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Autore: Nephertiti    22/09/2019    0 recensioni
* Sequel di "Girl of light"
E' trascorso un mese da quando Mitsuko ha varcato la soglia d'ingresso di villa Sakamaki.
Il suo rapporto con i sei fratelli sembra aver raggiunto un equilibrio.
E mentre la ragazza si gode le vacanze estive, qualcuno la osserva nell'ombra.
L'arrivo di una nuova famiglia di vampiri porterà a galla nuove verità sul conto di Mitsuko.
Lei è molto più di una sposa sacrificale e lo scoprirà ben presto a sue spese.
***
Non è necessario aver visto entrambe le stagioni dell'anime, tuttavia sarebbe il caso di leggere la mia prima fanfiction.
La trama si intreccia appena con le vicende di "Diabolik lovers more blood"
Ma non tutto è come sembra.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 13 - Love affairs... -

 

 

 

 

Inaspettatamente, quando raggiunsi il salotto principale, tutti e sei i Sakamaki mi attendevano.
Notai che Ayato e Reiji stavano discutendo per qualcosa, probabilmente perchè il primo mi aveva svelato il piano di Karl Heinz.

Kanato chiacchierava con Teddy, le sue occhiaie sembravano più scure e profonde rispetto all'ultima volta che lo avevo visto.
Anche lui si era preoccupato per me?
Quando gli passai accanto, però, non mi degnò di uno sguardo e continuò la conversazione col suo orsacchiotto.

Shu era steso sul divano, lo occupava completamente per via delle sue lunghe gambe.
Con un occhio sbirciò i miei movimenti.
Subaru giocherellava con una rosa bianca, probabilmente era appena stato nel roseto, ma non capii perchè si fosse portato dietro quel fiore.
Infine c'era Raito.
Quando lui e Reiji mi avevano morsa, nello studio, non mi ero accorta che non indossava il solito cappello.
Adesso però, mentre si tirava indietro i ciuffi rossi con la mano, mi ricordai di quel particolare.
E mi chiesi se quella notte, nella villa dei Mukami, non fosse stato veramente lui, fuori dalla finestra.
Avevo raccolto quel cappello di feltro, pensando che fosse il suo.
Probabilmente non era stato frutto della mia immaginazione.

Mi posizionai al centro della stanza e mi schiarii la voce.
Il rumore, nonostante i vari uditi super sviluppati, venne recepito solo da Subaru.
Tentai una seconda volta.
Poi persi la pazienza.
"ADESSO ASCOLTATEMI!" gridai, piuttosto seccata.
E giurai di aver visto un fremito di paura persino negli occhi di Reiji.

"Come ben sapete, per tre giorni sono stata rapita dai Mukami - iniziai a dire - so che non avete provato a cercarmi perchè vostro padre vi aveva dato delle precise disposizioni. Sebbene, al mio ritorno, mi sarei aspettata un briciolo di entusiasmo."
Nel dirlo, lanciai un'occhiata fugace a Raito.

Soprattutto da te, pensai, sperando che riuscissi a comunicargli quel messaggio, anche senza pronunciarlo ad alta voce.

"Ad ogni modo, so cosa vi ha chiesto Karl Heinz. Devo scegliere uno di voi come Adamo. E sappiate che non funzionerà se sarò costretta a farlo."
O almeno, questa era la teoria che avevo sviluppato in base alle poche informazioni ricevute.
"I Mukami mi hanno costretto e non è servito a nulla. Questo perchè non volevo restare da loro e speravo che qualcuno di voi sarebbe venuto a prendermi, per riportarmi a casa."

Subaru strinse con veemenza la rosa tra le mani, tanto da tagliarsi con le spine.
Sapevo che lui avrebbe voluto farlo, ma dovevo far capire agli altri che, contro ogni aspettativa, tenevo a loro.
E pensavo alla magione come fosse casa.
"Non ho intenzione di fuggire. Voglio continuare ad essere la vostra Sposa sacrificale - quel termine mi costò fatica - e sceglierò un Adamo, così potrete compiacere vostro padre. Ma a una condizione."

Guardai Reiji, in fondo avevo bisogno della sua approvazione.
Seppur secondogenito, era lui a gestire ogni cosa.
"Potrò far visita ai Mukami, di tanto in tanto."
Notai molte smorfie in giro per la stanza, ma rimasi impassibile.
Per una volta, nessuno avrebbe deciso al mio posto.
Avevo lasciato che ognuno di loro attingesse dal mio sangue, senza grandi pretese in cambio, sebbene avessi scelto io di restare in quella villa.
Stavolta non avrebbero piegato la mia volontà.

Imprevedibilmente fu Kanato a scattare in piedi, rabbioso.
"Tu preferisci stare con i Mukami, anche Teddy lo pensa!"
A volte, avrei incenerito volentieri quell'orsetto nel camino.
"Non sarei tornata, se fosse così. - rimbeccai, passando in rassegna i volti dei presenti - sapete bene che sarebbe stato più facile non tornare, se non tenessi a voi."

Mi soffermai su Raito, che proprio non voleva saperne di guardarmi negli occhi.
Così tornai a guardare Reiji.
"Abbiamo un patto?"
Il vampiro scambiò una rapida occhiata con Shu, il che mi sorprese: non credevo che l'opinione del biondo contasse qualcosa per il fratello occhialuto.
Scorsi un piccolo cenno col capo.

"E sia. - proferì Reiji, quasi con tono solenne - ma che non diventi un'abitudine."
Cercai di non esultare troppo per mantenere una certa compostezza.
"E uno di noi ti accompagnerà."
Roteai gli occhi al cielo, chiedendomi se mai avrei ottenuto la loro fiducia.
"D'accordo.
È tutto."
Così dicendo congedai i fratelli.

Reiji si avviò nel suo studio.
Raito era già svanito nel nulla e lo stesso Shu.
Mi affrettai a raggiungere Kanato.
"Andiamo a preparare una torta, ti va?"
Nonostante i momenti di schizzofrenia, Kanato sapeva anche essere sensibile.
"Non ci piacciono le torte.", commentò infastidito.
In realtà ne aveva mangiate, di torte, dopo essere entrato in confidenza con me.
Era solo arrabbiato per la questione Mukami.
"Non andrò via, Kanato."
Lui mi fissò, senza un'espressione ben precisa, ma seppi che era questo il suo timore.
Proseguì per la sua strada e lo osservai da dietro, finchè non sparì completamente.
Di Subaru non c'era traccia.
 

***

Notai che Ayato sedeva ancora sul divano di fronte, aveva un'aria piuttosto pensierosa, così mi accomodai al suo fianco.
"Come mai il grande oree-sama è così taciturno?"
Ayato tentò di sfoderare il suo atteggiamento altezzoso.
"Non mi piace condivederti con i miei fratellastri, ancor meno con altri vampiri."
Mi afferrò il polso e lo addentò.
Bofonchiai un ahia ma lasciai che bevesse il mio sangue.
In fondo, con Yuki era riuscito a trattenersi, aveva guadagnato un briciolo di stima.
"Vado solo a trovarli, non ad offrirgli il mio sangue."
Il vampiro estrasse i canini, leccando il polso.
Iniziavo a sentirmi debole, così gli chiesi di accompagnarmi in cucina per preparare qualcosa.
Lui suggerì di cucinare i suoi beneamati Takoyaki ed io assentii.

Mentre preparavo la pastella, ripensai alla questione "Yuki".
"Dì un po', come mai non hai morso la mia amica?"
Ayato sussultò appena, come colto di sorpresa, poi fece spallucce.
"Non sono interessato ad altre ragazze, non essere gelosa, Tavoletta."
Ignorai l'appellativo e accesi la padella per friggere.
"Non sono affatto gelosa. Solo... stupita. - iniziai a cucinare le polpette di polpo - non hai molto autocontrollo, solitamente."
Ayato aprì la bocca per ribattere, ma non spiccò parola.
Non poteva darmi torto.
Si fece improvvisamente serio.
Ed era già la seconda volta in un solo giorno.
"Avrei voluto morderla - confessò il vampiro, osservando i Takoyaki che cuocevano - ma più la guardavo, più non riuscivo a farlo."
Spalancai gli occhi per la meraviglia.
"Pensi che sia malato?"
Ridacchiai di gusto e impiattai le polpette.
"Peggio.", commentai, offrendogli un Takoyaki.
Io stessa ne morsi uno.
Il vampiro ne buttò uno intero in bocca.
"Cos'ho allora?" mugugnò.
"Lei ti piace."
Ayato corrugò le sopracciglia e prese un'altra polpetta.
"Dall'odore, immagino che il suo sangue sia delizioso, si, alla mia altezza."
Scossi la testa, vampiri o umani, i maschi erano tutti uguali.
"Intendo dire che ti piace esteticamente, sei attratto da lei. E probabilmente dai suoi modi gentili, il che non mi sorprenderebbe, è una ragazza adorabile."
Il vampiro rischiò di strozzarsi.
"Ayato Sakamaki che si prende una cotta per una frivola umana? - si avvicinò furioso ed io indietreggiai - come osi?"

 

"D'accordo, calma furia, mi sono sbagliata." annunciai alzando le mani, in segno di resa.
Questo servì a calmarlo e tornò a gustare i suoi Takoyaki.
A me, invece, era passata la fame.

Erano solo un branco di sciocchi, decisi a tenere a distanza l'amore, come fosse un'infezione mortale.
Infastidita com'ero, conclusi che avrei affrontato Raito e chiarito la nostra situazione una volta per tutte.
Se Ayato aveva paura di confessare i suoi veri sentimenti, io avevo aspettato abbastanza con il fratello.

Me ne andai senza aggiungere altro, potevo sentire gli occhi del rosso su di me, sapevo di aver colpito nel segno.
E lo sapeva anche lui.
Prima o poi avremmo affrontato nuovamente il discorso.

Salii le scale in pochi secondi, quasi inciampando nei miei passi.
Mi precipitai nella stanza col piano, ma di Raito neppure l'ombra.
Volente o nolente, io e lui avremmo parlato.
Così provai a cercarlo nella sua camera.

E finalmente lo vidi: bellissimo, come sempre.
Era steso sul letto e, con le braccia incrociate dietro la testa, contemplava il soffitto.
Come se fosse la cosa più interessante a questo mondo.
Entrai in silenzio, ma lui ruotò il capo immediatamente, doveva avermi sentita.
Mi guardò negli occhi e io mi immobilizzai, sentendo il fiato mozzarsi.
Non ammiravo quelle iridi smeraldine da troppo tempo.
Tornò ad ignorarmi e io ripresi a camminare.
Incerta sul da farsi, mi stesi sul letto al suo fianco.

Rimasi anche io a pancia in sù, a fissare il soffitto, come se da un momento all'altro sarebbe sbucato qualcosa di interessante.
Gettai un'occhiata al vampiro e mi resi conto che mi stava osservando.
Colta alla sprovvista, arrossii lievemente e tornai a guardare in alto.
Ma era troppo tardi.
Sentii il suo respiro caldo sul corpo.
"E così sei tornata, Bitch-chan.", sussurrò Raito.
Sperando di non balbettare, risposi: "Avevi dei dubbi?"
Il vampiro mi passò una mano sul fianco, le sue dita erano gelide, ma non furono quelle a darmi i brividi, bensì il suo tocco.
Mi afferrò la vita e mi fece ruotare di fianco, così da trovarci faccia a faccia.
"Perchè sei venuta qui, Bitch-chan?"
In realtà, me lo domandavo anche io.
Che avessi un debole per lui, era assodato, ma non si era comportato bene, soprattutto negli ultimi giorni. 
Credevo che avessimo fatto pogressi nella nostra relazione, invece mi riteneva ancora una ragazza come un'altra.
Ero furiosa, eppure adesso, a pochi centimetri da lui, tutta la rabbia pareva essersi dissolta.

Poi ricordai un dettaglio importante, notando i suoi capelli rossi sparpagliati sul cuscino.
"Perchè sei venuto alla villa dei Mukami?"
Raito rimase spiazzato per un istante, poi mi rivolse un sorriso malizioso, che prometteva guai.
"Non sei ingenua come sembra."
"Mi sottovaluti sempre - protestai - tutti voi pensate che io sia una stupida."
Raito scese con le dita ad accarezzarmi la parte di gamba scoperta.
"Non ho detto stupida, ho detto ingenua."
Senza pensarci un minuto di più, si avventò sul mio collo e io cacciai un mugolio di dolore.
Era stato un morso improvviso e rude, come quello precedente.
Come se volesse punirmi per chissà cosa.
Strinsi i pugni e chiusi gli occhi, aspettando che finisse.
Si staccò poco dopo, leccando il liquido che zampillava dal mio collo.
Poi inspirò a fondo il mio odore.
"Stavo impazzendo senza il tuo sangue, Bitch-chan."
La sua mano salì su per la coscia, sfiorando il bordo della gonna.
Scosse elettriche si rincorsero lungo la spina dorsale.
"Allora perchè non sei venuto a portarmi via?", chiesi, ignorando la situazione compromettente.
Quel ragazzo aveva una brutta influenza su di me.

"Pensavo che per te fosse indifferente."
"Cosa?"
"Essere la mia sgualdrina o la loro."
Mi sembrò di ricevere uno schiaffo.
Avrei voluto piangere, ma era un po' come se mi fossi arresa.
Raito non avrebbe mai compreso il significato della parola "amare".
Mi sollevai in silenzio e lui non aggiunse nulla.

Tornai rassegnata nella mia stanza, con gli occhi lucidi.
Non l'avrei mai detto, ma tutto quel rosa mi era mancato.
Mi buttai a peso morto sul letto e rimasi col viso immerso nei cuscini.
Tutte quelle vicende mi avevano svilita, in pochi giorni la mia vita era stata nuovamente stravolta.
Tra i Mukami, Karl Heinz, Yuki e Raito, avevo fin troppe cose a cui pensare.

Tornai a sedere, controllai l'orario e notai che era mezzanotte.
Mi sarei dovuta abituare nuovamente a restare sveglia la sera e a dormire durante la mattina, tuttavia il sonno aleggiava sul mio corpo, pronto a prendere il sopravvento.

Notai il cellulare sul comodino, stranamente era rimasto lì dal giorno del "rapimento":
Lo accesi e mi venne un colpo.
Avevo diciotto messaggi da parte di Natalie.
Li lessi velocemente, ognuno conteneva, bene o male, lo stesso testo.

"Dove sei finita? Rispondi presto!!!"
Tranne l'ultimo, che recitava: "Yuki mi ha detto che hai avuto la febbre alta, chiama appena starai meglio!!"

Non avrei mai immaginato che la dolce Yuki fosse anche in grado di mentire, era una sorpresa continua, quella ragazza.
Appuntai mentalmente di ringraziarla per avermi coperta e non aver confessato il mio segreto a Natalie.
Anche lei era mia amica, ma non ero sicura che l'avrebbe presa bene, scoprendo ciò che nascondevo.
Le scrissi un piccolo messaggio, in cui la rassicuravo di stare meglio, aggiunsi che ci saremmo organizzate presto per un'uscita fra ragazze.

Non rispose, quindi immaginai stesse dormendo.
Lasciai il cellulare sul comò e mi stesi, sforzandomi di tenere gli occhi aperti.
Ma la stanchezza ebbe la meglio.
Mi addormentai.

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Buonasera, spendo qualche parola, considerato che non mi facevo sentire da un po’ nell’angolo autrice, per ringraziare tutti coloro che stanno seguendo la mia storia, che l’hanno inserita fra le preferite, seguite e ricordate, ma soprattutto a coloro che recensiscono, in particolare a Spring_Sun
In più ho notato che il programma che utilizzavo per pubblicare foto (vale a dire Tinypic ) è stato rimosso per cui le sostituirò man mano.
A presto, Nephy
-

   
 
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