Scritta
sentendo: Riccardo Cocciante - Non permetto
(Di "Toy Story 4"/Audio Only); https://www.youtube.com/watch?v=xvh0jP9U3BU.
Cap.46
L’ocarina
Trunks
si fermò in piedi davanti a Vetrunks, il
bambino era seduto su un letto, intento a suonare un’ocarina.
“Allora
ti ricordi quando ti ho insegnato ad usarla”
disse, sedendosi accanto al piccolo.
Il
figlio annuì.
“Mi
hai insegnato tu a suonare questa melodia”
rispose.
<
Avrei dovuto immaginare non potesse trattarsi di
Tapion. Quel guerriero del passato mi è rimasto dentro, una
parte importante
della mia crescita. La spada che tengo sulle spalle in questo momento,
sopra la
giacca, è sua, in fondo > rifletté Trunks,
posando una mano sulla testa del
figlio. Gli scompigliò i capelli a fiamma color glicine.
“Io
e tua madre eravamo preoccupati” disse.
Vetrunks
negò con il capo.
“Ero
con ‘zia’ Kamy”
spiegò. Socchiuse gli occhi
e guardò il padre. “Prima ero con il
nonno”. Aggiunse.
<
Il saperlo con mio padre dovrebbe calmarmi,
invece mi agita > pensò Trunks.
“È
andato tutto bene? Non è successo niente, vero?”
domandò
con tono agitato.
<
Mi mordo la lingua prima di chiedergli se gli ha
fatto del male, sarebbe una cattiveria, per non dire
un’assurdità.
Mio
padre ci vuole bene, non gli farebbe mai niente.
Da
quando sono diventato così diffidente nei suoi
confronti? Da bambino non ebbi paura di lui nemmeno quando aveva gli
occhi
cerchiati di nero e quello strano segno sulla fronte, anzi, a quel suo
strano
aspetto è legato uno dei ricordi più belli
> rifletté.
“Il
nonno mi ha difeso, come sempre, ma papà lo dobbiamo
aiutare. Gli stanno facendo male ed io non so come aiutarlo. Si tratta
di un
incantesimo che si attiva quando lo chiamano con un soprannome che non
gli
piace: ‘Mercenary’. Gli si spengono gli occhi ed
è tanto triste” mormorò il
piccolo, guardando spaesato il genitore.
<
Qualunque cosa succeda mi devo aggrappare ai
ricordi migliori >.
“Vetrunks,
ascoltami bene. Non sempre è colpa
degl’incantesimi. Alle volte, quando uno è molto
triste, non riesce più a
sorridere. Da solo non riesce ad alzarsi e non è colpa tua
se non riesci a
farlo riprendere. Puoi stargli accanto, ma niente di
più” spiegò.
“Papà…
Come si chiama questa malattia?” domandò
Vetrunks, posandosi l’ocarina sulle gambe. Le sue iridi color
ossidiana erano
liquide.
“Depressione”
rispose Trunks con voce roca.
“Però
il nonno non ha ferite” mormorò Vetrunks,
mordicchiandosi il labbro.
“Non
è qualcosa che si vede dal di fuori, ma fa male
come una ferita profonda. Come qualcosa di oscura che ti divora dentro
e non ti
fa mai sentire capace. Non riesci ad alzarti e ad
affrontarlo” rispose Trunks.
Avvolse il figlio tra le braccia e se lo posò contro il
letto.
Vetrunks
chiuse gli occhi, lasciandogli cullare, e
domandò: “Anche nonno che è il
guerriero più forte ed un eroe coraggioso?”.
“Sì,
è qualcosa di subdolo. Tuo nonno non lo dimostra,
perché è molto orgoglioso, ma ha bisogno di noi.
Come quando il tuo ‘bisnonno’
Goku ha bisogno dell’energia di tutti per lanciare la
Genkidama” spiegò Trunks.
<
Se questa è la stanza di Kamy, lei
dov’è adesso?
> si domandò.
“Sei stato davvero bravo con quell’ocarina. Sei il
piccolo genietto musicale di
casa” mormorò, posando un bacio sulla testa del
bambino.
<
Da bambino io tentai di farmi spiegare mille
volte come funzionasse un’ocarina magica.
S’illuminava di azzurro, ma si
rifiutava di suonare. Il giorno in cui mi volò via dalle
mani, tornando in
quelle del suo padrone, fu la prima ed unica volta in cui vidi Tapion
ridere di
cuore.
Da
bambino sapevo perdonare. Sapevo che Tapion
nascondeva un mostro, che aveva fatto molte cose di cui non andava
fiero, ma io
lo accettavo lo stesso.
Forse
perché non capivo. Invidio l’incoscienza di quei
giorni.
Vorrei
che ci fosse Goten, adesso > pensò.
“Papà,
forse se faccio sentire al nonno come suono
l’ocarina si sentirà meglio” propose
Vetrunks.
“Andiamo
da tua nonna. Se è lì, gliela faremo
sentire”
accettò Trunks. Si rimise in piedi e prese per mano il
figlio.