji.
"Abbiamo un patto?"
Il vampiro scambiò una rapida occhiata con Shu, il che
mi sorprese: non credevo che l'opinione del biondo contasse qualcosa
per il
fratello occhialuto.
Scorsi un piccolo cenno col capo.
"E sia. - proferì Reiji, quasi con tono
solenne -
ma che non diventi un'abitudine."
Cercai di non esultare troppo per mantenere una certa
compostezza.
"E uno di noi ti accompagnerà."
Roteai gli occhi al cielo, chiedendomi se mai avrei
ottenuto la loro fiducia.
"D'accordo. È
tutto."
Così dicendo congedai i fratelli.
Raito era già svanito nel nulla e lo stesso Shu.
Mi affrettai a raggiungere Kanato.
"Andiamo a preparare una torta, ti va?"
Nonostante i momenti di schizzofrenia, Kanato sapeva
anche essere sensibile.
"Non ci piacciono le torte.", commentò
infastidito.
In realtà ne aveva mangiate, di torte, dopo essere
entrato in confidenza con me.
Era solo arrabbiato per la questione Mukami.
"Non andrò via, Kanato."
Lui mi fissò, senza un'espressione ben precisa, ma
seppi che era questo il suo timore.
Proseguì per la sua strada e lo osservai da dietro,
finchè non sparì completamente.
Di Subaru non c'era traccia.
***
"Come mai il grande oree-sama è
così
taciturno?"
Ayato tentò di sfoderare il suo atteggiamento
altezzoso.
"Non mi piace condivederti con i miei
fratellastri, ancor meno con altri vampiri."
Mi afferrò il polso e lo addentò.
Bofonchiai un ahia ma lasciai che bevesse il
mio sangue.
In fondo, con Yuki era riuscito a trattenersi, aveva
guadagnato un briciolo di stima.
"Vado solo a trovarli, non ad offrirgli il mio
sangue."
Il vampiro estrasse i canini, leccando il polso.
Iniziavo a sentirmi debole, così gli chiesi di
accompagnarmi in cucina per preparare qualcosa.
Lui suggerì di cucinare i suoi beneamati Takoyaki ed
io assentii.
"Dì un po', come mai non hai morso la mia
amica?"
Ayato sussultò appena, come colto di sorpresa, poi
fece spallucce.
"Non sono interessato ad altre ragazze, non
essere gelosa, Tavoletta."
Ignorai l'appellativo e accesi la padella per
friggere.
"Non sono affatto gelosa. Solo... stupita. -
iniziai a cucinare le polpette di polpo - non hai molto autocontrollo,
solitamente."
Ayato aprì la bocca per ribattere, ma non spiccò
parola.
Non poteva darmi torto.
Si fece improvvisamente serio.
Ed era già la seconda volta in un solo giorno.
"Avrei voluto morderla - confessò il vampiro,
osservando i Takoyaki che cuocevano - ma più la guardavo,
più non riuscivo a
farlo."
Spalancai gli occhi per la meraviglia.
"Pensi che sia malato?"
Ridacchiai di gusto e impiattai le polpette.
"Peggio.", commentai, offrendogli un
Takoyaki.
Io stessa ne morsi uno.
Il vampiro ne buttò uno intero in bocca.
"Cos'ho allora?" mugugnò.
"Lei ti piace."
Ayato corrugò le sopracciglia e prese un'altra
polpetta.
"Dall'odore, immagino che il suo sangue sia
delizioso, si, alla mia altezza."
Scossi la testa, vampiri o umani, i maschi erano tutti
uguali.
"Intendo dire che ti piace esteticamente, sei
attratto da lei. E probabilmente dai suoi modi gentili, il che non mi
sorprenderebbe, è una ragazza adorabile."
Il vampiro rischiò di strozzarsi.
"Ayato Sakamaki che si prende una cotta per una
frivola umana? - si avvicinò furioso ed io indietreggiai -
come osi?"
"D'accordo, calma furia, mi sono sbagliata."
annunciai alzando le mani, in segno di resa.
Questo servì a calmarlo e tornò a gustare i suoi
Takoyaki.
A me, invece, era passata la fame.
Erano solo un branco di sciocchi, decisi a tenere
a
distanza l'amore, come fosse un'infezione mortale.
Infastidita com'ero, conclusi che avrei affrontato
Raito e chiarito la nostra situazione una volta per tutte.
Se Ayato aveva paura di confessare i suoi veri
sentimenti, io avevo aspettato abbastanza con il fratello.
E lo sapeva anche lui.
Prima o poi avremmo affrontato nuovamente il discorso.
Mi precipitai nella stanza col piano, ma di Raito
neppure l'ombra.
Volente o nolente, io e lui avremmo parlato.
Così provai a cercarlo nella sua camera.
E finalmente lo vidi: bellissimo, come sempre.
Era steso sul letto e, con le braccia incrociate
dietro la testa, contemplava il soffitto.
Come se fosse la cosa più interessante a questo mondo.
Entrai in silenzio, ma lui ruotò il capo
immediatamente, doveva avermi sentita.
Mi guardò negli occhi e io mi immobilizzai, sentendo
il fiato mozzarsi.
Non ammiravo quelle iridi smeraldine da troppo tempo.
Tornò ad ignorarmi e io ripresi a camminare.
Incerta sul da farsi, mi stesi sul letto al suo
fianco.
Gettai un'occhiata al vampiro e mi resi conto che mi
stava osservando.
Colta alla sprovvista, arrossii lievemente e tornai a
guardare in alto.
Ma era troppo tardi.
Sentii il suo respiro caldo sul corpo.
"E così sei tornata, Bitch-chan.", sussurrò
Raito.
Sperando di non balbettare, risposi: "Avevi dei
dubbi?"
Il vampiro mi passò una mano sul fianco, le sue dita
erano gelide, ma non furono quelle a darmi i brividi, bensì
il suo tocco.
Mi afferrò la vita e mi fece ruotare di fianco,
così
da trovarci faccia a faccia.
"Perchè sei venuta qui, Bitch-chan?"
In realtà, me lo domandavo anche io.
Che avessi un debole per lui, era assodato, ma non si
era comportato bene, soprattutto negli ultimi giorni.
Credevo che avessimo fatto pogressi nella nostra relazione,
invece mi riteneva ancora una ragazza come un'altra.
Ero furiosa, eppure adesso, a pochi centimetri da lui,
tutta la rabbia pareva essersi dissolta.
Poi ricordai un dettaglio importante, notando i
suoi
capelli rossi sparpagliati sul cuscino.
"Perchè sei venuto alla villa dei Mukami?"
Raito rimase spiazzato per un istante, poi mi rivolse
un sorriso malizioso, che prometteva guai.
"Non sei ingenua come sembra."
"Mi sottovaluti sempre - protestai - tutti voi
pensate che io sia una stupida."
Raito scese con le dita ad accarezzarmi la parte di
gamba scoperta.
"Non ho detto stupida, ho detto ingenua."
Senza pensarci un minuto di più, si avventò sul
mio
collo e io cacciai un mugolio di dolore.
Era stato un morso improvviso e rude, come quello
precedente.
Come se volesse punirmi per chissà cosa.
Strinsi i pugni e chiusi gli occhi, aspettando che
finisse.
Si staccò poco dopo, leccando il liquido che
zampillava dal mio collo.
Poi inspirò a fondo il mio odore.
"Stavo impazzendo senza il tuo sangue,
Bitch-chan."
La sua mano salì su per la coscia, sfiorando il bordo
della gonna.
Scosse elettriche si rincorsero lungo la spina
dorsale.
"Allora perchè non sei venuto a portarmi
via?", chiesi, ignorando la situazione compromettente.
Quel ragazzo aveva una brutta influenza su di me.
"Cosa?"
"Essere la mia sgualdrina o la loro."
Mi sembrò di ricevere uno schiaffo.
Avrei voluto piangere, ma era un po' come se mi fossi arresa.
Raito non avrebbe mai compreso il significato della
parola "amare".
Mi sollevai in silenzio e lui non aggiunse nulla.
Non l'avrei mai detto, ma tutto quel rosa mi era
mancato.
Mi buttai a peso morto sul letto e rimasi col viso
immerso nei cuscini.
Tutte quelle vicende mi avevano svilita, in pochi
giorni la mia vita era stata nuovamente stravolta.
Tra i Mukami, Karl Heinz, Yuki e Raito, avevo fin
troppe cose a cui pensare.
Mi sarei dovuta abituare nuovamente a restare sveglia
la sera e a dormire durante la mattina, tuttavia il sonno aleggiava sul
mio
corpo, pronto a prendere il sopravvento.
Notai il cellulare sul comodino, stranamente era
rimasto lì dal giorno del "rapimento":
Lo accesi e mi venne un colpo.
Avevo diciotto messaggi da parte di Natalie.
Li lessi velocemente, ognuno conteneva, bene o male,
lo stesso testo.
"Dove sei finita? Rispondi presto!!!"
Tranne l'ultimo, che recitava: "Yuki mi
ha
detto che hai avuto la febbre alta, chiama appena starai meglio!!"
Appuntai mentalmente di ringraziarla per avermi
coperta e non aver confessato il mio segreto a Natalie.
Anche lei era mia amica, ma non ero sicura che
l'avrebbe presa bene, scoprendo ciò che nascondevo.
Le scrissi un piccolo messaggio, in cui la rassicuravo
di stare meglio, aggiunsi che ci saremmo organizzate presto per
un'uscita fra
ragazze.
Lasciai il cellulare sul comò e mi stesi, sforzandomi
di tenere gli occhi aperti.
Ma la stanchezza ebbe la meglio.
Mi addormentai.
ANGOLO AUTRICE
In più ho notato che il programma che utilizzavo per
pubblicare
foto (vale a dire Tinypic ) è stato rimosso per cui le
sostituirò man mano.
A presto, Nephy-